World Cup - Federazione Ginnastica d`Italia

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World Cup - Federazione Ginnastica d`Italia
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World Cup
IL CAPPOTTO ALLA PARIGINA
M
eglio di così non poteva proprio andare. Quattro finali
nella femminile, quattro medaglie d’oro conquistate nella 16esima edizione degli Internazionali di
Francia. E pensare che mai, prima del
17 marzo scorso, l’Inno di Mameli era
suonato in una prova di World Cup.
La netta supremazia azzurra mostrata
a Parigi, che riporta alla mente quello
che solo i colossi dell’Est riuscivano a
fare, ha impressionato gli addetti ai lavori, in Italia e all’estero. In un contesto di altissimo livello che ha visto affrontarsi, al Palais Omnisport di Bercy,
l’elite dell’artistica rosa mondiale (mancavano soltanto gli Stati Uniti) la Giovannini, la Zanolo e la Ferrari hanno
recitato la parte delle protagoniste.
Molto bene Silvia, che, all’esordio in
un proscenio impegnativo come una
prova di Coppa del Mondo, ha sfiorato la finale al corpo libero, riscuotendo molti consensi per la
sua interpretazione dell’esercizio.
Grandissima Carlot-
ta che è riuscita a sprigionare tutta la
sua potenza in due salti eseguiti con
grande classe e controllo. Niente da
fare per le altre, distanziate di mezzo
punto. La ginnasta della Biancoverde
Imola, debuttante come le compagne
nella competizione della FIG, porta a
casa, con un media di 14.875, una
medaglia nella specialità che ci vide
dominare, l’ultima volta, con Francesca Benolli agli Europei del 2005,
quando ancora non era esploso il fenomeno Ferrari. Vanessa, infatti, è semplicemente “fantastique”, come confermano i francesi in visibilio. Vince le
sue tre finali, infliggendo distacchi imbarazzanti alle avversarie. E si che le
altre non sono state a guardare, proprio per nulla! Basti vedere, ad esempio, che alla trave, erano presenti le
tre ginnaste che composero il podio
di specialità ad Aarhus. Questa volta
l’azzurra non è caduta, come in Danimarca ed ha messo in fila il trio Krasnianska, Izbasa ed HopfnerHibs. Un vero e proprio
cappotto alla parigina,
insomma, disegnato
dalle nostre tre stiliste
della pedana, che
servirà, senz’altro,
a dare un’ulteriore
spinta al settore femminile. “E’ vero, un en
plein così non era riuscito mai a nessuno! siamo
Vanessa Ferrari ed Igor Cassina
stati nettamente superiori – commenta Casella – davanti ad un pubblico stupendo e in una gara di altissimo livello.
Il mio pensiero però va alla Zanolo, che
se non metteva un tallone di qualche
millimetro fuori pedana poteva far parte della festa al corpo libero. Silvia, comunque, ha fatto più di quanto ci si
aspettava. Vanessa, dopo aver dimostrato di essere la numero uno anche alla
trave, è entrata in pedana come un animale. I 12.000 spettatori sugli spalti l’hanno gasata, acclamandola come una
francese. E lei acquisisce forza e consapevolezza ogni volta che vince. Tuttavia, il successo di Carlotta dimostra che
è il sistema di lavoro che funziona. La
Giovannini aveva eseguito un ottimo salto anche a Pavia, in occasione della 3ª
prova di Serie A, ma fare tutto bene in
una gara di World Cup, con la pressione che ti schiaccia e senza la possibilità
di provare gli attrezzi negli abituali 30”
di riscaldamento, è una conferma ulteriore della qualità raggiunta. Ora dobbiamo rimanere con i piedi per terra”.
Nel frattempo, sul fronte maschile, la
trasferta assumeva sempre più i contorni del trionfo con il ritorno alla vittoria di Igor Cassina. E sarebbe il caso
di aggiungere finalmente! La sbarra
parigina porta bene al campione olimpico che aveva vinto qui la sua ultima
medaglia d’oro nella World Cup del
2005. Dopo l’accesso in finale con il
secondo punteggio, il ginnasta di Meda completa il suo esercizio e con un
15.400 sale sul gradino più alto, seguito in ex aequo a 15.050 dall’americano Sean Townsend e dal cinese
Haibin Teng. Nelle qualificazioni maschili sono sfilati ben 135 atleti appartenenti a 47 nazioni. L’Italia, oltre a
Cassina alla sbarra e al cavallo con ma-
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World Cup
Il Gruppo azzurro durante la cena degli atleti a Parigi
FINALI FEMMINILI
TRAVE
1. FERRARI Vanessa ITA
15.600
2. AFANASEVA Ksenia RUS
15.175
3. KRASNIANSKA Iryna UKR 15.150
4. NISTOR Steliana ROU
15.025
5. IZBASA Sandra Raluca ROU 14.950
6. HOPFNER-HIBS Elyse CAN 14.800
niglie, dove però non è andato oltre
la 13ª piazza con 14.550, presentava
Matteo Morandi e Matteo Angioletti
agli anelli. In questo attrezzo è apparso da subito evidente che la concorrenza è ulteriormente accresciuta. Si
pensi, infatti, che le note di base dei
migliori hanno ampiamente superato
i 7 punti (7,30 - 7,40). Angioletti ha
presentato un esercizio ormai stabilizzato, cercando di fissare bene ogni posizione, sporcato solo da un passetto
d’assestamento in uscita. Morandi invece ha provato una nuova routine,
caratterizzata da uno “tsukahara” teso in finale, che - in fondo ad un esercizio come il suo denso di difficoltà ed
evidentemente non ancora ben digerito - lo ha costretto all’arrivo con le
mani al suolo, impedendogli così di
entrare tra i migliori otto (13° a
15.300). Angioletti, in finale, nonostante un ottimo esercizio ottiene solo un sesto posto. Il suo 15.950 agli
anelli gli permette di piazzarsi dietro
Jordan Jovtchev (16.050), a due decimi e mezzo dal podio. Vince la gara lo
statunitense Wen Kai Tan (16.475), davanti al venezuelano Carmona
(16.225), medaglia d’oro di specialità
nella finale di World Cup a San Paolo
lo scorso dicembre, e al francese
Danny Rodrigues (16.200). Igor, in verità, si era cimentato anche al cavallo
con maniglie, senza però riuscire a superare lo scoglio della qualificazione.
Bisogna elogiare, infine, l’ottima organizzazione della F.F.G. che ha messo a
disposizione un palazzo dello sport
confortevole e gremito in ogni ordine
di posto da un pubblico interessato,
caldo e competente.
Di Elisabetta De Maria
FINALI MASCHILI
SBARRA
1.CASSINA Igor ITA
15.400
2. TOWNSEND Sean USA
15.050
3. TENG Haibin CHN
15.050
4. SCHAERER Christoph SUI 14.750
5. GNCHAROV Valeriy UKR 14.350
6. HOSHI Yosuke JPN
14.325
7. ZOU Kai CHN
13.300
8. GORBACHEV Stepan KAZ 12.650
ANELLI
1 TAN Kai Wen USA
16.475
2 CARMONA Regulo VEN
16.225
3 RODRIGUES Danny FRA
16.200
4 VOROBYOV Olexander UKR 16.050
5 JOVTCHEV Jordan BUL
16.025
6 ANGIOLETTI Matteo ITA 15.950
7 PLUZHNIKOV Konstantin RUS 15.775
8 OKAMURA Yasuhiro JPN
15.00
7. ZGOBA Dariya UKR
14.600
8. FAN Ye CHN
14.225
VOLTEGGIO
1.GIOVANNI Carlotta ITA 14.875
2. KOMRSKOVA Jana CZE
14.337
3. GARCIA Elsa MEX
14.325
4. BARBOSA Jade BRA
14.237
5. JOURA Daria AUS
14.125
6. IZBASA Sandra Raluca ROU 13.937
7. GRUDKO Anna RUS
13.500
8. MAARANEN Annamari FIN 13.487
PARALLELE
1 FERRARI Vanessa ITA
15.800
2 ZGOBA Dariya UKR
14.825
3 HOPFNER-HIBS Elyse CAN 14.700
4 WONG Lichelle NED
14.625
5 DE SIMONE Lenika ESP
14.525
6 GARCIA Elsa MEX
14.425
7 BARBOSA Jade BRA
13.525
8 SIMS Chloe AUS
11.625
CORPO LIBERO
1.FERRARI Vanessa ITA
15.325
2.GARCIA Elsa MEX
15.100
3. IZBASA Sandra Raluca ROU 14.950
4. VERICEL Cassy FRA
14.825
5. MORENO Patricia ESP
14.725
6. NISTOR Steliana ROU
14.600
7. KOZICH Alina UKR
14.025
8. FAN Ye CHN
13.850
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COTTBUS - 31° TURNIER DER MEISTER
D
al 23 al 25 marzo, a Cottbus, in
Germania, si è svolto il “31° Turnier der Meister”, valido come
seconda prova di Coppa del Mondo. La
Delegazione azzurra, guidata dal tecnico Flavio Mandich era composta da Andrea Coppolino, Alberto Busnari, Enrico Pozzo e dal giudice Andrea Sacchi.
In un parterre di ginnasti di altissimo livello i nostri sono riusciti a centrare tre
finali su sei previste. Coppolino conquista la medaglia d’argento con 16,075,
a mezzo decimo di punto dal venezuelano Regulo Carmona che ottiene
16,125. Entrambi hanno presentato un
esercizio che partiva da 17,000. L’ucraino Vorobyov, invece, nonostante un
programma da 17,200, ottiene solo un
terzo posto, a causa di un’esecuzione
troppo fallosa che non gli frutta più di
15,975. Anche l’olandese Van Gelder,
artefice sicuramente della migliore routine della gara, è incorso un una caduta sulla sua nuova uscita, perdendo ogni
velleità di podio. Seguono il russo Balandin (15,650), il francese Rodriguez
(15,175), che ha presentato un’inedita
rondine inversa e salita in croce verticale, il cipriota Irodotos (15,100) ed il giapponese Hayami (14,550). Nel frattempo Enrico Pozzo ottiene il bronzo al corpo libero con 15,200, alle spalle del brasiliano Rosa Victor (15,475) e del vincitore ucraino Kuvakin (15,525). L’aviere
di Biella, dopo aver guadagnato la qualificazione con un più modesto 15.075
e la 7ª piazza, con una zampata felina
in finale ha soffiato la terza piazza, per
soli 25 centesimi, al greco Kosmidis.
Gael Da Silva, invece, aveva stupito gli
spettatori della Lausitz Arena con una
prova piena di difficoltà, che partiva da
16,700. Purtroppo, però, una caduta
nell’ultima diagonale ha relegato il francese in ultima posizione. Enrico poi ottiene un ottimo quarto posto anche alla sbarra: la prova è buona ma con uno
Tsukahara teso avvitato in uscita un
po’incerto non va oltre un 15,075. In
questa specialità a farla da padrone è
Vlasios Maras. Il salto rimpugnato (Pegan) del greco risulta eccezionale sia per
tecnica che per esecuzione, senza contare la componente dei vari giri sull’asse longitudinale con ripresa in cubitale,
le varie combinazioni virtuose e l’uscita
in doppio teso con doppio avvitamento perfettamente stoppata, che gli valgono un bel 15,675, da un 16,300 di
partenza. E’ rimasto a bocca asciutta, invece, Busnari, solo 11° - su 38 partecipanti - alla sbarra tedesca con 14.550
(un passo in uscita dallo Tsukahara teso
gli costa una perdita da 0.30) e 12° con
14.750 nel suo cavallo di battaglia, quello con le maniglie. Troppe sbavature,
molte incertezze, forse Alberto ha accusato una tensione eccessiva. Eppure, in
passato, l’appuntamento sulle rive della Sprea gli aveva regalato grandi soddisfazioni (due argenti al cavallo nel 2002
e 2005). Comunque il campione di Mel-
zo ha fatto sempre meglio di Pozzo, fermo in 29ª posizione con 13.900, vincendo, quanto meno, in questo apparato
la sfida interna all’Aeronautica.
Di Flavio Mandich
BERLINO - AZZURRINI 10 E LODE
All’International Junior Team Cup, su 25 squadre
partecipanti in rappresentanza di 17 Paesi, gli azzurrini si piazzano al decimo posto, con il punteggio totale 237.100. Tutto sommato un buon risultato per i ragazzi di Gigi Rocchini,, scaturito da un
41.500 al corpo libero, 36.350 al cavallo con maniglie, 38.400 agli anelli, 42.900 al volteggio,
38.300 alle parallele ed infine un 39.650 alla sbarra. Alla “Big Sports Hall” di Berlino si sono imposti
i giapponesi, già detentori del titolo, con il totale
di 249.900, davanti alla Francia (247.800) e alla
Svizzera (245.700). Grande impressione hanno destato anche gli spagnoli, giunti ai piedi del podio,
ed il giovane team britannico, mentre la prima delle tre compagini tedesche e giunta solamente settima. L’Italia, composta da Valerio Andi, Simone
Piave, Andrea Cingolani e Francesco Bianchi, ha
ben figurato, sfiorando di soli 6 decimi l’ingresso
in un’ipotetica finale a otto. “Sono contento soprattutto per Piave ed Andi, i quali, nonostante fossero
alla loro prima esperienza, hanno dimostrato una
buona conduzione di gara – ha commentato il capo delegazione Paolo Siviero – Complimenti anche
a Bianchi, che si è aggregato all’ultimo minuto al posto dell’ infortunato Fabio Maglioni, e si è reso disponibile ad aiutare la squadra. Peccato per l’esercizio al
cavallo con maniglie dove non è stato brillante, incappando in un errore nell’uscita. Sottotono Cingolani, ancora alla ricerca della condizione migliore per
tornare ai livelli degli Europei di Volos”.
Da sinistra A.Coppolino, R.Carmona ed O.Vorobyov (Foto Minkus)
CATEGORIA ‘91-’92
7. Simone Piave CL 13.400 AN 11.500 VO
14.300 PA 12.800 SB 13.800 TOT.65.800
13. Francesco Bianchi CL 13.900 CM 11.700
VO 14.000 SB 13.900 TOT. 53.500
20. Valerio Andi CM 12.700 AN 13.500 PA
12.650 TOT. 38.850
CATEGORIA ‘89-’90
11. Andrea Cingolati: CL 14.200 CM 11.950
AN 13.400 VO 14.600 PA 12.850 SB 11.950
TOT.78.950
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World Cup
CASSINA: IL RAGAZZO D’ORO
E
’ proprio un ragazzo d’oro! erano solite dire un tempo le nonne, quando volevano sintetizzare le qualità morali e la buona educazione di un giovanotto. E nell’epos cavalleresco, dove il principe azzurro, sul
suo cavallo bianco, correva in soccorso delle damigelle in pericolo, l’amor
cortese e l’eleganza erano valori inscindibili anche dalle corazze dei più
spietati guerrieri. Alla luce di questi valori estinti mi sento di affermare, per
testimonianza diretta, di aver ritrovato in Igor Cassina tutte le caratteristiche sia del nipote ideale, sia dell’ultimo dei paladini romantici, uno dei pochi che davvero può dirsi senza macchia né paura, in un mondo, ahimè,
sempre più superficiale ed amorfo.
Nella sua apnea di insuccessi, durata
quasi due anni, da Parigi a Parigi, il
campione olimpico ha lottato come
un eroe contro i fantasmi del declino,
abbandonato nell’oscurantismo degli
sconfitti. Ma Igor, che era un ragazzo
d’oro ancor prima della medaglia di
Atene, non ha mai mollato, aggrappandosi alla sua famiglia, agli insegnamenti dei genitori, agli amici veri e soprattutto alla purezza intatta dei suoi
sentimenti. Si sa, quando non si vince i media, che sono i primi a portarti in trionfo, sono anche i primi a voltarti le spalle. Qualche volta, in nome
di un giornalismo spazzatura, molto
in voga ultimamente, ti sparano pure
addosso, additando vizi e debolezze,
senza neanche bussare prima d’invadere la tua sfera privata. Gli esempi,
nel mondo dello sport, si sprecano.
Cassina però era ed ha continuato ad
essere pulito. Dietro quella sbarra stregata, non c’era un pettegolezzo, una
chiacchiera. Troppo casa e palestra –
Igor con Alberto Busnari durante un raduno collegiale della Nazionale (foto V.Biffani)
avrà pensato qualcuno – se sbaglia è
solo sfiga, non fa notizia. Ci spiace per
i cacciatori di scoop ma la Ginnastica
è quasi sempre questo, la classe operaia in paradiso. Allora è inutile evidenziare i meriti e le qualità di un laghetto limpido, come esempio da portare
ai più piccoli, quando c’è da pescare
nel torbido di qualcun altro. Noi, invece, vogliamo andare contro corrente. Sabato 14 ottobre, ore 18.20. Igor
è appena caduto alla sbarra dei Mondiali di Aarhus. Con il suo esercizio, anche se la finale individuale è sfumata,
l’Italia si gioca la pre-qualificazione
olimpica. L’azzurro, contuso ad una
costola, torna all’attrezzo e conclude
un esercizio da 13.500, che fa comunque cumulo nel totale di squadra. Ore
18.50: Cassina, sempre più dolorante, sale al cavallo con maniglie e lascia
il programma incompleto tra le lacri-
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me. Poteva rovinare una carriera, ha
rischiato per i compagni, per la Patria.
Franz Beckenbauer, nel calcio, passò
alla storia per aver giocato una finale
con un braccio al collo. Insomma, con
tutto il rispetto, per molto meno.
“Quando l’ho visto piangere mi son sentito un vuoto dentro – ci racconta papà Carlo – Gli ho detto, sei sempre il numero uno! Il giorno dopo c’è stato pure
qualche straniero che lo ha rimproverato, perché l’Italia si sarebbe qualificata
ugualmente e lui avrebbe potuto compromettere un’integrità fisica, che
non è più solo un patrimonio
azzurro, bensì di tutti, dell’intero movimento ginnico internazionale”. Follia dell’egoismo, risparmiarsi
per diventare una statua equestre, sulla
quale poggiano solo
i piccioni. Igor preferisce essere un sostegno per i suoi
compagni, con i
quali ha condiviso tutto fin
dalle juniores.
Lo ha dimostrato in più
di un’occasione
e
conti-
Cassina in azione alla sbarra di S.Paolo (foto Monkus)
nuerà a farlo, soprattutto quest’anno,
in cui il risultato di squadra, ai Mondiali di Stoccarda, verrà prima di ogni
affermazione personale. “Per me Igor
è il figlio ideale – continua Carlo - e non
lo dico solo perché sono il padre. Qualche volta abbiamo degli attriti, è normale, ma parliamo spesso. Pur non
avendo gli stessi orari troviamo sempre
il tempo per stare un po’ insieme, almeno a tavola, a cena”. Si perché il Cassina che «ballava con le Stelle» poi tornava anche a casa dai genitori, perché
è lì che vive, come la grande maggioranza dei trentenni di oggi. ”Da qualche anno le cose sono cambiate – mi
confida il Campione, quasi smarrito certi avvenimenti ti fanno pensare che
la gente abbia dato di matto o si pone
come se la vita non avesse più valore.
Vivere senza uno scopo, nel lavoro, negli studi, oppure nello sport significa solo tirare a campare. Ci bombardano di
messaggi sbagliati, soprattutto dalla TV.
I ragazzi, oramai, pensano di poter arrivare senza impegnarsi. Così si perde di
vista l’obiettivo principale, che è quello
di star bene con se stessi. Amore ed amicizia sono tutto ciò per cui vale la pena
battersi. Non c’è dubbio, la serenità affettiva ti dà una carica in più, anche in
pedana. Ora sono single ed indirettamente un po’ ne risento. Magari, per
non pensare, ti butti a capo fitto negli
allenamenti ma poi, nel momento clou,
senti che ti manca qualcuno con cui condividere i tuoi successi. Non ho avuto molte esperienze sentimentali, anche perché non
cerco avventure. Mi
piace costruire e
sono un tipo all’antica. Se trovo
una ragazza seria,
con buoni principi, mi
piace quel gioco delle
parti, la galanteria, il
corteggiamento e tutto il resto”. Donne! la cavalleria non è morta. E’ a Meda. “Ogni tanto lo rimproverò che è
troppo buono – riprende il babbo, che
la vita la conosce e sa quanto può essere crudele - non si può porgere sempre l’altra guancia. Ma lui è disarmante. Ogni volta mi mette di fronte la sua
morale. Mi dice: allora le cose che mi hai
insegnato non valgono niente? “. Se, al
di là dello show-business, nello sport
sopravvive ancora quello spirito antico, che fermava le guerre, e persiste
nei sogni degli atleti la ricerca del Graal
olimpico, che va oltre il materialismo
della medaglia, allora l’Italia, anche
per Pechino 2008, avrà il suo Parsifal
in Igor Cassina. Uno che rinuncia a vedersi le finali in Danimarca perché ha
promesso ad un giornalista di farsi trovare in albergo, per un’intervista. “Se
spendo una parola con una persona –
mi disse - mi fa piacere rispettarla”. Uno
che la sera al pub, invece di una birra,
ordina un tea caldo. “Prima delle gare
niente alcolici – precisa - certe regole per
un atleta sono fondamentali. Ma dopo,
se è andata bene, brindo eccome! Sono
un ragazzo normale”. Uno che da
bambino aveva scommesso una Maserati con il papà se avesse vinto il
mondiale, ma che, avendo fatto di meglio, è ancora lì a discutere se l’Olimpiade vale o meno. “Ho sempre ereditato le automobili da mio padre o da
mia sorella – conferma. Quella di ora è
un po’ vecchia, l’estetica non è il massimo, ma ha un buon motore e a me basta”. Uno che può rinunciare a tutto
per la Ginnastica, anche a mangiare.
“I primi tempi dopo Atene – conclude
Carlo Cassina - gli ricordavo tutti i suoi
nuovi impegni e lui mi rispondeva: ma
papà non è che ti sei montato la testa?”.
Insomma un antidivo, un campione
vero. Un ragazzo d’oro!
di David Ciaralli