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A mani nude contro l’America, «un trionfo di
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A mani nude contro l’America, «un trionfo di portata storica»
Inviato da Il Manifesto
sabato 03 gennaio 2015
Ultimo aggiornamento lunedì 05 gennaio 2015
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I
Tale-bani hanno cele-brato con toni entu-sia-stici la
fine della mis-sione Isaf della Nato: «Un trionfo di por-tata
sto-rica», hanno scritto gli “stu-denti cora-nici”
nella dichia-ra-zione uffi-ciale apparsa sul sito
dell’Emirato isla-mico d’Afghanistan. «Un suc-cesso
straor-di-na-rio» otte-nuto da com-bat-tenti
«a mani nude, armati solo della fede in Allah», con-tro «gli
arro-ganti e bene armati seguaci di una fede spu-ria», gli
ame-ri-cani che hanno «sparso il san-gue degli
inno-centi afghani con la scusa e i falsi emblemi dello
svi-luppo, della pro-spe-rità e della libertà». La
solu-zione al con-flitto? «Il com-pleto e
incon-di-zio-nato ritiro di tutte le forze straniere».
«L’Emirato
isla-mico afferma in piena respon-sa-bi-lità che se
l’Afghanistan fosse libe-rato dalla bru-tale occu-pa-zione
stra-niera» diven-te-rebbe «un cen-tro di pace e
sta-bi-lità». Con-tro dei com-bat-tenti armati
della fede in Allah, la solu-zione mili-tare è inef-fi-cace.
«I pro-blemi pos-sono essere risolti in modo posi-tivo,
logico e costrut-tivo» con il dia-logo e la diplo-ma-zia,
come avve-nuto nel caso del rila-scio del sol-dato
sta-tu-ni-tense Berg-dahl in cam-bio di cin-que
Tale-bani dete-nuti a Guantanamo.
Il
nego-ziato dei barbuti
I
bar-buti riba-di-scono dun-que le posi-zioni
espresse negli ultimi anni: sì al dia-logo, ma a con-di-zione
che i sol-dati stra-nieri tol-gano il disturbo. Senza
ecce-zioni. Sono dispo-sti a par-lare di poli-tica, i
Tale-bani, a discu-tere di “dare e avere”, a sedersi al
tavolo nego-ziale. Ma rimane un pro-blema: chi
rap-pre-sen-tano? In Afgha-ni-stan il fronte
della guer-ri-glia anti-governativa è diver-si-fi-cato,
così come lo è il fronte tale-bano, com-po-sto da più
di due-cen-to-mila com-bat-tenti: trenta,
qua-ran-ta-mila le “forze mobili” a tempo pieno, alle
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quali si aggiun-gono le mili-zie part-time, le riserve,
quanti sono in “con-gedo”, oltre ai mem-bri della
strut-tura buro-cra-tica, di intel-li-gence e
della logi-stica. Sono tre le prin-ci-pali shure
(con-si-gli) che gesti-scono le atti-vità degli
insorti: la shura di Quetta, quella di Pesha-war e la Miran Shah
Shura. La prima rac-co-glie la vec-chia guar-dia dei
Tale-bani, molti degli espo-nenti dell’Emirato isla-mico
d’Afghanistan, il governo rove-sciato dagli ame-ri-cani
nel 2001. Sono gli uomini più vicini al mul-lah Omar. È il
cuore poli-tico della galas-sia dei bar-buti.
La
shura di Pesha-war rap-pre-senta il cuore mili-tare e
finan-zia-rio. Pas-sano da qui le deci-sioni
stra-te-gi-che e le richie-ste di finan-zia-mento.
Men-tre la shura di Mirah Shah, con sede nel Nord Wazi-ri-stan,
in Paki-stan, coin-cide con il cosid-detto net-work
Haq-qani, fon-dato da Jala-lud-din Haq-qani, tra
i pro-ta-go-ni-sti della resi-stenza
anti-so-vie-tica negli anni Ottanta – allora
forag-giato dalla Cia – oggi il più spie-tato tra i gruppi
di insorti.
La
nuova guardia
Tra
le tre shure non corre sem-pre buon san-gue. Soprat-tutto
oggi, con l’affermazione di una nuova leva di com-bat-tenti
e coman-danti. La vec-chia guar-dia è stanca di
com-bat-tere, vor-rebbe nego-ziare. Ma i gio-vani
sono attratti dal jiha-di-smo e dalla guerra fine a se
stessa. Inol-tre, il mul-lah Omar perde colpi. Nes-suna
sa se sia vivo o morto. Comun-que, «non è più in grado di
eser-ci-tare la lea-der-ship. Tanto che è già è in
atto la corsa alla suc-ces-sione», ci ha detto a Kabul lo
stu-dioso Anto-nio Giustozzi.
L’eclissi
del mul-lah Omar
Alcuni
coman-danti con forti ambi-zioni per-so-nali — come
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Abdul Qayyum Zakir, a lungo a capo della Com-mis-sione
mili-tare, silu-rato per-ché troppo sbi-lan-ciato
su posi-zioni “musco-lari” e fon-da-tore della
nuova, «quarta shura» a Mashad, in Iran, e come Sira-jud-din
Haq-qani, attuale lea-der della Miran Shah shura – hanno
messo in dub-bio l’autenticità delle deci-sioni
attri-buite al mul-lah Omar. Pen-sano che i
“mes-sag-geri” del mul-lah Omar come Akh-tar
Moham-mad Man-sour gio-chino sporco. Che Omar sia morto o
privo di auto-no-mia. E che serva un nuovo lea-der
supremo. Per que-sto, anche se il nuovo governo afghano dovesse
riu-scire a far ripar-tire il nego-ziato con i Tale-bani
e otte-nere un ces-sate il fuoco, sul ter-reno si
potrebbe con-ti-nuare a combattere.
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