Addio “compagno di doppio e di pensione”

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Addio “compagno di doppio e di pensione”
Addio “compagno di doppio e di pensione”
Gli ho parlato al telefono il giorno prima della scomparsa, mi ha risposto con voce non
certo allegra che era appena tornato dopo un'operazione, un'ernia inguinale, gli ho
strappato la promessa di rivederci a maggio alla tradizionale “grigliata” della tipografia,
(quando c'era da mangiare era sempre pronto), infatti negli anni '70 era uno dei promotori
dei “giovedì culturali”, li chiamavano così ma erano solo “trovarsi a tavola in compagnia”.
Ci siamo salutati normalmente. La sera del giorno dopo la telefonata del figlio che mi ha
annunciato la dipartita. Questa purtroppo è la triste cronaca.
Noi tipografi che abbiamo avuto la fortuna di essere suoi colleghi in quegli anni
indimenticabili del “Corriere” lo ricordiamo ognuno a modo nostro, essendo tante e
impossibili da ricordare le attività e le persone che ruotavano attorno a Lui dalla tipografia
alla direzione tecnica-personale, alle molteplici redazioni, ai sindacati, tutti avevano a che
fare col Mario. Lascio perciò a chi sa scrivere veramente il ricordo di quello che ha
rappresentato per il Corriere il “nostro direttore” così amichevolmente lo chiamavamo, io lo
ricorderò per quello che ha fatto al “Campo” e l'amicizia che ci ha legato dopo essere
andati in pensione.
Per la sezione tennis ha sempre fatto tanto, era stato uno dei primi a primeggiare e la
passione per quello sport lo ha portato a impegnarsi anche per le strutture, ogni problema
che si verificava “luci-acqua-caldaia ecc.” si telefonava al “Mario” che inviava i tecnici
necessari, anche dal punto di vista agonistico aveva appoggiato una squadra che si
cimentava a livello regionale nella famosa “Coppa Italia” in nome del “Corriere”.
La nostra amicizia è maturata sui campi da tennis dopo il “pensionamento”, sul lavoro Lui
era sì un “collega anziano” (ci si dava del tu) ma nei suoi confronti avevo il rispetto che si
doveva a un superiore di grado. Invece come compagno di doppio potevo liberamente
esternare la mia disapprovazione se sbagliava un colpo. Piano piano ho avuto conferma
che sotto la scorza burbera di “milanesone” si celava un carattere bonario che sopportava
le mie eccessive pretese sportive e con la sua voce potente mi mandava spesso “a quel
paese”....... suscitando l'ilarità dei tennisti presenti.
Siamo andati avanti per tanti anni a divertirci, col passare del tempo il suo movimento a
fondo-campo diveniva più lento, ma io (giocando a rete) quando mi facevano un pallonetto
continuavo a dirgli “tuaaaaa” sapendo perfettamente che non sarebbe arrivato a prenderla,
e lì mi beccavo la parolaccia però in milanese, che era più dolce...... “xxxxx sta atent a la
curidura” voleva dire sta più indietro e proteggi anche il fianco del campo. Dopo la doccia e
il panino (con birra e gazosa) se era bello ci sedavamo attorno ad un tavolo all'aperto e si
continuava a sfotterci giocando a “scopa d'assi” anche qui logicamente prendevo la mia
razione di improperi, uno dei più classici era, (te sé propri un fàliment), ma vi garantisco
che andavamo a casa contenti della bella giornata in compagnia che avevamo passato.
Prima di andare a casa passavo a bagnare l'orto e vedendomi andare mi diceva (portum
chi du tumates ed un cucumer).
Ora tutto quel quartetto mi ha lasciato, prima Stefanino Dellolio l'anno scorso il Carletto
Zaffanella, oggi Tu.
Inutile dire che ti ricorderemo è impossibile non farlo tutto al campo ci parla di te.
Grazie Mario per l'amicizia che hai voluto concedere a tutti noi.
Osvaldo