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1. Appartamento festa. Int. Notte.
In rapida successione, scorrono sullo schermo facce di
gente che chiacchiera, mangia, beve, ride.
Nell'appartamento, piuttosto grande, è in corso una festa
di capodanno con numerosi invitati, per lo più giovani.
Il frastuono copre in parte la voce stentorea di un
presentatore, proveniente dal televisore, che annuncia
l'imminente scoccare della mezzanotte. Sullo sfondo,
rumori di botti e pedardi.
Muovendosi tra gli invitati, la mdp isola una ragazza,
Irma, che si stacca da un piccolo gruppo, muove dei
passi, si guarda intorno, come se cercasse qualcuno.
Ora Irma raggiunge un'altra ragazza, Angelica, che è
seduta in disparte in un angolo, con l'aria piuttosto
annoiata.
IRMA
Come va?
ANGELICA
E' una palla, sta festa.
IRMA
E' vero, ma non fare quella faccia, tra un po' è
mezzanotte.
Irma si allontana, raggiunge un tavolo, prende un
bicchiere, poi ritorna da Angelica, che nel frattempo è
stata raggiunta da una terza ragazza, Eva, con cui sta
conversando.
ANGELICA
... No, non lo conosco, non l'ho mai visto.
EVA
Ti dico, una piattola. Mi si è incollato addosso
per tutta la sera, mi ha tolto il respiro. E
invece, quando sono riuscita a sperderlo, ho
conosciuto un tizio fichissimo.
IRMA
E chi è?
EVA
Un musicista che…
Le parole di Eva sono coperte dalle urla di un gruppo di
invitati che cominciano a scandire ad alta voce i secondi
mancanti.
GRUPPO INVITATI
Meno sette... meno sei... meno cinque... meno
quattro...
Le bottiglie di spumante sono pronte per essere stappate.
Altri invitati si uniscono al coro.
GRUPPO INVITATI
... meno tre... meno due... meno uno... Buon
anno 2001!
I bicchieri vengono riempiti e fatti tintinnare.
Abbracci, baci, scambi di auguri, mentre fuori il
frastuono dei botti raggiunge il culmine.
La mdp riguadagna rapidamente le tre ragazze, che
brindano anche loro, si scambiano baci e auguri.
IRMA
Buon millennio.
EVA
Felice anno nuovo.
ANGELICA
Buon anno.
Irma beve un sorso, poi solleva il bicchiere, sorridendo.
IRMA
(in tono scherzoso)
Che il nuovo secolo possa portare a tutte noi
successi e amori!
ANGELICA
(scettica)
Sì, amore e successo...
IRMA
(scandisce)
No, successi e amori.
EVA
Anch'io metto prima l'amore e poi il successo.
IRMA
Ma almeno sei d'accordo sul plurale?
EVA
Ah, certamente.
Ridono, poi Irma, voltandosi, si accorge che una ragazza,
Francesca, la osserva. Quest'ultima alza il bicchiere in
segno di augurio.
FRANCESCA
Tanti auguri.
Irma, un po' stupita perché evidentemente non la conosce,
ripete lo stesso gesto.
IRMA
Auguri anche a te.
Ora la festa langue. Il vocio è scemato, così come il
rumore dei botti e dei pedardi. In una stanza, un gruppo
di invitati balla stancamente. Tra essi scorgiamo Eva.
Irma e Francesca sono sedute su un divanetto all'ingresso
e conversano.
FRANCESCA
Ma sei in grado di costruirlo proprio tu,
tecnicamente, un sito?
IRMA
(sorride)
Sì. Ho un webmaster personale che mi dà
lezioni.
FRANCESCA
Beh, dev'essere interessante lavorare in
Internet.
IRMA
Mah, sai… secondo me Internet era molto meglio
prima, insomma prima che arrivasse la moda… era
una cosa un po' anarchica, un territorio franco…
adesso l'hanno preso in mano i commercianti…
FRANCESCA
Comunque, mi piacerebbe avere un sito anch'io.
Col nostro lavoro, è utile, no?
IRMA
Penso di sì... Parliamone. Poi ti do il mio
cellulare.
FRANCESCA
L'ho visto il tuo.
IRMA
Il mio sito?
FRANCESCA
Sì, me l'ha fatto vedere un mio amico regista.
E' carino.
IRMA
Beh, cerco di migliorarlo costantemente.
FRANCESCA
E' carino perché, a parte le foto, ci sono dei
bei testi, scritti bene.
IRMA
Ti ringrazio.
FRANCESCA
E c'è molta gente che lo visita?
IRMA
Più di centomila contatti negli ultimi tre mesi.
FRANCESCA
E' tantissimo.
IRMA
Abbastanza... E' che ci ho messo un po' di foto
scollacciate. Anche in Internet, la figa tira
sempre...
Ridono.
IRMA
Ce l'hai qualche foto un po' spinta?
FRANCESCA
Non sono mai riuscita
fotografo, tanto meno
moralismo, è che sono
subito rossa, come un
a spogliarmi davanti a un
su un set… Non è per
timida, davvero, divento
peperone.
L'arrivo di Eva interrompe la conversazione. Si rivolge a
Irma.
EVA
Hai visto Angelica?
IRMA
No, è un po' che non la vedo. L'ho incrociata
una mezz'ora fa...
(Abbassa il tono della voce)
Era con il suo ex.
EVA
Perché, Roberto è qui?
IRMA
E' venuto dopo mezzanotte con altri amici.
EVA
Ah, ho capito...
Si scambiano uno sguardo significativo, poi Eva si
allontana. La mdp la segue.
Ora Eva si accosta a due ragazzi che stanno condividendo
uno spinello.
EVA
Posso fare un tiro?
PRIMO RAGAZZO
Ma certamente.
Le passa lo spinello. Eva fa un tiro.
EVA
Scusate, sapete dov'è il bagno?
SECONDO RAGAZZO
Quello di servizio è laggiù, vicino alla cucina.
Qui, in fondo al corridoio, c'è quello grande.
Eva fa un altro tiro, poi passa lo spinello al secondo
ragazzo.
EVA
(sorridendo)
Grazie.
PRIMO RAGAZZO
Non c'è di che.
Eva si allontana, imboccando un corridoio semibuio.
1 A. - Appartamento festa - bagno
Ora Eva è davanti alla porta del bagno. La apre.
Controcampo. La porta si apre. La luce è accesa. Eva
entra, alza lo sguardo, e di colpo sul suo volto si
disegna una smorfia di stupore e di orrore. Un urlo
disperato le esce dalla gola.
EVA
Noooo!
Controcampo. Immersa nella vasca piena d'acqua, c'è
Angelica, gli occhi chiusi come se dormisse. Sui polsi
due tagli sottili, dai quali fuoriesce un rivoletto di
sangue che comincia ad arrossare l'acqua. La mdp avanza
lentamente, mentre in colonna si sentono le voci e i
passi di gente che accorre e inizia una musica di sapore
orientaleggiante.
2. Sushi bar. Int. Notte.
Le mani, abili e velocissime, del cuoco giapponese che
preparano un pezzo di sushi, mentre in colonna continua
la musica orientaleggiante. Poi due vassoietti di legno,
con sopra pezzi assortiti di sushi, vengono depositati
sul banco. Nel seguirli, la mdp scopre Angelica, che è
seduta al banco con Roberto, il suo ex, un ragazzo di
poco più di trent'anni.
ANGELICA
Grazie, Takeshi.
Il cuoco si limita ad abbozzare un sorriso e a fare un
leggero inchino con la testa.
ROBERTO
La festa era piuttosto noiosa e non c'è dubbio
che con quella specie di… suicidio-show sei
riuscita ad animarla un po'.
ANGELICA
Risparmiami l'ironia.
ROBERTO
Davvero, è stata la tua migliore
interpretazione... come attrice, intendo dire.
Angelica gli lancia uno sguardo irritato, mentre comincia
a mescolare il wasabi con la salsa di soia.
ANGELICA
Non farò più l'attrice.
Roberto la guarda sorpreso, poi subito ironizza.
ROBERTO
Ma come? Uno dei volti emergenti della fiction
televisiva…
Angelica non replica. Beve d'un sol fiato un bicchierino
di sakè.
ROBERTO
Certo, non si può dire che tu abbia ereditato il
grande talento di tuo padre, però… In fondo,
buon sangue non mente. E in ogni caso hai
ereditato il suo cognome.
ANGELICA
Lascia perdere mio padre, che non c'entra
niente.
Roberto sorseggia il sakè.
ROBERTO
E… come pensi di guadagnarti la vita da grande?
ANGELICA
Me ne frego. Per ora l'unica cosa che voglio
fare è questo film… devo parlare con la gente,
devo fare delle domande… voglio capire che cazzo
ci sta succedendo a tutti, perché siamo così
incasinati…
(Gli lancia uno sguardo di sbieco)
Tranne, naturalmente, gli uomini tutto d'un
pezzo come te.
Prima che Roberto abbia il tempo di rispondere, il cuoco
giapponese si avvicina e mette davanti ad Angelica un
piattino con un pezzo di sushi a forma di cono.
ANGELICA
Oh che bello!
Takeshi sorride e si allontana.
ROBERTO
E questo che cos'è?
ANGELICA
Uni.
ROBERTO
E cioè?
ANGELICA
Pasta di riccio. Non è roba per te.
ROBERTO
E perché no? Voglio provare.
Si rivolge al cuoco.
ROBERTO
Posso averne anch'io un pezzo?
Il cuoco, con un sorrisetto misterioso sulle labbra,
scuote la testa.
TAKESHI
Finito.
ROBERTO
Okay, non c'è problema.
Di nuovo Angelica lo guarda di sbieco.
ANGELICA
E con Enrica come va?
ROBERTO
(dopo un attimo di esitazione)
Scopiamo che è una meraviglia. A letto è una
vera porca.
ANGELICA
Complimenti.
ROBERTO
Non era questo il senso della tua domanda? L'ho
interpretata male?
Angelica non risponde. Intinge il cono di sushi nella
salsa di soia e comincia a mangiarlo con esagerata
voluttà. Lui sorseggia ancora il sakè, poi depone il
tovagliolo sul banco e si alza.
ROBERTO
Vado in bagno.
Mentre si allontana, Angelica si volta un attimo a
guardarlo e mormora tra sé:
ANGELICA
Stronzo!
Takeshi si avvicina e le mette davanti un piattino con un
altro pezzo di uni. Lei gli regala un sorriso un po'
sdolcinato.
ANGELICA
Grazie, Takeshi. Se non ci fossi tu…
3. Toilette discoteca. Int. Notte.
La porta della toilette si apre con violenza. Entra Eva,
che ha l'aria piuttosto sconvolta, subito seguita da un
ragazzo di circa 25 anni, Guido.
EVA
Non mi devi stare sul collo, hai capito? Non
devi rompermi il cazzo!
Lui la guarda con disprezzo.
GUIDO
Sei tu che sei venuta a cercarmi, non io.
EVA
Sei un pezzo di merda!
GUIDO
E' tutta la sera che ti sbatti. Ti impasticchi
come una squinzia di periferia.
EVA
Senti chi parla…
GUIDO
Riesci a cogliere la differenza? Io so quello
che prendo e come lo prendo. A me danno forza e
lucidità. Tu ti riduci uno straccio.
L'espressione di Guido è gelida, dura.
EVA
Sono cazzi miei!
L'entrata di due ragazzi fa voltare Guido. Poi le rivolge
un ultimo sguardo sprezzante ed esce.
EVA
Fottiti, stronzo!
I due ragazzi la fissano.
PRIMO RAGAZZO
Ma ti senti bene?
EVA
Tu fatti i cazzi tuoi!
E si avvia, barcollando, a uscire.
4. Strada e ingresso discoteca. Est. Notte.
Eva si allontana dall'insegna al neon della discoteca.
Ora sembra aver recuperato un'andatura più o meno
normale. Dopo qualche metro, si volta.
Un'automobile, con Guido al volante, si sta avvicinando.
Eva continua a camminare. L'auto si accosta.
GUIDO
(dall'interno)
Avanti, sali!
EVA
Vaffanculo!
Continua a camminare. L'auto la segue.
La mdp arretra rapidamente.
Eva fa ancora un po' di passi, poi l'auto si ferma. La
ragazza apre la portiera e sale.
Interno auto.
GUIDO
Lo vedi come stai di merda?
EVA
Sto benissimo!
GUIDO
Si vede…
EVA
Vaffanculo!
5. Strada periferia - auto - Notte
6. Argine del Tevere. Est. Notte.
L'automobile è ferma sull'argine del fiume. La mdp si
accosta velocemente. Dietro i finestrini leggermente
appannati, le figure di Eva e di Guido ci appaiono come
vaghe ombre, ma le voci si sentono benissimo.
EVA
Che vuoi?
GUIDO
Voglio scopare.
Si sente il rumore di una lampo che si apre.
GUIDO
Avanti, prendilo in bocca.
EVA
Non mi va.
Intravediamo Guido che afferra Eva per un braccio e la
scuote con violenza.
GUIDO
Se stai così bene, perché non ti va?
Le afferra la testa e la spinge verso il basso.
EVA
Lasciami stare, stronzo!
C'è una brevissima colluttazione, poi Eva apre la
portiera ed esce dalla macchina. Barcolla per qualche
passo, si inginocchia e comincia e vomitare.
6 A. Lungotevere. Est. Notte.
L'automobile viaggia veloce lungo uno stradone di
periferia.
Guido è al volante con un'espressione torva sul volto.
Eva è del tutto sconvolta, gli occhi rossi, il trucco
sfatto. Tira su col naso e piagnucola. Poi all'improvviso
comincia a tempestarlo di pugni, ma sono colpi deboli e
stanchi, mentre lui si difende col braccio.
EVA
E' colpa tua, brutto stronzo…
GUIDO
Non mi rompere il cazzo, hai capito?
Lei continua a importunarlo.
EVA
Sei un pezzo di merda… E non venire a cercarmi
più…
Eva si aggrappa al volante. La macchina ha un leggero
sbandamento. Guido la spintona e frena bruscamente. E'
furioso.
GUIDO
Avanti, scendi.
Eva, che si è appena ripresa dallo strattone, lo fissa
con occhi vacui.
GUIDO
(urla)
Fuori, scendi!
EVA
(debolmente)
Vaffanculo…
Come facendo uno sforzo sovrumano, Eva apre la portiera,
scende e si avvia. L'auto riparte a razzo.
Per qualche momento la mdp segue Eva che avanza sul
lungotevere come un fantasma.
7. Appartamento Eva. Int. Notte.
La porta si chiude pesantemente alle spalle di Eva. La
mano che cerca l'interruttore, ma non lo trova perché
Eva, lentamente, si accascia sul pavimento, contro la
porta, e piega la testa come per dormire. La mdp si
allontana lentamente, percorre il corridoio, entra in
bagno, si solleva a inquadrare lo specchio del lavabo,
che è illuminato. Eva entra in campo. Ora indossa
mutandine e reggiseno. Il volto, riflesso nello specchio,
è pallido e stanco. Lei ne sfiora i tratti con la punta
delle dita come se avvertisse il bisogno di riconoscerlo
come il suo.
Poi la mano afferra una lametta poggiata sul bordo del
lavabo e con un gesto veloce e preciso infligge alla
pelle di una gamba un taglio lungo, sebbene superficiale.
Una breve pausa, e di nuovo la mano scatta per un secondo
e un terzo taglio.
Poi la lametta passa all'altra mano, che si muove veloce,
questa volta senza soluzione di continuità, infliggendo
tre, quattro, cinque piccoli tagli alla pelle del ventre.
Il leggero rumore metallico della lametta, appena intrisa
di sangue, che la mano lascia cadere nel lavabo. Poi lo
squillo di un cellulare, proveniente dall'ingresso. La
mdp arretra, di nuovo riguadagna il corridoio e va a
stringere sulla borsa poggiata sul divanetto.
8. Appartamento Angelica. Int. Notte.
Angelica è seduta sul letto - che è in stile giapponese,
futon e tatami su una bassa struttura di legno - e
impugna il cellurare in attesa di una risposta.
ANGELICA
Dove cazzo sta?
Ancora un momento di attesa, poi Angelica spegne il
cellulare, lo getta di lato e si alza.
L'appartamento è piccolo, due semplici stanze,
comunicanti tra loro, con le pareti dipinte a colori
vivaci. La ragazza va alla cucina e si china a osservare
qualcosa che è dentro il forno. Quindi lo apre, ne tira
fuori una teglia, che contiene una torta fumante e
dorata, la osserva compiaciuta.
ANGELICA
Uhm… dev'essere buonissima.
Con un coltello ne taglia una fetta e la mette in un
piatto.
Angelica torna nell'altra camera, poggia il piatto sul
comodino, va ai piedi del letto, dove è sistemato un
cavalletto con una piccola telecamera. Manovrando lo
zoom, compone l'inquadratura, torna a sedersi al centro
del futon, con evidente piacere mangia un paio di bocconi
della fetta di torta, poi mette da parte il piatto, si
allunga per prendere una sigaretta, l'accende, col
telecomando mette in registrazione la telecamera.
Tossisce per schiarirsi la voce prima di cominciare a
parlare.
ANGELICA
Allora… Regola numero uno. Mai più sprecare
un'intera serata con uno stronzo insensibile e
pieno di sé… Regola numero due. Reagire con
distacco agli assalti di chi vuole ferirti
sbattendoti in faccia la sua felicità, peraltro
fasulla… Regola numero tre. Attaccare a tua
volta, e senza alcuna pietà, tutti coloro che ti
mancano di rispetto e provano a sottometterti
approfittando della tua debolezza.
Si allunga, prende il piatto con la torta, ne mangia un
boccone.
ANGELICA
Intervista.
Angelica formula domande e risposte, cambiando appena il
tono di voce.
ANGELICA
"Il suo film sembra esprimere un punto di vista
sull'universo maschile molto simile a quello del
femminismo classico. E' d'accordo?"… Direi di
no, tutto sommato… Vede, il femminismo ha
giustamente messo sotto accusa l'egocentrismo e
la protervia del maschio, ma invece di aiutarlo
a cambiare, ha prodotto un ulteriore danno: lo
ha reso impotente. E' questa la triste eredità
che ha lasciato alla mia generazione.
Angelica sorride.
ANGELICA
"In ogni caso, anche la sua è una visione
critica del maschio."… No, la mia non è una
visione critica, la mia è una visione
apocalittica…
Ripete, con un certo compiacimento, le ultime parole.
ANGELICA
Una visione apocalittica.
Una breve pausa. Angelica sospira. Poi afferra il
cellulare, digita un numero, resta in attesa. Nessuna
risposta. Contrariata, schiaccia un pulsante, compone un
altro numero, di nuovo si pone in attesa. Si allunga per
spegnere la sigaretta. Ancora nessuna risposta.
ANGELICA
Uffa, che palle! Non c'è mai nessuno.
Con un gesto brusco, spegne il cellulare e lo butta di
lato. Poi lentamente si stende e si rannicchia in
posizione fetale, affondando la testa nel cuscino.
La mdp stringe sul piccolo monitor della telecamera fino
a quando l'immagine di Angelica rannicchiata sul futon si
sfoca e scompare.
9. Androne palazzo Irma. Int. Notte.
Il portone si apre. Irma entra e va alle cassette delle
lettere, apre la sua, raccoglie la posta e si dirige
verso l'ascensore.
10. Appartamento Irma. Int. Notte.
Irma si chiude la porta alle spalle e accende la luce.
L'appartamento consta, oltre che di un bagno, di una sola
grande stanza: un letto matrimoniale, un grande tavolo
con un computer e relativi accessori, un angolo cucina,
due o tre sedie e poi, in allegro disordine, tanti libri
e riviste, prodotti di bellezza, vestiti, ecc. Alle
pareti, un poster turistico dell'Amazzonia e una
riproduzione del manifesto del film "Irma la dolce".
Irma poggia la borsa su una sedia, va al tavolo, vi
depone la posta, accende il computer e avvia la
connessione a Internet. Poi si butta supina sul letto,
allungando le braccia e sospirando.
IRMA
Che serata!
La ragazza si stiracchia con una certa voluttà, poi si
alza, va al tavolo, sfoglia la posta. Insieme a una
comunicazione della banca e a un paio di bollette c'è una
lettera, con l'indirizzo scritto a mano, che attira la
sua attenzione. Un segnale sonoro l'avverte che il
computer ha scaricato la posta elettronica. Irma si siede
sulla sedia girevole e con un clic del mouse apre una email. La mdp stringe sullo schermo, dove compare il
seguente testo: "Cara Irma, ho appena visitato il tuo
sito. Hai il culo più bello del mondo. Ma ce lo paghi il
copyright? Baci e… altro da Pier Paolo".
Irma sorride, chiude l'e-mail, clicca su un'altra e
intanto comincia ad aprire la busta. Lo squillo del
cellulare la fa voltare.
Irma si alza, poggia la lettera sul tavolo, raggiunge la
borsa, la apre, ne tira fuori il cellulare e schiaccia un
pulsante.
IRMA
Sì, pronto.
11. Strada e ingresso bar. Est. Notte.
Francesca è sulla porta del bar e sta parlando al
cellulare. Ai suoi piedi un borsone.
FRANCESCA
Ciao, sono Francesca, ti ricordi di me?… Scusa
per l'ora, è che mi trovavo qui, dalle tue
parti, e ho pensato di chiamarti, so che sei
nottambula… Sì vengo da Milano, sono appena
arrivata… Sì, se non ti scoccia faccio un salto…
Okay, non suono il citofono, ti faccio uno
squillo quando sono al portone… Ciao, a fra
poco.
Spegne il cellulare, afferra il borsone e si avvia.
12. Appartamento Irma. Int. Notte.
Irma chiude la porta d'ingresso. Francesca avanza di
qualche passo.
IRMA
Vieni, accomodati, la casa è tutta qui.
FRANCESCA
E' carina.
IRMA
Siediti dove vuoi.
Francesca depone il borsone sul pavimento e va a sedersi
su una sedia.
FRANCESCA
Davvero, scusami per l'ora…
IRMA
Ma figurati, sono appena rientrata. Vuoi
qualcosa da bere?
FRANCESCA
No, ti ringrazio. Ho preso un caffè. Mi fumo una
sigaretta, se non ti secca? Mi ricordo che tu
non fumi.
IRMA
Ma certo. Ti prendo un posacenere.
Irma va al tavolo, prende un posacenere e lo porge a
Francesca, che nel frattempo si è seduta su una sedia e
ha estratto dalla borsa le sigarette.
FRANCESCA
Grazie.
IRMA
Mi è successa una storia, stasera… incredibile!
Irma va a sedersi sul letto.
FRANCESCA
Cioè?
IRMA
Poi ti racconto… E tu? Sei sparita…
FRANCESCA
Sono stata fuori per un film, in America Latina.
Un film francese.
IRMA
Sei capace di recitare in francese?
FRANCESCA
Ho vissuto parecchi anni a Montecarlo con i
miei.
IRMA
E com'era, interessante?
FRANCESCA
Sì, solo che a un certo punto è venuto un
ciclone, o un tifone, non so. Il vento soffiava
a 200 chilometri, un incubo. Non avevo mai visto
niente del genere. Abbiamo fatto le provviste e
ci siamo barricati nelle case per tre giorni.
IRMA
Cazzo!
FRANCESCA
Abbiamo rischiato che il film si interrompesse,
ma alla fine è andato tutto bene.
IRMA
E il sito?
FRANCESCA
Appunto, volevo parlarti di questo… Ma adesso è
tardi, sarai stanca. Ne parliamo un'altra volta.
Finisco la sigaretta e scappo.
IRMA
Scusa, ma dove vai a dormire a quest'ora?
FRANCESCA
Ce l'ho un posto, dove vado sempre, solo che non
ho avvertito…
IRMA
E allora resta qui, ci facciamo una bella tisana
e ce ne andiamo a letto…
FRANCESCA
Grazie.
IRMA
Vieni, il bagno è qui.
FRANCESCA
Sì, prendo le mie cose.
Francesca apre il borsone.
Il bagno. Irma prende degli asciugamani da un mobiletto e
li porge a Francesca.
IRMA
Tieni, gli asciugamani.
FRANCESCA
Grazie.
IRMA
Fai con calma.
FRANCESCA
Grazie.
Irma, sorridendo, esce e si chiude la porta dietro.
La porta del bagno si apre, ne esce Francesca.
Irma è seduta sul letto, in camicia da notte, con una
lettera in mano. Si capisce, dagli occhi arrossati e dal
viso bagnato, che ha pianto.
FRANCESCA
Che c'è? Cattive notizie?
Irma non risponde, sembra voglia di nuovo scoppiare a
piangere.
FRANCESCA
Mi dispiace…
Irma le porge la lettera.
IRMA
(la voce quasi rotta dal pianto)
Leggi. E' una lettera di mia madre.
FRANCESCA
Ma…
IRMA
Ti prego leggila… ad alta voce, per favore,
forse ho capito male.
Francesca esita ancora.
IRMA
Per favore…
Francesca prende la lettera e, quasi controvoglia,
comincia a leggere.
FRANCESCA
"Cara figlia, lo so che ti stupirai quando avrai
tra le mani questa mia… ma dopo aver a lungo
riflettuto e a lungo sofferto, ora che il
destino pare voglia concedere anche a me uno
sprazzo di felicità… "
IRMA
Lo "sprazzo di felicità" significa che si sposa
col suo uomo, adesso vivono a Civitavecchia… vai
avanti.
FRANCESCA
"… sento il dovere di raccontarti tutta la
verità a proposito di tuo padre. Egli è vivo e
ha un nome…"
Francesca guarda Irma alquanto esterrefatta.
FRANCESCA
"… Abita a Torino e insegna all'Università…"
IRMA
Hai capito?… a prescindere dallo stile…
FRANCESCA
Cioè?… tu stai scoprendo adesso chi è tuo padre?
IRMA
Infatti…
(Fa una faccia un po' disperata)
Che me ne faccio di un padre a 24 anni?
Dalla finestra filtrano i primi lucori dell'alba.
Francesca e Irma sono a letto. Quest'ultima è girata su
un fianco e volge le spalle all'amica.
FRANCESCA
Se ti va di parlare ancora, io non ho sonno.
Allunga una mano e le carezza i capelli.
IRMA
No, è meglio che dormiamo.
Francesca insiste ancora un attimo con la carezza, poi
ritira la mano.
IRMA
Tu ce l'hai un padre?
FRANCESCA
I miei sono morti in un incidente
automobilistico, parecchi anni fa.
IRMA
Scusami, non volevo…
FRANCESCA
Figurati.
Una breve pausa.
IRMA
"Uno sprazzo di felicità"… Hai mai sentito
un'espressione più stupida?
13. Strada abitazione Eva. Est. Giorno.
Angelica, a bordo di un motorino, va a fermarsi davanti a
un portone. Ha con sé la borsa della telecamera. Dopo
aver sistemato la catena, raggiunge i citofoni, schiaccia
un pulsante. Dopo una breve attesa, la voce di Eva.
EVA (off)
Chi è?
ANGELICA
Sono Angelica. Ma che fine hai fatto? Sono due
giorni che ti chiamo.
EVA (off)
Che vuoi?
ANGELICA
Niente, salgo.
EVA (off)
Ti apro.
Lo scatto della serratura che apre il portone. Angelica
entra.
14. Appartamento Eva. Int. Giorno.
Eva, che indossa il pigiama, è seduta in mezzo al letto e
fuma. Angelica apre la borsa e ne tira fuori la
telecamera.
EVA
Dovevo fare un provino ma ci ho rinunciato.
ANGELICA
E perché?
EVA
Perché non mi va.
ANGELICA
Si vede lontano un miglio che sei depressa.
EVA
Non rompere.
Angelica impugna la telecamera e la punta su Eva.
ANGELICA
Avanti, tira fuori il rospo.
Eva alza una mano, come per nascondersi alla telecamera.
EVA
Spegni quell'affare.
Ma Angelica non desiste. Gira intorno al letto e continua
a filmare.
ANGELICA
Parla, non avere paura. La telecamera è un
semplice specchio e io non ci sono.
EVA
irritata)
Spegni quell'affare del cazzo!
ANGELICA
Vuoi che ti do una mano? Comincio io?
Eva la fissa sempre più irritata.
ANGELICA
Ti sei rivista con Guido, non è così?
EVA
Vaffanculo!
Si allunga per spegnere la sigaretta, poi si alza ed esce
dalla stanza. Angelica la segue sempre impugnando la
telecamera.
ANGELICA
Non puoi sottrarti alla verità.
Il corridoio. Eva entra in bagno e chiude la porta a
chiave. Angelica spegne la telecamera.
ANGELICA
Non puoi sfuggire alla verità.
Sorride. Dal bagno non giunge risposta.
ANGELICA
Faccio un caffè.
EVA (off)
Sì.
Angelica va verso la porta della cucina.
Il primissimo piano di Eva, inquadrata dalla telecamera
di Angelica. Fuma.
ANGELICA (off)
Cos'è che ti attrae in lui?
EVA
Non lo so… A volte lo odio, con tutte le mie
forze, come ora… Ma poi lo vado a cercare.
ANGELICA (off)
Mi hai detto che ti picchia.
EVA
No, non è che mi mena… E' che a volte, quando
facciamo l'amore, è violento…
ANGELICA (off)
Cioè?
EVA
A volte mi lega e poi mi picchia, magari sul
culo… e poi mi prende.
Sorride.
EVA
Lo facciamo un po' strano.
ANGELICA (off)
Racconta.
EVA
Facciamo un sacco di altre stranezze.
ANGELICA (off)
Per esempio?
EVA
Ma che cazzo vuoi sapere?
ANGELICA (off)
Forse ti piace proprio per questo. Perché lui è
un sadico e ti ha fatto venir fuori la tua
natura masochista.
EVA
Forse.
ANGELICA
Dovresti andare in analisi.
EVA
In analisi io? Ma vaffanculo!
Ora Eva fissa Angelica con uno sguardo piuttosto feroce.
EVA
E smettila con quella cazzo di telecamera!
Lo dice in tono perentorio. Angelica la ignora.
EVA
Hai capito? Spegni quell'affare, stronza!
Un gesto brusco, la mano che scatta verso l'obiettivo
della telecamera. L'immagine vacilla. Nero.
15. Strada negozio computer. Est. Giorno.
Irma e Francesca, che si trascina una busta con dentro
una scatola piuttosto voluminosa, escono dal negozio e si
avviano lungo il marciapiede.
Ora le due ragazze hanno raggiunto una piccola
utilitaria.
Francesca apre la macchina, sistema la busta sul sedile
posteriore, poi si siede al volante. Irma prende posto
accanto a lei.
La macchina si muove, immettendosi nel traffico.
16. Appartamento Francesca. Int. Sera.
La stanza di Francesca. Arredamento borghese ma piuttosto
anonimo.
Irma e Francesca sono sedute davanti al tavolo, dove
troneggia il nuovo computer, un portatile di gamma
elevata. Irma lavora sulla tastiera con sicurezza e
velocità.
IRMA
Adesso hai tutti i programmi che ti consentono
di fare le cose più comuni, scrivere, navigare
in Internet, usare la posta elettronica.
FRANCESCA
Non è così difficile.
IRMA
Infatti, te l'ho detto.
FRANCESCA
Dài, fammi provare.
IRMA
Un attimo solo. Prima voglio installarti un
programma molto divertente…
Tira fuori un CD-Rom, lo inserisce nell'apposito
alloggiamento del computer, poi riprende a smanettare
sulla tastiera.
IRMA
Si chiama ICQ. Adesso ti faccio vedere.
Continua a lavorare sulla tastiera.
IRMA
Inventati un nickname.
FRANCESCA
Una specie di soprannome?
IRMA
Sì, uno qualsiasi. Magari qualcosa di
divertente.
FRANCESCA
Non so… Il tuo qual è?
IRMA
Linda Lee. E' un personaggio di un romanzo di
Gibson.
FRANCESCA
Boh… Lola, per esempio. E' un nome che mi è
sempre piaciuto.
IRMA
Okay, Lola. Serve anche una password, una parola
che ti ricordi facilmente.
FRANCESCA
Lolita.
IRMA
Bene. Allora, guarda.
Le mostra la procedura per usare il programma.
IRMA
Tu clicchi sull'icona di ICQ e ti viene questa
schermata. Qui ci sono i nickname dei tuoi
amici… per ora ti ho inserito il mio e quello
del mio amico webmaster. Lo vedi subito se sono
on line o off line. Se uno è on line, puoi
cliccare sul nickname e ti compare la schermata
della lettera. Per esempio, ora il mio amico
Phil è on line… clicchiamo e gli scriviamo un
messaggio.
Scrive velocemente una frase. La mdp stringe per
leggerla: "Ciao Phil, sto installando ICQ a un'amica.
Batti un colpo."
IRMA
Clicchiamo su "send" e il messaggio è inviato.
Ora in teoria Phil dovrebbe risponderci, se ne
ha voglia, ovviamente.
FRANCESCA
Ma se uno vuole rimanere in incognito?
IRMA
Basta chiudere il programma.
Il computer emette un segnale sonoro.
IRMA
Ecco, questo segnale avverte che c'è un
messaggio. Clicchi sul nome e il messaggio
compare.
Sullo schermo compare questa frase: "Ciao Linda Lee, e
com'è la tua amica?"
IRMA
Per rispondere clicchiamo su "reply" e scriviamo
il messaggio.
Digita sulla tastiera e sullo schermo compare la frase:
"Bionda con gli occhi azzurri, e molto molto carina." Poi
Irma clicca su "send". Il messaggio scompare.
IRMA
E' semplice, no?…
Il computer emette di nuovo un segnale sonoro. Irma opera
col mouse e sullo schermo compare il nuovo messaggio:
"Voglio conoscerla subito!!!"
Le ragazze sorridono.
Irma compone il messaggio di risposta: "Se fai il bravo.
Ora ti lasciamo perché siamo un po' occupate. Ciao e
grazie." Poi clicca su "send" e il messaggio scompare.
Il rumore di qualcuno che bussa alla porta fa voltare le
ragazze.
FRANCESCA
Sì?
La porta si apre e compare un uomo di circa 50 anni,
Aldo.
ALDO
Scusate, non voglio disturbarvi… Volevo solo
sapere, Francesca: ti fermi a cena, stasera?
Naturalmente puoi invitare la tua amica.
IRMA
Grazie, ma ho un impegno.
FRANCESCA
Veramente anch'io ho un impegno.
ALDO
Come volete.
(Si rivolge a Francesca)
Ma non fare tardi. Ricordati che domattina hai
un incontro con Jean-Paul.
FRANCESCA
Certo.
ALDO
Scusate ancora.
Chiude la porta. Mentre Irma riporta subito la sua
attenzione al computer, Francesca rimane per un momento
sovrappensiero.
FRANCESCA
Mi hanno offerto un altro film in Francia.
IRMA
Bene.
FRANCESCA
Ma penso di rifiutare. Ho voglia di stare a Roma
per un po'… anche se non in questa casa.
Si alza e si accende una sigaretta.
IRMA
Eva sta cercando qualcuno con cui condividere la
casa. Te la ricordi Eva?
FRANCESCA
Sì… Ma non è facile per me andarmene da qui.
IRMA
Io non ho ancora capito se tu abiti a Milano o a
Roma.
FRANCESCA
Un po' qui e un po' lì. A Milano sto da mia zia,
l'appartamento dei miei è affittato. Quando
vengo a Roma sto qui, da Aldo e Teresa.
IRMA
Scusa, ma qual è il problema? Gli dici che ti
sei trovata un'altra situazione e ciccia.
FRANCESCA
Sì… ma non è così facile…
Francesca va alla porta e si mette in ascolto, come se
volesse controllare che non ci sia nessuno ad origliare.
Poi la apre con cautela, guarda fuori e la richiude.
FRANCESCA
E' una lunga storia.
IRMA
Scusa, esco da Internet.
Dopo una rapida manovra col mouse, Irma si volta di nuovo
verso Francesca, che spegne la sigaretta e va a sedersi
sul lettino. Per qualche momento fissa la punta delle
scarpe.
FRANCESCA
Aldo era un amico di mio padre. Fu lui che lo
convinse a farmi lavorare nella pubblicità.
Avevo quattro anni. Da allora è rimasto il mio
agente, si è sempre occupato lui del mio lavoro.
E non solo del mio lavoro.
IRMA
Okay, ma questo non vuol dire che tu sei
costretta a vivere con lui quando stai a Roma.
FRANCESCA
No, ma… Quando i miei sono morti, avevo 16 anni.
Fu un momento terribile. Stavo malissimo. Non so
cosa avrei fatto senza di lui… Due anni dopo…
eravamo a Parigi, il mio primo lavoro
importante… una notte…
Francesca esita.
IRMA
Non mi dire che ti ha violentata.
Lo dice con un mezzo sorriso, come per sdrammatizzare.
FRANCESCA
Non so se violentare sia la parola giusta… Era
la prima volta che facevo l'amore… No, non mi
andava di farlo, ho cercato di resistere… Ma
lui, se vuole, sa essere un uomo molto
accattivante, molto tenero…
Francesca tace. Poi Irma azzarda una domanda.
IRMA
E dopo… che è successo?
FRANCESCA
Dopo, è diventata una specie di routine, che
dura ancora.
IRMA
E la moglie?
FRANCESCA
Teresa non è la moglie di Aldo, e nemmeno forse
la compagna, anche se dormono nello stesso
letto. E' una specie di segretaria, cameriera,
factotum… Anche lei è succube di Aldo, e
comunque è al corrente di tutto.
Ora le ragazze tacciono. Irma rivolge di nuovo
l'attenzione al computer. Schiaccia un tasto, lo schermo
del portatile si illumina.
IRMA
Vuoi che navighiamo un po' insieme o entriamo in
ICQ?
FRANCESCA
Adesso non mi va.
IRMA
Che fai stasera?
FRANCESCA
Ho detto una bugia, non ho impegni, me ne andrò
al cinema.
IRMA
Perché non vieni con me? Vado a cena da Eva. Un
amico giapponese di Angelica ha preparato il
sushi apposta per noi. Ti piace il sushi?
FRANCESCA
Sì, molto.
IRMA
E allora dài, vieni con me, ci divertiamo.
17. Strade città. Est./Int. Notte.
L'utilitaria con a bordo Francesca e Irma attraversa la
città. Varie inquadrature mentre continua la
conversazione tra le ragazze.
IRMA
Sì, sono stata in Amazzonia più di tre mesi… e
per un mese intero in un villaggio dell'interno.
FRANCESCA
Da sola?
IRMA
Certo.
FRANCESCA
E non avevi paura?
IRMA
No, perché? Anzi, sono stata coccolata da tutti.
Sai, uno si immagina un villaggio indio come una
situazione primitiva, fuori dal mondo. Ma nella
maggior parte dei casi non è così, c'è molta
contaminazione, meticciato culturale. C'è una
stazione internet nel mio villaggio, hanno
contatti con mezzo mondo via e-mail, sono
diventati molto consapevoli della loro
condizione.
FRANCESCA
Beh, è straordinario.
IRMA
L'argomento della mia tesi era proprio questo,
la contaminazione culturale.
Irma sorride, sorniona.
IRMA
Poi, nelle ultime settimane, ho avuto una storia
con un indio.
FRANCESCA
Davvero?
IRMA
Sì.
FRANCESCA
E come è scopare con un indio?
IRMA
Molto, molto interessante.
Irma scoppia a ridere, subito imitata da Francesca.
FRANCESCA
Anch'io ho degli amici in Brasile. Ci ho girato
un film un paio di anni fa.
18. Appartamento Eva. Int. Notte.
Nella cucina dell'appartamento di Eva sta per avere
inizio il sushi-party.
Angelica è ai fornelli, sta riscaldando in una pentola
piena d'acqua tre boccette di sakè. Eva è seduta al
tavolo, già apparecchiato, e confeziona uno spinello.
Irma e Francesca stanno ammirando i vassoi colmi di sushi
allineati su una credenza.
FRANCESCA
Che meraviglia!
IRMA
Mi viene l'acquolina in bocca.
EVA
La nostra fortuna è che Takeshi è innamorato
pazzo di Angelica. Ha portato tutto lui,
comprese le bacchette e il sakè.
ANGELICA
In verità volevamo prepararlo noi, ma Takeshi è
inorridito. Secondo la tradizione, le donne non
possono diventare cuoche di sushi. Hanno le mani
troppo calde.
EVA
Meglio così. Sai che palle.
FRANCESCA
(si rivolge ad Angelica)
Quindi tu lo sai fare il sushi?
ANGELICA
Me la cavo. Questa storia delle donne che hanno
le mani calde è una stronzata. Io ho sempre
avuto le mani fredde.
IRMA
Anch'io, ma non sarei mai capace di fare questi
cosi.
EVA
Tu, in cucina, sei un po' imbranata.
IRMA
E' verissimo.
ANGELICA
Siete pronte? Andiamo a tavola.
EVA
Porta intanto il sakè.
ANGELICA
Okay.
Angelica porta a tavola una boccetta di sakè e si siede.
Anche Irma e Francesca prendono posto.
EVA
(ad Angelica)
Servilo anche, da brava geisha.
ANGELICA
(imita l'accento giapponese)
Certo, mio signore, servo subito sakè.
Fa un inchino con la testa e versa il sakè nelle tazzine.
Poi ne prende una, la solleva.
ANGELICA
Kampai!
Le altre la imitano.
TUTTE
Kampai!
Angelica beve d'un sorso l'intero contenuto della
tazzina, ancora una volta imitata dalle altre.
EVA
Propongo un brindisi per dare il benvenuto a
Francesca nel nostro gruppo.
FRANCESCA
Grazie.
Di nuovo le tazzine vengono riempite e sollevate in alto.
IRMA
A Francesca.
TUTTE
Kampai!
Bevono.
ANGELICA
Bene. A questo punto Francesca è coinvolta per
forza nel nostro film.
FRANCESCA
Quale film?
EVA
Guarda, sono settimane che rompe il cazzo con
quella telecamera. Sta diventando un flaggello,
una persecuzione.
ANGELICA
(ignorandola)
Anzi, mi è venuta un'idea per il titolo. Visto
che siamo in quattro, lo chiameremo "Quartetto".
E' bellissimo.
IRMA
Fa pensare a una cosa musicale.
ANGELICA
Appunto, funziona.
EVA
Non è male.
Francesca le guarda perplessa.
EVA
Adesso ti spieghiamo. Tanto non puoi scappare.
Il mostriciattolo è lì.
Indica la piccola telecamera digitale, sistemata sopra il
cavalletto accanto al frigorifero.
Ora la cena volge al termine. Sul tavolo ci sono pochi
pezzi residui di sushi e diverse boccette di sakè.
Angelica ha in mano la telecamera.
ANGELICA
Allora, il tema di questa sera è: gli uomini…
Mormorio di protesta da parte delle altre.
ANGELICA
… cioè, il vostro rapporto con gli uomini.
EVA
E no, cara…
Con una certa veemenza, Eva strappa la telecamera dalle
mani di Angelica.
EVA
Questa la prendo io. Questa volta sei tu che
parli.
ANGELICA
Dài, che c'entra, poi parlo anch'io, mica mi
voglio sottrarre.
EVA
No, parli prima tu. Come cavolo si accende
quest'affare?
ANGELICA
Ti faccio vedere.
EVA
Non ti preoccupare.
IRMA
Devi schiacciare quel pulsante lì.
EVA
Ah, ecco, okay.
Schiaccia il pulsante e sul piccolo monitor compare
l'immagine.
EVA
(ad Angelica)
Avanti, parlaci del tuo rapporto con gli uomini.
Angelica sembra rassegnata a subire l'iniziativa di Eva.
Si accende una sigaretta.
ANGELICA
(recita)
Allora, vediamo… Se consideriamo le parti basse,
gli uomini si dividono più o meno in due
categorie: quelli che ce l'hanno piccolo e
quelli che ce l'hanno grosso. Ho frequentato
rappresentanti di entrambe le categorie. Quelli
che ce l'hanno piccolo sono convinti che sei tu
che ce l'hai troppo larga. Con un cosettino
piccolo così, che appena ti fa il solletico,
continuano a ripeterti: sei tu che ce l'hai
troppo larga, scopi troppo e ce l'hai smafarata…
Dico, c'è da impazzire. Li vedi, lì, con quella
specie di codino, che si lamentano e
piagnucolano… Quelli che ce l'hanno grosso,
invece, se lo figurano, nella loro fantasia,
talmente grosso da identificarsi per intero col
proprio coso. E infatti vengono definiti
propriamente teste di cazzo. In genere sono
affetti da ejaculatio precox, per cui
effettivamente ti riempiono col loro cosone, ma
la festa dura il tempo di un sospiro e appena tu
cominci a scaldarti, loro hanno già ammainato la
bandiera. Sono i più pericolosi, perché se non
sei protetta possono anche fotterti di brutto.
Mi sono spiegata?
Risate e commenti a soggetto. Angelica approfitta della
pausa per riprendere possesso della telecamera e
rivolgerla verso Francesca.
ANGELICA
Adesso tocca a te, Francesca.
FRANCESCA
No, davvero, non saprei cosa dire.
ANGELICA
E no, non puoi rifiutarti. Raccontaci la tua
esperienza.
EVA
Dài, Francesca.
FRANCESCA
Sarò sincera: a me non piacciono gli uomini.
ANGELICA
Cioè? Vuoi dire che ti piacciono le donne?
FRANCESCA
Sì.
ANGELICA
Vuoi dire che sei lesbica?
FRANCESCA
Penso di sì.
L'affermazione di Francesca, espressa con timido candore
ma anche con sicurezza, sorprende le ragazze. Irma la
guarda di sottecchi. Sul suo volto si disegna un vago
sorriso sospettoso.
ANGELICA
Ma avrai scopato qualche volta con degli uomini?
FRANCESCA
Sì, certo.
ANGELICA
E allora racconta.
FRANCESCA
Non so, non so che dire… Il problema non è il
piacere. Riesco anche a provare piacere con un
uomo, ma è una cosa del tutto passiva, una
sensazione che mi cade addosso senza che io
faccia nulla, non so come spiegarmi. Con una
donna è diverso, è un piacere attivo, che nasce
da dentro, è qualcosa in cui sono coinvolta
pienamente… Ma non so spiegarmi…
ANGELICA
No, ti spieghi benissimo.
EVA
Adesso tocca ad Irma, che è sempre la più
misteriosa sui suoi amori.
Angelica punta la telecamera su Irma.
IRMA
Non c'è nessun mistero. Io, in verità, non ho
nessun problema con gli uomini. Forse sono stata
soltanto fortunata, almeno fino ad ora.
ANGELICA
Vogliamo i dettagli.
IRMA
Vediamo… Recentemente ho avuto una storia con un
ragazzo molto giovane… 20 anni… Un ragazzo che
fa il meccanico… Carino, simpatico…
EVA
E a letto com'era?
IRMA
Non male, però…
ANGELICA
Però?
IRMA
Il problema era che, al di là della scopata,
c'era poco. Voglio dire, un ragazzo semplice,
senza pretese. E infatti l'ho mollato.
ANGELICA
Sappiamo che preferisci gli intellettuali.
IRMA
Quelli, cerco di evitarli, a meno che non siano
vecchi e ricchi.
EVA
E' che lei è alla ricerca del padre…
ANGELICA
… che per fortuna non ha.
IRMA
Se è per questo, pare che esista da qualche
parte.
ANGELICA
Cioè?
IRMA
Beh, poi ve la racconto.
FRANCESCA
E l'indio?
IRMA
Ah, quella è un'altra storia… Lì c'entra il
Brasile, l'Amazzonia…
Lo squillo del citofono interrompe la conversazione.
EVA
E chi è a quest'ora?
Eva si alza ed esce dalla cucina.
ANGELICA
Questa dell'indio ce la racconti.
IRMA
Ma non c'è niente da raccontare.
ANGELICA
(alzando la voce in direzione della porta)
Adesso tocca a te, preparati.
L'ingresso. Eva risponde al citofono.
EVA
Sì, chi è?
SOFIA (off)
Eva, sono mamma.
EVA
Mamma? E che ci fai a Roma?
SOFIA
Posso salire?
EVA
Certo.
Eva schiaccia il pulsante di apertura della porta.
Sorpresa e un po' inquieta, ritorna verso la cucina.
Eva compare sulla porta della cucina.
ANGELICA
Chi era?
EVA
Mia madre.
IRMA
Tua madre? Ma non vive a Napoli?
EVA
Infatti. Boh!
Di nuovo si allontana. Le ragazze si guardano con aria
perplessa.
La camera da letto di Eva. Sofia, la madre di Eva, è
seduta sul letto e fuma. Ai suoi piedi, una borsa da
viaggio. E' una donna di circa 40 anni che ne dimostra
anche meno; bella, malgrado un'aria un po' dimessa e
provinciale. Eva è in piedi e fuma anche lei.
EVA
Cioè? Fammi capire. Avete deciso di separarvi,
così, all'improvviso.
SOFIA
Niente succede all'improvviso.
EVA
Per me è una novità.
SOFIA
Se tu venissi a casa, almeno ogni tanto, forse
saresti più informata dei problemi della
famiglia.
EVA
Che c'entra.
SOFIA
In ogni caso è successo.
EVA
E adesso che intenzioni hai?
SOFIA
Niente, non ho deciso niente. Ti chiedo solo di
ospitarmi qualche giorno, giusto il tempo di
riflettere con calma.
EVA
Papà lo sa che sei venuta da me?
SOFIA
Sì… Spero di non disturbarti.
EVA
Se è per qualche giorno, non mi disturbi.
SOFIA
Ti ringrazio… Torna pure dalle tue amiche, mi
dispiace.
EVA
Tanto la festa è finita. Vieni, ti mostro la
camera.
Eva si gira ed esce dalla stanza. Sofia la segue un
attimo con lo sguardo, poi si alza, raccoglie la borsa e
si avvia a sua volta.
19. Parco del Celio. Est. Giorno.
Angelica ed Eva fanno jogging lungo i vialetti del Parco
del Celio. Il ritmo blando gli consente di fare
conversazione.
ANGELICA
Con tua madre come va?
EVA
Va… Mi aveva chiesto ospitalità per qualche
giorno, e sta ancora qui. Non è che mi impedisca
di fare le mie cose, però capisci… che palle!
ANGELICA
Forse voleva soltanto prendersi una vacanza da
tuo padre.
EVA
Non lo so, ma adesso se ne deve andare.
ANGELICA
Non puoi mica metterla alla porta.
EVA
Se sarò costretta, sì. Questa è la mia vita, non
voglio interferenze.
Angelica sorride.
ANGELICA
Ben detto!… Senti, facciamo uno sprint finale,
ti va?
EVA
Okay.
Le ragazze accelerano il ritmo. La mdp le segue mentre si
allontanano.
Ora le ragazze hanno raggiunto il margine del parco.
Hanno entrambe il fiatone.
ANGELICA
Allora ti aspetto stasera.
EVA
Verso le otto.
ANGELICA
Ma non tardare. Stasera devo girare una scena
cruciale del film.
EVA
Non ho mica capito cosa vuoi fare.
Angelica sorride con malizia.
ANGELICA
Aspetta e vedrai. Bacioni, ciao.
EVA
Ciao, ciao.
Si allontanano di corsa per direzioni opposte.
20. Strada abitazione Eva. Est. Giorno.
Eva raggiunge il portone, lo apre con la chiave, entra.
21. Appartamento Eva. Int. Giorno.
La porta si apre. Eva entra e attraversando il corridoio
getta uno sguardo in soggiorno. Reazione di sorpresa.
EVA
Ma che cazzo…
La stanza è sottosopra, con i mobili e le suppellettili
spostate. Sofia - in tuta, guanti di plastica alle mani imbraccia una ramazza.
SOFIA
Sto facendo un po' di pulizie, qui erano mesi
che non si faceva una cosa seria.
EVA
Scusa, ma che ti frega?
SOFIA
Se permetti, adesso ci vivo anch'io in questa
casa. Almeno l'igiene.
Eva è irritata e non lo nasconde.
EVA
Ma perché ti devi impicciare se non è casa tua?
E senza attendere la replica della madre, si volta e va a
infilarsi nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle con
un certo fracasso.
22. Strada abitazione Roberto - Notte
23. Strada ingresso ristorante. Est. Notte.
Da dietro un'automobile parcheggiata, accanto ai
rispettivi motorini, Angelica ed Eva controllano
l'ingresso del ristorante.
ANGELICA
Sei contenta, quindi.
EVA
Certo che sono contenta. Non è che capita tutti
i giorni… un ruolo da protagonista in un film
per il cinema… E a me, poi, che sono considerata
una rompipalle.
ANGELICA
Non sei rompipalle, sei un po' selvaggia… E
com'è il personaggio?
EVA
E' una tossica che muore di Aids.
ANGELICA
Capirai la novità.
EVA
Ma la sceneggiatura non è male.
Eva guarda l'orologio, dà uno sguardo in giro.
EVA
Che palle! Si fa aspettare il tuo Roberto.
ANGELICA
Calma… E' andato a prendere la morosa, no?
Evocato, Roberto compare con la sua moto, che va a
fermarsi davanti al ristorante. Questa volta lo
accompagna una ragazza. I due entrano nel ristorante.
ANGELICA
Diamogli il tempo di prendere posto al tavolo.
24. Ristorante. Int. Notte.
Angelica, seguita da Eva, entra nel ristorante e scruta
la sala, facendosi paravento della porta interna.
Roberto e la sua amica hanno preso posto in fondo alla
sala.
ANGELICA
Mettiamoci qui, vicino all'ingresso.
Le ragazze vanno a sedersi a un tavolo vicino alla porta.
Un cameriere si avvicina.
CAMERIERE
Buona sera.
EVA
Salve.
Il cameriere depone sul tavolo due menu.
CAMERIERE
Torno subito.
EVA
Grazie.
Il cameriere si allontana. Angelica tira fuori dalla
borsa la telecamera.
EVA
Ma si può sapere che cazzo vuoi fare?
ANGELICA
Adesso lo vedrai.
Angelica armeggia per qualche attimo sulla telecamera,
poi si alza e, nascondendosela dietro le spalle, si
avvicina al tavolo di Roberto.
ANGELICA
Ciao, Roberto, come va?
Roberto si volta, appena un po' sorpreso.
ROBERTO
Oh, ciao.
Angelica è sorridente e cordiale.
ANGELICA
Tutto bene?
ROBERTO
Tutto bene… Conosci Enrica?
ANGELICA
Certo che la conosco. Ciao.
La ragazza ha un'aria vagamente sospettosa.
ENRICA
Ciao.
Angelica si rivolge di nuovo a Roberto e
contemporaneamente tira fuori la telecamera e l'avvia.
ANGELICA
Senti, volevo farti un paio di domande… è per il
mio film, sai.
Roberto sospira, seccato.
ROBERTO
Dài, Angelica, lasciaci in pace.
ANGELICA
Come va la morosa a letto? E' sempre tanto
porca?
ENRICA
Ma che vuole, questa?
ROBERTO
Senti, per favore…
Angelica punta la telecamera sulla ragazza.
ANGELICA
Ma che gli fai a questo bel ragazzo? Glielo
prendi in bocca? Gli lecchi le palle?… Forse gli
metti anche un dito nel culo. Raccontaci.
Enrica è sconvolta, Roberto comincia a incazzarsi.
ENRICA
Ma è matta.
(Si rivolge a Roberto)
Fai qualcosa!
Ma Angelica è davvero scatenata.
ANGELICA
Forse sei tu che lo prendi nel culo. Con l'aiuto
di un po' di vaselina, s'intende. Il buchetto è
piccolo e verginale e il cosone è tanto grosso.
ENRICA
Dio, che vergogna!
Tra i clienti c'è un certo trambusto. Finalmente Roberto
si alza, esibendo un'aria minacciosa.
ROBERTO
Senti, adesso ti togli dai coglioni, altrimenti…
ANGELICA
Altrimenti mi meni? Mi vuoi picchiare?
L'impavido cavaliere che difende l'onore della
sua dama…
Roberto avanza, lei arretra, ma sempre puntandogli
addosso la telecamera. Due camerieri vengono avanti.
ROBERTO
Smettila, altrimenti te la sfascio.
ANGELICA
Sei stupido. Prendi ispirazione. Potresti
mettere questa scena in una di quelle soap-opera
che scrivi per la televisione. Sarebbe il tuo
primo colpo di genio.
ROBERTO
Stronza!
ANGELICA
Il signore qui è un grande sceneggiatore. Scrive
quelle merdacce che vi costringono a vedere alla
televisione.
Un cameriere cerca di interporsi.
CAMERIERE
Senta, la smetta. Questo è un locale pubblico.
Ma Angelica lo ignora, continua a puntare la telecamera
come fosse un'arma e a rivolgersi a Roberto.
ANGELICA
Sarò il tuo perturbante, il tuo incubo, la tua
persecutrice, la tua ossessione…
Eva, che intanto si è alzata, interviene sull'amica, la
prende per i fianchi e la spinge verso la porta.
EVA
Basta così, andiamocene, dài.
Poi raccoglie le borse, mentre Angelica continua
imperterrita a puntare la telecamera verso Roberto, i
camerieri, un altro paio di persone che sono accorse.
ANGELICA
Vi metterò tutti nel film e non potrete farci
niente. Consegnerò all'eternità le vostre facce
di cazzo, la vostra irrimediabile mediocrità.
Eva la spinge fuori.
EVA
Dài, basta, usciamo.
Poi esce a sua volta e si chiude la porta alle spalle.
25. Appartamento Angelica. Int. Notte.
Angelica, ancora vestita, è distesa sul futon nella
posizione fetale. Dopo l'eccitazione della battaglia, ora
sembra in letargo.
Eva è seduta ai piedi del futon e sta fumando. Per un po'
restano in silenzio. Poi Eva comincia a parlare, con un
tono molto pacato, quasi materno.
EVA
Tu sei ancora innamorata di lui, questo è il
punto. Non ce la fai proprio a mollarlo… col
cuore, voglio dire. Pensi di odiarlo, di
disprezzarlo, ma ne sei ancora innamorata. Forse
non lo stimi più, anzi certamente non lo stimi
più, ma questo non ti impedisce di continuare ad
amarlo. E' più forte di te. Ti devi convincere
che è così. Se ne prendi atto, è già un passo
avanti. Piano piano, un pezzo per volta, te ne
liberi. Lui non merita il tuo amore, devi
partire da questo. E così te lo riprendi,
semplicemente, il tuo amore. Una mattina ti
sveglierai, e scoprirai che è tutto finito, come
quando uno esce da una febbre o da un
raffreddore.
Eva sorride.
EVA
Però, cazzo, sei stata grande. Erano tutti con
gli occhi da fuori. Completamente sconvolti.
Angelica si scuote appena. Il tono di voce è basso,
appena percettibile.
ANGELICA
Perché ci innamoriamo di quelli che non ci
amano?
EVA
Io non sono innamorata.
26. Appartamento Francesca. Int. Notte.
Nella sua stanza, Francesca è davanti al computer e sta
navigando in Internet.
Sullo schermo del portatile scorrono pagine di diversi
siti, con immagini e testi.
Il soggiorno. Aldo, seduto in poltrona, guarda la TV, ma
non sembra interessato al programma. Ha l'aria distratta,
inquieta.
Si alza, raggiunge il carrello dei liquori, si versa una
dose di whisky, ne beve un sorso, torna a sedersi, si
accende una sigaretta.
Per qualche momento rivolge nuovamente l'attenzione al
televisore, poi beve un altro sorso di liquore, depone il
bicchiere sul tavolino, si alza ed esce dalla stanza.
Aldo avanza nel corridoio, si ferma davanti alla porta
della camera di Francesca, alza la mano come per bussare,
ha un attimo di esitazione, poi afferra la maniglia e
apre la porta.
ALDO
Scusami.
Francesca si è voltata.
FRANCESCA
Che c'è?
ALDO
No, niente… Posso entrare?
FRANCESCA
Certo.
La ragazza riporta l'attenzione allo schermo mentre Aldo
viene avanti.
ALDO
Navighi in Internet?
FRANCESCA
Sì.
ALDO
Ti stai davvero appassionando.
FRANCESCA
Sono solo curiosa.
Per qualche momento tacciono.
ALDO
Stamane ho parlato di nuovo con Jean-Paul. E'
molto deluso del tuo rifiuto.
FRANCESCA
Non credo che avrà difficoltà a sostituirmi. Era
un piccolo ruolo.
ALDO
Infatti non è quello il problema. Ma sai come
sono i registi. Si sentono traditi se l'attore
che hanno scelto gli dice di no.
FRANCESCA
Lo so, ma tu stesso avevi detto che non era una
grande offerta.
ALDO
E' vero, ma l'anno prossimo verrà in Italia per
questa grossa coproduzione. Non conosco la
sceneggiatura, ma mi ha fatto capire che poteva
esserci un bel ruolo per te.
FRANCESCA
E l'anno prossimo vedremo.
ALDO
Sei sicura che non c'è spazio per un
ripensamento? Naturalmente sei tu che decidi, ma
io sento il dovere di insistere. Siamo ancora in
tempo.
Francesca si volta, sospira.
FRANCESCA
Senti, ne abbiamo discusso a lungo… non mi pare
il caso di ricominciare.
ALDO
Come vuoi.
Francesca rivolge di nuovo l'attenzione al computer.
ALDO
Scusami ancora, non ti disturbo più.
FRANCESCA
Ma no, figurati.
Aldo raggiunge la porta ed esce.
Francesca si volta per verificare che sia uscito, poi
apre ICQ e clicca su "Linda Lee", il nickname di Irma.
Appena compare la finestra del messaggio, digita le
seguenti parole: "Ci sei?", quindi clicca su "send". Una
breve pausa d'attesa, poi il segnale sonoro. Francesca
apre la finestra del messaggio:"Ci sono. Sto chattando
col mio amico indio." Francesca digita la risposta:
"Allora ti lascio, scusami."
Invia il messaggio e mentre aspetta si accende una
sigaretta.
Di nuovo il segnale sonoro e un nuovo messaggio: "Lo
metto un po' in quarantena, è un'ora che chattiamo, come
va?" Francesca digita velocemente la risposta: "C'è uno
che mi ronza intorno, vorrei che fossi qui."
Francesca si volta in direzione della porta, che Aldo ha
lasciato semiaperta. Si alza e la chiude. Quando ritorna
al tavolo, si sente il segnale del nuovo messaggio: "I
mosconi vanno schiacciati, zac! Basta una paletta o anche
uno straccio. Forza! J"
Francesca sorride.
Il soggiorno. Aldo è in piedi, vicino alla finestra, lo
sguardo rivolto all'esterno. E' pensieroso, cupo.
La camera di Francesca. Sullo schermo del portatile è
comparso un nuovo messaggio: "Se domani sei libera, mi
accompagneresti a Civitavecchia?" Francesca digita la
risposta: "Molto volentieri."
Il soggiorno. Aldo spegne la TV col telecomando ed esce
dalla stanza.
Il corridoio. Aldo raggiunge di nuovo la porta della
stanza di Francesca e la apre.
Francesca si volta di scatto.
ALDO
Scusami ancora. Ho dimenticato di dirti che ha
chiamato Teresa. Voleva chiederti di andarla a
prendere alla stazione, domani.
FRANCESCA
A che ora arriva il treno?
ALDO
Alle dodici e un quarto.
FRANCESCA
Veramente… ho promesso a un'amica che l'avrei
accompagnata a Civitavecchia. Mi dispiace.
ALDO
Non importa. Magari ci vado io. Alla peggio
prenderà un taxi.
Francesca si volta di nuovo, riportando l'attenzione al
computer. Aldo viene avanti, a passi lenti, e quando è
alle spalle della ragazza, le mette le mani sul collo e
comincia a massaggiarla, dolcemente. Francesca si
irrigidisce. Poi risuona il segnale sonoro che annuncia
un messaggio. Francesca non si muove.
ALDO
Ho voglia di te.
Lei non replica. Aldo fa scivolare le mani sul seno.
FRANCESCA
Ti prego.
Lui ritira le mani dal seno e le sposta sulle spalle di
lei.
ALDO
Ho voglia di fare l'amore con te.
Francesca ha un piccolo scarto.
ALDO
Non ti va?
FRANCESCA
No… non voglio.
Aldo resta ancora per qualche attimo nella stessa
posizione, prima di ritirare lentamente le mani dalle
spalle di lei.
ALDO
Sono settimane che non facciamo l'amore… e che
non parliamo più.
Francesca tace. Lui muove due passi, allontanandosi dalla
sedia, poi si ferma, si volta come se volesse parlare, ma
ci rinuncia e dopo una breve pausa si limita a dire:
ALDO
Okay, scusami. Buona notte.
FRANCESCA
Buona notte.
Aldo esce, chiudendosi la porta alle spalle.
Di nuovo il segnale sonoro che annuncia un messaggio.
Francesca clicca su Linda Lee per leggerlo: "Che succede?
Perché non rispondi?" Poi digita la risposta: "Il moscone
ha tentato un nuovo assalto, ma è stato respinto.
Schiacciato no, ma respinto!"
27. Santa Severa - Giorno
28. Civitavecchia. Lungomare. Est. Giorno.
In campo lungo, Irma e Francesca camminano sul lungomare
pedonale di Civitavecchia.
Ora sono davanti al portone di un palazzo.
IRMA
Sei sicura che non vuoi salire?
FRANCESCA
No, davvero. Mi imbarazzerei.
IRMA
Non voglio coinvolgerti, naturalmente…
FRANCESCA
Ti aspetto qui, non c'è problema. E' un bel
posto, passeggio un po', guardo il mare.
IRMA
Faccio prima possibile.
FRANCESCA
Prenditi tutto il tempo che ti serve, non ti
preoccupare.
IRMA
Okay, a fra poco.
FRANCESCA
A fra poco.
Irma entra nel palazzo e Francesca si avvia lentamente
verso il pontile che scavalca la scogliera.
29. Appartamento Adele. Int. Giorno.
L'appartamento ha un arredo piccolo-borghese, anonimo.
La madre di Irma, Adele, una donna di circa 50 anni, di
evidente estrazione popolare, è seduta sul divano, di
fronte alla figlia, e sta piangendo. Irma ha l'aria
piuttosto seccata.
IRMA
Ma scusa, prima mi fai l'annuncio fatale con una
lettera, poi ti rifiuti di parlarne al telefono,
e appena mi presento qui non sai fare altro che
piangere. Per te è come una telenovela.
ADELE
Non ci posso far niente, è più forte di me.
IRMA
Ma mi spieghi come cavolo ti è venuto in mente
di tirare fuori questa storia, adesso?
ADELE
Io voglio che tu sia felice.
IRMA
Che c'entra la mia felicità?
ADELE
E' un uomo ricco, di buona famiglia, e non si è
mai sposato. Può aiutarti molto.
IRMA
Ma scusa, poteva aiutarmi di più prima.
ADELE
Io non ti ho fatto mancare mai nulla.
IRMA
'A ma, per favore. Ho vissuto quindici anni con
la nonna e da dopo il liceo vivo da sola. Perché
ti racconti bugie?
ADELE
Pensi che sono stata una cattiva madre?
IRMA
No, non penso questo. Ce l'abbiamo fatta per
conto nostro finora, adesso che c'entra questo
tizio di Torino?
ADELE
Ma è tuo padre. Lo devi fare per me, devi
incontrarlo.
IRMA
Tra l'altro mi ha mandato una lettera con un
tono molto burocratico, che è praticamente una
diffida…
ADELE
Mette le mani avanti. Ma io ho parlato con
l'avvocato. Lo possiamo incastrare.
Irma si alza, irritata.
IRMA
Incastrare! Ma capisci che cazzo di mentalità di
merda che ti ritrovi?
ADELE
Non dire parolacce.
IRMA
Comunque, per me il discorso è chiuso.
Adele si alza, la raggiunge. Poi l'abbraccia e scoppia di
nuovo in lacrime.
ADELE
Perdonami, perdonami!
IRMA
Dài, smettila di piangere. E lascia perdere
l'avvocato, lascia perdere il tizio di Torino.
Io sto bene come sto, non ho bisogno di nessuno.
30. Lungomare di Civitavecchia. Est. Sera.
Irma esce dal portone e si guarda intorno alla ricerca di
Francesca. Poi la scorge, in fondo al pontile, le fa un
cenno con la mano, si avvia a raggiungerla.
Ora le due ragazze sono sedute su una panchina, nella
spianata-belvedere oltre il pontile, nella luce dorata
del pomeriggio avanzato.
IRMA
E' pazzesca, mia madre. Capisci che ha già messo
di mezzo un avvocato? E posso immaginarmi il
seguito: una lunga causa, l'analisi del DNA e
tutte queste stronzate. Ma io non ci sto. Mi
tiro fuori.
FRANCESCA
Ti capisco… però… non sei curiosa di conoscerlo?
IRMA
Manco per niente.
FRANCESCA
Cosa insegna all'Università?
IRMA
Credo sia un indologo.
FRANCESCA
Interessante… E' certamente un uomo colto, forse
anche molto in gamba, avrà scritto dei libri…
IRMA
Il mondo è pieno di gente interessante. E
comunque io non ce l'ho con lui. Sono solo
arrabbiata con quella scema di mia madre…
Tacciono per un momento. Poi Francesca, con un gesto del
tutto spontaneo, le prende una mano, la stringe tra le
sue e comincia a carezzarla.
FRANCESCA
Mi piacciono le tue mani.
Irma la guarda, perplessa ma anche intenerita.
IRMA
Sono così confusa.
Francesca continua a carezzarle la mano, ma senza
guardarla in faccia.
FRANCESCA
Credo che mi sono innamorata di te.
Lo dice a bassa voce e senza nessuna enfasi. Irma tace,
poi, piano piano, ritira la mano.
IRMA
Così mi complichi le cose.
FRANCESCA
Mi dispiace.
Di nuovo tacciono. Francesca si accende una sigaretta.
IRMA
Sai, non è che questa cosa mi dispiaccia, anzi…
Sorride, autoironica.
IRMA
Sono molto narcisa… E poi tu mi piaci… Però…
FRANCESCA
Sei confusa.
IRMA
Infatti.
FRANCESCA
Ma io non ti chiedo niente, non voglio niente…
Però volevo che lo sapessi… Mi sembrava più
onesto.
IRMA
Hai fatto bene.
Poi, cambiando tono, aggiunge:
IRMA
Perché non ce ne torniamo a Roma?
FRANCESCA
Sì, torniamo.
Si alzano e si avviano lungo il pontile, mentre il mare
si accende del bagliore infuocato dell'imminente
tramonto.
31. Pub - Notte.
32. Discoteca. Int. Notte.
Sulla pista, al ritmo di una musica tecno, Eva balla in
mezzo a numerosi altri ragazzi. Lo fa con grande energia,
ma senza minimamente comunicare con gli altri, come fosse
del tutto estranea a quello che la circonda, a parte la
musica.
Dopo un po', dal margine della pista, compare Guido. La
osserva per un momento, sorride, poi la raggiunge, la
prende per un braccio.
GUIDO
Ciao, piccola peste.
Come uscendo da un sogno, Eva si volta e sgrana su Guido
i suoi occhi lucidi e distanti.
EVA
Ciao.
Lui la prende per mano.
GUIDO
Vieni, andiamo a bere qualcosa.
Se la trascina via.
Ora Guido ed Eva sono seduti in un angolo appartato della
discoteca. Lei ha la testa appoggiata sulla spalla di
lui. Con loro ci sono altri due ragazzi, Andrea e Pino.
PINO
Beh, che si fa?
GUIDO
Perché non andiamo da qualche parte al mare?
EVA
Che bella idea.
PINO
Dove?
GUIDO
Non so.
ANDREA
Io prima devo passare al "Tube".
PINO
A fare che?
ANDREA
Un piccolo business.
GUIDO
Okay, poi si va al mare.
Guido si alza, imitato dagli altri.
33. Strada ingresso locale notturno. Est./Int. Notte.
L'automobile con Andrea e Pino a bordo accosta al
marciapiede. La segue quella con Guido ed Eva, che va a
fermarsi a poca distanza.
Andrea scende e si avvia verso l'ingresso del locale
notturno.
Interno dell'auto di Guido.
EVA
Com'è questo posto?
GUIDO
Un cesso. Un locale di vecchioni.
EVA
E che ci fa Andrea?
GUIDO
C'è uno che gli passa la coca da vendere.
EVA
Ti ricordi quegli acidi che ha trovato una volta
Andrea?
GUIDO
(Sorride)
Vuoi una caramellina?
EVA
Adesso no.
Sorride anche lei.
EVA
Ho visto Sergio prima di incontrarti… Senti, ma
perché non ce ne andiamo a casa mia?
GUIDO
Ma non c'è tua madre?
EVA
Sì, ma è andata a una festa fuori Roma e torna
domattina.
GUIDO
Per me va bene, sentiamo gli altri.
EVA
Intendevo da soli.
GUIDO
Perché da soli?
(Sorride)
Facciamoci una scopata in quattro.
EVA
Tu sei scemo.
GUIDO
Non ti stuzzica l'idea? Mica è la prima volta?
EVA
A parte il fatto che Pino neanche lo conosco, e
poi non mi piace… comunque in quattro non l'ho
mai fatto.
GUIDO
Beh, Pino lo seminiamo.
Eva lo guarda con un'aria un po' provocatoria.
EVA
Mi spieghi perché ti piace farlo insieme ad
altri uomini? E' solo una curiosità. Con due
donne lo capirei…
GUIDO
Anche a te piace.
EVA
Ma io voglio sapere perché piace a te.
GUIDO
(spavaldo)
Perché mi piace vederti sbattere da un altro, mi
eccita di più.
EVA
Uhm… Secondo me è un segno di omosessualità
latente.
GUIDO
Di che?
EVA
Sei un po' frocio ma non vuoi ammetterlo con te
stesso.
Guido comincia a seccarsi.
GUIDO
Ti do l'idea di un frocio, quando scopiamo?
EVA
Non ho detto che sei impotente.
GUIDO
Ma guarda che sei strana.
Eva sorride, un po' sfrontata.
EVA
In che senso?
34. Appartamento Eva. Int. Notte.
Eva entra in soggiorno, raggiunge l'impianto stereo,
mette su un CD, poi va a sedersi su una poltrona davanti
a un tavolinetto e comincia a preparare uno spinello.
Guido e Andrea sono seduti sul divano di fronte a lei e
stanno tirando coca.
ANDREA
(si rivolge a Eva)
Vuoi un tiro?
EVA
No, preferisco una canna.
GUIDO
Hai una birra?
EVA
Sì, sono in frigo.
Guido si alza.
ANDREA
Una anche per me.
Guido esce. Andrea si accende una sigaretta.
EVA
Com'è questa roba?
ANDREA
Piuttosto buona. Davvero non vuoi provare?
EVA
No, adesso non mi va.
ANDREA
E il fumo, com'è?
EVA
Marocchino, mi hanno detto. Non c'è male.
Guido rientra con due birre, ne porge una ad Andrea e va
di nuovo a sedersi. I due ragazzi bevono.
Eva accende lo spinello. Guido le fa un cenno,
sorridendo.
GUIDO
Vieni qui, bambina…
Con la mano indica il posto tra lui e Andrea.
GUIDO
Vieni a sederti qui.
Eva non risponde. Fa un lungo tiro, poi si alza e con
aria vagamente languida raggiunge il divano, porge lo
spinello ad Andrea.
EVA
Spegni la sigaretta.
Andrea prende lo spinello e spegne la sigaretta. Eva va a
sedersi tra lui e Guido. Si stiracchia. Guido, che
continua a guardarla e a sorridere, allunga una mano
sulla coscia di lei e comincia a carezzarla.
Andrea passa lo spinello ad Eva, che fa un rapido tiro e
lo passa a Guido. Intanto allunga a sua volta la mano
sulla coscia di Andrea. Andrea si volta e comincia a
baciarla. Guido fuma osservandoli, poi allunga lo
spinello verso Andrea…
Il rumore della porta d'ingresso che si apre immobilizza
i tre. Eva si scuote.
EVA
Cazzo, mia madre!
Si alza e va verso la porta. Con calma, Andrea raccoglie
la bustina con la coca e se la mette in tasca.
L'ingresso. Eva entra. Sulla porta, ancora semiaperta,
c'è Sofia insieme a un uomo sui 45, alto e ben vestito.
SOFIA
Ciao, Eva. Pensavo fossi in discoteca.
EVA
Ci sono stata in discoteca. Sono quasi le
quattro.
SOFIA
Scusa, ti presento Attilio.
Fa cenno all'uomo, che ha l'aria vagamente imbarazzata.
SOFIA
Mia figlia Eva.
ATTILIO
Molto lieto.
EVA
Salve.
SOFIA
E' che la gente, lì alla festa, era un po' snob,
allora con Attilio abbiamo deciso di rientrare a
Roma e naturalmente si è fatto un po' tardi.
ATTILIO
Beh, io comunque scappo.
SOFIA
Sì, hai ragione, è tardi.
Si scambiano un bacio sulle guance.
SOFIA
Ciao, grazie di tutto e buona notte.
ATTILIO
E di che? Buona notte, ti chiamo domani.
Poi si rivolge ad Eva.
ATTILIO
Buona notte.
Eva risponde col suo abituale tono brusco.
EVA
Salve.
Attilio esce. Sofia chiude la porta e quando si volta si
accorge che Eva continua a fissarla.
SOFIA
Beh?
EVA
Vedo che hai fatto razzia nel mio armadio.
Sofia si guarda e ora sembra un po' imbarazzata. E in
effetti notiamo che indossa una minigonna piuttosto
aderente e un paio di scarpe con i tacchi altissimi.
Anche il trucco è un po' vistoso.
SOFIA
Scusami, ti dispiace? E' che non ho portato
niente con me da Napoli.
EVA
No, non mi dispiace.
SOFIA
Forse la gonna è un po' corta.
Afferra l'orlo della gonna con le mani e la tira verso le
ginocchia, ma con scarsi risultati.
EVA
Anche le scarpe sono un po' ridicole.
Si volta ed esce.
SOFIA
Eva…
Il soggiorno. Eva entra.
EVA
Dov'è la canna?
Andrea si alza e gliela porge.
Sulla porta compare Sofia, che si blocca, rendendosi
conto della presenza dei due ragazzi.
EVA
Questa è mia madre. Loro sono Guido e Andrea.
SOFIA
Buona sera, ragazzi…
ANDREA
Sera.
GUIDO
Buona sera.
SOFIA
Cioè… è quasi l'alba.
Ferma sulla soglia, in minigonna vertiginosa e tacchi
alti, Sofia è al colmo dell'imbarazzo, anche perché Guido
e Andrea, dal momento in cui è entrata, continuano a
fissarla stupefatti.
EVA
Vuoi farti una canna con noi?
Sofia si aggrappa alla provocazione di Eva per darsi un
contegno.
SOFIA
Eva, ti prego!
ANDREA
Noi andiamo.
Guido si alza.
ANDREA
Ciao, Eva, ci sentiamo.
Guido dà un bacio ad Eva sulla guancia.
GUIDO
Ciao, ci vediamo.
EVA
Ciao… Vi accompagno.
Si avviano alla porta. Sofia si sposta per farli passare.
SOFIA
Beh… allora buona notte.
ANDREA
Buona notte.
GUIDO
Buonanotte.
L'ingresso. I due ragazzi sono sul pianerottolo. Eva li
saluta dalla porta.
EVA
Ciao, ci sentiamo.
Andrea sembra aver recuperato l'aria stupefatta di poco
prima. Sorride.
ANDREA
Ma è una strafiga, tua madre.
Guido lo tira verso l'ascensore.
GUIDO
Dài, non fare lo stronzo, andiamo.
ANDREA
Non avrei mai immaginato.
GUIDO
Ciao, Eva… chiudi pure.
S'infila nell'ascensore, tirandosi dietro Andrea. Eva
chiude la porta.
Il soggiorno. Sofia è seduta sul divano. Eva ha
riguadagnato la poltrona e rolla un'altra canna.
SOFIA
E' lui il tuo ragazzo? Quello che ti ha baciata?
Eva si interrompe e la fissa un attimo, prima di
riprendere a maneggiare il tabacco.
EVA
Questo Attilio, è per lui che sei scappata da
Napoli?
Sofia s'indurisce subito.
SOFIA
Cosa dici? E poi io non sono scappata.
EVA
Allora è quello che ti scopi adesso.
SOFIA
(spazientita)
Eva, per favore, smettila con questo tono, e con
questo vocabolario.
EVA
(sarcastica)
Mi sto solo informando sull'andamento della
famiglia.
SOFIA
Attilio è un amico. Tuo padre lo conosce
benissimo… E anche se non posso negare che ha un
certo interesse per me, è un gentiluomo. Non si
permetterebbe mai.
EVA
Ho capito. Sta sbocciando un amore.
SOFIA
Non fare la stupida.
Si alza, prende una sigaretta dal tavolino, l'accende.
SOFIA
(cambiando tono)
Sai dove lavora Attilio? Da Valentino, quello
dell'alta moda. (Si accalora)
Hanno gli uffici lì, a piazza di Spagna, un
bellissimo palazzo.
EVA
(sfottente)
Però!
SOFIA
Stavo pensando, in questi giorni, che sarebbe
bello… lo so, è un sogno… però potrebbe capitare
l'occasione… un posticino qualsiasi, anche
l'ultimo, a rifare gli orli, mi accontento di
tutto.
Eva accende lo spinello e la guarda stupita.
EVA
Fammi capire, vuoi farti assumere da Valentino?
A fare che?
SOFIA
Sono sempre stata un'ottima sarta e Attilio dice
che potrebbe succedere. Non è facile, ma
potrebbe succedere.
EVA
E' furbo questo Attillio.
Eva si alza e si avvia alla porta.
EVA
E cosa fa lui da Valentino? Disegna, crea… che
fa?
SOFIA
No, Attilio fa l'usciere, o il guardiano, non
so.
Eva, che è sulla porta, sorride sarcastica.
EVA
Un grande ruolo dirigenziale.
Ed esce.
SOFIA
Che c'entra.
Indispettita, spegne la sigaretta.
SOFIA
(alzando la voce)
E smettila di fumare questi spinelli.
Per un attimo rimane immobile in mezzo alla stanza. Poi
si guarda di nuovo la gonna, ne afferra l'orlo e con aria
stizzita la spinge inutilmente verso il basso.
35. Strada quartiere residenziale. Est. Giorno.
Angelica, che è in motorino, va a fermarsi davanti a un
cancello.
36. Appartamento famiglia Angelica. Int. Notte.
Angelica è sulla porta d'ingresso, che è semiaperta.
ANGELICA
C'è nessuno?
Viene avanti, mentre dal corridoio emerge la figura di un
giovane, sui 26 anni, vestito in modo convenzionale.
ANGELICA
Ciao, Antonio.
ANTONIO
Ah, sei tu?
Lei lo raggiunge. Sorride, affettuosamente ironica.
ANGELICA
Rilassati, fratellino. Come va?
Lui fa un cenno con la testa.
ANTONIO
C'è la donna delle pulizie.
Angelica si guarda intorno, poi prosegue verso le stanze,
seguita da Antonio. L'appartamento è arredato in maniera
del tutto anonima.
ANGELICA
Sai, non me lo ricordavo più l'appartamento. Non
ci vengo da anni. Da quando è stato affittato.
Si affaccia sulla porta della cucina, dove c'è una
filippina di mezza età che sta lavando i vetri.
FILIPPINA
Buon giorno.
ANGELICA
Buongiorno.
Angelica va avanti, entra nel soggiorno, sempre seguita
da Antonio.
ANGELICA
Non ho mai capito se era già di mamma o l'hanno
comprato dopo il matrimonio.
ANTONIO
Era di mamma. Ci abitava quando ha conosciuto
papà.
ANGELICA
Vedi, non lo sapevo.
Va verso la finestra.
ANGELICA
E come mai sei venuto a Roma per farlo ripulire?
Ti trasferisci?
ANTONIO
No. Ci verrà a stare mamma qualche giorno.
Angelica è alla finestra.
ANGELICA
E come mai?
La risposta di Antonio è immediata e brutale.
ANTONIO
Viene a Roma per entrare in ospedale… Mamma ha
un cancro.
Angelica si blocca, poi si volta, esterrefatta.
ANGELICA
Ma che stai dicendo?
ANTONIO
Un cancro al seno.
La mdp si muove veloce verso la finestra e poi verso
l'esterno, a inquadrare gli alberi soffusi dalla luce del
sole.
36 A. Cortile Appartamento famiglia Angelica. Est. Sera.
Angelica e Antonio escono dal portone del palazzo e si
avviano verso il cancello. La ragazza ha gli occhi rossi,
come se avesse pianto.
ANTONIO
(acido)
Mi stupisce la tua reazione così partecipata. In
fondo, di mamma, non te n'è mai fregato nulla.
ANGELICA
Non dire cazzate.
ANTONIO
Sei tu che hai rotto ogni rapporto… Con me,
passi… ma con lei…
ANGELICA
Lo conosci il motivo.
ANTONIO
Non è lei che ti ha fatto diventare bastarda, lo
eri già prima. Lei ti ha detto soltanto la
verità.
Angelica gli lancia un'ultimo sguardo.
ANGELICA
Doveva dirmela prima, la verità, molto prima…
E così dicendo, si volta e si affretta a raggiungere il
motorino.
37. Sushi bar. Int. Notte.
Tot. La sala è vuota, a parte Angelica, che è l'unica
seduta al banco, e Takeshi che confeziona un pezzo di
uni.
La mano di Takeshi che depone davanti ad Angelica, che ha
l'aria molto depressa, un piattino con tre pezzi di uni.
TAKESHI
Tutto finito, ma uni c'è.
ANGELICA
Grazie, tanto non ho fame.
Takeshi la guarda con la sua espressione imperscrutabile.
TAKESHI
Molto triste stasera?
Angelica fa segno di sì con la testa.
TAKESHI
Triste per amore?
ANGELICA
No, non per amore.
Abbassa la testa, poi continua più sottovoce.
ANGELICA
O forse sì, non lo so…
La voce si rompe. Silenziosamente Angelica comincia a
piangere.
Tot. Angelica, la testa appena china sul bancone,
continua a piangere. Di fronte a lei, immobile,
apparentemente distante come una statua antica, c'è
Takeshi.
38. Appartamento Irma. Int. Giorno.
Irma e Francesca sono al tavolo del computer, che è
acceso.
IRMA
Siediti, leggi.
Francesca si siede. Comincia a leggere.
FRANCESCA
"Cara Irma, grazie della bellissima e-mail. Mi
fai una domanda difficile, e inquietante. Mi
chiedi cosa mi piace del tuo corpo. Dovrei
rispondere: tutto. Ma quello che veramente mi
colpisce in te (per quanto posso dedurre dalle
foto) è un certo inestricabile miscuglio, che
trovo delizioso, di sfrontatezza e innocenza. Un
abbraccio, Paolo."
Francesca si volta verso Irma, sorridendo ironicamente.
FRANCESCA
Questa è corrispondenza bollente! E da quando va
avanti questa storia?
IRMA
Da un po'.
Irma, piuttosto compiaciuta, comincia a manovrare il
mouse.
IRMA
Ti faccio leggere la prima mail che mi ha
mandato.
FRANCESCA
Non c'è dubbio, l'hai colpito. E' che tu lo
provochi… Però te l'avevo detto, è un tipo
interessante… in fondo senza pregiudizi,
considerata l'età.
IRMA
A me sembra uno che ce prova.
39. Appartamento Eva. Int. Sera.
La cucina. Eva è davanti ai fornelli, intenta a cucinare.
Il suono del citofono la fa voltare.
EVA
(alzando la voce)
Rispondi tu, per favore?
SOFIA (off)
Sì, vado io.
L'ingresso. Sofia, mentre si abbottona la camicetta,
raggiunge il citofono accanto alla porta. Solleva la
cornetta.
SOFIA
Sì?
FATTORINO (off)
Servizio Interflora. Una consegna per la
signora… Sofia.
SOFIA
Sì.
FATTORINO
Terzo piano, vero?
SOFIA
Sì.
La cucina. Eva è sempre davanti ai fornelli e tiene sotto
controllo varie pentole.
EVA
(alzando al voce)
Senti, come sono le dosi della besciamella?… Mi
senti?… Chi era al citofono?
Dopo qualche secondo, compare sulla porta Sofia, che
regge tra le braccia un gran fascio di rose rosse. Ha
un'espressione al tempo stesso euforica e sconsolata. Eva
si volta, vede le rose, allarga le braccia.
EVA
E' il terzo?
Sofia fa cenno di sì.
EVA
Sempre anonimo?
SOFIA
Sì.
EVA
(sfottente)
E' furbo e galante questo Attilio.
SOFIA
Sì, sfotti.
Va all'acquaio e comincia a scartare i fiori.
EVA
Dimmi le dosi della besciamella.
SOFIA
Un cucchiaio colmo di farina, 50 grammi di
burro, mezzo litro di latte.
Eva si volta a guardarla.
EVA
Esci con lui?
SOFIA
Se riesco a vestirmi, esco.
EVA
E' nuova quella gonna?
SOFIA
Così non ti lamenti che ti rubo i vestiti.
EVA
Io non mi lamento.
SOFIA
Stamattina ho incontrato Guido.
EVA
Guido?
SOFIA
Sì, mentre facevo la spesa.
EVA
Strano.
SOFIA
L'ho incontrato diverse volte. Penso che abiti
da queste parti… Ce l'hai un altro vaso?
EVA
Sta lassù, sul pensile vicino alla porta.
Sofia si arrampica sopra una sedia per prendere il vaso.
EVA
Curioso… Lui abita a Mostacciano.
Ancora la cucina. Ora intorno al tavolo c'è il quartetto
al completo: Eva, Angelica, Irma e Francesca. La cena è
finita. Le ragazze sono allegre, tranne Angelica che ha
l'aria piuttosto assente.
EVA
(curiosa, rivolta a Irma)
No, ma dimmi una cosa, in questa mail lui ti ha
chiesto di incontrarlo?
IRMA
Sì, esplicitamente. Verrà a Roma per un convegno
e mi ha chiesto di incontrarlo.
EVA
E tu che gli hai risposto?
IRMA
Per ora niente.
EVA
Ma lo incontri?
IRMA
Non lo so.
EVA
Secondo me lo devi incontrare.
Si rivolge alle altre.
EVA
No? Tu che ne pensi Francesca?
FRANCESCA
Anche secondo me lo deve incontrare. Gliel'ho
sempre detto.
EVA
E secondo te, Angelica?
ANGELICA
Non so se è meglio avere un padre oppure no…
Tanto siamo comunque una generazione senza
padri.
EVA
Beh, tu un padre ce l'hai avuto, e anche
piuttosto ingombrante.
Lo squillo di un cellulare le interrompe. Angelica si
alza.
ANGELICA
E' il mio. E' nell'altra stanza.
Angelica si affretta a uscire. Eva la osserva e quando
vede che è uscita, si rivolge sottovoce alle altre due.
EVA
Avete saputo che la madre di Angelica ha un
cancro al seno?
IRMA
(sorpresa)
No, non sapevo niente.
EVA
La operano tra qualche giorno. Ma è meglio non
parlarne. Angelica è molto depressa. A meno che
non metta lei il discorso in mezzo.
Il rumore dei passi di Angelica che rientra spinge Eva a
cambiare discorso.
EVA
Ma avete visto quante rose? Siamo inondate di
rose rosse.
Angelica compare sulla porta e va a sedersi.
ANGELICA
Sì, c'è un odore nauseabondo.
FRANCESCA
(a Eva)
Come mai tutti questi fiori?
EVA
C'è un pazzo, anonimo, che manda fasci di rose
rosse a mia madre. Oggi è arrivato il terzo in
una settimana.
IRMA
E non avete scoperto chi è?
EVA
Io un'idea ce l'ho. Secondo me, glieli manda un
certo Attilio, uno che se la fila, ma lei non lo
ammetterà mai.
Angelica si versa dello spumante, poi prende il bicchiere
e si alza.
ANGELICA
Voglio proporre un brindisi alla nostra
"selvaggia", che tra qualche giorno comincia il
suo film. Un grande in bocca al lupo.
TUTTE
Crepi!
EVA
Grazie, siete molto carine.
ANGELICA
Sei contenta, no?
EVA
Certo.
IRMA
E' una bella occasione.
EVA
(a Irma)
Ma tu non dovevi fare una cosa per la
televisione?
IRMA
Sì, una specie di telenovela, ma non credo che
accetterò. Dovrei lavorare per un anno quasi
tutti i giorni. Come un'impiegata. Non reggerei
mai… Forse me ne vado in Brasile.
ANGELICA
A fare che?
IRMA
Un'amica mi ha proposto di lavorare con lei,
organizzano una mostra sull'Amazzonia.
EVA
Ma così rinunci a fare l'attrice…
ANGELICA
Addio sogni di gloria…
IRMA
Ma sono incerta, non lo so, non ho ancora
deciso.
Francesca interviene, rivolgendosi ad Eva.
FRANCESCA
Quindi, da lunedì, levatacce e orari
superregolari.
EVA
(scherzando, anzi buffonesca)
Lo prometto. Andrò a letto con le galline,
studierò il copione, farò ginnastica ma
soprattutto…
Si rivolge ad Angelica, come se fosse una scherzosa e
condivisa parola d'ordine.
EVA
No drugs…
EVA e ANGELICA
(in coro)
No sex.
EVA
Affanculo a tutti.
40. Strada quartiere residenziale e cortile. Est. Notte.
La strada e poi il cortile: deserti. Il silenzio della
notte è appena disturbato dallo stormire delle foglie e
dal rumore di fondo della città, che arriva molto
attutito.
41. Appartamento famiglia Angelica. Int. Notte.
Il soggiorno. Angelica è alla finestra, lo sguardo che
vaga verso l'esterno, dove ci sono le cime degli alberi
appena mosse dal vento. Poi si volta.
ANGELICA
A che ora dobbiamo stare in clinica?
La madre di Angelica, Elena, è seduta in poltrona con una
tazza fumante tra le mani. E' una donna bruna e magra, di
poco oltre i cinquant'anni, del resto portati molto bene,
malgrado la malattia.
ELENA
Entro le otto.
ANGELICA
Comunque dobbiamo alzarci presto. Forse è meglio
che vai a letto.
ELENA
Sì, finisco la tisana e mi preparo.
Il bagno. Angelica sta finendo di lavarsi i denti. Si
sciacqua la bocca, depone lo spazzolino, prende
l'asciugamano. Un rumore leggero di passi la fa voltare.
Sulla porta compare Elena. E' in camicia da notte. Sul
volto una smorfia di pianto appena trattenuto. Angelica
la guarda.
ELENA
Ho paura.
Una brevissima pausa.
ELENA
Ho paura di morire.
Poi scoppia a piangere, portandosi le mani sul volto.
Angelica la raggiunge e l'abbraccia.
ANGELICA
Ti prego, mamma.
La camera da letto. Elena è seduta sulla sponda del
letto, un fazzoletto tra le mani. Lo scoppio di pianto è
passato. Ora ha recuperato tutta la sua dignità. Angelica
le offre una sigaretta.
ELENA
Ho smesso da due anni ma stasera una sigaretta
la fumo lo stesso.
Prende la sigaretta. Angelica la fa accendere, accende a
sua volta.
ELENA
(riflessiva)
Ho paura di morire ma spero che dopo… non mi
farò prendere dall'abbattimento… Devo lottare,
lo so, hai ragione… Ma comunque andranno le
cose, anche se mi resta da vivere solo qualche
mese, dopo la convalescenza tornerò a vivere a
Roma, qui. Tuo padre è morto da sette anni ma il
suo fantasma aleggia ancora dovunque, nella casa
di Ravello e in quella di Napoli, e io non
resisto più.
Angelica, che è in piedi accanto a un comò, ascolta in
silenzio fumando. Elena si volta verso di lei.
ELENA
Da quanto tempo non ci vediamo? L'ultima volta
risale a tre anni fa.
Angelica continua a non rispondere, ma ora sembra
mostrare fastidio per le parole e per il tono della
madre.
ELENA
Te ne sei andata senza nessun rimpianto.
ANGELICA
Mamma, scusa, il melodramma no!
Elena non risponde subito, sembra riflettere.
ELENA
Ancora non mi hai perdonato…
ANGELICA
(la interrompe)
Non si tratta di perdonare.
ELENA
Con la morte di tuo padre, ero obbligata a
farlo. Non avevo scelta. L'avresti saputo
comunque. Avevi vent'anni, potevi capire.
ANGELICA
(si accalora)
Dovevi dirmelo prima, quando lui era vivo.
ELENA
Mi avrebbe ammazzata.
ANGELICA
Dovevi farlo per me.
Elena scuote inpercettibilmente la testa. Tacciono
entrambe, per qualche momento. Angelica spegne la
sigaretta e va a sedersi su una poltroncina ai piedi del
letto.
ANGELICA
Non mi hai mai detto come ha fatto a
convincerti… voglio dire, a mettere in piedi
tutta la sceneggiata.
ELENA
Non ha avuto bisogno di convincermi… Tua madre è
morta in clinica, a Roma, questo lo sai. Quello
stesso giorno è venuto in teatro da me. E'
venuto in camerino. C'era una mia amica, l'ha
pregata di uscire, ha chiuso la porta e mi ha
detto: ho messo incinta una ragazza, la
cameriera di mio fratello, stamattina ha
partorito una bambina ma lei è morta, tanto
avevo già deciso di sposarti, questo è un motivo
in più per farlo… Così, brutale e definitivo. Io
non sapevo nulla di quella storia. Mi sono
limitata a guardarlo e a dire sì, a tutto… Ma
ero già innamorata cotta di lui. Avevo la tua
età, ventisette anni. Lui era un grande attore,
ed era ancora un bell'uomo, malgrado i 55 anni.
Ci ero già stata a letto. Così mi ha portata a
Napoli in pompa magna… Un anno dopo è nato
Antonio… Eravamo l'immagine di una famiglia
felice.
Fa una pausa. Sospira.
ELENA
Ma non sono stati un idillio i vent'anni
successivi, a prescindere dalla malattia. E non
parlo per me, parlo ad esempio per Antonio. Non
che non gli volesse bene. Stravedeva solo per
te, perché la sua passione erano le donne. Degli
uomini, contava solo lui.
ANGELICA
Hai dei rimpianti?
ELENA
No, credo di no. Gli ho sacrificato molte cose,
ma se questi ventisette anni si potessero
bruciare in un attimo e lui mi facesse la stessa
domanda, penso che risponderei di sì... Ma
adesso è finito. In qualche modo devo tornare a
casa.
Sulle parole di Elena, la mdp va a inquadrare Angelica,
che è persa dietro i suoi pensieri.
42. Strada abitazione Eva. Est. Sera.
Una berlina accosta al marciapiede e si ferma. Ne scende
Eva, con una borsa. Chiude la portiera e attraverso il
finestrino si rivolge al giovane autista.
EVA
Allora, grazie e buona serata.
AUTISTA
Buona serata anche a te.
EVA
Domattina alle sei e trenta?
AUTISTA
Esatto, sei e trenta.
Eva fa una smorfia di disappunto. L'autista sorride.
EVA
Okay, ciao.
AUTISTA
Ciao.
L'automobile si allontana.
Eva esce da un tabaccaio e si avvia verso casa. Dopo
pochi passi rallenta, un po' sorpresa.
EVA
E tu che ci fai qui?
E' Guido che le viene incontro. Contrariamente al solito,
indossa giacca e cravatta, anche se di tipo molto
giovanilistico, e sfodera un bel sorriso.
GUIDO
Come stai?
Lei lo prende bonariamente in giro.
EVA
Ti sei messo la cravatta.
GUIDO
E' per l'invito a cena.
EVA
Guarda che prima, al telefono, dicevo così, mica
mi riferivo a stasera.
GUIDO
Cogliamo l'occasione, visto che sto qua.
EVA
Com'è che bazzichi questa zona, adesso?
GUIDO
Chi te l'ha detto.
EVA
Mia madre.
GUIDO
Sì, l'ho incontrata al mercato. A volte dormo da
un amico, che abita qua dietro. Stiamo cercando
di preparare un esame.
EVA
Capirai…
Eva si avvia, lui la segue.
EVA
Senti Guido, non è aria. Sono stanca e domani
devo alzarmi alle cinque e mezzo. Io lavoro. E
poi c'è mia madre.
GUIDO
Ma che hai capito? Faccio il bravo ragazzo.
Vengo a cena da te, anche con tua madre, e poi
me ne torno a casa e vado a letto anch'io.
Si allontanano mentre continuano a parlare.
43. Appartamento Eva. Int. Notte.
Il soggiorno. Portando un vassoio con una bottiglia e tre
bicchierini, Sofia entra e raggiunge il tavolo dove sono
seduti Eva e Guido. La cena è alla fine.
SOFIA
Questo è un limoncello che ho fatto io. Guido?
GUIDO
Sì, grazie.
Sofia versa il liquore nel bicchierino.
SOFIA
E tu Eva?
EVA
No, per carità.
Sofia riempie un altro bicchierino e si siede.
EVA
Sentite, io devo andare a letto. Domani è una
giornataccia.
GUIDO
Adesso vado via anch'io.
Eva si alza.
EVA
No, ma guarda, tu puoi restare, non c'è
problema… ma io devo andare.
GUIDO
Finisco il limoncello e me ne vado.
SOFIA
Buonanotte, tesoro.
EVA
Buonanotte.
Guido si alza e le da un bacio sulla guancia.
GUIDO
Ciao, buonanotte. E buon lavoro.
EVA
Grazie.
Eva esce dalla stanza. Tra Guido e Sofia cala un certo
imbarazzo. E' lui a rompere per primo il silenzio.
GUIDO
E' buono questo limoncello.
SOFIA
Lo facciamo con i limoni di Amalfi. Sono molto
profumati.
Guido sorseggia il limoncello e poi abbozza uno strano
sorriso.
GUIDO
Anche le rose sono molto profumate.
Fa un cenno con la testa verso i due vasi con i fiori che
troneggiano su un mobile.
SOFIA
C'è un piccolo mistero dietro quelle rose.
GUIDO
Un mistero?
SOFIA
Non si sa chi me le manda.
GUIDO
Sarà un ammiratore.
Lei si schermisce con un sorriso.
SOFIA
L'altro giorno ho fatto una figuraccia con una
persona, un caro amico. Ero convinta che fosse
lui a mandarmele, ma non era così. L'ho messo
veramente in imbarazzo.
Ora il sorriso di Guido, che la guarda sfacciatamente
negli occhi, è diventato più franco. Anche lei lo guarda…
e finalmente capisce.
SOFIA
(sottovoce, sorpresa)
No… sei stato tu?
Il sorriso compiaciuto di Guido, accompagnato da un
leggero cenno della testa, è la più chiara delle
risposte.
SOFIA
(allarmata)
Sei pazzo.
GUIDO
Pazzo d'amore.
SOFIA
Mi prendi in giro. Non dire sciocchezze
Sofia gli lancia uno sguardo sempre più allarmato. Poi
beve un sorso di liquore, come per darsi un contegno.
SOFIA
Ti sarà costato un patrimonio.
GUIDO
I soldi si trovano.
Lei di nuovo gli lancia uno sguardo preoccupato. Vorrebbe
dire qualcosa.
SOFIA
Senti…
Lui la interrompe. Il tono è ingenuamente sfrontato ma
molto serio.
GUIDO
Da quando ti ho vista, quella notte, non riesco
a pensare ad altro. Mi sono innamorato di te,
non posso farci niente.
SOFIA
Ma cosa dici?
Il rumore di una porta che si chiude li fa voltare.
Passi. Un'altra porta che si chiude.
SOFIA
Senti, tu adesso dimentichi tutte queste
sciocchezze, te ne vai a casa e non ne parliamo
più.
GUIDO
Vuoi che ne parlo con Eva? Lo faccio subito, se
vuoi.
Guido, che è sempre molto serio, sembra determinato.
Accenna ad alzarsi. Sofia lo blocca, poi fa una smorfia
di disperazione, che a questo punto è quasi buffa.
SOFIA
(abbassando sempre più la voce)
Calmati. Ma cosa vuoi dire, cosa vuoi fare?
Pazzo. Per favore, vai a casa e non parliamo più
di questa storia.
Si alza e comincia a sparecchiare mentre Guido, immobile,
continua a fissarla con un'espressione tronfia e
infantile insieme.
43 A. Clinica. Int./Est. Pomeriggio.
Angelica e Antonio raggiungono la macchina automatica del
caffè, che è accanto all'uscita. Lui infila alcune
monete, lei si accende una sigaretta.
ANGELICA
Torni a Napoli?
ANTONIO
Aspetto il risultato della biopsia e poi parto.
ANGELICA
E' importante?… Il professore ha detto che è
andato tutto bene.
ANTONIO
Certo che è andato tutto bene… Ma adesso bisogna
pensare a quello che viene dopo, stabilire una
terapia, un calendario di controlli…
ANGELICA
Comunque parti tranquillo, di lei mi occupo io.
ANTONIO
Qui ha tutta l'assistenza che le occorre.
Angelica lo guarda, mentre beve il suo caffè, ma questa
volta non ha voglia di ribattere.
ANGELICA
Esco a fumare.
Si volta e se ne va. Lui butta la tazzina di plastica nel
cestino senza replicare.
44. Appartamento Francesca. Int. Sera.
Nella sua stanza, Francesca sta sistemando il computer
portatile nella borsa. Sul pavimento, già pronte, una
valigia con le ruote e un'altra borsa.
Dalla porta semiaperta giunge la voce di Aldo.
ALDO (off)
Francesca, siamo a tavola.
FRANCESCA
Arrivo.
Il tinello. Al tavolo, apparecchiato per tre, sono seduti
Aldo e Teresa, una donna sui 45 anni. Francesca entra e
va alla sedia vicina al posto vuoto, ma rimane in piedi.
FRANCESCA
Scusate, ma io vado via, vado a stare da
un'amica per qualche giorno, poi forse vado a
Milano dalla zia.
Il tono, come l'atteggiamento, di Francesca è al tempo
stesso timido e deciso.
FRANCESCA
Mi dispiace, ve l'avrei detto prima, ma poi mi
sono distratta a fare la valigia.
Aldo è sorpreso. Porta lo sguardo da Francesca a Teresa,
la cui reazione è molto più compassata, poi di nuovo su
Francesca.
ALDO
E perché vai a stare da quest'amica?
FRANCESCA
Stiamo facendo il mio sito e così è più comodo
che io stia lì.
ALDO
Nessuno ti ha mai imposto costrizioni di orario,
mi pare.
FRANCESCA
Lo so, ma per me è più comodo, lei preferisce
lavorare di notte.
Di nuovo Aldo getta un rapido sguardo a Teresa, che
ostenta un'aria del tutto neutrale.
ALDO
Potresti almeno fermarti a cena, considerato che
non hai
avuto la buona grazia di avvertirci di questa
fuga.
FRANCESCA
Davvero, mi dispiace, ma devo andare. Sono
invitata a cena fuori.
Vorrebbe scappare, ma non sa come concludere.
FRANCESCA
Tanto… ci sentiamo sul cellulare.
Si volta e si allontana, con passo deciso ma senza
fretta.
Aldo, immobile, la guarda andare via con un'espressione
che è un misto di rabbia e di impotenza.
Sul volto di Francesca c'è invece un piccolo sorriso di
trionfo, mentre frettolosamente raggiunge la stanza e vi
entra.
La ragazza continua a sistemare il computer e gli
accessori nella borsa. Un rumore di passi concitati la fa
voltare. C'è una leggera apprensione nel suo sguardo.
Sulla porta compare Aldo, che si ferma, un'espressione
rabbiosa sul volto.
Francesca sostiene lo sguardo dell'uomo con fermezza.
Sul volto di Aldo la rabbia si scioglie in un'espressione
di tenerezza e quasi di malinconia.
ALDO
Tornerai?
FRANCESCA
No.
Per un momento tacciono entrambi.
ALDO
Ho sempre cercato di immaginarmi questo momento,
sapevo che prima o poi sarebbe arrivato…
Francesca distoglie lo sguardo. Aldo continua a fissarla
con un'espressione di dolorosa tenerezza.
ALDO
Per favore, telefona qualche volta.
FRANCESCA
Sì.
Poi Aldo si volta e scompare. Francesca chiude la borsa
del computer.
45. Strada abitazione Irma. Est. Sera.
Un'auto accosta al marciapiede e si ferma. Ne scende
Francesca, che apre il bagagliaio e tira fuori la valigia
e la borsa. Poi chiude la macchina e si avvia sul
marciapiede trascinandosi dietro la valigia.
46. Appartamento Irma. Int. Sera./Notte.
Irma sta lavorando al computer. Il suono del campanello
la fa voltare. Si alza va alla porta.
IRMA
Chi è?
FRANCESCA (off)
Sono Francesca.
Irma è appena un po' sorpresa mentre apre la porta e
scopre Francesca con valigia e borse.
IRMA
Ciao.
FRANCESCA
Ciao. Ho appena fatto la grande fuga dalla casa
dei mosconi.
IRMA
Cioè?
FRANCESCA
Me ne sono andata, semplicemente, come dicevi
tu.
IRMA
Ho capito.
FRANCESCA
Mi ospiteresti per una notte?
IRMA
Beh, scusa, entra… Certo.
Si fa da parte per consentire a Francesca di entrare.
IRMA
Ti do una mano.
FRANCESCA
No, grazie, ce la faccio benissimo.
Francesca entra. Leggiamo un'espressione di perplessità
sul volto di Irma mentre chiude la porta.
Notte. Le due ragazze sono a letto, di fianco, un po'
discoste l'una dall'altra. Irma, che sembra dormire, dà
le spalle a Francesca, che è sveglia.
Il miagolio di un gatto, leggero ma molto presente, come
se fosse dietro la finestra.
FRANCESCA
C'è un gatto.
Una breve pausa.
IRMA
Si chiama Rabuffo.
FRANCESCA
E' un nome… buffo.
Ancora una pausa.
IRMA
E' un gatto che circola nel palazzo. Gli diamo
da mangiare a turno.
Di nuovo il miagolio, questa volta più forte e
insistente.
FRANCESCA
Forse è in amore.
Una pausa.
IRMA
Ha soltanto fame.
Francesca non risponde subito, poi dice in un sussurro:
FRANCESCA
Fame d'amore.
E intanto uno spicchio di luce fa brillare la sua mano
che si allunga verso il corpo di Irma. Irma si volta. I
due corpi si avvicinano.
47. Strada clinica. Est. Giorno.
Eva, in tuta e scarpe da ginnastica, sta scendendo da
un'auto parcheggiata. Accanto a lei c'è Angelica.
EVA
Sì, dovevo girare fino a tardi stasera, ma hanno
cambiato il piano di lavorazione…
ANGELICA
E come mai?
EVA
Per casini loro, non so… Così ero libera e ti ho
chiamata.
Eva chiude l'auto.
ANGELICA
Sono così contenta di vederti. Sono chiusa da
cinque giorni in quest'ospedale terribile…
Si avviano.
EVA
Ero un po' preoccupata.
ANGELICA
E la macchina?
EVA
Me l'ha prestata l'aiutoregista.
ANGELICA
E com'è?
EVA
L'aiutoregista? Piuttosto carino, ma non l'ho
ancora esplorato.
48. Clinica. Est. Giorno.
Eva e Angelica passeggiano lungo un viale della clinica.
EVA
Sono contenta che è andato tutto bene. Così
anche tu ti senti più… sollevata, non so.
Angelica non risponde.
EVA
E quando la dimettono?
ANGELICA
Fra due giorni.
EVA
E dove la portate?
ANGELICA
Prima va in convalescenza a Ravello. Poi verrà a
Roma, anche perché deve fare la terapia e poi la
ricostruzione. La strada è lunga. Comunque ha
già dato ordini per riarredare la casa, e io
naturalmente mi sono presa l'incarico di
supervisionare.
Ora hanno raggiunto una panchina. Si siedono.
EVA
Quindi viene a vivere a Roma?
ANGELICA
Certo, e sono convinta che se la chemioterapia
non la spenna completamente, tornerà a fare
l'attrice. Per lo meno ci sta pensando.
EVA
Mi pare strano dopo tanto tempo.
ANGELICA
Ma riflettici, ha tutte le carte in regola. E'
una cinquantaquattrenne ancora piacente. Vedova
del Grande Attore. In più adesso può dare in
pasto al pubblico la storia patetica del cancro
al seno. "La coraggiosa lotta di una donna
contro il male."… Sai, ci vanno a nozze… Come
minimo quelli di Un posto al sole le offrono un
ruolo da guest-star. Ma può aspirare a di più, a
molto di più, grazie al nome del Grande Porco.
EVA
Senti, mettila come vuoi, se la caverà… questo è
l'importante. Dovresti essere contenta.
ANGELICA
Certo che sono contenta. E infatti l'assisto,
faccio il mio dovere filiale. Sono un po' meno
contenta che viene a Roma.
Eva si alza.
EVA
Senti, perché non mi accompagni? Passo da casa,
mi cambio e poi andiamo al cinema.
ANGELICA
No, assolutamente non posso. Devo andare a
prendere della biancheria e poi devo tornare
qui. (Scherzosa e autoironica) Scapperei
volentieri ma non posso… se no i sensi di colpa
mi mangiano.
49. Strada abitazione Eva. Est. Giorno.
Eva chiude la portiera della macchina, fa scattare
l'antifurto col telecomando e si avvia lungo il
marciapiede.
50. Appartamento Eva. Int. Giorno./Notte
L'ingresso. La porta si apre. Eva entra, la richiude,
depone la borsa sul divanetto e si avvia.
Il corridoio. Eva fa due passi, poi si ferma e si mette
in ascolto. Da dietro la porta della camera della madre
giungono un mugolio ritmico e dei rumori inequivocabili.
Eva sorride, poi avanza in punta di piedi verso la porta
per ascoltare meglio. Ora il mugolio di piacere è molto
più chiaro e la voce femminile sembra proprio quella di
Sofia.
Eva sorride sorniona e mormora tra sé:
EVA
Fucking Attilio! Oh yeaaa!
Poi, ridacchiando e muovendosi pagliaccescamente, con
esagerata lentezza, raggiunge la porta della sua camera,
la apre piano piano e si chiude dentro.
La camera di Eva. La ragazza finisce di spogliarsi e si
infila un accappatoio. Poi torna verso la porta, la apre
con cautela, sporge la testa per verificare se il campo è
libero. Tutto tace. Eva sta quasi per uscire quando un
ticchettio di tacchi femminili la blocca. Rapidamente
chiude un po' di più la porta, continuando a spiare.
La porta della camera della madre si apre all'improvviso.
Eva sbarra gli occhi per la sorpresa.
Sulla soglia, seminudo, c'è Guido. Indossa soltanto una
mutandina da donna orlata di pizzi e un paio di scarpe
femminili coi tacchi alti. Ancheggia un po', sorridendo.
Fa una giravolta.
GUIDO
Com'è il mio culo?
Dall'interno della camera arriva la voce, gioiosa, di
Sofia.
SOFIA
E dài, smettila, buffone.
Un leggero rumore. Guido si volta.
GUIDO
Oh cristo!
Eva è sulla porta della sua camera. C'è quasi un mezzo
sorriso sulle sue labbra. In ogni caso è più esterrefatta
che incazzata.
Come un fulmine, Guido si infila nella camera e chiude la
porta.
Eva viene avanti, è sulla porta, la apre.
Sofia è seduta al centro del letto, i capelli
scarmigliati, il lenzuolo tirato su verso il collo. Guido
è seduto da un lato, di spalle, e furiosamente si sfila
le scarpe e la mutandina.
La faccia di Sofia si arriccia in una smorfia di pianto.
SOFIA
(con la voce rotta)
Eva, tesoro.
Notte. Il soggiorno. Le luci sono spente. Sofia è seduta
sul divano, lo sguardo rivolto alla finestra (da dove
arriva un po' di luce), la mano che tormenta un
fazzoletto, gli occhi lucidi e il trucco sfatto per il
pianto. Una vera "mater dolorosa".
Il rumore della porta che si apre e dopo un po' si
richiude.
Sofia si volta, accavalla le gambe, poi di nuovo volge lo
sguardo verso la finestra.
Sulla porta compare Eva. L'espressione è un po' torva,
l'apparente calma dopo la tempesta. La mano va con
sicurezza all'interruttore e accende la luce.
Sofia arriccia gli occhi per la luce improvvisa.
SOFIA
Dove sei stata? Ero preoccupata.
Il tono è sofferto e umile. Eva non risponde.
SOFIA
Hai fame?
Eva si volta e va via. Sofia la segue con lo sguardo, poi
sospira, scuote la testa e socchiude gli occhi.
Un rumore violento, come di qualcosa che cade, e poi uno
sbattere di porte, cassetti aperti con violenza.
Sofia si scuote, si alza, si precipita a uscire.
La camera di Sofia. Il borsone della madre è sul letto.
Eva ha aperto l'armadio e tirato in mezzo alla stanza i
cassetti e ora sta ficcando con furia, alla rinfusa, la
biancheria dentro la borsa.
Sofia compare sulla porta.
SOFIA
Che fai?
EVA
(furiosa)
Ti faccio la valigia, se non l'hai capito!
Sofia la fissa per un attimo, poi è come presa da un
attacco isterico. Urla.
SOFIA
E smettila! La faccio io!
Eva si interrompe, la guarda con aria truce, con un gesto
violento butta all'aria la borsa.
EVA
E allora spicciati, così ti togli dai coglioni!
Esce dalla stanza e dopo un po' si sente il rumore di una
porta che si apre e si chiude con violenza.
L'ingresso. Sofia, con in mano il borsone, apre la porta,
esce e se la chiude alle spalle.
51. Scale e androne palazzo Eva. Int. Notte.
Sofia - l'aria desolata, lo sguardo vago - è seduta sugli
ultimi scalini accanto all'ascensore. Ha in mano un
cellulare. Un rumore di passi la fa voltare.
E' Eva che viene giù e la raggiunge. La rabbia fredda di
poco prima sembra sia in parte sfumata.
Sofia ficca il cellulare nella borsetta.
EVA
Le chiavi.
SOFIA
Cosa?
EVA
Hai dimenticato di darmi le chiavi.
SOFIA
Ah, sì, scusami.
Si affretta a riaprire la borsetta, cerca le chiavi, le
trova, le porge ad Eva, che le prende e le ficca in
tasca.
EVA
Dove vai a quest'ora?
SOFIA
Ho chiamato Attilio col cellulare. Tra un quarto
d'ora è qui. Mi accompagna lui a Napoli, in
macchina.
Eva si siede un gradino più su di lei.
EVA
E dove vai, a Napoli?
SOFIA
Vado a casa, dove vado?
EVA
Hai avvertito papà che arrivi?
SOFIA
(spazientita)
Non l'ho ancora fatto ma lo farò. E' ovvio che
lo farò.
Abbassa la testa e si copre il volto con una mano.
SOFIA
(la voce è già rotta)
Ma adesso non mi va.
Lo scoppio di pianto arriva improvviso e inevitabile.
SOFIA
Dio, che vergogna! Che vergogna!
Eva le poggia una mano sulla spalla.
EVA
Dài, smettila, non fare così.
52. Appartamento Irma. Int. Giorno.
Il bagno. Irma, in maglietta e mutande, si sta lavando i
denti. Si sciacqua la bocca, poi d'impulso, ancora con lo
spazzolino in mano, esce dal bagno ed entra nella stanza.
Francesca è seduta in mezzo al letto col computer
portatile davanti.
IRMA
Senti, io penso che è meglio se non resti qui.
E' un casino… Lo spazio è quello che è… Mi
dispiace.
FRANCESCA
(tranquilla)
Sei pentita?
IRMA
Ma no, che c'entra?… Davvero… Ieri mi ha
telefonato Eva. La madre se n'è andata. La
camera è libera. Lei te l'affitta volentieri.
FRANCESCA
Hai ragione. Farò così.
Irma va a sedersi sul letto.
FRANCESCA
Mi dispiace, sono stata invadente.
Una pausa.
IRMA
E' che sono combattuta…
FRANCESCA
No, hai ragione, è meglio così.
IRMA
Sono confusa.
Francesca spegne il portatile.
FRANCESCA
Parti per il Brasile? Ho visto che l'altra sera
chattavi con l'indio.
IRMA
Forse sì.
FRANCESCA
Quando incontri il professore?
IRMA
Domani.
FRANCESCA
Sei emozionata?
IRMA
No… Forse solo un po' tesa.
52 A. Ingresso cinema. Est. Notte.
Un gruppo di spettatori esce alla spicciolata dall'ultimo
spettacolo. Tra essi c'è Roberto, che si ferma, saluta un
amico e poi guarda verso l'interno del cinema.
Tra gli ultimi spettatori che si affrettano a uscire
notiamo Angelica.
Roberto si muove per raggiungerla.
ROBERTO
Angelica…
Lei si volta. E' appena un po' sorpresa.
ANGELICA
Oh, ciao.
Lui la raggiunge. Insieme si allontanano di qualche
passo.
ROBERTO
Come va?
ANGELICA
Così…
ROBERTO
Ho saputo di tua madre, mi dispiace.
Angelica ha un impercettibile moto di fastidio ma non
replica.
ROBERTO
Ho provato a chiamarti, ma non rispondi mai…
ANGELICA
Sono un po' presa.
ROBERTO
Se la caverà, è una donna forte.
ANGELICA
Ah, per questo… E tu? Te la spassi sempre,
spero…
ROBERTO
Se alludi alla storia con Enrica, è morta e
finita.
ANGELICA
A te non manca mai la selvaggina.
ROBERTO
E invece mi sono preso una vacanza sentimentale,
devo riflettere… Senti, perché non andiamo a
bere qualcosa da qualche parte?
ANGELICA
No, mi dispiace. E' tardi e sono stanca… e
domani ho un mucchio di cose da fare.
ROBERTO
Ma vediamoci uno di questi giorni.
ANGELICA
Ti chiamo io appena sono più libera.
E intanto, bruscamente, si muove per andarsene, come se
volesse sottrarsi a un qualsiasi contatto con Roberto.
ROBERTO
Okay, ciao.
ANGELICA
Ciao.
Lo dice appena voltandosi, mentre si allontana a passi
svelti.
53. Piazza centro storico. Est. Giorno.
Irma è seduta sulle gradinate di un imponente edificio
del centro storico e legge un libro. Dopo un po', dà
un'occhiata all'orologio da polso, si guarda intorno, poi
si reimmerge nella lettura.
Un uomo di circa 60 anni, magro, distinto, elegante,
viene avanti nella sua direzione. Quando è a pochi passi
dalla ragazza, la osserva meglio e abbozza un leggero
sorriso.
PAOLO
Ciao, Irma.
La ragazza si volta, lo scruta per qualche momento, poi
sorride anche lei.
IRMA
Ciao, Paolo.
Mette il libro nella borsa e si alza.
IRMA
Beh, diamoci un bacio.
Con disinvoltura, gli si accosta e lo bacia sulle guance.
Lui è un po' rigido ma ostenta un sorriso disinvolto.
PAOLO
Vogliamo fare due passi?
IRMA
Volentieri.
Si avviano.
54. Ristorante sul Tevere. Est. Giorno.
Il barcone-ristorante ancorato alla riva, sulle acque
limacciose del Tevere.
Irma e Paolo sono seduti a un tavolo, in attesa di essere
serviti.
PAOLO
No, non mi sono mai sposato, e neanche ci ho mai
pensato.
IRMA
Quindi vivi da solo?
PAOLO
Da due anni, da quando è morta mia madre.
Irma lo prende un po' in giro.
IRMA
Vuoi dire che fino a due anni fa vivevi con tua
madre?
PAOLO
Sai, lei era una vecchia signora un po' snob e
la casa è talmente grande, che ci si incontrava
non più di due volte a settimana, in genere per
un tè.
IRMA
E adesso continui a vivere in questa grande
casa?
PAOLO
Oh, sarebbe piuttosto complicato spostarmi. Lì
c'è la biblioteca di mio padre, che era un
sanscritista, più o meno come me, e ci sono i
libri che ho accumulato in questi anni. Sono
migliaia di volumi…
IRMA
Insomma, una specie di museo.
PAOLO
Più o meno. E' una biblioteca importante, di cui
non potrei fare a meno.
Un cameriere porta in tavola una bottiglia di vino.
CAMERIERE
Ecco il vino… Ancora un attimino di pazienza,
eh.
Si allontana. Paolo versa il vino mentre Irma riprende
subito il suo interrogatorio.
IRMA
E mamma, come l'hai conosciuta?
PAOLO
Immagino tu sappia già tutto.
IRMA
Al contrario. Lei si rifiuta di parlarne.
PAOLO
Ti confesserò che quando ho ricevuto la sua
prima lettera, ho fatto fatica a ricostruire gli
eventi di quel periodo. Anche la sua figura, i
suoi lineamenti, non li ricordo più, non riesco
a metterli a fuoco. (Sorride) Spero che ti
somigli.
IRMA
Oh, per niente.
PAOLO
Nei primi anni settanta ho insegnato a Roma per
qualche tempo. Ero giovane, non avevo ancora la
cattedra. Ci siamo frequentati per due o tre
mesi, se non ricordo male. Poi l'ho persa di
vista. Del resto l'anno dopo sono rientrato a
Torino. Credo fosse una studentessa.
IRMA
Mamma ha fatto sì e no la terza media.
PAOLO
Certamente mi sbaglio io. Ho dei ricordi molto
vaghi.
IRMA
E lo sapevi che era rimasta incinta?
PAOLO
No… Anche se forse, una delle ultime volte che
ci siamo visti, lei aveva fatto qualche
allusione. Ma poi sono partito, ci siamo persi
di vista e io neanche ci ho pensato più.
Tacciono per un momento entrambi.
IRMA
Non dev'essere stato un grande amore.
PAOLO
No, non credo.
Paolo sorseggia un po' di vino. Di nuovo tra i due cala
il silenzio.
PAOLO
Ma parliamo di te.
IRMA
Ormai sai già tutto.
Sorride.
IRMA
A proposito, come l'hai scoperto il mio sito?
Mica me l'hai detto.
PAOLO
E' stato il mio avvocato.
IRMA
L'avvocato?
PAOLO
Ha fatto un po' di ricerche su di te. Era ovvio,
dopo… il clamoroso annuncio di tua madre.
IRMA
Beh, posso immaginare.
Sorride. Il tono è leggermente provocatorio.
IRMA
Comunque sono contenta che ti è piaciuto…
Paolo tira fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette.
Lo offre a Irma.
PAOLO
Posso offrirti…
IRMA
No, grazie, non fumo.
PAOLO
Ti disturbo se lo faccio io?
IRMA
Per niente.
Paolo si accende una sigaretta. Irma sorride, sempre più
provocatoria.
IRMA
Ma ti è piaciuto proprio?
PAOLO
Alludi alle foto di nudo?
IRMA
Anche.
PAOLO
Beh, mi sembra naturale avere una reazione da
maschio davanti a una sconosciuta bella ragazza.
Malgrado la disinvoltura, si capisce che Paolo è un po'
imbarazzato. Irma se ne rende conto, ma evidentemente ha
deciso di continuare a provocarlo. Abbassa la voce e in
tono più intimo dice:
IRMA
Sai, a volte qualcuno mi scrive e mi racconta
che si è masturbato guardando le mie foto.
Succede abbastanza spesso, anche se le mie non
sono foto porno.
PAOLO
E qual è la tua reazione in questo caso?
IRMA
All'inizio mi dava un po' fastidio. Ma adesso
no, anzi mi piace. Qualche volta perfino mi
eccito. Sai, in Internet c'è gente strana, a
volte piena di fantasia. Mi raccontano tutti i
dettagli, anche quelli più intimi… Mi scrivono
anche delle donne, per raccontarmi tutto quello
che mi farebbero… In genere sono le più
esplicite… Mi piace, lo ammetto, sono molto
narcisa.
Paolo abbozza un mezzo sorriso e scuote la testa, come
per nascondere l'imbarazzo.
PAOLO
E ti è mai successo di incontrare… nella realtà…
uno dei tuoi ammiratori virtuali?
IRMA
Assolutamente mai. Tu sei il primo.
Su questa battuta, la mdp scarta sul fiume e va a
inquadrare una barca con due vogatori che fila veloce
sulle acque torbide del Tevere.
55. Appartamento Eva. Int. Sera.
Eva, in maglietta e mutande, è seduta in mezzo al letto,
abbracciata a un cuscino. Francesca è in piedi,
appoggiata a un mobile, e sgranocchia una mela. Sono in
piena conversazione.
FRANCESCA
E lui che ha fatto dopo?
Eva, che è piuttosto allegra, racconta mimando e imitando
caricaturalmente le voci.
EVA
Si è messo a piangere. Piangeva come un vitello.
E ripeteva: sono innamorato, sono innamorato. E
dall'altro lato c'era lei, mia madre, che
piangeva, piangeva e ripeteva: che vergogna, che
vergogna. Una scena folle.
Francesca ride mentre Eva continua a fare smorfie,
imitando i due che piangono.
EVA
A questo punto me ne sono uscita e vaffanculo.
Ora il tono è un po' più serio.
EVA
Credimi, non l'ho cacciata per una reazione di
gelosia, ma perché lei mi aveva rotto le palle.
Doveva stare qui qualche giorno, e si è piazzata
per due mesi, o quasi… E poi con Guido avevo già
deciso di tagliare. Era un rapporto troppo
morboso, troppo perverso. E con lui mi
strafacevo sempre troppo.
Di nuovo sorride.
EVA
Ma appunto, ti immagini il perversone
strafattone che piange come un pargolo: guè,
guè, guè.
Ridono tutt'e due.
FRANCESCA
Gratta il perverso ed esce il latin-lover.
IRMA
Infatti… Ma la cosa più folle è successa il
giorno dopo.
Si rotola sul letto in preda a un attacco di riso.
Francesca è curiosa.
FRANCESCA
Cioè? Che è successo?
Eva si tira su.
EVA
Il giorno dopo, suona il telefono, alzo la
cornetta. E' mio padre. Non lo sentivo da almeno
un anno. In genere con lui comunico a
vaffanculi. E mi fa, testuale: Grazie per aver
contribuito al riconsolidamento della famiglia.
Ha detto proprio così, "riconsolidamento"… del
resto fa il geometra. Non ti sembra un mondo di
pazzi?
FRANCESCA
Da quanto tempo vivi da sola?
EVA
Sono quattro anni… Quando è scoccato il mio
diciottesimo compleanno, quel giorno stesso, ho
preso la valigia e sono andata a stare da
un'amica più grande. Mio padre è venuto e mi ha
riportato a casa a furia di schiaffi. E io me ne
sono andata di nuovo… Tre mesi dopo ero a Roma.
FRANCESCA
Scusa, butto il torsolo e prendo una sigaretta.
Francesca esce dalla stanza. Dopo un momento, Eva scende
dal letto e, scalza, la segue.
EVA
Questa casa l'ho presa con Angelica. Poi lei si
è comprata il suo buco…
FRANCESCA (off)
Sì, lo sapevo.
Nella stanza di Sofia, che ora è diventata sua, Francesca
sta cercando il pacchetto delle sigarette. Eva entra e
nota una valigia ai piedi del letto.
EVA
Ma come, sei qui da meno di dieci giorni e già
te ne vai?
FRANCESCA
Scusami, te l'avrei detto… No, vado a Milano per
due o tre settimane, ma la stanza la tengo, se a
te sta bene, anzi lascio qui un po' delle mie
cose.
EVA
A me fa piacere, figurati.
FRANCESCA
Lascio anche la macchina, è parcheggiata qui
sotto. Se ti serve, la puoi usare. Ti do le
chiavi.
EVA
Okay… Perché non vieni con me stasera? Andiamo a
prendere Angelica e ci facciamo un giro… La
pazza si è barricata in casa della madre da tre
giorni e non risponde al cellulare.
FRANCESCA
Mi dispiace, ma domani devo alzarmi molto
presto. Me la saluti tu.
Francesca ha trovato il pacchetto e si accende una
sigaretta.
EVA
Certo.
FRANCESCA
Angelica era piuttosto sul depresso, quando l'ho
incrociata qui qualche giorno fa.
EVA
Beh, anch'io sarei preoccupata se mia madre
tornasse a Roma.
Ridono entrambe.
56. Cortile appartamento famiglia Angelica. Est. Notte.
Eva attraversa il cortile e quando raggiunge i citofoni
schiaccia un pulsante. Dopo un po', emerge
dall'apparecchio la voce di Angelica.
ANGELICA (off)
Sì?
EVA
Sono Eva. Dài, scendi, andiamo a fare un giro,
ho la macchina.
ANGELICA (off)
No, non mi va.
EVA
Dài, porta la telecamera, ti faccio girare una
bellissima scena per il tuo film.
ANGELICA (off)
Te l'ho detto, non mi va.
EVA
Apri, vai, salgo un attimo.
Il rumore della serratura che scatta. Eva entra nel
portone.
57. Appartamento famiglia Angelica. Int. Notte.
Il soggiorno. La stanza è stata svuotata dei mobili. Ora
c'è soltanto un grande tappeto con sopra dei cuscini e un
tavolinetto con bottiglie e bicchieri sporchi. Addossate
a una parete, ci sono pile di cassette per la telecamera,
che è collocata su un cavalletto ed è accesa.
Angelica, seguita da Eva, entra e va a sedersi su un
cuscino.
EVA
E i mobili?
ANGELICA
Li sto vendendo.
EVA
E perché?
ANGELICA
Lo sai, ordini della signora. Bisogna rinnovare
tutto, ripulire, svecchiare.
EVA
Quando si trasferisce?
ANGELICA
Appena il nido è pronto… Vuoi una canna?
EVA
Perché no.
ANGELICA
E' lì.
Eva si accovaccia.
EVA
Però dopo usciamo.
Angelica non risponde. Eva comincia a confezionare una
canna.
EVA
Francesca mi ha prestato la sua macchina…
ANGELICA
(interrompendola)
Sai che ho incontrato Roberto?
EVA
E quando?
ANGELICA
Qualche giorno fa… Sei stata tu a dirgli di mia
madre.
Eva esita un attimo.
EVA
Sì… Mi ha chiamato un sacco di volte, mi ha
rotto le palle e così gliel'ho detto.
ANGELICA
E gli hai dato anche l'indirizzo di qua.
Eva accenna di sì con la testa.
EVA
Ho fatto male?
ANGELICA
Non me ne frega niente… è venuto a bussare un
paio di volte, ma non l'ho fatto salire.
EVA
Ci riprova.
ANGELICA
E' un po' tardi… Avevi ragione tu, succede
all'improvviso… Quando l'ho visto l'altra sera,
fuori al cinema, ho capito subito che era
finita… Vedi come sono labili i sentimenti, e
uno ci si attacca tanto…
EVA
Per questo non bisogna innamorarsi.
Si alza all'improvviso.
EVA
Dài, muoviti, usciamo. Ce la fumiamo in
macchina.
ANGELICA
Non mi va, non mi va di andare nei soliti posti.
EVA
Per favore, muovi il culo!
58. Pub - Int./Notte
59. Locale notturno
60. Strada e ingresso discoteca. Est./Int. Notte.
L'automobile con Eva al volante e Angelica procede
lentamente lungo la strada della discoteca. Poi, quando
l'insegna è visibile, va ad accostarsi in seconda fila e
si ferma.
Interno auto.
ANGELICA
Guarda che non ci vengo in questo posto di
merda. E poi sono ubriaca.
E infatti è seduta di fianco, con la testa poggiata sul
sedile, come se volesse dormire, l'aria piuttosto
provata.
EVA
Rilassati. Nessuno ti ci porta… Vuoi una
pillolina?
ANGELICA
No. Perché non torniamo a casa?
EVA
Adesso ci torniamo.
Si accende una sigaretta.
ANGELICA
Come va il film?
EVA
Bene, benissimo. Sono tutti entusiasti. Ma non
ho visto ancora niente.
ANGELICA
Sono contenta.
EVA
Pensa che il produttore mi ha proposto un altro
film.
ANGELICA
Ma va?
EVA
Sì…
Ora Eva aguzza lo sguardo oltre il vetro e sorride.
EVA
Guarda chi si vede?
Sul marciapiede davanti all'ingresso delle discoteca è
comparso Guido. Guardandosi intorno, si accende una
sigaretta, poi dà un'occhiata all'orologio e si avvia.
Dall'interno dell'auto, Eva lo osserva, sempre con quel
sorrisetto sulle labbra. Fa un altro tiro, poi, come se
qualcosa le scattasse in testa all'improvviso, butta la
sigaretta fuori dal finestrino, dà uno scossone ad
Angelica e mette in moto.
EVA
Dai, sveglia!
ANGELICA
Che c'è?
EVA
Prendi la telecamera, forza.
La macchina si muove e procede lentamente. Angelica si
tira su.
ANGELICA
Ma che cazzo vuoi fare?
Eva comincia a eccitarsi.
EVA
Dài, tira fuori quell'affare.
Angelica apre la borsa della telecamera.
A passo tranquillo, mani in tasca, Guido si allontana
dalla discoteca. Entrambi i lati della strada sono
occupati da auto in sosta.
La macchina di Eva procede lentamente, mantenendosi a una
certa distanza da Guido.
Interno auto. Angelica imbraccia la telecamera. Eva,
tutta tesa sul volante, è sempre più eccitata.
EVA
Allora, fai attenzione, questa sarà la scena più
travolgente del tuo film. Ci sei?
Poi urla.
EVA
Vaiiiii!
Schiaccia l'acceleratore e con un balzo la macchina
prende rapidamente velocità. Quasi subito, attraverso il
vetro, intravediamo Guido che cammina.
Per un attimo ancora, Guido procede ignaro, poi il rumore
lo fa voltare, vede la macchina che arriva, comincia a
correre, spaventato.
Visto dall'interno dell'auto. Guido corre veloce, ma la
macchina lo incalza sempre più da vicino.
ANGELICA (off)
Ma che fai? Lo ammazzi davvero?
Improvvisamente, Guido rallenta la sua corsa.
Ora lo vediamo scartare di lato e buttarsi a corpo morto
in un varco tra due auto in sosta. Un secondo o due, e la
macchina gli sfreccia di fianco a tutta velocità.
Interno auto. La macchina rallenta la sua corsa fin quasi
a fermarsi. Eva, ancora piena di adrenalina, ride
eccitata. Angelica, che a mala pena regge la telecamera,
smadonna.
Eva indica lo specchietto retrovisore.
EVA
Guarda come si sbraccia, lo stronzo.
Si volta per guardare attraverso il vetro posteriore.
In campo lungo, Guido è in mezzo alla strada e lancia
grottescamente pugni all'aria.
EVA
Si è cacato sotto, questo è certo.
Schiaccia l'acceleratore. La macchina riprende velocità.
EVA
Addio, piccolo stronzo.
61. Appartamento famiglia Angelica. Int. Notte./Alba.
La telecamera è ritornata sul cavalletto. Eva e Angelica,
visibilmente stanche, sono distese sul tappeto tra i
cuscini. Eva fuma.
EVA
Anche Irma parte. Ti ha cercato sul cellulare,
ma tu non rispondi.
ANGELICA
Se ne vanno tutte. Che fine fa il nostro
quartetto?
Angelica si volta verso Eva.
ANGELICA
Sai, mi è venuta una bella idea per il manifesto
del film.
EVA
Quale film?
ANGELICA
Il nostro film, "Quartetto".
Sembra accalorarsi.
ANGELICA
E' molto semplice. Sopra ci va il titolo, in
grande, con i caratteri un po' vecchiotti degli
spartiti di musica, sai? Nella parte di sotto,
più in piccolo, tutto il cast. In mezzo ci
mettiamo quattro foto, tutti primi piani, di noi
quattro. Ma devono essere primi piani con
espressioni buffe. Che ne so, una smorfia, un
bacio, una boccaccia, cose così. Sotto le foto
ci mettiamo i nostri nomi, seguiti da un
soprannome per ognuna di noi, una specie di
nickname.
EVA
Dei soprannomi?
ANGELICA
Sì, per identificare meglio i personaggi. Ti
faccio un esempio. Per te, non c'è problema. Il
nickname è "la selvaggia".
EVA
Non so se proprio mi identifica.
ANGELICA
Per me sei "la selvaggia", su questo non ci
piove. Per Irma è ovvio. Irma…
EVA e ANGELICA
(in coro)
… la dolce.
EVA
Se l'è schiaffato in capo al letto, per chi non
l'avesse capito.
ANGELICA
Per Francesca ho una buona idea, "acqua cheta".
EVA
Francesca "acqua cheta"… Mi sembra perfetto.
Angelica si stende di nuovo. Sospira.
ANGELICA
E' per me che non riesco a trovarne uno giusto.
EVA
Te lo dico io: Don Chisciotte.
ANGELICA
Don Chisciotte?
EVA
Sì, Angelica "Don Chisciotte".
Angelica si volta verso Eva.
ANGELICA
Pensi che mi identifichi, "Don Chisciotte"?
EVA
Non so se ti identifica, ma a volte sembri un
po' come Don Chisciotte quando fa la guerra ai
mulini a vento.
(Sorride)
Solo che tu, al posto della lancia, usi la
telecamera.
Angelica non risponde subito, è come sovrappensiero.
ANGELICA
Non so, ci devo pensare.
Fuori albeggia.
Stiracchiandosi, Eva si alza.
EVA
Vado a pisciare.
La vediamo avviarsi e uscire dalla stanza.
Dopo un po', molto lentamente, anche Angelica si alza a
sedere. Si ferma.
La stanza inquadrata attraverso il monitor della
telecamera. Angelica si alza in piedi, va alla finestra e
la apre. Con un saltello, si mette a sedere sul
davanzale, poi lo scavalca con le gambe e si butta nel
vuoto.
62. Treno Roma-Fiumicino. Int./Est. Mattino.
Irma è seduta vicino a un finestrino, la valigia sul
sedile di fronte. Sulle ginocchia ha un computer
portatile. Comincia a digitare.
Dettaglio dello schermo a colori, dove compaiono le
seguenti parole: "Caro Paolo…" La mdp riguadagna il primo
piano di Irma, che continua a digitare velocemente.
Oltre il finestrino dello scompartimento, scorre la
periferia della città, nella luce ancora rosata del
primissimo mattino. In off, la voce di Irma che legge la
lettera.
IRMA
"Caro Paolo, grazie della mail, che è molto
carina, e soprattutto dell'assegno, che accetto
volentieri anche se non dovrei. Mi sono regalata
un bel portatile con modem (ci sto scrivendo
questa mail) e mi regalerò anche una breve
vacanza a Salvador de Bahia, prima di
trasferirmi a Manaus, che è la mia destinazione.
Grazie ancora… Non so come rispondere alle tue
domande, almeno per ora. Comunque, appena ti ho
visto, ho capito subito che eri poco plausibile
come padre. D'altra parte io non stavo né sto
cercando un padre, almeno mi illudo che sia
così. Ma mi ha fatto molto piacere conoscerti.
Appena torno, ci vediamo di sicuro. Un bacio."
63. Stazione ferroviaria aereoporto Fiumicino. Int.
Mattino.
Il treno entra in stazione e lentamente si ferma. Ne
scendono pochi passeggeri, tra i quali Irma, con la borsa
del computer a tracolla e la valigia con le ruote.
Tirandosela dietro, Irma si avvia in direzione del lungo
tunnel con tapis roulant che conduce all'aeroporto. Ma
fatti pochi passi, si blocca.
Dal bar viene avanti Francesca, anche lei trascinandosi
dietro la valigia con le ruote.
FRANCESCA
(come se niente fosse)
Ciao.
IRMA
E tu che ci fai qui?
Irma è esterrefatta e alquanto irritata.
FRANCESCA
Sto partendo.
IRMA
Ma per dove, scusa?
FRANCESCA
Ieri ti ho detto una bugia. Vado in Brasile. A
girare un film.
Irma è sempre più irritata.
IRMA
Scusa, ma…
Lo squillo del cellulare la interrompe. Nella fretta, per
cercare l'apparecchio, Irma si impiccia con la borssetta,
che cade. Francesca l'aiuta. Finalmente risponde.
IRMA
Pronto… Oh, ciao Eva… Sono appena arrivata
all'aeroporto… Come?
Improvvisamente Irma è spaventata, guarda Francesca.
IRMA
Non è possibile…
(Si rivolge a Francesca)
Angelica… si è buttata dalla finestra.
FRANCESCA
No…
IRMA
(di nuovo parla al telefono)
Ma è morta?
64. Pronto soccorso ospedaliero. Est. Mattino.
Eva è davanti all'ingresso del pronto soccorso e parla al
cellulare.
EVA
Ma no, figurati. L'appartamento e' al piano
rialzato e sotto c'era anche un cespuglio di
rose. Si è fratturata una gamba ed è piena di
graffi… Sì, la solita trovata di Angelica…
65. Stazione ferroviaria aereoporto Fiumicino. Int.
Mattino.
Irma al cellulare.
IRMA
Aspetta che riferisco a Francesca.
64 A. Pronto soccorso ospedaliero. Est. Mattino.
Eva al cellulare.
EVA
Ma perché, c'è Francesca con te?… Ma partite
insieme?
65 A. Stazione ferroviaria aereoporto Fiumicino. Int.
Mattino.
Irma al cellulare.
IRMA
Sì… cioè no… non lo so…
Guarda Francesca, che la guarda a sua volta. Sembrano
entrambe un po' perplesse.
IRMA
Sì, ti sento…
64 B. Pronto soccorso ospedaliero. Est. Mattino.
Eva al cellulare.
EVA
Oh, mica ve ne andate? Mica mi lasciate da sola?
Quella sta qua, in ospedale, col piede in aria,
tutta lamentosa e depressa, per favore…
65 B. Stazione ferroviaria aereoporto Fiumicino. Int.
Mattino.
Irma è sempre incollata al cellulare, con Francesca
accanto.
IRMA
Ma io ho l'aereo, ho pagato il biglietto… Sì,
certo, però…
Irma è dispiaciuta, irritata ed incerta insieme. Si
rivolge a Francesca.
IRMA
Che si fa?
FRANCESCA
Non lo so.
Irma riprende a parlare al cellulare.
IRMA
Pronto, sei sempre lì?…
Su questa battuta, la mdp arretra velocemente. La voce di
Irma, che continua a parlare, si perde subito. Poi anche
la sua figura e quella di Francesca si confondono con
quelle degli altri passeggeri fino a scomparire. Il
carrello indietro continua lungo il tunnel col tapis
roulant, con un movimento sempre più veloce, come se la
mdp fosse risucchiata all'indietro. Stacco su nero.
Titoli di coda.