M. COSCARELLO, Consumo critico, nuovi stili di vita, Gruppi di
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M. COSCARELLO, Consumo critico, nuovi stili di vita, Gruppi di
SOCIETA’ ITALIANA DI ECONOMIA AGRARIA XLVII Convegno di Studi “L’agricoltura oltre le crisi” Campobasso, 22-25 settembre 2010 CONSUMO CRITICO, NUOVI STILI DI VITA, GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE: VERSO UN’ALTRA AGRICOLTURA Autore Mario Coscarello1 Abstract: Siamo sempre più circondati da merci di cui è sempre più difficile stabilire la provenienza, la qualità e l’affidabilità. I consumatori, oggi, sono sempre più consapevoli della non neutralità dei propri atti d’acquisto rispetto ai processi di produzione e distribuzione e di questi ultimi rispetto all’emergenza ambientale, alle disuguaglianze sociali, agli squilibri politico-economici a livello mondiale. Questa consapevolezza rappresenta il punto di partenza da cui sono nate le differenti esperienze legate al consumo ‘responsabile’ e ‘critico’, pratiche in cui i consumatori, invece di essere i destinatari di flussi informativi unidirezionali veicolati dalla comunicazione commerciale, sono chiamati a farsi parte attiva, a inviare segnali al mondo della produzione manifestando, appunto, la propria attenzione per i temi della salvaguardia ambientale, della giustizia globale, in una parola per il contenuto sociale, etico e politico delle attività economiche. Sia in Italia che all’estero vi sono numerose ricerche che sottolineano la sempre più crescente attenzione per il contenuto sociale dei prodotti (Casati e Sali 2005; Chessel e Cochoy 2004; Bovone e Mora 2007; Lori e Volpi 2007; Micheletti et al. 2004; Micheletti e Stolle 2007; Osti 2006; Rebughini e Sassatelli; etc). La domanda che ci si pone sempre con maggiore insistenza è quanto questa componente influisca sulle decisioni di acquisto e quanto influirà nel futuro, sia sul mercato, sia in termini più vasti sui processi politici. Le esperienze che si vanno consolidando e ampliando sono differenti: dal commercio equo e solidale ai marchi 1 Dottorando di Ricerca presso la Scuola di Dottorato “Andrè G. Frank”, Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica, Università della Calabria, [email protected] ambientali, dal biologico alla riscoperta dei prodotti locali, dalle reti di acquisto alternativo ai farmer’s markets (Leonini L., Sassatelli R., 2008). Il contributo rifletterà, riportando ed elaborando i dati di una ricerca in corso, sull’esperienza di un Gruppo di Acquisto Solidale e di un mercatino di produzioni naturali di Cosenza, sul circuito di fiducia, sui temi della salvaguardia dell’ambiente e del territorio che sempre più sta crescendo e come queste forme di impegno civile, la domanda di prodotti locali e il sostegno ai piccoli produttori possano contribuire ad innescare meccanismi capaci di generare pratiche e sperimentazioni solidali, sociali, eque, inclusive. Forme e pratiche di un’“altra economia”, che guarda non solo a parametri strettamente economici, ma che punta ad un benessere collettivo (Mance), che è orientata ad economia di scopo e non soltanto ad economia di scala, alla tutela dell’ambiente, alla qualità della vita, alla produzione di beni pubblici globali. Le crisi generate a livello sociale ed economico hanno prodotto le condizioni di degrado, di impoverimento progressivo, di espropriazione, alle quali i movimenti di resistenza e di critica sorti globalmente cercano di trovare soluzione elaborando forme organizzative innovative (Corrado 2006). Le esperienze studiate ed analizzate nel presente contributo si inseriscono nel percorso di progetti di Reti di Economia Solidale (RES), che in Italia nel corso degli ultimi anni stanno diventando sempre più significativi, affinché si possa contribuire ad innescare un reale percorso di trasformazione dell’agricoltura, della nostra economia e della nostra società. Lo studio di queste modalità organizzative, che interessano differenti ambiti (il lavoro, il consumo, la produzione) mette in evidenza quelli che ne sono gli elementi ed i principi caratterizzanti: socialità, reciprocità, solidarietà, qualità ed equità. Le forme di altra economia, di economie solidali, di produzioni biologiche, di commercio equo, le reti di relazione strutturate intorno ad esse, perseguono una autonomia dalla logiche di mercato, competitive ed utilitaristiche, la salvaguardia dei modi di produrre, di vivere di relazioni eterogenei. L’approfondimento di tali tematiche potrebbe diventare utile per comprendere i mutamenti in atto e consentire la possibilità di elaborare efficaci strategie di intervento, di definire linee di azione in grado di costruire il futuro dell’agricoltura, per superare l’attuale crisi. Parole chiave: consumo critico, reti alimentari alternative, solidarietà, coesione, innovazione, sostenibilità, socialità, reciprocità, qualità ed equità 2 Introduzione Questo contributo è incentrato sull’approfondimento di alcune pratiche di consumo ‘critico’ e ‘responsabile’, i Gruppi di Acquisto Solidale (Saroldi, 2001), al fine di individuare i loro effetti verso i confronti di due fenomeni: la diffusione del modello industriale di produzione agricola e la globalizzazione economica. Negli ultimi decenni questi due fenomeni hanno cambiato strutturalmente il mondo agricolo, il ruolo dei contadini nella produzione (Pieroni, 2008). Il primo, al quale è stato dato il nome di Rivoluzione Verde, ha avuto inizio negli anni ’50 e riguarda l’introduzione in agricoltura della chimica, della meccanizzazione e dei principi dell’industria; il secondo, più recente, è la globalizzazione economica che ha portato all’applicazione di alcuni accordi commerciali internazionali, alla liberalizzazione dei mercati anche per i beni agricoli ed ha favorito la nascita di grandi imprese multinazionali dell’agroindustria. Questi due eventi hanno portato alla diffusione di un modello che ha determinato una sostanziale dipendenza del settore agricolo dai fattori esterni, sia a monte che a valle del processo produttivo ed ha portato all’affermazione di quel paradigma della modernizzazione agricola che, per la prima volta della storia dell’agricoltura, ha creato un progressivo sganciamento dell’azienda agricola dal suo ecosistema e dal suo contesto sociale e locale (Ploeg, 2006). Di contro, sono nate e si stanno sempre più consolidando forme di impegno civile su scala globale legate al consumo ‘critico’ e ‘responsabile’ (Lori e Volpi, 2007; Rebughini e Sassatelli, 2008; Forno, 2010), che pongono sempre più attenzione a problemi come la crisi delle comunità rurali e dei piccoli produttori, l’inquinamento della campagna, l’uso controverso delle biotecnologie. Parallelamente assistiamo in varie parti del mondo, a cominciare dai contesti urbani, alla diffusione di reti alimentari alternative: forme di aggregazione tra produttori e consumatori che praticano metodi diversi da quelli stabiliti dal mercato convenzionale, per la produzione ed il consumo di beni alimentari (Cavazzani 2008, Corrado 2006). L’espansione di queste reti, che hanno alla base i principi dell’economia solidale (Mance 2003, Biolghini 2007), favorisce la costruzione democratica di una alternativa praticabile all’attuale globalizzazione, rendendo possibile la crescita economica, ecologicamente e socialmente sostenibile, puntando alla realizzazione di beni pubblici e al benessere di tutti. 3 Quello che ci interessa capire è se le reti alimentari alternative, queste nuove forme di acquisto collettivo (Gas), di consumo ‘critico’ e ‘responsabile’, oltre a favorire e sostenere una idea e una forma di commercio basato sulla qualità, sulla valorizzazione delle specificità territoriali, sulle garanzie verso i consumatori, sulla sostenibilità ecologica e sociale, sul sostegno ai piccoli produttori, possono anche costituire un primo nucleo attorno al quale generare altre attività economiche che conducano allo sviluppo sostenibile di una comunità. Il contributo è strutturato in sei paragrafi, oltre l’introduzione. Il primo paragrafo mette in evidenza le principali caratteristiche strutturali delle trasformazioni in corso nel mondo agricolo le principali critiche al paradigma della Rivoluzione Verde, alla standardizzazione dei consumi, all’industrializzazione della produzione agricola, alla liberalizzazione dei mercati agricoli. Nel secondo paragrafo vengono descritti le caratteristiche legate al consumo critico e responsabile, e come i principi di tali pratiche stanno incidendo man mano ad un cambiamento della nostra società. Nel terzo paragrafo viene descritta nel dettaglio una particolare forma di consumo critico, legata alle reti alimentari alternative: i Gruppi di Acquisto Solidale. Nel quarto paragrafo saranno descritti gli obiettivi e la metodologia della ricerca, mentre nel quinto paragrafo si presenterà un approfondimento dei risultati dell’indagine svolta. Il paragrafo finale presenta delle osservazioni conclusive . 1. Rivoluzione verde e globalizzazione: il rovescio delle medaglia Il processo di modernizzazione agricola, attraverso una intensificazione della produzione volta ad aumentare la produttività aziendale, ha prodotto un aumento dell’offerta di beni e una diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli percepiti dai produttori (Giannotta, Paciola 2009). Negli ultimi anni si è assistito ad una concentrazione enorme dell’industria agroalimentare e agrochimica. Solo alcune grandi multinazionali2 sono sempre più in grado di dominare ogni anello della catena di 2 Solo per fare qualche esempio: 6 società controllano l’85/90% del mercato del frumento del mais e della soia (Cargill, Continental, Louis dreyfus, Bunge & Born, André, Toepfer); 6 società controllano l’85-90% del mercato del caffè (Trothfos, Acli acquisita da Cargill, J. Aron, Volkart, Socomex, ED&F Man); 4 società controllano il 60-65% dello zucchero (Sucden, Phibro, Tate& Lyle, ED&F Man); 3 società controllano l’85% del tè (Unilever, Associated British Foods, Lyons-Tetley); 3 società controllano l’80% del cacao (Gill&Duffus, Berisford, Sucden); 3 società controllano l’80% delle banane (United Brtands, Castel&Cook, Del Monte); 10 industrie agrochimiche mondiali – società come la Syngenta (Svizzera) la Bayer (Germania), la Monsanto (USA), la BASF (Germania), la Dow Agrosc. (USA), la 4 produzione agroalimentare, sostenendo i prezzi dei loro prodotti, mantenendo bassi i prezzi dei prodotti agricoli che acquistano, e sostanzialmente distruggendo ogni forma di produzione e mercato locale alternativo. Le contraddizioni di questo modello di produzione, che tende alla omologazione dei prodotti, sono ormai evidenti: ¾ l’effetto squeeze (diminuzione costante dei ricavi e aumento dei costi sostenuti dalle aziende agricole (Ploeg 2009); ¾ il forte impatto sull’ambiente e sulla biodiversità che contrasta con la ricerca della sostenibilità (Schiva, 2000); ¾ l’uso controverso e applicazione delle biotecnologie in agricoltura (Patel R. 2007); ¾ la rottura degli equilibri degli ecosistemi, che causa una forte crisi ecologica (Bevilacqua 2008). A fronte di tutto ciò, produttori e consumatori stanno adottando pratiche di azioni che possono essere interpretate come modalità di resistenza al modello proposto dalla Rivoluzione Verde. Un primo esempio sono, dunque, le reti alimentari alternative. Queste reti perseguono tre obiettivi: promuovere e favorire pratiche produttive sostenibili finalizzate alla produzione e alla riproduzione delle risorse naturali come terra, acqua e aria; sostenere il cambiamento dei modelli di consumo, sottraendoli dal condizionamento, dalla pressione e dalle logiche imposte dalle grandi imprese di trasformazione e commercializzazione; riuscire a determinare un cambiamento delle politiche locali, nazionali e sovra-nazionali rompendo con la logica che le vuole subordinate agli interessi del complesso agroindustriale e orientandole, invece, verso il sostegno allo sviluppo rurale e sostenibile (Cavazzani, 2008). Inoltre per quanto riguarda i produttori altre pratiche che possono essere individuate, a livello micro, sono le attività di valorizzazione, differenziazione e rifondazione (Ploeg, 2006). DuPont (USA) - controllano oltre l’80% dei 27,7 miliardi di dollari (2002) del mercato agrochimico; 10 multinazionali - DuPont (USA), Monsanto (USA), Novartis (Svizzera), Groupe Limagrain (Francia), Advanta (GB e Olanda), Guipo Pulsar/Semins/ELM (Messico), Sakata (Giappone), KWS HG (Germania), TAKI (Giappone) controllano oggi il 32% del mercato mondiale dei semi e il 100% dei semi modificati o transgenici (Deriu 2008). 5 2. Il consumo ‘critico e responsabile’, come forma di cittadinanza attiva per il cambiamento sociale. L’arena di partecipazione alla vita politica e sociale, fino a qualche anno fa era quella della sfera politica. I cittadini potevano proporre un cambiamento sociale, le proprie condizioni di vita, rivolgendo le proprie istanze ai governi, agendo tramite i canali e le forme partecipative interne alla sfera politica3. Le mobilitazioni a cavallo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo secolo hanno contribuito a generare un clima culturale differente, per cui le multinazionali, le regole del mercato e della finanza globale vengono identificate tra le maggiori responsabili delle ingiustizie sociali e dell’aumento della giustizia globale. Sono nate e si stanno sempre più consolidando forme di impegno civile su scala globale legate al consumo ‘critico’ e ‘responsabile’. Mentre la politica non riesce a mobiliare i cittadini verso obiettivi di largo respiro, oggi cresce nei cittadiniconsumatori la consapevolezza della non-neutralità dei loro atti d’acquisto rispetto ai processi di produzione e distribuzione, e di questi ultimi rispetto all’emergenza ambientale, alle disuguaglianze sociali, agli squilibri politico-economici a livello mondiale. Questa consapevolezza rappresenta il punto di partenza da cui sono nate le diverse esperienze di legate al consumo ‘responsabile’ e ‘critico’, pratiche in cui i consumatori, sono chiamati a farsi parte attiva, a inviare segnali al mondo della produzione, manifestando la propria attenzione per i temi della salvaguardia ambientale, della salute, della giustizia globale, dei diritti umani, in una parola per il contenuto sociale, etico e politico delle attività economiche (Leonini, Sassatelli, 2008). Il consumo critico è notevolmente differente rispetto alle forme di partecipazione che hanno come target lo Stato e le istituzioni. In realtà con il consumo critico si è individuata un’altra arena dove la partecipazione politica può avvenire, non più l’arena 3 Nella letteratura politologica si distinguono due forme di partecipazione alla vita politica e sociale: i cittadini possono partecipare tramite la partecipazione convenzionale (votando, iscrivendosi ad un sindacato, aderendo ad un partito), cioè innescando processi di cambiamento sociale tramite gli strumenti classici della partecipazione politica, oppure possono prendere parte al cambiamento sociale con forme di partecipazione non convenzionale, quindi non interna ai classici canali di mediazione di interesse, ma rivolgendo le proprie istanze ai governanti tramite azioni di proteste, raccolte di firme, sit-in e tutto il repertorio di protesta che è cambiato, si è evoluto, soprattutto rispetto a quello che noi conosciamo oggi, che deriva dalla costituzione dello Stato nazione (Alcuni esempi sono stati il movimento operaio che protestava e poneva le sue istanze ai governanti, il movimento studentesco degli ani ‘60, il movimento ambientalista). 6 dello Stato che poi regolamentava il cambiamento sociale4, ma una nuova forma di pressione che vede il mercato come una nuova arena politica. I movimenti di consumo critico invocano la nozione di “consumatore-cittadino” promuovendo la formazione di un soggetto collettivo in grado di influenzare i processi produttivi attraverso giudizi etici mediati dall’agire di mercato quotidiano (Leonini, Sassatelli, 2008). L’agire di consumo non è solamente un fatto privato, una ricerca di soddisfazione a bisogni individuali: è un agire simbolico e comunicativo attraverso il quale si può esprimere una propria visione del mondo, emettere valutazioni e giudizi su produttori, commercianti, associazioni, è un modo attraverso il quale si esprime la propria appartenenza o estraneità sociale, ideale, politica. In un mondo che sembra essere sempre più concentrato sul privato, il particolare, l’interesse e il benessere individuale, la proposta di arricchire di contenuti etici, politici, solidaristici, multiculturali, ecologici e sociali la produzione, l’acquisto e il consumo di beni ha riportato le questioni e i problemi connessi al consumo al centro della sfera pubblica e del dibattito politico e morale. La proposta di considerare la sfera del privato come un ambito di interesse pubblico e politico, tipica dei nuovi movimenti sociali (dal 1999 in poi a Seattle e dopo il primo Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre del gennaio 2001), oggi ha coinvolto in modo determinate la sfera dei consumi. Allo stesso tempo la dimensione libertaria e della rivendicazione del piacere caratteristica della tradizione dei movimenti giovanili degli anni Settanta, ha contribuito a costruire una cultura del consumo consapevole e responsabile. Quest’area culturale si è quindi tradizionalmente concentrata sul tema dei bisogni e su una critica del potere caratterizzata dalla tensione tra individualismo e militanza politica, ovvero dalla necessità di coniugare la rivendicazione dei diritti negati (ai lavoratori e ai consumatori) alla ricerca di forme di autenticità libera da condizionamenti e determinazioni (Leonini, Sassatelli, 2008). Anche se tutt’ora costituisce un modello di consumo minoritario, è in crescita il numero di persone che adotta stili di consumo e di vita che non sono guidati esclusivamente da criteri economici, estetici o salutistici, ma anche da criteri etici, 4 Un esempio è il riconoscimento dello Statuto dei Lavoratori, conseguente alle forti mobilitazioni degli anni ‘60 7 attribuendo in questo modo nuove dimensioni politiche e sociali al processo di produzione e di consumo. I significati di tipo solidaristico e ambientale conferiscono al consumo una valenza politica nuova che lo porta al centro dell’arena sociale e del dibattito pubblico, sottraendolo alla retorica economicistica e alla segregazione nel privato. In questo senso il rapporto tra consumo e cittadinanza, che è sempre più al centro del dibattito contemporaneo, simboleggia l’avvicinamento che vi è stato tra politica e cultura del consumo. La centralità dei consumi si realizza in un processo di individualizzazione non più orientato esclusivamente alla soddisfazione individuale, ma soprattutto per realizzare anche una maggiore giustizia distributiva tra i differenti attori dello scambio. La soddisfazione dei propri bisogni e desideri passa attraverso il consumo di prodotti buoni non solo per la qualità ma anche per come sono stati prodotti, per l’attenzione all’ambiente e le condizioni dei lavoratori. La dimensione individuale e quella collettiva si uniscono e sono entrambe necessarie per il benessere del soggetto. Il consumatore, dunque, attento agli aspetti etici e politici è diventato come un nuovo possibile interlocutore per le istituzioni politiche, nazionali e transazionali, e per i nuovi movimenti sociali. Il tutto è stato considerato essenzialmente come un insieme di nuove forme di partecipazione e ricompresso nell’etichetta di “consumerismo politico” (Micheletti, 2003). L’idea di fondo è che queste forme di partecipazione rispondano sia al processo di globalizzazione che a quello di individualizzazione. Il “consumerismo politico” sarebbe una forma di “azione collettiva individualizzata” che trasforma il potere individuale dal carrello della spesa, in uno strumento politico, particolarmente adatto a popolazioni “riflessive”, con alta scolarità e capacità di processare informazioni e, al contempo, deluse dalle tradizionali forme di partecipazione politica (Leonini, Sassatelli, 2008). La volontà di costruire una politica del cambiamento a partire dal quotidiano appare in diretta continuità con lo spirito delle mobilitazioni post-movimento operaio (Melucci 1982), oggi incentrate, in maniera più esplicita che in passato, sulla trasformazione delle pratiche di consumo (Leonini, Sassatelli, 2008). Lo scopo di questa mobilitazione individuale appare meno centrato su tematiche legate a una liberazione del singolo da condizionamenti, quanto piuttosto volto a sottolineare potenzialità di partecipazione attraverso forme di micro-cambiamento a 8 partire proprio da quella centralità del consumo che la società dell’economia neoliberista ha promosso. Il conflitto si focalizza allora sulla difesa e sul destino di beni pubblici appartenenti a tutti. Le micro-pratiche quotidiane lasciano uno spazio all’interpretazione e all’esperienza soggettiva, dove determinati comportamenti di consumo possono assumere un valore rilevante per la persona, anche se questo valore è numericamente irrilevante dal punto di vista economico. Il potere del consumatore viene tratteggiato mediante il richiamo alla responsabilità personale ai doveri del consumatore. Si distinguono tre modelli di responsabilità da parte del consumatore, che vengono resi visibili attraverso corrispondenti scelte d’acquisto: responsabilità verso se stessi (scelta di prodotti per il benessere e la felicità personale, il biologico come scelta salutista); verso gli altri (prodotti che combattono la povertà e sostengono azioni di solidarietà e giustizia; tutti quei prodotti che possiamo definire equi e solidali); verso l’ambiente (consumi ecologici/sostenibili; preferenze per il biologico per motivi ambientali ecc.) (Bovone , Mora, 2007). La scelta del consumo come azione collettiva, in definitiva è un’azione in senso forte, che agisce sul mondo, e a questo scopo è organizzata. Il consumo critico può essere suddiviso in tre differenti forme: ¾ Il boicottaggio (forma negativa), il messaggio è “non comprare”; ¾ Il sabotaggio culturale (cultural jamming – forma discorsiva); ¾ Il buycottaggio (forma positiva), “compra nella rete che io sto predisponendo, nell’alterativa economica”. Le pratiche di consumo critico non iniziano come una forma negativa, in un momento di malessere sociale, come un insieme di persone che si mettono insieme per ridurre il costo dei propri consumi, ma ha inizio con una forma positiva, quando vi è proprio un aumento del benessere, un aumento della scolarizzazione e un aumento dell’informazione. La collocazione sociale di questo movimento ha inizio, quindi, da una classe benestante. Importanti sono state anche la diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione, che negli ultimi anni hanno contribuito alla diffusione di una nuova figura: il cittadino critico, definito “la classe media riflessiva”, cioè una classe media capace di riflettere delle conseguenze delle proprie azioni (Forno, 2010). 9 Ogni movimento sociale si realizza con l’individuazione di un centro, ma si estende attraverso i diffusori che da esso partono5. I diffusori di queste pratiche, di questo movimento, fanno riferimento all’area dell’ “altra economia” e possono essere: la finanza etica (banca etica, Mag), i bilanci di giustizia, Slow Food, il commercio equo e solidale, i Gas, le banche del tempo, il turismo responsabile. Ogni domanda di cambiamento è stata creata sempre da dei diffusori, è sempre da un centro prende avvio la protesta. Tutti questi attori possono essere in un certo senso dei diffusori di questa idea di giustizia sociale, che passa da un fondamentale radicale cambiamento dei processi economici. Questi non sono attori morbidi, ma hanno idee rivoluzionarie rispetto alle regole economiche (Forno, 2010). I soggetti dell’ “altra economia”, i diffusori, agiscono su diversi piani, a tre livelli, culturale, economico e politico. In particolare: creano nuove “rappresentazioni” (agisce sul livello culturale) - importanza per esempio data al consumo per la creazione di una identità – non più su quello che facciamo ma su quello che consumiamo; facilitano la costruzione di reti economiche per la sostenibilità (livello economico) – è importante creare delle alternative come forum di incontro e comunicazione; favoriscono la costruzione di forme di regolazione volontaria (soft law) per i diritti umani e la tutela dell’ambiente (livello politico) – cambiando i consumi è possibile influenzare anche le politiche delle aziende. Ci sono diversi studi svedesi (Forno, 2010) che dimostrano come i boicottaggi di alcune multinazionali abbiano influenzato una ridefinizione del loro codice etico6. 5 Importanza degli studi di Marx dalla classe in sé alla case per sé. Il cambiamento della classe operaia, che ha creato una identità che ha favorito e reso possibile l’azione collettiva, non è stata creata in un lasso di tempo breve, ma non è stato creato nemmeno dalla classe operaia, dagli operai della catena di montaggio, è stata creata, appunto, da dei diffusori (da un centro dal quale prende avvio la costruzione di una identità), che erano operai specializzati, o spesso anche dalla borghesia illuminata, che sono riusciti, partendo già dalle condizioni sociali, a creare questa identità (Forno 2010). 6 “Un esempio è il caso Addio Pizzo: Ivan Lo bello, (presidente Confindustria Sicilia e presidente del Banco di Sicilia) chiaramente dice che l’innovazione da lui introdotta nel codice etico di Confindustria è il risultato della mobilitazione di Addio pizzo e al cambiamento che ha prodotto, all’ attenzione che il consumo critico riesce a innescare anche a livello di grandi associazioni, o perlomeno la rivoluzione culturale che ha creato. Chi avrebbe immaginato che con il tuo acquisto diventi complice del pagamento del pizzo? Questo è stato un aspetto rivoluzionario per il nostro immaginario. Ha facilitato anche la classe imprenditrice a implementare un proprio codice etico. Questo passaggio viene riconosciuto da Lo bello, che ha attuato i principi etici della Confindustria Sicilia a livello nazionale” (Forno, 2010). 10 L’aspetto che sarebbe importante riuscire a comprendere è se ci troviamo di fronte ad una tendenza apparente e momentanea, un tentativo tra i tanti per fronteggiare il clima di incertezza, oppure è l’inizio di un cambiamento profondo dei legami sociali in un società fortemente individualizzata, lo strutturarsi di un immaginario collettivo nuovo, capace di fornire quadri di riferimento e orientamento per l’agire alle persone. La risposta a questa domanda non è naturalmente indifferente, in quanto se ci trovassimo nel secondo caso avremmo delle implicazioni complesse sulla struttura del sistema capitalistico, sul ruolo dei consumatori e sul loro status di cittadini, sui modelli di globalizzazione e di interdipendenza degli attori sociali. A questa domanda non sembra facile rispondere, forse solo nel medio lungo periodo si potrà dire se questa che stiamo vivendo è una fase di cambiamento profondo. I diversi circuiti della responsabilità nelle pratiche di consumo si stanno, dunque, rilevando una risorsa a disposizione degli attori sociali, anche se attualmente solo di una minoranza più avvertita di consumatori. Che nei gruppi più innovativi le persone cumulino i diversi tipi di orientamento responsabile può forse essere considerato il segnale che anche in Italia sta prendendo forma un movimento di vero e proprio “consumerismo politico”, progressivamente de-ideologizzato e invece orientato pragmaticamente a premiare e punire gli attori economici in una prospettiva negoziale, in cui la posta in gioco sono gli interessi collettivi. Alcune ricerche (Bovone, Mora, 2007) dimostrano che non si ha a che fare con persone che prendono le distanze in modo critico dal mercato, ma piuttosto con persone che esercitano in modo esperto il proprio potere di scelta. Per cui il consumo è un campo di azione nel quale ci si muove con lo scopo di costruire intorno a sé un mondo di relazioni con le persone e con gli oggetti nel quale valga la pena di vivere. 3. Gruppi di Acquisto Solidale: acquistare insieme per vivere bene Dopo aver delineato le tendenze in atto e le principali caratteristiche del consumo critico, in questo paragrafo descriverò una particolare esperienza di consumo critico in Italia, i Gruppi di Acquisto Solidali7, che lega i produttori e i consumatori, e che si 7 Esperienze simili sono presenti da molti anni in altre parte del mondo: i teikei giapponesi, le CSA (Community Supported Agricolture) americane, ASC (Agricolture Soutenue par la Communautè) in Canada, le AMAP (Associations pour le Mantien de l’Agricolture Paysan) in Francia. 11 identifica nelle reti alimentari alternative. Dal documento Base dei GAS del 1999 si legge: Quando un gruppo di persone decide di incontrarsi per riflettere sui propri consumi e per acquistare prodotti di uso comune, utilizzando come criterio guida il concetto di giustizia e solidarietà, dà vita a un GAS. Finalità di un GAS è provvedere all'acquisto di beni e servizi cercando di realizzare una concezione più umana dell'economia, cioè più vicina alle esigenze reali dell'uomo e dell'ambiente, formulando un'etica del consumare in modo critico che unisce le persone invece di dividerle, che mette in comune tempo e risorse invece di tenerli separati, che porta alla condivisione invece di rinchiudere ciascuno in un proprio mondo (di consumi). Essere un GAS perciò non vuole dire soltanto risparmiare acquistando in grandi quantitativi, ma soprattutto chiedersi che cosa c'è dietro a un determinato bene di consumo: se chi lo ha prodotto ha rispettato le risorse naturali e le persone che le hanno trasformate; quanto del costo finale serve a pagare il lavoro e quanto invece la pubblicità e la distribuzione; qual è l'impatto sull'ambiente in termini di inquinamento, imballaggio, trasporto... fino a mettere in discussione il concetto stesso di consumo ed il modello di sviluppo che lo sorregge. In Italia il primo Gruppo d' Acquisto Solidale è sorto nel 1994, precisamente a Fidenza (Reggio Emilia). Nello stesso periodo si diffondeva l'operazione "Bilanci di Giustizia", avviata nel 1993, con la quale veniva chiesto alle famiglie di verificare le ripercussioni, generate dalla modifica del proprio stile di vita, sul bilancio famigliare. Successivamente, nel 1996, veniva pubblicata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo la "Guida al Consumo Critico", che forniva informazioni sul comportamento delle imprese di più grandi dimensioni, al fine di orientare le scelte del consumatore; l'ampio elenco di informazioni documentate sulle multinazionali accelerava il senso di disagio verso il sistema economico e la ricerca di alternative condivisibili8. Nel 1997 nasceva la rete dei gruppi d'acquisto, allo scopo di collegare i diversi gruppi sorti, scambiare informazioni sui prodotti e sui produttori, diffondendo i principi ispiratori dei gruppi d'acquisto. Oggi, i gruppi di acquisto rappresentano una realtà nella quale potere applicare una concezione alternativa dell'economia. Sono denominati Gruppi di Acquisto "Solidali" per distinguerli dai gruppi d'acquisto tout-court, i quali possono non presentare connotazioni etiche e rappresentare, in tale direzione, soltanto uno strumento che consente ai consumatori di risparmiare. L'aspetto etico, solidale, di tali gruppi, è sicuramente il lato più importante, che li connota come esperienze nel campo del consumo critico. Ma, in effetti, questo non è il solo aspetto rilevante: il richiamo ad una vita in cui le relazioni umane e la condivisione con gli amici ed i vicini tornano ad avere importanza primaria, il ritorno ai sapori di una volta, il piacere di 8 In italia anche il principio dei gas si sta estendendo ad altri settori, quali l’energia alternativa (Gruppi di Acquisto Fotovoltaico); o l’acquisto collettivo di terreni agricoli al fine di renderli produttivi (Gruppi di Acquisto Terreni). 12 mangiare cibi gustosi e salutari, in armonia con gli altri esseri umani e con la natura che ci circonda. I GAS possono costituire, in tale direzione, un “nuovo” aspetto di un “nuovo” stile di vita che offre una possibilità di impegno concreto per chiunque desideri essere parte attiva nella costruzione di un modello di sviluppo costruito dal basso. Il gruppo è solidale con i soci che si impegnano reciprocamente e volontariamente nella sua gestione, è solidale con i produttori adottando forme di scambio eque e dirette saltando gli intermediari, è solidale con l’ambiente perché si rifornisce di alimenti e di prodotti rispettosi della natura ed infine è solidale col sud del mondo in quanto è favorisce lo sviluppo del commercio equosolidale Attualmente in Italia sono censiti oltre settecento Gruppi di Acquisto Solidale9. Si stima che vi sia un numero altrettanto elevato di gruppi non iscritti alla rete nazionale, che agiscono in maniera informale. Le motivazioni che stanno alla base di chi condivide il percorso tracciato dai Gruppi di Acquisto Solidale sono numerose. Innanzitutto, è necessario sviluppare e mettere in pratica il consumo critico, acquistando e consumando prodotti etici e biologici, che rispettino i diritti dei lavoratori, l’ambiente, la biodiversità. Tutto ciò consente di sviluppare e creare solidarietà e consapevolezza. Nei GAS sono fondamentali i “fattori immateriali”: il bisogno di socializzare, il desiderio di condividere con altri le proprie idee, posizioni, decisioni. L’attenzione alle relazioni ed allo scambio di idee, contribuisce alla creazione di una rete di amicizia e solidarietà tra i componenti del gruppo, fino ad arrivare a condividere uno stile di vita comune. Il vantaggio insito nella scelta di prodotti locali, è rappresentato dalla possibilità di conoscere meglio i comportamenti dell’azienda che li produce. I Gruppi di Acquisto cercano, in tale direzione, un contatto diretto con i produttori, in questo modo, è più difficile che un produttore adotti comportamenti non condivisi dai gasisti. 9 Per ulteriori approfondimenti consultare il sito www.retegas.org 13 4. Obiettivi, metodo e strumenti della ricerca La ricerca che presento nasce dall’ intenzione di studiare il fenomeno del consumo critico, dei Gruppi di Acquisto Solidale, legati in particolare alle Reti di Economia Solidale nella provincia di Cosenza, e la loro capacità/possibilità di proporre un cambiamento della nostra agricoltura e della nostra società. L’obiettivo è di indagare come queste nuove forme di commercializzazione, basate su un circuito di fiducia, sui temi della salvaguardia dell’ambiente e del territorio, di nuovi stili di vita, e come queste forme di impegno civile, la domanda di prodotti locali e il sostegno ai piccoli produttori possano contribuire ad innescare meccanismi capaci di generare pratiche e sperimentazioni solidali, sociali, eque, inclusive, provando a valutare quanto queste componenti influiranno nel futuro, sia sul mercato, sia in termini più vasti sui processi politici. Il metodo di indagine è quello del case study. La ricerca, avvenuta in più fasi, è stata possibile utilizzando un impianto articolato di tecniche e strumenti. Oltre alla raccolta e all’analisi della letteratura sul consumo critico, sulla filiera corta, si sono raccolti e analizzati documenti prodotti dai GAS e dalla Rete Nazionale, partecipando a convegni e fiere nazionali, visitando i siti internet. Attraverso l’osservazione partecipante, si è svolta una attenta ricerca sul campo che ha visto il coinvolgimento diretto dello scrivente, da altre due anni, nei mercatini settimanali, nelle visite in azienda, e nelle cooperative produttrici, nella fase di raccolta dei prodotti e della preparazione e dello smistamento della cassetta presso gli aderenti il Gas di Cosenza. Infine è stato svolto un approfondimento dello studio del GAS attraverso la realizzazione di una survey, nel periodo aprile – maggio 2010, rivolta agli aderenti e finalizzato all’elaborazione dei profili dei consumatori critici di Cosenza, ed alcuni interviste ai produttori. 5. Risultati della ricerca 5.1. GAS, l’esperienza del Gruppo di acquisto solidale “Utopie Sorridenti” tra ecologia e solidarietà Il GAS “Utopie Sorridenti” di Cosenza nasce alla fine del 2004, parallelamente alla creazione della Rete di Economia Solidale “Utopie Sorridenti”, in seguito ad un’incontro regionale per la formazione del coordinamento calabrese per il Commercio 14 Equo e Solidale (CEeS). Successivamente veniva creato un sito10, come strumento di controinformazione finalizzato a un confronto quotidiano su temi quali consumo critico, economia solidale, agricoltura naturale, libertà digitali. Dalla divulgazioni di pratiche di boicottaggio verso le multinazionali dai comportamenti scorretti, si è passati al progetto “Mappatura Etica”: la segnalazione di realtà positive che si muovevano sul territorio di Cosenza. Questo progetto, che può essere definito di sabotaggio culturale o cultural jamming, (Forno 2010), ha stimolato la creazione di sempre nuove relazioni, facendo sì che da rete telematica “virtuale” Utopie Sorridenti si concretizzasse in rete effettiva di soggetti con il comune desiderio di sviluppare prassi economiche e sociali rispettose dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente (Tavolo Res, 2010). Alla prima riunione fondativa ed organizzativa del Gruppo di Acquisto Solidale, tenutasi al Centro Sociale Autogestito “Gramna”, è seguito l’inizio delle attività del Gruppo, con sede presso l'associazione “Casa dei diritti Sociali” di Cosenza. Nel 2006 le attività del Gruppo di Acquisto Solidale, per questioni logistiche, si spostano presso la sede della Bottega del Mondo, gestita dalla Cooperativa Sociale “Il Sicomoro”, situata al centro della città. Nel settembre dello stesso anno, viene promosso dalla Rete di Economia Solidale “Utopie Sorridenti” un incontro per la creazione di un circuito regionale di pratiche di economia solidale, al quale hanno partecipato gruppi di acquisto, produttori biologici e tutte le altre realtà dell'economia solidale attive a Cosenza nel tirreno cosentino, a Lamezia e a Reggio Calabria. Dal Dicembre del 2008, le attività del Gas, si trasferiscono presso gli ex capannoni ferroviari tra Viale Parco e Via Popilia, ospitati dalla ONG MO.C.I. (Movimento per la Cooperazione Internazionale). Questa è un’area simbolo della città, sede di numerose associazioni, che nel corso degli anni stanno cercando, pur con mille difficoltà, di rivalutarla e riqualificarla, offrendo vari servizi e opportunità per tutta la collettività, soprattutto verso le fasce più deboli della popolazione. Nel mese di marzo del 2009, nella riunione della Rete di Economia Solidale è stata predisposta e commentata la bozza della Carta dei Principi11. Nel mese di maggio del 2009, alcuni rappresentati del 10 Il sito è : www.utopiesorridenti.com 11 La Carta dei Principi è un documento che viene stilato sulla base di quella predisposta dalla Rete Nazionale di Economia Solidale (RES), e che viene integrata con ulteriori obiettive, criteri, che ogni progetto di rete locale di economia solidale intende perseguire. La stesura della Carta ha richiesto una 15 GAS hanno partecipato alla riunione di coordinamento a Cancellara (PZ) per la costituzione della RETE SUD–SUD “L’economia solidale per ripartire dalla base” con l’obiettivo di unire nel meridione, i soggetti e gli operatori dell'Economia Solidale, mentre nel mese di novembre dello stesso anno si sono presi i contatti con il Tavolo per la Rete nazionale di Economia Solidale12. Nella riunione del mese di gennaio del 2010 della Rete di Economia Solidale “Utopie Sorridenti”, viene decisa l’adesione del GAS e della rete “Utopie Sorridenti”, alla Rete di Economia Solidale nazionale. Viene firmata la Carta dei Principi della Rete di Economia Solidale “Utopie Sorridenti” e l'autocertificazione R.I.S.A. (Responsabilità di Impresa Sociale ed Ambientale)13 da oltre dieci fra associazioni, cooperative sociali e piccoli produttori. 5.2. Il territorio e la struttura Il territorio di riferimento del Gruppo di Acquisto Solidale è l’area urbana di Cosenza e Rende e i territori rurali limitrofi. Il Gas attualmente è un gruppo informale, analogamente a quello che succede a livello italiano. Attualmente le varie attività del Gas sono coordinate da una volontaria che svolge il servizio civile presso l’associazione “Casa dei Diritti Sociali”, già da tempo impegnata nelle varie attività della Rete di Economia Solidale “Utopie Sorridenti”. Gli iscritti alla mailing list del Gas superano il numero di duecento, mentre la media di distribuzione delle cassette è di circa quaranta ogni settimana. Gli ordini avvengono tramite scambio di mail, mentre di recente è stato attivato sul sito della Rete un Forum, che consente lo scambio di informazioni, lunga fase di discussione, di condivisione con tutte le realtà associative, con ogni singoli aderente, anche al fine di creare un percorso più democratico, orizzontale e condiviso possibile. 12 La Rete di Economia Solidale Nazionale (RES) dal 2002 è attiva sul territorio nazionale per promuovere pratiche alternative all’attuale modello di produzione. Si stanno sperimentando iniziative pilota di Distretti di Economia Solidale (DES). Attualmente vi sono circa venti esperienze in atto in Italia. Per ulteriori informazioni consultare il sito www.retecosol.org 13 Lo scopo della autocertificazione è quello di consentire ai piccoli produttori di partecipare, pur non essendo certificati da enti terzi. Parallelamente da la tranquillità ai consumatori del loro impegno non usare in maniera scorretta prodotti chimici e pesticidi. L'autocertificazione R.I.S.A. (Responsabilità d'Impresa Sociale ed Ambientale) è stata sviluppata nell'ambito della creazione della Rete Calabrese di Economia Solidale (RES) avvalendosi anche del contributo di analoghe iniziative sviluppatesi in Italia e nel Mondo. E' rivolta a tutte quelle attività culturali (associazioni, gruppi, movimenti), commerciali e di servizi che vogliano aderire alla RES facendo propri i principi dell'economia solidale, ribaltando le priorità dell'economia liberista profitto-efficienza-economicità sottolineando le relazioni interpersonali, i diritti umani ed ambientali. 16 l’organizzazione di attività e la scambio di notizie, una vera e propria piazza virtuale molto partecipata. Nel corso dell’ultimo anno si è stabilito di fissare una quota minima di adesione sia per i produttori che per i consumatori. La richiesta di un piccolo contributo ha avuto, oltre alla creazione di un piccolo fondo cassa, anche lo scopo di far emergere coloro che intendevano impegnarsi a mantenere un rapporto più o meno stabile e continuativo con il progetto del Gas. In effetti degli oltre duecento iscritti alla mailing list, per il primo semestre (orto invernale) dello scorso anno, hanno versato la quota soltanto cinquanta gasisti, mentre per il secondo semestre (orto estivo) solo quaranta. I produttori e associazioni che hanno versato la quota, aderendo al progetto sono stati oltre dieci. 5.3.Caratteristiche dei Gasisti In questo paragrafo presenterò un approfondimento sulle caratteristiche degli aderenti al Gruppo di Acquisto. I dati utilizzati provengono dalla survey, effettuata nei mesi di aprile e maggio 2010. L’universo di riferimento è pari a 73 soggetti, che include coloro che hanno versato sia la quota di adesione per l’orto autunnale ed estivo del gas e coloro che, pur non versando tale quota, hanno aderito agli acquisti collettivi effettuati dal gruppo. Il questionario è stato compilato da 46 consumatori, fra cui cinque produttori della Rete. Tra i gasisti intervistati risultano 25 uomini e 21 donne. L’età prevalente dei consumatori del gas risulta essere compresa fra i 26 e 35 anni (41.3%), mentre il 28,3% ha una età compresa fra 36 e 50 anni. Il livello di istruzione di chi ha compilato il questionario risulta essere molto elevato, solo 8 soggetti (17%) possiedono il diploma di scuola superiore, mentre 24 (52,2%) hanno conseguito la laurea e 14 (30,4%) un titolo post - lauream. Il reddito familiare risulta essere medio o alto. Solo 9 gasisti dichiarano un reddito fino a 1000 €, 19 gasisti su 46 (41,3%) risultano essere possessori di un reddito compreso tra i 1000 e 2000 €, 8 gasisti (17,4%) da 2000 a 3000 € e 8 oltre 3000 €. Questi ultimi due dati sono in media con i dati dei gasisti a livello nazionale. Il tipo di professione prevalente è di tipo impiegatizio, in differenti settori (banca, enti pubblici, con una buona presenza di ricercatori). Il Gas presenta un nucleo di aderenti (9 su 46), che risultano essere tra i promotori, che continuano nel loro impegno di sostegno a tale attività, per 33 partecipanti (oltre il 17 70%) la modalità di conoscenza e di adesione al gas è avvenuta tramite relazioni amicali, il circuito del passaparola. Solo 14 consumatori (30%) hanno aderito a tale attività da meno di un anno, mentre 16 (il 35 %) partecipano da oltre un anno, 6 (13%) da oltre tre anni. I gasisti intervistati hanno dichiarato la loro partecipazione ad altre forme di consumo critico e responsabile: ben 36 soggetti su 46 (78%) fanno parte o ha sostenuto iniziative legate al commercio equo e solidale, 22 gasisti (il 48%) a pratiche di software libero, 13 su 46 (28%), al turismo responsabile, 6 gasisti dichiarano esperienze nella finanza etica (13%) e tre a esperienze di bilanci di giustizia (6,5%). In merito ai comportamenti di consumo e stili di vita dei gasisti di Cosenza, appare significativa la propensione all’autoproduzione, anche se limitata ad alcuni prodotti: 27 soggetti intervistati su 46 (58,7%) dichiarano di auto produrre e fare in casa salse, conserve e confetture; 12 gasisti (26,1%) dolci e biscotti; dieci gasisti (21,7%) producono il vino o altre bevande alcoliche; per nove (19,6%) si segnala l’autoproduzione di pane; per sei gasisti l’ autoproduzione di verdura. Il luogo dove generalmente si reca la maggior parte dei gasisti (47,96%) per fare la spesa sono i piccoli negozi, il 30 % di coloro che hanno compilato il questionario si reca presso i centri commerciali e gli ipermercati, molto bassa la percentuale di coloro i quali si recano presso le botteghe del Commercio Equo e Solidale (6,79%), presso i discount (5,69%), o presso i farmers market (0,68%). Molto importanti sono le motivazioni della scelta di aderire a questa modalità di acquisto collettivo. Per capire tali motivazioni si è chiesto di fare un rating (o nessuna importanza, 10 massima importanza) tra alcune opzioni. Appare molto chiaramente, come è nei principi di ogni Gas, che la motivazione del risparmio rispetto alla forma individuale di acquisto non è la motivazione prevalente, solo 7 su 46 danno la massima importanza a tale motivazione. Mentre 25 gasisti (il 55%) danno i punteggi maggiori (9 e 10) al sostegno economico verso i piccoli produttori; per 20 gasisti (45%) è importante instaurare un rapporto diretto con i produttori, e per 25 (54%), verso i produttori impegnati in agricoltura sociale. Le risposte alle quali si è data una maggiore importanza (9 e 10), per 27 soggetti pari al 58%, riguardano il rispetto per l’ambiente; per 25 consumatori (54%) la tutela del patrimonio enogastronomico locale. La responsabilità verso l’ambiente (Bovone, 18 Mora, 2007, pag. XII), appare dunque una delle motivazioni principali della scelta di adesione al gas di Cosenza. Da segnalare come motivazione altrettanto importante di adesione è la responsabilità verso se stessi (Bovone, Mora, 2007, pag. XII). Dalla survey emergono alcune motivazioni personali come fare un’alimentazione sana per 24 su 46 (52%), per 24 acquistare prodotti di qualità (52%), per 21 soggetti acquistare prodotti biologici (45%), per 20 per avere la massima trasparenza sui prodotti (45%). Appare abbastanza importante la motivazione di scelta di aderire al Gas per incidere sul cambiamento dei modelli di consumo prevalenti nella nostra società, per 26 soggetti (56%), anche se non sembrano ancora molto forti le motivazioni legate alla possibilità effettiva di creare una rete fra i gasisti. In effetti solo 14 soggetti su 46 (29%) segnalano col massimo punteggio motivazioni quali la realizzazione di progetti in comune, solo 20 soggetti (43%) la promozione della socialità, e 20 soggetti (43%), per avere un ruolo attivo nella scelta dei prodotti e da acquistare e dei produttori a cui rivolgersi. L’importanza degli aderenti al gas di instaurare un rapporto diretto con i produttori è confermato anche dalle risposte sulla conoscenza diretta delle aziende o associazioni produttrici. Solo sei gasisti non conoscono direttamente i produttori, mentre i restanti 40 conoscono tutte o alcune aziende fornitrici. Inoltre l’importanza del rapporto diretto è confermata dalla conoscenza personale dei produttori da parte di 30 intervistati su 46 (pari al 65%). Anche l’importanza di stabilire un rapporto continuativo con i produttori è confermata da 30 consumatori intervistati sui 46 (65%), che acquista tutte le settimane la cassetta preassemblata; 7 consumatori acquistano (15 %) una volta al mese, i restanti gasisti acquistano in maniera più sporadica (una volta ogni tre o sei mesi). Le motivazioni politiche, inerenti la possibilità di influenzare i decisori politici, appaiono ancora molto deboli, solo 10 soggetti (il 21%) hanno aderito per tale motivazione14. Ben 37 soggetti, (80%) quando vanno a ritirare la cassetta acquistano i prodotti dal mercatino. Per 31 (67,4%) di questi consumatori, la motivazione principale è l’interesse all’acquisto verso altri prodotti oltre alla verdura (la cassetta generalmente viene 14 In questo caso, uno degli obiettivi che le reti alimentari alternative si prefiggono, e in particolare quello di riuscire a determinare un cambiamento delle politiche (Cavazzani, 2008), non appare prevalente fra le motivazioni o le intenzioni dei gasisti cosentini. 19 assemblata solo con prodotti orticoli); 10 gasisti (21)% acquistano al mercatino per incrementare la quantità della cassetta, mentre 9 (il 20%) per acquistare verdure che non sono presenti nella cassetta. Indipendentemente dall’acquisto della cassetta, 22 gasisti su 46 hanno partecipato ad altri ordini collettivi, proposti (scarpe, agende, mandorle, etc). Chi non ha partecipato a tali ordini (30,4%), lo ha fatto prevalentemente perché non era interessato ai prodotti ordinati. La partecipazione a momenti di incontri e socializzazione alle attività del gas appare molto attiva, solo otto intervistati dichiarano di non partecipare a momenti di socializzazione e interazione con gli altri membri del gruppo, mentre ben 31 su 46 dichiarano di avere relazioni fra loro, mentre 17 soggetti sono attivi in associazioni aderenti alla rete, 15 soggetti dichiarano di partecipare alle riunioni e assemblee con gli altri gasisti, mentre 20 partecipano alle riunioni con i produttori e consumatori. Alcuni gasisti (sei), collaborano allo smistamento e all’assemblaggio dei prodotti. Chi partecipa a questi momenti di socializzazione lo fa prevalentemente per prendere decisioni sugli acquisti del gruppo, e per realizzare uno scambio informativo e culturale per 12 intervistati pari al (26,1%), per 14 (30,4%), per intrattenere relazioni sociali anche per e per discutere sugli argomenti cari allo stile di vita del consumatore critico. Ben 41 soggetti, quasi la totalità di chi ha aderito al gas (90%), hanno dichiarato di essere stato influenzati rispetto al proprio modo di fare la spesa. Il cambiamento maggiormente segnalato per 26 su 46 è l’acquisto di prodotti di provenienza locale (56,5%), 23 soggetti (50%) acquistano solo ciò che è necessario, 20 soggetti (43,5%) acquistano prodotti con un imballaggio ridotto, 20 soggetti (43,5%) soprattutto prodotti di aziende solidali e per 17 soggetti (37%), acquistando prodotti da aziende che rispettano i diritti umani 15. Per capire le motivazioni rispetto ai criteri di scelta dei produttori, abbiamo chiesto di indicare le prime due motivazioni in ordine di priorità, fra alcune date in elenco16. 15 In questo caso uno degli obiettivi delle reti alimentari alternative, che mira a sostenere il cambiamento dei modelli di consumo (Cavazzani 2008), è sicuramente condiviso e trova riscontro nelle attività dei gasisti intervistati. 16 Le opportunità di scelta erano: Sostenibilità ecologica (basso impatto ambientale, vicinanza territoriale, utilizzo ridotto imballaggi, stagionalità, ecc.); Rispetto dei diritti umani (condizioni di lavoro, salute, 20 Dal questionario appare molto chiaramente che il criterio prioritario per 24 gasisti (55,8%) di Cosenza è la sostenibilità ecologica (basso impatto ambientale, vicinanza territoriale, utilizzo ridotto imballaggi, stagionalità, ecc.); al secondo posto vengono indicate le aziende che rispettano i diritti umani (condizioni di lavoro, salute, inclusione sociale, ecc.)17. Riguardo ai criteri sui quali basare i rapporti verso i fornitori del gas di Cosenza viene indicato da 27 gasisti su 46 (58,7%), la fiducia personale come motivazione principale, seguita dalle autocertificazioni di qualità per 9 consumatori (pari al 19.6%), certificazioni di qualità attribuite da soggetti terzi (15%), e infine su accordi/contrati formali (4,3%). 5.6. L’allargamento della rete: il mercatino delle produzioni naturali e i produttori Parallelamente all’attività del GAS, si svolge puntualmente ogni sabato mattina il mercatino delle produzioni naturali. I promotori e organizzatori di questa attività sono alcuni fra i membri più attivi del gas. Per partecipare al mercatino è stata richiesta ai produttori l’adesione alla Rete di Economia Solidale “Utopie Sorridenti”. Oltre la simbolica cifra di adesione viene richiesta l’ adesione alla Carta dei principi, e per i produttori agricoli, la firma delle autocertificazione Responsabilità d'Impresa Sociale ed Ambientale (R.I.S.A.) “Il valore di una simile autocertificazione si fonda in primo luogo sulle relazioni dirette, la conoscenza e la stima reciproca tra i consumatori ed i produttori. Il produttore si impegna ad “aprire” la sua attività (impianti, campi, modalità di produzione), ad essere disponibile ad accogliere in ogni momento il consumatore che così potrà, anche avvalendosi dell'aiuto di specialisti da lui stimati, rendersi conto personalmente della genuinità dell'iniziativa imprenditoriale/culturale saltando l'intermediazione di un ente certificatore, pagato spesso dallo stessa realtà certificata e dunque passibile almeno di qualche legittimo sospetto. Tale meccanismo di controllo dal basso è ulteriormente facilitato dalla natura locale della RES e dei suoi distretti” (Carta dei Principi RES “Utopie Sorridenti”) I partecipanti al mercatino sono oltre dieci, fra associazioni, cooperative e piccole aziende agricole, ma chi generalmente contribuisce o ha contribuito alla composizione inclusione sociale, ecc.); Produzione biologica; Produzione naturale; Produzione biodinamica; Piccola dimensione dell'azienda; Produzione locale; Prezzo vantaggioso. 17 Anche l’obiettivo di promuovere e favorire pratiche produttive sostenibili che le reti alimentari alternative, si preffigono appare confermato da queste risposte 21 della cassetta del “fresco”sono circa la metà. Si tratta per la più di alcune piccole aziende a conduzione familiare, di alcune associazioni e cooperative impegnate in progetti di agricoltura sociale e di inserimento di migranti richiedenti asilo politico. Molto importante è il rapporto che si è instaurato fra i produttori e consumatori, che non sono concepiti come due entità contrapposte, ma come realtà individuali che condividono obiettivi comuni. Alcuni produttori hanno avuto un ruolo importante nell’avvio del mercatino, in particolare il ruolo avuto da un produttore, promotore dell’agricoltura biologica in Calabria. Come si intuisce dalle sue parole Il cibo, al di la della sua natura fisica e merceologica, è la mediazione tra l'uomo e la Terra: una mia fantasia che si stà rivelando una realtà sempre più largamente condivisa. Venti anni fa, con l'associazione Agricoltori Biologici Calabresi, indicammo un percorso per ricondurre a misura d'uomo il modus vivendi della società consumistica, ed avviammo un generale processo di formazione del “pensare biologico”, una maniera d'essere che contiene la cifra per ridisegnare la civiltà contadina e riconsegnarle l'antico ruolo primario progettuale dello sviluppo sociale. Ci vogliono determinazione e fantasia per liberare le grandi risorse economiche che il territorio possiede. [Fausto S] Altrettanto importante è il contributo di alcune piccole aziende che contribuiscono alla composizione della cassetta e alla vendita diretta nel mercatino. Si tratta di piccole e medie aziende, tutte a conduzione familiare, che trovano nel mercatino settimanale un opportunità continuativa per la vendita dei loro prodotti di stagione (arance, ortaggi, uova). I frequentatori del mercatino apprezzano i prodotti, ma è soprattutto nei rapporti di fiducia che si instaurano, nel rapporto diretto, nelle relazioni che si creano che troviamo la specificità di questa esperienza […] ogni sabato puntualmente veniamo, aspettiamo anche. Forse il rapporto con chi vende ci sembra un pochettino più umano, si dialoga […] ci sembrano [i prodotti] abbastanza genuini, ci si fida un po’ di più. La fiducia che si crea non dipende dalla firma delle autocertificazioni, o da garanzia che possono dare enti certificatori terzi. Le visite in azienda, le cene mensili organizzate presso le cooperative, l’accoglienza che si crea presso le aziende, sono questi le garanzie che fanno crescere il numero dei partecipanti, che diventano solidali anche con i produttori e con l’impegno a sostenere le piccole produzioni locali. Come afferma una frequentatrice del mercatino settimanale 22 […] partecipo perché mi sembra di mangiare cose più genuine e perché mi piace l’idea che il guadagno maggiore vada al produttore Partecipano inoltre al mercatino e alcune attività che hanno alla base forti motivazioni etiche, che lavorano in progetti relativi all’inserimento di migranti, relativi all’agricoltura sociale e all’inserimento di persone svantaggiate. Il progetto ORTO MIGRANTE è un percorso che nasce dalla necessità da parte dei migranti rifugiati, in accoglienza presso il progetto SPRAR di Cosenza, gestito dall'Associazione Culturale Multietnica “La Kasbah”18, di costruire una possibilità di indipendenza economica e dunque di inserimento sociale. La produzione avviene in maniera rigorosamente biologica e secondo le antiche tradizioni contadine. Sostenere questa nascente realtà significa, per quanto minuscolo come contributo, dare la possibilità e la speranza di uscire dal circolo vizioso dello sfruttamento che tanti migranti subiscono sul posto di lavoro, soprattutto nei campi agricoli della nostra regione. L’associazione possiede un piccolo appezzamento di terreno su cui sono state montate 3 serre ed un capannone per gli attrezzi, oltre ad un piccolo recinto per animali da cortile. Diverse sono le esperienze avviate nel campo dell’agricoltura con i migranti beneficiari del progetto. Per la campagna agricola di quest’anno è stata avviata una collaborazione volontaria con alcuni componenti di una associazione aderente alla Rete, per la coltivazione del terreno con il metodo dell’agricoltura naturale19. Altrettanto importante è la partecipazione al mercatino di una cooperativa sociale che da tempo opera con soggetti in condizione di disabilità fisiche e psichiche e varie forme di disagio sociale20 . La Fattoria Sociale Arcadinoé è localizzata in un comune a pochissima distanza dalla città di Cosenza (Vadue di Carolei), su una superficie totale di 18 Vengono svolti, all’interno dei locali della struttura, diverse tipologie di corsi (italiano, educazione civica, socio-sanitari, legali) rivolti ai beneficiari del progetto Sprar di cui l’associazione è ente gestore. Per ulteriori informazioni consultare il sito http://www.lakasbah.org/casa-dei-migranti/ 19 L’ “Agricoltura Naturale” è un metodo di coltivazione rivoluzionario, sviluppato da Masanobu Fukuoka nel Giappone meridionale, che prevede la combinazione di diverse pratiche agricole vicine a quelle antiche, prima che venisse introdotta l’agricoltura di tipo europeo, che ha raggiunto poi anche America e Australia. Le pratiche agricole proposte da Fukuoka sono combinate con una forte visione spirituale del mondo e l’hanno portato a sviluppare con successo un modo di coltivare che non richiede aratura, né insetticidi, né diserbanti, né sarchiature, né fertilizzanti chimici e nemmeno composti organici. 20 La Cooperativa, ai sensi della legge 381/1991 sulle cooperative sociali, ha scelto il modello misto, vale a dire la cooperativa sociale di tipo A+B, questo perché vengono svolte sia attività di carattere socioeducativo, tipiche del tipo A, sia attività lavorative vere e proprie finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, tipiche del tipo B. La cooperativa è composta da 7 soci, con un’età media di 33 anni. Per ulteriori informazioni: Arcadinoè Soc. Coop. Sociale ONLUS – Sito: www.comunitarcadinoe.it 23 18000 mq,. E' costituita da un grande parco all’interno del quale è collocata la struttura in “serre”. Le attività che svolge sono molteplici21: in particolare con il percorso di agricoltura sociale si cerca di promuovere azioni di accompagnamento ed educazione al lavoro, di sviluppo di abilità occupazionali per persone con diversi tipi di disagio22, con l’obiettivo specifico di creare le condizioni favorevoli alla socializzazione e al reinserimento sociale. La conduzione dell’attività agricola avviene prevalentemente con metodo convenzionale; si è tentato il biologico, ma non sempre, per varie motivazioni, ci si riesce. Il lavoro si basa principalmente sulla coltivazione di verdure ed ortaggi proprie e tipici di ogni stagione dell’anno, e inoltre sono presenti animali da cortile. Le attività di agricoltura sociale sono varie e in continuo cambiamento e generano servizi sociali che si collegano a variegate tipologie e utenze, e ognuna di questa trae diversi vantaggi da questo tipo di servizio. L’importanza del progetto e del collegamento in rete emerge dalle parole di uno dei fondatori della cooperativa sociale: Il fatto che i ragazzi sono protagonisti anche della vendita questo è un modo per condividere il nostro percorso che, ha anche una dimensione economica, ma è soprattutto una dimensione di accoglienza. Con il Gas è cominciato tutto due anni fa e devo dire che è una bella esperienza, perché sicuramente è un ambiente fatto da persone molto sensibili. Alcune persone nel loro tempo libero vengono a lavorare con noi, insieme ai ragazzi, curano i pomodori. E poi devo dire che questo è il bello del Gruppo di Acquisto, e che fa di una economia, una economia alternativa. Più che nel prezzo del prodotto penso che sia nelle qualità delle relazioni. [Alessandro S.] 21 Attività scolastiche, attività di laboratorio artigianale, laboratorio teatrale, attività sportive, sviluppo della vita comunitaria; attività di orto-terapia e di ippoterapia. 22 Come all’art. 4 delle legge 381/1991 24 6. Conclusioni L’approfondimento dei principi che sono alla base delle pratiche del consumo ‘critico’ e ‘responsabile’, ci ha permesso di delineare un quadro di motivazioni etiche, solidali, che si pongono non solo in maniera critica al modello dell’agricoltura industrializzata e alla globalizzazione (boicottaggio), e alle contraddizioni che generano questo modello di produzione, ma presentano e cercano di proporre delle linee, dei percorsi che permettono di costruire azioni collettive che possono costruire percorsi nuovi, solidali, inclusivi. La salvaguardia dei diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente, un miglioramento della qualità della vita, sono alcuni principi alla base di questi movimenti, nuovi stili di vita, che sempre più in maniera consapevole danno segnali al mondo della produzione sulla insostenibilità di un modello di produzione che vede nella crescita illimitata, nella competitività, i suoi unici obiettivi. Da una messaggio culturale di critica e controinformazione (cultural jamming), si può passare alla costruzione di alternative possibili e praticabili. Abbiamo visto nella esperienza analizzata nell’indagine, come nel corso degli anni si è arrivati ad una proposta in senso positivo (buycottaggio), partendo da alcuni principi e obiettivi precisi, che le pratiche del consumo critico hanno ben identificato, e si è visto come tali pratiche di micro-cambiamento riescono ad organizzare, secondo i principi delle reti di economia solidale, una alternativa praticabile. L’esperienza analizzata dimostra come il ripartire dalle relazioni, dalla condivisione, siano i primi passi verso la costruzione di reti alimentari alternative, che possano essere capaci di promuovere pratiche produttive sostenibili, favorire il cambiamento dei modelli di consumo, inviando messaggi chiari alle politiche, verso il sostegno dello sviluppo rurale sostenibile. Il cammino non è semplice da percorrere, ma riuscire a stabilire un metodo di partecipazione attiva, democratica, inclusiva, ci sembra un primo passo per innescare un meccanismo di cambiamento di cui la nostra agricoltura, la nostra società, necessita. Appare evidente che il fenomeno analizzato, attualmente, sia abbastanza limitato, ma i germogli di un’’altra economia’, stanno pian piano dando i frutti. 25 Bibliografia ¾ Bevilacqua P. (2008), Miseria dello sviluppo, Bari, Editori Laterza ¾ Bioghini D., (2007) Il popolo dell’economia solidale. Alla ricerca di un’altra economia, Bologna, EMI ¾ Bovone L., Mora E. 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