Pietro Magliocca - L`inaugurazione della statua equestre di Filippo V
Transcript
Pietro Magliocca - L`inaugurazione della statua equestre di Filippo V
Pietro Magliocca L’inaugurazione della statua equestre di Filippo V di Borbone eretta in suo onore e le medaglie-monete coniate a Napoli per l’avvenimento Vesuvioweb 2016 L’inaugurazione della statua equestre di Filippo V di Borbone eretta in suo onore e le medaglie-monete coniate a Napoli per l’avvenimento Di Pietro Magliocca In questo spedito scritto cercherò di fare chiarezza, alla luce di nuova documentazione, sui motivi per i quali queste medaglie-monete vennero coniate nella zecca partenopea e sulla data della reale offerta al popolo partenopeo (fig. 1 e fig. 2). Anno 1702 Moneta - Medaglia Fig. 1 Moneta/Medaglia (dal valore di dodici grana) senza sigla dell’incisore. CNI nr. 20 - Bovi nr. 13 - R4 Ag. - gr. 3,10/3,84 diametro mm. 23 Taglio: liscio D/ PHILIPPVS. V. HISPANIARVM. ET. VTRIVSQ .SIC. REX.; il re a cavallo, a capo scoperto andante verso sinistra; sotto la linea dell’esergo la data 1702. R/ ADVENTI PRINCIPIS FELICISSIMO; figura mulierbe (Partenope galeata) seduta, volta verso sinistra con una lancia nella mano destra e una cornucopia nella sinistra; in basso a sinistra lo stemma della città di Napoli e a distanza il Vesuvio; sotto la linea dell’esergo NEAP. 1 Fig. 2 Moneta/Medaglia (dal valore di mezzo grano) senza sigla dell’incisore. CNI nr. 21 - Bovi nr. 14 - R2 Ae. - gr. 3, 22/3, 32 diametro mm. 22/23 Taglio: liscio E’ stato trascritto che tali coniazioni avvennero a ricordo ed in onore della visita di Filippo V di Borbone nella città di Napoli e che vennero gettate al popolo in occasione di tale avvenimento; le informazioni riportate, tra errate interpretazioni, non sono affatto esatte. La data dell’arrivo a Napoli di Filippo V fu il 17 aprile del 1702 e la sua partenza per la Spagna accadde il 2 giugno dello stesso anno. In quegli anni, fermenti rivoluzionari agitavano le periferie della città di Napoli tanto che i consiglieri del re gli suggerirono una visita che Filippo V effettuò accompagnato da personaggi di rango spagnoli e francesi e dai suoi consiglieri più intimi come il duca di Medina ed il conte di S. Stefano, l’ambasciatore francese conte di Mercin, il conte di Benavante Somigliere del corpo, i duchi di Ossuna. Filippo lasciò al governo della monarchia la regina sua consorte, Maria Luisa di Savoia e si imbarcò a Barcellona sulla squadra francese formata da dieci legni da guerra; la nave che lo condusse a Napoli era la nave reale “Fulminante” comandata dal Ten. Generale del Mare conte d’Estreès; 2 Filippo V di Spagna, imbarco a Barcellona Foto gentilmente concessa dalla redazione del sitowww.vesuvioweb.com. Dopo otto giorni di navigazione approdò nel porto di Baia la domenica di Pasqua del 16 aprile 1702; Filippo V di Spagna, sbarco a Napoli Foto gentilmente concessa dalla redazione del sitowww.vesuvioweb.com 3 Il giorno seguente, il vicerè (che ne diete già annuncio alla città il 6 marzo del 1702) ed il cardinale arcivescovo andarono sul posto per fargli omaggio; si mandarono a Baia le galee napoletane e un gran numero di carrozze a sei cavalli, affinchè il re si fosse servito delle une o delle altre a suo piacimento per raggiungere Napoli il 17 aprile 1702. Furono preparati festeggiamenti e grandiose parate vennero allestite per il giorno 20 maggio del 1702 quando Filippo V, in groppa ad un destriero e addobbato come damerino, effettuò la consueta cavalcata; Filippo V di Spagna, in groppa al destriero, vestito da damerino Foto gentilmente concessa dalla redazione del sitowww.vesuvioweb.com Per tre sere si ebbero fuochi d’artificio a terra e sulle navi della squadra dell’Estrèes che aveva condotto il sovrano a Napoli; a cominciare da mille passi fuori Porta Capuana e lungo il percorso di complessivi 7.700 passi si dispiegò per alcune ore tra due ali di truppa forti di circa 9000 soldati, un corteo di un paio di miglia di persone, fra cui 160 titolati e cavalieri, tre Cardinali e una trentina di prelati fra vescovi e arcivescovi. A Porta Capuana gli eletti consegnarono al re le chiavi della città e quelle 4 della Vicaria. Napoli fu in festa fino a notte e non mancarono banchetti e musica. Filippo V lasciò la città il 2 giugno dell’anno 1702. Il Bovi nel suo lavoro sulle monete di Filippo V in BCNN - Anno XL del Gen./Dic. 1955 scrisse che le motivazioni della coniazione di queste monete/medaglie (e del quale ne illustra un’esemplare in bronzo della sua collezione, gr. 3,10 - mm. 23) furono quelle della visita a Napoli di Filippo V: venne eseguito in piazza del Gesù un monumento equestre in suo onore, furono coniate medaglie d’oro (solo due esemplari e per il re), d’argento e di rame, sul dritto delle quali era riprodotto il detto monumento; aggiunge poi che il 16 settembre del 1705 fu inaugurato il monumento e nella piazza furono distribuite molte medaglie d’argento e di rame; i conii, scrive, erano stati eseguiti da Antonio de Gennaro. L’anno successivo, nel 1956, in un lavoro del Siciliano apparso in BCNN-Anno XLI del Gen./Dic. 1956 “Memorie Metalliche delle Due Sicilie” l’Autore discorre dettagliatamente su questo avvenimento: Filippo V giunse in Napoli il 17 aprile del 1702, e vi dimorò 46 giorni; le grazie elargite, indussero le "Piazze" a decretargli una statua equestre da collocarsi nel largo del Gesù; il lavoro, affidato allo scultore Lorenzo Vaccaro, nel 1702, subì interruzioni e il monumento potette essere inaugurato solo il 16 settembre 1705; scoperta la statua i Deputati delle Fortificazioni, distribuirono medaglie commemorative, commissionate ad Antonio De Gennaro: 390 in bronzo, 70 in argento e solo 2 in oro. Le due in oro e sei in argento vennero offerte al re.(1) Nello scritto del Bovi si evince come egli confonde le medaglie-monete (d. 23 mm.) con le medaglie di ampio modulo (d. 59 mm.), infatti trascrive di medaglie d’oro (due), che nella pubblicazione del Siciliano risultano essere le medaglie di grande modulo (a firma Antonio De Gennaro) fatte coniare nei tre metalli (oro, argento e bronzo) e non delle monete/medaglie (argento e rame) alle quali fa riferimento nel suo lavoro e nel quale richiama alcuni lavori su queste medagliette/monete del Cagiati e del Prota. La documentazione prodotta dal Siciliano appare dettagliata nei minimi particolari almeno per ciò che attiene le medaglie in fig. 3 e fig. 4, la cui distribuzione si ebbe solo il 16 settembre del 1705, pur avendo detti conii impressi la data del 1702. Le medaglie di grande modulo vennero quindi distribuite, o meglio offerte a circoscritte personalità, al contrario delle monete/medaglie che vennero gettate al popolo e vennero coniate in numero maggiore (almeno per il nominale in bronzo); tuttora non sono noti i quantitativi emessi nei due diversi metalli. Medaglia 1702 - opus Antonio De Gennaro 5 Fig. 3 Siciliano manca - R4 Ag. - gr. 78,00/83,00 diametro mm. 59,00/59,40 Dr/ PHILIPPVS • V • HISPANIARVM • ET • VTRVSQ : SICIL : REX • Il re in armatura a cavallo rivolto verso sinistra e su di un piedistallo; all’esergo ANT DE IANVARIO F. Rv/ ADVENTVI • PRINCIPIS • FOELICISSIMO • Su di un piedistallo, figura muliebre, elmata e corazzata, seduta di fronte e volta verso sinistra, regge nella mano sinistra una cornucopia e nella destra una lancia; al suo fianco lo stemma della città di Napoli con in ln lontananza il mare ed il Vesuvio fumante; sulla linea dell’esergo ANT DE IANVARIO NEAPOLITANVS F.; all’esergo NEAPOLIS/1702. Fig. 4 Siciliano nr. 69 - R2 Ae. - gr. 59,00/73,00 diametro mm. 58,00/59,40 6 Fig. 4a Esemplare in Ae. dorato - R3 Resta da spiegare se anche le monete-medaglie seguirono la stessa sorte dei moduli grandi; un documento dal titolo Funçiòn que se hiço el descrubimiento de la estatua equestre de Phelipe V, que hiço el Comùn de esta fedelissima Çiudad en medio de la plaza del jesùs Nuebo è esplicativo(2): En tiempo del sènor duque de Escalona, a 16 de setiembre de 1705, hiço Su Exçelençia de Palaçio a 22 horas a cavallo con muchos cavalleros tambièn a cavallo con su guardia alemana, fue por la calle de Toledo al Jesùs Nuembo; allì Su Exçelençia se puço en medio de los cavalleros, se quittò el sombrero y le hiço reverencia, deçiendo: “ Viva el rey” y /lo mismo hizieron todos los cavalleros en el qual tiempo se leuantaron todos los damascos que tenian cubierta dicha estatua y formaron de ello un pauellòn. Y debaxo de èl estaban pendientes en el air dos medallas de platta que rapresentauan la gloria y la fama y estaban en atto de poner a la dicha estatua una corona que tenian en las manos; en en el mismo tiempo los senores disputados del Tribunal de la Fortificaçion de esta çiudad, que fue quièn tubo el cui dado del alzamiento de dicha estatua y de las fiestas de aquel dia, echaron al pueblo por dos partes de la plaza una gran cantidad de medalles de platta y de cobre en las quales, de una parte estaba la estatua equestre con el nombre del rey. Y de la otra parte una mujer sentada que representava la nuestra Partenope con el motto Aduentui principis felicissimo. Despuès fue Su Exçelençia a la real iglesia de santa clara y alli se entonò el Te deum. El squadrò de infanterìa que estaua en el pattio de dicha iglesia hiço tres saluas y los castello hiçieron salua real y asisticton todos los Tribunales en forma de capilla real.La noche en toda aquella plaza se hizieron huminaries y hubo una serenada en alabanza de nuestro rey. La dicha estatua era a cavallo toda de metal, su altezza 17 palmos y la pedana toda de marmol y de altezza tambièn 17 palmos y toda circondada de barjas de yerro con algunas calunas de marmol blanco; la dicha estatua se hiço en tres anos y la hiço Lorenzo Vaccaro con la direçiòn del maestro de campo Dentiçe. 7 Statua equestre di Filippo V di Borbone (3) Traduzione: Al tempo del vicerè duca d’Escalona, Juan Manuel Fernàndez Pacheco y Zuniga, marchese di Villena, il giorno 16 settembre 1705, si fece la funzione per lo discoprimento della statua equestre di Filippo V: il vicerè uscì, a cavallo, dal palazzo alle ore 22:00, con molti cavalieri anche a cavallo; s’incamminò per la strada di Toledo al Gesù Nuovo; qui sua Eccellenza si situò in mezzo a dei cavalieri, si levò il cappello e fece riverenza alla statua, dicendo: “Viva il Re”; lo stesso fecero tutti i cavalieri e nello stesso tempo si levarono tutti i damaschi che tenevano coperta la statua e si formò di questi un padiglione e sotto del medesimo erano pendenti in aria due statue d’argento rappresentante la Gloria e la Fama ed erano in positura di coronare la statua con una corona che avevano 8 in mano. Il vicerè e i deputati del Tribunale della Fortificazione, che ebbero l’incarico d’innalzare detta statua e di far la festa in quel giorno, buttarono al popolo da due parti della piazza una gran quantità di medaglie d’argento e di rame, rappresentante da una parte la statua equestre con il nome del re e dall’altra parte una donna seduta che rappresentava Partenope, con il motto Adventui Principis Felicissimo. Si portò poi il vicerè nella chiesa di Santa Chiara ove s’intonò il Te Deum con l’intervento di tutti i Tribunali, come si pratica nelle cappelle reali, e lo squadrone d’infanteria formato nel cortile di detta chiesa fece tre scariche e li castelli fecero salva reale. Tutta la notte la piazza fu illuminata e vi fu una serenata in lode al re; la statua era a cavallo tutta di metallo, la sua altezza era di diciassette palmi e la base di marmo anch’essa alta palmi diciassette, tutta circondata di balaustri di ferro, sostenute da colonne di marmo bianco; detta statua si costruì in tre anni e la fece Lorenzo Vaccaro, con la direzione del mastro di campo Dentice. Appare quindi indubbio che Filippo V di Borbone non partecipò al cerimoniale e che il documento trascritto spiega che le monete-medaglie gettate al popolo partenopeo il giorno 16 settembre 1705 non possono essere altro che quelle oggetto del presente scritto nonostante il conio venne predisposto già dall’anno 1702. La circostanza fu il mancato completamento dei lavori per la realizzazione del monumento in suo onore, la cui inaugurazione venne da principio predisposta per la data della sua visita a Napoli. Note: (1) Due d’oro e sei d’argento furono offerte al sovrano, due d’argento al vicerè, quattro d’argento e sedici di rame al Soprintendente del Tribunale della Fortificazione Acqua e Mattonata, due d’argento e otto di rame ad ogni Deputato ed una ad ogni Magistrato o ufficiale del Regno. (2) A.S.N - foglio 262 a tergo - c 77r e c77v (3) La statua posizionata nella piazza del Gesù Nuovo, venne abbattuta nel 1707, all’ingresso degli austriaci nella città di Napoli il giorno 7 luglio. BIBLIOGRAFIA AA.VV., Corpus Nummorum Italicorum Vol. XX - I.M.C. - Roma 1943. Antonelli A., Cerimoniale del viceregno spagnolo e austriaco 1650/1717; con cura redazionale di Amitrano Valeria e Moscatelli Stefano - anno 2012. Langella A. e, Argenziano S., Storia del vicereame di Napoli dal 1700 al 1707 - Lo sbarco di Filippo V - www.vesuvioweb.com. 9 Bovi G., BCNN del gennaio/dicembre 1955 – Le monete Napoletane di Filippo V e di Carlo VI illustrate da documenti inediti. Cagiati M., Le monete del Reame delle Due Sicilie 1911 - 1912. Wikipedia - l’enciclopedia libera. WWW.lamoneta.it - forum di numismatica. WWW.tuttonumismatica.com - forum di numismatica. 10