Dottorato in Scienze Infettivologiche e delle - Padis
Transcript
Dottorato in Scienze Infettivologiche e delle - Padis
Dottorato in Scienze Infettivologiche e delle Terapie Immunologiche XXIV° ciclo Resistenza alla rifampicina in pazienti affetti dalla co-infezione HIV/TB che ricevono la Highly Active Anti-Retroviral Therapy in Africa Sub-Sahariana Candidata Relatore Dott.ssa Paola Germano Prof Vincenzo Vullo 1 Indice Background Pag 3 Tubercolosi e HIV Pag 4 La resistenza ai farmaci antitubercolari Pag 7 La sorveglianza epidemiologica della resistenza ai farmaci antitubercolari Pag 13 Tubercolosi e HIV in Mozambico Pag 18 La tubercolosi multi-resistente ai farmaci in Mozambico Pag 22 Il programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio Pag 25 Obiettivo Pag 29 Metodologia Pag 29 Test Pag 31 Risultati e Discussione Pag 37 Conclusioni Pag 45 Bibliografia Pag 47 2 Resistenza alla rifampicina in pazienti affetti dalla co-infezione HIV/TB che ricevono l’Highly Active Anti-Retroviral Therapy in Africa Sub-Sahariana. Background La Tubercolosi rappresenta ancora oggi una delle più importanti cause di morbidità e mortalità a livello mondiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima in circa 8 milioni i nuovi casi di Tubercolosi ogni anno; di questi il 95% occorre nei paesi in via di sviluppo. Le morti per tubercolosi sono stimate in circa due milioni ogni anno. Oggi la tubercolosi è riconosciuta dall’OMS come la prima causa singola di morte mondiale dopo l’HIV. Nel 2010 erano circa 10 milioni i bambini orfani a causa della tubercolosi (WHO – TB/HIV Facts 20122013). La tubercolosi è stata dichiarata un’emergenza sanitaria globale nel 1993 (Palomino JC, Leao S, et al 2007). Già da più di venti anni l’OMS ha riconosciuto nella tubercolosi un’emergenza globale, proponendo la DOTS (Directly Observed Treatment Short course) come strategia per il controllo della diffusione dell’infezione. La terapia, oggi largamente diffusa anche nei paesi a risorse limitate con alto carico d’infezione, ha mostrato tutta la sua efficacia nel contrastare il micobatterio. Rifampicina e Isoniazide sono i perni di tale approccio terapeutico, affiancati da Etambutolo, Pirazinamide e altri; la combinazione di tali molecole garantisce oggi un successo terapeutico elevato. Il tasso di mortalità da Tb si è 3 ridotto del 41% dal 1990; il numero stimato di nuovi casi di malattia ogni anno è in riduzione, anche se molto lentamente (WHO Global Report, 2012). Tubercolosi e HIV Il forte legame tra infezione da HIV e Tubercolosi è noto: la riduzione delle difese immunitarie dovuta all’infezione da HIV favorisce la riattivazione dell’infezione tubercolare latente e la sua rapida progressione verso un quadro d’infezione attiva (Aaron L, Saadoun D et al. 2004). La tubercolosi è considerata la principale causa di morte nei pazienti HIV positivi che vivono nei paesi in via di sviluppo. Si stima in circa l’8% la percentuale di nuovi casi di Tubercolosi imputabili alla coinfezione da HIV ogni anno (Global tuberculosis control - surveillance, planning, financing.2008) mentre si pensa che la mortalità nei pazienti con doppia infezione sia raddoppiata rispetto a quello di pazienti affetti solo da infezione da HIV (Whalen C, Horsburgh CR et al. 1995). L’OMS dichiara che almeno un terzo dei 34 milioni di persone HIV positive nel mondo sono infetti con tubercolosi latente, con un rischio di sviluppare la tubercolosi attiva tra le 21 e le 34 volte maggiore rispetto agli individui non infetti con HIV. Gli esiti dell’infezione tubercolare sono notoriamente molto peggiori nei pazienti con infezione da HIV come studi su campioni molto ampi dimostrano chiaramente (Sanchez M, Bartholomay P et al 2012). Circa 1-1.2 milioni di pazienti con tubercolosi sono co-infetti con HIV, di questi l’82% vive in Africa; la confezione HIV-tubercolosi è un problema largamente africano (WHO Global Tuberculosis Report 2012). Nel 2011 circa 430.000 persone sono morte nel mondo a causa della tubercolosi associata a HIV, di 4 queste in Africa la maggioranza erano donne. L’OMS stima che nel 2011 meno del 10% dei pazienti HIV positivi sono stati valutati per la tubercolosi (WHO – TB/HIV Facts 2012-2013). Alla luce di questi dati l’OMS ha rilevato più volte la necessità di integrare i servizi per curare l’infezione da HIV con quelli per la gestione del paziente affetto da tubercolosi; fortemente raccomandati sono il test HIV in tutti i pazienti con tubercolosi e uno screening attento per la Tb in tutti i pazienti HIV positivi. Fig 1: Estimated HIV prevalence among people newly infected with TB, 2011 Source: Global Tuberculosis 2012 Report WHO Nel marzo del 2012 l’OMS ha pubblicato un documento intitolato “WHO policy on collaborative TB/HIV activities” in cui erano raccomandati: - il rafforzamento dell’integrazione dei servizi HIV/TB 5 - La riduzione del carico di Tb nei pazienti HIV positivi - la riduzione del carico di HIV nei pazienti con Tubercolosi (WHO policy on collaborative TB/HIV activities Guidelines for national programmes and other stakeholders 2012). È stato più volte notato un aumento della mortalità nei pazienti HIV positivi; in particolare due lavori hanno registrato un’aumentata mortalità in Sud Africa, paese tra i più colpiti dall’HIV e dall’infezione tubercolare (Brust JC, Gandhi NR et al 2010, Brust et al. e Seung et al. 2010). D’altra parte è stata anche osservata una riduzione del rischio di contrarre la Tubercolosi pari al 67% (CL95% 61%73%) nei pazienti HIV positivi che ricevono la HAART (Lawn SD, Brooks SV et al 2011). Uno dei maggiori problemi che comincia a presentarsi ai paesi ad alto carico di Tb è l’insorgenza delle resistenze. Sono trascorsi oltre 40 anni dall’utilizzo con successo del primo farmaco a un paziente con tubercolosi nel New Jersey: la streptomicina. Nello stesso anno in Svezia veniva sintetizzato l’acido p-aminosalicilico (PAS). Negli anni successivi Isoniazide, Etambutolo e Rifampicina hanno portato alla terapia antitubercolare come la conosciamo oggi. La terapia a un solo farmaco fin dall’inizio si è mostrata soggetta a un elevato livello di resistenze, che si sviluppavano anche dopo pochi mesi di terapia e una terapia a più farmaci è subito sembrata la scelta preferenziale (M.D. Iseman 20029). 6 La resistenza ai farmaci antitubercolari Fin dai primi anni 90 si sono manifestati casi di resistenza ai farmaci tubercolari, non di rado collegati all’infezione da HIV (Frieden TR, Sherman LF et al 1996). Il Global Tuberculosis Report 2012 – WHO ha stimato globalmente 630.000 casi di tubercolosi multifarmacoresitenti nel 2011. Tra tutti i nuovi casi di tubercolosi (circa 8 milioni), il 3,7% erano farmacoresistenti, mentre il 20% dei casi prima trattati mostrano oggi resistenze. La tubercolosi preoccupa particolarmente per l’insorgenza di resistenze, proprio perché ampiamente diffusa in paesi a risorse limitate, spesso con scarse strutture sanitarie adeguate ad affrontare i problemi posti da tale infezione. Un successo terapeutico nel trattamento di tubercolosi multifarmacoresistente è raggiunto in meno del 30% dei casi nei paesi in cui questo problema è più diffuso. La resistenza ai farmaci tubercolari può manifestarsi in tre modi: - resistenza a uno qualsiasi dei farmaci antitubercolari (Drug Resistance – DR) - resistenza a due dei farmaci principali: isoniazide e rifampicina (Multi-Drug Resistance - MDR-TB) - resistenza anche ad altri i farmaci (Extensively drug resistant TB - XDR-TB) Tutte queste forme, possono essere definite come “acquisite” nel caso il paziente nel corso del trattamento vada incontro a una mutazione dell’agente batterico (il Bacillo di Koch) tale da renderlo resistente a due o più farmaci, oppure “primarie” nel caso in cui si verifica un contagio da paziente a paziente con un bacillo di Koch già resistente a due o più farmaci. Il tasso di MDR-TB primaria è stimato essere circa il 3,7% (IC95%: 2,1-5,2) dei nuovi casi di tubercolosi che si 7 verificano ogni anno, e circa il 20% (IC95% 13-26) nei casi precedentemente trattati per TB. Il tasso di mortalità dei pazienti affetti da MDR-TB a due mesi dalla diagnosi si avvicina al 50% ed anche più alto se il follow-up, invece di essere limitato a due mesi è prolungato nel tempo (Anti-tuberculosis drug resistance in the world: The WHO/IUATLD Global Project on Anti-Tuberculosis Drug Resistance Surveillance 1997/2000). Secondo Zhang e Yew tale classificazione può essere fuorviante, in quanto, sebbene chiara dal punto di vista concettuale, nella realtà le cose sarebbero più complicate (Zhang Y, Yew W et al 2009). La frequenza di mutazione spontanea di Mycobacterium tuberculosis è molto bassa, a una frequenza di circa 10-6-10-8 replicazioni micobatteriche. Considerando la probabilità che queste mutazioni conferiscano farmacoresistenza, si calcola che la probabilità di sviluppare resistenza contemporanea a tre farmaci sarebbe di 10 -18-10-20. Sembrerebbe quindi poco verosimile che un singolo paziente accumuli tali mutazioni, ma processo di sviluppo di farmacoresistenza deve essere visto come una lenta stratificazione di mutazioni che si diffondono da paziente a paziente e fino all’emergere di ceppi resistenti. È inoltre difficile in alcuni contesti valutare l’effettiva anamnesi positiva per pregresso trattamento antitubercolare. La resistenza più frequente è quella all’Isoniazide, isolata o in combinazione con altre resistenze. L’Isoniazide è un profarmaco che è attivato dall’enzima catalasiperossidasi (KatG) prodotto dal micobatterio; si producono così diverse molecole capaci di bloccare la crescita del micobatterio, principalmente per inibizione dell’enzima InhA coinvolto nell’allungamento della catena di acidi grassi per la 8 formazione dell’acido micolico. Il meccanismo più frequente di resistenza è la mutazione di KatG, responsabile del 50-95% di farmacoresistenza in isolati INHreistenti, particolarmente nei casi ad alti livelli di resistenza. Un altro meccanismo è la presenza di mutazioni nel promotore dell’operone mabA/inhA che può causare una sovraespressione di InhA, riducendo così l’azione del farmaco. Tale sovraespressione è descritta soprattutto in casi di bassi livelli di resistenza ed è sensibilmente meno frequente della mutazione di KatG; mutazioni nel promotore di InhA, sebbene relativamente correlate a bassi livelli di resistenza, possono conferire resistenza anche ad altri farmaci strutturalmente correlati all’Isoniazide, come l’Etionamide (Hazbon M H, Brimacombe M et al 2006). Circa il 10-25% dei micobatteri IHN-resistenti non mostrano mutazioni di KatG né di InhA, la resistenza potrebbe essere dovuta ad altri meccanismi; sono state descritte mutazioni di mshA, gene responsabile della sintesi di un enzima coinvolto nella sintesi del micotiolo, che conferirebbero in vitro resistenze a Isoniazide ed Etionamide. La Rifampicina è l’altro importante farmaco per la terapia di prima linea. La prevalenza della resistenza alla Rifampicina varia notevolmente (Kurbatova EV, Cavanaugh JS et al 2012). La sua azione farmacologica si manifesta nei confronti della RNA-polimerasi micobatterica, bloccando la sintesi di RNA. Il sito specifico della Rifampicina si trova in prossimità del centro catalitico dell’enzima, una volta che il farmaco si lega alla RNA-polimerasi viene fisicamente impedito l’allungamento della catena ribonucleotidica. Il 96% dei casi di resistenza alla Rifampicina è stato descritto come mutazione in una definita zona genica di 81 9 coppie di basi denominata rpoB, del gene della RNA-polimerasi (Talenti A, Imboden P et al 1993). Le mutazionei di rpoB generalmente conferiscono alti livelli di resistenza cross-reattiva con tutta la classe delle rifamicine. Infine va ricordata la resistenza ai fluorochinolonici che rappresentano un’altra classe di farmaci antitubercolari particolarmente efficaci. Nonostante ciò una certa resistenza a questa classe di farmaci si va diffondendo: sono 62 i paesi che hanno riportato dati su questo, e la percentuale di casi con MDR-TB o XDR-TB che manifesta resistenza anche ai fluorochinolonici è del 14,5% (IC95% 11.617.4.) La relazione tra HIV e resistenza ai farmaci per la tubercolosi non è ancora pienamente compresa, e alcuni studiosi dubitano che vi sia. Uno dei primi studi sulla relazione tra HIV e multi resistenza ai farmaci antitubercolari è stato condotto in Costa d’Avorio nei primi anni 90. Il tasso di resistenza risultò essere più elevato nei pazienti HIV negativi che in quelli HIV positivi, anche se la differenza non aveva significatività statistica (Braun MM, Kilburn JO et al, 1992). Successivamente uno studio condotto in Tanzania (Chum HJ, O'Brien RJ et al 1996) mostrò tassi di multi resistenza primaria ai farmaci tubercolari sostanzialmente simili mentre quelli di resistenza acquisita di nuovo maggiori in pazienti HIV negativi. Altri studi condotti in Sud-Africa, Botswana e Mozambico hanno pubblicano dati simili. (Anastasis D, Pillai G et al 1997, Kenyon TA, Mwasekaga MJ et al 1999, Mac-Arthur A, Gloyd S et al 2001). In tutti questi casi sono fornite informazioni molto limitate (o talvolta non sono fornite affatto) sulle 10 caratteristiche socio-economiche di base dei pazienti, né sulla loro storia clinica precedente, tutti elementi noti per avere una relazione importante con l’infezione tubercolare. D’altra parte in uno studio condotto da Choen in Sud Africa, (Cohen T, Murray M, et al.2010) è stata registrata una prevalenza di infezione da HIV in pazienti con tubercolosi pari all’80%, il 17% degli isolati di Mycobacterium tuberculosis era rappresentato da micobatteri multi-farmacoresistenti. Un altro studio multicentrico in Sud Africa, ha registrato tassi di farmacoresistenza in isolati di bambini affetti da tubercolosi pari al 22,2%, che salivano a 33,3% se considerata la sola città di Johannesburg. Il carico della co-infezione HIV-tubercolosi è particolarmente alto nei paesi dell’Africa Sub-Sahariana; in Africa si verifica il 26% dei casi e si registrano in questo continente i tassi di incidenza più elevati (fino a più di 300 casi ogni 100.000 abitanti). Tale ampia diffusione verosimilmente potrebbe accompagnarsi a una larga diffusione della farmacoresistenza del micobatterio al trattamento, anche se i dati relativi sono scarsi. È stato più volte notato un aumento della mortalità nei pazienti HIV positivi; in particolare due lavori. hanno registrato un’aumentata mortalità in Sud Africa, paese tra i più colpiti dall’HIV e dall’infezione tubercolare (Brut JC, Gandhi NR et al 2010, Satti H, McLaughlin MM et al, 2012) . Un altro aspetto è rappresentato dalla terapia. Molti farmaci di seconda linea per il trattamento antitubercolare condividono effetti tossici con i farmaci antiretrovirali; questo richiede una particolare attenzione alla gestione del paziente sieropositivo portatore di infezione tubercolare farmacoresistente. 11 Non sono molte le informazioni disponibili nell’ultima decade sulla prevalenza della resistenza ai farmaci antitubercolari in pazienti affetti da infezione da HIV. D’altra parte appare evidente come la situazione possa modificarsi con il tempo e l’eventuale crescere della diffusione della Tb multi resistente, possa essere favorito dal fatto che le persone con infezione da HIV possono manifestare più frequentemente degli altri il quadro della malattia attiva con evidenti conseguenze di sanità pubblica in società dove la prevalenza dell’HIV è stabilmente sopra il 10% tra gli adulti come avviene nei paesi dell’Africa Australe. Se maggiore diffusione della Tb e multi resistenza ai farmaci antitubercolari vadano poi di pari passo è un’ipotesi da dimostrare: l’elevata mortalità dei pazienti con Tb multi resistente potrebbe costituire paradossalmente una limitazione alla diffusione nelle popolazioni di varianti del Bacillo di Koch multi resistenti ai farmaci anti-Tb. Negli ultimi anni un ulteriore elemento di novità è intervenuto in questo già complesso quadro di riferimento: la diffusione della HAART in Africa sub-Sahariana che potrebbe influenzare anch’essa la diffusione o meno di casi di TB multi-resistente. Una prima osservazione è che il trattamento aggressivo del paziente con TB multi-farmaco resistente è in grado di ottenere risultati importanti in termini di riduzione della mortalità tanto da renderla simile nei pazienti HIV positivi ed HIV negativi (Satti H, McLaughlin MM et al 2012, Isaakidis P, Cox HS et al 2011, Mitnick CD, Franke MF et al 2013, Palacios E, Franke M et al 2012) mentre qualsiasi ritardo costituisce un rilevante fattore di rischio (Andrews JR, Shah NS et al 2010, Narasimooloo R, Ross A 2012). Si tratta di un’osservazione che nuovamente conduce a sottolineare la 12 particolare importanza di aumentare l’accesso dei pazienti ai test di resistenza per i farmaci anti-tubercolari. La sorveglianza epidemiologica della resistenza ai farmaci antitubercolari Fin dal 1994 i dati sulla resistenza ai farmaci del bacillo di Koch sono stati raccolti in 135 paesi in tutto il mondo. Di questi 135 poco meno della metà (63 paesi) hanno un sistema di sorveglianza di “routine”, mentre altri si basano su studi ad hoc condotti su campioni di pazienti rappresentativi della popolazione generale. Tuttavia la sensazione fino al 2005 era quella di un gap profondo fra la sentita necessità di informazioni e i dati realmente disponibili (Amor YB, Nemser B et al 2008). Dal 2008 in poi sono stati compiuti molti sforzi a livello nazionale e internazionale per espandere la sorveglianza epidemiologica delle resistenze farmacologiche alla tubercolosi. L’OMS ha elaborato una lista di 36 paesi ad alto tasso di tubercolosi e ad alta prevalenza di resistenza multi-farmacologica alla TB (tabella 1). Tabella 1 Paesi ad alto tasso di tubercolosi e ad alta prevalenza di resistenza multi-farmacologica alla TB Afghanistan Azerbaijan Kazakhstan Kyrgyzstan Tajikistan Uzbekistan Pakistan India Bangladesh Indonesia Cina Filippine Cambogia Myanmar Tailandia Viet Nam Etiopia Kenya Mozambico Nigeria Repubblica Democratica del Congo Tanzania Sud Africa Uganda Zimbabwe Brasile Bulgaria Moldavia Armenia Bielorussia Estonia Latvia Lituania Federazione Russa Georgia Ucraina Source: WHO: Global Tuberculosis Report 2012, WHO/HTM/TB/2012.6, Geneva 2012 13 Per tutti questi paesi sono disponibili dati sulla prevalenza di resistenza multifarmacologica alla TB. Tuttavia questi dati sono spesso limitati ad alcune aree e non sempre hanno una rappresentatività a livello nazionale. Inoltre nella maggior parte dei casi si tratta di dati provenienti di rilevazioni estemporanee, mentre sarebbe necessario avviare programmi di sorveglianza epidemiologica di routine su questo tema per avere dei credibili trend temporali, che sono gli unici a consentire una valutazione dell’andamento dei tassi di prevalenza della resistenza ai farmaci anti-tubercolari base essenziale per un’efficace politica di contrasto. La percentuale di nuovi casi di TB per i quali è possibile evidenziare una multiresistenza ai farmaci (MDR-TB) è molto variabile da paese a paese, ma è particolarmente elevata nei paesi dell’ex Unione Sovietica dove si registrano tassi per lo più superiori al 20% con punte superiori al 30% in Bielorussia e Kazakhstan e in alcune aree della Federazione Russia (Fig 2-3). La proporzione di MDR-TB è, ovviamente ancora più elevata per i pazienti già trattati in passato. 14 Fig 2. Percentuale di MDR-TB sui nuovi casi di TB (fonte: WHO, Global Report on Tuberculosis 2012) Fig 3. Percentuale di MDR-TB sui casi già trattati in precedenza per TB (fonte: WHO, Global Report on Tuberculosis 2012) 15 per TB, con punte superiori al 60% in Bielorussia e in Uzbekistan. La XDR-TB è stata identificata in 84 paesi e 65 di questi dati hanno fornito dati rappresentativi a livello paese o frutto di studi specifici: queste informazioni permettono di stimare il tasso globale di XDR-TB intorno al 9% dei casi di MDR-TB (IC95% 6,711,2). In Africa Sub-Sahariana la maggior parte dei dati disponibili sul tema delle resistenze ai farmaci antitubercolari vengono dalla Repubblica Sudafricana dove sono maggiormente disponibili equipaggiamenti e competenze finalizzate a questo scopo. Si tratta peraltro di un paese confinante con il Mozambico e in questo senso paragonabile, anche per l’elevato scambio tra le popolazioni dei due paesi in particolare a causa dei flussi migratori che dal Mozambico raggiungono il Sudafrica. In Sudafrica si osservano tassi mediamente alti di MDR-TB e XDR-TB. In particolare la MDR-TB si ritrova in più del 5% dei nuovi casi di TB tra i pazienti HIV positivi ed in oltre il 15% delle riaccensioni (Hom JK, Wang B et al 2012). Il Sudafrica rimane banco di prova anche per l’emersione della XDR-TB che rappresenta una grave minaccia per le società africane (Klopper M, Warren RM et al 2013). Uno degli elementi chiave per il controllo delle resistenze ai farmaci è rappresentato dalla disponibilità dei test di resistenza (noti in letteratura come DST – Drug Susceptibility Test). L’OMS ha previsto per il 2015 di raggiungere un risultato molto ambizioso: testare per le resistenze ai farmaci antitubercolari il 20% dei nuovi casi e tutti i pazienti già trattati in passato che presentino una riaccensione della patologia tubercolare. Attualmente solo il 4% dei nuovi casi e il 6% delle riaccensioni sono testati per la resistenza ai farmaci con percentuali ancora più basse per il sud-est asiatico e per l’Africa per la quale la quasi totalità 16 dei casi testati risiede in Sud Africa. Per certi aspetti ancora più preoccupante è il dato concernente il numero dei pazienti identificati come multi-drugs resistant, che accedono al test di resistenza per i fluorochinoloni e le terapie iniettive di seconda linea che assommano a non più del 9% dei pazienti africani non residenti in Sud Africa. Ovviamente l’ostacolo principale alla diffusione della pratica del test di resistenza è principalmente rappresentato dalla mancanza di laboratori equipaggiati e di personale formato allo scopo. Si tratta di un tema di particolare importanza nel quadro delle strategie di controllo dell’infezione tubercolare a livello mondiale. Infatti la scarsa diffusione di questa pratica essenziale rappresenta la causa principale alla base delle lacunose informazioni disponibili riguardo la diffusione e le caratteristiche del fenomeno della resistenza ai farmaci antitubercolari. Infatti, meno del 20% dei circa 300.000 casi di farmacoresistenza stimati a livello mondiale è identificato, anche se tale percentuale è in costante crescita. Una notazione a parte merita il fenomeno della multi-farmacoresistenza nei bambini che sono poco considerati tanto che la maggior parte dei paesi che riportano la presenza di casi di multifarmacoresistenza non riferiscono di bambini arruolati nei protocolli di diagnosi e cura. Il trattamento della MDR-TB dura almeno 20 mesi e richiede la somministrazione di farmaci meno efficaci e più tossici di quelli di prima linea. Gli esiti del trattamento non sono entusiasmanti: le percentuali di successo variano tra il 45% dell’Africa sub-Sahariana al 59% di alcuni paesi asiatici. 17 Tubercolosi e HIV in Mozambico Il Mozambico è il 19° paese nell’elenco dei 22 classificati come paesi ad alta prevalenza di tubercolosi nel mondo, (Tab 2) con un tasso di incidenza stimato del 401/100.000 nel 1990, del 431/100.000 casi nel 2007 (Tuberculosis in Mozambique, http://www.afro.who.int/en/mozambique/country-programmes/aidstuberculosis-and-malaria/tuberculosis.html,) e salito al 544/100.000 abitanti nel 2010 (Auld AF, Mbofana F et al 2013) e successivamente al 548/100.000 ab nel 2011 . Si tratta del terzo valore di incidenza al mondo inferiore solo a quello della Repubblica Sudafricana e a quello dello Zimbabwe e colloca il Mozambico nell’area di maggior incidenza/prevalenza di TB al mondo. Nel 2011 sono stati notificati 43.452 nuovi casi di tubercolosi dei quali il 42% smear-negative. Il tasso di guarigione per i casi smear-positive è stato del’85% mentre quello dei casi smear-negative è sconosciuto. L’infezione da HIV è passata negli stessi anni dal 2% all11% di prevalenza (UNAIDS report on Global Epidemics 2012) con la prevedibile conseguenza di osservare la crescita della co-infezione HIV/TB: nel 2008 il 60% dei pazienti diagnosticati come affetti da TB erano HIV positivi e il tasso di prevalenza della co-infezione è passato da 51/100.00 nel 1990 a 330/100.000 nel 2010 (UNAIDS report on Global Epidemics 2012). Si stima che la tubercolosi sia la causa di un quarto dei decessi dei pazienti sieropositivi in Mozambico, un dato confermato dai reperti autoptici (Ansari NA, Kombe AH et al 2002, Lucas SB, Hounnou A et al 1993, Rana F, Hawken MP et al 1997, Cohen T, Murray M et al 2010). Il primo ostacolo da rimuovere nella lotta alla tubercolosi in società ad elevata prevalenza della malattia è quello di una corretta organizzazione sanitaria in 18 grado di perseguire obiettivi definiti e precisi e di monitorare il loro raggiungimento (Lawn SD, Harries AD et al 2012). Tabella 2: diffusione della Tubercolosi in paesi ad alto tasso di infezione (fonte: WHO: Global Tuberculosis Report 2012, Geneva 2012 La Tubercolosi è stata dichiarata “emergenza nazionale” nel 2006 e nel 2007 il piano d’azione del governo prevedeva di migliorare l’accesso alla diagnosticata, di incrementare la DOTS specialmente per le persone residenti in ambiente rurale con minore accesso ai servizi sanitari e di intensificare l’integrazione tra la cura per la TB e quelle per l’HIV. L’implementazione del piano d’azione è stata accompagnata da una serie di miglioramenti anche nelle procedure di reporting, 19 cosa che ha permesso di precisare il quadro epidemiologico all’interno del quale le due infezioni si muovevano (Brouwer M, Gudo PS et al 2012, Brouwer M, Gudo PS et al 2012). La messa a punto a partire dal 2008 di procedure integrate per la diagnosi dell’HIV nei servizi per la TB e viceversa ha permesso di innalzare la percentuale di casi di TB identificati in alcune strutture sanitarie anche periferiche fino al 90% dei casi stimati (Pfeiffer J, Montoya P et al 2010). Di fatto il numero di pazienti diagnosticati come affetti da TB è raddoppiato dal 1998 al 2008 passando da 20.000 a 40.000 per quanto vada considerato ancora al di sotto degli obiettivi proposti dall’OMS: le stime più accreditate affermano infatti che tale incremento raggiunge in media non più della metà dei nuovi casi di TB per anno, mentre vi sono regioni, le più rurali all’interno del paese, dove il tasso di diagnosi non supera il 10% (Simon S, Chu K et al 2009). Si tratta anche della conseguenza di problemi strutturali che affliggono il Mozambico, se si considera che nel 2008 il 50% della popolazione viveva a una distanza media dal più vicino centro di salute superiore a 20 Km. In media in Mozambico vi sono 3 medici per 100.000 abitanti, ma in alcune regioni si arriva ad un medico ogni 100.000 abitanti e la quasi totalità dell’attività clinica viene svolta dai tecnici di medicina, una figura professionale che ottiene il diploma dopo tre anni di medicina ((Simon S, Chu K et al 2009). Inoltre la struttura laboratoriale per la diagnosi della TB e per il monitoraggio dell’emergenza delle resistenze ai farmaci antitubercolari è ancora molte debole. Nel 2011, a fronte di un’incidenza di TB del 548/100.000 abitanti sono state eseguite soltanto 1,8/100.000 esami dell’escreato e 0,4/100.000 abitanti culture a scopo diagnostico (WHO global report on TB 2012). Il test per le resistenze ai farmaci si comincia a diffondere 20 nel paese solo molto recentemente e fino ad ora era disponibile solo nella capitale, Maputo (Viegas SO, Machado A et al 2010). D’altra parte il paese ha compiuto notevoli sforzi nel tentativo di migliorare la lotta alla TB e alla coinfezione TB-HIV e il suo impatto sulla popolazione generale. Tale sforzo si è concretizzato anzitutto nel rafforzamento dell’Unità centrale per la lotta alla TB al Ministero della salute che oggi appare adeguata a fronteggiare l’emergenza producendo il quadro di riferimento e gli strumenti utili a rendere possibile il miglioramento sul campo. Gli indicatori in questo senso appaiono in miglioramento: Il tasso di diagnosi dei nuovi casi smear-positive è passato dal 45% al 50% tra il 2003 e il 2008; negli stessi anni il tasso di successo nel trattamento di tali casi è passato dal 76 al 79%. Il numero di centri di salute che offrono la terapia antitubercolare inclusa la DOTS sono passati da 666 a 1351 e coprono oggi il 96% di tutti i centri di salute del paese. Un enorme sforzo di formazione degli operatori sanitari nonché di volontari provenienti dalla popolazione generale è stato compiuto per elevare il livello di consapevolezza della popolazione rispetto al tema della diagnosi e dell’aderenza alla terapia: d’altra parte il ruolo giocato dai fattori sociali, tra cui la conoscenza dei rischi e dei comportamenti corretti per seguire le cure, è ben noto e confermato anche da studi condotti su ampie coorti multicentriche (Kurbatova EV, Taylor A et al 2012). Un ulteriore tema di formazione è stato quello relativo all’integrazione dei servizi per la cura dell’HIV e della TB nel senso di favorire il più possibile la collaborazione e lo scambio di informazioni e di pazienti. Sotto il profilo della struttura laboratoriale sono stati ristrutturati i laboratori di riferimento regionale (Beira al centro e Nampula al Nord) anche allo scopo di migliorare i servizi 21 diagnostici e di monitoraggio della TB che sono peraltro stati estesi a molti altri laboratori attraverso l’incremento delle unità di microscopia che sono passate da 252 a 358 tra il 2008 e il 2009. Il successo della richiesta di fondi al round 7 del Global Fund ha sostenuto questo processo di miglioramento e decentralizzazione dei servizi per la TB. La seconda linea di trattamento per la Tb è oggi largamente disponibile nel paese. La tubercolosi multi-resistente ai farmaci in Mozambico. Il Mozambico è considerato uno dei paesi maggiormente a rischio di diffusione di MDR-TB ed è inserito dall’OMS nella lista dei 36 paesi con alto tasso di tubercolosi e di resistenze ai farmaci anti-TB. Il test per le resistenze ai farmaci antitubercolari non è facilmente accessibile nel paese come già sottolineato in precedenza. La routine dei centri di salute prevede unicamente lo screening clinico per la TB in caso di presenza di una qualche sintomatologia che induca il sospetto clinico (tosse o febbre persistente, perdita di peso). Nel caso dei pazienti HIV positivi lo screening clinico andrebbe applicato a tutte le visite: di fatto la percentuale di pazienti HIV positivi per i quali tale screening clinico è documentato almeno alla prima visita non supera i due terzi, anche se è possibile osservare un netto miglioramento tra il 2004 e il 2007 (dal 31 al 66%), (Auld 2013). In questa coorte il tasso di incidenza della TB è stato del 2,32 per 100 P/Y, quattro volte più elevato di quello osservabile nella popolazione generale (WHO Global Report 2011). Nel 2011 sono stati testati 206 pazienti sospettati di essere affetti da MDR-TB su una stima di circa 1800 casi a livello paese. I casi di MDR-TB effettivamente diagnosticati sono stati 76, poco più del 4% della stima. 22 Informazioni più approfondite su questo tema risalgono principalmente a due studi condotti rispettivamente nel 1998 su un campione di 709 casi positivi alla cultura per il bacillo di Koch, e nel 2007 su 1398 (Samo Gudo P, Cuna Z et al 2011 e Mac-Arthur A, Gloyd S et al 2001). In entrambi i casi i pazienti negativi alla ricerca del bacillo di Koch nell’escreato sono stati esclusi dallo studio. Si tratta di un’evenienza, quella della Tubercolosi smear-negative, piuttosto frequente nei pazienti HIV positivi che a loro volta sono più frequentemente soggetti a sviluppare resistenze ai farmaci antitubercolari; ne consegue che entrambi questi studi tendono probabilmente a sottovalutare il tema della resistenza ai farmaci in pazienti sieropositivi per HIV. In ogni caso entrambi gli studi mostrano la presenza di MDR-TB nel 3,5% dei nuovi casi di TB, poiché gli autori considerano confortante in considerazione del fatto che il mancato aumento della Multi-resistenza nei nuovi pazienti tra il 1998 e il 2007 segnalerebbe l’efficacia del sistema sanitario nazionale nel tenere sotto controllo il diffondersi delle resistenze ai farmaci antitubercolari. Nei pazienti precedentemente già trattati per TB la percentuale di MDR-TB nel momento dello studio era dell’11,2%: va tuttavia osservato che questo secondo dato appare di scarsa affidabilità perché ottenuto da Samo Gudo e coll. su un totale di 25 pazienti, tanti erano infatti coloro i quali potevano essere classificati come vecchie infezioni e, non a caso, i limiti di confidenza al 95% risultavano ampi (025,2%) (Samo Gudo P, Cuna Z et al 2011). Da notare come i nuovi casi di TB portatori contemporaneamente di HIV (917 casi nello studio di Samo Gudo e coll.) mostrassero un aumentato rischio di MDR-TB (4,5% vs 2,1%; RR=2,4: 95%CL 1,2-4,8). Allo stesso tempo Mac-Arthur e coll (Mac-Arthur A, Gloyd S et 23 al 2001) rilevavano come i soggetti HIV positivi fossero più frequentemente vecchi pazienti (OR 2.3; 95%CL 1,9-3,6) e a loro volta più spesso affetti da MDRTB (OR 2,3; 95%CL 1,3-4,5). Si tratta di dati che confermano quelli della letteratura internazionale e classificano il Mozambico tra i paesi a rischio medioalto per lo sviluppo di tassi elevati di MDR-TB. Confortante appare la notazione che in entrambe le rilevazioni non siano stati diagnosticati casi di XDR-TB. Un interessante approfondimento del tema del rapporto tra co-infezione HIV-TB e multi farmaco resistenza in Mozambico è rappresentato dal lavoro di Nunes (Nunes EA, De Capitani EM et al 2005). Gli autori studiano un campione di 111 pazienti diagnosticati attraverso l’esame dell’escreato ottenuto spontaneamente o mediante lavaggio bronchiale. Quest’ultimo approccio è in grado di aumentare la sensibilità dell’esame dell’escreato e quindi di ridurre significativamente la proporzione di pazienti smear-negative che rappresentano, come è noto, i pazienti senza lesioni polmonari cavitarie ma spesso con malattia tubercolare più grave (forme miliari) e più diffusa (TB extrapolmonare), che spesso sfuggono alla diagnosi proprio a causa della difficoltà di evidenziare la presenza del bacillo di Koch nell’escreato dove è presente in bassa quantità. In questo campione di pazienti HIV positivi, che potremmo definire per le ragioni appena esposte più rappresentativo del totale dei pazienti HIV positivi, la percentuale di MDR-TB era 5,8% nei nuovi casi e 15,8% in quelli in precedenza già trattati per TB. Il presente studio è stato svolto nelle strutture gestite dal programma DREAM in Mozambico. 24 Il programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio DREAM, acronimo di Drug Resource Enhancement against AIDS and Malnutrition, è un programma ad approccio globale per curare l’AIDS in Africa avviato nel febbraio 2002 dalla Comunità di Sant’Egidio. (Marazzi MC, Guidotti G et al 2005). Oggi è presente in Mozambico, in Malawi, in Tanzania, in Kenya, nella Repubblica di Guinea, nella Guinea Bissau, in Nigeria, in Angola, nella Repubblica Democratica del Congo, in Camerun. (fig 4) In questi paesi il programma ha assistito sino a oggi oltre 200.000 persone con HIV, tra cui 28.000 bambini. Il programma lavora in collaborazione con i programmi nazionali e utilizza personale locale adeguatamente formato da specialisti italiani ed europei. Fin dall’inizio la Comunità di Sant’Egidio è stata convinta che l’approccio vincente per sconfiggere l’AIDS fosse nella combinazione di prevenzione e terapia in quanto, come per ogni malattia infettiva, la cura dei soggetti malati ne contiene l’infettività ed ha un effetto sulla diminuzione del contagio. 25 Fig 4: La Presenza dei centri del Programma DREAM in Africa Come nei paesi sviluppati, anche in Africa oggi l’AIDS sta diventando una malattia cronica e nelle ultime statistiche si assiste a una grande diminuzione della mortalità in quei paesi che stanno diffondendo in maniera estensiva la terapia antiretrovirale, con evidenti benefici anche in termini di qualità della vita delle persone colpite e sull’economia dei nuclei familiari. 26 Le caratteristiche del programma DREAM Il programma DREAM si caratterizza per: Un elevato standard di cura associato a monitoraggio dei parametri di laboratorio, essenziali per valutare tossicità ed efficacia dei farmaci. Gratuità delle cure, inclusi farmaci, visite mediche e analisi di laboratorio, per rendere la cura, che dura tutta la vita, accessibile al più gran numero di persone. Un approccio centrato sul paziente e partecipativo, con migliaia di pazienti impegnati in prima persona nella collaborazione alla gestione del proprio trattamento, nella lotta allo stigma e nel supporto ai malati più fragili. L’attenzione alla malnutrizione associata all’HIV con valutazione e supporto nutrizionale. L’informatizzazione dell’intera gestione del processo clinico per minimizzare gli errori, ottimizzare i tempi e per migliorare la retention nel programma. Significativi sono stati i risultati del programma DREAM nel campo della prevenzione della trasmissione materno-infantile dell’infezione, e tali risultati sono stati oggetto di una nutrita serie di pubblicazioni scientifiche su grandi riviste internazionali. E’ ormai dimostrato sia da studi clinici sia dai dati osservazionali che si può ridurre quasi a zero la trasmissione del virus al bambino, grazie ai farmaci antiretrovirali somministrati in gravidanza e durante l’allattamento. Più di 20.000 gravidanze in donne HIV positive sono state seguite fino ad adesso dal Programma DREAM con un tasso di trasmissione medio del 3% a 18 mesi di vita del bambino. 27 L’obiettivo di far nascere una generazione libera dall’HIV e allo stesso tempo migliorare la salute materna, riducendone la mortalità è oggi una prospettiva reale. La telemedicina L’utilizzo nei centri DREAM di un software gestionale per il controllo clinico di ogni paziente permette anche il controllo da remoto sia per gli aspetti gestionali che per quelli clinici. Per questo dall’Italia ora DREAM gestisce 19 connettività satellitari attraverso una banda dedicata. Negli ultimi due anni sono state attivate diverse attività di teleconsulto specialistico, soprattutto tele cardiologia (in collaborazione con l’Ospedale S. Giovanni Addolorata di Roma, 6 centri di tele-cardiologia inviano elettrocardiogrammi e teleconsulti, 1400 a oggi). Sono in corso di attivazione altri servizi specialistici in collaborazione con altri centri italiani, come la tele refertazione del fundus oculi, tele refertazione di vetrini, “second opinion” su RX o lesioni dermatologiche. Si tratta di un progetto replicabile a bassi costi e ad alto impatto in diversi centri sanitari africani con un controllo di qualità centralizzato, che viene incontro alla scarsità di personale sanitario specializzato che rappresenta una delle sfide maggiori per la sanità pubblica in Africa. 28 Obiettivo Il presente studio si propone di contribuire a fornire informazioni sulla prevalenza della Tubercolosi multiresistente in pazienti con Infezione da HIV sottoposti a terapia HAART In particolare si andrà a valutare la resistenza alla rifampicina in un campione di pazienti con co-infezione HIV-TB in Mozambico. Metodologia Sono stati arruolati 41 pazienti seguiti presso i centri DREAM operanti nella Provincia di Gaza, Mozambico. Si tratta di pazienti che hanno seguito i protocolli di trattamento DREAM che vengono allegati alla presente tesi. I criteri per l’inizio dell’HAART erano i seguenti: paziente affetto da patologie opportunistiche e/o condizioni cliniche definenti lo stadio di AIDS conclamato (stadio clinico 3-4 della classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità); paziente in stadio clinico asintomatico con conta dei linfociti CD4 inferiore alle 350 cellule per µL e/o carica virale superiore alle 100.000 copie per mL. A tutti i pazienti è stata diagnosticata, con procedimento clinico, una Tubercolosi Polmonare che è stata trattata con i protocolli in uso in Mozambico (Isoniazide + Rifampicina + Pirazinamide + Etambutolo per i primi due mesi con prosecuzione di Isoniazide ed Etambutolo nei successivi 4 mesi per i nuovi casi mentre per le ricadute Isoniazide + Rifampicina + Pirazinamide + Etambutolo + Streptomicina per i primi due mesi e successivamente 4 mesi con gli stessi farmaci senza la streptomicina e infine cinque mesi con solo etambutolo e isoniazide tre volte a settimana.) 29 I criteri di inclusione erano i seguenti: età superiore ai 15 anni, infezione da HIV, Infezione tubercolare e/o pregressa storia di terapia antitubercolare. Dei soggetti arruolati è stata ricostruita la storia clinica soprattutto in relazione all’avvenuta o meno assunzione di terapia contro la tubercolosi in tempi precedenti alla presente diagnosi. La povertà di mezzi diagnostici rende infatti estremamente difficile un corretto inquadramento della patologia tubercolare dal punto di vista della storia clinica del singolo paziente, particolarmente nei soggetti co-infetti da HIV. Infatti in tali soggetti anche i mezzi diagnostici più semplici quali la ricerca del bacillo di Koch nell’espettorato e la radiografia del torace possono dare risultati scarsamente affidabili proprio a causa dell’anergia immunitaria dovuta all’azione di HIV sull’organismo del paziente. Non stupisce che in tale situazione tali mezzi diagnostici siano scarsamente utilizzati mentre ci si affidi maggiormente alla valutazione di alcuni segni clinici, quali una tosse che non si risolve dopo uno o due cicli di antibiotici, una febbricola persistente, la perdita di peso non altrimenti spiegabile, la sudorazione notturna, come criteri per l’inizio della terapia anti-tubercolare. Il dato dell’assunzione della terapia appare in un certo senso il più affidabile per descrivere la storia clinica ed è conservato nei registri dei centri antitubercolari che costituiscono la più affidabile fonte di dati sull’argomento. Si tratta, come si vede, di pazienti ricevuti in un contesto di sanità pubblica fortemente influenzato dalla scarsità di risorse materiali e da procedimenti diagnostico-clinici che dovrebbero essere considerati approssimativi, ma che allo stesso tempo rappresentano lo standard of care in paesi quali il Mozambico. Lavorare in accordo con l’attuale standard of care costituisce un punto di valore del presente lavoro: appare, infatti, di rilevante 30 importanza definire su un campione con caratteristiche comuni a quelle della stragrande maggioranza di pazienti con tubercolosi che vivono in paesi a risorse limitate in termini di percorso diagnostico terapeutico, produrre informazioni sull’eventuale presenza di resistenze alla terapia che possano contribuire a una pratica clinica più aderente alle necessità reali dei pazienti. La raccolta e il monitoraggio dei dati è avvenuta attraverso il software DREAMs. Per tutti i pazienti sono stati analizzati i dati riguardanti la co-infezione HIV/Tubercolosi. E’ stato inoltre raccolto un campione di espettorato e inviato presso il laboratorio della clinica di Malattie Infettive dell’Università di Roma “La Sapienza” dove sono stati condotti il test per la presenza del bacillo di Koch e il test di resistenza alla rifampicina. La resistenza alla rifampicina è considerata con buona approssimazione, l’espressione di una MDR-TB Il Test La metodica utilizzata per la diagnosi di resistenza alla rifampicina è stata il GeneXpert su campioni di pazienti con sospetto clinico di TB. In alcuni casi sono stati sottoposti al test anche campioni di pazienti nei quali il sospetto clinico era debole, ma la storia clinica fortemente suggestiva di infezione tubercolare attiva. A seguire una rapida disamina dei test disponibili per la diagnosi di TB a supporto della scelta fatta Symptoms Screening Già nel 1999 l’OMS suggeriva di basare l’esclusione della tubercolosi, nei paesi ad alta incidenza di malattia e a risorse limitate, basandosi su dati clinici, in particolare la presenza/assenza di tosse. Questa metodologia si è però rivelata 31 essere poco efficace, in quanto la sensibilità del test clinico basato solo sulla rilevazione del sintomo tosse era bassa. Le ultime linee guida dell’OMS in materia (WHO, 2011) hanno accolto l’utilizzo di uno screening clinico più approfondito; le raccomandazioni sono state elaborate sulla base dei numerosi studi pubblicati negli ultimi anni relativamente a tale screening. L’OMS raccomanda: “Adults and adolescents living with HIV should be screened for TB with a clinical algorithm and those who do not report any one of the symptoms of current cough, fever, weight loss or night sweats are unlikely to have active TB and should be offered IPT”. Una metanalisi condotta su 8000 pazienti in 12 studi ha evidenziato che la migliore regola per escludere l’infezione tubercolare attiva è l’assenza dei quattro sintomi. In questo caso il test sintomatico ha una sensibilità del 79% e una specificità del 50%; in un contesto con prevalenza di TB al 5% (come tra le donne sieropositive in gravidanza) il valore predittivo negativo è del 97.7%. L’aggiunta di un esame radiografico del torace aumenta la sensibilità dal 79% al 91% ma abbassa la specificità al 39%; con una prevalenza di TB del 5% il valore predittivo negativo sale di un punto percentuale al 98%.7%, l’OMS quindi non consiglia l’aggiunta della radiografia. Il Four Symptom Screening risulta quindi un valido strumento per escludere la presenza di TB attiva e offrire la IPT nei pazienti sieropositivi; l’OMS raccomanda di eseguirlo ad ogni visita nei pazienti sieropositivi. 32 Tubercolin Skin Test (TST) Il test cutaneo alla tubercolina valuta l’eventuale reazione di ipersensibilità ritardata a seguito dell’inoculazione sottocutanea di 0.1 mL di soluzione contenente 5 UI di Purified Proteic Derivate (PPD), un derivato proteico di antigeni micobatterici. Dopo l’inoculazione – generalmente eseguita sulla superficie volare dell’avambraccio – si valuta lo sviluppo di una reazione cutanea a 48 – 72 ore. Il test risulta positivo se nella sede di inoculo è presente un ponfo di diametro >10 mm (>5mm nei pazienti immunodepressi). Il test cutaneo però, sebbene ancora in uso in molti paesi dopo più di un secolo dalla sua introduzione, presenta numerosi limiti: gli antigeni utilizzati non sono specifici per M. tuberculosis, ma sono comuni anche ad altri micobatteri patogeni per l’uomo e, fatto che riveste particolare importanza, sono presenti anche nel BCG (Bacillo di Calmette-Guerin) utilizzato in molti paesi come vaccino antitubercolare. Il test non è dunque in grado di discriminare tra soggetto vaccinato, soggetto portatore di tubercolosi latente e soggetto affetto da micobatteriosi atipica. Il test cutaneo documenta semplicemente un avvenuto contatto con il micobatterio, ma non indica necessariamente un’infezione (latente o attiva). La valutazione della reazione cutanea rende necessario una seconda visita per verificare la positività del test. 33 La valutazione della sensibilità e della specificità del test cutaneo nei casi di tubercolosi latente è ostacolata dalla mancanza di un Gold Standard diagnostico, da utilizzare come conferma (differente il caso di tubercolosi attiva, in cui l’esame colturale rappresenta un valido Gold Standard). Interferon Gamma Release Assays (IGRA) I linfociti T CD4 in risposta alla stimolazione antigenica micobatterica producono Interferon Gamma (INF-g) amplificando la risposta immunitaria; l’INF-g prodotto in risposta ad una stimolazione antigenica in vitro può quindi essere utilizzato per diagnosticare un avvenuto contatto con il micobatterio Dal 2001 sono stati sviluppati diversi test per valutare l’INF-g. Sono test generalmente ad alto costo, quindi generalmente poco o per nulla utilizzati nei paesi in via di sviluppo dove risiedono la maggioranza dei pazienti con tubercolosi. Il primo di questi é stato il Quantiferon-TB (QFT), approvato nel 2001 e in uso fino al 2005. Il test ha mostrato una specificità minore del test cutaneo ed è stato presto superato dagli esami sviluppati in seguito. Nel 2005 è stato approvato il Quantiferon-TB Gold (QFT-G), che, a differenza dei test precedenti, utilizza come antigeni molecole assenti nel BCG, pur essendo presenti in altri micobatteri non tubercolari come M. Marium, M. Kansaskii. Lo svantaggio principale di questo test è la necessità di mettere in incubazione il sangue entro poche ore dal prelievo. Per ovviare a questo problema, nel 2007 è stato sviluppato il Quantiferon-TB-Gold-In-Tube test (QFT-GIT). Per l'esecuzione di questo test sono disponibili dei kit composti da tre provette dedicate in cui 34 inoculare il sangue fresco appena raccolto. Nel 2008 il T-Spot è stato il quarto test IGRA approvato. I vantaggi dei test IGRA rispetto al test cutaneo sono: il minor numero di falsi positivi legati alla vaccinazione con BCG la possibilità di limitare il numero di visite necessarie per la diagnosi una minore variabilità nella lettura del test; Risulta quindi evidente che i più moderni test IGRA presentano numerosi vantaggi rispetto al classico test cutaneo. Rimangono però insolute le questioni legate alla performance di tali test nel caso di co-infezione HIV-Tbc e nei bambini, alcuni studi sono stati effettuati, ma al momento sono insufficienti. Test sierologici Diversi test sierologici basati sulla ricerca di anticorpi sono stati immessi nel mercato. Uno studio comparativo di 19 test ha evidenziato che la sensibilità più elevata era del 59.7% e quindi decisamente inferiore anche a quella dello screening clinico. Nucleic acid amplification tests GeneXpert è un test basato sull’amplificazione del genoma batterico mediante una PCR che fornisce risultati in meno di 2 ore. Un test automatico che non necessita particolare competenza, non presenta rischio biologico per 35 l’assenza di bioareosol infetto. Individua il 98-100% dei casi a coltura positiva e il 57-83% dei casi a coltura negativa. Altro vantaggio è la capacità di testare anche la Rifampicino-resistenza; in questo campo ha mostrato però un elevato numero di falsi positivi, per cui l’OMS consiglia una conferma della positività. Svantaggi sono: necessità della manutenzione dei macchinari con real time PCR. Nel 2011 l’OMS ha pubblicato una serie di documenti per supportare la diffusione di questa metodica nei paesi in via di sviluppo, indicandola come la strada giusta sulla quale mettersi in cammino per individuare il maggior numero possibile di individui con malattia tubercolare (Automated Real-time Nucleic Acid Amplification Technology for Rapid and Simultaneous Detection of Tuberculosis and Rifampicin Resistance: Xpert MTB/RIF System. - Rapid Implementation of the Xpert MTB/RIF diagnostic test). Test diagnostici sulle urine (Lawn e coll., 2012 tris) È oggi disponibile in commercio un test ELISA sulle urine che ricerca la presenza del lipoarabinomannano (LAM). Tale test ha mostrato bassa sensibilità e specificità quando testato nei pazienti sieronegativi. Paradossalmente il test ha mostrato un aumento della sensibilità al diminuire della conta di CD4. Più del 60% dei pazienti con CD4<50 hanno mostrato una antigenuria rapidamente rilevabile. Uno studio in Sudafrica ha mostrato una specificità superiore al 98% nei pazienti sieropositivi. Considerazioni generali 36 Nei paesi in via di sviluppo è presente la maggioranza dei pazienti affetti da tubercolosi e, di conseguenza, il maggior rischio di infezione tubercolare e la necessità di test rapidi, a basso costo ed efficienti. In molti di questi paesi però attualmente sono disponibili solo alcuni degli strumenti diagnostici oggi disponibili nei paesi ricchi. Inoltre la grande prevalenza dell’infezione tra la popolazione generale (e ancor di più tra I pazienti HIV positivi) impone una diagnosi rapida, economica, da effettuare in ambiente ambulatoriale. Per questi motivi da anni l’OMS cerca di stabilire una strategia da raccomandare ai ministeri della salute dei paesi ad alta prevalenza di TB, in particolare per quanto riguarda lo screening dei pazienti ad alto rischio, come i pazienti con HIV/AIDS. Allo stato attuale delle conoscenze le raccomandazioni sono quelle di effettuare lo screening clinico basato su 4 sintomi il più spesso possibile ed effettuare un GeneXpert nei pazienti clinicamente sospetti di TB. Risultati e Discussione Descrizione del campione Il campione di pazienti studiato è composto da 41 soggetti, 19 femmine (età media 30,7 anni, DS ±9,4) e 22 maschi (età media 38,4, DS ±13,1). In tabella 3 sono riportati i valori di diverse variabili alla baseline. I pazienti sono stati osservati per un periodo medio pari a 976 giorni (DS ±1.006; mediana 589, IQR25-75: 323-1.212). Tutti i pazienti tranne 3 hanno iniziato la HAART assumendola per un periodo medio pari 723 giorni (DS ±776; mediana 528, IQR25-75: 233-871). I 3 pazienti che non hanno iniziato la HAART sono in due casi deceduti entro il primo mese di assistenza e l’ultimo ha abbandonato poco 37 dopo che era stata fatta la diagnosi di TB che lo avrebbe reso eleggibile per l’inizio dell’HAART.Si tratta con tutta evidenza di pazienti il cui stadio di malattia appare nella maggior parte dei casi, molto avanzato. Tabella 3. Valori pre-HAART di alcune variabili alla baseline Mediana IQR 25-75 Body Mass Index 18,6 17,7 – 20,7 Emoglobina gr/100 cc 9,0 7,3-10,8 Carica Virale cLog/ml 4,01 2,10 – 4,98 CD4 cells/µL 184 47 - 399 Nel corso dell’osservazione 11 pazienti sono deceduti (26.8%) e 4 hanno abbandonato il follow up (9,8%). I pazienti deceduti non differivano sostanzialmente per i parametri di clinici e di laboratorio all’inizio dell’assistenza (Tab.4). Tabella 4 – Confronto sopravviventi deceduti per parametri clinici e di laboratorio alla baseline Sopravviventi Deceduti T-Test (Sig 2.code) Body Mass Index 19,7 18,5 0,234 Emoglobina 9,4 9,3 0,925 Carica Virale 5,03 4,88 0,676 CD4 265 176 0,291 Età 35,6 32,8 0,531 Emerge al contrario con evidenza la differenza di andamento clinico nel corso del follow up rappresentata dalle differenze evidenti nei valori delle stesse variabili al termine dell’osservazione relativa all’analisi che è presentata (Tab.5). 38 Tabella 5 – Confronto sopravviventi deceduti per parametri clinici e di laboratorio al termine dell’osservazione (chiusura della cartella o censor al 30 giugno 2012.) Sopravviventi Deceduti T-Test (Sig 2.code) Body Mass Index 22,6 17,9 <0,001 Emoglobina 11,9 9,5 0,010 Carica Virale 4,5 4,1 0,938 CD4 409 122 <0,001 Il crollo dei CD4 e del BMI costituiscono il meccanismo che evidenzia il fallimento dell’intervento terapeutico e il suo conseguente esito negativo. Il dato relativo alla carica virale appare di minore significato perché, in prossimità del decesso, cioè entro tre mesi dal decesso stesso, è disponibile per soli tre pazienti del gruppo dei 12 deceduti. Dal punto della vista della tipologia clinica della Tubercolosi 7 casi corrispondevano a diagnosi ripetute di TB (5 ricadute e 2 trattamenti prolungati per mancanza di risposta al trattamento.) La diagnosi di tubercolosi è stata posta clinicamente per 35 soggetti su 41 mentre i rimanenti 6 soggetti sono risultati positivi all’esecuzione del test per la Tubercolosi in assenza di diagnosi posta clinicamente. Si tratta di un’indicazione importante della rilevanza del test diagnostico in considerazione del fatto che tutti e sei i pazienti non avevano iniziato terapia anti-tubercolare ed erano seguiti dal programma da più di sei mesi. Va sottolineato che in ambiente ad alta incidenza di tubercolosi, specie nel paziente HIV positivo, il sospetto clinico è sufficiente a 39 iniziare terapia antitubercolare in considerazione dell’alta mortalità che grava sui pazienti colpiti da co-infezione. D’altra parte va anche considerata la rilevanza del test nella diagnosi di non negativizzazione dell’espettorato (21 casi su 34 in terapia almeno 90 giorni). L’identificazione di soggetti in terapia ma positivi al test rappresenta un dato allarmante. Si trattava in questo caso di prime diagnosi nella quasi totalità dei casi (1 sola ricaduta) e 3 di loro (14,6%) sono risultati resistenti alla rifampicina. Lo studio di un adeguato algoritmo che combini costi, tempi di terapia e uso mirato dei test (ad esempio in relazione all’andamento clinico) potrebbe rappresentare un’arma importante per ridurre la mortalità da tubercolosi tutt’ora molto elevata nei pazienti HIV positivi. Appare di grande interesse il dato sulle resistenze ai farmaci antitubercolari. Va premesso che il dato è comunque parziale perché, a causa di difficoltà nel trasporto dei campioni, è stato possibile eseguire il test di resistenza solo per la rifampicina e non anche per l’isoniazide come inizialmente previsto nel protocollo. In questo senso il test di resistenza ha dato esito positivo (cioè presenza di resistenza alla rifampicina) in 6 pazienti su 41 (14,6%; CL95%: 3,325,9%). 40 Si tratta di un dato che conferma quello di altri studi condotti in sia in Mozambico che in Sudafrica (Hom JK, Wang B et al 2012, Nunes EA, De Capitani EM et al 2005, Samo Gudo P, Cuna Z et al 2011). Il confronto tra pazienti resistenti e sensibili alla rifampicina per alcune variabili sia alla baseline che alla fine del follow-up rivela un’unica differenza statisticamente significativa relativa al guadagno di CD4 per anno di terapia, che riflette la maggior efficacia della terapia antiretrovirale nei pazienti non affetti da MDR-TB.( Tab 6) Non significativa dal punto di vista statistico ma evidente anche la differenza di carica virale alla baseline. Sono elementi che mettono in evidenza il rapporto reciproco tra scarsa efficacia della terapia antiretrovirale e presenza di resistenza ai farmaci antitubercolari. Difficile indicare cosa sia la causa e cosa l’effetto, ma il rapporto appare evidente e meritevole di essere sottolineato. 41 Tabella 6 confronto tra pazienti resistenti e sensibili alla rifampicina Età BMI_(baseline) Glicemia (baseline) Creatinina (baseline) HB (baseline) Leucociti (baseline) Piastrine (baseline) CD4 (baseline) Carica Virale (baseline) Incremento del BMI per anno di osservazione Incremento dell’HB per anno di osservazione Incremento dei CD4per anno di osservazione BMI_(finale) HB (finale) CD4 (finale) Resistenza alla rifampicina NO SI NO SI NO SI NO SI NO SI NO SI NO SI NO SI NO p N 35 6 35 6 26 2 25 2 35 5 35 5 35 5 35 5 31 SI NO SI 4 35 6 NO SI 35 5 1.2168 0.5615 1.60957 1.25564 NS NO SI 35 5 49.8671 -56.1456 93.80696 162.41526 0,038 NO SI NO SI NO SI 35 6 35 5 35 5 21.3854 19.5483 11.3629 10.4200 372.1143 169.8000 5.03182 1.85780 2.83477 3.05401 308.88888 149.27056 NS Deviazione Media std. 35.6222 12.63752 30.3571 7.43606 19.2880 3.11971 19.9583 1.41627 75.5473 20.38715 73.1500 0.07071 0.9704 0.54243 0.8200 0.22627 9.3229 2.91155 9.8400 3.47174 5.2586 2.28093 9.2980 10.47638 246.1714 139.99905 230.4000 104.74397 239.4286 223.86883 267.6000 270.02555 91440.064 171121.355 5 54 179815.00 231664.67 1.7752 6.59764 -0.6419 2.60052 NS NS NS NS NS NS NS NS NS NS NS NS 42 Il rischio di decesso sulla base della resistenza alla rifampicina è circa sei volte più alto per i resistenti rispetto ai sensibili (85,7% vs 15,4%; RR 24,1; CL95% 2,37-245,9). (Tab 7) La mortalità è stata completamente dissociata da eventuali sindromi da Immuno-ricostituzione. Tabella 7 – decesso e resistenza alla rifampicina Decesso Sensibilità Totale alla rifampicina Sensibile Resistente Totale NO SI 29 6 35 82.9% 17.1% 100.0% 1 5 6 16.7% 83.3% 100.0% 30 11 41 73.2% 26.8% 100.0% 43 L’analisi univariata (regressione del rischio proporzionale di Cox) ha dato come risultato un rischio relativo pari a 26,67 (CL95% 5,04-141,18). In tabella 8 vengono riportati i dati relativi al risultato dell’analisi multivariata dove il rischio di decesso per i sensibili alla rifampicina appare ulteriormente aumentato e comunque statisticamente fortemente significativo anche quando l’analisi include i valori di CD4, Body Mass Index ed emoglobina alla baseline. Tabella 8 – analisi multivariata del rischio proporzionale di morte (regressione di Cox) stratificata per numero di CD4, BMI e Hb alla baseline Resistenza alla rifampicina ( 1 =SI, 0 = NO) Body Mass Index (<18,5 =0, >18,5 = 1) Emoglobina (< 8 gm/dL = 0, > 8 = 1 ) Conta dei CD4 (<200 cell/µL= 0, >200 = 1) Tipologia Clinica della TB (prima diagnosi vs altre diagnosi) Sig. 0,001 0,157 0,516 0,054 0,879 RR 154,15 5,54 1,58 4,73 0,856 Si tratta come si può vedere, di dati i cui limiti di confidenza sono ingigantiti dalla limitata numerosità del campione studiato, tuttavia sembra confermarsi l’ipotesi di decessi legati alla Tubercolosi resistente ai farmaci. Va sottolineato che nessuno di questi pazienti aveva iniziato la terapia anti-tubercolare di seconda linea proprio a causa della difficoltà di porre la diagnosi di MDR-TB. Una mortalità cosi elevata appare peraltro comparabile a quella di altri campioni simili: Gandhi e coll 44 (Gandhi NR, Andrews JR, et al 2012) riportano una mortalità del 63% in un gruppo di 123 pazienti con MDR-TB e dell’80% in campione di 111 pazienti con XDR-TB seguiti per un periodo massimo di due anni in Kwazulu Natal Sud-Africa. Palacios e coll (Palacios E, Franke M, et al 2012) osservano una mortalità simile (57%) in un campione di 52 pazienti che ricevono il trattamento per la MDR-TB a Lima, in Perù mentre in un campione costituito da 94 pazienti con le stesse caratteristiche seguito in Lesotho la mortalità raggiunge il 30,4%in un tempo di osservazione massimo di 21 mesi (Gandhi NR, Andrews JR et al 2012). L’apparente eccesso di mortalità osservato nel corso di questo studio tra i pazienti affetti da MDR-TB è con ogni probabilità da attribuire alla scarsa numerosità del campione e al più lungo tempo di osservazione (in media 32 mesi). Va anche considerato che alcuni di questi pazienti potrebbero aver sviluppato una XDR-TB ma il tipo di test condotto non permetteva di escludere questa evenienza. Appare evidente il significato estremamente rilevante dei risultati ottenuti. Pur senza voler generalizzare gli elementi emersi da un piccolo campione appare evidente il carattere di aggressività della malattia resistente ai farmaci antitubercolari, una sua certa diffusione (il 15% nel campione studiato) e il rischio di contagio di altri soggetti con micobatteri già resistenti. Si consideri che il campione studiato è un campione di convenienza che, anche per questo, non risente di particolari bias di selezione. 45 Conclusioni L’utilizzo del test GeneXpert anche solo per la valutazione della potenziale risposta alla terapia appare di grande utilità. Rimane da comprendere, sui grandi numeri, il profilo di costo-efficacia tenendo conto dei parametri di sensibilità, specificità e Valore Predittivo Positivo e della necessità di mettere a punto un algoritmo che ne aumenti la sensibilità attraverso la ripetizione. La prevalenza della Tubercolosi MDR-TB in pazienti HIV positivi già trattati per TB in passato sembra confermarsi sul 15% circa, un dato elevato anche per il contesto africano La mortalità per tubercolosi rimane alta specialmente nei pazienti con HIV e MDR-TB L’aggressività terapeutica necessità di un quadro che renda la diagnosi di MDRTB almeno più probabile di quanto non sia ora per evitare di passare in seconda linea un numero elevato di persone che non ne hanno bisogno. Tale quadro diagnostico (un algoritmo affidabile) non è al momento implementato su larga scala in nessun paese africano fatta eccezione per la Repubblica Sudafricana. 46 Bibliografia 1. Aaron L, Saadoun D, Calatroni I, Launay O, Memain N, et al. Tuberculosis in HIV-infected patients: a comprehensive review. Clin Microbiol Infect. 2004;10:388–398 2. Amor YB, Nemser B, Singh A, Sankin A, Schluger N. Underreported Threat of Multidrug Resistant Tuberculosis in Africa. Emerging Infectious Diseases, vol.14, No.9, Sept 2008 3. Anastasis D, Pillai G, Rambiritch V, Abdool Karim SS. A retrospective study of human immunodeficiency virus infection and drug-resistant tuberculosis in Durban, South Africa. Int J Tuberc Lung Dis. 1997;1:220–224. 4. Andrews JR, Shah NS, Weissman D, Moll AP, Friedland G, Gandhi NR. Predictors of multidrug- and extensively drug-resistant tuberculosis in a high HIV prevalence community. PLoS One. 2010 Dec 29;5(12):e15735. doi: 10.1371/journal.pone.0015735. 5. Ansari NA, Kombe AH, Kenyon TA, Hone NM, Tappero JW, et al. Pathology and causes of death in a group of 128 predominantly HIV-positive patients in Botswana, 1997–1998. Int J Tuberc Lung Dis 6: 55–63 (2002). 6. Anti-tuberculosis drug resistance in the world: The WHO/IUATLD Global Project on Anti-Tuberculosis Drug Resistance Surveillance. Geneva: World Health Organization; 1997. 7. Anti-tuberculosis drug resistance in the world: The WHO/IUATLD Global Project on Anti-Tuberculosis Drug Resistance Geneva: World Health Organization; 2000. Surveillance. Report 2: Prevalence and trends. 47 8. Auld AF, Mbofana F, Shiraishi RW, Alfredo C, Sanchez M, Ellerbrock TV, Nelson LJ. Incidence and determinants of tuberculosis among adults initiating antiretroviral therapy--Mozambique, 2004-2008. PLoS One. 2013;8(1):e54665. doi: 10.1371/journal.pone.0054665. Epub 2013 Jan 22. 9. Braun MM, Kilburn JO, Smithwick RW, Coulibaly IM, Coulibaly D, et al. HIV infection and primary resistance to antituberculosis drugs in Abidjan, Cote d'Ivoire. Aids. 1992;6:1327–1330 10. Brouwer M, Gudo PS, Simbe CM, Perdigão P, van Leth F. Are routine tuberculosis programme data suitable to report on antiretroviral therapy use of HIV-infected tuberculosis patients? BMC Res Notes. 2013 Jan 18;6:23. doi: 10.1186/1756-0500-6-23. 11. Brouwer M, Gudo PS, Simbe CM, Perdigão P, van Leth F. The effect of tuberculosis and antiretroviral treatment on CD4+ cell count response in HIVpositive tuberculosis patients in Mozambique. BMC Public Health. 2012 Aug 17;12:670. doi: 10.1186/1471-2458-12-670. 12. Brust JC, Gandhi NR, Carrara H, Osburn G, Padayatchi N. High treatment failure and default rates for patients with multidrug-resistant tuberculosis in KwaZulu-Natal, South Africa, 2000–2003. Int J Tuberc Lung Dis 2010; 14:413–9. 13. Chum HJ, O'Brien RJ, Chonde TM, Graf P, Rieder HL. An epidemiological study of tuberculosis and HIV infection in Tanzania, 1991–1993. Aids. 1996;10:299–309. 14. Cohen T, Murray M, Wallengren K, Alvarez GG, Samuel EY, et al. The prevalence and drug sensitivity of tuberculosis among patients dying in hospital in KwaZulu-Natal, South Africa: a postmortem study. PLoS Med 7: e1000296, ,2010. 48 15. Fattorini L, Iona E, Cirillo D, Migliori GB, Orefici G, Aziz M, Wright A, Tafaj S, Baig B, Mulliqi G, Maungate S, Cuna Z, Al-Busaidy S, Al-Suwaidi Z, Ceyhan I. External quality control of Mycobacterium tuberculosis drug susceptibility testing: results of two rounds in endemic countries. Int J Tuberc Lung Dis. 2008 Feb;12(2):214-7. 16. Frieden TR, Sherman LF, Maw KL, Fujiwara PI, Crawford JT, Nivin B, Sharp V, Hewlett D Jr, Brudney K, Alland D, Kreisworth BN. A multi-institutional outbreak of highly drug-resistant tuberculosis: epidemiology and clinical outcomes. JAMA. 1996 Oct 16;276(15):1229-35. 17. Gandhi NR, Andrews JR, Brust JC, Montreuil R, Weissman D, Heo M, Moll AP, Friedland GH, Shah NS.Risk factors for mortality among MDR- and XDR-TB patients in a high HIV prevalence setting. Int J Tuberc Lung Dis. 2012 Jan;16(1):90-7. doi: 10.5588/ijtld.11.0153. 18. Global tuberculosis control - surveillance, planning, financing. Geneva: World Health Organization; 2008. 19. Hazbon M H, Brimacombe M, Bobadilla del Valle M, et al. Population genetics study of isoniazid resistance mutations and evolution of multidrug-resistant Mycobacterium tuberculosis. Antimicrob Agents Chemoter 2006; 50: 2640-2649 20. Hom JK, Wang B, Chetty S, Giddy J, Mazibuko M, Allen J, Walensky RP, Losina E, Freedberg KA, Bassett IV. Drug-resistant tuberculosis among HIV-infected patients starting antiretroviral therapy in Durban, South Africa. PLoS One. 2012;7(8):e43281 21. Isaakidis P, Cox HS, Varghese B, Montaldo C, Da Silva E, Mansoor H, Ladomirska J, Sotgiu G, Migliori GB, Pontali E, Saranchuk P, Rodrigues C, 49 Reid T. Ambulatory multi-drug resistant tuberculosis treatment outcomes in a cohort of HIV-infected patients in a slum setting in Mumbai, India. PLoS One. 2011;6(12):e28066. doi: 10.1371/journal.pone.0028066. Epub 2011 Dec 1. 22. Iseman M.D. Tuberculosis therapy: past, present and future. Eur Respir J 2002; 20: Suppl. 36, 87s–94s DOI: 10.1183/09031936.02.00309102 Printed in UK – all rights reserved 23. Kenyon TA, Mwasekaga MJ, Huebner R, Rumisha D, Binkin N, et al. Low levels of drug resistance amidst rapidly increasing tuberculosis and human immunodeficiency virus co-epidemics in Botswana. Int J Tuberc Lung Dis. 1999;3:4–11. 24. Klopper M, Warren RM, Hayes C, Gey van Pittius NC, Streicher EM, Müller B, Sirgel FA, Chabula-Nxiweni M, Hoosain E, Coetzee G, David van Helden P, Victor TC, Trollip AP. Emergence and spread of extensively and totally drugresistant tuberculosis, South Africa. Emerg Infect Dis. 2013 Mar;19(3):449-55. doi: 10.3201//EID1903.120246. 25. Kurbatova EV, Cavanaugh JS, Shah NS, Wright A, Kim H, Metchock B, Van Deun A, Barrera L, Boulahbal F, Richter E, Martín-Casabona N, Arias F, Zemanova I,Drobniewski F, Santos Silva A, Coulter C, Lumb R, Cegielski JP. Rifampicin-resistant Mycobacterium tuberculosis: susceptibility to isoniazid and other anti-tuberculosis drugs.Int J Tuberc Lung Dis. 2012;16(3):355-7. 26. Kurbatova EV, Taylor A, Gammino VM, Bayona J, Becerra M, Danilovitz M, Falzon D, Gelmanova I, Keshavjee S, Leimane V, Mitnick CD, Quelapio MI, Riekstina V, Viiklepp P, Zignol M, Cegielski JP. Predictors of poor outcomes among patients treated for multidrug-resistant tuberculosis at DOTS-plus projects. 50 Tuberculosis (Edinb). 2012 Sep;92(5):397-403. doi: 10.1016/j.tube.2012.06.003. Epub 2012 Jul 10. 27. Lawn SD, Brooks SV, Kranzer K, Nicol MP, Whitelaw A, Vogt M, Bekker LG, Wood R Screening for HIV-associated tuberculosis and rifampicin resistance before antiretroviral therapy using the Xpert MTB/RIF assay: a prospective study. PLoS Med. 2011 Jul;8(7):e1001067. 28. Lawn SD, Harries AD, Meintjes G, Getahun H, Havlir DV, Wood R. Reducing deaths from tuberculosis in antiretroviral treatment programmes in sub-Saharan Africa. AIDS. 2012 Nov 13;26(17):2121-33 29. Lawn SD, Wilkinson RJ, Lipman MC, Wood R. Immune reconstitution and “unmasking” of tuberculosis during antiretroviral therapy. Am J Respir Crit Care Med. 2008;177:680–685. 30. Lucas SB, Hounnou A, Peacock C, Beaumel A, Djomand G, et al. The mortality and pathology of HIV infection in a west African city. AIDS 7: 1569– 1579 (1993). 31. Mac-Arthur A, Gloyd S, Perdigao P, Noya A, Sacarlal J, et al. Characteristics of drug resistance and HIV among tuberculosis patients in Mozambique. Int J Tuberc Lung Dis. 2001;5:894–902. 32. Manabe YC, Hermans SM, Lamorde M, Castelnuovo B, Mullins CD, Kuznik A. Rifampicin for continuation phase tuberculosis treatment in Uganda: a costeffectiveness analysis. PLoS One. 2012;7(6):e39187. doi: 10.1371/journal.pone.0039187. Epub 2012 Jun 18. 33. Marazzi MC, Guidotti G, Liotta G and Palombi L. DREAM: an integrated faithbased initiative to treat HIV/AIDS in Mozambique: case study . WHO Publication, ISBN 92 4 159298 2, Genève 2005 51 34. Menzies NA, Cohen T, Lin HH, Murray M, Salomon JA. Population Health Impact and Cost-Effectiveness of Tuberculosis Diagnosis with Xpert MTB/RIF: A Dynamic Simulation and Economic Evaluation. PLoS Med. 2012;9(11):e1001347. doi: 10.1371/journal.pmed.1001347. Epub 2012 Nov 20 35. Mitnick CD, Franke MF, Rich ML, Alcantara Viru FA, Appleton SC, Atwood SS, Bayona JN, Bonilla CA, Chalco K, Fraser HS, Furin JJ, Guerra D, Hurtado RM, Joseph K, Llaro K, Mestanza L, Mukherjee JS, Muñoz M, Palacios E, Sanchez E, Seung KJ, Shin SS, Sloutsky A, Tolman AW, Becerra MC. Aggressive regimens for multidrug-resistant tuberculosis decrease all-cause mortality. PLoS One. 2013;8(3):e58664. doi: 10.1371/journal.pone.0058664. Epub 2013 Mar 13. 36. Murray J, Sonnenberg P, Shearer S, Godfrey-Faussett P. Drug-resistant pulmonary tuberculosis in a cohort of southern African goldminers with a high prevalence of HIV infection. S Afr Med J. 2000;90:381–386. 37. Narasimooloo R, Ross A. Delay in commencing treatment for MDR TB at a specialized TB treatment centre in KwaZulu-Natal. S Afr Med J. 2012 May 8;102(6 Pt 2):360-2. 38. Nunes EA, De Capitani EM, Coelho E, Joaquim OA, Figueiredo IR, Cossa AM, Panunto AC, Carvalho-Ramos M. Patterns of anti-tuberculosis drug resistance among HIV-infected patients in Maputo, Mozambique, 2002-2003. Int J Tuberc Lung Dis. 2005 May;9(5):494-500. 39. Palacios E, Franke M, Muñoz M, Hurtado R, Dallman R, Chalco K, Guerra D, Mestanza L, Llaro K, Bonilla C, Sebastian J, Bayona J, Lygizos M, Anger H, Shin S. HIV-positive patients treated for multidrug-resistant tuberculosis: clinical 52 outcomes in the HAART era. Int J Tuberc Lung Dis. 2012;16(3):348-54. doi: 10.5588/ijtld.11.0473. 40. Palomino JC, Leão S, Ritacco V. Tuberculosis 2007: From basic science to patient care. Available on www.tuberculosistextbook.com 41. Pfeiffer J, Montoya P, Baptista AJ, Karagianis M, Pugas Mde M, Micek M, Johnson W, Sherr K, Gimbel S, Baird S, Lambdin B, Gloyd S. Integration of HIV/AIDS services into African primary health care: lessons learned for health system strengthening in Mozambique - a case study. J Int AIDS Soc. 2010 Jan 20;13:3. doi: 10.1186/1758-2652-13-3. 42. Post FA, Wood R. HIV infection is not associated with an increased rate of drugresistant tuberculosis. S Afr Med J. 1997;87:903. 43. Rana F, Hawken MP, Meme HK, Chakaya JM, Githui WA, et al. Autopsy findings in HIV-1-infected adults in Kenya. J Acquir Immune Defic Syndr Hum Retrovirol 14: 83–85 (1997). 44. Samo Gudo P, Cuna Z, Coelho E, Maungate S, Borroni E, Miotto P, Ahmadova S, Brouwer M, Migliori GB, Zignol M, Cirillo DM. Is multidrugresistant tuberculosis on the rise in Mozambique? Results of a national drug resistance survey. Eur Respir J. 2011 Jul;38(1):222-4. doi: 10.1183/09031936.00182010. 45. Sanchez M, Bartholomay P, Arakaki-Sanchez D, Enarson D, Bissell K, Barreira D, Harries A, Kritski A. Outcomes of TB treatment by HIV status in national recording systems in Brazil, 2003-2008. PLoS One. 2012;7(3):e33129. doi: 10.1371/journal.pone.0033129. Epub 2012 Mar 21. 53 46. Satti H, McLaughlin MM, Hedt-Gauthier B, Atwood SS, Omotayo DB, Ntlamelle L, Seung KJ. Outcomes of multidrug-resistant tuberculosis treatment with early initiation of antiretroviral therapy for HIV co-infected patients in Lesotho. PLoS One. 2012;7(10):e46943. doi: 10.1371/journal.pone.0046943. Epub 2012 Oct 24. 47. Simon S, Chu K, Frieden M, Candrinho B, Ford N, Schneider H, Biot M. An integrated approach of community health worker support for HIV/AIDS and TB care in Angónia district, Mozambique. BMC Int Health Hum Rights. 2009 Jul 17;9:13. doi: 10.1186/1472-698X-9-13. 48. Talenti A, Imboden P, Marchesi F, et al. Detection of rifampicin-resistance mutations in Mycobacterium tuberculosis. Lancet 1993; 341: 647-650 49. UNAIDS report on Global Epidemics 2012 50. Viegas SO, Machado A, Groenheit R, Ghebremichael S, Pennhag A, Gudo PS, Cuna Z, Miotto P, Hill V, Marrufo T, Cirillo DM, Rastogi N, Källenius G, Koivula T. Molecular diversity of Mycobacterium tuberculosis isolates from patients with pulmonary tuberculosis in Mozambique. BMC Microbiol. 2010 Jul 21;10:195. doi: 10.1186/1471-2180-10-195. 51. Vorkas C, Kayira D, van der Horst C, Hoffman I, Hosseinipour M, Kanyemba C, Nguluwe N, Chikaonda T, Kalikhoka M, Kalaundi D, Namarika D, Gilligan P, Krysiak R. Tuberculosis Drug Resistance and Outcomes among Tuberculosis Inpatients in Lilongwe, Malawi. Malawi Med J. 2012 Jun;24(2):21-4. 52. Whalen C, Horsburgh CR, Hom D, Lahart C, Simberkoff M, et al. Accelerated course of human immunodeficiency virus infection after tuberculosis. Am J Respir Crit Care Med. 1995;151:129–135. 54 53. WHO – TB/HIV Facts 2012-2013, http://www.who.int/tb/publications/factsheet_tbhiv.pdf 54. WHO - Global Tuberculosis Report 2012, Geneva 2012 55. WHO - Policy on collaborative TB/HIV activities Guidelines for national programmes and other stakeholders, Geneva 2011 56. Zhang Y, Yew W W, Mechanism of drug resistance in Mycobacterium tuberculosis. Int J Tuberc Lung Dis 13(11):1320-1330. 2009 55