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CULTURA AVVENTURA IN AMAZZONIA ©Birte Kaddatz CULTURA NATURA, CULTURA, STORIA E TRADIZIONI: ALLA SCOPERTA DELL’ECUADOR PIÙ SELVAGGIO SEGUENDO L’ITINERARIO REALIZZATO NELLA PROVINCIA DI MORONA SANTIAGO DALL’ONG ITALIANA CESTAS di Birte Kaddatz L’ itinerario turistico naturalistico nel territorio di Morona Santiago che vi presenteremo in queste pagine, è stato realizzato dal Governo provinciale dell’Ecuador con la collaborazione delle comunità locali e porta anche la firma della ong italiana Cestas. L’associazione bolognese, nell’ambito del “Progetto di sviluppo integrato della Provincia di Morona Santiago” co-finanziato dal Ministero italiano degli Affari esteri, ne ha curato la tappa da Morona a Sucua e lo ha presentato all’ultimo festival del turismo sostenibile It.a.Cà. «Il territorio di Morona Santiago è uno dei luoghi con la maggior biodiversità del pianeta» racconta il presidente del Cestas Uber Alberti. «Il percorso turistico rappresenta una valida alternativa per lo sviluppo ed è in linea con la decisione del Governo provinciale di preservare l’ambiente senza sfruttare le risorse minerarie presenti, come le grandi miniere di rame e di oro». «La definizione dell’itinerario è stata concretizzata insieme alle comunità di etnia Shuar – continua Alberti – con l’obiettivo di offrire loro fonti di reddito alternative all’agricoltura di sussistenza». CESTAS Fondato a Bologna nel 1979, il Cestas è attivo in 25 Paesi del sud del mondo con progetil diritto alla saluper cooperazione di ti te, la tutela dell’ambiente, lo sviluppo partecipativo, l’uguaglianza di genere e l’imprenditoria femminile. Il Cestas è inoltre un ente di formazione accreditato e ogni anno organizza, in Italia e all’estero, master, corsi di alta formazione e di specializzazione sull’organizzazione e la gestione dei servizi sociosanitari, sullo sviluppo locale e la responsabilità sociale di impresa, sull’innovazione dell’amministrazione pubblica, sulle tecnologie dell’informazione, fino alla progettazione per la cooperazione internazionale. www.cestas.org I LAGHI DI ATILLO NELLA PROVINCIA AMAZZONICA DI MORONA SANTIAGO, UN COMPLESSO DI LAGUNE LE CUI SUPERFICI RIFLETTONO LE NUVOLE E IL CIELO 64 Ottobre/Novembre BioEcoGeo COLOMBIA Esmeraldas Carchi Imbabura Pichincha Pichincha QUITO Sucumbios ECUADOR Los Rios Orellana Napo Cotopaxi Manabi Tungurahua Bolivar Pastaza Chimborazo Guayas Canar Morona - Santiago Azuay El Oro Loja PERU Zamora Chinchipe BioEcoGeo Ottobre/Novembre 65 SEZIONE ESCURSIONI NELLA COMUNITÀ TINGUICHACA ©Birte Kaddatz CULTURA CULTURA Lasciata l’automobile, ci facciamo condurre lungo un sentiero da uno dei pochi, ma molto cordiali, abitanti della comunità di Tinguichaca. Per un'ora circa, Don Segundo, ex guida del Parco nazionale del Sangay, ci accompagna per una ripida discesa a piedi. Lungo il sentiero ci fermiamo davanti ad una strana impronta sul terreno. Ha tre punte, non ne avevamo mai vista una simile. Dandole un’occhiata veloce, Don Segundo ci svela l’animale a cui appartiene: è il tapiro andino, che secondo la lista rossa dell’International Union for Conservation of Nature (www.iucnredlist.org), è in via di estinzione. Si stima infatti che in tutto il mondo ne siano rimasti solo 2.500 esemplari. I tapiri, o “dantas” come li chiama don Segundo, attraversano questo sentiero alla ricerca di un luogo paludoso e salato, ricco di minerali essenziali per l’alimentazione di questi grandi e innocui mammiferi. Prima di rientrare ci fermiamo all’ombra per prendere fiato, godendoci la vista delle montagne tutte intorno. Siamo a circa 2.500 metri di altitudine. VEDUTA NEL PARCO NAZIONALE DEL SANGAY A DESTRA LA CIMA DEL COTOPAXI, CON I SUOI 5.897 METRI È UNO DEI VULCANI ATTIVI PIÙ IMPONENTI AL MONDO L'America Latina è costa, montagna, foresta amazzonica. È cultura, un territorio immenso tutto da scoprire. E l'Ecuador è l'America Latina in miniatura: catene montuose e foresta amazzonica si trovano a poca distanza le une dall’altra, rendendo il Paese una destinazione privilegiata per quei viaggiatori interessati a immergersi in un patrimonio naturale e culturale senza pari. Viaggiatori come noi, che ai resort preferiscono l’autenticità delle persone, dei luoghi, della fauna e della flora. Viaggiatori che vogliono staccare da ritmi sempre più frenetici e cercano umanità, natura e (perché no?) anche avventura! Per tutto questo l’Ecuador è la meta ideale. In particolare lo sono la sua regione amazzonica e soprattutto la Provincia di Morona Santiago, che ha stuzzicato il nostro spirito viaggiatore con le sue etnie indigene e le sue comunità meticce che convivono in importanti aree naturalistiche protette. Così, due giorni dopo esser arrivati nella capitale Quito, inizia il nostro viaggio verso i territori di Morona Santiago. Attraversiamo la Sierra ecuadoriana e ci dirigiamo a sud, lungo la Panamericana e la cosiddetta "via dei vulcani". In un giorno ci inol- 66 Ottobre/Novembre BioEcoGeo Le donne, anche loro con un cappello, portano sulle spalle enormi fasci di erba o di legna da ardere. Seguendo la strada raggiungiamo i laghi di Atillo triamo nel Parco nazionale di uno dei vulcani attivi più imponenti al mondo, il Cotopaxi con i suoi 5.897 metri. Ci lasciamo ammaliare dalle piccole eruzioni del Tungurahua (5.029 metri) e raggiungiamo la città di Riobamba, da cui si gode una splendida vista del vulcano più alto dell’Ecuador: il Chimborazo (6.310 metri), che è, infatti, emblema nazionale. Conoscere tre vulcani dell’Ecuador in un solo giorno è meraviglioso. Ma è solo l’antipasto di ciò che ci attende nella Provincia amazzonica di Morona Santiago. Il giorno dopo ci si sveglia presto a Riobamba e iniziamo l’avventura amazzonica, con destinazione Morona Santiago. Attraversiamo paesaggi montani, come quelli che si trovano nei pressi di Cuzco in Perù, e aree rurali con piccoli appezza- ©Turisti per caso ©Birte Kaddatz ©Birte Kaddatz SOPRA TRACCE DEL TAPIRO ANDINO, ORMAI IN VIA DI ESTINZIONE, SI STIMA INFATTI CHE IN TUTTO IL MONDO NE SIANO RIMASTI SOLO 2.500 ESEMPLARI DONNA DELL’ECUADOR CON IL CARATTERISTICO CAPPELLO, DURANTE LA RACCOLTA DEL GRANOTURCO SOPRA VEDUTA DI QUITO, CAPITALE DELL’ECUADOR menti di patate e mais, in cui osserviamo canali di irrigazione e sistemi di terrazzamento molto simili a quelli degli Incas. Ci ritroviamo quindi su un “paramo”, un’altura andina pianeggiante da cui si può quasi toccare il cielo. La strada che porta fino all’Amazzonia è nuova, ha due corsie e sembra che siamo i primi a percorrerla. Tutto intorno, fiammate di color marrone, nero e bianco, come se qualcuno le avesse messe lì per permetterci di scattare la foto perfetta. Ma è tutto reale, così reale che non sappiamo se essere felici o dispiaciuti quando ci imbattiamo in un gruppo di contadini che lavora duramente sotto il sole. Sono uomini con poncho, cappelli e falce, piegati sulle loro coltivazioni. Le donne, anche loro con un cappello, portano sulle spalle enormi fasci di erba o di legna da ardere. Seguendo la strada raggiungiamo i laghi di Atillo, un complesso di lagune le cui superfici riflettono le nuvole e il cielo. Non avremmo mai pensato che il nostro cammino sarebbe passato attraverso paesaggi che somigliano alla Scozia o alla Nuova Zelanda. L'ultima laguna è la più piccola. Nonostante l’acqua sia cristallina è chiamata Laguna Negra e vicino, tra le rocce, BioEcoGeo Ottobre/Novembre 67 CULTURA Grandi orchidee gialle, che contrastano con l'azzurro del cielo, crescono sulle pareti di roccia e fanno ciao ciao al turista VALLE DEL FIUME UPANO NEI PERIODI DI FORTI PIOGGE IL FIUME PUÒ INONDARE VASTE AREE LUNGO LE SPONDE. QUESTO È IL MOTIVO PER CUI LUNGO L’UPANO NON CI SONO STRUTTURE TURISTICHE E LA NATURA È INTATTA c’è una nicchia con l’immagine religiosa della Vergine purissima di Macas. Un’immagine che incontreremo anche più avanti. Dalla Laguna Negra nasce il fiume Upano, uno dei simboli di Morona Santiago. Arriva fino al capoluogo provinciale di Macas attraversando gran parte della Provincia, per poi congiungersi nel Marañon, tra i principali affluenti del Rio delle Amazzoni. Ci rendiamo conto che siamo nel Parco Nazionale del vulcano Sangay (dichiarato dall’Unesco Patrimonio naturale dell'umanità nel 1983). Lasciamo i laghi di Atillo e iniziamo la discesa verso l’Amazzonia. Sulla sinistra della strada aggrappata alle rocce, un abisso di almeno 500 metri che arriva fino alla valle del fiume Upano. Grandi orchidee gialle, che contrastano con l'azzurro del cielo, crescono sulle pareti di roccia e fanno ciao ciao al turista. Nei pressi della comunità Tinguichaca, in pochi minuti, la vegetazione passa dai cespugli del “paramo” agli arbusti, fino a una vera e propria foresta pluviale con le felci e le bromeliacee. Il paesaggio prosegue attraverso vallate e montagne che ci ricordano l’Europa centrale. A lato della strada scorre l’indoma- ©wordpress LA MODERNA CATTEDRALE “PURISIMA DE MACAS" A DESTRA STATUA DELLA“PURISIMA” SULLA COLLINA DI "EL QUILAMO" bile Upano. Foreste e pascoli si intervallano in un paesaggio in cui, di tanto in tanto, spuntano case con tetti triangolari e facciate in stile "vecchio mondo". Per la tappa successiva scendiamo ai 1.500 metri. Poco dopo aver superato la comunità Alshi la vegetazione cambia di nuovo: gli alberi sono ora molto più alti e ci sono addirittura delle palme. Ci guardiamo intorno e scorgiamo lo splendido vulcano Sangay che, con la sua cima immersa nella neve, si presenta in tutta la sua imponenza. Lasciamo questo splendido panorama per continuare l'ultimo tratto di strada che, dopo un'ora circa, circondati dal verde e dal silenzio, ci porta alla capitale della Provincia di Morona Santiago: Macas. LA CITTÀ DI MACAS A Macas alloggiamo alla locanda "Arrayan Y Piedra", una sistemazione dallo stile architettonico rustico ma elegante e con personale attento e cordiale. Il giorno dopo una guida locale ci preleva dalla locanda e ci porta in città. Riattraversiamo l’Upano e le sue rive sabbiose, da cui partono le escursioni di rafting in gommone che possono durare da tre ore a due giorni, a seconda del gusto… e dello stato fisico. Nei periodi di forti piogge il fiume può caricarsi di energia e inondare vaste aree lungo le sponde. Questo è il motivo per cui lungo l’Upano non ci sono strutture turistiche e la natura è intatta: infatti si possono ancora trovare rare specie faunisti- che e floreali. La guida ci porta alla moderna Cattedrale “Purisima de Macas". Rispetto alle chiese coloniali delle grandi città latinoamericane, è semplice nello stile, ma non per questo meno interessante. Usciti dalla cattedrale, scorgiamo su una collina una grande statua bianca. È ancora quella della “Purisima”. La collina si chiama "el Quilamo", ci dice la guida, che ci consiglia di raggiungerla per godere della vista su Macas al tramonto. Attraversiamo il parco cittadino con i suoi sentieri fioriti e un monumento che ci ricorda che siamo nella “India amazonica”, quindi prendiamo la piccola via Domingo Comin dove gli artigiani, dalle loro casette, offrono prodotti colorati. Nella strada prin- ©wordpress ©miraministries.com LA REGIONE È SORPRENDENTE PER LA SUA BELLEZZA NATURALE SOTTO TRATTO DI STRADA IN MEZZOAL VERDE E AL SILENZIO, CHE PORTA ALLA CAPITALE DELLA PROVINCIA DI MORONA SANTIAGO: MACAS ©Birte Kaddatz PARCO NAZIONALE DEL VULCANO SANGAY, ORCHIDEA GIALLA ©Birte Kaddatz CULTURA 68 Ottobre/Novembre BioEcoGeo BioEcoGeo Ottobre/Novembre 69 ©Birte Kaddatz CULTURA Con timida allegria ci accoglie una famiglia di circa 10 persone, vestite in modo tradizionale PAPPAGALLO NELLA LA RISERVA PROTETTA "KUTUKÚ SHAIMI” SOPRA BAMBINI DELLA COMUNITÀ SHUAR MUSAP 70 Ottobre/Novembre BioEcoGeo ©Birte Kaddatz ©Governo Provinciale di MS ha deciso di puntare proprio sul turismo e ha iniziato a coinvolgere le comunità più aperte. Quella di Musap, per esempio, ha già ricevuto una prima formazione specifica sull’organizzazione dei servizi turistici, gestita dalla ong italiana Cestas. Il progetto, ci spiegano, prevede non solo il potenziamento delle strutture turistiche nelle aree urbane e rurali di Macas, ma anche il miglioramento dei servizi socio-sanitari e amministrativi. Entro breve, inoltre, il Governo provinciale coinvolgerà le comunità in percorsi professionali sul turismo e provvederà alla costruzione di piccoli alloggi per i viaggiatori. Positivamente sorpresi da queste iniziative, la nostra guida ci incoraggia ad ad- dentrarci nella comunità Musap per conoscere meglio la storia e le antiche tradizioni degli Shuar. Arriviamo ad una capanna ovale con il tetto di paglia. Con timida allegria ci accoglie una famiglia di circa 10 persone, vestite in modo tradizionale. All'interno della capanna la temperatura è piacevolmente fresca. Le donne indossano un vestito blu con una cintura in tessuto ornato di semi. Gli uomini, un lungo panno al posto dei pantaloni e, al petto, due collane incrociate di semi. Il padre di famiglia si chiama Antonio Taijindia. Ci dà un caloroso benvenuto in spagnolo e ci spiega che di lì a breve avremmo assistito a uno “spettacolo culturale”: la messa in scena del rituale con cui gli Shuar nell’antichità solevano accogliere gli ospiti. Per fortuna ci avvisa di non spaventarci, perché subito dopo tira fuori una lancia in legno scuro, fa un passo avanti e uno indietro a noi, decantando alcuni versi in lingua Shuar. La danza di benvenuto termina, noi applaudiamo entusiasti. Il siCOMUNITÀ SHUAR MUSAP cipale di Macas, il Soasti, risaliamo in auto per dirigerci verso "el Quilamo". In dieci minuti siamo in cima alla collina e la vista spazia dalla Ande al vulcano Sangay e giù fino alla foresta amazzonica. Notiamo dei lavori ai piedi della grande statua votiva: la guida ci spiega che il Governo provinciale sta costruendo una cappella per motivi di fede, ma anche per promuovere il turismo religioso. Ci colpisce anche una distesa boscosa: è la riserva protetta "Kutukú Shaimi", che accoglie puma, giaguari, pappagalli, scimmie e una varietà di anfibi e rettili. Oltre quel crinale, invece, inizia un territorio chiamato "Trans Kutukú" che scende gradualmente fino a 191 metri sul livello del mare e quindi è caratterizzato da un clima molto più caldo e umido. La luce inizia a diminuire e torniamo in città per una cena tipica all’osteria “La maravilla”. Ordiniamo un piatto tradizionale con salsiccia, carne macinata e yucca fritta e lo accompagniamo con una Guayusa calda. Che cos’è la Guayusa? Un infuso preparato con particolari foglie secche affumicate, che danno un sapore unico alla bevanda. A Macas la si serve abbondantemente zuccherata. Torniamo in albergo e ci facciamo cullare dai versi di uccelli, insetti e, in lontananza, il mormorio dell’Upano. VISITA ALLA COMUNITÀ INDIGENA MUSAP La mattina successiva ci passa a prendere la guida per accompagnarci in una comunità indigena. Ci spiega che nella Provincia di Morona Santiago vivono soprattutto due etnie, gli Shuar e Achuar, che si somigliano per abitudini, differenziandosi principalmente per la loro distribuzione sul territorio. Oggi gli Shuar vivono di bestiame, agricoltura di sussistenza, commercio di legname. Solo raramente offrono servizi turistici. Tra gli Achuar, invece, è ancora comune vivere delle risorse forestali, oltre che di caccia e pesca. Dopo 45 minuti di automobile arriviamo alla comunità Shuar Musap. La prima impressione, francamente, è deludente: un paese di case quadrate di legno in una terra rossa estremamente fangosa. Ma, come ci avverte la nostra guida, stiamo per iniziare un "viaggio nel tempo". Molti degli Shuar oggi sono in condizioni di povertà. Per migliorare la loro qualità di vita, il Governo provinciale di Morona Santiago BioEcoGeo Ottobre/Novembre 71 ©Birte Kaddatz CULTURA ©Birte Kaddatz gnor Taijindia ci mostra quindi l’utilizzo di alcuni strumenti tradizionali come la cerbottana e ci parla dell'abitudine di bere la "Chicha" e….la beviamo anche noi. Un gusto speciale! Dopo aver provato la “chicha” fresca, prendiamo il sentiero verso la cascata Yantsa. Attraversiamo i campi a pascolo della comunità Shuar. Taijindia ci spiega che nel 1970 una riforma statale ha obbligato gli abitanti della comunità a coltivare le terre se volevano mantenerle sotto la loro proprietà. Questa è stata una delle ragioni per cui in vaste aree dell’Amazzonia ecuadoriana è stato autorizzato lo sfruttamento agricolo. Oggi, invece, il Ministero nazionale dell'Ambiente e il Governo provinciale di Morona Santiago stanno facendo grandi sforzi per cercare di arrestare il processo di deforestazione e promuovere politiche alternative per lo sviluppo del territorio. Attraversiamo in bilico su un tronco il torrente Macuma (ma presto, ci dice Taijindia, il Governo provinciale costruirà un ponte pedonale) e ci ritroviamo in quella che la mappa della foresta individua come l’area protetta Kutukú Shaimi. È una cosiddetta foresta primaria: alberi ad alto fusto ci regalano un’ombra rigenerante, l’aria profuma di terra e di piante. Prendiamo un sentiero che si incunea tra la vegetazio- ne, come un tunnel fatto di liane e di foglie di diverse forme e dimensioni. Taijindia ci spiega l'uso medicinale, spirituale o culinario, di alcuni piante. Per esempio, l’albero la cui resina rossa è conosciuta come "sangue di drago", viene utilizzato sia per la guarigione di ferite e di bruciature, sia, ingerito come bevanda, per curare malattie come la gastroenterite. Ma una delle piante più importanti nella vita spirituale degli Shuar, e anche di altre culture indigene amazzoniche, è una liana da cui si ricava una bevanda chiamata "ayahuasca" o "natem". Lungo il sentiero ci imbattiamo in piante che siamo abituati a vedere solo sminuzzate nelle corsie delle spezie dei supermercati, come le orchidee di vaniglia e il legno di cannella. Sebbene la cannella che troviamo in vendita derivi dalla corteccia dell’albero, basta masticarne le foglie per riconoscerne il sapore. Continuiamo a seguire Taijindia e dopo pochi minuti si apre alla vista la cascata Yantsa. Ha un’altezza di circa 30 metri e in passato questo era un luogo religioso per l’etnia Shuar: l’acqua fa un salto, si schianta prima su una roccia, poi scorre lenta lungo la parete per sfociare, infine, in una piccola laguna blu. Uno spettacolo che ci fa subito capire perché gli Shuar la considerassero sacra. Ma forse lo è un LA CHICHA Questa bevanda alcolica è molto conosciuta e con una lunga storia in America Latina. Di solito si ottiene dal mais mescolato con frutti tropicali. Gli Shuar, per esempio, aggiungono la yucca masticata e acqua. Il liquido viene poi lasciato fermentare fino a raggiungere un sufficiente grado alcolico. Per i turisti, tuttavia, che hanno un diverso sistema immunitario, la “chicha” si prepara schiacciando la yucca nell’acqua bollente. Un modo che più corrisponde alle norme igienico-sanitarie occidentali. LA AYAHUASCA 72 Ottobre/Novembre BioEcoGeo Questa bevanda ha un forte effetto allucinogeno e, ancora oggi, è un elemento imprescindibile nei rituali medicativi o spirituali degli Shuar. Partecipare a un rito accompagnato da ayahuasca è possibile anche per i turisti, ma non in maniera avventata o improvvisata. Bere l'ayahuasca è infatti parte di una cultura profonda, che merita di essere rispettata, e richiede almeno un giorno di digiuno e di preparazione mentale. CASCATA YANTSA CULTURA po’ ancora oggi e infatti Taijindia porge alla cascata un rispettoso saluto Shuar, lo stesso che facevano i suoi antenati, e quindi ci invita a seguirlo. Dal sacro al profano è un attimo. Via i vestiti per un poderoso idromassaggio alle nostre schiene: accovacciati su uno scoglio, godiamo di tutta la forza della natura. Rinfrescati e gocciolanti, riprendiamo il cammino. Taijindia ci mostra dove i suoi avi celebravano i riti in onore dei loro spiriti, ad esempio Arutam. Ci allontaniamo dalla cascata, senza però mai guardare indietro: secondo la tradizione, questa è la necessaria forma di rispetto per un luogo sacro come Yantsa. Impressionati, e ancora un po’ bagnati, in 20 minuti torniamo alla comunità Musap, dove il resto della famiglia Taijindia ha in serbo per noi l’"ayampaco", un piatto tipico Shuar che si prepara con carne o pesce (spesso il pollo), le foglie molto aromatiche di un tubero chiamato "malanga" e palma tritata. Il tutto viene avvolto nelle foglie di un'altra pianta (la “bijahua”) e cotto alla brace. Il risultato? Un piatto da provare! Buono, ma anche leggero e salutare per il basso contenuto di grassi. Così come ci avevano dato il benvenuto, i Taijindia ci salutano con una danza tradizionale, che rafforza in noi la voglia di saperne di più sulle culture di Morona Santiago. IL RITORNO Ci dispiace non aver avuto più giorni per scoprire queste meraviglie, ma ci sentiamo allo stesso modo fortunati per le esperienze che abbiamo vissuto. Dopo un breve trasferimento, un aereo ci riporterà in soli 40 minuti a Quito. Gli ultimi minuti prima dell’imbarco li passiamo nel negozio della fondazione "Chankuap" con i prodotti del commercio equo e solidale realizzati dagli Shuar e dagli Achuar. Qui compriamo i regali per parenti e amici: una bottiglia di sangue di drago, buste di foglie secche di Guayusa, collane di semi e saponi alla cannella. Al decollo guardiamo per l’ultima volta il maestoso vulcano Sangay nel bel mezzo dell’Amazzonia. La sua cima innevata gradualmente si allontana. La gioia di avere vissuto qualcosa di unico, quasi un sogno, si mescola alla malinconia per la conclusione delle nostre avventure in Morona Santiago. ©Birte Kaddatz CULTURA Operatori turistici a Macas Tsurim Viajes Cía. Ltda. Repr.: Leonardo Salgado Dirección: Calle Don Bosco Tel: 00593/ 7/ 2701 681 Móvil: 0053/ 973 72 538 Email: [email protected] Tours: Caminatas en el Parque Nacional Sangay, Rafting, City Tour Macas Insondu Mundo Shuar Cía. Ltda. Repr.: Jorge Ávila Dirección: Bolívar y Soasti Tel: 00593/ 7/ 2702 533 Móvil: 00593/ 885 82 559 Email: [email protected] Tours: City Tour Macas, Turismo vinculado con comunidades indígenas Orientravel Cía. Ltda. Repr.: César Matute Dirección: Av. 10 de Agosto y Soasti Tel: 00593/ 7/ 2700 371 Alloggiare a Macas Hostería Arrayan y Piedra Dirección: km. 7 ½ en la vía Macas - Puyo Tel: 00593/ 7/ 2701 892 Móvil: 0053/ 931 99 714 Email: [email protected] Hostería Farallón Dirección: km. 4 en la vía Macas - Puyo Tel: 00593/ 7/ 3046 446 Email: [email protected] Web: www.hosteriafarallon.com Hostería Cabañas del Valle Dirección: km 1 ½ en la vía a Cuenca Tel: 00593/ 7/ 2700 226 Email: [email protected] Web: www.hosteriacabanasdelvalle.com BioEcoGeo Ottobre/Novembre 73