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MED EXECUTIVE BRIEFINGS Investimenti diretti esteri e piccole e medie imprese nel Mashrek: quali opportunità? Palazzo Clerici, 15 novembre 2010 Dossier a cura del Programma Mediterraneo dell’ISPI L’incontro è realizzato nell’ambito del progetto Med Business promosso da INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI E PICCOLE E MEDIE IMPRESE NEL MASHREK: QUALI OPPORTUNITÀ? INDICE DEL DOSSIER 1. Prospettive di crescita dopo la crisi 2. La situazione macroeconomica 3. Rischio paese e quadro politico interno e regionale 4. Investimenti diretti esteri 5. Doing Business 2010 – Attrattività dei paesi del Mashrek 6. Il ruolo della Banca europea per gli investimenti nel Mediterraneo 7. La Carta euro-mediterranea per l’impresa 8. Le Qulifying Industrial Zones in Egitto e Giordania 9. L’interscambio commerciale con l’Italia e con l’UE 10. Gli accordi di associazione UE-partner mediterranei 1. PROSPETTIVE DI CRESCITA DOPO LA CRISI La regione del Mashrek (che comprende Egitto, Giordania, Libano e Siria) ha avuto nel 2009 una crescita media del 5,0% del PIL annuo e le previsioni di crescita per il 2010-2011 sono in miglioramento, in media 5,25%. Mashrek: un’area in crescita sostenuta e costante La crisi economica ha avuto effetti Fonti: (2005‐2008) EIU; (2009‐2011) FMI, World Economic Outlook, October 2010 maggiori su Egitto e Giordania, rallentandone la crescita, passata rispettivamente da 7,2% (2008) a 4,7% (2009) e da 5,8% a 2,3%. Le previsioni per il 2010-2011 sono incoraggianti per entrambi i paesi: in media +5,4% per l’Egitto e +3,8% per la Giordania. Libano e Siria hanno seguito evoluzioni differenti. La guerra con Israele dell’estate 2006 ha avuto conseguenze importanti sull’economia libanese, sprofondando il paese in una crisi da cui è però velocemente riemerso (come si vede nel grafico sopra), raggiungendo poi tassi di crescita elevati (9,1% in media tra 2008 e 2009), i più alti dalla fine della guerra civile (nel 1991) ad oggi. Le previsioni per il Libano, pur attestandosi a livelli elevati, sono tuttavia in calo rispetto al 2009: 8% nel 2010 e 5% nel 2011. La Siria, poco integrata nei mercati mondiali, ha risentito in misura minore rispetto agli altri paesi dell’area della crisi globale e il tasso di crescita del paese negli ultimi anni ha subito una lieve inflessione dal 4,3% del 2008 al 4,0% del 2009, mentre si prevede un crescita del 5,5% nel 2010 e del 5% nel 2011. Le dimensioni delle economie del Mediterraneo: Mashrek colorato (in mld $) Fonte: FMI, World Economic Outlook, October 2010 Tutti i paesi della regione sembrano dunque aver superato il difficile biennio trascorso dall’economia mondiale: il livello dei consumi e investimenti è previsto in ripresa. Un elemento importante per le prospettive di crescita dell’area mediterranea, e del Mashrek nel caso specifico, è la velocità alla quale l’Unione europea (prima per commercio e investimenti con i paesi della sponda Sud del Mediterraneo; si vedano schede 4 e 11) sarà in grado di riprendersi dalla crisi economica globale. Se si confrontano le previsioni di crescita dei paesi dell’area del Mashrek con quelli inclusi nel Maghreb (Marocco, Algeria, Tunisia e Libia) e con altri paesi e regioni del mondo, emergono dei dati interessanti. Per il triennio 2009-2011, le previsioni di crescita delle economie dei paesi del Mashrek attestano la regione al terzo posto mondiale, seconda soltanto a Cina e India. Secondo le stesse stime, i paesi del Maghreb dovrebbero invece crescere più lentamente nel breve periodo, ma la loro sarebbe una delle pochissime regioni al mondo, assieme alla regione dell’Africa subsahariana, a rafforzare il proprio tasso di crescita nel 2011 rispetto a quello registrato nel 2010. Aree/paesi a più alta crescita (% del PIL) Cina India Mashrek ASEAN‐5 (Indonesia, Malaysia, Filippine, Tailandia e Vietnam) Africa subsahariana Maghreb Newly Industrialized Economies, Asia Brasile CIS (senza Russia) Fonte: FMI, World Economic Outlook, October 2010 2009 9,1 5,7 5 1,7 2,6 3,5 ‐0,9 ‐0,2 ‐3,2 2010 10,5 9,7 5,4 6,6 5 3,9 7,8 7,5 5,3 2011 2009‐11 9,6 9,7 8,4 7,9 5,1 5,2 5,4 4,6 5,5 4,4 4,4 3,9 4,5 3,8 4,1 3,8 5,2 2,4 2. LA SITUAZIONE MACROECONOMICA Debito/PIL (%, stime 2010) La situazione debitoria dei paesi del Mashrek è andata generalmente migliorando negli ultimi cinque anni, e ciò nonostante gli effetti della crisi economica mondiale abbiano interagito con quelli della pressione demografica (che ad esempio in Egitto ha impedito al governo di ridimensionare la spesa pubblica), o con quelli dell’assenza di stabilità politica (che hanno costretto il Libano a impegnarsi in uno sforzo di ricostruzione dopo la guerra con Israele del 2006). Deficit / PIL (%) Nonostante i forti deficit dei bilanci annuali, la crescita economica è stata più rapida di quella del valore assoluto dell’indebitamento, e alcuni paesi hanno diretto una quota maggiore delle risorse pubbliche al pagamento degli interessi e al risanamento del debito (quello dell’Egitto è calato dal 131% del PIL nel 2005 al 81% attuale; quello giordano, dal 82 al 61%; quello libanese, dal 176 al 151%). Deficit della bilancia commerciale/PIL (%) Permane il disavanzo della bilancia commerciale dei paesi del Mashrek. Ma mentre i deficit commerciali di Libano e Giordania (sebbene quest’ultimo in calo) restano molto elevati, migliora la situazione in Egitto, pur Fonte dei grafici: FMI, EIU mantenendo un saldo negativo, e in Siria, il cui disavanzo è sostanzialmente inferiore rispetto a quello degli altri paesi dell’area. 3. RISCHIO PAESE E QUADRO POLITICO INTERNO E REGIONALE Egitto: il paese è alleato degli Stati Uniti sin dai primi anni Ottanta e riceve da Washington circa 2 mld $/anno in aiuti. A livello regionale, l’Egitto partecipa come mediatore al processo di pace arabo-israeliano. Le prossime elezioni parlamentari (28 novembre) con probabilità riconfermeranno la larga maggioranza del partito di governo di Mubarak, mentre più incerte sembrano le presidenziali fissate per settembre 2011, vista l’età (82 anni) e i problemi di salute del presidente egiziano. L’aumento delle tensioni sociali a causa della crescita demografica e dell’elevata disoccupazione, e una controversia tra il Cairo e i paesi africani circa lo sfruttamento delle acque del Nilo potrebbero costituire ulteriori elementi di instabilità di medio periodo. Giordania: si tratta dello stato politicamente più stabile del Mashrek: il potere è nelle mani del re, Abdullah II, coadiuvato da una coorte di funzionari governativi e da un esercito fedele. L’allineamento di Amman a fianco dell’Occidente si associa a una politica di buone relazioni con tutti gli stati mediorientali (il paese riceve aiuti da Stati Uniti e Arabia Saudita, e nel 1994 ha firmato un trattato di pace con Israele). Le elezioni parlamentari anticipate del 9 novembre, caratterizzate dal boicottaggio del principale partito di opposizione (Fronte di azione islamica), hanno prodotto esigui cambiamenti nell’ordine politico interno riconfermando la composizione della precedente e inefficace assemblea. Siria: alleato dell’Iran nella regione, negli ultimi anni il paese ha compiuto passi verso un miglioramento delle relazioni con l’Occidente (nel 2008 sono ripresi i negoziati per l’Accordo di associazione con l’Unione europea) e con Beirut (nella misura in cui calano i tentativi di influenza sul paese: ritiro delle truppe siriane dal Libano nel 2005). Nonostante qualche segnale di apertura, le relazioni con gli Stati Uniti restano tuttavia altalenanti: le sanzioni economiche verso Damasco sono state rinnovate a maggio, mentre si attende ancora la ratifica del Senato della nomina dell’ambasciatore americano nel paese. Inoltre, sono ancora incerte le possibili ricadute politiche dei lavori del Tribunale speciale per il Libano, costituito nel 2007 per indagare sull’omicidio dell’allora premier libanese Rafiq Hariri. Permangono tensioni con Israele per la sovranità territoriale sulle alture del Golan, dopo l’interruzione di negoziati indiretti avviati nel 2008. Ancora oggi il paese ospita un gran numero di rifugiati iracheni fuggiti in seguito alla guerra del 2003. Libano: nonostante il ritiro delle forze siriane nel 2005, il paese risente ancora delle forti influenze del regime di Damasco. Il primo ministro Saad Hariri (figlio di Rafiq Hariri, ucciso nel 2005), leader del movimento “14 marzo”, pur avendo la maggioranza parlamentare non dispone della maggioranza dei due terzi necessaria per intraprendere le riforme più importanti. Il paese è diviso per linee etniche e religiose e patisce anche una difficile convivenza con il movimento sciita, filo-siriano e filo-iraniano di Hezbollah. Solo di recente i rapporti tra Saad Hariri e il governo di Damasco sono migliorati, mentre quelli con Tel Aviv restano tesi. Nel sud del paese permane l’UNIFIL, la forza internazionale di interposizione schierata dall’ONU nel 1978 e potenziata dopo la guerra con Israele del 2006. Nonostante l’ostilità tra Israele e Hezbollah, gli analisti tendono a escludere l’eventualità di un conflitto armato nel breve periodo. Fonte dei grafici: ONDD, aggiornati al 24 settembre 2010 Legenda dei grafici ONDD: Scala di rischio 1‐7: 1, rischio minimo; 7, rischio massimo. Il rischio commerciale indica l’andamento delle borse nell’ultimo semestre: A = positivo; B = stabile; C = in calo. 4. INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IDE in entrata (in milioni di €) La crisi economica mondiale ha avuto ricadute importanti sull’afflusso di investimenti diretti esteri nei paesi del Mashrek. Tuttavia va sottolineato che, a differenza della gran parte delle altre regioni del mondo, e con l’unica – ma significativa – eccezione dell’Egitto, il calo non è stato significativo, e che il Libano fa segnare una netta controtendenza. Per valutare l’attrattività dell’area nei confronti di investitori esteri può essere Fonte: UNCTAD, World Investment Report 2010 utile guardare anche alla crescita degli stock di IDE nei diversi paesi negli ultimi dieci e venti anni. Come illustrato dalla tabella in calce, il valore degli investimenti esteri nell’area del Mashrek è più che raddoppiato tra il 1990 e il 2000, per crescere poi di più di quattro volte tra il 2000 e il 2009. Per quanto riguarda gli investimenti in uscita, mentre quelli da Giordania e Siria sono sostanzialmente nulli e anche la grande economia egiziana fa segnare un livello di investimento di medio-lungo termine all’estero equivalente a solo il 3,5% del suo PIL, il Libano investe invece capitali fuori dal paese per il 12,4% del suo PIL. Stock di IDE entrati Stock di IDE del paese nel paese (mln $) 1990 2000 2009 all’estero (mln $) Egitto 11.043 19.955 66.709 Libano Libano 53 4.988 32.085 Egitto Giordania 1.368 3.135 18.705 Giordania Siria 154 1.244 7.334 Siria Totale Mashrek 12.618 29.322 124.833 Totale Mashrek Fonte: UNCTAD, World Investment Report 2010 Evoluzione del numero dei progetti (IDE + partenariati) per tipo d’impresa Fonte: ANIMA‐MIPO, Atlas des investissements et partenariats en Méditerranée, p. 6. 1990 43 163 158 4 368 2000 586 655 44 107 1.392 2009 6.576 4.272 455 418 11.721 Secondo l’Osservatorio ANIMA-MIPO, nei primi nove mesi del 2010 si è registrata una ripresa del numero dei progetti di IDE nell’intera area del Mediterraneo – 581 contro i 542 dell’intero 2009 – a fronte di una riduzione negli importi degli investimenti annunciati: 35 milioni di euro in media per progetto contro i circa 50 milioni di euro nel 2009. L’importo totale degli IDE annunciati a fine settembre si attesta a 20,4 miliardi di euro contro 28,6 miliardi di euro nel 2009. Si rafforza quindi la tendenza a fare investimenti più piccoli e meno rischiosi. Per quanto riguarda i paesi del Mashrek, nel periodo in questione si registra un aumento sia del numero dei progetti (poco meno di 200) sia dell’ammontare degli IDE annunciati (superiori a 10 miliardi di euro). Le performance migliori sono quelle della Siria e del Libano. La Siria ha attratto nel periodo considerato più IDE annunciati di quanto abbia fatto nei tre anni precedenti nel loro complesso. Il settore bancario, oltre a quello energetico, è quello che attira in Siria il maggior numero di IDE e i principali investitori sono i paesi della regione (Golfo, Libano, Turchia, Egitto e Iran). Flussi di IDE netti e numero di progetti annunciati per regione Fonte: ANIMA‐MIPO, Review – Third Quarter 2010, p. 4. IDE scomposti secondo l’origine (in mln €) Legenda : “Autres MED” comprende Turchia e Israele. Fonte : ANIMA, Investissements directs étrangers et partenariats vers les pays MED en 2009, p. 11. 5. DOING BUSINESS – ATTRATTIVITÀ DEI PAESI DEL MASHREK Nell’ultimo anno i paesi del Mashrek hanno sensibilmente rallentato il numero e la Rank profondità delle riforme intraprese negli anni MED scorsi. L’Egitto, che nel 2009 compariva tra i 1 primi dieci top reformer nella classifica di 183 2 paesi stilata da Banca mondiale nel rapporto 3 Doing Business (vedi tabella a lato), risale 4 anche quest’anno cinque posizioni, mentre Giordania, Siria e Libano segnano una battuta Attrattività dei paesi del Maghrek d’arresto se paragonati a paesi dal livello di Rank DB 2001 Variaz. Variaz. MED Rank 2010‐11** 2006‐11** apertura nel fare business comparabile. Negli ultimi cinque anni soltanto le riforme egiziane 1 Tunisia 55 +3 +13 hanno avuto effetti sostanziali sull’attrattività 2 Marocco 114 0 + 6 di business del paese, permettendo al Cairo di 3 Algeria 136 0 + 15 sorpassare ben 68 economie nel mondo, **: Il simbolo “+” equivale a miglioramenti di ranking. I punteggi compresa la Giordania (che dal 2006 ad oggi sono standardizzati sul numero dei paesi. ha perso invece 24 posizioni). Le riforme Fonte: Doing Business 2010 e 2006, Banca mondiale siriane paiono invece non aver ancora sortito gli effetti sperati, relegando Damasco all’ultimo posto nel Mediterraneo. Per quanto riguarda le riforme messe in atto nell’ultimo anno dai paesi del Mashrek, spicca una loro totale assenza in Giordania, mentre gli altri tre paesi hanno sensibilmente migliorato la capacità interna di iniziare l’attività di impresa: il costo necessario per aprire un’attività è sceso dal 16 al 6% del reddito procapite annuo in Egitto, e in Libano dal 78 al 75%. Anche il capitale minimo richiesto per iniziare l’attività è sceso: in Siria dal 1.012 al 355% del reddito procapite annuo, e in Libano dal 51 al 40%. Sempre in Siria, i giorni medi necessari per aprire un’attività sono scesi da 17 a 13, ma a fronte di questo segnale incoraggiante il costo procapite di avviamento è salito dal 28 al 38% del reddito annuo. Oltre alla riduzione dei tempi e dei costi per l’avvio di un’attività, un’altra riforma intrapresa dall’Egitto riguarda la facilità di commerciare con l’estero. Nel 2010 l’Egitto ha portato i giorni medi necessari per esportare una merce da 14 a 12, abbassando inoltre il costo di un container da 737 a 613 dollari. Ugualmente, per importare adesso sono necessari mediamente 12 giorni (erano 15) e il costo dei container è sceso da 823 a 698 dollari. Attrattività dei paesi del Mashrek DB 2011 Variaz. Variaz. Rank 2010‐11** 2006‐11** Egitto 94 + 5 + 68 Giordania 111 ‐4 ‐ 24 Libano 113 ‐ 4 ‐1 Siria 144 0 ‐1 6. IL RUOLO DELLA BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI NEL MEDITERRANEO Nel 2002 la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha inaugurato il suo nuovo sistema di finanziamenti all’impresa e ai progetti infrastrutturali per il Mediterraneo, costituendo il suo braccio finanziario nella regione: il FEMIP (Fondo euro-mediterraneo di investimento e partenariato). La BEI eroga prestiti di lungo periodo, generalmente equivalenti al 40Finanziamenti erogati dalla BEI 50% del capitale iniziale di un progetto (il restante è partecipato da 2002‐2010 (in mln €) imprese private e istituzioni pubbliche). Così facendo, la Banca fornisce l’impulso iniziale a progetti importanti che rischierebbero, a condizioni Paesi del Maghreb (tot. 6.008) normali di mercato, di restare sottoinvestiti o di venire accantonati. Tra il 712 2002 e il 2010 il FEMIP ha prestato più di 12 miliardi di euro ai paesi della ‐ Algeria sponda Sud del Mediterraneo (il 28% di tutti i prestiti erogati dalla BEI ‐ Marocco 2.470 fuori dall’Europa), ed entro la fine del 2010 avrà sottoscritto in un anno ‐ Tunisia 2.827 contratti per l’importo record di 2 miliardi di euro. Target dei finanziamenti sono in genere progetti infrastrutturali, quali la Paesi del Mashrek (tot. 6.297) costruzione, l’ammodernamento o l’ampliamento di ferrovie, porti, 3.773 autostrade, sistemi idrici e reti elettriche. Dal 2008 il FEMIP coopera ‐ Egitto strettamente con l’Unione per il Mediterraneo (UpM), finanziando in ‐ Libano 744 maniera preferenziale i progetti che hanno attinenza con i sei punti 419 individuati dall’UpM (e in particolare con le autostrade del mare e di terra, ‐ Giordania con il Piano solare, con l’iniziativa per lo sviluppo dell’impresa e con il ‐ Siria 1.362 disinquinamento del Mediterraneo). Per loro natura, i progetti finanziati dal FEMIP mirano in misura maggiore al coinvolgimento di imprese di Israele 510 grandi dimensioni, e sono meno penetrabili da parte delle piccole e medie 136 imprese (PMI). Ciononostante, le PMI possono beneficiare di importanti Paesi MED ricadute economiche grazie al miglioramento dell’efficienza delle reti, e Fonte: European Investment Bank non è esclusa la partecipazione ai progetti da parte di PMI altamente specializzate. In più, in tutto l’arco della sua attività il FEMIP ha aperto linee di credito per le PMI per circa il 7% del totale degli 1,3 miliardi di euro erogati in tale direzione (si veda la voce “Credit lines” della tabella in calce alla pagina), per un valore globale di 91 milioni di euro. Finanziamenti BEI scomposti per settore, gennaio 2002 – dicembre 2009 (in milioni di €) Fonte: FEMIP, Annual Report 2009 7. LA CARTA EURO-MEDITERRANEA PER L’IMPRESA Adottata alla Conferenza ministeriale di Caserta del 2004, che riuniva i ministri dell’Industria dell’Unione europea e dei paesi partner della sponda Sud, la Carta euro-mediterranea per l’impresa (detta anche Carta MED) è oggi uno strumento importante per stimolare l’adeguamento dei paesi Med ai più alti standard internazionali per quanto riguarda la libertà d’impresa. La Conferenza, che agisce sotto impulso di un Working Party che si riunisce a cadenza biennale, muove dall’assunto che anche nei paesi della sponda Sud del Mediterraneo i grandi enti e le imprese sovvenzionati dallo Stato stiano lentamente ma inesorabilmente facendo largo alle piccolissime, piccole e medie imprese, le quali a loro volta sarebbero destinate a trasformarsi nel motore fondamentale per la crescita di ciascun paese. La Carta MED enuclea le maggiori questioni relative alla promozione di un ambiente interno più favorevole all’impresa privata, suddividendole in dieci macro-temi e formulando per ciascuno di essi precise direttive di policy ai quali i partecipanti promettono di vincolarsi. Una procedura di valutazione biennale prevede anche l’indicazione di best practices che consentano ai paesi ancora indietro da un punto di vista legislativo o istituzionale di seguire l’esempio degli Stati più virtuosi. Le dieci dimensioni individuate dalla Carta si sovrappongono in più punti con le aree individuate dal rapporto Doing Business, mentre altre sono più originali. In entrambi i casi, i rapporti che originano dalla Carta MED non sono valutazioni ex post e che mirano ad esprimere un giudizio imparziale sullo stato dell’esistente (come accade per il rapporto di Banca mondiale), ma osservazioni utili a spronare l’azione dei governi dei paesi chiamati in causa. Le diverse aree di valutazione sono: 1) la semplicità delle procedure d’impresa; 2) la qualità dell’istruzione e della formazione della classe imprenditoriale; 3) il miglioramento delle conoscenze della forza lavoro; 4) la facilità di accesso ai finanziamenti e il livello di imposizione fiscale sull’impresa; 5) la facilità di penetrazione nei mercati; 6) la presenza di società innovative; 7) la presenza di forti rappresentanze dell’impresa; 8) l’accesso ai servizi e ai programmi di aiuto all’impresa; 9) il livello del rafforzamento delle partnership e dei network euro-mediterranei; 10) la disponibilità di informazioni chiare e mirate per le imprese. Oltre a incentivare i paesi del Sud del Mediterraneo a chiudere il gap con il Nord, le iniziative dell’Unione europea si pongono come obiettivo quello di armonizzare la legislazione dei paesi della sponda Sud con quella degli stati comunitari. Le definizioni di piccola e media impresa, infatti, in molti casi non coincidono, rendendo per questo difficile l’applicazione delle disposizioni di legge e spesso discriminando a seconda della nazionalità dell’impresa. Ciò accade nonostante molti stati prevedano garanzie e tutele simili per tutte le PMI, indipendentemente dallo stato di provenienza. Come sottolineato nell’ultimo incontro di uno dei Working Group, il 17 settembre 2010, inoltre, in un contesto di sottocapitalizzazione delle imprese e di difficoltà di raccogliere liquidità con altri strumenti come è quello dei paesi della sponda Sud del Mediterraneo, il ruolo delle banche è fondamentale per l’erogazione del credito alle imprese, e questo rende necessario sviluppare una coerente strategia di lungo periodo che formi la dirigenza bancaria nella direzione di cessare di considerare profittevoli solo i prestiti alle grandi imprese statali e a quelle recentemente privatizzate, ma valuti anche la creazione di programmi specificamente destinati al finanziamento delle piccolissime, piccole e medie imprese. 8. LE QUALIFYING INDUSTRIAL ZONES IN EGITTO E GIORDANIA La costituzione di Qualifying Industrial Zones (QIZ) in Egitto e Giordania è stata prevista nel 1996, a seguito dell’approvazione del Congresso degli Stati Uniti. Le QIZ consentono l’ingresso libero sul territorio statunitense (e dunque l’esportazione preferenziale duty-free) ai prodotti provenienti da alcune specifiche zone industriali – individuate dai governi giordano ed egiziano e poi sottoposte all’approvazione degli Stati Uniti – in Giordania ed Egitto, qualora questi rispettino precise regole d’origine. La Giordania ha istituito QIZ a partire dal 1996, mentre l’Egitto ha creato le sue prime quattro QIZ alla fine del 2004. Attualmente le QIZ in Egitto sono ben 15, dove operano circa 700 aziende, con entrate che superano il miliardo di euro l’anno. Le QIZ nascono originariamente come un’estensione dell’Accordo di libero scambio (Free Trade Agreement, FTA) tra Israele e Stati Uniti. Dal punto di vista statunitense, l’obiettivo è quello di promuovere la pace in Medio Oriente attraverso l’integrazione e lo sviluppo economico, aumentando il volume del commercio tra Israele e alcuni importanti paesi arabi della regione. Proprio in ragione di questo obiettivo di integrazione economica, i prodotti provenienti dalle QIZ che vogliano godere dello stesso trattamento che gli Stati Uniti riservano alle merci israeliane devono prevedere che una piccola quota del valore totale del prodotto (tra l’8% e l’11%) sia stata aggiunta in Israele, mentre quella aggiunta in loco nelle QIZ deve costituire almeno il 35% del totale. Le QIZ esportano verso gli Stati Uniti in massima parte prodotti di abbigliamento. Uno studio del 2009 ha valutato l’impatto delle QIZ sull’economia di Egitto e Giordania1. Gli autori dello studio sono giunti alla conclusione che l’Egitto avrebbe tratto notevoli benefici dall’introduzione delle QIZ. Dalla loro istituzione il valore delle esportazioni di prodotti dalle QIZ egiziane verso gli Stati Uniti è più che triplicato, dai 62 milioni di dollari del secondo trimestre del 2005 ai 206 milioni di dollari del terzo trimestre del 2008. Assieme alle esportazioni, le QIZ egiziane hanno contribuito ad accrescere in misura significativa l’occupazione nei pressi delle aree industriali in cui queste sono localizzate. Le QIZ della Giordania avrebbero invece risentito di un più alto costo della manodopera locale, per cui solo una parte della forza lavoro impiegata è giordana, e dunque le loro ricadute sulla creazione di occupazione interna sarebbero state deludenti. Da una punto di vista commerciale però esse hanno contribuito ad aumentare di circa 80 volte in dieci anni le esportazioni giordane verso gli Stati Uniti. L’entrata in vigore il 17 dicembre 2001 dell’Accordo di libero scambio tra Giordania e Stati Uniti ha avuto l’effetto di ridurre progressivamente i benefici che giungono dall’esistenza di una sorta di “exclave” su territorio giordano della zona di libero scambio israeliana, a mano a mano che le tariffe doganali tra Amman e Washington vengono abbassate sulla base delle disposizioni previste dallo FTA diretto (la completa eliminazione della maggior parte delle tariffe sui prodotti industriali, prevista entro il termine del 2011, farà perdere importanza alle QIZ giordane). Qualifying Industrial Zones in Egitto 1 Qualifying Industrial Zones in Giordania A.F. Ghoneim e T. Awad, Impact of Qualifying Industrial Zones (QIZ) on Egypt and Jordan: A Critical Analysis, accessibile da: http://vi.unctad.org/resources-mainmenu-64/digital-library 9. L’INTERSCAMBIO COMMERCIALE CON L’UE E CON L’ITALIA Interscambio commerciale con l’Italia (valore delle merci in milioni di €) 2008 2009 Variaz. Imp Exp Tot Saldo IT Imp Exp Tot Saldo IT 08-09 2.247 2.906 5.153 659 1.422 2.617 1.195 -22% 4.039 818 1.031 1.849 213 421 717 296 -38% 1.138 35 776 811 741 19 767 748 -3% 786 Egitto Siria Libano 361 -8% 3.157 5.142 8.299 1.985 1.905 4.505 2.600 Totale Med. 6.410 Legenda: Imp = importazioni dell’Italia da quel paese; Exp = esportazioni dell’Italia verso quel paese -23% Giordania 57 429 486 372 43 404 447 Fonte: elaborazioni su dati ICE Interscambio con l’Italia per settore, 2009 Egitto Giordania Libano Siria Importazioni (in %) metalli e idrocarburi coke e derivati metallurgici chimici metallurgici altre manifatture chimici 41 15 10 9 61 14 12 chimici altri prodotti e attività prodotti in metallo idrocarburi e metalli prodotti in pelle coke e derivati 42 13 9 83 4 4 Esportazioni ( in %) macchinari chimici metallurgici coke e derivati macchinari altre manifatture apparecchiature elettriche coke e derivati macchinari abbigliamento apparecchiature elettriche macchinari coke e derivati chimici 39 10 9 9 23 19 7 24 13 8 8 35 16 10 Fonte: ICE Interscambio commerciale con l’Unione europea (mln €) 2005 2009 Imp Exp Tot Imp Exp Tot Δ 05-09 5.230 8.493 13.723 6.112 12.625 18.737 27% Egitto 3.012 2.860 5.872 2.309 3.063 -9% Siria 5.372 216 3.175 3.391 256 4188 38% Libano 4.444 391 2.349 2.740 177 2.600 1% Giordania 2.777 8.849 16.877 25.726 8.854 22.476 31.330 18% Totale Mashrek TB TB 2005 2009 -3.263 -6.513 +152 -754 -2.959 -3.932 -1.958 -2.423 -8.028 -13.622 Legenda: TB = saldo della bilancia commerciale del paese con l’UE; imp = importazioni dell’UE da quel paese; exp = esportazioni UE verso quel paese Fonte: Eurostat 10. GLI ACCORDI DI ASSOCIAZIONE UE-PARTNER MEDITERRANEI Gli accordi di associazione della UE con paesi partner mediterranei sono stati conclusi a partire dagli ultimi anni Novanta (tabella 1) con l’obiettivo di creare un’area di libero scambio 2010 così come previsto dal Partenariato euro-mediterraneo lanciato a Barcellona nel 1995. Oggi sono in vigore gli accordi con quasi tutti i paesi dell’area con le sole eccezioni della Libia e della Siria, che a dicembre 2008 ha siglato con la UE l’accordo di associazione che attende ancora di essere firmato. Va detto che gli accordi di liberalizzazione commerciale non riguardano solo le merci di produzione industriale: Giordania, Egitto, Israele e Marocco hanno già concluso i negoziati per la graduale apertura dei mercati interni ai prodotti agricoli e della pesca, mentre le trattative per una liberalizzazione dei servizi sono ancora in una fase embrionale. Accordi di associazione con l’UE (libero scambio) Paese Entrata in vigore Algeria 2005 Egitto 2004 Giordania 2002 Israele 2000 Libano 2006 Libia Marocco 2000 Palestina * 1997 Siria ** Tunisia 1998 Turchia *** 1996 * = ad interim ** = negoziati dal 2009 *** = unione doganale parziale L’integrazione con la UE viene approfondita dai Piani d’azione (di durata dai 3 ai 5 anni) della Politica europea di vicinato, che prevedono misure di avvicinamento normativo e armonizzazione modellate sulla base delle esigenze dei singoli paesi. Nuovi piani d’azione sono attualmente in fase di adozione. La creazione di un’area di libero scambio e l’integrazione regionale nel Mediterraneo, nonostante le difficoltà, permangono l’obiettivo della cooperazione euro-mediterranea. Lo scorso 11 novembre si è svolto a Bruxelles un incontro dei ministri del commercio dei 43 paesi dell’Unione per il Mediterraneo (UpM). Durante l’incontro – presieduto da Belgio (che detiene la presidenza di turno della UE), Egitto e Francia (in qualità di co-presidenti dell’UpM) – i ministri hanno approvato delle misure volte a facilitare il commercio dei prodotti palestinesi nei mercati euro-mediterranei. Nello specifico si tratta della proposta della Commissione di eliminare i dazi doganali per tutti i prodotti palestinesi, la possibilità per l’Autorità palestinese di accedere all’accordo di Agadir e il rafforzamento delle strutture amministrative palestinesi in materia di commercio. Tra le priorità per il 2011 è stata inclusa, innanzitutto, la creazione di un meccanismo di facilitazione del commercio e degli investimenti che fornisca informazioni non solo su flussi commerciali e di investimento ma anche sulle regolamentazioni e le condizioni nei paesi della sponda Sud del Mediterraneo. A questa si aggiunge la lotta alla pirateria e alla contraffazione. A margine dell’incontro sono stati firmati dei protocolli bilaterali tra la UE, da un lato, e l’Egitto e il Libano per creare un meccanismo per una più efficiente risoluzione delle controversie commerciali.