La società del rischio - Facoltà di Scienze Politiche

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La società del rischio - Facoltà di Scienze Politiche
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI
DI CAGLIARI
FACOLTA’ DI
SCIENZE POLITICHE
Corso di Laurea
Amministrazione Governo e
Sviluppo Locale
Sede di Nuoro
Seminario di Sociologia del Territorio
Anno Accademico 2006/2007
Docente: Prof. Laura Draetta
SCHEDA DI LETTURA DEL TESTO:
di
ULRICH
BECK
LA SOCIETA’ DEL RISCHIO
VERSO UNA SECONDA MODERNITA’
CAROCCI EDITORE
AUTORE:
ROMA, 2005
........................
M A T R . 18117
INDICE
⇒ Autore
Pag.3
⇒ Bibliografia dell’autore
Pag.4
⇒ Idee e concetti fondamentali trattati
Pag.5
⇒ Attualità dell’opera
Pag.6
⇒ Commento
Pag.7
⇒ Sintesi
Pag.8
⇒ Parte I
RISCHIO
IL PROFILO DELLA SOCIETA’ DEL
Pag.8
⇒ P a r t e I I L ’INDIVIDUALIZZAZIONE DELLA
DISEGUAGLIANZA SOCIALE. FORME DI VITA
E FINE DEL TRADIZIONALISMO NELLA SOCIETA’
INDUSTRIALE
Pag.10
⇒ Parte III LA MODERNIZZAZIONE RIFFLESSIVA:
LA GENERALIZZAZIONE DELLA SCIENZA
E DELLA POLITICA
Pag.11
⇒ Note finali
⇒ Riferimenti
Pag.13
bibliografici
.2.
Pag.13
Biografia dell’autore
U l rich Beck
nato a Berlino nel 1944,
è
docente di sociologia a Londra e a Monaco
di Baviera.
E ’ c o n s i d e r a t o u n o d e i m a g g i o r i m a i t r e s - àpenser
europei
ed
uno
dei
maggiori
sociologi
contemporanei.
Le
proprie
ricerche sono rivolte nella sfera più ampia
delle scienze sociali e della filosofia.
Ha pubblicato diversi studi sulla modernità,
problemi
ecologici,
individualizzazione
e
globalizzazione, oltre ad aver introdotto
nuovi concetti nella sociologia, quali l'idea
di una seconda modernità e la teoria del
rischio . Dal 1995 al 1997 è stato membro
della
Commissione
per
le
questioni
del
futuro. Di recente, si è affermato anche nel
nostro Paese dove, in pochi mesi, sono
state tradotte diverse sue opere.
“Beck è convinto che l’intellettuale debba
sollevarsi
contro
tutto
ciò
che
riduce
all’unanimismo. Lui stesso afferma che il
ruolo
tradizionale
dell’intellettuale
consiste
non
soltanto
nel
disturbare
certezze
ma
anche
nell’incentivare
sperimentazioni.
Le
sue
idee,
infatti,
costituiscono un possibile punto di partenza
per
conferire
coesione
a
progetti,
innovazioni, convinzioni, provenienti anche
dai più remoti angoli della realtà sociale.
In definitiva, le sue affermazioni stanno
s e m p r e s o t t o i l s e g n o d e l r i s c h io ” .
.3.
Bibliografia dell’autore
la sua bibliografia è assai vasta. Si riportano alcune
tradotte in italiano:
opere
Beck U. (1999), Che cos’è la globalizzazione?
Rischi e prospettive della società planetaria,
ROMA, Carocci,
Beck U. (2000), Il manifesto cosmopolitico,
Trieste, Asterios,
Beck U. (2000), I rischi della libertà. L'individuo
nell'epoca della globalizzazione,
il Mulino
Beck U. (2000), La società del rischio. Verso
una seconda modernità, Roma, Carocci,
Beck U. (2001), La società globale del rischio ,
Trieste, Asterios,
Beck U. (2003), La società cosmopolita.
P r o s p e t t i v e d e l l ' e p o c a p o s t n a z i o n a l e, i l M u l i n o ,
Beck U. (2004) , Il lavoro nell’epoca della fine
del lavoro.Tramonto delle sicurezze e nuovo
impegno civile, Torino, Einaudi,
Beck U. (2004), Europa felix. Il vecchio
continente e il nuovo mercato del lavoro , ROMA,
Carocci,
Beck U. (2004), Europa felix. Il vecchio
continente e il nuovo mercato del lavoro , ROMA,
Carocci,
.4.
Idee e concetti fondamentali trattati
La parola chiave intorno a cui
ruota tutto il
tema
di
questo
testo
è
il
"post".
Passato più post: è questa la soluzione per
fronteggiare il nostro tempo. L’autore cerca
di comprendere i significati che le hanno dato
la storia della modernità, comb attendo contro
le anteriori consuetudini di pensiero. Il libro
vuole vedere un futuro che già prende piede,
contrapponendolo ad un passato non ancora
cancellato. Noi tutti siamo testimoni di una
rottura all’interno della modernità, infatti
quest’ultima abbandona la forma della società
industriale
classica
per
assumere
nuova
forma: "società (industriale) del rischio".
Tutto
questo
parte
da
una
esigenza
di
bilanciamento di contraddizioni tra continuità
e rottura (modernità vs. società industriale e
s o c i e t à i nd u s t r i a l e v s . s o c i e t à d e l r i s c h i o ) .
Un’analogia storica in questo caso può essere
di
aiuto…"come
nel
XX
secolo
la
modernizzazione
ha dissolto la struttura
fossilizzata della
società feudale con la sua
organizzazione per ceti ed ha prodotto il
q u a d r o d i fo n d o d e l l a s o c i e t à i n d u s t r i a l e , c o s ì
oggi la modernizzazione dissolve la società
industriale e fa sorgere il profilo di un’altra
società” (p. 14,15). L’autore allora esprime
così
la
sua
tesi:
noi
siamo
testimoni
dell’inizio della modernità orientata oltre i
suoi
caratteri
industriali
classici.
Argomenterà
sulla
distinzione
tra
modernizzazione lineare e modernizzazione
riflessiva. Tre sono i concetti centrali sui cui
Beck
argomenta
l’opera:
rischio,
individualizzazione
e
sub-politica
che
verranno di seguito esposti.
.5.
Attualità dell’ opera
La società del rischio “ha certamente il merito
di
ancorare
tematiche
dell’ambiente
nell’orizzonte delle scienze sociali, ma rimane
un libro di teoria della società a tutto campo,
dove l’autore conserva la prospettiva analitica
del sociologo teorico e, a tratti, fa propria
anche quella del filosofo sociale“ (pag.9), è
riconosciuto uno dei più significativi studi di
teoria sociale degli ultimi vent’anni.
E’ un’opera scritta di getto preferendo
un
linguaggio parlato
e giochi di parole non
sempre
traducibili.
Tuttavia
il
traduttore/
curatore
Walter
Privitera
ha
preferito
privilegiare la
comprensione del senso alla
fedeltà letterale del testo.
In questo libro Ulrich Beck, ci rappresenta la
propria visi one sulla società contemporanea
caratterizzata dalla comparsa di rischi di varia
natura che minacciano i valori fondamentali e
consolidati della nostra esistenza: famiglia,
lavoro e ambiente.
All’epoca
della
sua
pubblicazione
l’opera
t r a t t a v a a r g o m e n t i e m er g e n t i o g g i b e n n o t i ,
che
l’autore
espone
in
modo
originale
ricorrendo a riferimenti sulla vita quotidiana.
Il testo tutt’oggi si presenta ancora di grande
attualità in quanto le tematiche trattate sono
più
che
mai
al
centro
delle
discussioni
quotidiane. Inoltre per l’individuo non può
esserci tematica più importante di quella della
sfera sociale quale sua culla di vite (biosfera)
presente e futura pertanto va interpretata e
salvaguardata a lungo raggio.
.6.
Commento
La curiosità di approfondi re il sapere, su cosa
ci circonda, scritto da colui che è ritenuto un
grande: uno tra i primi sociologi a livello
m o n d i a l e, h a
motivato la scelta di schedare
quest’opera.
Dalle prime righe
mi sono detta: altro che
l i n g u a g g i o p a r l a t o ! q u i s i v e d e l a p en n a d i u n
grande sociologo ma anche del filosofo… non è
stata una lettura semplice, anche se molto
coinvolgente, strada leggendo però le difficoltà
andavano scemando.
L’opera ben evidenzia che la modernità con il
suo benessere ci ha portato sulla luna, ma non
ci ha lasciato sulla luna. Ci troviamo a
combattere senza armi certe, senza soluzioni
definite il retro scena dell’industrializzazione
inconsci di cosa ci riserbi ancora.
L’ottimismo (che sembra prevalere)
da me
apprezzato, è fondamentale e da condi videre,
dopotutto la II modernità non è una società
catastrofica, però non bisogna celarsi dietro le
evidenti
crisi
ambientali
e
sociali
(qui
decisamente compare l’aspetto preoccupante).
I continui interrogativi posti dall’autore che
a c c o m p a g n a n o la l e t t u r a d e r i v a n o d a i p r o b l e m i
globalmente vissuti e possono dar spunto a
come far fronte per trovare soluzioni ai
malesseri che ci affliggono.
Con fiducia è buon senso e tanta illuminazione
al “sapere” di chi per competenza deve operare
progrediamo verso questa seconda modernità.
.7.
Sintesi
Il testo si compone di tre parti (suddivise in
otto capitoli) si conclude con una postfazione
in cui l’autore replica le critiche postegli.
N e l l a I I m o d e r n i t à ri s c h i g l o b a l i , n a t u r a l i e
sociali
(conseguenza
incontrollabile
dello
sviluppo tecnologico) stanno mettendo in crisi
idee e assetti consolidati.
Le sfide che stiamo vivendo
più o meno
consapevolmente
dati
i
saperi
o
la
massmediazione,
come
la
globalizzazione,
individualizzazione,
disoccupazione,
c r i si
generazionale e i rischi globali della crisi
ecologica, Beck energicamente li rappresenta
ricordandoci di non cercare capri espiatori ma
“tutti” siamo coinvolti e interessati a questo
progetto di
seconda modernità, “progetto
ancora valido ma incompiuto, che può superare
le
proprie
contraddizioni
solo
radicalizzandosi”(p.10).
Parte I: LA SOCIETA’ DEL RISCHIO
Prima della catastrofe di
Chernobyl, Beck
interpreta ( ciascuno di noi riflette in modo personale
il
proprio
tempo,
qui
sembrerebbe
che
l’autore
p r e v e d a i l f u t u r o ) l a “ R i s i k o g e s e l l s c h a f t” v a l e a
dire “La società del rischio”. Termine da lui
coniato in riferimento all’aumento dei rischi
“globali”.
Mentre
nella
società
industriale
dominava la logica della ricchezza perseguita
per liberarsi dalla povertà, la logica del rischio
domina la Riskogesellschaft dove in nome del
progresso
vengono
compiute
scelte
con
conseguenze imprevedibili. I l r i s c h i o a s c r i t t o
alla
modernità,
presente
in
modo
personale, percepibile ai sensi e
.8.
avventuristico nelle primordiali società, in
seguito al processo d’industrializzazione è
divenuto non tangibile e
colpisce
non
volutamente la sfera sociale planetaria. La
scienza una volta concretizzato il pericolo
può dirci quale sia la sostanza “inquinante”
ma non può renderne immune alcuno, dal
momento che ogni individuo reagisce in
modo differente da un’altro individuo sia
per genesi che per ceto. Inoltre non è detto
che i ricchi e potenti avendo più risorse
disponibili possano salvarsi. Anche
coloro
c h e l i p r o d u c o n o c o n un e f f e t t o b o o m e r a n g
p o s s o n o e s s e r n e c o l p i t i . Quindi “i
rischi
suggeriscono solamente cosa non si dovrebbe
fare, non cosa si dovrebbe fare” (p.334).
Le società avanzate producono più rischi che
ricchezza, ed essi possono essere compresi
mediante
il
sapere
scientifico,
ciò
crea
nell’individuo dipendenza dal sapere altrui e si
vive nel terrore che i rischi diventino reali. Pian
piano però i rischi perdono il carattere della
latenza e si sprigiona il business dei rischi
(difesa dell’ambiente) e così la società moderna
si nutre dei rischi che produce ed il problema
“rischio globale” non viene risolto. Il diffondersi
dell’opinione pubblica su tumori e malformazioni
genetiche ha fatto sì che la scienza
rendesse
noti i pericoli, di conseguenza chi ne riman e
colpito può richiedere il risarcimento che deve
essere assicurato. Ma i due pilastri portanti del
sistema quali politica ed economia negano e
s m e n t i s c o n o i p e r i c o l i p e r e v i t a r e d e i c r a s h,
pertanto i rischi diventano reali solo quando la
s o c i e t à l i r i c o no s c e c o m e t a l i .
.9.
Parte II
L’INDIVIDUALIZZAZIONE
DELLA
DISEGUAGLIANZA SOCIALE. FORME DI VITA E
FINE DEL TRADIZIONALISMO NELLA SOCIETA’
INDUSTRIALE
I mutamenti della società postindustriale sono:
perdita
di
appartenenza
di
classe,
crisi
del
mo d e l l o
di
famiglia
nucleare
e
la
d e- s t a n d a r d i z z a z i o n e
del
lavoro.
L’individualizzazione
è
un
processo
sviluppatosi
a
seguito
della
modernità,
identità, vincoli di classe e stili di vita
perdono
la
loro
solidarietà
e
l’emancipazione, il migliore tenore di vita e
l’espansione
dell’istruzione
ne
sono
la
causa. Il fenomeno della disoccupazione
mette
in
evidenza
come
l’individuo
l’affronti da solo come un destino personale
e che da solo deve assumersi le proprie
responsabilità
che
prima
erano
gestite
collettivamente
e
il
tentativo
di
riconquistare una coesione sociale messa in
discussione
dalla
globalizzazione
dimostrano quanto essa sia in un certo
senso democratica. L’accesso delle donne al
lavoro,
la
flessibilità
e
la
mobilità
modificano la biograf ia individuale che non
è più iscritta nella classe e nella famiglia
in cui si nasce, ma è prodotta da se.
Il postmoderno si trova ad affrontare un
“io” che esulta, un antagonismo tra uomo e
donna mai cancellato e un’unità familiare
quale base della società industriale che va
disgregandosi, divorzi che aumentano e il
ruolo dei figli visti da un lato come un
impedimento
del
proprio
“io”
dall’altro
rimane l’unico rapporto stabile.
.10.
L’emancipazione femminile dovuta da una
maggiore istruzione ha prodotto una certa
professionalità con una forza nelle proprie
capacità
e
vede
la
donna
non
più
dipendere
dal
marito/matrimonio
quale
fonte di unico sostentamento economico. La
tecnologia
ha
alleggerito
il
lavoro
domestico
(si
pensi
ai
molteplici
elettrodomestici oggi in uso negli ambiti
domestici), con lo sviluppo della scienza
medica oggi la donna sceglie
quando e
quante gravidanze portare a termine, di
conseguenza
alla donna rimane maggior
tempo libero da dedicare a se stessa. MA
tutto ciò ha portato la famiglia tradizionale
(divisione dei ruoli) che dura tutta una vita
a
una
rarità.
Quindi
i
caratteri
dell’affrancamento – perdita di importanza
delle classi sociali – condizione della donna
– flessibilità e mobilità del lavoro, vedono
centro di vita sociale il singolo e le sue
esigenze che concepisce se stesso come
centro
dell’azione,
per
cui
la
società
manipolata
individualmente
e
istituzionalizzata
è
frutto
delle
proprie
decisioni.
La
disoccupazione
o
sottoccupazione
produce
uno
stato
di
insicurezza allarmante.
Parte III MODERNIZZAZIONE RIFFLESSIVA:
LA GENERALIZZAZIONE
DELLA POLITICA
Il
rischio
per
essere
DELLA
accertato
SCIENZA
ha
E
bisogno
degli
strumenti,
delle
teorie,
e
degli
esperimenti della scienza, che a sua volta è
fonte di soluzione ma anche causa.
.11.
La
scientifizzazione
primaria
è
quella
scienza che viene applicata al mondo “dato”
della natura, dell’uomo e della società, la
riflessiva è invece la scienza che analizza
se stessa, i suoi prodotti, i propri errori e
gli
ef f e t t i c o l l a t e r a l i . L ’ i n f a l l i b i l i t à d e l l a
scienza deve essere messa da parte e la sua
critica deve emergere in quanto da essa
nascono nuove figure di esperti e nuove
forme di divisione del lavoro. Nonostante
sia produttrice di rischi si abbisogna
di
essa per la ricerca di soluzioni. Si può dire
che perda in credibilità ma pur sempre da
essa dipendiamo quindi diviene più umana e
fallibile meno calcolabile però stimabile ..il
rischio c’è…
La
modernità
lineare
con
la
famiglia
nucleare,
il
welfaire,
il
f o r d i smo
e
sfruttamento
della
natura
non
“visibile,
lascia il passo al rischio globale, a una
politica ed un’economica con confini non più
circoscritti. lo stato sociale perde il suo
potere – la tecnologia aumenta il benessere
sociale ma non se ne conoscono gli sviluppi,
Parlamento
e
Governo
quali
sedi
istituzionali di decisioni politiche vengono
integrate
con
i
gruppi
d’interesse.
Attraverso
le
reti
di
partecipazione,
di
negoziazione
e
di
reinterpretazione
assistiamo ad un decentramento di potere,
che istituzio nalmente rimane in quanto tale.
S i p a r l a d i s u b- politica, ma i confini della
politica devono essere aperti in quanto in
essa si decide il futuro della società.
dobbiamo lasciarci il passato delle certezze
alle
spalle e costruire un nuovo paradigma
c o n ri s p o s t e c o n c r e t e a i p r o b l e m i d e r i v a t i d a l l a
modernità .
.12.
Note finali
Ho scelto di schedare il testo come sopra esposto
per rendere immediato il messaggio dell’autore.
Ma anche per porre, a chi legge queste righe, la
c o n s a p e v o l e z z a d i v e d e r e l a R i s i ko g e s e l l s c h a f t
sotto la propria critica.
Riferimenti bibliografici
B e c k U ., ( 2 0 0 5 ) , L a s o c i e t à d e l r i s c h i o V e r s o u n a
seconda modernità , Roma, Carocci.