ECO DEL SANTUARIO - Santuario di Oropa

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ECO DEL SANTUARIO - Santuario di Oropa
ECO DEL
N° 2 - Aprile/Giugno 2010 - Trimestrale - Anno CXIII - Sped. in Abb. Post. - Art. 2 - Comma 20/c - Legge 662/96 - VC
SACRE FUNZIONI
Orari Festivi
Basilica
Antica
7.30
9.00
10.30
S. Messa
S. Messa
S. Messa
Basilica
Sup.
11.45
15.15
16.30
18.15
Rosario e
Processione eucaristica
S. Messa
S. Messa
S. Messa
Orari Feriali
7.10
Basilica
Antica
Lodi
7.30
11.30
tutti i giorni
8-12
15-19
Festivo:
mezz'ora prima
della S. Messa
16.30
18.15
S. Messa S. Messa
prefestiva prefestiva
S. Messa
Luglio e
Agosto
Confessioni
Basilica
Sup.
10.30
S. Messa S. Messa S. Messa
Basilica
Sup.
Basilica
Antica
9.00
Eco del Santuario di Oropa
Periodico trimestrale
Anno 113 - N°2 - 2010
Direttore Responsabile
Canonico Michele Berchi
Redazione
Santuario - 13813 Oropa (BI)
Sito internet: www.santuariodioropa.it
Autorizzazione Tribunale di Biella
n°27 del 07/09/1950
Sped. in Abb. Postale - Art. 2
Comma 20/c - Legge 662/96 - VC
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intestato a: Canonico Rettore
Santuario di Oropa - 13813 Oropa (BI)
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Ufficio Tecnico 255.51.205
Istituto Figlie di Maria 255.51.223
Uff. Accoglienza
Tel. 255.51.200 Fax 255.51.219
[email protected]
Uff. Offerte 255.51.222
Uff. Postale 24.55.903
Osservatorio 24.55.928
Funivie 24.55.929
Guardia notturna 335.81.83.278
Guardia medica estiva 24.55.958
SOMMARIO
La parola del Rettore
pag. 4
Alla scuola di Benedetto
pag. 7
Le ferite della Chiesa
Il martirio di Mons. Padovese
S. Em. Card. Scola
Nel Getzemani
La carne e il celibato
pag. 12
pag. 14
pag. 16
pag. 17
Estate a Oropa
pag. 23
Spettacolo-evento Oropa è... pag. 26
Vita in Santuario
pag. 27
Pellegrinaggi
pag. 39
Sovrano Militare Ordine di Malta pag. 44
Giovani di Bologna
pag. 46
Matrimoni e Battesimi
pag. 46
Quando il Prof. è un amico
pag. 47
Visite in Santuario
pag. 48
Intervista a Marco Bersanelli pag. 50
Meeting di Rimini
pag. 53
Recensioni
pag. 54
Controcorrente
pag. 57
In memoria
pag. 58
Offerte al Santuario
pag. 59
La Parola del Rettore
Carissimi pellegrini e amici di Oropa,
alcuni mesi fa, un carissimo amico mi raccontò di essere stato in Irlanda a
trascorrere la vacanze di Natale e di essersi
trovato nella Notte Santa nella cattedrale
di Dublino, dove l’Arcivescovo aveva celebrato la S. Messa di mezzanotte. Al termine della toccante celebrazione, il Cardinale
si era rivolto ai fedeli presenti confidando
loro che quello era stato, per lui, il Natale
più triste della sua vita. Lo scandalo che ha
investito la Chiesa in Irlanda non era ancora scoppiato in tutta la sua drammaticità,
ma già si assommavano le notizie di vari
casi di delitti di alcuni sacerdoti. Il Cardinale, in quell’occasione, rivelò che anche
un Vescovo stava per rassegnare le proprie
dimissioni perché accusato di aver gesti4
to malamente dei casi di pedofilia nella
sua Diocesi. Ne seguì un grande applauso.
Proprio così, un applauso. Nessuno (per lo
meno ad uno sguardo generale) si unì al
dolore del proprio Pastore, ma la maggioranza manifestò distacco e, chissà, forse
sarò troppo cattivo, ma addirittura soddisfazione.
Certamente, tutti davanti a dei crimini
desideriamo si faccia luce e si giunga alla
verità, ma se capitasse che un proprio famigliare ne fosse coinvolto, senza indugio
aiuteremmo il corso della giustizia, ma
certo tra le lacrime e non con scroscianti
applausi.
Quello che ferisce della reazione dei nostri
fratelli irlandesi, in quel caso, che speriamo circoscritto, è proprio questo sentirsi
plaudenti spettatori di una sconvolgente
tragedia. Tutta la liturgia, le preghiere, la
Parola di Dio, l’omelia, finanche la Comunione della S. Messa di Natale era come se
non avessero inciso per nulla sul giudizio
sul dramma imminente.
le vicende della vita e della storia, potremo
moltiplicare le celebrazioni e gli anniversari, ma saranno per ricordare un passato
Ho iniziato questo bollettino con queste
amare considerazioni, certamente non per
aggiungermi al triste coro di chi si lamenta, ma perché da questo episodio ed altri
simili sono scaturite in me alcune riflessioni che, a mio parere, riguardano il nostro
amato Santuario.
Mancano 10 anni alla solenne quinta incoronazione della Regina del Monte di Oropa;
cento anni fa, i biellesi l’hanno riconosciuta come Patrona della Diocesi e, con Santo
Stefano, della Città di Biella; 50 anni fa si è
svolta la solenne dedicazione di quella che,
ora, si chiama Basilica Superiore; insomma
il 2010 risulta essere un anno carico di ricorrenze significative che ci richiamano ad
una secolare storia di fede.
Ma, appunto, di quale fede stiamo parlando? Questo è l’interrogativo che mi
sorge prepotentemente dal cuore quando
presto attenzione a ciò che stiamo vivendo
come Chiesa in questo stesso 2010.
L’episodio irlandese (che ho usato come
esempio) ci deve mettere in allarme: se la
fede di cui si parla rimane dualisticamente
separata dal modo con cui poi giudichiamo
che non è più, il nostalgico ricordo di un
bel tempo ormai perduto.
Ciò che ha fatto nascere Oropa e l’ha resa
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viva nei secoli è invece la fede di uomini e
donne che, pur nei loro peccati, hanno saputo riconoscere la presenza viva di Gesù
e si sono affidati a sua Madre per essere
aiutati a non staccarsi da Lui.
Il Papa, ferito fino alle lacrime, dal male
perpetrato da pastori della Chiesa ci ha indicato la strada. Ci ha sorpresi tutti quanti,
coloro che applaudivano e coloro che avevano già eretto barricate di strenua difesa
contro quello che poi è diventato sempre
più un orchestrato attacco alla chiesa cattolica. Ci ha sorpresi con una posizione che
nasce dalla vera fede e che ha surclassato
anche i più acerrimi nemici: ha avuto il coraggio di stare di fronte al male, a tutto
il male, senza fuggire. “Questa è una occasione che chiede la nostra conversione”,
ci ha detto; l’occasione per far vedere al
mondo che la nostra forza consiste nella
Misericordia di un Altro e non nella no-
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stra misera coerenza. Ci ha fatti ritornare
a Gesù, ci ha mostrato che solo stretti a
Lui possiamo resistere davanti al male che
miete vittime anche tra di noi. Ci ha fatto
vedere che la vera giustizia per le vittime
e per i carnefici non la si può ottenere, né
scontare prescindendo da Gesù.
Vogliamo imparare questo modo cristiano di guardare la realtà e la storia, perché
come ancora ci ha detto Benedetto XVI “Il
nostro contributo di cristiani sarà decisivo
solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà”.
Gli articoli e gli interventi di questo bollettino hanno questo desiderio: contribuire,
seppur in minima parte, a festeggiare la
storia di una fede che sia reale contributo
al vivere di tutti, proprio come Oropa ha
fatto nei secoli.
Alla scuola di Benedetto
CONCLUSIONE DELL’ANNO SACERDOTALE
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù
Piazza San Pietro - Venerdì, 11 giugno 2010
Cari confratelli nel ministero sacerdotale,
Cari fratelli e sorelle,
l’Anno Sacerdotale che abbiamo celebrato,
150 anni dopo la morte del santo Curato
d’Ars, modello del ministero sacerdotale
nel nostro mondo, volge al termine. Dal
Curato d’Ars ci siamo lasciati guidare, per
comprendere nuovamente la grandezza e
la bellezza del ministero sacerdotale. Il sacerdote non è semplicemente il detentore
di un ufficio, come quelli di cui ogni società ha bisogno affinché in essa possano
essere adempiute certe funzioni. Egli invece fa qualcosa che nessun essere umano può fare da sé: pronuncia in nome di
Cristo la parola dell’assoluzione dai nostri
peccati e cambia così, a partire da Dio, la
situazione della nostra vita. Pronuncia sulle offerte del pane e del vino le parole di
ringraziamento di Cristo che sono parole
di transustanziazione – parole che rendono
presente Lui stesso, il Risorto, il suo Corpo
e suo Sangue, e trasformano così gli elementi del mondo: parole che spalancano
il mondo a Dio e lo congiungono a Lui. Il
sacerdozio è quindi non semplicemente
«ufficio», ma sacramento: Dio si serve di un
povero uomo al fine di essere, attraverso
lui, presente per gli uomini e di agire in loro
favore. Questa audacia di Dio, che ad esseri
umani affida se stesso; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini
capaci di agire e di essere presenti in vece
sua – questa audacia di Dio è la cosa veramente grande che si nasconde nella parola
«sacerdozio». Che Dio ci ritenga capaci di
questo; che Egli in tal modo chiami uomini
al suo servizio e così dal di dentro si leghi
ad essi: è ciò che in quest’anno volevamo
nuovamente considerare e comprendere.
Volevamo risvegliare la gioia che Dio ci sia
così vicino, e la gratitudine per il fatto che
Egli si affidi alla nostra debolezza; che Egli
ci conduca e ci sostenga giorno per giorno.
Volevamo così anche mostrare nuovamente ai giovani che questa vocazione, questa
comunione di servizio per Dio e con Dio,
esiste – anzi, che Dio è in attesa del nostro
«sì». Insieme alla Chiesa volevamo nuovamente far notare che questa vocazione la
dobbiamo chiedere a Dio. Chiediamo operai per la messe di Dio, e questa richiesta a
Dio è, al tempo stesso, un bussare di Dio al
cuore di giovani che si ritengono capaci di
ciò di cui Dio li ritiene capaci. Era da aspettarsi che al «nemico» questo nuovo brillare
del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli
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avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori
dal mondo. E così è successo che, proprio
in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i
peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso
nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio
a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo
contrario. Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di
voler fare tutto il possibile affinché un tale
abuso non possa succedere mai più; promettere che nell’ammissione al ministero
sacerdotale e nella formazione durante il
cammino di preparazione ad esso faremo
tutto ciò che possiamo per vagliare l’autenticità della vocazione e che vogliamo
ancora di più accompagnare i sacerdoti nel
loro cammino, affinché il Signore li protegga e li custodisca in situazioni penose
e nei pericoli della vita. Se l’Anno Sacerdotale avesse dovuto essere una glorificazione della nostra personale prestazione
umana, sarebbe stato distrutto da queste
vicende. Ma si trattava per noi proprio del
contrario: il diventare grati per il dono di
Dio, dono che si nasconde “in vasi di creta”
e che sempre di nuovo, attraverso tutta la
debolezza umana, rende concreto in questo mondo il suo amore. Così consideriamo
quanto è avvenuto quale compito di purificazione, un compito che ci accompagna
verso il futuro e che, tanto più, ci fa riconoscere ed amare il grande dono di Dio. In
questo modo, il dono diventa l’impegno di
rispondere al coraggio e all’umiltà di Dio
con il nostro coraggio e la nostra umiltà. La
parola di Cristo, che abbiamo cantato come
canto d’ingresso nella liturgia, può dirci in
questa ora che cosa significhi diventare ed
essere sacerdoti: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite
e umile di cuore” (Mt 11,29).
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Celebriamo la festa del Sacro Cuore di
Gesù e gettiamo con la liturgia, per così
dire, uno sguardo dentro il cuore di Gesù,
che nella morte fu aperto dalla lancia del
soldato romano. Sì, il suo cuore è aperto
per noi e davanti a noi – e con ciò ci è
aperto il cuore di Dio stesso. La liturgia
interpreta per noi il linguaggio del cuore
di Gesù, che parla soprattutto di Dio quale pastore degli uomini, e in questo modo
ci manifesta il sacerdozio di Gesù, che è
radicato nell’intimo del suo cuore; così ci
indica il perenne fondamento, come pure
il valido criterio, di ogni ministero sacerdotale, che deve sempre essere ancorato al
cuore di Gesù ed essere vissuto a partire da
esso. Vorrei oggi meditare soprattutto sui
testi con i quali la Chiesa orante risponde
alla Parola di Dio presentata nelle letture.
In quei canti parola e risposta si compenetrano. Da una parte, essi stessi sono tratti dalla Parola di Dio, ma, dall’altra, sono
al contempo già la risposta dell’uomo a
tale Parola, risposta in cui la Parola stessa si comunica ed entra nella nostra vita.
Il più importante di quei testi nell’odierna
liturgia è il Salmo 23 (22) – “Il Signore è il
mio pastore” –, nel quale l’Israele orante
ha accolto l’autorivelazione di Dio come
pastore, e ne ha fatto l’orientamento per
la propria vita. “Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla”: in questo primo versetto si esprimono gioia e gratitudine per
il fatto che Dio è presente e si occupa di
noi. La lettura tratta dal Libro di Ezechiele comincia con lo stesso tema: “Io stesso
cercherò le mie pecore e ne avrò cura” (Ez
34,11). Dio si prende personalmente cura di
me, di noi, dell’umanità. Non sono lasciato
solo, smarrito nell’universo ed in una società davanti a cui si rimane sempre più
disorientati. Egli si prende cura di me. Non
è un Dio lontano, per il quale la mia vita
conterebbe troppo poco. Le religioni del
mondo, per quanto possiamo vedere, han-
no sempre saputo che, in ultima analisi, c’è
un Dio solo. Ma tale Dio era lontano. Apparentemente Egli abbandonava il mondo ad
altre potenze e forze, ad altre divinità. Con
queste bisognava trovare un accordo. Il Dio
unico era buono, ma tuttavia lontano. Non
costituiva un pericolo, ma neppure offriva
un aiuto. Così non era necessario occuparsi di Lui. Egli non dominava. Stranamente,
questo pensiero è riemerso nell’Illuminismo. Si comprendeva ancora che il mondo
presuppone un Creatore. Questo Dio, però,
aveva costruito il mondo e poi si era evidentemente ritirato da esso. Ora il mondo
aveva un suo insieme di leggi secondo cui
si sviluppava e in cui Dio non interveniva,
non poteva intervenire. Dio era solo un’origine remota. Molti forse non desideravano
neppure che Dio si prendesse cura di loro.
Non volevano essere disturbati da Dio. Ma
laddove la premura e l’amore di Dio vengono percepiti come disturbo, lì l’essere umano è stravolto. È bello e consolante sapere
che c’è una persona che mi vuol bene e si
prende cura di me. Ma è molto più decisivo
che esista quel Dio che mi conosce, mi ama
e si preoccupa di me. “Io conosco le mie
pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv
10,14), dice la Chiesa prima del Vangelo con
una parola del Signore. Dio mi conosce, si
preoccupa di me. Questo pensiero dovrebbe renderci veramente gioiosi. Lasciamo
che esso penetri profondamente nel
nostro intimo. Allora comprendiamo
anche che cosa significhi: Dio vuole
che noi come sacerdoti, in un piccolo punto della storia, condividiamo
le sue preoccupazioni per gli uomini. Come sacerdoti, vogliamo essere
persone che, in comunione con la
sua premura per gli uomini, ci prendiamo cura di loro, rendiamo a loro
sperimentabile nel concreto questa
premura di Dio. E, riguardo all’ambito a lui affidato, il sacerdote, insieme col Signore, dovrebbe poter dire:
“Io conosco le mie pecore e le mie pecore
conoscono me”. “Conoscere”, nel significato della Sacra Scrittura, non è mai soltanto
un sapere esteriore così come si conosce il
numero telefonico di una persona. “Conoscere” significa essere interiormente vicino
all’altro. Volergli bene. Noi dovremmo cercare di “conoscere” gli uomini da parte di
Dio e in vista di Dio; dovremmo cercare di
camminare con loro sulla via dell’amicizia
di Dio.
Ritorniamo al nostro Salmo. Lì si dice:
“Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una
valle oscura, non temo alcun male, perché
tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza” (23 [22], 3s).
Il pastore indica la strada giusta a coloro
che gli sono affidati. Egli precede e li guida. Diciamolo in maniera diversa: il Signore
ci mostra come si realizza in modo giusto
l’essere uomini. Egli ci insegna l’arte di essere persona. Che cosa devo fare per non
precipitare, per non sperperare la mia vita
nella mancanza di senso? È, appunto, questa la domanda che ogni uomo deve porsi e che vale in ogni periodo della vita. E
quanto buio esiste intorno a tale domanda
nel nostro tempo! Sempre di nuovo ci viene
in mente la parola di Gesù, il quale aveva
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compassione per gli uomini, perché erano
come pecore senza pastore. Signore, abbi
pietà anche di noi! Indicaci la strada! Dal
Vangelo sappiamo questo: Egli stesso è la
via. Vivere con Cristo, seguire Lui – questo
significa trovare la via giusta, affinché la
nostra vita acquisti senso ed affinché un
giorno possiamo dire: “Sì, vivere è stata
una cosa buona”. Il popolo d’Israele era ed
è grato a Dio, perché Egli nei Comandamenti ha indicato la via della vita. Il grande
Salmo 119 (118) è un’unica espressione di
gioia per questo fatto: noi non brancoliamo nel buio. Dio ci ha mostrato qual è la
via, come possiamo camminare nel modo
giusto. Ciò che i Comandamenti dicono è
stato sintetizzato nella vita di Gesù ed è
divenuto un modello vivo. Così capiamo
che queste direttive di Dio non sono catene, ma sono la via che Egli ci indica. Possiamo essere lieti per esse e gioire perché
in Cristo stanno davanti a noi come realtà
vissuta. Egli stesso ci ha resi lieti. Nel camminare insieme con Cristo facciamo l’esperienza della gioia della Rivelazione, e come
sacerdoti dobbiamo comunicare alla gente
la gioia per il fatto che ci è stata indicata
la via giusta della vita.
C’è poi la parola concernente la “valle
oscura” attraverso la quale il Signore guida
l’uomo. La via di ciascuno di noi ci condurrà un giorno nella valle oscura della
morte in cui nessuno può accompagnarci.
Ed Egli sarà lì. Cristo stesso è disceso nella
notte oscura della morte. Anche lì Egli non
ci abbandona. Anche lì ci guida. “Se scendo negli inferi, eccoti”, dice il Salmo 139
(138). Sì, tu sei presente anche nell’ultimo
travaglio, e così il nostro Salmo responsoriale può dire: pure lì, nella valle oscura,
non temo alcun male. Parlando della valle
oscura possiamo, però, pensare anche alle
valli oscure della tentazione, dello scoraggiamento, della prova, che ogni persona
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umana deve attraversare. Anche in queste
valli tenebrose della vita Egli è là. Sì, Signore, nelle oscurità della tentazione, nelle ore dell’oscuramento in cui tutte le luci
sembrano spegnersi, mostrami che tu sei
là. Aiuta noi sacerdoti, affinché possiamo
essere accanto alle persone a noi affidate
in tali notti oscure. Affinché possiamo mostrare loro la tua luce.
“Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno
sicurezza”: il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono
irrompere tra il gregge; contro i briganti che
cercano il loro bottino. Accanto al bastone
c’è il vincastro che dona sostegno ed aiuta
ad attraversare passaggi difficili. Ambedue
le cose rientrano anche nel ministero della
Chiesa, nel ministero del sacerdote. Anche
la Chiesa deve usare il bastone del pastore,
il bastone col quale protegge la fede contro
i falsificatori, contro gli orientamenti che
sono, in realtà, disorientamenti. Proprio
l’uso del bastone può essere un servizio di
amore. Oggi vediamo che non si tratta di
amore, quando si tollerano comportamenti
indegni della vita sacerdotale. Come pure
non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento
della fede, come se noi autonomamente
inventassimo la fede. Come se non fosse
più dono di Dio, la perla preziosa che non
ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso,
però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore – vincastro
che aiuti gli uomini a poter camminare su
sentieri difficili e a seguire il Signore.
Alla fine del Salmo si parla della mensa preparata, dell’olio con cui viene unto il capo,
del calice traboccante, del poter abitare
presso il Signore. Nel Salmo questo esprime innanzitutto la prospettiva della gioia
per la festa di essere con Dio nel tempio,
di essere ospitati e serviti da Lui stesso, di
poter abitare presso di Lui. Per noi che preghiamo questo Salmo con Cristo e col suo
Corpo che è la Chiesa, questa prospettiva
di speranza ha acquistato un’ampiezza ed
una profondità ancora più grandi. Vediamo
in queste parole, per così dire, un’anticipazione profetica del mistero dell’Eucaristia
in cui Dio stesso ci ospita offrendo se stesso a noi come cibo – come quel pane e quel
vino squisito che, soli, possono costituire
l’ultima risposta all’intima fame e sete
dell’uomo. Come non essere lieti di poter
ogni giorno essere ospiti alla mensa stessa di Dio, di abitare presso di Lui? Come
non essere lieti del fatto che Egli ci ha comandato: “Fate questo in memoria di me”?
Lieti perché Egli ci ha dato di preparare la
mensa di Dio per gli uomini, di dare loro il
suo Corpo e il suo Sangue, di offrire loro il
dono prezioso della sua stessa presenza. Sì,
possiamo con tutto il cuore pregare insieme le parole del Salmo: “Bontà e fedeltà mi
saranno compagne tutti i giorni della mia
vita” (23 [22], 6).
Alla fine gettiamo ancora brevemente uno
sguardo sui due canti alla comunione propostici oggi dalla Chiesa nella sua liturgia.
C’è anzitutto la parola con cui san Giovanni
conclude il racconto della crocifissione di
Gesù: “Un soldato gli trafisse il costato con
la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua”
(Gv 19,34). Il cuore di Gesù viene trafitto
dalla lancia. Esso viene aperto, e diventa
una sorgente: l’acqua e il sangue che ne
escono rimandano ai due Sacramenti fondamentali dei quali la Chiesa vive: il Battesimo e l’Eucaristia. Dal costato squarciato
del Signore, dal suo cuore aperto scaturisce la sorgente viva che scorre attraverso
i secoli e fa la Chiesa. Il cuore aperto è
fonte di un nuovo fiume di vita; in questo
contesto, Giovanni certamente ha pensato
anche alla profezia di Ezechiele che vede
sgorgare dal nuovo tempio un fiume che
dona fecondità e vita (Ez 47): Gesù stesso
è il tempio nuovo, e il suo cuore aperto è la
sorgente dalla quale esce un fiume di vita
nuova, che si comunica a noi nel Battesimo
e nell’Eucaristia.
La liturgia della Solennità del Sacro Cuore di Gesù prevede, però, come canto di
comunione anche un’altra parola, affine
a questa, tratta dal Vangelo di Giovanni:
Chi ha sete, venga a me. Beva chi crede
in me. La Scrittura dice: “Sgorgheranno
da lui fiumi d’acqua viva” (cfr Gv 7,37s).
Nella fede beviamo, per così dire, dall’acqua viva della Parola di Dio. Così il credente diventa egli stesso una sorgente, dona
alla terra assetata della storia acqua viva.
Lo vediamo nei santi. Lo vediamo in Maria che, quale grande donna di fede e di
amore, è diventata lungo i secoli sorgente
di fede, amore e vita. Ogni cristiano e ogni
sacerdote dovrebbero, a partire da Cristo,
diventare sorgente che comunica vita agli
altri. Noi dovremmo donare acqua della
vita ad un mondo assetato. Signore, noi ti
ringraziamo perché hai aperto il tuo cuore
per noi; perché nella tua morte e nella tua
risurrezione sei diventato fonte di vita. Fa’
che siamo persone viventi, viventi dalla tua
fonte, e donaci di poter essere anche noi
fonti, in grado di donare a questo nostro
tempo acqua della vita. Ti ringraziamo per
la grazia del ministero sacerdotale. Signore, benedici noi e benedici tutti gli uomini
di questo tempo che sono assetati e in ricerca.
Amen.
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Le ferite della Chiesa
IL MARTIRIO DI MONS. PADOVESE
07/06/2010 TURCHIA - VATICANO
In ricordo di mons. Padovese, martire che ha amato la Turchia
di Maria Grazia Zambon
Un ritratto del vescovo ucciso il 3 giugno scorso,
la sua bontà fraterna con cristiani e musulmani;
la sua tenacia a far rivivere le Chiese fondate da
S. Paolo. Una meditazione da parte di una collaboratrice di mons. Padovese.
Iskenderun (AsiaNews) - Un fulmine a ciel
sereno. Nel mio ufficio parrocchiale stavo
ripensando al colloquio appena terminato con il Provinciale dei gesuiti in Medio
Oriente – si parlava della piccola comunità
cristiana in Turchia e del suo futuro in questa terra – quando arriva una telefonata
dalla Francia che in un italiano stentato,
mi chiede se è vero che era stato ammazzato mons. Padovese. Mi sento rabbrividire e rimbrotto: “Ma che razza di scherzo é
questo?”.
“Cosi scrivono le agenzie turche e volevamo averne conferma”, ribadisce la donna
dall’altra parte della cornetta, pregandomi
di interessarmi della veridicità della notizia.
Da qui il tam tam delle telefonate, ricevendo solo un’amara e sconcertante risposta:
“É vero”. Solo una mezz’ora prima l’autista
del vescovo Luigi Padovese, un giovane
26enne, non sposato, turco e musulmano,
aveva accoltellato e sgozzato colui da cui
aveva sempre ricevuto solo del bene.
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Sul perché rimangono profondi dubbi fatti
di luce e di ombre inspiegabili, confessioni
bizzarre e contraddittorie dell’omicida.
La triste e dolorosa verità é che il Vicario
episcopale dell’Anatolia, pastore e guida di
un gregge che ora si sente smarrito impaurito e sgomento, non c’é più.
Avvolti in un pesante silenzio, i suoi cristiani hanno cominciato ad arrivare in Vicariato, nella sua casa qui ad Iskenderun
- una città portuale nel sud della Turchia
ai confini con la Siria -alla spicciolata, per
cercare di capire, per sentirsi uniti tra loro,
per ricevere conforto, per pregare per l’anima del loro amato vescovo.
Un uomo colto e semplice
Uomo colto, uno studioso che ancor prima di diventare vescovo di questa Chiesa,
ha amato la Turchia, questi luoghi dove il
cristianesimo si é sviluppato e teologica-
mente strutturato con le prime comunità
cristiane e i primi concili. Impegnato a far
conoscere la storia di questa terra attraverso simposi, convegni, guide per pellegrini e turisti e pubblicazioni così numerose
da essere difficilmente elencabili.
Ma anche uomo semplice, alla mano, umile
persona della carità impegnato ad aiutare
i poveri i sofferenti, i bisognosi attraverso
il prezioso strumento della Caritas. Uomo
dalle buone relazioni.
Sapeva parlare ai semplici e ai dotti, agli
uomini di cultura e alle autorità civili e religiose.
Aveva una parola buona per tutti e si intratteneva amabilmente con i numerosi
pellegrini che giungevano in questi luoghi
da tutto il mondo.
Basterebbe sfogliare i numerosi fax e le
email che stanno giungendo in questi giorni in segno di condoglianze e dolore partecipato, per intuire almeno un poco la fitta
rete di relazioni che era riuscito ad intessere un po’ ovunque.
Uomo del dialogo ecumenico e inter-religioso, basti ricordare gli ottimi rapporti con
il mufti della regione e la profonda amicizia con Sua santità Bartolomeo I e tutti i
vescovi e fratelli ortodossi e protestanti.
Testimone del Vangelo
fra le difficoltà
Uomo appassionato della vita, ma ancor
più del Vangelo diffuso prima di tutto in
questa terra non certo facile.
Cosi scriveva ai suoi fedeli nella sua Lettera Pastorale di due anni fa: “Fratelli carissimi, il Signore Nostro vi doni la pace.
Prego perché questa sua pace sia sempre
con voi. Il compito di un vescovo non é solo
quello di interessarsi delle persone che gli
sono state affidate, istruirle e guidarle,
ma anche e soprattutto pregare per loro.
So bene come sta diminuendo il numero
della comunità cristiana in Anatolia, vedo
bene le sue necessità e sono consapevole
del bisogno della preghiera reciproca. Sono
quasi tre anni che la bontà del Signore mi
ha mandato tra voi. Non posso certo dire
che sono stati anni facili. Molti problemi
e preoccupazioni hanno cacciato la mia
tranquillità e anch’io come Pietro in mezzo
al mare ho gridato al Signore: “Aiutami sto
affogando”. Ma nello stesso tempo devo
dire che ringrazio il Signore per essere stato con voi e per essere stato un pezzo della nostra Chiesa in Anatolia. Le difficoltà
che ho vissuto forse dimostrano veramente
quanto ho amato o no questa comunità”.
E conclude: “Vi invito a leggere le lettere
di san Paolo e sia lui sempre la guida delle
Chiese in Anatolia da lui fondate e interceda presso Dio perché come Lui possiamo
testimoniare il Vangelo”.
L’ho voluto vedere un’ultima volta. Là in
obitorio nella bara di zinco avvolto nella
sua talare episcopale con un semplice rosario di legno tra le mani. Il volto sereno,
nonostante i colpi violenti e la dolorosa
agonia, sgozzato come un agnello.
Quel volto limpido e luminoso di sempre,
pacifico e pacificante.
Intercedi per noi, p. Luigi, intercedi per la
tua Chiesa, per la gente che qui hai amato e stimato. Quello che non sei riuscito o
non hai potuto fare quaggiù, fallo ora dal
Cielo.
13
Medio Oriente
S. Em. Card. Scola, Patriarca di Venezia:
I MUSULMANI IMPARINO DAGLI ERRORI
DI NOI CRISTIANI D’OCCIDENTE
venerdì 18 giugno 2010
Sono trascorsi ormai alcuni giorni dal ritorno del Papa da Cipro e forse proprio
questa distanza permette di rilevare ancor
più la sostanza particolare di questa tappa
del Pontificato di Benedetto XVI.
È stato un viaggio impressionante non solo
per il grande valore di quella terra legata
alla missione di San Paolo; non solo per
la ricchezza di riflessioni e dichiarazioni,
ma proprio per la testimonianza, resa dal
Papa, di una fede ben radicata nella storia
presente: la messa in guardia sul possibile
“spargimento di sangue” in Medio oriente,
l’incontro con Chrysostomos II, l’abbraccio
con la locale comunità cattolica, la consegna dell’Instrumentum Laboris ai Vescovi e la dichiarazione circa la necessità di
un dialogo con i fratelli musulmani, con
l’immediata chiarificazione, così tipica del
Papa, circa il significato del termine “fratelli”. Questa è stata una scelta lessicale
voluta, in un momento in cui il mondo era
profondamente turbato per l’omicidio di
Mons. Padovese, il vescovo barbaramente
ucciso nella sua casa la cui testimonianza
getta una luce intensa sullo stesso viaggio
di Benedetto XVI.
Qualche mese fa in un incontro per noi
fondamentale nella Basilica-Cattedrale di
14
San Marco, parlando della Chiesa in Turchia, Mons. Luigi Padovese disse tra l’altro:
«Se, come è avvenuto nei decenni passati,
accettassimo come cristiani di non comparire, restando una presenza insignificante
nel tessuto del paese, non ci sarebbero difficoltà, ma stiamo rendendoci conto che,
come sta avvenendo in Palestina, in Libano
e soprattutto in Iraq, è una strada senza
ritorno che non fa giustizia alla storia cristiana di questi paesi nei quali il cristianesimo è nato e fiorito, e che non farebbe giustizia alle migliaia di martiri che in
queste terre ci hanno lasciato in eredità la
testimonianza del loro sangue» (Seconda
Assemblea ecclesiale, 11 ottobre 2009).
Il viaggio a Cipro ha mostrato inoltre come
la fede cristiana intercetti le domande e i
bisogni quotidiani dell’uomo e delle donne
di oggi e nello stesso tempo abbia a cuore
il travaglio dei popoli (basti pensare al dolore del Papa per la divisione dell’isola). Il
modo con cui Benedetto XVI si è mosso a
Cipro, in uno scacchiere mediorientale che
ha vanamente logorato le intelligenze dei
migliori statisti del mondo, è una dimostrazione eloquente che la fede possiede
oggi una forte dignità culturale anche sul
piano umano e della costruzione del bene
comune.
Il problema più grave in Medio Oriente è
quello della violenza. La violenza contro i
cristiani, il conflitto permanente tra israeliani e palestinesi, ma anche la violenza
tra musulmani: noi tendiamo a vedere solo
il terrorismo che colpisce l’Occidente, ma
le stragi più grandi sono avvenute ai danni
dei musulmani stessi. In Algeria, solo per
citare uno tra i tanti esempi, la guerra civile degli anni ’90 ha fatto più di 200.000
morti.
Normalmente si dice che per evitare la
violenza occorre favorire l’educazione. E
naturalmente è vero, a patto però che si
chiarisca di quale educazione si tratta. C’è
un’educazione che chiude e rende violenti, un’altra che dissolve la persona spezzando i suoi rapporti con le persone che
la generano. Abbiamo bisogno di pratiche
educative che sappiano coniugare verità e
libertà. Questo è preliminare a qualsiasi discorso sul dialogo.
C’è un dialogo teologico, che nella Chiesa
cattolica è affidato al Pontificio Consiglio
per il Dialogo inter-religioso. C’è un dialogo della vita, che tocca tutti i fedeli, in
Medio Oriente ma anche nelle Chiese di
Europa. Penso alla mia diocesi, a Venezia, e
al Veneto, dove sempre più si devono fare i
conti con la presenza dei musulmani. E c’è
un dialogo che mette a tema le inevitabili
interpretazioni culturali di ogni fede religiosa e delle sue implicazioni per l’uomo e
la società attuale. La Fondazione Oasis nata
a Venezia, ma presente in tutto il mondo,
e che si riunirà la prossima settimana a
Beirut, situa la sua articolata azione soprattutto a questo livello. Per quest’ultimo
aspetto mi pare decisivo che i musulmani
sappiano aprirsi all’esperienza dei cristiani
d’Occidente. In Occidente i cristiani sono
passati attraverso il cesaropapismo e la
teocrazia, ma oggi sanno giocarsi e documentare la rilevanza pubblica della loro
fede nel pieno rispetto delle società laiche
plurali in cui vivono. I musulmani possono trarre profitto da quest’esperienza, così
come noi possiamo imparare da loro su altri terreni.
Rispetto a tutte queste questioni brucianti, con il suo carisma, la sua personale testimonianza ed il suo rigoroso giudizio, il
Papa è un lungo passo avanti a noi Vescovi,
sacerdoti e laici: ora tocca a noi seguirne
l’esempio mostrando la suprema “convenienza” dell’essere cristiani oggi.
(http://angeloscola.it/)
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NEL GETZEMANI, CASA DELLA CHIESA,
MI SENTO COME PIETRO CON LA SPADA
Al direttore – Le notizie arrivano anche qui
di quanto è successo in Belgio, dove non
solo si è mancato di rispetto alla chiesa,
ma si è rinnovato lo schiaffo famoso di
Anagni, come pure con la sentenza della
Corte suprema degli Stati Uniti. La chiesa e
il Santo Padre sempre più bersaglio di una
campagna di odio, diabolicamente organizzata, ci feriscono molto. Più di qualcuno si
domanda preoccupato: Che sarà del futuro
della chiesa? Certamente dimenticando le
parole di Gesù: “Non praevalebunt”. Per me
tutto questo oltre a essere motivo di dolore
immenso, confesso, suscita anche una certa rabbia, una certa reazione come quella
di Pietro nel Getzemani quando, preso dalla sua passione per Gesù e dal suo temperamento, per difendere il Maestro, afferrò
la spada e con un colpo ben dato tagliò
l’orecchio del Sommo Sacerdote. Pensava
di aver fatto un gesto buono, eroico, ma
Gesù, pieno di angoscia e con il volto irrigato di sangue, lo richiama: “Pietro, riponi la
spada nel fodero. Non dovrei bere il Calice
che il Padre mi ha consegnato?”. La storia
continua. Quanto è accaduto a Gesù quella
notte nell’orto del Getzemani è ciò che sta
accadendo ora alla chiesa. Questa catena di odio, questo concerto di accuse ben
preparato, ben organizzato e ancor meglio
finalizzato per il potere diabolico di turno,
hanno come fine distruggere la chiesa. Ma
la chiesa, certamente, finirà sulla croce,
come da 2000 anni a questa parte, ma il
terzo giorno (e ogni giorno è il terzo giorno) risusciterà. L’orto degli Ulivi è uno dei
luoghi in cui la chiesa, in cui il Santo Padre
ha la sua residenza quotidiana. Ci saranno
sempre gli amici carichi di sonno che non
le faranno compagnia, ci sarà sempre la
sua voce che chiede conforto, ci saranno
pure gli sgherri, i poliziotti, i magistrati che
per un motivo o per un altro troveranno
sempre una ragione per imprigionarla, per
giudicarla, condannarla, ci sarà sempre il
Giuda di turno, ci sarà anche l’impetuoso
Pietro che arriva a staccare con la spada,
ci saranno i processi, chi si lava le mani,
16
chi preferisce Barabba, chi la condannerà
a morte. Tutto questo è il quotidiano vivere della chiesa. Però non è questo il fatto
definitivo, l’ultima parola, perché Cristo è
risorto e se Cristo è risorto, tutto questo
forma parte del cammino glorioso della Chiesa. La chiesa è il Mistero Pasquale
che si rinnova continuamente. Mai come
in questi momenti la certezza che Cristo è
risorto ci fa vibrare di gioia, di entusiasmo,
disponibili per la chiesa anche al martirio,
se Dio ce lo chiede. La nostra forza non sta
nelle sentenze dei tribunali o nei compromessi giudiziali o nei patteggiamenti. La
nostra enorme energia sta solo nella grande certezza: Cristo è risorto. Mai come in
questo momento, mentre molti sono impauriti e pensano che la chiesa possa cedere, mai come adesso in cui le forze del male
sono compatte nello sferrare l’attacco più
feroce, la bellezza del volto di Cristo, è viva
fra di noi e con noi. Mentre tutti sono con
gli occhi fissi sui giornali per cercare l’ultima stupidità, noi abbiamo gli occhi fissi
su Cristo, su questo Tu che domina tutto.
Che grazia in queste ore difficili poter dire
con infinita dolcezza: ”Chi sei Tu o Cristo
che ci doni queste prove attraverso le quali
ci domandi come a Simone: ”Mi ami tu? E
ci doni la grazia e la gioia di risponderTi
ancora una volta: “Signore , Tu sai tutto,
Tu sai che io Ti amo”. Vorrei che il Santo
Padre sapesse che non solo io, ma tutti i
miei ospiti, piccoli e vecchi abbandonati da
tutti, ammalati terminali di queste piccole
cittadelle della carità, stiamo offrendo la
nostra vita per Lui e per la chiesa. Amici,
quanto più infuria la tempesta, tanto più il
nostro sguardo rimanga inchiodato sul Tu
o Cristo, da cui niente ci potrà separare.
Ciò che è accaduto è gravissimo e indegno dell’uomo, della ragione, del diritto,
ma dove non c’è Cristo, o peggio dove si
vuole eliminare il fatto storico e contemporanei di Cristo, tutto questo è inevitabile. Ma nessuno ci impedirà di dire “Tu, o
Cristo mio”.
Padre Aldo Trento, Paraguay
La chiesa e la convenienza dell’Ordine
LA CARNE, IL CELIBATO. DIARIO DI UN PRETE DI CITTÀ.
Oggi l’accusa mossa hai sacerdoti è
di essere o frustrati o perversi. La vera
risposta, con san Tommaso, è che la
sfida è tra essere virtuosi secondo la
natura della condizione umana, oppure frustrati. Verginità è “possedere
come se non si possedesse” .
Pubblichiamo il resoconto di un incontro
pubblico con Monsignor Francesco Ventorino, svoltosi il 4 giugno scorso presso il
Centro giovanile Don Ordine di Palermo e
dedicato al tema “verginità e martirio –
Celibato e pedofilia nella chiesa”.
Don Francesco, lei è entrato nel seminario
di Catania a dodici anni e si è fatto prete
nel 1954. Un periodo nel quale, in ambito
ecclesiastico, temi come la sessualità e il
celibato venivano affrontati secondo una
sensibilità diversa da quella odierna. La
scelta del celibato fu avvertita da lei come
un obbligo inevitabile? Ha avuto mai obiezioni al riguardo e, se sì, come e da chi fu
aiutato a superarle?
FRANCESCO VENTORINO
Certamente questi temi venivano affrontati secondo una sensibilità diversa, nel
senso che ti aiutavano a coglierne tutta la
positività e quindi la convenienza umana.
Oggi si è divenuti incapaci di trattare questi argomenti con lo stesso cuore. Si oscilla
tra il moralismo, cioè regole senza ragioni, e il libertinaggio che erige l’istinto e la
sua soddisfazione a principio etico. Ricordo
ancora quando per la prima volta affrontai con il mio rettore, monsignor Francesco Pennisi, la questione della sessualità.
Avevo avvertito da tempo in me i fenomeni tipici della pubertà e non avevo osato
parlarne con nessuno, nemmeno con i miei
genitori. Il ragazzo che vive isolatamente
questi problemi coltiva paure e sospetti.
Può arrivare fino a credere che si tratti di
un’anormalità e conseguentemente, nel
mio caso, di una non idoneità al sacerdozio. Il mio rettore mi fece parlare, mi ascoltava attentamente e quasi divertito. Dopo
un po’ non ne poté più ed esclamò: “Che
bello! Stai diventando un uomo, stai entrando nella maturità della vita. Hai visto
mai gli alberi del nostro giardino, quegli
alberi grandi, turgidi di resina: è un segno
della loro vitalità. Così sta accadendo a te.
La sessualità di cui cominci a conoscere la
potente attrattiva, è forza e vitalità e il linguaggio dell’amore. Aspettavo, sai, che me
ne venissi a parlare”. E concluse dicendo:
“Adesso sono più certo che tu sei idoneo
al sacerdozio”. Provate ad immaginare me
in quel momento, come la mia vergogna si
fosse improvvisamente trasformata in fierezza e contentezza. E così, quando i miei
desideri vennero precisandosi nella prepotente voglia di una donna, sono tornato a
porgli la questione che mi bruciava dentro:
“Monsignore, diventare prete comporta la
scelta del celibato; ma come farò io che
desidero tanto ardentemente le donne, a
non averne mai nessuna per tutta la vita?”.
Questa volta divenne più serio e mi disse: “Vuoi possedere una donna? Adesso
ti insegno io il metodo per arrivare ad un
possesso umano. Quando incontrerai una
ragazza dovrai abbassare gli occhi davanti
alla sua bellezza, una volta e poi una volta
ancora, forse centomila volte. Allora riusci17
rai a guardarla come la guarderebbe Gesù
e nel rapporto con lei conoscerai un’adorazione e una comunione così profonda
che essa non vive neanche con suo marito”.
Mi aiutava a capire già allora cosa fosse
possedere “con un distacco dentro”, come
avrei sentito dire poi da don Giussani, secondo il detto paolino: “Possedere come se
non si possedesse”. Il sacrificio del celibato
era sostenuto così in me dalla prospettiva di un possesso più vero e cominciavo a
intuire che la verginità è un anticipo nel
presente della vita eterna, quando non ci
sarà più marito né moglie, ma tutti saremo figli della Resurrezione, cioè dell’amore
perfetto di Cristo. Oggi di quella promessa
comincio a vedere il compimento.
Lei ha ricordato che l’istinto sessuale non
è un male necessario ma un bene. Anzi
la radicale insensibilità a ogni genere di
emozioni sessuali, che parecchi vorrebbero
ritenere l’ideale di perfezione cristiana, costituisce un vero e proprio vizio. Molti però
intravedono un rapporto di causa/effetto
tra il voto di castità e il dilagare dello scandalo della pedofilia nella chiesa: o frustrati
o viziosi. È’ davvero questa l’alternativa?
Nel medioevo si discuteva appassionatamente di tutto ciò che riguardava la verità sull’uomo e su Dio, delle questioni cioè
connesse al senso e al destino della vita
umana. Tra queste i teologi dissertavano
su cosa sarebbe stato l’uomo se fosse rimasto nello stato d’innocenza in cui era
stato creato e in particolare se, in quello
stato, la vita umana si sarebbe moltiplicata
per generazioni da parte dell’uomo e della
donna e se questa sarebbe avvenuta attraverso l’unione sessuale. Molti teologi erano schierati contro questa ipotesi, a causa
della “turpitudine che si riscontra nell’atto
sessuale” e pensavano che il genere umano
si sarebbe moltiplicato in maniera diversa,
18
come gli angeli, cioè per un diretto intervento divino. Da giovane studente, all’Università Gregoriana, sono stato colpito dalla
nettezza con la quale Tommaso d’Aquino
aveva avversato questa posizione; “Questa
opinione non è ragionevole. Infatti le attribuzioni di ordine naturale non sono state
né sottratte, né conferite all’uomo a motivo
del peccato. Ora, è evidente che, secondo
la vita animale posseduta anche prima del
peccato era naturale per l’uomo generare
mediante la copula, allo stesso modo che
per gli altri animali perfetti. Ne abbiamo
la riprova negli organi naturali, destinati a
tale funzione. Non si dica, quindi, che prima del peccato non sarebbero stati usati”
(Tommaso d’Aquino, “Summa Theologiae”,
I, q. 98, a. 2). Mi ha sorpreso ancora di più
il passaggio successivo, nel quale Tommaso sostiene che nel Paradiso – per l’imperturbabile attività dello spirito – il piacere
connesso all’atto generativo sarebbe stato
ancora più gagliardo, conformemente al
superiore affinamento della natura e alla
superiore sensibilità del corpo: “Alla ragione – infatti – non spetta rendere minore
il piacere dei sensi, ma impedire che la
facoltà del concupiscibile aderisca sfrenatamente al piacere dei sensi; e sfrenatamente qui significa oltre i limiti della ragione […]. Questo è il senso delle parole di
Sant’Agostino che non vogliono escludere
dallo stato di innocenza l’intensità del piacere, ma l’ardore della libidine e l’inquietudine dell’animo”. Secondo l’ordine della
ragione, dunque, per Tommaso d’Aquino,
l’istinto sessuale non è un male necessario, ma un bene. L’ordine della ragione è
quello della realtà così come si manifesta
all’uomo per la luce dell’intelletto di cui è
dotato naturalmente e per la luce che viene dalla rivelazione di Cristo. L’arroganza
per la quale l’uomo si ribella a quest’ordine
proponendo il suo arbitrio come principio
assoluto di comportamento genera infatti
– secondo Agostino – al suo interno una
ribellione di tutte le facoltà: esse divengono incontrollabili dalla ragione e perciò
fonte di inquietudine e di paura oltreché
di vergognosi eccessi. E con fine ironia nel
“De civitate Dei” dimostra come anche la
funzione sessuale non sia più sottomessa
alla decisione della volontà, cosicché “talora quell’impulso è inopportuno e non desiderato; talvolta invece pianta in asso chi
sta spasimando e così nell’anima si brucia
dal desiderio mentre il corpo è gelido. In tal
modo, cosa davvero sorprendente, la passione non soltanto non si pone al servizio
della volontà di generare, ma neanche della
passione più sfrenata; e mentre il più delle volte resiste completamente allo spirito
che cerca di frenarla, qualche volta entra
in contrasto con se stessa e dopo aver turbato l’anima non arriva da sola a turbare
anche il corpo”. Questa sarebbe la ragione per cui dopo il peccato l’uomo, avendo
perso quel potere a cui il corpo era completamente sottomesso, ma non il pudore,
avvertì questa passione, la esaminò, se ne
vergognò, la nascose. La risposta, dunque,
alla domanda “o frustrati o viziosi”, allora è: o virtuosi o frustrati. Che poi non ci
sia nessun nesso causale tra il celibato e
pedofilia lo dimostrano i tantissimi casi di
pedofilia da parte di persone sposate, casi
che purtroppo spesso si verificano anche in
famiglia.
Ma visto che molti sacerdoti sembrano fare
fatica nel rimanere fedeli alla scelta fatta
e che non si tratta di una verità rivelata,
ma di una prescrizione maturata nella tradizione della chiesa, non sarebbe più utile
aggiornare un po’ le regole?
La chiesa latina ha ripensato molto in questi ultimi anni su questa questione e ogni
volta ne è uscita confermata nella scelta
per il celibato. Direi che in questo viene
incoraggiata anche dalle chiese orientali
che hanno fatto una scelta diversa, cioè
quella di dare agli uomini sposati l’ordine
del presbiterato, ma non quello dell’episcopato. Mai, invece, viene data la possibilità di sposarsi a chi è già prete. Chi ha
una famiglia manca di quella disponibilità “per il regno dei cieli”, di cui ha parlato Gesù, quando annunziava la verginità
come uno degli effetti inconfondibili della
sua venuta, disponibilità necessaria nel
ministero sacerdotale. La verginità rimane
quella condizione per la quale nel sacerdote ciascun uomo possa trovare un amore
“indiviso”, cioè essere voluto bene come se
fosse l’unico. E che questo possa accadere
è frutto della grazia che trasforma la povera umanità di un prete in una dimora in cui
tutti vi possano essere accolti e vi possano
abitare bene.
La questione pedofilia nella chiesa è spesso
associata a quella della pratica omosessuale. Ma proprio l’omosessualità sembra
oggi l’oggetto di una battaglia culturale
in nome del diritto di ogni persona a fare
dell’identità sessuale l’oggetto di una libera
scelta. Come viene spiegato e trattato questo fatto dalla chiesa? Cosa direbbe ad un
adolescente che le confessasse propensioni
omosessuali o cosa direbbe a un genitore?
Don Luigi Giussani afferma che “l’affettività è il meglio di noi”; ma detto questo,
continuava, si può fare subito una domanda: “Cosa possiamo costruire di stabile
sulla nostra capacità affettiva? Che conto
si può fare sull’evoluzione della nostra capacità affettiva?”. L’affettività è “delicata
e quando la prendessimo veramente sul
serio ne usciremmo presto o tardi disperati, perché se prendiamo sul serio, a differenza del mondo, la nostra affettività,
a un certo punto ci troviamo di fronte ad
una incapacità che appare più drammati19
ca, terribile. Per esempio, il suo culmine,
la gratuità, si capisce che è impossibile”
(L. Giussani, “Affezione e dimora”, Rizzoli, 2001). La gratuità è l’essere voluti bene
per se stessi: è questo il desiderio profondo
che c’è nel cuore dell’uomo; e quanto più
tu prendi sul serio questo desiderio, tanto
più ti accorgi che questo a te è impossibile. L’esigenza più preziosa, dunque, che
c’è nel cuore dell’uomo è la più esposta
all’insuccesso: essa è esposta alla violenza
della società che suggerisce altre priorità
o altre modalità di vivere l’affettività ed è
esposta alla fragilità che hai dentro di te.
Jean Paul Sartre nelle “Parole”, dopo aver
scritto che la morte del padre gli aveva ridato la libertà, afferma: “Meno male che
mio padre è morto, ed è morto da giovane,
altrimenti col suo peso si sarebbe sdraiato
su di me e mi avrebbe schiacciato”. Perché
“un buon padre non esiste, è la norma, non
si accusino gli uomini bensì il legame di
paternità che è marcio. Fare figli, non c’è
cosa migliore; averne, che cosa iniqua!”. E’
una testimonianza tragica di quella incapacità di gratuità, che rende drammatico
anche e soprattutto il rapporto tra padre
e figlio, per cui l’affezione diventa una galera, e la morte, cioè lo spezzarsi di questo
rapporto, sembra ridare una condizione di
libertà. La questione fondamentale è quindi l’educazione dell’affettività, da questa
dipende l’uso della sessualità. Anche una
persona omosessuale deve e può essere
educata a vivere fino alla gratuità totale la
propria affettività. Essa non va trattata, da
questo punto di vista, come un “caso particolare”, ma come uomo il cui ideale supremo è imitare Dio nella carità. Diceva don
Giussani: “Se la carità è la legge dinamica,
il dinamismo di quel movimento senza fine
e senza sponde che è Dio – Dio è un movimento di dono di sé, per una commozione
che lo determina, per una commozione di
cui vive -, tutto ciò che nascesse da questo
20
mare di dono e di commozione, l’acqua che
sprizzasse da questa fonte infinita avrebbe
lo stesso metodo, avrebbe la stessa vibrazione, avrebbe la stessa mossa, avrebbe la
stessa dinamica, avrebbe la stessa legge:
sarebbe la carità” (L. Giussani, “Si può vivere così”, Rizzoli, 2007). La legge dell’io dunque è amare, cioè dare se stessi all’altro,
perché commossi. Il vertice di questo dono
è l’offerta della propria vita: “Se l’amore ne
è la legge, il vertice è l’offerta della vita”.
Questo ideale è per tutti, ciascuno secondo la propria condizione. Solo aprendo gli
orizzonti della propria vita a questa fecondità misteriosa, ma vera, può essere vissuta
qualsiasi condizione umana.
La campagna mediatica sulla pedofilia è
certamente l’ultimo di una serie di attacchi
portati alla persona del Papa attraverso i
quali scuotere dalle fondamenta la credibilità della chiesa. Come ha scritto Marcello
Pera “l’entità dell’abuso sessuale sui bambini da parte dei sacerdoti mina la stessa
legittimazione della chiesa cattolica come
garante dell’educazione dei più piccoli”.
Dobbiamo rassegnarci all’idea che l’Unicef
dia più garanzie del Vaticano e che sia meglio fidarsi delle vacanze estive organizzate
dall’Inpdap per i figli dei dipendenti pubblici piuttosto che di quelle fatte dalla parrocchia o da un movimento cattolico?
Negli attacchi di questi giorni contro il
Papa e la chiesa c’è senza dubbio un disegno perverso, quello di dimostrare che la
novità della Risurrezione – i cui segni più
gloriosi sono la verginità e il martirio – che
essa pretende di custodire, è una ipocrita
menzogna e che nel mondo non c’è neanche un luogo dove il potere del male è sotto
scacco. E’ un tentativo satanico di togliere
ogni speranza alla vita dell’uomo e di favorire, come ha scritto Galli della Loggia, quel
“cinismo che sa come va il mondo e dun-
que non se la beve; che appena sente predicare il bene sospetta subito il male; che
ha il piacere dello sporco, del proclamarne
l’ubiquità e la forza”. A questi attacchi non
basta rispondere con le precisazioni e le
dimostrazioni della loro infondatezza. E’
necessario offrire lo splendore del vero, la
possibilità dell’esperienza del bene nel rapporto immediato che ogni uomo può avere
con noi. E’ più che mai necessaria la nostra
presenza nell’ambiente. Alcuni miei amici
laici sono stati sorpresi da come recentemente il Papa ha impostato la questione
degli attacchi alla chiesa sulla pedofilia dei
preti. Sul volo che lo portava a Lisbona nel
suo recente pellegrinaggio a Fatima, aveva
detto: “Le sofferenze della chiesa vengono
proprio dall’interno della chiesa, dal peccato che esiste nella chiesa. Anche questo
si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in
modo realmente terrificante: che la più
grande persecuzione della chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella chiesa e che la chiesa quindi ha
profondo bisogno di re imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche
la necessità della giustizia… siamo realisti
nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma
che sempre le forze del bene sono presenti
e che, alla fine, il Signore è più forte del
male”. Non si tratta, dunque, di intensificare una difesa mediatica o di moltiplicare
manifestazioni di massa, ma di pentirsi e di
“accettare la purificazione” che può venire
solo da Colui che è più forte del male. Non
convinceremo il mondo, infatti, con le sue
stesse armi, ma con la santità della nostra
vita dei preti, i quali, in verità, oggi hanno
un problema ancora più grande di quello
di creare quelle condizioni di fiducia necessarie perché la gente torni ad affidare
loro i propri figli. Si tratta di convincere
gli uomini della verità del cristianesimo e
della ragionevolezza della fede. Se il Papa
nella sua lettera ai cattolici irlandesi si fosse limitato alla condanna del crimine della
pedofilia o a riaffermare la dottrina della
chiesa sulla morale sessuale, si potrebbe
dire che la sua lettera sarebbe risultata insufficiente. I nostri commentatori di varia
estrazione culturale, anche cattolica, sono
per la maggior parte caduti in una “svista”
che, come tutte le sviste, non è innocente.
E’ come se fosse loro sfuggito addirittura il
cuore stesso della lettera, la sua più intima
preoccupazione e ispirazione, che consiste
nel suggerimento che viene dato a tutti i
fedeli dell’Irlanda sul come uscire da questa situazione nella quale essi sono piombati lasciandosi alle spalle quei “generosi,
spesso eroici contributi, offerti alla chiesa
e all’umanità come tale dalle passate generazioni di uomini e donne irlandesi”. E
in che consiste questo suggerimento? Lasciamolo dire al Papa stesso: “l’esperienza
che un giovane fa della chiesa dovrebbe
sempre portare frutto in un incontro personale e vivificante con Gesù Cristo in una
comunità che ama e che offre nutrimento.
In questo ambiente, i giovani devono essere incoraggiati a crescere fino alla loro
piena statura umana e spirituale, ad aspirare ad alti ideali di santità, di carità e di
verità e a trarre ispirazione dalle ricchezze
di una grande tradizione religiosa e culturale”. Il Papa qui riafferma la sua convinzione che all’origine della fede ci sia un
incontro con un’umanità, la cui bellezza
risulta tanto affascinante quanto inspiegabile, e che l’educazione dei giovani accade in una sequela, possibile solo dentro
una comunità ricca dell’attrattiva generata
dalla vita cristiana. Si tratta dunque oggi ,
in una società sempre più secolarizzata, di
trovare nuove vie per trasmettere ai giovani la bellezza e la ricchezza dell’amicizia
con Gesù Cristo nella comunione della sua
chiesa. Nell’affrontare la presente crisi, in21
fatti – aggiunge il Papa -, “le misure per
occuparsi in modo giusto dei singoli cristiani sono essenziali, tuttavia da sole non
sono sufficienti: vi è bisogno di una nuova
visione per ispirare la generazione presente
e quelle future a far tesoro del dono della
nostra comune fede”.
In questi mesi sembra riproporsi con forza,
comunque, il tema di un incisivo ripensamento del percorso di formazione dei futuri
sacerdoti in seminario. Non sarà che per
diventare dei buoni preti occorra prima di
tutto essere educati a fare i conti fino in
fondo con la propria umanità?
Prima ancora del percorso di formazione
nei seminari, si pone con sempre più evidente gravità il problema della selezione e
del discernimento delle vocazioni sacerdotali. Non sempre coloro che battono alla
porta del seminario hanno un’idea chiara
del sacerdozio e una disposizione spiccata
al ministero sacerdotale. Prevale spesso in
loro la figura del prete nella sua funzione
liturgica, funzione nella quale è certamente meno impegnata la propria capacità di
evangelizzazione e potrebbe essere esaltata la mania di fare il capo. A partire da una
forte motivazione missionaria, invece, sarà
più facile mettere in gioco tutta l’umanità dei candidati perché essi comprendano
che non sarà possibile mostrare agli altri la
bellezza e la convenienza del cristianesimo
se prima non ne scoprano la corrispondenza a tutta la propria umanità in tutti i suoi
aspetti, senza censure e senza dimenticanze.
In un suo recente intervento su Repubblica Don Carròn ha ricordato come sia stato
proprio Benedetto XVI a riconoscere senza
tentennamenti la gravità del male commesso da preti e religiosi. Ma, dall’altra
parte, Carròn sottolineava come Benedetto
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XVI sia ben consapevole che questo non è
sufficiente per rispondere alle esigenze di
giustizia per il danno inferto così come il
fatto di scontare le condanne, o il pentimento e la penitenza dei fautori degli abusi,
non sarà mai sufficiente a riparare il danno
arrecato alle vittime e a loro stessi. A quali
condizioni sono davvero possibili giustizia
per le vittime e redenzione per i carnefici?
Per i “carnefici” la redenzione passa necessariamente attraverso la giustizia con
le sue esigenze di riparazione del male
compiuto e di espiazione personale della
colpa; ma tutto questo può essere vissuto
solo che c’è una certezza che c’è Uno che
ha il potere di perdonare il male, cioè di
cambiarlo in bene. Per le vittime, analogamente, nessuna condanna giusta inferta
ai “carnefici” potrà sanare la ferita che si
portano dentro, con le sue conseguenze
di amarezza, di disprezzo di se stessi e di
cinismo nei confronti degli altri. Ecco perché anche esse sono chiamate a implorare
il miracolo del cambiamento, miracolo che
può accadere solo in quel luogo di carità,
che è il sacramento per eccellenza della
rinnovazione dell’uomo, cioè la chiesa. Per
gli uni e per gli altri essa rimane il luogo
della misericordia che è l’ultima parola che
definisce la natura del cristianesimo.
Un’ultima domanda che ci riporta alla Sua
esperienza personale, da cui siamo partiti:
se ne avesse la possibilità rifarebbe le stesse scelte che ha fatto in questi quasi cinquant’anni di sacerdozio?
Spero che sia stato evidente da tutto quanto ho detto.
ESTATE
a
ropa 2010
Sabato 10 luglio
ore 16.00– Sale della Dottrina
Inaugurazione della Mostra di pittura “I Colori del silenzio”, di
Elio Rimoldi, organizzata in collaborazione con il CAI Biella.
Durante la presentazione sarà proiettato il filmato “Dalle Alpi
al Grande Nord”, di Elio Rimoldi.
ore 17.30-Sala Frassati
Presentazione del volume “La Processione da Fontainemore
a Oropa”, curato da Cesare Cossavella e pubblicato da Priuli
e Verlucca.
Sabato 17 luglio
ore 21.00 – Basilica Antica
Concerto del Coro Monte Mucrone
Venerdì 23 luglio
ore 21.00 – Basilica Antica
Concerto del Coro “Capitano Grandi” degli studenti dell’Università Statale di Milano
Sabato 24 luglio
ore 15.00– Ritrovo ai Cancelli
Visita guidata al Santuario e al Museo dei Tesori
ore 19.00– Sale della Dottrina
Inaugurazione della Mostra Fotografica “1910- 2010: La Madonna di Oropa Patrona di Biella e della sua Diocesi – 19602010: Consacrazione della Basilica Superiore”
ore 21.00 – Basilica Antica
Concerto d’organo. Esegue il maestro Mario Duella nell’ambito del 13° Festival Internazionale Storici Organi del Biellese
Sabato 31 luglio
Arrivo della storica Processione di Fontainemore
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Giovedì 5 agosto
Ore 21.15 - Sala Frassati
“L’invenzione delle cime: la montagna prima della conquista
del Monte Bianco” Conferenza di Mattia Sella, in collaborazione con il CAI di Biella.
Venerdì 6 agosto
Ore 21.15 – Ritrovo ai Cancelli
Visita guidata sotto le stelle: visita notturna del Santuario e
del Museo dei Tesori
Sabato 7 agosto
Ore 15.00 – Ritrovo ai Cancelli
Visita guidata alla Basilica Superiore e salita alla cupola
Ore 21.15 - Sala Frassati
“Montagne”, proiezione di fotografie di Pier Carlo Zumaglini,
in collaborazione con il CAI di Biella
Domenica 8 agosto
Ore 15.00 – Ritrovo ai Cancelli
La Santa Sindone e la Madonna Nera: visita guidata a tema
attraverso la Basilica Antica e il Museo dei Tesori. La visita
proseguirà alle ore 16.45 a Biella Piazzo (ritrovo in Piazza Cisterna)
Venerdì 13 agosto
Ore 21.15 - Sala Frassati
“Mari”, proiezione di fotografie di Gian Paolo Chiorino, in collaborazione con il CAI di Biella
Sabato 14 agosto
Ore 15.00 – Ritrovo ai Cancelli
Visita guidata al Sacro Monte
Ore 21.15 - Ritrovo ai cancelli
“Oropa è...” Spettacolo teatrale itinerante a cura dell’Associazione Culturale “Storie di Piazza”
Lunedì 16 agosto
Ore 21.15 – Ritrovo ai Cancelli
Visita guidata sotto le stelle: visita notturna del Santuario e del
Museo dei Tesori
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Venerdì 20 agosto
ore 21.15 - Sala Frassati
“Dalle Ande alle Alpi incontrando l’OMG”, presentazione
dell’Operazione Mato Grosso a cura della Comunità Educativa
Missionaria S. Nicolao, in collaborazione con il CAI di Biella
Sabato 21 agosto
Ore 15.00 – Ritrovo ai Cancelli del Cimitero
Visita guidata al Cimitero Monumentale
Ore 21.00 – Basilica Antica
Letture dei Promessi Sposi a cura del prof. Giancorrado Peluso e di Giorgio Bonino.
11-12 Settembre
Fiera di San Bartolomeo
Raduno zootecnico e fiera dei prodotti tipici montani
Sabato 2 Ottobre
Ore 21.00 - Basilica Antica
LE VIE DELLA PAROLA. Incontri ad Oropa
Lectio Magistralis del prof. James Hillman
PER INFORMAZIONI
tel. 015.25551200 - fax 015.25551219
[email protected]
www.santuariodioropa.it
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Un’evento che si regge sulla storia del Santuario, sulla sacralità del luogo, sul Mistero che vi
aleggia, sull’emozione che si prova ogni volta che si arriva in questo sacro e monumentale luogo
tra i monti.
Ambientato nei grandi spazi del Santuario tra la Porta Regia, il chiostro e la Basilica antica, lo
spettacolo vive di scene e immagini, nello stile di Storie di Piazza, in un continuo succedersi di
suggestioni emotive.
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Vita in Santuario (aprile/maggio/giugno 2010)
INTRODUZIONE A CURA DEL RETTORE
Carissimi pellegrini, come vedrete, grazie all’aiuto di don Attilio, abbiamo cercato di documentare la sempre più intensa vita del Santuario. Su suggerimento suo, abbiamo inventato
una sotto sezione di questa rubrica per rendere un po’ più snella la lettura. Sono parecchie
pagine, e ne sono contento, perché, anche se qualcuno, come sempre sarà rimasto “fuori”
(e ce ne scusiamo con lui), questi elenchi rispecchiano, anche se un po’ freddamente, la vita
irrefrenabile di Oropa.
Con l’ultima domenica di marzo, detta “delle Palme e della Passione del Signore”, è iniziata la Settimana Santa. Abbiamo vissuto i giorni del “Triduo Pasquale”, aiutati dalla liturgia, a capire il senso e il valore di questo importante
momento penitenziale.
Quest’anno il Rettore non ha invitato gli esercenti di Oropa ad un ricevimento
per lo scambio degli auguri, ma gli ha invitati a partecipare ad una SS Messa
come il miglior modo di scambiarsi gli auguri di una Santa Pasqua.
Giovedì Santo 1° aprile, ha avviato il cammino del “Triduo” la messa in “Coena
Domini” alle 18,15 concelebrata da tutti i confratelli collegiali e seguita dall’adorazione, nel ricordo del dono dell’Eucaristia e con l’impegno di realizzare una
sempre più grande comunione con il Signore e tra di noi.
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Venerdì santo 2 aprile, nelle diverse funzioni abbiamo fatto memoria, nella preghiera di suffragio, del compianto pontefice, papa Giovanni Paolo II, nel secondo
anniversario della morte.
Il mistero della Croce ha riempito l’intera giornata con la “Via Crucis” che si è
svolta a partire dai cancelli per tutto il Santuario per terminare nella Basilica
Antica alle ore 15 e l’azione liturgica nella “Passione e Morte del Signore” alle
18,15.
Sabato santo 3 aprile, alle ore 10, aderendo all’invito di pregare accanto alla
Croce, abbiamo recitato comunitariamente l’Ufficio delle Letture; alle 21, in Basilica antica, è stata officiata la solenne “Veglia nella notte” che celebra la risurrezione del Signore, funzione molto attesa dai fedeli, tra i quali due gruppi di
Scout da Torino e da Bologna e nella quale abbiamo celebrato un Battesimo.
Le giornate di domenica, 4 aprile, Pasqua di Risurrezione e 5 aprile, lunedì
dell’Angelo, sono state caratterizzate da una buona affluenza di fedeli e di visitatori, in particolare lunedì primo giorno con un po’ di sole dopo tanti giorni di
maltempo.
Martedì 6 aprile, nella tradizionale circostanza che vede le parrocchie della diocesi impegnate per il raduno dei giovani a Muzzano, ha trascorso una giornata di
intensa spiritualità un gruppo del Seminario Internazionale Redemptoris Mater
proveniente da Berlino, guidato dal rettore don Silvano Latini.
Mercoledì 7 aprile, alle 10,30 in Basilica antica è stata celebrata dal can. Rettore la suddetta Santa Messa con la partecipazione degli esercenti del Santuario
Un gruppo da Livorno con il loro vescovo, mons. Simone Giusti, è giunto nel tardo pomeriggio ed è ripartito l’indomani.
Sabato 10 aprile, questa volta il secondo sabato del mese, essendo il primo la
vigilia di Pasqua, si è svolto il consueto pellegrinaggio mensile degli amici del
Movimento per la Vita e del Centro di Aiuto alla Vita a piedi da Biella sino al
Santuario.
Non possiamo non aver sentito l’eco della folla immensa di pellegrini e visitatori giunti in questo giorno a Torino in occasione della solenne Ostensione
della Sindone. Molti saliranno anche ad Oropa portando a Maria i propositi di
conversione che la contemplazione del “sacro lenzuolo” suscita nei cuori di chi
si lascia toccare dalla Grazia!
Domenica 11 aprile, in Albis o della Divina Misericordia: a causa della inattesa
nevicata, il Santuario è rimasto “bloccato” per diverse ore. Molte comitive hanno
dovuto rinunciare ai loro programmi: tra questi i 1200 giovani dell’Istituto del
Sacro Cuore di Milano.
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Venerdì 16 aprile, abbiamo accolto cordialmente l’invito del nostro Vescovo a
ricordare il Sommo Pontefice nella felice circostanza del suo 83° compleanno.
Sabato 17 aprile, p. Giovanni Gallo della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri ha celebrato una santa messa alle ore 11,15 in Basilica antica radunando un discreto gruppo di insegnanti delle scuole biellesi.
Domenica 18 aprile, verso le ore 12, è stata impartita dal Rettore la benedizione ai guidatori giunti numerosi con le loro “vespe” nel sagrato della Basilica
antica.
In riferimento alla chiusura dell’anno Scout, p. Giovanni Gallo, della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri, ha celebrato una santa messa alle ore
12,30 in Basilica antica.
Terminate le funzioni pomeridiane il cospicuo gruppo del Seminario “Mater Ecclesiae” di Roma, quasi 200 seminaristi di tutte le nazionalità, ha pregato la
“Madre della Chiesa” davanti al sacello, pernottando poi in Santuario.
Per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità i coniugi Celestino Allorio e
Gabriella Macchetto hanno tenuto, per l’intera giornata, il Ritiro Spirituale mensile.
Ostensione Sindone 2010: Passio Christi passio hominis. Il mistero pasquale:
mistero di morte e di risurrezione. Preghiera, contemplazione e intercessione.
Ancora sulla pillola abortiva RU486: libertà della donna o più raffinata schiavitù?
Nelle messe di lunedì 19 aprile, abbiamo invocato il soccorso e la consolazione
della Madre di Dio, stringendoci attorno al Santo Padre, papa Benedetto XVI, in
occasione del quinto anniversario della sua elezione, così come ci ha invitato a
fare la Conferenza Episcopale Italiana “in quest’ora di prova e di purificazione,…
per quanti, nella Chiesa e in ogni parte del mondo, si sono macchiati di abusi
sessuali,… pregando in particolare per le vittime di tali odiosi crimini”. In questa
singolare ricorrenza mons. Mana ha voluto presiedere l’eucaristia delle ore 9 in
Basilica antica.
Martedì 20 aprile, nel pomeriggio, è stato con noi il gruppo “Ensemble strumentale e vocale Luigi Gonzaga” di Mantova, proponendoci all’ascolto antiche
sacre melodie.
Giovedì 22 aprile, un gruppetto di “impiegati in pensione” della Banca Sella ha
partecipato alla messa delle ore 9 in Basilica antica celebrata dal Rettore.
Sabato 24 aprile: il tempo particolarmente sfavorevole e con temperature ancora invernali, che ha caratterizzato peraltro gli ultimi giorni del mese di aprile,
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non ha ostacolato una grande affluenza al Santuario di pellegrini. In particolare
domenica 25 aprile, festa di S. Marco evangelista e anniversario della liberazione erano presenti gruppi parrocchiali e numerosi fedeli; tra questi citiamo
in particolare l’imponente gruppo di giovani (500) provenienti dalla Diocesi di
Bologna, accompagnati da S.Em. il cardinale Carlo Caffarra. Giunti già alla sera
del 24, nella giornata di domenica hanno vissuto una straordinaria esperienza di
comunione e di preghiera; i due momenti più intensi sono stati, nella mattinata
in Basilica antica, una profondissima catechesi svolta dal Cardinale seguita dalla celebrazione eucaristica.
In Basilica superiore da annotare è stata la visita dell’arcivescovo di Vaduz (principato del Liechtenstein), mons. Wolfgang Haas, che ha celebrato per il suo
gruppo la messa in cripta, naturalmente in lingua tedesca.
Non è stata trascurata l’intenzione per questa quarta domenica di Pasqua, giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: ci siamo raccolti in preghiera davanti al Santissimo Sacramento per invocare il dono di vocazioni al ministero
sacerdotale ed alla vita religiosa.
Giovedì 29 aprile è giunto ad Oropa mons. Arturo Aiello, vescovo della diocesi
di Teano-Calvi, con un gruppo di fedeli per i quali ha celebrato l’eucaristia in
Basilica antica.
Venerdì 30 aprile, memoria di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, erano presenti molti giovani dell’Oratorio S. Stefano della Cattedrale di Biella.
Nelle prime ore di sabato 1° maggio, memoria di S. Giuseppe lavoratore, si è
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compiuto il consueto pellegrinaggio mensile dei pellegrini che giungono a piedi
da Biella per portare in Santuario le diverse intenzioni di preghiera, soprattutto
quelle del Movimento per la Vita e del Centro di Aiuto alla Vita.
Come avviene ormai da molto tempo le parrocchie di Saluggia, Bianzè (Vercelli)
e Robbio (Pavia) compiono il loro pellegrinaggio annuale celebrando nella Basilica superiore.
Il nutrito gruppo MASCI ha svolto due giorni di ritiro e ha incontrato il Rettore in
cui don Michele ha messo a tema il significato del lavoro cristiano.
Domenica 2 maggio: l’appuntamento con il Papa in visita alla Sindone a Torino
ha fatto slittare di una settimana il pellegrinaggio della città di Biella, tradizionalmente fissato la prima domenica di maggio.
Nel suo discorso ai numerosissimi giovani, il Santo Padre, ancora una volta, ha
additato “come modello un giovane della vostra Città: il beato Piergiorgio Frassati, di cui quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della beatificazione… un
ragazzo affascinato dalla bellezza del Vangelo delle Beatitudini, che sperimentò
tutta la gioia di essere amico di Cristo, di seguirlo, di sentirsi in modo vivo parte
della Chiesa”… “Vivere e non vivacchiare” era lo slogan che il Papa ha proposto
ai giovani ricordando le Giornate Mondiali della Gioventù che si svolgeranno a
Madrid nell’agosto del 2011.
Martedì 4 maggio, è stato presente un gruppo dell’Unitalsi della Diocesi di Treviso che ha concluso la serata con una preghiera preceduta da una fiaccolata.
Sabato 8 maggio, un gruppo di sacerdoti giunti da Roma della Congregazione
dell’Oratorio di S. Filippo Neri, accompagnati da p. Maurizio Botta, ha trascorso
l’intera serata in Basilica in preghiera con l’adorazione eucaristica e la santa
messa.
Domenica 9 maggio, con un cielo appena velato di nubi senza le abbondanti precipitazioni di questi primi giorni di maggio, si è svolto l’annuale pellegrinaggio di
Biella, con la presenza del nostro Vescovo, delle autorità comunali e di numerosi fedeli, nell’adempimento del voto secolare della città alla Madonna. Mons.
Vescovo, concludendo la sua omelia ha ricordate le tante realtà di anniversari nei prossimi anni che diventano stimolo all’impegno e alla preghiera: i 150
anni dell’unità d’Italia, i 100 anni di quando la Città e la Diocesi festeggiarono la
Madonna Nera come “copatrona” di Biella, la quinta centenaria Incoronazione
della Vergine Bruna nel 2020. Ha infine annunciato che la sua prossima lettera
pastorale, prevista per settembre, sarà dedicata alla Madonna.
Anche la parrocchia di Rovasenda, dedicata alla B. Vergine Assunta, ha compiuto il suo pellegrinaggio annuale guidata dal parroco, don Fabio Negri.
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Mercoledì 12 maggio, nel primo pomeriggio, un piccolo gruppo di novizi gesuiti
giunti da Genova si è raccolto in preghiera ai piedi della Madonna e ha celebrato
l’eucaristia presieduta dal loro superiore.
Giovedì 13 maggio, memoria della Beata Vergine Maria di Fatima. In serata ha
avuto luogo un concerto del gruppo musicale diretta dal maestro Giulio Monaco.
Venerdì 14 maggio, il Santuario è stato visitato da un gruppo di giornalisti della
RAI.
Sabato 15 maggio, alla messa delle 9 in Basilica antica, celebrata dal parroco,
don Luigi Rossi, ha partecipato un gruppo della parrocchia di Tollegno con i fanciulli della prima comunione.
Notevole per il numero di fedeli è stato il pellegrinaggio della diocesi di Parigi,
guidato dal giovane vescovo ausiliare di Parigi, Eric de Moulins-Beaufort: dopo
il pellegrinaggio alla Sindone, il gruppo composto di più di 800 persone, ha visitato diversi luoghi legati alla vita di santi piemontesi, per giungere, dopo una
breve puntata a Pollone, ad Oropa. Tutto il pomeriggio di sabato nella Basilica
superiore è stato dedicato alla preghiera di adorazione eucaristica con la possibilità di accostarsi al sacramento della Penitenza.
Nella sala convegni, “La Compagnia di S. Paolo”, ha offerto uno spettacolo musicale incentrato sulla vita del beato Pier Giorgio Frassati. La cornice di preghiera è stata la fiaccolata della parrocchia di Lessona, con il parroco don Renzo
Diaceri, che ogni anno anticipa la processione votiva della parrocchia.
Domenica 16 maggio, le parrocchie di S. Eurosia con insieme Lessona e Crosa
hanno compiuto la loro annuale processione. La santa messa in Basilica antica
delle 10,30 è stata presieduta da don Ezio Zanotti, parroco di S. Eurosia e don
Renzo Diaceri concelebrante, alla presenza delle autorità comunali e di molti
fedeli e devoti.
Mercoledì 19 maggio, numerosi sacerdoti polacchi sono giunti in Santuario e vi
sono rimasti due giorni per partecipare al Convegno sul Beato Frassati.
La parrocchia di Candelo, con le due comunità di S. Pietro e S. Lorenzo, ha partecipato ad una santa messa alle ore 20,30 in Basilica antica, presieduta da don
Attilio Barbera, cui ha fatto seguito una suggestiva processione con le fiaccole.
Giovedì 20 e venerdì 21 ha avuto luogo il Convegno Internazionale “Nigra sum”
promosso dal Centro di Documentazione dei Sacri Monti, Calvari e Complessi
devozionali europei e la Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Oropa in
collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e i due santuari di Oropa e di Crea.
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Giovedì, durante la prima sessione del Convegno è stato presentato un censimento delle Madonne Nere d’Europa: in tutto 746 di cui 431 nella sola Francia,
126 in Italia, 108 in Germania e quindi in Spagna, Portogallo, Austria, Croazia,
ed altre nazioni; singolare è stato l’intervento di mons. Alceste Catella, vescovo
di Casale Monferrato che, ricordando i suoi otto anni di rettorato ad Oropa, ha
illustrato il versetto “Nigra sum” dal libro della Sacra Scrittura, il Cantico dei
Cantici, da cui ha preso il titolo il Convegno, nel quale passo il colore scuro simboleggerebbe l’anima illuminata dalla luce di Dio. Di pomeriggio, nella seconda
sessione, “Storia e antropologia delle Madonne Nere”, è stata offerta una riflessione storico-critica sulle radici e lo sviluppo a livello mondiale del fenomeno
delle Madonne Nere, con la visita, tra i “Tesori di Oropa”, della mostra fotografica “Donne e Madonne nei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia”e la
presentazione del recital “Donne e Madonne” a cura del “Gruppo del Cerchio”
di Torino.
Venerdì mattina, la terza sessione del Convegno è stata dedicata ad uno studio
religioso-artistico-culturale dei principali Santuari mariani d’Europa, mentre
nel pomeriggio, i relatori hanno sviluppato le numerose tematiche sul rapporto
tra devozione mariana, immaginario femminile, dignità ed emancipazione della
donna e trasformazioni socio-politiche. Nella serata di venerdì, alle ore 21,15
nella Basilica Antica, a cura della produzione “Nuova Atlantide Teatro”, è stato
presentato lo spettacolo teatrale “Maria Nera”, mitografia cantata intorno alla
Madonna Nera di Viggiano; la storia cantata di una pellegrina devota della Madonna Nera del Sacro Monte di Viggiano, un piccolo paese della Basilicata nel
cuore della Val d’Agri, dove le scoperte di riserve di petrolio nel territorio lucano
e le conseguenti estrazioni petrolifere, rischiano di mutare per sempre l’identità
dell’area.
Il Convegno è proseguito di sabato ed è stato il Santuario di Crea ad affrontare il
tema dell’esperienza religiosa nei Santuari.
Ricorre nel giorno, giovedì 20 maggio, il 20° anniversario della Beatificazione
di Pier Giorgio Frassati: durante il suo viaggio apostolico al nostro Santuario
il 16 luglio 1989, l’allora Pontefice Giovanni Paolo II, nel pomeriggio, fece visita
al camposanto di Pollone per pregare sulla tomba di Piergiorgio che poi, il 20
maggio 1990, dichiarò Beato.
Per non dimenticare tale evento, che ha avuto la sua massima espressione nella
messa pomeridiana a Pollone, alle ore 10, in sala Frassati, si è tenuto un incontro, al quale è seguito un breve dibattito, dal titolo “L’entusiasmo e la passione
di Pier Giorgio sostegno nella vocazione sacerdotale”. Sono intervenuti padre
Carlos Miguel Buela, superiore generale dell’Istituto del Verbo Incarnato, padre
Edoardo Cerrato, procuratore generale della Congregazione dell’Oratorio di S.
Filippo Neri e don Primo Soldi, assistente di Comunione e Liberazione.
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Da venerdì 21 a lunedì 24 maggio, come ormai avviene da diversi anni, una copia della statua della Madonna Nera, è stata portata a Vercelli per sottolineare
la presenza di Maria alle funzioni per la festa della parrocchia dei Cappuccini.
Domenica 23 maggio, nel giorno di conclusione dell’ostensione della Sindone,
la parrocchia di Campiglia Cervo, guidata dal parroco Don Romano Pierino, ha
effettuato la sua annuale processione votiva.
Le funzioni pomeridiane festive sono state animate dal Circolo Sardo “Su Nuraghe”: al “Su Rosario cantadu” è seguita la celebrazione eucaristica decorata da
melodie in lingua sarda, l’antica “Pasqua rosata”, “sa Pasca de flores” dei Sardi,
testimonianza di originali liturgie in sardo dei primi secoli del Cristianesimo.
Per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità i coniugi Celestino Allorio e
Gabriella Macchetto hanno tenuto, per l’intera giornata, il Ritiro Spirituale mensile.
Pentecoste: l’effusione dello Spirito. Lo Spirito Santo nostra Speranza! Lo Spirito dell’unità.
Spirito Santo e Famiglia. Ostacoli nel cammino della Famiglia: le sette.
Doveroso discernimento degli spiriti.
Venerdì 28 maggio, a caratterizzare la conclusione del mese dedicato alla Madonna, la zona pastorale della Valle Cervo, accompagnata dal vicario zonale,
don Ezio Zanotti, ha organizzato una serata di preghiera davanti alla Vergine
Bruna, seguita da una bella fiaccolata.
Sabato 29 maggio, alle ore 21 presso la Basilica Antica, nell’ambito delle manifestazioni curate dalla Fondazione “Le vie della Parola” in collaborazione con il
Santuario di Oropa, il prof. Marco Bersanelli, docente di astronomia e astrofisica
presso l’Università di Milano, ha tenuto una lectio magistralis sul tema: “Il Linguaggio dell’Universo. Il satellite Planck e la prima luce del cosmo”. L’incontro
è stato preceduto e seguito da una breve esecuzione musicale.
Domenica 30 maggio, solennità della SS. Trinità, le parrocchie della zona pastorale della “Rovella”, Bioglio, Piatto, Valle S. Nicolao, Ternengo, Pettinengo, Selve Marcone, Vaglio Pettinengo, Ronco Biellese, Vallanzengo e Zumaglia, hanno
compiuto la processione annuale con la presenza dei parroci e delle autorità
comunali.
Gli Scout di Biella hanno concluso il loro anno sociale con un grande raduno in
Santuario concluso con la messa in Chiesa nuova alle 12,30 celebrata da padre
Giovanni Gallo C.O.
Mercoledì 2 giugno, anniversario della Repubblica, il tempo ancora poco primaverile, ha favorito una buona affluenza di turisti e fedeli: tra questi cospicuo è
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stato il gruppo di Azione Cattolica dell’intera diocesi di Vercelli che ha espresso
il suo momento spirituale più forte nell’adorazione eucaristica pomeridiana cui
è seguita la messa nella Basilica superiore.
Nella stessa giornata, la parrocchia di Cavaglià, con don Adriano Bregolin, ha
portato ad Oropa i bambini della prima comunione e i loro familiari, per partecipare alla messa delle 16,30 nella casa della Madre di Gesù.
Come ormai tradizione il Santuario ha ospitato l’arrivo e la premiazione della
“gara dei due Santuari” (da Graglia ad Oropa). Anche quest’anno la partecipazione ha avuto un gran successo.
In Sala Frassati si è svolto un incontro sulla carità tenuto dal Rettore.
Giovedì 3 giugno, il clero diocesano ha vissuto il ritiro mensile in Santuario a
conclusione dell’anno pastorale. Nella riflessione tenuta da mons. Mana, il Vescovo ha presentato la prossima lettera pastorale dedicata alla Madonna e ha
ricordato la figura di mons. Antonio Ferraris nel 25° della morte. Mons. Vescovo
ha richiamato l’attenzione sulla riscoperta dell’attualità del pensiero di questo
compianto vicario generale, così radicato nel suo tempo, attento alle situazioni
ecclesiali e sociali e profetico nei suoi interventi. Realtà, queste ultime, emerse
nell’incontro che ha avuto luogo a Biella domenica 30 maggio presso il Seminario diocesano e così bene significate dalla “mostra” dal titolo: “Un prete… Don
Antonio Ferraris”, presso la Cattedrale di Biella, che speriamo possa essere
portata anche ad Oropa.
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Sabato 5 giugno, ha avuto luogo il pellegrinaggio mensile a piedi dalla Cappella
di S. Fermo, appuntamento ricorrente ed atteso ogni primo sabato del mese.
La messa delle 18,15 presieduta dal Rettore, si è conclusa con la benedizione
della fiaccola portata dal gruppo ciclistico “Berra” fino alla loro parrocchia di
Mesero (Milano).
Ma il reale avvenimento del Sabato 5 giugno è il matrimonio di Andrea Guglielminotti e Cristina Gallantina. Andrea, instancabile lavoratore del Santuario,
attorniato dalla maggioranza dei dipendenti del Santuario, si è unito in matrimonio con Cristina in una toccante celebrazione presieduta da don Attilio e concelebrata dal Rettore.
Domenica 6 giugno, solennità del “Corpus Domini”, la funzione pomeridiana è
stata caratterizzata dalla processione eucaristica che si è sviluppato nella modalità del percorso solenne, uscendo dalla porta carraia e risalendo dai cancelli
fino alla Basilica antica. Discreta è stata la partecipazione dei fedeli.
Alle 11,30 il Rettore ha celebrato una messa per il Genio degli Alpini.
Martedì 8 giugno, gradita è stata la visita di mons. Mario Rino Sivieri, nostro
confratello diocesano, vescovo della diocesi di Proprià (Brasile).
Da venerdì 11 a domenica 13 giugno, anche quest’anno, il Santuario ha accolto
il pellegrinaggio del Sovrano Ordine Militare di Malta, con un numero ridotto di
partecipanti rispetto al passato, tuttavia sempre molto significativo. Le celebrazioni hanno avuto luogo nella Basilica antica: alla messa di introduzione ha
voluto essere presente mons. Gabriele Mana e a quella conclusiva, domenica
alle 10,30, il Rettore, can. Michele Berchi. Particolarmente significativo è stato il
solenne pontificale nella Basilica superiore, nel pomeriggio di sabato 12 giugno,
presieduto da S.E. Mons. Angelo Acerbi, Prelato dell’Ordine e molto suggestiva,
a tarda sera, la processione “aux flambeaux” nel Chiostro della Basilica antica.
Durante la messa di apertura, mons. Vescovo ha ricevuto le insegne di gran croce dell’Ordine Melitense “pro piis meritis”conferitagli dal principe e gran Maestro dell’Ordine, Sua Altezza Eminentissima fra Matthew Festing. Mons. Mana
ha ringraziato dicendosi molto onorato di ricevere questa distinzione da parte
dell’Ordine di Malta, del quale apprezza l’impegno profuso da sempre in favore
dei “signori” malati, dei bisognosi e degli emarginati.
E’ terminato ufficialmente in questo giorno, 11 giugno, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, l’Anno Sacerdotale indetto dal Papa, lo scorso 19 giugno
2009, affidato all’intercessione della straordinaria figura di pastore d’anime, S.
Giovanni Maria Vianney, da tutti conosciuto come il Santo Curato d’Ars, patrono
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dei parroci. Alla solenne messa di ringraziamento celebrata da mons. Vescovo
nella Chiesa di S. Filippo in Biella, si è unità spiritualmente la piccola comunità
del collegiali di Oropa.
Domenica 13 giugno, nella mattina, in Basilica superiore, le parrocchie di Callabiana, Camandona, Campore Falcero, Crocemosso, Mosso, Pistolesa, Vallemosso, Vegliomosso, Mezzana, Soprana, Strona, Casapinta hanno compiuto la
loro processione annuale con i parroci e le autorità comunali. Nel pomeriggio,
parimenti hanno avuto il loro appuntamento annuale le parrocchie di Coggiola,
Vierà Rivò e Pray Biellese unendosi alla messa delle 16,30 in Basilica antica.
A cura degli Scout di Biella, nella Sala “Maria Bonino” (già detta “per un cuore
che batte”) è stata organizza una vendita di torte il cui ricavato sarà devoluto
alle missioni.
Come ormai è “tradizione” sono giunti in Santuario un centinaio di “maturandi”,
cioè di ragazzi che si stavano preparando a sostenere l’esame di Maturità, di
Busto Arsizio e anche quest’anno si sono fermati 5 giorni in Santuario che in
quei giorni si è visto riempito in ogni angolo di studenti con libri, quaderni di
appunti, portapenne e computers. Lodi insieme al mattino, due parole per introdurre cristianamente la giornata di studio, studio silenzioso, angelus, pranzo
insieme, pomeriggio per ripetere o approfondire vari argomenti con professori
e amici universitari, S. Messa, cena e poi serata insieme: questa il programma
di cinque giorni ad Oropa che ricorderanno per tutta la vita.
Martedì 15 giugno, il can. Carlo Gariazzo, parroco della Cattedrale, ha accompagnato e celebrato verso le 11,30 una santa messa per il gruppo della Terza
Età dell’Oratorio di S. Stefano.
Domenica 20 giugno, è stata la vota della processione annuale delle parrocchie
di Benna, Verrone, Massazza, Villanova Biellese, Sagliano Micca, Miagliano con
i parroci e le autorità comunali. L’omelia della messa in Basilica superiore è
stata tenuta dal Rettore.
Per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità i coniugi Celestino Allorio e
Gabriella Macchetto hanno tenuto, per l’intera giornata, il Ritiro Spirituale mensile.
Gesù Nazareno Re dei Giudei. Per una esegesi di: « Il mio Regno non è “da”
questo mondo ». Regalità e Famiglia.
Intensa e prolungata preghiera, intercessione, meditazione della Parola di Dio e
formazione spirituale hanno, come sempre, contraddistinto la giornata.
Con uno speciale tocco di solennità la messa delle 10,30 in Basilica antica di
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venerdì 25 giugno, è stata presieduta dal nostro Vescovo, mons. Gabriele Mana
che, tra gli altri, ha ricordato il suo anniversario di ordinazione presbiterale
(25/6/1967) e quello del can. Giovanni Panigoni (25/6/1967) e di don Piero Gibello (25/6/1950).
Come capita annualmente in questo periodo, diversi sacerdoti della nostra
Diocesi salgono al Santuario per ringraziare la Madonna in occasione del loro
anniversario di ordinazione: tra questi vogliamo ricordare i collegiali don Pier
Cesare Scaglia 26/6/1955) e il can. Edoardo Moro (29/6/1963).
Sabato 26 giugno, don Attilio Pelucce ha celebrato l’eucaristia per un bel gruppo di membri in servizio e a riposo del Corpo Forestale dello Stato nella circostanza della festa del loro patrono, san Giovanni Gualberto Visdomini, fondatore
dell’Ordine Vallombrosano.
Alla presenza di più di 500 persone, organizzata dal Club Alpino Italiano, il Rettore ha celebrato nella tarda mattinata una santa messa al Monte Camino.
In questa settimana quasi 90 religiose appartenenti alle Sorelle dell’Assunzione
hanno svolto il loro ritiro annuale predicato da don Stefano Alberto, domenica
dedicata alle offerte per la carità del Papa, il cosiddetto “Obolo di S. Pietro”,
hanno compiuto la loro annuale processione votiva le parrocchie di Colla di Netro, Netro, Graglia, Muzzano, Camburzano, Occhieppo Superiore, Galfione, e Vagliumina con i parroci e le autorità comunali.
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Pellegrinaggi (aprile/maggio/giugno 2010)
Eccovi ora il diario dei pellegrinaggi
Mese di Aprile
5. Gruppo Oratorio Villa Cortese (Milano) - 6. Seminario Internazionale Redemptoris Mater di Berlino - 7. Opera Diocesana Pellegrinaggi di Livorno con il vescovo, mons. Simone Giusti - 9. Parrocchia di S. Maria di Lourdes in Rende (Cosenza) - Gruppi: da Crotone e Lamezia Terme (Catanzaro) - Salesiani da Venaria
(Torino) - 12. Gruppo dalla diocesi di Graz-Seckau (Austgria) - 13. Parrocchie
diverse in Mori, Riva del Garda e Brentonico (Trento) - gruppo dalla diocesi di
Augsburg (Germania) - 14. Parrocchie: S. Maria Maggiore in S. Gregorio d’Ippona in Vibo Valentia di Badia - Cristo Redentore in Sassari - da Ripoli S. Bartolomeo (Firenze). 15. Gruppo “Comunità delle Beatitudini” di lingua francese
- 16. Parrocchia di S. Zeno in Cerea (Verona) e parrocchie diverse da Roma città
- Gruppi: da Maratea e Senise (Potenza), - da S. Benedetto del Tronto (Ascoli
Piceno), - dalla diocesi di Tursi-Lagonegro - 17. Parrocchie: Madonna di Fatima
in Ripatransone, diocesi di S. Benedetto del Tronto, (Ascoli Piceno), S. Andrea
a Montespertoli (Firenze) - S. Martino a Paperino in Prato - S. Martino vesc. in
Bertiolo (Udine) - S. Sebastiano in Livorno (Livorno) - S. Venanzio e Vincenzo
di Galliera (Bologna) - diverse parrocchie della città di Perugia - Santuario B.
V. di Castelmonte (Udine)- Santuario Madonna Addolorata in Norcia (Perugia)
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- Gruppi: da Policoro (Sicilia) - della diocesi di Tournai (Belgio) - Seminario Diocesano di Tortosa (Tarragona – Spagna) - 18. Parrocchie: S. Maria delle Grazie
in Perugia - S. Maria Assunta in Mantignana (Perugia) - S. Maria Madre della
Chiesa in Ponte Pattoli, loc. Cordigliano (Perugia) - S. Francesco nuovo in Rieti
- Santuario Madonna del Carmine in Carrara (Massa-Carrara) - Gruppi: da Pacengo di Lazise (Verona) - da Gubbio (Perugia) - Seminario Internazionale “Maria Mater Ecclesiae” di Roma - 20. Gruppi: da Molfetta (Bari) - da Selva Gardena
(Bolzano) - da Bydgoszcz (Polonia) - 21. Parrocchie: S. Anna in Afragola (Napoli)
- S. Giacomo magg. ap. in Porto Azzurro (Livorno) - del S. Rosario di Pompei in
Livorno. - Gruppo da S. Anna in Katowice (Polonia) - 22. Rettoria S. Maria Immacolata a villa Borghese (Roma) - 23. Parrocchie: S. Carlo Borromeo in Latina
- S. Vincenzo in Calcinato (Brescia) - dei SS. Martiri Canadesi in Roma - Gruppi da Arona (Novara), da Villafranca (Verona) e da Brescia - 24. Pellegrinaggio
della Pia Unione S. Madonna del Sasso in S. Brigida, diocesi di Fiesole, Firenze
- Gruppi dell’Opus Dei e dalla diocesi di Belluno-Feltre - 25. Parrocchie- S. Maria del Popolo in Torre del Greco (Napoli) - S. Maria Assunta in Strangolagalli,
Amaseno (Frosinone) - M. Vergine Assunta in Cervere (Cuneo) - S. Maria e S.
Michele arc. in Papiano (Perugia) - S. Pietro in Casale (Bologna) - S. Gennaro in
Benevento - da Ponte S. Giovanni, Pieve di Campo e Balanzano (Perugia) - da
Nogarole Rocca, Bagnolo, Pradelle e Bardolino (Verona) - Gruppi: da S. Fedele
d’Intelvi (Como) - Istituto Salesiano “S. Giovanni Bosco” in Piedimonte Matese
(Caserta) - dal principato del Liechtenstein con l’arcivescovo di Vaduz, mons.
Wolfgang Haas - da St. Germain des Prés (Parigi) - Pellegrinaggio giovani della
diocesi di Bologna con l’arcivescovo S.E. Mons.C. Caffarra - 26. Parrocchia di S.
Giorgio mart. in Castellucchio (Mantova) - Gruppo da Sitten, Saas Grund (Svizzera) - 27. Parrocchia della B. Vergine Addolorata in Carbonia (Carbonia Iglesias)
- Gruppo Comunità Giovanile del Seminario Vescovile di Treviso - 28. Parrocchia
Concattedrale di S. Maria Assunta in Sutri (Viterbo) - 29. Parrocchia Maria SS.
Immacolata in Palermo. - Gruppi: da Teano (Caserta), diocesi di Teano-Calvi
con il vescovo, mons. Arturo Aiello - Terza Età parrocchia di S. Andrea ap. in
Carugate (Milano) - da Ljubljana (Slovenia) - 30. Parrocchia della Presentazione
della B. V. Maria in Francavilla sul Sinni (Potenza) - Gruppi: da Anguillara Veneta
(Padova) - dalla diocesi di Trier (Treviri) (Germania).
Mese di Maggio
1. Parrocchie: Maria SS. Madre della Chiesa, fraz. Stella, Monsampolo (Ascoli Piceno) - S. Cuore di Gesù, diocesi di Palestrina, Roma - Risurrezione del Signore in
San Donato di Lecce, diocesi di Otranto (Lecce) - S. Giuliano in Como - Sant’Orsola
in Como - S. Sisto in Perugia - Gruppi: Unità Pastorale parrocchie di Baruchel40
la, Giacciano e
Zelo, diocesi di
Adria-Rovigo
(Rovigo) - da
Rapolano Terme (Siena) - del
Santo Padre Pio
da Heidenheim
(Germania)
Pellegrinaggi
delle parrocchie di S. Antonino di Saluggia e Bianzè
(Vercelli) e di
Robbio Lomellina (Pavia) - 2. Parrocchie: San Martino a Pontorme in Empoli (Firenze) - da
Castelfranco Veneto (Treviso) - Gruppo Unitalsi Sezione Sarda Nord Sassari Gruppetto parrocchia S. Caterina v. m. in Lapio (Avellino) - 3. Parrocchie: S.
Maria Assunta in Montagnana (Padova) - Sant’Elia profeta, diocesi di Nola, in
Sperone (Avellino) - Gruppo dalla diocesi di Limburg (Germania) - 4. Parrocchie:
S. Lorenzo in Arcade (Treviso) - S. Giuseppe Benedetto Cottolengo in Palermo
- Gruppo dell’Unitalsi della Diocesi di Treviso - 5. Parrocchie: SS. Trinità in Codiverno di Vigonza (Padova) - S. Cuore da Benevento - Gruppo di lingua polacca
- 6. Parrocchia S. Lucia in Roma - Gruppo catechisti parrocchia S. Marco ev. da
Udine - Gruppo monache Clarisse dalle Marche - 7. Parrocchia Cattedrale da
Crema (Cremona) - 8. Parrocchie di: S. Maria al Carrobiolo in Monza - S. Barbara in Mestre (Venezia) - S. Pio in Porto Viro (Rovigo) - da Castel del Piano in Corciano (Perugia) - da Ca’ de Fabbri, fraz. di Minerbio (Bologna) - Gruppi: Diocesi
di Chioggia (Venezia) - Amici di Betania del S. Cuore da??? - Oratorio Piccolo
Chiesa Nuova S. Maria in Vallicella, padri S. Filippo Neri (Roma) - da Friburgo
(Svizzera) - 9. Pellegrinaggi della Città di Biella e della parrocchia Beata Maria
Vergine Assunta in Rovasenda con i parroci e le autorità comunali - Parrocchie
di: S. Giovanni Battista in Ospedaletto Euganeo (Padova) - S. Eutichiano Papa in
Marinella di Sarzana (La Spezia) - Gruppi: Santuario della Madonna del Lago in
Bertinoro (Forlì) - da Rionero in Vulture (Potenza) - Pastorale giovanile e familiari diocesi di Melfi-Rapolla-Venosta (Basilicata) - 10. Gruppo da Montegalda
(Vicenza) - 12. Parrocchie: S. Antonio di Padova fraz. Badoere in Morgano (Treviso) - S. Pio X in Sassari - Gruppi: “Unità pastorali “Madonna dell’Aiuto” e “Sacra
Famiglia” da Storo, Valle del Chiese, (Trento) - Noviziato Gesuiti di Genova
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13. Gruppo anziani parrocchia di S. Maria di Salsasio in Carmagnola (Torino) 14. Parrocchie: S. Pietro – Collegiata in Castelfranco di Sotto (Pisa), St. Louis in
Hyères (Francia) - Gruppi: International Theological Institute da Trumau (Austria) - da Toulon (Francia) - 15. Parrocchie: SS. Trinità in Fiesso d’Artico (Venezia) - S. Marco ev. in S. Marco dei Cavoti (Benevento) - S. Antonio fraz. Gazzolo
in Lumezzane (Brescia) - S.Nicola da Bari in Diano Castello (Imperia) - Gruppi:
Fraternità O.F.A. S. Barnaba in Genova, da Modena - Missione Cattolica Italiana
di Saarbrűcken (Svizzera) - Diocesi di Parigi Itinerario Spirituale - 16. Processione delle parrocchie di S. Eurosia, Lessona e Crosa con i parroci e le autorità
comunali - Parrocchie: S. Maria delle Grazie in Arezzo - S. Giovanni Battista
in Garbagnate (Milano) - S. Lorenzo mart. in Sogliano al Rubicone (Forlì) - 17.
Opera Romana Pellegrinaggi di Roma - 18. Parrocchie: Sacro Cuore di Gesù in
Abbiategrasso (Milano) - S. Stefano protomart. in Artena (Roma) - SS. Bassiano
e Fereolo in Lodi - 19. Parrocchia dei Santi Antonio e Annibale Maria in Roma Gruppi: Istituto Salesiano di Vigliano Biellese - Istitito Camilliani Casa Riposo in
Capriate S. Gervasio (Bergamo) - 20. Parrocchia di S. Bartolomeo e S. Domenico
Savio in Vinovo (Torino) - Gruppo da Manosque, Diocesi di Digne (Francia) - 21.
Gruppi da Malta e da Opde (Polonia) - 22. Parrocchie: S. Maria in Pietralunga
(Perugia) - delle frazioni Gaio e Baseglia in Spilimbergo (Pordenone) - Gruppi:
Circolo Culturale Pier Giorgio Frassati in Correggio e Rio Saliceto (Reggio Emilia) - da Crans Montana, diocesi di Sion - Vallese (Svizzera) - 23. Processione
di Campiglia Cervo con il parroco e le autorità comunali - Parrocchie: SS. Apostoli in Busto Arsizio (Varese) - S. Croce in Marmorta (Bologna) - S. Protaso in
Milano - Gruppi: Convento dei S. Paolo ap. Carmelitani A.O. in Nocera Umbra
(Perugia) - Comunità la Quercia - 24. Parrocchia del Sacro Cuore in Casteggio
(Pavia) - 26. Parrocchie: di S. Giacomo maggiore in Crema (Cremona) - SS. Giovanni, Ippolito e Siro in Nizza Monferrato (Asti) - Gruppi: da Lucerna (Svizzera)
- gruppo tedesco da Koln - 27. Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo ap. in Castrezzato (Brescia) - Gruppi: Parrocchie del Saluzzese, - da Passau (Germania) - 28.
Parrocchia dell’Immacolata e S. Giovanni Battista in Torino - 29. Parrocchie: S.
Antonio di Padova alla Brunella in Varese - dei SS. Leonardo Murialdo e Curato d’Ars in Milano - Gruppo da Corniglio (Parma) - 30. Processione delle parrocchie della zona “Rovella” con i parroci e le autorità comunali - Parrocchia
Cattedrale di Alba (Cuneo) - 31. Parrocchia Collegiata dei SS. Agata e Giorgio in
Santhià (Vercelli) - Altri gruppi: Parrocchia di S. Remigio in Guidonia Montecelio
(Roma) - Parrocchia di S. Lazzaro in Gallipoli (Lecce) - Gruppo Regina Pacis da
Monteprandone (Ascoli Piceno).
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Mese di Giugno
1. Gruppo parrocchie della Cattedrale, S. Agata, SS. Nazaro e Celso da Brescia
2. Parrocchie: S. Maria Assunta in Chiuduno (Beramo) - Nostra Signora della
Mercede in Sanremo (Imperia) - S. Michele arc. in Gragnano Trebbiense e S.
Giovanni Battistain Gazzola (Piacenza) - Conversione di S. Paolo in Flero (Brescia) - S. Ireneo in Cesano Boscone (Milano) - Gruppi: Cattedrale di Alba (Cuneo)
con corale - Azione Cattolica di Vercelli - Unità Pastorale di Brugherio (MonzaBrianza) - da Arena Po e Pontalbera (Pavia) - da Silvano d’Orba e Fresonara
(Alessandria) - parrocchia di Cavaglià con i bambini della prima comunione - 3.
Gruppo Decanato di Vimercate (Monza-Brianza) - 5. Parrocchia della Natività di
Maria Vergine in Cura Carpignano (Pavia) - Gruppo Ciclistico “Berra” da Mesero
(Milano) - 6. Parrocchia S. Maria Assunta in Vigonovo (Venezia) con corale.
Comunità Pastorale S. Maria Beltrade e S. Michele arc. in Milano - 8. Parrocchie:
S. Giorgio in Busalla (Genova) - SS. mart. Vitale e Valeria in Pessano con Bornago (Milano) - 11. Inizio pellegrinaggio Sovrano Ordine Militare di Malta - 13.
Processioni di Callabiana, Camandona, Campore Falcero, Crocemosso, Mosso,
Pistolesa, Vallemosso, Vegliomosso, Mezzana, Soprana, Strona e Casapinta al
mattino e Coggiola, Viera Rivò e Pray Biellese nel pomeriggio con i parroci e le
autorità comunali - Parrocchia Cattedra di S. Pietro in Maerne (Treviso) - 15.
Parrocchia di Gorlago (Bergamo); Gruppo Terza Età Parrocchia S. Stefano in
Biella - 16. Parrocchie: S. Rufino vesc. in Portile (Modena) - S. Bovio in Peschiera Borromeo (Milano) - S. Felice in Milano - Oratorio parrocchia S. Pietro in Rho
(Milano) - Oratorio parrocchia S. Teresina in Torino - 17. Parrocchie: S. Giovanni
ev. in Gavirate (Varese) - S. Siro in Pavia - 18. Parrocchia S. Nicola in Dergano
(Milano), e S. Cuore in Busto Arsizio (Varese) - 19. Parrocchia di S. Ambrogio in
Zoagli (Savona) - Gruppi: Istituto Sacra Famiglia da Cocquio Trevisago (Varese),
- Piccola Casa Divina Provvidenza di Torino - 20. Processione parrocchie di Benna, Verrone, Massazza, Villanova, Sagliano Micca e Miagliano con i parroci e le
autorità comunali - 22. Oratori decanato di Rozzano (Milano) - 24. Parrocchia
Madonna Pellegrina in Novara - 25. Gruppo Comunità Pastorale S.Vittore in
Briosco-Capriano-Fornaci (Monza-Brianza) - 26. Parrocchia S. Cuore in Bergamo - 27. Processione di Colla di Netro, Netro, Graglia, Muzzano, Camburzano,
Occhieppo Superiore, Galfione, Vagliumina con i parroci e le autorità comunali.
Parrocchie: S. Maria Assunta in Calcinate (Bergamo) - S. Bartolomeo ap. in Sordio (Lodi) - 28. Parrocchia di S. Martino in Cadorago (Como) - 29. Parrocchia S.
Teresina in Torino - 30. Parrocchie: S. Barbara in Riva di Pinerolo (Torino), in
Gerenzano (Varese).
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Pellegrinaggi
L’annuale pellegrinaggio del Sovrano
Militare Ordine di Malta a Oropa.
Conferita al vescovo di Biella monsignor Mana la gran croce dell’Ordine
Melitense pro piis meritis.
Nei giorni 11, 12 e 13 giugno si è svolto a Oropa l’annuale pellegrinaggio del
Sovrano Militare Ordine di Malta. Organizzato dalla delegazione piemontese, vi
hanno aderito anche altre delegazioni del nord Italia, tra cui quella lombarda e
quella emiliana. Ad accompagnare i “signori malati”, un nutrito gruppo di cavalieri e dame dell’ordine. Circa 130 complessivamente i partecipanti. Tra le personalità dell’Ordine, oltre naturalmente i dirigenti della delegazione piemontese: Alessandro Antonielli d’Oulx (delegato), Gustavo di Gropello (vice delegato),
Paolo Ricardi di Netro (responsabile Gruppo AMA), Guido Carlo Marchetti San
Martino di Muriaglio (delegato emerito), il padre domenicano Costantino Gilardi
(cappellano conventuale di gran croce ad honorem), Angelo Chiastellaro (cavaliere di giustizia), Giuseppe Vercelli, e altri, erano presenti S.E. Fra Ruggero
Caccia Dominioni, gran priore emerito di Lombardia e Venezia, e Guglielmo Guidobono Cavalchini (delegato lombardo). A fare gli onori di casa, come al solito,
con il rettore canonico Michele Berchi, l’ex amministratore del santuario e attuale bibliotecario archivista del medesimo Mario Coda, che è membro dell’Ordine.
A presiedere la celebrazione eucaristica di apertura del pellegrinaggio, nel pomeriggio di venerdì 11, nella basilica antica, è stato il nostro vescovo monsignor Gabriele Mana, il quale nell’occasione ha ricevuto le insegne di gran croce
dell’Ordine Melitense pro piis meritis, conferitagli di recente dal principe e gran
maestro dell’Ordine, Sua Altezza Eminentissima fra Matthew Festing unitamente al sovrano consiglio. Mons. Mana ha ringraziato dicendosi molto onorato di
ricevere questa distinzione da parte dell’Ordine di Malta, del quale apprezza
l’impegno profuso da sempre in favore dei malati, dei bisognosi, degli emarginati.
A presiedere la celebrazione eucaristica del pomeriggio di sabato 12 nella basilica superiore e quella di domenica mattina, nuovamente nella basilica antica, è stata S.E. monsignor Angelo Acerbi, arcivescovo titolare di Zella e prelato
dell’Ordine, giunto appositamente da Roma.
Durante i tre giorni del pellegrinaggio si sono svolte anche altre pratiche religiose (Via Crucis, fiaccolata, ecc.), cui i pellegrini hanno preso parte con grande
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devozione sotto la guida dei religiosi dell’Ordine. I cavalieri e le dame hanno
preso parte a tutte le funzioni con i loro tradizionali manti neri portanti ricamata
la bianca croce melitense a otto punte.
(m.c.)
UNA MEDAGLIA DELL’ORDINE DI MALTA CON LA MADONNA DI OROPA
In occasione dell’ultimo pellegrinaggio oropense del Sovrano Militare Ordine di Malta
è stata distribuita ai partecipanti una bellissima medaglia, fatta coniare per iniziativa della Delegazione del Piemonte e della
Valle d’Aosta. Da un lato essa presenta la
statua della nostra Madonna sormontata
dalla scritta “N.S. di Oropa”, con sullo sfondo la basilica antica e una parte del chiostro; dall’altro, la bianca croce a otto punte
dell’Ordine su un tondo smaltato di rosso
e circondato dalla scritta “Gran Priorato di
Lombardia e Venezia”.
(m.c.)
45
Pellegrinaggi
Giovani di Bologna ad Oropa
Più di 400 giovani della pastorale giovanile di Bologna, guidati dal loro Arcivescovo, il
Cardinal Carlo Caffarra, dopo essere stati in visita alla Sindone a Torino hanno fatto
tappa ad Oropa per due giorni, dove lo stesso Cardinale ha tenuto una catechesi nella
Basilica Antica gremita come non mai.
La sera dell’arrivo con l’aiuto del
Ristorante Croce Bianca, la Pastorale Giovanile di Biella e gli Amici
di Oropa, hanno accolto il numeroso pellegrinaggio servendo la
cena nelle sale del Pellegrino e
nella galleria Sant’Eusebio. Non è
passato inosservato l’Arcivescovo
che alla sera ha cenato con i suoi
ragazzi e anche il giorno successivo, seduto in una panchina con
loro si è mangiato il suo bravo panino alla mortadella.
Gli organizzatori biellesi e bolognesi dell’evento.
Matrimoni e Battesimi (aprile/maggio/giugno 2010)
Matrimoni:
CRISTIANO Antonio e SPECCHIA Patrizia Albina 8.5.2010 cel. d. Attilio Pelucce
BONIZZI Roberto e ZAVA Manuela
15.5.2010 cel. p. Giovanni Gallo
GUGLIELMINOTTI BEL Andrea
e GALLANTINA Cristina
5.6.2010 cel. d. Attilio Pelucce
ARGENTERO Stefano e PAPINI Lara
26.6.2010
cel. Rettore
Battesimi:
GRAVENHORST MARIA FRANCESCA 46
03 – 04 - 2010
L’ESPERIENZA.
Quando il Prof è un amico
DA BOLOGNA - STEFANO ANDRINI.
Si moltiplicano in tutta Italia le << vacanze maturandi>> per la preparazione all’esame i ragazzi
studiano con l’aiuto di docenti e di universitari. Il clima di amicizia rende più affascinante e appagante la fatica dell’apprendere.
Torna l’incubo della maturità. Con il suo rituale di scongiuri e diete miracolose. Senza dimenticare la spasmodica ricerca della
traccia in rete o del gadget che consente
(meglio usare il condizionale) di svolgere
una versione o di risolvere una equazione
senza farsi scoprire. Cambiano i ministri e
le riforme ma la maturità sembra sempre
un film di Dario Argento. Eppure ci sono
delle oasi, in Italia, dove l’esame si può affrontare come una delle tante circostanze
della vita (e neanche delle peggiori): fianco
a fianco con altri amici che si trovano sulla
sessa barca. E fin qui passi. Ma poi ci sono
anche i “prof” per una volta nei panni dei
buoni samaritani e non dei semplici ragionieri (“tot capita, tot sententiae). E udite,
udite quelli che sono riusciti a passare le
colonne d’Ercole dell’esame (senza poi farsi
tanto male) e che oggi frequentano l’università. Stiamo parlando delle vacanze maturandi. Racconta Maria Grazia Discoli che
insegna lettere al Liceo Leonardo di Milano. “Fin da quando ho vissuto da studentessa l’esperienza della maturità ho intuito
che poteva essere una grande occasione
per me. Nell’estate del 1978 ho studiato
con i miei amici della comunità cristiana
e con alcuni nostri compagni di classe,
trascorrendo una settimana in una casa
parrocchiale autogestita sulle colline di
Imola. A cucinare due mamme. A spiegarci
autori e problemi diversi professori nostri
amici. Tutto gratuitamente e lietamente. E’
stato un tempo bello e decisivo”. Aggiunge
la prof: “da quando insegno al triennio del
Liceo, con altri amici, insegnanti e allievi
ho intrapreso nuovamente questa avventura dello “studio maturandi”. Quest’anno,
come è oramai tradizione, siamo andati
per cinque giorni in una casa autogestita
del Pime a Merate. Per noi cucinava un’insegnante di filosofia, così tra una portata
e l’altra ci spiegava Kant. I ragazzi erano
40. A farci compagnia in tutto, dalle partite a pallone al ripasso serrato, abbiamo
invitato quattro universitari della Statale”.
Uno spettacolo della gratuità che i ragazzi
hanno apprezzato. E Monica spiega perché:
“Se fossi stata a casa avrei sospeso la vita
per studiare soltanto, qui è stato diverso,
ho studiato senza smettere di vivere”. Paolo
Valentini, docente di italiano e latino in un
liceo scientifico di Rimini racconta invece
di come sia possibile studiare in un bellissimo agriturismo tra San Leo e San Marino.
“C’erano 70 ragazzi. Lavoravano sulle tesine e liberamente hanno invitato i loro insegnanti che sono venuti su per una mezza
giornata e con i quali hanno fatto i ripassi”.
“Qui” conclude Valentini “è venuta fuori
una cosa che a volte a scuola è difficile. La
libertà vera, la voglia vera di condividere e
di non stare da soli. Non voleva tornare a
casa nessuno”. L’Istituto Sacro Cuore di Milano ha scelto per i 135 partecipanti la Valle d’Aosta. “Il tentativo” racconta Manuel
Piraino docente al liceo classico “è stato
quello di non lasciare soli i ragazzi in una
circostanza di questo tipo. Tutti hanno intravisto che ci può essere anche un fascino
nello studio. Perché alla fatica si affianca il
gusto del conoscere”.
47
23 maggio 2010
Sardi ad Oropa per la “Pasqua rosata”,
sa Pasca de flores
Mantenere e tramandare il profondo legame tra Sardegna e Piemonte,
tra Sant’Eusebio e il culto mariano
Domenica 23 Maggio, alle ore 15.30, nella Basilica Antica di Oropa, verrà intonato “Su Rosariu cantadu”, ospiti del Rettore Don Michele Berchi. Alle ore 16.30,
melodie in lingua sarda decoreranno la Santa Messa di Pentecoste, l’antica “Pasqua rosata” “sa Pasca de flores” dei Sardi, testimoniata in originali liturgie a
partire dai primi secoli del Cristianesimo.
Presso gli Ebrei, la festa di Pentecoste o delle “Settimane”, come detto nel Pentateuco (Esodo, XXXIV, 22; Levitico, XXIII, 15), aveva lo scopo di ringraziare Iddio
della raccolta dei cerali. In origine, infatti, la festa di Pentecoste chiudeva il ciclo
pasquale essendo celebrata, allora come oggi, sette precise settimane dopo
Pasqua.
Secondo un caratteristico costume medievale del giorno di Pentecoste, attestato in molte chiese d’Italia e di Francia fino dal sec. XII - afferma Mons. Mario Righetti, Perito del Concilio Vaticano II – “era quello di far piovere, durante il canto
di Terza o della Sequenza alla Messa, rose, fiori e talora eziandio dei batuffoli di
stoppa accesa ad imitazione delle lingue di fuoco scese sopra degli Apostoli”.
In alcune chiese della Liguria e dell’Emilia, nel giorno di Pentecoste venivano
appese ad un albero, per il tempo dell’Ottava, le “nebulae”, cialde colorate da
distriubuire successivamente ai fedeli.
Una tradizione diffusa, presente ai piedi delle Alpi nella liturgia gallicana e conosciuta dai Sardi.
“Ci recheremo ad Oropa, ai piedi della Madonna Nera, seguendo le tracce del
conterraneo Sant’Eusebio da Cagliari, Patrono del Piemonte, per mantenere e
tramandare il profondo legame tra Sardegna e Piemonte, tra Sant’Eusebio e il
culto mariano; tradizione che si rinnova periodicamente e che porta i Sardi di
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Biella a riunirsi nei luoghi eusebiani per intonare su Rosariu cantadu nelle antiche melodie della loro terra di origine”.
Per l’occasione, il cappellano di Su Nuraghe, don Ferdinando Gallu terrà la catechesi in “lingua sarda”.
Cordialmente, Battista Saiu
Stendardo di N.S. di Oropa portato solennemente in processione durante la festa di Sant’Efisio, patrono della Sardegna.
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L’INTERVISTA.
Incontro con il fisico M. Bersanelli, uno dei padri della missione
Planck sull’origine dell’Universo.
A caccia della luce fossile per capire chi è l’uomo
ALFIO DI MARCO
“ Le cose tutte quante hanno un ordine
tra loro e questo è forma che l’universo a
Dio fa somigliante…”: così Dante Alighieri
in una terzina del Primo canto del Paradiso>>. Siamo agli inizi del 1300, quando la
visione che l’uomo ha dell’Universo è quella
della creazione per uno scopo che discende
dalla volontà divina. Dante, quasi folgorato da una forza che di sicuro neanche lui
comprese, tracciò 700 anni fa un’immagine che oggi, con sorpresa, ritroviamo nella
più avanzata frontiera della cosmologia.
Chi siamo? Da dove veniamo?
Sono domande che
accompagnano
la
nostra esistenza e
alle quali cerchiamo
di dare una risposta
attraverso l’uso della scienza. <<Ma la
scienza – spiega il fisico Marco Bersanelli
– è solo uno strumento con il quale l’uomo
cerca di capire tutto
ciò che gli sta intorno. Uno strumento che, dunque, da solo
non è sufficiente a dare certe risposte se
non accompagnato dalla consapevolezza che siamo un elemento infinitamente
piccolo dell’Universo che ha la peculiarità
d’esserne cosciente>>. Docente di Astrofi50
sica dell’Università degli Studi di Milano,
Bersanelli è uno dei
“padri” del progetto
Planck Surveyor, il
satellite frutto d’una
collaborazione internazionale messo
in orbita lo scorso
anno con l’obiettivo
di studiare la radiazione cosmica di fondo, cioè di andare a
caccia della luce fossile del Big Bang che
14 miliardi di anni orsono diede il <<la>>
alla formazione dell’Universo. Bersanelli ha
parlato di questo straordinario viaggio spazio-temporale nell’ambito del corso di Alta
formazione al Campus d’Aragogna, in via
Ventimiglia a Catania. <<All’uomo – spiega
lo scienziato – è stato riservato il privilegio
della comprensione di quella straordinaria
opera che è il creato. Un’opera che ha un
linguaggio preciso, quello della matematica. Lo aveva capito Galileo già nel 1609:
“Dio ha trascritto il libro della Natura nella
forma del linguaggio matematico”. L’uomo
moderno oggi aggiunge le capacità della
tecnologia per avvicinarsi di più alla comprensione di ciò che è comunque solo una
piccolissima parte di quello che possiamo
toccare e soprattutto vedere>>.
Già. Vediamo soltanto il 4% dell’energia che permea l’Universo. Il resto, per il
23% è materia oscura che non sappiamo
di cosa sia fatta, il restante 70% è quella
che si definisce energia oscura. E ne sappiamo ancora meno…
<< Le conoscenze di cui oggi l’uomo dispone – continua Bersanelli – ci dicono che
la gran parte della
materia che compone l’universo ha una
forma che noi ancora
non conosciamo. Ce
ne rendiamo conto
osservando l’azione
gravitazionale esercitata da questa materia. Che però non
vediamo attraverso la luce o il suo assorbimento: quindi, più che oscura dovremmo chiamarla cristallina, meglio ancora
trasparente. Se fosse oscura l’avremmo già
vista. Ne percepiamo gli effetti gravitazionali come avviene nella rotazione delle galassie. Possiamo misurarne perfettamente
la rotazione e ci rendiamo conto che lungo
la loro periferia esistono grandi riserve di
materia completamente trasparente. Gli
stessi studi sul fondo di micro-onde ci indicano che questa materia non può essere
costituita semplicemente da quel tipo di
particelle che noi conosciamo, ma devono
essere diverse. Altrimenti non riusciremmo
a spiegarci la statistica con cui l’intensità
della luce primordiale si presenta a noi. Una
delle possibilità è che si tratti di particelle
considerate “supersimmetriche” e che potremmo avere l’opportunità di evidenziare
in maniera diretta con gli esperimenti del
Cern. Questo ci porterebbe ad un punto di
contatto tra l’infinitamente grande e gli
esperimenti sull’infinitamente piccolo. La
luce cosmica arriva tutta da un unico punto, quello primordiale. La materia che ci
circonda, noi stessi, tutto è fatto di polvere
di quelle stelle che hanno avuto origine al
momento della formazione dell’universo
che da quel momento ha preso a espandersi sempre più velocemente>>.
Torniamo indietro di 14 miliardi di anni
e ci ritroviamo al cospetto di una massa
grande come un’arancia. Ma questa massa dove sta?
<<Dobbiamo pensare a questa “arancia”
non come un oggetto che occupa uno
spazio vuoto infinito, preesistente, che la
circonda. E’ un’immagine scorretta che abbiamo dell’Universo e della sua espansione.
Di solito si parla d’una “arancia” come oggetto che si trova in un punto dello spazio
e che a un certo punto “esplode”, come si
dice erroneamente, proiettando gli schizzi
di materia in tutte le direzioni. Nulla di più
sbagliato. Se osserviamo oggi l’Universo in
espansione e lo riportiamo a 14 miliardi di
anni fa, questo si riduce davvero alle dimensioni di un’arancia. Ma lo spazio nella sua interezza va visto in analogia con
la superficie della sfera e non con la sfera
stessa. Quindi, se io porto la la superficie
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di una palla a diventare sempre più piccola, rimane il fatto che ogni punto della
superficie è equivalente a qualunque altro suo punto. Ergo: non esiste un centro
dell’espansione dell’universo, come non
esiste un luogo nello spazio in cui si trova
quell’Universo primordiale. Quello è tutto
lo spazio: che è più piccolo, più contratto
di quanto lo sia oggi>>. <<E l’uniformità
dell’Universo ci dice che ogni p unto su
grande scala è equivalente a qualunque
altro. Ciò vuol dire che la nostra visione
dell’Universo ci mostra una serie di sfere
intorno a noi in modo completamente isotropo (indipendente dalla direzione, ndr),
che, guarda caso, ci riporta all’iconografia
medievale>>.
Ma il satellite Planck sta andando a caccia del “tocco” di Dio?
<< Io credo che il tocco di Dio sia in ogni
istante. Non è soltanto quello che è accaduto 14 miliardi di anni fa. La particella di Dio? Sono tutte le particelle. Chiaro
che andare a scavare nell’origine cosmica
è come scendere nella visibilità di un momento drammatico e stupendo della storia
dell’universo che è il suo inizio. Anche se la
parola inizio è molto impegnativa: noi possiamo sempre parlare di un tempo finito,
sia se ci riferiamo a miliardi di anni luce o
a frazioni di secondo. E’ sempre un tempo
finito. Quando parliamo di inizio ci riferiamo necessariamente a qualcosa che sfugge
alla dinamica scientifica. La scienza ci può
parlare di un cambiamento, di un passaggio
da uno stato all’altro. Ma il venire in essere
del primo Universo o di questo istante è
un inizio che ha un disavanzo infinito dal
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non essere. C’è molta confusione quando si
attribuisce al divino soltanto certi aspetti
del mondo naturale. Diversamente, ritengo
che la creazione sia soprattutto questa dipendenza radicale della creatura – sia essa
un fiore o l’universo intero – dal mistero
che la fa>>.
In tutto questo, la coscienza dell’uomo
come entra in sintonia con il momento
della creazione?
<<Rendendoci conto – conclude Bersanelli – che non ci facciamo da noi. E che se
ogni creatura potesse esserne cosciente e
pensare dovrebbe dire così di sé. Scientificamente possiamo solo descrivere e cogliere il segreto dell’ordine di un Universo
già fatto. La coscienza dell’uomo si rapporta alla creazione sorprendendo l’esistente,
riuscendo a sorprendersi del fatto che le
cose sono e che sono fatte. La scienza ci dà
solo un contributo per provare a comprendere quanto di meraviglioso sia l’Universo
del quale noi siamo parte cosciente>>.
RIMINI
Quella natura che ci
spinge a desiderare cose
grandi è il cuore
domenica 22 agosto 2010
sabato 28 agosto 2010
“Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore” è il titolo della
XXXI edizione del Meeting. Parole che riecheggiano quelle che Albert Camus fa
pronunciare all’imperatore Caligola nel suo celebre dramma: “ho provato semplicemente una improvvisa sete di impossibile… ho bisogno della luna, o della
felicità, o dell’immortalità”. In ogni uomo, di qualsiasi razza, cultura, religione, tradizione alberga questo desiderio di cose grandi, di qualcosa di infinito.
Un’aspirazione che l’uomo in tante occasioni tende a trascurare e a dimenticare, complice innanzitutto una certa mentalità che lo considera solo come il
risultato di una casualità chimico-biologica o al limite di un processo evolutivo.
Si respira una cultura che tende a cancellare “l’umanità dell’uomo”, il “mancamento e voto” espresso da Leopardi nello Zibaldone. Il rischio è quello che
si affermi una concezione puramente materialistica della vita. La provocazione
contenuta nel titolo afferma invece il contrario. La natura dell’uomo è innanzitutto il suo cuore che si esprime come desiderio di cose grandi. Il motore di ogni
azione umana è questa aspirazione a qualcosa di grande, l’esigenza di qualcosa
di infinito. L’uomo è rapporto con l’infinito. E’ questa tensione il tratto inconfondibile dell’umano, la scintilla di ogni azione, dal lavoro alla famiglia, dalla ricerca scientifica alla politica, dall’arte all’affronto dei bisogni quotidiani.
Il Meeting cercherà di documentare come nella realtà di oggi sia innanzitutto necessario partire dall’umanità di ogni persona, facendo dei bisogni e dei
desideri degli uomini l’anima delle scelte grandi e di quelle quotidiane. Anche
perché solo questo è il punto che accomuna tutti gli uomini ed è pertanto l’inizio
anche di un reale dialogo tra i popoli.
L’uomo che considera seriamente la sua umanità è colui che non è mai domo e
soddisfatto e che affronta la vita con l’attesa di qualcosa di grande. Scrive Cesare Pavese: “Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?”. L’attesa è la struttura stessa della natura umana, l’essenza dell’anima.
I grandi desideri e le grandi aspirazioni non sono un ostacolo o qualcosa che
complica l’esistenza, ma sono ciò che rende l’uomo irriducibile proprio perché
essi sono il segno del suo rapporto con l’infinito.
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Recensioni
LETTURE CONSIGLIATE
a cura di Giacomo Berchi
“BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL
SANGUE”
Alessandro D’Avenia
ediz. Rizzoli
Euro 19,00
SI PUO’ DARE IL PROPRIO SANGUE SOLO PER UN
AMORE GIA’ DATO
Al suo esordio come romanziere, Alessandro
D’Avenia, giovane professore di Lettere, regala una
storia di una profondità e bellezza sempre più rare,
andando a infrangere quel muro che decine di romanzetti sulle storie d’amore adolescenziali hanno semplicemente eluso: il muro divisorio che da sempre impedisce a questi
racconti di passare dalle pagine alla realtà. Ipod, motorini, tornei di calcetto,
banchi di scuola: è il mondo dei giovani d’oggi quello in cui vive Leo, il giovane
protagonista. La storia, dalla trama essenziale, si gioca sul contrasto fra due
colori: bianco, cioè tutto quanto di più silenzioso, indefinito e pauroso si possa
presentare nella vita; rosso, quindi fuoco, sangue, vita, passione. Nella vita di
Leo i capelli rossi di Beatrice, la ragazza di cui è innamorato, sono tutto ciò per
cui lui vive e desidera vivere. Ma una malattia che rende bianco il colore del
fuoco sta lentamente consumando anche lei, affetta da leucemia. E’ un romanzo
di formazione: attraverso l’incontro con il Sognatore, il supplente di storia e filosofia, l’amicizia di Silvia, porto sicuro nel mare azzurro, la presenza silenziosa
e potente del sacerdote prof. di religione, Gandalf, Leo si scoprirà ferito in ciò
che più ama, arriverà a capire la consistenza vera dell’amore, e soprattutto la
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necessità del bianco per comprendere davvero il valore totale del rosso. Bianca
come il latte, rossa come il sangue ripropone felicemente ai giorni nostri la vicenda della Vita Nova dantesca; chi ha visto in D’Avenia il “Moccia cattolico” non
ha presente ciò che i romanzetti di quest’ultimo raccontano e, soprattutto, non
ha mai incontrato Beatrice.
“L’UOMO ETERNO”
Gilbert K. Chesterton
ediz. Rubbettino
Euro 18,00
L’INCREDIBILE STORIA SPIRITUALE DEL GENERE UMANO
Non era in errore chi parlava di lui come di un Padre della Chiesa agli inizi del ‘900: di sicuro Gilbert Keith Chesterton (1874 – 1936) è
stato uno dei più potenti protagonisti di quella che, a partire dalla conversione a
Roma del cardinale John Newman, si rivelò una vera e propria rinascita cattolica in terra di Albione, il cui dono alla Chiesa e al mondo fu un’allegra compagnia
di uomini liberi a cui innumerevoli persone hanno dovuto e devono l’incontro
con Cristo. In quest’opera, assente dalle librerie italiane dal 1930, Chesterton
si concentra sulle due grandi rivoluzioni nella storia dell’universo, la comparsa
della creatura chiamata uomo e la venuta dell’uomo chiamato Cristo. In un’epoca in cui il darwinismo sociale era dogma assoluto e la moda delle religioni
comparate impregnava l’editoria e i testi scolastici, questo “vescovo vestito da
clown”, elogio tanto strano quanto pertinente, rileggeva la storia umana con gli
occhi di un bambino per tornare a guardare la realtà per quella che è.
Pagine intense e commoventi, limpide e affascinanti quelle in cui dai disegni
di renne sulle pareti delle caverne si passa agli imperi di Babilonia ed Egitto,
entrando poi nel grande affresco della mitologia greca e della filosofia di Atene.
L’Asia tentata dal nulla di Buddha, il Messico insanguinato dai sacrifici umani e quel grande lago che divenne civiltà, il Mediterraneo, teatro della guerra
fra gli dei latini del focolare e i demoni infanticidi di Cartagine, risoltasi con il
trionfo dell’impero di Roma. Il suo declino fu il declino di ciò che di meglio l’uomo d’ogni tempo avesse costruito: se un Dio c’era non avrebbe potuto salvare
l’umanità che in quel momento preciso. E così fu. Da una figura assolutamente
unica, Cristo, nacque qualcosa di mai visto prima: la Chiesa. Essa non solo salvò
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ma plasmò la civiltà occidentale, morendo più volte e rinascendo sempre più
giovane e baldanzosa, sopravvivendo ai Mani e ai Voltaire sorti contro di essa.
Un affascinante e imperdibile viaggio nella storia spirituale dell’uomo, magistralmente raccontato da un bambino curioso.
“MARIA, LA DONNA”
Angelo Scola
ediz. Cantagalli
Euro 8,00
UN’UMANITA’ COMPIUTA
Quale metodo migliore per essere introdotti alla
bellezza del cristianesimo che quello di rivolgere lo
sguardo a colei dal cui amore, dalla cui obbedienza
e dalla cui carità tutto ha avuto origine? Maria di Nazareth, la Madre di Dio: da
sempre il cristiano trova in lei non soltanto un modello di vita ma soprattutto
una madre amorosa. Il Patriarca di Venezia Angelo Scola ripercorre le tappe
della vita di Maria, dall’Immacolata concezione fino alla gloriosa Assunzione,
passando per il “dialogo più decisivo della storia”, ovvero l’Annunciazione, e il
frutto di carità della Visitazione, il tenero inno d’amore del Magnificat. “Questo
libro, che offre qualche spunto di riflessione sui misteri della vita della Vergine,
è nato dal desiderio di approfondire la mia personale esperienza di affidamento
a Lei”: non si tratta quindi di un devoto ricordo, ma di un fiducioso rivolgersi a
colei che, da quel giorno sotto la Croce, è diventata Madre dei credenti. E’ a Lei,
“totalmente riferita a Gesù”, che il genio di molti uomini, fra cui Dante, Jacopone da Todi, Verlaine, Claudel, ha composto struggenti inni, qui ripresi nelle meditazioni del Patriarca assieme a brani dei Padri della Chiesa. L’umano di Maria,
“di speranza fontana vivace” (Paradiso XXXIII), è fiorito nella totale e amorosa
adesione al Mistero, mostrando come la strada per un’umanità compiuta inizi e
continuamente si nutra di un semplice “sì” a Colui a cui “nulla è impossibile”.
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Scandalo pedofilia tra i sacerdoti, gravi difficoltà tra i legionari
di Cristo per le colpe del loro fondatore, anche vescovi che ammettono le loro colpe, come chiesa stiamo prendendo scoppole a destra e a manca e giustamente per la verità. Forse questa
tempesta può diventare l’occasione per fare un po’ di revisione
di tanti nostri modi di formare sacerdoti e religiosi e anche di
formare gli appartenenti a tanti gruppi e movimenti spirituali.
Si tende ad individuare le cause di questi abusi sessuali sui minori nella cultura moderna, del post concilio, del sessantotto,
nella mancanza di una buona formazione spirituale. Da quanto emerge in questi giorni sembra invece che queste deviazioni
morali sono piuttosto da situare in una certa educazione del
passato, una educazione un po’misogina, fatta anche di tante
pratiche di pietà, ma chiusa, che favoriva il tacere le magagne,
il lasciarle al foro interno. Un tipo di educazione autoritaria
dove era difficile muovere accuse ad un insegnante, ad un superiore, sia in ambienti ecclesiastici, religiosi, che laici, civili: il
sistema era quello….
buona parte dei colpevoli sono ottantenni e i minori abusati
sono ormai sessantenni.
In questi ultimi decenni un po’ di ipocrisia è caduta, il sistema
educativo è più aperto, il male ci sarà sempre, ma è bene sottolineare per quanti sono nostalgici del passato: quel tipo di
deviazioni era più facile proprio in quella cultura ricca di quel
certo tipo di religiosità.
Una religiosità un po’ fondamentalista, una direzione spirituale che tende a soffocare la libera scelta e adesione, come sta riemergendo nei tanti gruppi e movimenti ecclesiali di cui è ricca
la chiesa in questo nostro tempo. Forse un esame di coscienza
dobbiamo farlo tutti insieme: stiamo costruendo comunità di
uomini e donne liberi in Cristo o di schiavi, di uomini e donne
religiosi ma alienati…?
Don Silvano Cuffolo
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In Memoria
“I nostri morti non sono assenti, ma invisibili al nostro fianco e tengono i loro
occhi risplendenti, fissi sui nostri velati di
lacrime. Stanno presso di noi, trasfigurati, con la delicatezza dell’animo loro, con
la tenerezza del loro cuore, con la preferenza del loro amore. E sanno meglio di
noi ricordare e pregare.”
S. Agostino
“Resurrezione” di Piero della Francesca
Frigo Irma
* 29-08-1934
†
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03-02-2010
Albergoni
Giacomo Giuseppe
Cortese Silvia
Tronzano V.se 14-02-1919
*
* Torino 19-06-1932
†
Tronzano V.se 25-01-2010
†
Crosa
04-05-2009
Offerte al Santuario (aprile/maggio/giugno 2010)
€ 2.500,00 Coda Canati Caterina e Vera,
Biella.
€ 2.000,00 Cerruti Antonio e famiglia,
Biella.
€ 500,00 M.C. e A.R. per grazia ricevuta,
Ivrea; la famiglia in memoria di Massimo
Cappio nel ventennale della morte, Biella;
famiglia Zaffagnini, Torino; N.N.
€ 300,00 Banco di solidarietà di Milano. € 1.500,00 La figlia e il genero in memoria di Albergoni Giacomo Giuseppe, Tronzano Vercellese.
€ 250,00 Rosso Giovannina, Biella.
€ 1.000,00 Fondazione Sacro Cuore di
Milano in occasione del pellegrinaggio
dell’11 aprile 2010; Allorio Celestino e
Gabriella per l’Opera delle Famiglie Missionarie della Trinità; Maffeo Silvio e Luciana, Biella;
I.B.N. per grazia ricevuta, Pratrivero; in ricordo di Gilio e Maria Pia Trocca, Biella. € 200,00 La famiglia in occasione del
Battesimo di Sasso Carlo, Roma; gruppo Santo Natale, Torino; Rossi Giuseppe
e Vanda ricordando il 50° anniversario di
matrimonio, Borgomanero; Azione Cattolica di Vercelli; parrocchia di San Giovanni Evangelista, Gavirate; Opera Famiglie
Missionarie della Trinità mese di febbraio,
marzo, aprile, maggio e giugno. € 550,00 M.B. Giulia per voto alla Madonna, Biella
€ 182,00 La famiglia in occasione del
Battesimo di Maria Francesca Graven59
horst, Barcellona.
€ 174,00 N.N., Torino.
nici 1958 dell’I.T.I. Q. Sella di Biella.
€ 85,00 N.N. Piedicavallo; N.N., Biella.
€ 172,00 Forte Giancarlo in memoria di
Forte Angelo, Villata.
€ 82,00 Quario Pierluigi, Strona .
€ 160,00 Gruppo Missionario Madonna
di Oropa, Portula.
€ 150,00 Masci per il Piemonte e Valle
D’Aosta; N.N. in ricordo di Thedi Paolo,
Biella.
€ 74,00 famiglia Pincelli e Mazzon, Borgo
Franco d’Ivrea.
€ 70,00 Rorai Umberto e Ravetto Claudia, Milano; gruppo Parrocchia di Rho’.
€ 64,00 N.N.Saluggia; Ribaldone Raffaella, Santhia’.
€ 124,00 N.N., Torino.
€ 120,00 N.N. alla Madonna; Albertini
Alessandro e Luisa ricordando il 50° anniversario di Matrimonio, Murano (Ve).
€ 100,00 N.N. per grazia ricevuta, Biella;
La Bufarola di Cossila in occasione della
manifestazione “Periplo del Monte Rosso” 14/2/2010; R.L. per promessa fatta
alla Madonna, Biella; La famiglia in occasione del Battesimo di Papetti Greta; Parrocchia di Santa Giulia, Torino; Bertoldi
Carolina, Casalbeltrame; Maroino Renzo,
Candelo; gruppi scout; Erbetta Onorina,
Brusnengo; in ricordo dei defunti della
Famiglia Bertagnolio e Bocchio, Sordevolo; Bertossi Gianluigi; Parrocchia Beata
Vergine Assunta Rione Cappuccini di Vercelli; famiglia Ticozzi Galbani Maddalena,
Abbiate Grasso; Comunità Pastorale
Santa Maria Beltrade e San Gabriele Arcangelo, Milano; parrocchia N.S. Mercede, San Remo; N.N. per grazia ricevuta;
N.N. per protezione, Callabiana; Carlo,
Torino; Parrocchia di Crocemosso; N.N.;
famiglia Ferrara, Roma; N.N, € 90,00 Diplomati elettrotecnici mecca60
€ 60,00 Calzino Guala Margherita, Varallo Sesia; N.N., Busto Arsizio.
€ 55,00 Pedrale Ezio per la protezione di
Gabriele e Valeria, Biella; Ramella Pollone
Giorgio, Biella; Buscaglia Alfredo in memoria di Irma, Verrone.
€ 50,00 Bellotti Livia, Pezzana; N.N.,
Torino; N.N., Torino; N.N. Vercelli; famiglia Cornale, Lessona; Catalano Rosalia, Ronco Biellese; gruppo scout “Torre
D’Avorio”, Bologna; N.N.; Millo Giuseppe in ringraziamento per i 70 anni, Novara; Riva Iliana, Verrone; N.N.; gruppo
oratorio Villa Cortese (Mi); Aiello Albano
e Camparo Nadia in occasione del 25°
anniversario di Matrimonio, Torrazza Piemonte; N.N. Biella; Francese Morel Viola
per la protezione delle nipotine, Biella;
Bertotti Michelangelo e Ausilia ricordando Il 35° anniversario di Matrimonio; F.C.
per protezione, Biella; Coha Valentina per
grazia ricevuta, Favria (To); N.N. Andorno
Micca; Perotto Anna, Biella; N.N., Biella;
Mercandino Bruno e Emma ricordando Il
30° anniversario di Matrimonio, Mongrando; Pellegrinaggio francese; Mariuccia e
Luciano, Cossila San Grato; UNITALSI
sezione triveneta sottosezione di Treviso;
famiglia Spola; Alesina Giuseppe, Crescentino; Parrocchia San Giovanni Battista, Garbagnate; Comunità Sacro Cuore di Abbiategrasso; gruppo Montana,
Svizzera; N.N.; N.N.; Coda Zabetta Pier
Marco per grazia ricevuta, Biella; Fornaro
Marisa in ricordo dei genitori, Biella; N.N.;
gruppo ciclistico Berra, Mesero; gruppo
genio alpini; Parrocchia di Busalla; Andrea per grazia ricevuta, Biella; N.N. per
grazia ricevuta, Trivero; Susta Letizia, Tollegno; Ruga Celestino e Luciana, Graglia;
gruppo C.L., Pinerolo; gruppo di Villata;
Viola Giuseppe, Canada; Laura e Primo
Zuin ricordando il 50° anniversario di Matrimonio, Novi Ligure; Antoniotti Maggiorino e Teresa Chavez ricordando il 50° anniversario di Matrimonio, Sagliano; N.N.,
Novara.
€ 49,00 N.N. per protezione e aiuto, Tronzano Vercellese. € 48,00 Ramella Amilcare, Canada.
Santhia’; Elena, Matteo, Francesco, Veronica alla Madonna, Ivrea; N.N., Villata;
Zampa Umberto, Biella; Delzoppo Silvia,
Biella; Cortese Adriana in memoria di Cortese Silva, Crosa; Botta Romolo, Benna. € 32,00 De Bortoli Remo, Belluno; famiglia Foglia e Cortassa, Carmagnola; Morera Renato, Crevacuore; Rioldi Alberto,
Cossato; famiglia Negro e Braga, Valle
San Nicolao.
€ 30,00 Famiglia Pramaggiore e Berutti, Biella; Associazione Vita Tre di Borgo
D’Ale; persona devota, Tollegno; Don Eusebio, Pontevecchio (Mi); N.N., Tollegno;
Oratorio Santo Stefano, Biella; Zucca
Maria Elena, Rolo (Re); Buratti Pier Marco, Biella.
€ 28,00 N.N.; N.N. San Giacomo Vercellese.
€ 25,00 Tonetti Rosy, Biella; Gariazzo
Mario ricordando il 59° anniversario di
matrimonio, Sandigliano; Parrocchia di
Villanova; Diritti Sara, Biella. € 47,00 N.N.
€ 45,00 N.N., Legnano; Villarboito Roberto, Vercelli.
€ 42,00 Ballario Paulette, Albi (Francia);
famiglia Sarselli, Biella.
€ 40,00 La famiglia in occasione del Battesimo di Neirone Letizia, Cerrione; per
grazia ricevuta Franco, Torino; Argentero
Stefano e Rapini Laura, Borgo Abuggiano
(Pt).
€ 35,00 Allera Longo Maria, Donato; Selva Giuseppina, Pettinengo; Verri Luigi,
€ 22,00 N.N., Sandigliano; in ricordo di
Federico e Mattia, Borgofranco d’Ivrea. €20,00 N.N. alla Madonna; Rovelli Rolando per grazia ricevuta, Belluno; Acquadro
Brusc, Pollone; Fra Egidio Lettry, Padova;
il marito Fila Robattino Mario in memoria della moglie Franco Tina, Cossato;
famiglia Bettinelli Guido e Masiero Gina,
Cuggiono; Grosso Mauro, Pertusio (To);
famiglia Rubino, Novara; Goy Silvio, Rivarolo Canavese; N.N., Ivrea; Vespa Club
d’ Aosta per la benedizione delle vespe;
Parrocchia di S.Giovanni Battista, Pacengo Di Lazise (Vr); Voghera Pier Paolo
61
e Rosso Rossana Ricordando il 25° anniversario di Matrimonio, Bra’ (Cn); Bider
Emma e Luigina, Biella; Guzzi Romano e
Vincenza, Tronzano Vercellese; N.N.; Bertinaria Marco, Netro; Laria Franco, Gallarate; N.N.; Vaglio Agnes Alberto, Davide,
Alessia, Rebecca di Vaglio Pettinengo;
N.N.; Riva Carla per grazia ricevuta, Torino; N.N, Cossila San Giovanni; famiglia
Pichetto Piero, Cossato; Giardino Carlo,
Ponzone; Scout di Biella; Pareglio Angela e Carenzo Maria Luisa, Borgovercelli; N.N., Portula; famiglia Catella, Biella;
Parrocchia di Arese; N.N.; Lanza Melissa;
Frigerio Renato e Paola, Mortara; Pozzo
Adriana, Occhieppo Superiore; Rolfo Miranda e Prestandrea Mario Carlo per grazia ricevuta, Mazze’. € 19,00 Flavia ed Elisa per protezione
e ringraziamento Torino; in memoria di
Bussano Pietro, Torino; Stara Francesco,
Villata; Todi Mauro e Mariangela, Santhia’
; N.N., Biella.
€ 17,00 Grosso Ermanno, Mosso; Fava
D’Alberto Brunello, Pray Biellese; Pollono
Luigia, Massazza.
€ 15,00 Chiorboli Federico, Valdengo;
Cuneo Marco, Andorno Micca; Barioglio
Armando, Biella; Maspero Zanotto Santina, Lentate Sul Seveso; N.N., Tronzano
Vercellese.
€ 14,00 Famiglia Ferri, Prato Sesia; Antonio e Franca, Torino; famiglia Zoia, Inveruno (Mi). € 13,00 Palestro Anna Maria, Vallemosso.
62
€ 12,00 N.N.; N.N.; N.N.; N.N.
€ 11,00 Gruppo di preghiera, Rivoli; Recanzone Carla e Maria Teresa, Biella.
€ 10,00 Famiglia Capettino; famiglia
Scruzzi, Turbigo; per la protezione di Gabriella e Giancarla, Novara; in memoria
di Capietto Giuseppe e Zumaglini Elda;
famiglia Colpo Franco, Biella; Monica,
Cossato; Locatelli, Sanremo; Barbieri Mario, Vicenza; famiglia Boretti; N.N.,
Brescia; N.N., Salussola; N.N.; Borgatello
Luisella, Bianze’; Marco, Cremolino (Al);
Picone Melina, Patti (Messina); famiglia
Banfi, Varese; Galfione Ermanno e Laura,
Tollegno; famiglia Borgogno e De Paoli,
Ivrea; Mazzia Remigio, Pettinengo; per la
protezione della famiglia Badini, Masserano; secondo le intenzioni di Ivan Bancora, Guanzate (Co); N.N.; N.N.; Antonio
Tozzi, Gallarate; N.N., Villata; Stefania
Benelli, Chivasso; N.N., Torino; Adriana
Ubertini, Biella; N.N.; N.N., Veglio Mosso; B.L. in memoria di don Luigi Salino,
Vigliano; parrocchia Speranza, Cossato;
Fila Robattino Mario, Cossato; associazione nazionale forestali sezione di Biella
e Vercelli; gruppo di Calcinate; N.N. OSSERVATORIO METEOROSISMICO DI OROPA
APRILE
MAGGIO
GIUGNO
Temperatura media
7,8°
10,3°
15,1°
Temperatura media massima
11,2°
13,2°
18,4°
Temperatura media minima
4,4°
7,4°
11,8°
Temperatura massima
26ap. 16,7°
25mg. 20,5°
28gi. 23,4°
Temperatura minima
2ap. -0,5°
6mg. 3,1°
20g. 7,3°
Precipitazioni pioggia e neve fusa
119,0 mm
492,8 mm
320,2 mm
5 mg 114 mm
16gi. 127 mm
16
20
16
5ap. 66 kmh
31 mg 58 kmh
6gi. 42 kmh
Precipitazioni neve non fusa
26 cm
Precipitazione massima pioggia
Precipitazione massima neve non fusa
11ap.18 cm
Altezza massima neve
11ap.15 cm
Giorni con precipitazioni
Vento massima raffica
Note: primavera con precipitazioni di un quarto superiori alla media. Per le temperature continua la tendenza a valori più alti
della media, nonostante il raffreddamento portato dalle piogge abbondanti. www.osservatoriodioropa.it
Radio Oropa
In diretta sul sito
www.radioropa.eu
dal Santuario e in collegamento via satellite con Blu
Sat 2000.
Orario
S. Messe
Ore 7.30-9-10.30-16.30
Notiziari
Ore 8-12-13-14-18-21
Antologia Cristiana
Ore 11,30 - 19,15
Orizzonti Cristiani
Ore 15,30 - 17,30
Corona - Vespri
Ore 18,15
Rosario in latino
Ore 20,40
Frequenze
Mhz 105.6 da Oropa
88.30 da Sandigliano
88.45 da Cossila
89.00 da Valdengo
89.10 da Candelo
89.90 da Cavaglià
90.30 da Pollone
96.60 da Pettinengo
102.30 da Pratrivero
Pubblicazioni sul Santuario
Acta Reginae Montis
Oropae (Cartario) 3 tomi
(1945-48-99)
Storia del Santuario di
Oropa di Mario Trompetto
Grazie e Miracoli della
Madonna d’Oropa
di Basilio Buscaglia (rist. 1991)
Gli Ori di Oropa
Catalogo mostra (1996)
Giovanni Paolo II Pellegrino
ad Oropa (16 luglio 1989)
I tempi di Oropa e il suo
futuro di Fernando Marchi
(1994)
I quadri votivi del
Santuario di Oropa
di Angelo Stefano Bessone e
Sergio Trivero
4 volumi (1995-99)
Un mistero d’amore
Foto Bini - testo Ca. G. Saino
Recapiti telefonici (015)
RISTORANTI: Bar Trattoria Latteria 24.55.900 - Caffè Deiro 24.55.925 - Caffè Oropa 24.55.917 - AI Tre Arc
24.55.906 - Croce Bianca 24.55.923 - Fornace 24.55.922
- Stazione 24.55.937 - Valfrè 24.55.942 - Croce Rossa
24.55.907 - Canal S. Antico 24.55.902 - Canal S. Trucco
24.55.944 - Cappelle 24.55.904 - Macellaio 24.55.905 Nocca 24.55.919 - Vittino 24.55.940
ESERCIZI COMMERCIALI: Erboristeria 24.55.995 - Alimentari, pane 24.55.933 - Biellarobe 24.55.952 - Tabaccheria 24.55.932 - Da Terry 338.34.33.820
ARTICOLI RICORDO: Del Chiostro 255.51.206 - I Ricordi di Oropa 25.55.804 - Popolare 24.55.943 - Il Portico
24.55.960 - Pezzana Claudio 338.34.33.820 - Coda Zabetta Manuela 24.55.926 - Vittone Marianelda 24.55.924
- Semplicemente... Oropa 24.55.948
Oropa
Santuario della Madonna
Nera di Carlo Caselli
Il Santuario di Oropa di
Delmo Lebole - 2 volumi
(1997-99)
Oropa e S. Eusebio
di P. Emanuele Scaltriti
Il cuore del monte
Foto G. Bini - testo M. T.
Molineris
ORARIO SERVIZIO
PULLMAN
Partenza da Biella
feriale: 7,40-9,10
10,35-13,05-16,45
18,10
festivo: 7,15-9,35
10,20-12,15-14,35
16,35-18,25
Partenza da Oropa
feriale: 8,20-9,50
11,15-13,45-17,30
18,55
festivo: 8,00-10,15
12,00-13,00-15,15
17,30-19,05
COMPAGNIA DEI DEVOTI DELLA MADONNA DI OROPA
Scopo: Radunare in una grande famiglia tutti i devoti della Vergine Bruna, per incrementare la vera devozione e per contribuire al decoro del Santuario.
Iscrizione:
Perpetua per persona (vivi o defunti)
Perpetua per famiglie (vivi o defunti)
Nella Cripta alla Chiesa Grande
Benefici Spirituali: Indulgenza plenaria alle solite condizioni, nel giorno dell’iscrizione e in varie feste
dell’anno.
Partecipazione ai meriti della S. Messa che si celebra ogni giorno per i vivi e per i defunti ai piedi della Madonna, ed ai frutti delle preghiere che si elevano in Santuario.
ECO DEL
Periodico trimestrale di spiritualità mariana.
PORTA NELLA TUA CASA LA CRONACA DEGLI AVVENIMENTI,
L’AGGIORNAMENTO DELLE ATTIVITA’, LA VOCE DELLA MADONNA.
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