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1. Appartamento festa. Int. Notte. In rapida successione, scorrono sullo schermo facce di gente che chiacchiera, mangia, beve, ride. Nell'appartamento, piuttosto grande, è in corso una festa di capodanno con numerosi invitati, per lo più giovani. Il frastuono copre in parte la voce stentorea di un presentatore, proveniente dal televisore, che annuncia l'imminente scoccare della mezzanotte. Sullo sfondo, rumori di botti e pedardi. Muovendosi tra gli invitati, la mdp isola una ragazza, Irma, che si stacca da un piccolo gruppo, muove dei passi, si guarda intorno, come se cercasse qualcuno. Ora Irma raggiunge un'altra ragazza, Angelica, che è seduta in disparte in un angolo, con l'aria piuttosto annoiata. IRMA Come va? ANGELICA E' una palla, sta festa. IRMA E' vero, ma non fare quella faccia, tra un po' è mezzanotte. Irma si allontana, raggiunge un tavolo, prende un bicchiere, poi ritorna da Angelica, che nel frattempo è stata raggiunta da una terza ragazza, Eva, con cui sta conversando. ANGELICA ... No, non lo conosco, non l'ho mai visto. EVA Ti dico, una piattola. Mi si è incollato addosso per tutta la sera, mi ha tolto il respiro. E invece, quando sono riuscita a sperderlo, ho conosciuto un tizio fichissimo. IRMA E chi è? EVA Un musicista che… Le parole di Eva sono coperte dalle urla di un gruppo di invitati che cominciano a scandire ad alta voce i secondi mancanti. GRUPPO INVITATI Meno sette... meno sei... meno cinque... meno quattro... Le bottiglie di spumante sono pronte per essere stappate. Altri invitati si uniscono al coro. GRUPPO INVITATI ... meno tre... meno due... meno uno... Buon anno 2001! I bicchieri vengono riempiti e fatti tintinnare. Abbracci, baci, scambi di auguri, mentre fuori il frastuono dei botti raggiunge il culmine. La mdp riguadagna rapidamente le tre ragazze, che brindano anche loro, si scambiano baci e auguri. IRMA Buon millennio. EVA Felice anno nuovo. ANGELICA Buon anno. Irma beve un sorso, poi solleva il bicchiere, sorridendo. IRMA (in tono scherzoso) Che il nuovo secolo possa portare a tutte noi successi e amori! ANGELICA (scettica) Sì, amore e successo... IRMA (scandisce) No, successi e amori. EVA Anch'io metto prima l'amore e poi il successo. IRMA Ma almeno sei d'accordo sul plurale? EVA Ah, certamente. Ridono, poi Irma, voltandosi, si accorge che una ragazza, Francesca, la osserva. Quest'ultima alza il bicchiere in segno di augurio. FRANCESCA Tanti auguri. Irma, un po' stupita perché evidentemente non la conosce, ripete lo stesso gesto. IRMA Auguri anche a te. Ora la festa langue. Il vocio è scemato, così come il rumore dei botti e dei pedardi. In una stanza, un gruppo di invitati balla stancamente. Tra essi scorgiamo Eva. Irma e Francesca sono sedute su un divanetto all'ingresso e conversano. FRANCESCA Ma sei in grado di costruirlo proprio tu, tecnicamente, un sito? IRMA (sorride) Sì. Ho un webmaster personale che mi dà lezioni. FRANCESCA Beh, dev'essere interessante lavorare in Internet. IRMA Mah, sai… secondo me Internet era molto meglio prima, insomma prima che arrivasse la moda… era una cosa un po' anarchica, un territorio franco… adesso l'hanno preso in mano i commercianti… FRANCESCA Comunque, mi piacerebbe avere un sito anch'io. Col nostro lavoro, è utile, no? IRMA Penso di sì... Parliamone. Poi ti do il mio cellulare. FRANCESCA L'ho visto il tuo. IRMA Il mio sito? FRANCESCA Sì, me l'ha fatto vedere un mio amico regista. E' carino. IRMA Beh, cerco di migliorarlo costantemente. FRANCESCA E' carino perché, a parte le foto, ci sono dei bei testi, scritti bene. IRMA Ti ringrazio. FRANCESCA E c'è molta gente che lo visita? IRMA Più di centomila contatti negli ultimi tre mesi. FRANCESCA E' tantissimo. IRMA Abbastanza... E' che ci ho messo un po' di foto scollacciate. Anche in Internet, la figa tira sempre... Ridono. IRMA Ce l'hai qualche foto un po' spinta? FRANCESCA Non sono mai riuscita fotografo, tanto meno moralismo, è che sono subito rossa, come un a spogliarmi davanti a un su un set… Non è per timida, davvero, divento peperone. L'arrivo di Eva interrompe la conversazione. Si rivolge a Irma. EVA Hai visto Angelica? IRMA No, è un po' che non la vedo. L'ho incrociata una mezz'ora fa... (Abbassa il tono della voce) Era con il suo ex. EVA Perché, Roberto è qui? IRMA E' venuto dopo mezzanotte con altri amici. EVA Ah, ho capito... Si scambiano uno sguardo significativo, poi Eva si allontana. La mdp la segue. Ora Eva si accosta a due ragazzi che stanno condividendo uno spinello. EVA Posso fare un tiro? PRIMO RAGAZZO Ma certamente. Le passa lo spinello. Eva fa un tiro. EVA Scusate, sapete dov'è il bagno? SECONDO RAGAZZO Quello di servizio è laggiù, vicino alla cucina. Qui, in fondo al corridoio, c'è quello grande. Eva fa un altro tiro, poi passa lo spinello al secondo ragazzo. EVA (sorridendo) Grazie. PRIMO RAGAZZO Non c'è di che. Eva si allontana, imboccando un corridoio semibuio. 1 A. - Appartamento festa - bagno Ora Eva è davanti alla porta del bagno. La apre. Controcampo. La porta si apre. La luce è accesa. Eva entra, alza lo sguardo, e di colpo sul suo volto si disegna una smorfia di stupore e di orrore. Un urlo disperato le esce dalla gola. EVA Noooo! Controcampo. Immersa nella vasca piena d'acqua, c'è Angelica, gli occhi chiusi come se dormisse. Sui polsi due tagli sottili, dai quali fuoriesce un rivoletto di sangue che comincia ad arrossare l'acqua. La mdp avanza lentamente, mentre in colonna si sentono le voci e i passi di gente che accorre e inizia una musica di sapore orientaleggiante. 2. Sushi bar. Int. Notte. Le mani, abili e velocissime, del cuoco giapponese che preparano un pezzo di sushi, mentre in colonna continua la musica orientaleggiante. Poi due vassoietti di legno, con sopra pezzi assortiti di sushi, vengono depositati sul banco. Nel seguirli, la mdp scopre Angelica, che è seduta al banco con Roberto, il suo ex, un ragazzo di poco più di trent'anni. ANGELICA Grazie, Takeshi. Il cuoco si limita ad abbozzare un sorriso e a fare un leggero inchino con la testa. ROBERTO La festa era piuttosto noiosa e non c'è dubbio che con quella specie di… suicidio-show sei riuscita ad animarla un po'. ANGELICA Risparmiami l'ironia. ROBERTO Davvero, è stata la tua migliore interpretazione... come attrice, intendo dire. Angelica gli lancia uno sguardo irritato, mentre comincia a mescolare il wasabi con la salsa di soia. ANGELICA Non farò più l'attrice. Roberto la guarda sorpreso, poi subito ironizza. ROBERTO Ma come? Uno dei volti emergenti della fiction televisiva… Angelica non replica. Beve d'un sol fiato un bicchierino di sakè. ROBERTO Certo, non si può dire che tu abbia ereditato il grande talento di tuo padre, però… In fondo, buon sangue non mente. E in ogni caso hai ereditato il suo cognome. ANGELICA Lascia perdere mio padre, che non c'entra niente. Roberto sorseggia il sakè. ROBERTO E… come pensi di guadagnarti la vita da grande? ANGELICA Me ne frego. Per ora l'unica cosa che voglio fare è questo film… devo parlare con la gente, devo fare delle domande… voglio capire che cazzo ci sta succedendo a tutti, perché siamo così incasinati… (Gli lancia uno sguardo di sbieco) Tranne, naturalmente, gli uomini tutto d'un pezzo come te. Prima che Roberto abbia il tempo di rispondere, il cuoco giapponese si avvicina e mette davanti ad Angelica un piattino con un pezzo di sushi a forma di cono. ANGELICA Oh che bello! Takeshi sorride e si allontana. ROBERTO E questo che cos'è? ANGELICA Uni. ROBERTO E cioè? ANGELICA Pasta di riccio. Non è roba per te. ROBERTO E perché no? Voglio provare. Si rivolge al cuoco. ROBERTO Posso averne anch'io un pezzo? Il cuoco, con un sorrisetto misterioso sulle labbra, scuote la testa. TAKESHI Finito. ROBERTO Okay, non c'è problema. Di nuovo Angelica lo guarda di sbieco. ANGELICA E con Enrica come va? ROBERTO (dopo un attimo di esitazione) Scopiamo che è una meraviglia. A letto è una vera porca. ANGELICA Complimenti. ROBERTO Non era questo il senso della tua domanda? L'ho interpretata male? Angelica non risponde. Intinge il cono di sushi nella salsa di soia e comincia a mangiarlo con esagerata voluttà. Lui sorseggia ancora il sakè, poi depone il tovagliolo sul banco e si alza. ROBERTO Vado in bagno. Mentre si allontana, Angelica si volta un attimo a guardarlo e mormora tra sé: ANGELICA Stronzo! Takeshi si avvicina e le mette davanti un piattino con un altro pezzo di uni. Lei gli regala un sorriso un po' sdolcinato. ANGELICA Grazie, Takeshi. Se non ci fossi tu… 3. Toilette discoteca. Int. Notte. La porta della toilette si apre con violenza. Entra Eva, che ha l'aria piuttosto sconvolta, subito seguita da un ragazzo di circa 25 anni, Guido. EVA Non mi devi stare sul collo, hai capito? Non devi rompermi il cazzo! Lui la guarda con disprezzo. GUIDO Sei tu che sei venuta a cercarmi, non io. EVA Sei un pezzo di merda! GUIDO E' tutta la sera che ti sbatti. Ti impasticchi come una squinzia di periferia. EVA Senti chi parla… GUIDO Riesci a cogliere la differenza? Io so quello che prendo e come lo prendo. A me danno forza e lucidità. Tu ti riduci uno straccio. L'espressione di Guido è gelida, dura. EVA Sono cazzi miei! L'entrata di due ragazzi fa voltare Guido. Poi le rivolge un ultimo sguardo sprezzante ed esce. EVA Fottiti, stronzo! I due ragazzi la fissano. PRIMO RAGAZZO Ma ti senti bene? EVA Tu fatti i cazzi tuoi! E si avvia, barcollando, a uscire. 4. Strada e ingresso discoteca. Est. Notte. Eva si allontana dall'insegna al neon della discoteca. Ora sembra aver recuperato un'andatura più o meno normale. Dopo qualche metro, si volta. Un'automobile, con Guido al volante, si sta avvicinando. Eva continua a camminare. L'auto si accosta. GUIDO (dall'interno) Avanti, sali! EVA Vaffanculo! Continua a camminare. L'auto la segue. La mdp arretra rapidamente. Eva fa ancora un po' di passi, poi l'auto si ferma. La ragazza apre la portiera e sale. Interno auto. GUIDO Lo vedi come stai di merda? EVA Sto benissimo! GUIDO Si vede… EVA Vaffanculo! 5. Strada periferia - auto - Notte 6. Argine del Tevere. Est. Notte. L'automobile è ferma sull'argine del fiume. La mdp si accosta velocemente. Dietro i finestrini leggermente appannati, le figure di Eva e di Guido ci appaiono come vaghe ombre, ma le voci si sentono benissimo. EVA Che vuoi? GUIDO Voglio scopare. Si sente il rumore di una lampo che si apre. GUIDO Avanti, prendilo in bocca. EVA Non mi va. Intravediamo Guido che afferra Eva per un braccio e la scuote con violenza. GUIDO Se stai così bene, perché non ti va? Le afferra la testa e la spinge verso il basso. EVA Lasciami stare, stronzo! C'è una brevissima colluttazione, poi Eva apre la portiera ed esce dalla macchina. Barcolla per qualche passo, si inginocchia e comincia e vomitare. 6 A. Lungotevere. Est. Notte. L'automobile viaggia veloce lungo uno stradone di periferia. Guido è al volante con un'espressione torva sul volto. Eva è del tutto sconvolta, gli occhi rossi, il trucco sfatto. Tira su col naso e piagnucola. Poi all'improvviso comincia a tempestarlo di pugni, ma sono colpi deboli e stanchi, mentre lui si difende col braccio. EVA E' colpa tua, brutto stronzo… GUIDO Non mi rompere il cazzo, hai capito? Lei continua a importunarlo. EVA Sei un pezzo di merda… E non venire a cercarmi più… Eva si aggrappa al volante. La macchina ha un leggero sbandamento. Guido la spintona e frena bruscamente. E' furioso. GUIDO Avanti, scendi. Eva, che si è appena ripresa dallo strattone, lo fissa con occhi vacui. GUIDO (urla) Fuori, scendi! EVA (debolmente) Vaffanculo… Come facendo uno sforzo sovrumano, Eva apre la portiera, scende e si avvia. L'auto riparte a razzo. Per qualche momento la mdp segue Eva che avanza sul lungotevere come un fantasma. 7. Appartamento Eva. Int. Notte. La porta si chiude pesantemente alle spalle di Eva. La mano che cerca l'interruttore, ma non lo trova perché Eva, lentamente, si accascia sul pavimento, contro la porta, e piega la testa come per dormire. La mdp si allontana lentamente, percorre il corridoio, entra in bagno, si solleva a inquadrare lo specchio del lavabo, che è illuminato. Eva entra in campo. Ora indossa mutandine e reggiseno. Il volto, riflesso nello specchio, è pallido e stanco. Lei ne sfiora i tratti con la punta delle dita come se avvertisse il bisogno di riconoscerlo come il suo. Poi la mano afferra una lametta poggiata sul bordo del lavabo e con un gesto veloce e preciso infligge alla pelle di una gamba un taglio lungo, sebbene superficiale. Una breve pausa, e di nuovo la mano scatta per un secondo e un terzo taglio. Poi la lametta passa all'altra mano, che si muove veloce, questa volta senza soluzione di continuità, infliggendo tre, quattro, cinque piccoli tagli alla pelle del ventre. Il leggero rumore metallico della lametta, appena intrisa di sangue, che la mano lascia cadere nel lavabo. Poi lo squillo di un cellulare, proveniente dall'ingresso. La mdp arretra, di nuovo riguadagna il corridoio e va a stringere sulla borsa poggiata sul divanetto. 8. Appartamento Angelica. Int. Notte. Angelica è seduta sul letto - che è in stile giapponese, futon e tatami su una bassa struttura di legno - e impugna il cellurare in attesa di una risposta. ANGELICA Dove cazzo sta? Ancora un momento di attesa, poi Angelica spegne il cellulare, lo getta di lato e si alza. L'appartamento è piccolo, due semplici stanze, comunicanti tra loro, con le pareti dipinte a colori vivaci. La ragazza va alla cucina e si china a osservare qualcosa che è dentro il forno. Quindi lo apre, ne tira fuori una teglia, che contiene una torta fumante e dorata, la osserva compiaciuta. ANGELICA Uhm… dev'essere buonissima. Con un coltello ne taglia una fetta e la mette in un piatto. Angelica torna nell'altra camera, poggia il piatto sul comodino, va ai piedi del letto, dove è sistemato un cavalletto con una piccola telecamera. Manovrando lo zoom, compone l'inquadratura, torna a sedersi al centro del futon, con evidente piacere mangia un paio di bocconi della fetta di torta, poi mette da parte il piatto, si allunga per prendere una sigaretta, l'accende, col telecomando mette in registrazione la telecamera. Tossisce per schiarirsi la voce prima di cominciare a parlare. ANGELICA Allora… Regola numero uno. Mai più sprecare un'intera serata con uno stronzo insensibile e pieno di sé… Regola numero due. Reagire con distacco agli assalti di chi vuole ferirti sbattendoti in faccia la sua felicità, peraltro fasulla… Regola numero tre. Attaccare a tua volta, e senza alcuna pietà, tutti coloro che ti mancano di rispetto e provano a sottometterti approfittando della tua debolezza. Si allunga, prende il piatto con la torta, ne mangia un boccone. ANGELICA Intervista. Angelica formula domande e risposte, cambiando appena il tono di voce. ANGELICA "Il suo film sembra esprimere un punto di vista sull'universo maschile molto simile a quello del femminismo classico. E' d'accordo?"… Direi di no, tutto sommato… Vede, il femminismo ha giustamente messo sotto accusa l'egocentrismo e la protervia del maschio, ma invece di aiutarlo a cambiare, ha prodotto un ulteriore danno: lo ha reso impotente. E' questa la triste eredità che ha lasciato alla mia generazione. Angelica sorride. ANGELICA "In ogni caso, anche la sua è una visione critica del maschio."… No, la mia non è una visione critica, la mia è una visione apocalittica… Ripete, con un certo compiacimento, le ultime parole. ANGELICA Una visione apocalittica. Una breve pausa. Angelica sospira. Poi afferra il cellulare, digita un numero, resta in attesa. Nessuna risposta. Contrariata, schiaccia un pulsante, compone un altro numero, di nuovo si pone in attesa. Si allunga per spegnere la sigaretta. Ancora nessuna risposta. ANGELICA Uffa, che palle! Non c'è mai nessuno. Con un gesto brusco, spegne il cellulare e lo butta di lato. Poi lentamente si stende e si rannicchia in posizione fetale, affondando la testa nel cuscino. La mdp stringe sul piccolo monitor della telecamera fino a quando l'immagine di Angelica rannicchiata sul futon si sfoca e scompare. 9. Androne palazzo Irma. Int. Notte. Il portone si apre. Irma entra e va alle cassette delle lettere, apre la sua, raccoglie la posta e si dirige verso l'ascensore. 10. Appartamento Irma. Int. Notte. Irma si chiude la porta alle spalle e accende la luce. L'appartamento consta, oltre che di un bagno, di una sola grande stanza: un letto matrimoniale, un grande tavolo con un computer e relativi accessori, un angolo cucina, due o tre sedie e poi, in allegro disordine, tanti libri e riviste, prodotti di bellezza, vestiti, ecc. Alle pareti, un poster turistico dell'Amazzonia e una riproduzione del manifesto del film "Irma la dolce". Irma poggia la borsa su una sedia, va al tavolo, vi depone la posta, accende il computer e avvia la connessione a Internet. Poi si butta supina sul letto, allungando le braccia e sospirando. IRMA Che serata! La ragazza si stiracchia con una certa voluttà, poi si alza, va al tavolo, sfoglia la posta. Insieme a una comunicazione della banca e a un paio di bollette c'è una lettera, con l'indirizzo scritto a mano, che attira la sua attenzione. Un segnale sonoro l'avverte che il computer ha scaricato la posta elettronica. Irma si siede sulla sedia girevole e con un clic del mouse apre una email. La mdp stringe sullo schermo, dove compare il seguente testo: "Cara Irma, ho appena visitato il tuo sito. Hai il culo più bello del mondo. Ma ce lo paghi il copyright? Baci e… altro da Pier Paolo". Irma sorride, chiude l'e-mail, clicca su un'altra e intanto comincia ad aprire la busta. Lo squillo del cellulare la fa voltare. Irma si alza, poggia la lettera sul tavolo, raggiunge la borsa, la apre, ne tira fuori il cellulare e schiaccia un pulsante. IRMA Sì, pronto. 11. Strada e ingresso bar. Est. Notte. Francesca è sulla porta del bar e sta parlando al cellulare. Ai suoi piedi un borsone. FRANCESCA Ciao, sono Francesca, ti ricordi di me?… Scusa per l'ora, è che mi trovavo qui, dalle tue parti, e ho pensato di chiamarti, so che sei nottambula… Sì vengo da Milano, sono appena arrivata… Sì, se non ti scoccia faccio un salto… Okay, non suono il citofono, ti faccio uno squillo quando sono al portone… Ciao, a fra poco. Spegne il cellulare, afferra il borsone e si avvia. 12. Appartamento Irma. Int. Notte. Irma chiude la porta d'ingresso. Francesca avanza di qualche passo. IRMA Vieni, accomodati, la casa è tutta qui. FRANCESCA E' carina. IRMA Siediti dove vuoi. Francesca depone il borsone sul pavimento e va a sedersi su una sedia. FRANCESCA Davvero, scusami per l'ora… IRMA Ma figurati, sono appena rientrata. Vuoi qualcosa da bere? FRANCESCA No, ti ringrazio. Ho preso un caffè. Mi fumo una sigaretta, se non ti secca? Mi ricordo che tu non fumi. IRMA Ma certo. Ti prendo un posacenere. Irma va al tavolo, prende un posacenere e lo porge a Francesca, che nel frattempo si è seduta su una sedia e ha estratto dalla borsa le sigarette. FRANCESCA Grazie. IRMA Mi è successa una storia, stasera… incredibile! Irma va a sedersi sul letto. FRANCESCA Cioè? IRMA Poi ti racconto… E tu? Sei sparita… FRANCESCA Sono stata fuori per un film, in America Latina. Un film francese. IRMA Sei capace di recitare in francese? FRANCESCA Ho vissuto parecchi anni a Montecarlo con i miei. IRMA E com'era, interessante? FRANCESCA Sì, solo che a un certo punto è venuto un ciclone, o un tifone, non so. Il vento soffiava a 200 chilometri, un incubo. Non avevo mai visto niente del genere. Abbiamo fatto le provviste e ci siamo barricati nelle case per tre giorni. IRMA Cazzo! FRANCESCA Abbiamo rischiato che il film si interrompesse, ma alla fine è andato tutto bene. IRMA E il sito? FRANCESCA Appunto, volevo parlarti di questo… Ma adesso è tardi, sarai stanca. Ne parliamo un'altra volta. Finisco la sigaretta e scappo. IRMA Scusa, ma dove vai a dormire a quest'ora? FRANCESCA Ce l'ho un posto, dove vado sempre, solo che non ho avvertito… IRMA E allora resta qui, ci facciamo una bella tisana e ce ne andiamo a letto… FRANCESCA Grazie. IRMA Vieni, il bagno è qui. FRANCESCA Sì, prendo le mie cose. Francesca apre il borsone. Il bagno. Irma prende degli asciugamani da un mobiletto e li porge a Francesca. IRMA Tieni, gli asciugamani. FRANCESCA Grazie. IRMA Fai con calma. FRANCESCA Grazie. Irma, sorridendo, esce e si chiude la porta dietro. La porta del bagno si apre, ne esce Francesca. Irma è seduta sul letto, in camicia da notte, con una lettera in mano. Si capisce, dagli occhi arrossati e dal viso bagnato, che ha pianto. FRANCESCA Che c'è? Cattive notizie? Irma non risponde, sembra voglia di nuovo scoppiare a piangere. FRANCESCA Mi dispiace… Irma le porge la lettera. IRMA (la voce quasi rotta dal pianto) Leggi. E' una lettera di mia madre. FRANCESCA Ma… IRMA Ti prego leggila… ad alta voce, per favore, forse ho capito male. Francesca esita ancora. IRMA Per favore… Francesca prende la lettera e, quasi controvoglia, comincia a leggere. FRANCESCA "Cara figlia, lo so che ti stupirai quando avrai tra le mani questa mia… ma dopo aver a lungo riflettuto e a lungo sofferto, ora che il destino pare voglia concedere anche a me uno sprazzo di felicità… " IRMA Lo "sprazzo di felicità" significa che si sposa col suo uomo, adesso vivono a Civitavecchia… vai avanti. FRANCESCA "… sento il dovere di raccontarti tutta la verità a proposito di tuo padre. Egli è vivo e ha un nome…" Francesca guarda Irma alquanto esterrefatta. FRANCESCA "… Abita a Torino e insegna all'Università…" IRMA Hai capito?… a prescindere dallo stile… FRANCESCA Cioè?… tu stai scoprendo adesso chi è tuo padre? IRMA Infatti… (Fa una faccia un po' disperata) Che me ne faccio di un padre a 24 anni? Dalla finestra filtrano i primi lucori dell'alba. Francesca e Irma sono a letto. Quest'ultima è girata su un fianco e volge le spalle all'amica. FRANCESCA Se ti va di parlare ancora, io non ho sonno. Allunga una mano e le carezza i capelli. IRMA No, è meglio che dormiamo. Francesca insiste ancora un attimo con la carezza, poi ritira la mano. IRMA Tu ce l'hai un padre? FRANCESCA I miei sono morti in un incidente automobilistico, parecchi anni fa. IRMA Scusami, non volevo… FRANCESCA Figurati. Una breve pausa. IRMA "Uno sprazzo di felicità"… Hai mai sentito un'espressione più stupida? 13. Strada abitazione Eva. Est. Giorno. Angelica, a bordo di un motorino, va a fermarsi davanti a un portone. Ha con sé la borsa della telecamera. Dopo aver sistemato la catena, raggiunge i citofoni, schiaccia un pulsante. Dopo una breve attesa, la voce di Eva. EVA (off) Chi è? ANGELICA Sono Angelica. Ma che fine hai fatto? Sono due giorni che ti chiamo. EVA (off) Che vuoi? ANGELICA Niente, salgo. EVA (off) Ti apro. Lo scatto della serratura che apre il portone. Angelica entra. 14. Appartamento Eva. Int. Giorno. Eva, che indossa il pigiama, è seduta in mezzo al letto e fuma. Angelica apre la borsa e ne tira fuori la telecamera. EVA Dovevo fare un provino ma ci ho rinunciato. ANGELICA E perché? EVA Perché non mi va. ANGELICA Si vede lontano un miglio che sei depressa. EVA Non rompere. Angelica impugna la telecamera e la punta su Eva. ANGELICA Avanti, tira fuori il rospo. Eva alza una mano, come per nascondersi alla telecamera. EVA Spegni quell'affare. Ma Angelica non desiste. Gira intorno al letto e continua a filmare. ANGELICA Parla, non avere paura. La telecamera è un semplice specchio e io non ci sono. EVA irritata) Spegni quell'affare del cazzo! ANGELICA Vuoi che ti do una mano? Comincio io? Eva la fissa sempre più irritata. ANGELICA Ti sei rivista con Guido, non è così? EVA Vaffanculo! Si allunga per spegnere la sigaretta, poi si alza ed esce dalla stanza. Angelica la segue sempre impugnando la telecamera. ANGELICA Non puoi sottrarti alla verità. Il corridoio. Eva entra in bagno e chiude la porta a chiave. Angelica spegne la telecamera. ANGELICA Non puoi sfuggire alla verità. Sorride. Dal bagno non giunge risposta. ANGELICA Faccio un caffè. EVA (off) Sì. Angelica va verso la porta della cucina. Il primissimo piano di Eva, inquadrata dalla telecamera di Angelica. Fuma. ANGELICA (off) Cos'è che ti attrae in lui? EVA Non lo so… A volte lo odio, con tutte le mie forze, come ora… Ma poi lo vado a cercare. ANGELICA (off) Mi hai detto che ti picchia. EVA No, non è che mi mena… E' che a volte, quando facciamo l'amore, è violento… ANGELICA (off) Cioè? EVA A volte mi lega e poi mi picchia, magari sul culo… e poi mi prende. Sorride. EVA Lo facciamo un po' strano. ANGELICA (off) Racconta. EVA Facciamo un sacco di altre stranezze. ANGELICA (off) Per esempio? EVA Ma che cazzo vuoi sapere? ANGELICA (off) Forse ti piace proprio per questo. Perché lui è un sadico e ti ha fatto venir fuori la tua natura masochista. EVA Forse. ANGELICA Dovresti andare in analisi. EVA In analisi io? Ma vaffanculo! Ora Eva fissa Angelica con uno sguardo piuttosto feroce. EVA E smettila con quella cazzo di telecamera! Lo dice in tono perentorio. Angelica la ignora. EVA Hai capito? Spegni quell'affare, stronza! Un gesto brusco, la mano che scatta verso l'obiettivo della telecamera. L'immagine vacilla. Nero. 15. Strada negozio computer. Est. Giorno. Irma e Francesca, che si trascina una busta con dentro una scatola piuttosto voluminosa, escono dal negozio e si avviano lungo il marciapiede. Ora le due ragazze hanno raggiunto una piccola utilitaria. Francesca apre la macchina, sistema la busta sul sedile posteriore, poi si siede al volante. Irma prende posto accanto a lei. La macchina si muove, immettendosi nel traffico. 16. Appartamento Francesca. Int. Sera. La stanza di Francesca. Arredamento borghese ma piuttosto anonimo. Irma e Francesca sono sedute davanti al tavolo, dove troneggia il nuovo computer, un portatile di gamma elevata. Irma lavora sulla tastiera con sicurezza e velocità. IRMA Adesso hai tutti i programmi che ti consentono di fare le cose più comuni, scrivere, navigare in Internet, usare la posta elettronica. FRANCESCA Non è così difficile. IRMA Infatti, te l'ho detto. FRANCESCA Dài, fammi provare. IRMA Un attimo solo. Prima voglio installarti un programma molto divertente… Tira fuori un CD-Rom, lo inserisce nell'apposito alloggiamento del computer, poi riprende a smanettare sulla tastiera. IRMA Si chiama ICQ. Adesso ti faccio vedere. Continua a lavorare sulla tastiera. IRMA Inventati un nickname. FRANCESCA Una specie di soprannome? IRMA Sì, uno qualsiasi. Magari qualcosa di divertente. FRANCESCA Non so… Il tuo qual è? IRMA Linda Lee. E' un personaggio di un romanzo di Gibson. FRANCESCA Boh… Lola, per esempio. E' un nome che mi è sempre piaciuto. IRMA Okay, Lola. Serve anche una password, una parola che ti ricordi facilmente. FRANCESCA Lolita. IRMA Bene. Allora, guarda. Le mostra la procedura per usare il programma. IRMA Tu clicchi sull'icona di ICQ e ti viene questa schermata. Qui ci sono i nickname dei tuoi amici… per ora ti ho inserito il mio e quello del mio amico webmaster. Lo vedi subito se sono on line o off line. Se uno è on line, puoi cliccare sul nickname e ti compare la schermata della lettera. Per esempio, ora il mio amico Phil è on line… clicchiamo e gli scriviamo un messaggio. Scrive velocemente una frase. La mdp stringe per leggerla: "Ciao Phil, sto installando ICQ a un'amica. Batti un colpo." IRMA Clicchiamo su "send" e il messaggio è inviato. Ora in teoria Phil dovrebbe risponderci, se ne ha voglia, ovviamente. FRANCESCA Ma se uno vuole rimanere in incognito? IRMA Basta chiudere il programma. Il computer emette un segnale sonoro. IRMA Ecco, questo segnale avverte che c'è un messaggio. Clicchi sul nome e il messaggio compare. Sullo schermo compare questa frase: "Ciao Linda Lee, e com'è la tua amica?" IRMA Per rispondere clicchiamo su "reply" e scriviamo il messaggio. Digita sulla tastiera e sullo schermo compare la frase: "Bionda con gli occhi azzurri, e molto molto carina." Poi Irma clicca su "send". Il messaggio scompare. IRMA E' semplice, no?… Il computer emette di nuovo un segnale sonoro. Irma opera col mouse e sullo schermo compare il nuovo messaggio: "Voglio conoscerla subito!!!" Le ragazze sorridono. Irma compone il messaggio di risposta: "Se fai il bravo. Ora ti lasciamo perché siamo un po' occupate. Ciao e grazie." Poi clicca su "send" e il messaggio scompare. Il rumore di qualcuno che bussa alla porta fa voltare le ragazze. FRANCESCA Sì? La porta si apre e compare un uomo di circa 50 anni, Aldo. ALDO Scusate, non voglio disturbarvi… Volevo solo sapere, Francesca: ti fermi a cena, stasera? Naturalmente puoi invitare la tua amica. IRMA Grazie, ma ho un impegno. FRANCESCA Veramente anch'io ho un impegno. ALDO Come volete. (Si rivolge a Francesca) Ma non fare tardi. Ricordati che domattina hai un incontro con Jean-Paul. FRANCESCA Certo. ALDO Scusate ancora. Chiude la porta. Mentre Irma riporta subito la sua attenzione al computer, Francesca rimane per un momento sovrappensiero. FRANCESCA Mi hanno offerto un altro film in Francia. IRMA Bene. FRANCESCA Ma penso di rifiutare. Ho voglia di stare a Roma per un po'… anche se non in questa casa. Si alza e si accende una sigaretta. IRMA Eva sta cercando qualcuno con cui condividere la casa. Te la ricordi Eva? FRANCESCA Sì… Ma non è facile per me andarmene da qui. IRMA Io non ho ancora capito se tu abiti a Milano o a Roma. FRANCESCA Un po' qui e un po' lì. A Milano sto da mia zia, l'appartamento dei miei è affittato. Quando vengo a Roma sto qui, da Aldo e Teresa. IRMA Scusa, ma qual è il problema? Gli dici che ti sei trovata un'altra situazione e ciccia. FRANCESCA Sì… ma non è così facile… Francesca va alla porta e si mette in ascolto, come se volesse controllare che non ci sia nessuno ad origliare. Poi la apre con cautela, guarda fuori e la richiude. FRANCESCA E' una lunga storia. IRMA Scusa, esco da Internet. Dopo una rapida manovra col mouse, Irma si volta di nuovo verso Francesca, che spegne la sigaretta e va a sedersi sul lettino. Per qualche momento fissa la punta delle scarpe. FRANCESCA Aldo era un amico di mio padre. Fu lui che lo convinse a farmi lavorare nella pubblicità. Avevo quattro anni. Da allora è rimasto il mio agente, si è sempre occupato lui del mio lavoro. E non solo del mio lavoro. IRMA Okay, ma questo non vuol dire che tu sei costretta a vivere con lui quando stai a Roma. FRANCESCA No, ma… Quando i miei sono morti, avevo 16 anni. Fu un momento terribile. Stavo malissimo. Non so cosa avrei fatto senza di lui… Due anni dopo… eravamo a Parigi, il mio primo lavoro importante… una notte… Francesca esita. IRMA Non mi dire che ti ha violentata. Lo dice con un mezzo sorriso, come per sdrammatizzare. FRANCESCA Non so se violentare sia la parola giusta… Era la prima volta che facevo l'amore… No, non mi andava di farlo, ho cercato di resistere… Ma lui, se vuole, sa essere un uomo molto accattivante, molto tenero… Francesca tace. Poi Irma azzarda una domanda. IRMA E dopo… che è successo? FRANCESCA Dopo, è diventata una specie di routine, che dura ancora. IRMA E la moglie? FRANCESCA Teresa non è la moglie di Aldo, e nemmeno forse la compagna, anche se dormono nello stesso letto. E' una specie di segretaria, cameriera, factotum… Anche lei è succube di Aldo, e comunque è al corrente di tutto. Ora le ragazze tacciono. Irma rivolge di nuovo l'attenzione al computer. Schiaccia un tasto, lo schermo del portatile si illumina. IRMA Vuoi che navighiamo un po' insieme o entriamo in ICQ? FRANCESCA Adesso non mi va. IRMA Che fai stasera? FRANCESCA Ho detto una bugia, non ho impegni, me ne andrò al cinema. IRMA Perché non vieni con me? Vado a cena da Eva. Un amico giapponese di Angelica ha preparato il sushi apposta per noi. Ti piace il sushi? FRANCESCA Sì, molto. IRMA E allora dài, vieni con me, ci divertiamo. 17. Strade città. Est./Int. Notte. L'utilitaria con a bordo Francesca e Irma attraversa la città. Varie inquadrature mentre continua la conversazione tra le ragazze. IRMA Sì, sono stata in Amazzonia più di tre mesi… e per un mese intero in un villaggio dell'interno. FRANCESCA Da sola? IRMA Certo. FRANCESCA E non avevi paura? IRMA No, perché? Anzi, sono stata coccolata da tutti. Sai, uno si immagina un villaggio indio come una situazione primitiva, fuori dal mondo. Ma nella maggior parte dei casi non è così, c'è molta contaminazione, meticciato culturale. C'è una stazione internet nel mio villaggio, hanno contatti con mezzo mondo via e-mail, sono diventati molto consapevoli della loro condizione. FRANCESCA Beh, è straordinario. IRMA L'argomento della mia tesi era proprio questo, la contaminazione culturale. Irma sorride, sorniona. IRMA Poi, nelle ultime settimane, ho avuto una storia con un indio. FRANCESCA Davvero? IRMA Sì. FRANCESCA E come è scopare con un indio? IRMA Molto, molto interessante. Irma scoppia a ridere, subito imitata da Francesca. FRANCESCA Anch'io ho degli amici in Brasile. Ci ho girato un film un paio di anni fa. 18. Appartamento Eva. Int. Notte. Nella cucina dell'appartamento di Eva sta per avere inizio il sushi-party. Angelica è ai fornelli, sta riscaldando in una pentola piena d'acqua tre boccette di sakè. Eva è seduta al tavolo, già apparecchiato, e confeziona uno spinello. Irma e Francesca stanno ammirando i vassoi colmi di sushi allineati su una credenza. FRANCESCA Che meraviglia! IRMA Mi viene l'acquolina in bocca. EVA La nostra fortuna è che Takeshi è innamorato pazzo di Angelica. Ha portato tutto lui, comprese le bacchette e il sakè. ANGELICA In verità volevamo prepararlo noi, ma Takeshi è inorridito. Secondo la tradizione, le donne non possono diventare cuoche di sushi. Hanno le mani troppo calde. EVA Meglio così. Sai che palle. FRANCESCA (si rivolge ad Angelica) Quindi tu lo sai fare il sushi? ANGELICA Me la cavo. Questa storia delle donne che hanno le mani calde è una stronzata. Io ho sempre avuto le mani fredde. IRMA Anch'io, ma non sarei mai capace di fare questi cosi. EVA Tu, in cucina, sei un po' imbranata. IRMA E' verissimo. ANGELICA Siete pronte? Andiamo a tavola. EVA Porta intanto il sakè. ANGELICA Okay. Angelica porta a tavola una boccetta di sakè e si siede. Anche Irma e Francesca prendono posto. EVA (ad Angelica) Servilo anche, da brava geisha. ANGELICA (imita l'accento giapponese) Certo, mio signore, servo subito sakè. Fa un inchino con la testa e versa il sakè nelle tazzine. Poi ne prende una, la solleva. ANGELICA Kampai! Le altre la imitano. TUTTE Kampai! Angelica beve d'un sorso l'intero contenuto della tazzina, ancora una volta imitata dalle altre. EVA Propongo un brindisi per dare il benvenuto a Francesca nel nostro gruppo. FRANCESCA Grazie. Di nuovo le tazzine vengono riempite e sollevate in alto. IRMA A Francesca. TUTTE Kampai! Bevono. ANGELICA Bene. A questo punto Francesca è coinvolta per forza nel nostro film. FRANCESCA Quale film? EVA Guarda, sono settimane che rompe il cazzo con quella telecamera. Sta diventando un flaggello, una persecuzione. ANGELICA (ignorandola) Anzi, mi è venuta un'idea per il titolo. Visto che siamo in quattro, lo chiameremo "Quartetto". E' bellissimo. IRMA Fa pensare a una cosa musicale. ANGELICA Appunto, funziona. EVA Non è male. Francesca le guarda perplessa. EVA Adesso ti spieghiamo. Tanto non puoi scappare. Il mostriciattolo è lì. Indica la piccola telecamera digitale, sistemata sopra il cavalletto accanto al frigorifero. Ora la cena volge al termine. Sul tavolo ci sono pochi pezzi residui di sushi e diverse boccette di sakè. Angelica ha in mano la telecamera. ANGELICA Allora, il tema di questa sera è: gli uomini… Mormorio di protesta da parte delle altre. ANGELICA … cioè, il vostro rapporto con gli uomini. EVA E no, cara… Con una certa veemenza, Eva strappa la telecamera dalle mani di Angelica. EVA Questa la prendo io. Questa volta sei tu che parli. ANGELICA Dài, che c'entra, poi parlo anch'io, mica mi voglio sottrarre. EVA No, parli prima tu. Come cavolo si accende quest'affare? ANGELICA Ti faccio vedere. EVA Non ti preoccupare. IRMA Devi schiacciare quel pulsante lì. EVA Ah, ecco, okay. Schiaccia il pulsante e sul piccolo monitor compare l'immagine. EVA (ad Angelica) Avanti, parlaci del tuo rapporto con gli uomini. Angelica sembra rassegnata a subire l'iniziativa di Eva. Si accende una sigaretta. ANGELICA (recita) Allora, vediamo… Se consideriamo le parti basse, gli uomini si dividono più o meno in due categorie: quelli che ce l'hanno piccolo e quelli che ce l'hanno grosso. Ho frequentato rappresentanti di entrambe le categorie. Quelli che ce l'hanno piccolo sono convinti che sei tu che ce l'hai troppo larga. Con un cosettino piccolo così, che appena ti fa il solletico, continuano a ripeterti: sei tu che ce l'hai troppo larga, scopi troppo e ce l'hai smafarata… Dico, c'è da impazzire. Li vedi, lì, con quella specie di codino, che si lamentano e piagnucolano… Quelli che ce l'hanno grosso, invece, se lo figurano, nella loro fantasia, talmente grosso da identificarsi per intero col proprio coso. E infatti vengono definiti propriamente teste di cazzo. In genere sono affetti da ejaculatio precox, per cui effettivamente ti riempiono col loro cosone, ma la festa dura il tempo di un sospiro e appena tu cominci a scaldarti, loro hanno già ammainato la bandiera. Sono i più pericolosi, perché se non sei protetta possono anche fotterti di brutto. Mi sono spiegata? Risate e commenti a soggetto. Angelica approfitta della pausa per riprendere possesso della telecamera e rivolgerla verso Francesca. ANGELICA Adesso tocca a te, Francesca. FRANCESCA No, davvero, non saprei cosa dire. ANGELICA E no, non puoi rifiutarti. Raccontaci la tua esperienza. EVA Dài, Francesca. FRANCESCA Sarò sincera: a me non piacciono gli uomini. ANGELICA Cioè? Vuoi dire che ti piacciono le donne? FRANCESCA Sì. ANGELICA Vuoi dire che sei lesbica? FRANCESCA Penso di sì. L'affermazione di Francesca, espressa con timido candore ma anche con sicurezza, sorprende le ragazze. Irma la guarda di sottecchi. Sul suo volto si disegna un vago sorriso sospettoso. ANGELICA Ma avrai scopato qualche volta con degli uomini? FRANCESCA Sì, certo. ANGELICA E allora racconta. FRANCESCA Non so, non so che dire… Il problema non è il piacere. Riesco anche a provare piacere con un uomo, ma è una cosa del tutto passiva, una sensazione che mi cade addosso senza che io faccia nulla, non so come spiegarmi. Con una donna è diverso, è un piacere attivo, che nasce da dentro, è qualcosa in cui sono coinvolta pienamente… Ma non so spiegarmi… ANGELICA No, ti spieghi benissimo. EVA Adesso tocca ad Irma, che è sempre la più misteriosa sui suoi amori. Angelica punta la telecamera su Irma. IRMA Non c'è nessun mistero. Io, in verità, non ho nessun problema con gli uomini. Forse sono stata soltanto fortunata, almeno fino ad ora. ANGELICA Vogliamo i dettagli. IRMA Vediamo… Recentemente ho avuto una storia con un ragazzo molto giovane… 20 anni… Un ragazzo che fa il meccanico… Carino, simpatico… EVA E a letto com'era? IRMA Non male, però… ANGELICA Però? IRMA Il problema era che, al di là della scopata, c'era poco. Voglio dire, un ragazzo semplice, senza pretese. E infatti l'ho mollato. ANGELICA Sappiamo che preferisci gli intellettuali. IRMA Quelli, cerco di evitarli, a meno che non siano vecchi e ricchi. EVA E' che lei è alla ricerca del padre… ANGELICA … che per fortuna non ha. IRMA Se è per questo, pare che esista da qualche parte. ANGELICA Cioè? IRMA Beh, poi ve la racconto. FRANCESCA E l'indio? IRMA Ah, quella è un'altra storia… Lì c'entra il Brasile, l'Amazzonia… Lo squillo del citofono interrompe la conversazione. EVA E chi è a quest'ora? Eva si alza ed esce dalla cucina. ANGELICA Questa dell'indio ce la racconti. IRMA Ma non c'è niente da raccontare. ANGELICA (alzando la voce in direzione della porta) Adesso tocca a te, preparati. L'ingresso. Eva risponde al citofono. EVA Sì, chi è? SOFIA (off) Eva, sono mamma. EVA Mamma? E che ci fai a Roma? SOFIA Posso salire? EVA Certo. Eva schiaccia il pulsante di apertura della porta. Sorpresa e un po' inquieta, ritorna verso la cucina. Eva compare sulla porta della cucina. ANGELICA Chi era? EVA Mia madre. IRMA Tua madre? Ma non vive a Napoli? EVA Infatti. Boh! Di nuovo si allontana. Le ragazze si guardano con aria perplessa. La camera da letto di Eva. Sofia, la madre di Eva, è seduta sul letto e fuma. Ai suoi piedi, una borsa da viaggio. E' una donna di circa 40 anni che ne dimostra anche meno; bella, malgrado un'aria un po' dimessa e provinciale. Eva è in piedi e fuma anche lei. EVA Cioè? Fammi capire. Avete deciso di separarvi, così, all'improvviso. SOFIA Niente succede all'improvviso. EVA Per me è una novità. SOFIA Se tu venissi a casa, almeno ogni tanto, forse saresti più informata dei problemi della famiglia. EVA Che c'entra. SOFIA In ogni caso è successo. EVA E adesso che intenzioni hai? SOFIA Niente, non ho deciso niente. Ti chiedo solo di ospitarmi qualche giorno, giusto il tempo di riflettere con calma. EVA Papà lo sa che sei venuta da me? SOFIA Sì… Spero di non disturbarti. EVA Se è per qualche giorno, non mi disturbi. SOFIA Ti ringrazio… Torna pure dalle tue amiche, mi dispiace. EVA Tanto la festa è finita. Vieni, ti mostro la camera. Eva si gira ed esce dalla stanza. Sofia la segue un attimo con lo sguardo, poi si alza, raccoglie la borsa e si avvia a sua volta. 19. Parco del Celio. Est. Giorno. Angelica ed Eva fanno jogging lungo i vialetti del Parco del Celio. Il ritmo blando gli consente di fare conversazione. ANGELICA Con tua madre come va? EVA Va… Mi aveva chiesto ospitalità per qualche giorno, e sta ancora qui. Non è che mi impedisca di fare le mie cose, però capisci… che palle! ANGELICA Forse voleva soltanto prendersi una vacanza da tuo padre. EVA Non lo so, ma adesso se ne deve andare. ANGELICA Non puoi mica metterla alla porta. EVA Se sarò costretta, sì. Questa è la mia vita, non voglio interferenze. Angelica sorride. ANGELICA Ben detto!… Senti, facciamo uno sprint finale, ti va? EVA Okay. Le ragazze accelerano il ritmo. La mdp le segue mentre si allontanano. Ora le ragazze hanno raggiunto il margine del parco. Hanno entrambe il fiatone. ANGELICA Allora ti aspetto stasera. EVA Verso le otto. ANGELICA Ma non tardare. Stasera devo girare una scena cruciale del film. EVA Non ho mica capito cosa vuoi fare. Angelica sorride con malizia. ANGELICA Aspetta e vedrai. Bacioni, ciao. EVA Ciao, ciao. Si allontanano di corsa per direzioni opposte. 20. Strada abitazione Eva. Est. Giorno. Eva raggiunge il portone, lo apre con la chiave, entra. 21. Appartamento Eva. Int. Giorno. La porta si apre. Eva entra e attraversando il corridoio getta uno sguardo in soggiorno. Reazione di sorpresa. EVA Ma che cazzo… La stanza è sottosopra, con i mobili e le suppellettili spostate. Sofia - in tuta, guanti di plastica alle mani imbraccia una ramazza. SOFIA Sto facendo un po' di pulizie, qui erano mesi che non si faceva una cosa seria. EVA Scusa, ma che ti frega? SOFIA Se permetti, adesso ci vivo anch'io in questa casa. Almeno l'igiene. Eva è irritata e non lo nasconde. EVA Ma perché ti devi impicciare se non è casa tua? E senza attendere la replica della madre, si volta e va a infilarsi nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle con un certo fracasso. 22. Strada abitazione Roberto - Notte 23. Strada ingresso ristorante. Est. Notte. Da dietro un'automobile parcheggiata, accanto ai rispettivi motorini, Angelica ed Eva controllano l'ingresso del ristorante. ANGELICA Sei contenta, quindi. EVA Certo che sono contenta. Non è che capita tutti i giorni… un ruolo da protagonista in un film per il cinema… E a me, poi, che sono considerata una rompipalle. ANGELICA Non sei rompipalle, sei un po' selvaggia… E com'è il personaggio? EVA E' una tossica che muore di Aids. ANGELICA Capirai la novità. EVA Ma la sceneggiatura non è male. Eva guarda l'orologio, dà uno sguardo in giro. EVA Che palle! Si fa aspettare il tuo Roberto. ANGELICA Calma… E' andato a prendere la morosa, no? Evocato, Roberto compare con la sua moto, che va a fermarsi davanti al ristorante. Questa volta lo accompagna una ragazza. I due entrano nel ristorante. ANGELICA Diamogli il tempo di prendere posto al tavolo. 24. Ristorante. Int. Notte. Angelica, seguita da Eva, entra nel ristorante e scruta la sala, facendosi paravento della porta interna. Roberto e la sua amica hanno preso posto in fondo alla sala. ANGELICA Mettiamoci qui, vicino all'ingresso. Le ragazze vanno a sedersi a un tavolo vicino alla porta. Un cameriere si avvicina. CAMERIERE Buona sera. EVA Salve. Il cameriere depone sul tavolo due menu. CAMERIERE Torno subito. EVA Grazie. Il cameriere si allontana. Angelica tira fuori dalla borsa la telecamera. EVA Ma si può sapere che cazzo vuoi fare? ANGELICA Adesso lo vedrai. Angelica armeggia per qualche attimo sulla telecamera, poi si alza e, nascondendosela dietro le spalle, si avvicina al tavolo di Roberto. ANGELICA Ciao, Roberto, come va? Roberto si volta, appena un po' sorpreso. ROBERTO Oh, ciao. Angelica è sorridente e cordiale. ANGELICA Tutto bene? ROBERTO Tutto bene… Conosci Enrica? ANGELICA Certo che la conosco. Ciao. La ragazza ha un'aria vagamente sospettosa. ENRICA Ciao. Angelica si rivolge di nuovo a Roberto e contemporaneamente tira fuori la telecamera e l'avvia. ANGELICA Senti, volevo farti un paio di domande… è per il mio film, sai. Roberto sospira, seccato. ROBERTO Dài, Angelica, lasciaci in pace. ANGELICA Come va la morosa a letto? E' sempre tanto porca? ENRICA Ma che vuole, questa? ROBERTO Senti, per favore… Angelica punta la telecamera sulla ragazza. ANGELICA Ma che gli fai a questo bel ragazzo? Glielo prendi in bocca? Gli lecchi le palle?… Forse gli metti anche un dito nel culo. Raccontaci. Enrica è sconvolta, Roberto comincia a incazzarsi. ENRICA Ma è matta. (Si rivolge a Roberto) Fai qualcosa! Ma Angelica è davvero scatenata. ANGELICA Forse sei tu che lo prendi nel culo. Con l'aiuto di un po' di vaselina, s'intende. Il buchetto è piccolo e verginale e il cosone è tanto grosso. ENRICA Dio, che vergogna! Tra i clienti c'è un certo trambusto. Finalmente Roberto si alza, esibendo un'aria minacciosa. ROBERTO Senti, adesso ti togli dai coglioni, altrimenti… ANGELICA Altrimenti mi meni? Mi vuoi picchiare? L'impavido cavaliere che difende l'onore della sua dama… Roberto avanza, lei arretra, ma sempre puntandogli addosso la telecamera. Due camerieri vengono avanti. ROBERTO Smettila, altrimenti te la sfascio. ANGELICA Sei stupido. Prendi ispirazione. Potresti mettere questa scena in una di quelle soap-opera che scrivi per la televisione. Sarebbe il tuo primo colpo di genio. ROBERTO Stronza! ANGELICA Il signore qui è un grande sceneggiatore. Scrive quelle merdacce che vi costringono a vedere alla televisione. Un cameriere cerca di interporsi. CAMERIERE Senta, la smetta. Questo è un locale pubblico. Ma Angelica lo ignora, continua a puntare la telecamera come fosse un'arma e a rivolgersi a Roberto. ANGELICA Sarò il tuo perturbante, il tuo incubo, la tua persecutrice, la tua ossessione… Eva, che intanto si è alzata, interviene sull'amica, la prende per i fianchi e la spinge verso la porta. EVA Basta così, andiamocene, dài. Poi raccoglie le borse, mentre Angelica continua imperterrita a puntare la telecamera verso Roberto, i camerieri, un altro paio di persone che sono accorse. ANGELICA Vi metterò tutti nel film e non potrete farci niente. Consegnerò all'eternità le vostre facce di cazzo, la vostra irrimediabile mediocrità. Eva la spinge fuori. EVA Dài, basta, usciamo. Poi esce a sua volta e si chiude la porta alle spalle. 25. Appartamento Angelica. Int. Notte. Angelica, ancora vestita, è distesa sul futon nella posizione fetale. Dopo l'eccitazione della battaglia, ora sembra in letargo. Eva è seduta ai piedi del futon e sta fumando. Per un po' restano in silenzio. Poi Eva comincia a parlare, con un tono molto pacato, quasi materno. EVA Tu sei ancora innamorata di lui, questo è il punto. Non ce la fai proprio a mollarlo… col cuore, voglio dire. Pensi di odiarlo, di disprezzarlo, ma ne sei ancora innamorata. Forse non lo stimi più, anzi certamente non lo stimi più, ma questo non ti impedisce di continuare ad amarlo. E' più forte di te. Ti devi convincere che è così. Se ne prendi atto, è già un passo avanti. Piano piano, un pezzo per volta, te ne liberi. Lui non merita il tuo amore, devi partire da questo. E così te lo riprendi, semplicemente, il tuo amore. Una mattina ti sveglierai, e scoprirai che è tutto finito, come quando uno esce da una febbre o da un raffreddore. Eva sorride. EVA Però, cazzo, sei stata grande. Erano tutti con gli occhi da fuori. Completamente sconvolti. Angelica si scuote appena. Il tono di voce è basso, appena percettibile. ANGELICA Perché ci innamoriamo di quelli che non ci amano? EVA Io non sono innamorata. 26. Appartamento Francesca. Int. Notte. Nella sua stanza, Francesca è davanti al computer e sta navigando in Internet. Sullo schermo del portatile scorrono pagine di diversi siti, con immagini e testi. Il soggiorno. Aldo, seduto in poltrona, guarda la TV, ma non sembra interessato al programma. Ha l'aria distratta, inquieta. Si alza, raggiunge il carrello dei liquori, si versa una dose di whisky, ne beve un sorso, torna a sedersi, si accende una sigaretta. Per qualche momento rivolge nuovamente l'attenzione al televisore, poi beve un altro sorso di liquore, depone il bicchiere sul tavolino, si alza ed esce dalla stanza. Aldo avanza nel corridoio, si ferma davanti alla porta della camera di Francesca, alza la mano come per bussare, ha un attimo di esitazione, poi afferra la maniglia e apre la porta. ALDO Scusami. Francesca si è voltata. FRANCESCA Che c'è? ALDO No, niente… Posso entrare? FRANCESCA Certo. La ragazza riporta l'attenzione allo schermo mentre Aldo viene avanti. ALDO Navighi in Internet? FRANCESCA Sì. ALDO Ti stai davvero appassionando. FRANCESCA Sono solo curiosa. Per qualche momento tacciono. ALDO Stamane ho parlato di nuovo con Jean-Paul. E' molto deluso del tuo rifiuto. FRANCESCA Non credo che avrà difficoltà a sostituirmi. Era un piccolo ruolo. ALDO Infatti non è quello il problema. Ma sai come sono i registi. Si sentono traditi se l'attore che hanno scelto gli dice di no. FRANCESCA Lo so, ma tu stesso avevi detto che non era una grande offerta. ALDO E' vero, ma l'anno prossimo verrà in Italia per questa grossa coproduzione. Non conosco la sceneggiatura, ma mi ha fatto capire che poteva esserci un bel ruolo per te. FRANCESCA E l'anno prossimo vedremo. ALDO Sei sicura che non c'è spazio per un ripensamento? Naturalmente sei tu che decidi, ma io sento il dovere di insistere. Siamo ancora in tempo. Francesca si volta, sospira. FRANCESCA Senti, ne abbiamo discusso a lungo… non mi pare il caso di ricominciare. ALDO Come vuoi. Francesca rivolge di nuovo l'attenzione al computer. ALDO Scusami ancora, non ti disturbo più. FRANCESCA Ma no, figurati. Aldo raggiunge la porta ed esce. Francesca si volta per verificare che sia uscito, poi apre ICQ e clicca su "Linda Lee", il nickname di Irma. Appena compare la finestra del messaggio, digita le seguenti parole: "Ci sei?", quindi clicca su "send". Una breve pausa d'attesa, poi il segnale sonoro. Francesca apre la finestra del messaggio:"Ci sono. Sto chattando col mio amico indio." Francesca digita la risposta: "Allora ti lascio, scusami." Invia il messaggio e mentre aspetta si accende una sigaretta. Di nuovo il segnale sonoro e un nuovo messaggio: "Lo metto un po' in quarantena, è un'ora che chattiamo, come va?" Francesca digita velocemente la risposta: "C'è uno che mi ronza intorno, vorrei che fossi qui." Francesca si volta in direzione della porta, che Aldo ha lasciato semiaperta. Si alza e la chiude. Quando ritorna al tavolo, si sente il segnale del nuovo messaggio: "I mosconi vanno schiacciati, zac! Basta una paletta o anche uno straccio. Forza! J" Francesca sorride. Il soggiorno. Aldo è in piedi, vicino alla finestra, lo sguardo rivolto all'esterno. E' pensieroso, cupo. La camera di Francesca. Sullo schermo del portatile è comparso un nuovo messaggio: "Se domani sei libera, mi accompagneresti a Civitavecchia?" Francesca digita la risposta: "Molto volentieri." Il soggiorno. Aldo spegne la TV col telecomando ed esce dalla stanza. Il corridoio. Aldo raggiunge di nuovo la porta della stanza di Francesca e la apre. Francesca si volta di scatto. ALDO Scusami ancora. Ho dimenticato di dirti che ha chiamato Teresa. Voleva chiederti di andarla a prendere alla stazione, domani. FRANCESCA A che ora arriva il treno? ALDO Alle dodici e un quarto. FRANCESCA Veramente… ho promesso a un'amica che l'avrei accompagnata a Civitavecchia. Mi dispiace. ALDO Non importa. Magari ci vado io. Alla peggio prenderà un taxi. Francesca si volta di nuovo, riportando l'attenzione al computer. Aldo viene avanti, a passi lenti, e quando è alle spalle della ragazza, le mette le mani sul collo e comincia a massaggiarla, dolcemente. Francesca si irrigidisce. Poi risuona il segnale sonoro che annuncia un messaggio. Francesca non si muove. ALDO Ho voglia di te. Lei non replica. Aldo fa scivolare le mani sul seno. FRANCESCA Ti prego. Lui ritira le mani dal seno e le sposta sulle spalle di lei. ALDO Ho voglia di fare l'amore con te. Francesca ha un piccolo scarto. ALDO Non ti va? FRANCESCA No… non voglio. Aldo resta ancora per qualche attimo nella stessa posizione, prima di ritirare lentamente le mani dalle spalle di lei. ALDO Sono settimane che non facciamo l'amore… e che non parliamo più. Francesca tace. Lui muove due passi, allontanandosi dalla sedia, poi si ferma, si volta come se volesse parlare, ma ci rinuncia e dopo una breve pausa si limita a dire: ALDO Okay, scusami. Buona notte. FRANCESCA Buona notte. Aldo esce, chiudendosi la porta alle spalle. Di nuovo il segnale sonoro che annuncia un messaggio. Francesca clicca su Linda Lee per leggerlo: "Che succede? Perché non rispondi?" Poi digita la risposta: "Il moscone ha tentato un nuovo assalto, ma è stato respinto. Schiacciato no, ma respinto!" 27. Santa Severa - Giorno 28. Civitavecchia. Lungomare. Est. Giorno. In campo lungo, Irma e Francesca camminano sul lungomare pedonale di Civitavecchia. Ora sono davanti al portone di un palazzo. IRMA Sei sicura che non vuoi salire? FRANCESCA No, davvero. Mi imbarazzerei. IRMA Non voglio coinvolgerti, naturalmente… FRANCESCA Ti aspetto qui, non c'è problema. E' un bel posto, passeggio un po', guardo il mare. IRMA Faccio prima possibile. FRANCESCA Prenditi tutto il tempo che ti serve, non ti preoccupare. IRMA Okay, a fra poco. FRANCESCA A fra poco. Irma entra nel palazzo e Francesca si avvia lentamente verso il pontile che scavalca la scogliera. 29. Appartamento Adele. Int. Giorno. L'appartamento ha un arredo piccolo-borghese, anonimo. La madre di Irma, Adele, una donna di circa 50 anni, di evidente estrazione popolare, è seduta sul divano, di fronte alla figlia, e sta piangendo. Irma ha l'aria piuttosto seccata. IRMA Ma scusa, prima mi fai l'annuncio fatale con una lettera, poi ti rifiuti di parlarne al telefono, e appena mi presento qui non sai fare altro che piangere. Per te è come una telenovela. ADELE Non ci posso far niente, è più forte di me. IRMA Ma mi spieghi come cavolo ti è venuto in mente di tirare fuori questa storia, adesso? ADELE Io voglio che tu sia felice. IRMA Che c'entra la mia felicità? ADELE E' un uomo ricco, di buona famiglia, e non si è mai sposato. Può aiutarti molto. IRMA Ma scusa, poteva aiutarmi di più prima. ADELE Io non ti ho fatto mancare mai nulla. IRMA 'A ma, per favore. Ho vissuto quindici anni con la nonna e da dopo il liceo vivo da sola. Perché ti racconti bugie? ADELE Pensi che sono stata una cattiva madre? IRMA No, non penso questo. Ce l'abbiamo fatta per conto nostro finora, adesso che c'entra questo tizio di Torino? ADELE Ma è tuo padre. Lo devi fare per me, devi incontrarlo. IRMA Tra l'altro mi ha mandato una lettera con un tono molto burocratico, che è praticamente una diffida… ADELE Mette le mani avanti. Ma io ho parlato con l'avvocato. Lo possiamo incastrare. Irma si alza, irritata. IRMA Incastrare! Ma capisci che cazzo di mentalità di merda che ti ritrovi? ADELE Non dire parolacce. IRMA Comunque, per me il discorso è chiuso. Adele si alza, la raggiunge. Poi l'abbraccia e scoppia di nuovo in lacrime. ADELE Perdonami, perdonami! IRMA Dài, smettila di piangere. E lascia perdere l'avvocato, lascia perdere il tizio di Torino. Io sto bene come sto, non ho bisogno di nessuno. 30. Lungomare di Civitavecchia. Est. Sera. Irma esce dal portone e si guarda intorno alla ricerca di Francesca. Poi la scorge, in fondo al pontile, le fa un cenno con la mano, si avvia a raggiungerla. Ora le due ragazze sono sedute su una panchina, nella spianata-belvedere oltre il pontile, nella luce dorata del pomeriggio avanzato. IRMA E' pazzesca, mia madre. Capisci che ha già messo di mezzo un avvocato? E posso immaginarmi il seguito: una lunga causa, l'analisi del DNA e tutte queste stronzate. Ma io non ci sto. Mi tiro fuori. FRANCESCA Ti capisco… però… non sei curiosa di conoscerlo? IRMA Manco per niente. FRANCESCA Cosa insegna all'Università? IRMA Credo sia un indologo. FRANCESCA Interessante… E' certamente un uomo colto, forse anche molto in gamba, avrà scritto dei libri… IRMA Il mondo è pieno di gente interessante. E comunque io non ce l'ho con lui. Sono solo arrabbiata con quella scema di mia madre… Tacciono per un momento. Poi Francesca, con un gesto del tutto spontaneo, le prende una mano, la stringe tra le sue e comincia a carezzarla. FRANCESCA Mi piacciono le tue mani. Irma la guarda, perplessa ma anche intenerita. IRMA Sono così confusa. Francesca continua a carezzarle la mano, ma senza guardarla in faccia. FRANCESCA Credo che mi sono innamorata di te. Lo dice a bassa voce e senza nessuna enfasi. Irma tace, poi, piano piano, ritira la mano. IRMA Così mi complichi le cose. FRANCESCA Mi dispiace. Di nuovo tacciono. Francesca si accende una sigaretta. IRMA Sai, non è che questa cosa mi dispiaccia, anzi… Sorride, autoironica. IRMA Sono molto narcisa… E poi tu mi piaci… Però… FRANCESCA Sei confusa. IRMA Infatti. FRANCESCA Ma io non ti chiedo niente, non voglio niente… Però volevo che lo sapessi… Mi sembrava più onesto. IRMA Hai fatto bene. Poi, cambiando tono, aggiunge: IRMA Perché non ce ne torniamo a Roma? FRANCESCA Sì, torniamo. Si alzano e si avviano lungo il pontile, mentre il mare si accende del bagliore infuocato dell'imminente tramonto. 31. Pub - Notte. 32. Discoteca. Int. Notte. Sulla pista, al ritmo di una musica tecno, Eva balla in mezzo a numerosi altri ragazzi. Lo fa con grande energia, ma senza minimamente comunicare con gli altri, come fosse del tutto estranea a quello che la circonda, a parte la musica. Dopo un po', dal margine della pista, compare Guido. La osserva per un momento, sorride, poi la raggiunge, la prende per un braccio. GUIDO Ciao, piccola peste. Come uscendo da un sogno, Eva si volta e sgrana su Guido i suoi occhi lucidi e distanti. EVA Ciao. Lui la prende per mano. GUIDO Vieni, andiamo a bere qualcosa. Se la trascina via. Ora Guido ed Eva sono seduti in un angolo appartato della discoteca. Lei ha la testa appoggiata sulla spalla di lui. Con loro ci sono altri due ragazzi, Andrea e Pino. PINO Beh, che si fa? GUIDO Perché non andiamo da qualche parte al mare? EVA Che bella idea. PINO Dove? GUIDO Non so. ANDREA Io prima devo passare al "Tube". PINO A fare che? ANDREA Un piccolo business. GUIDO Okay, poi si va al mare. Guido si alza, imitato dagli altri. 33. Strada ingresso locale notturno. Est./Int. Notte. L'automobile con Andrea e Pino a bordo accosta al marciapiede. La segue quella con Guido ed Eva, che va a fermarsi a poca distanza. Andrea scende e si avvia verso l'ingresso del locale notturno. Interno dell'auto di Guido. EVA Com'è questo posto? GUIDO Un cesso. Un locale di vecchioni. EVA E che ci fa Andrea? GUIDO C'è uno che gli passa la coca da vendere. EVA Ti ricordi quegli acidi che ha trovato una volta Andrea? GUIDO (Sorride) Vuoi una caramellina? EVA Adesso no. Sorride anche lei. EVA Ho visto Sergio prima di incontrarti… Senti, ma perché non ce ne andiamo a casa mia? GUIDO Ma non c'è tua madre? EVA Sì, ma è andata a una festa fuori Roma e torna domattina. GUIDO Per me va bene, sentiamo gli altri. EVA Intendevo da soli. GUIDO Perché da soli? (Sorride) Facciamoci una scopata in quattro. EVA Tu sei scemo. GUIDO Non ti stuzzica l'idea? Mica è la prima volta? EVA A parte il fatto che Pino neanche lo conosco, e poi non mi piace… comunque in quattro non l'ho mai fatto. GUIDO Beh, Pino lo seminiamo. Eva lo guarda con un'aria un po' provocatoria. EVA Mi spieghi perché ti piace farlo insieme ad altri uomini? E' solo una curiosità. Con due donne lo capirei… GUIDO Anche a te piace. EVA Ma io voglio sapere perché piace a te. GUIDO (spavaldo) Perché mi piace vederti sbattere da un altro, mi eccita di più. EVA Uhm… Secondo me è un segno di omosessualità latente. GUIDO Di che? EVA Sei un po' frocio ma non vuoi ammetterlo con te stesso. Guido comincia a seccarsi. GUIDO Ti do l'idea di un frocio, quando scopiamo? EVA Non ho detto che sei impotente. GUIDO Ma guarda che sei strana. Eva sorride, un po' sfrontata. EVA In che senso? 34. Appartamento Eva. Int. Notte. Eva entra in soggiorno, raggiunge l'impianto stereo, mette su un CD, poi va a sedersi su una poltrona davanti a un tavolinetto e comincia a preparare uno spinello. Guido e Andrea sono seduti sul divano di fronte a lei e stanno tirando coca. ANDREA (si rivolge a Eva) Vuoi un tiro? EVA No, preferisco una canna. GUIDO Hai una birra? EVA Sì, sono in frigo. Guido si alza. ANDREA Una anche per me. Guido esce. Andrea si accende una sigaretta. EVA Com'è questa roba? ANDREA Piuttosto buona. Davvero non vuoi provare? EVA No, adesso non mi va. ANDREA E il fumo, com'è? EVA Marocchino, mi hanno detto. Non c'è male. Guido rientra con due birre, ne porge una ad Andrea e va di nuovo a sedersi. I due ragazzi bevono. Eva accende lo spinello. Guido le fa un cenno, sorridendo. GUIDO Vieni qui, bambina… Con la mano indica il posto tra lui e Andrea. GUIDO Vieni a sederti qui. Eva non risponde. Fa un lungo tiro, poi si alza e con aria vagamente languida raggiunge il divano, porge lo spinello ad Andrea. EVA Spegni la sigaretta. Andrea prende lo spinello e spegne la sigaretta. Eva va a sedersi tra lui e Guido. Si stiracchia. Guido, che continua a guardarla e a sorridere, allunga una mano sulla coscia di lei e comincia a carezzarla. Andrea passa lo spinello ad Eva, che fa un rapido tiro e lo passa a Guido. Intanto allunga a sua volta la mano sulla coscia di Andrea. Andrea si volta e comincia a baciarla. Guido fuma osservandoli, poi allunga lo spinello verso Andrea… Il rumore della porta d'ingresso che si apre immobilizza i tre. Eva si scuote. EVA Cazzo, mia madre! Si alza e va verso la porta. Con calma, Andrea raccoglie la bustina con la coca e se la mette in tasca. L'ingresso. Eva entra. Sulla porta, ancora semiaperta, c'è Sofia insieme a un uomo sui 45, alto e ben vestito. SOFIA Ciao, Eva. Pensavo fossi in discoteca. EVA Ci sono stata in discoteca. Sono quasi le quattro. SOFIA Scusa, ti presento Attilio. Fa cenno all'uomo, che ha l'aria vagamente imbarazzata. SOFIA Mia figlia Eva. ATTILIO Molto lieto. EVA Salve. SOFIA E' che la gente, lì alla festa, era un po' snob, allora con Attilio abbiamo deciso di rientrare a Roma e naturalmente si è fatto un po' tardi. ATTILIO Beh, io comunque scappo. SOFIA Sì, hai ragione, è tardi. Si scambiano un bacio sulle guance. SOFIA Ciao, grazie di tutto e buona notte. ATTILIO E di che? Buona notte, ti chiamo domani. Poi si rivolge ad Eva. ATTILIO Buona notte. Eva risponde col suo abituale tono brusco. EVA Salve. Attilio esce. Sofia chiude la porta e quando si volta si accorge che Eva continua a fissarla. SOFIA Beh? EVA Vedo che hai fatto razzia nel mio armadio. Sofia si guarda e ora sembra un po' imbarazzata. E in effetti notiamo che indossa una minigonna piuttosto aderente e un paio di scarpe con i tacchi altissimi. Anche il trucco è un po' vistoso. SOFIA Scusami, ti dispiace? E' che non ho portato niente con me da Napoli. EVA No, non mi dispiace. SOFIA Forse la gonna è un po' corta. Afferra l'orlo della gonna con le mani e la tira verso le ginocchia, ma con scarsi risultati. EVA Anche le scarpe sono un po' ridicole. Si volta ed esce. SOFIA Eva… Il soggiorno. Eva entra. EVA Dov'è la canna? Andrea si alza e gliela porge. Sulla porta compare Sofia, che si blocca, rendendosi conto della presenza dei due ragazzi. EVA Questa è mia madre. Loro sono Guido e Andrea. SOFIA Buona sera, ragazzi… ANDREA Sera. GUIDO Buona sera. SOFIA Cioè… è quasi l'alba. Ferma sulla soglia, in minigonna vertiginosa e tacchi alti, Sofia è al colmo dell'imbarazzo, anche perché Guido e Andrea, dal momento in cui è entrata, continuano a fissarla stupefatti. EVA Vuoi farti una canna con noi? Sofia si aggrappa alla provocazione di Eva per darsi un contegno. SOFIA Eva, ti prego! ANDREA Noi andiamo. Guido si alza. ANDREA Ciao, Eva, ci sentiamo. Guido dà un bacio ad Eva sulla guancia. GUIDO Ciao, ci vediamo. EVA Ciao… Vi accompagno. Si avviano alla porta. Sofia si sposta per farli passare. SOFIA Beh… allora buona notte. ANDREA Buona notte. GUIDO Buonanotte. L'ingresso. I due ragazzi sono sul pianerottolo. Eva li saluta dalla porta. EVA Ciao, ci sentiamo. Andrea sembra aver recuperato l'aria stupefatta di poco prima. Sorride. ANDREA Ma è una strafiga, tua madre. Guido lo tira verso l'ascensore. GUIDO Dài, non fare lo stronzo, andiamo. ANDREA Non avrei mai immaginato. GUIDO Ciao, Eva… chiudi pure. S'infila nell'ascensore, tirandosi dietro Andrea. Eva chiude la porta. Il soggiorno. Sofia è seduta sul divano. Eva ha riguadagnato la poltrona e rolla un'altra canna. SOFIA E' lui il tuo ragazzo? Quello che ti ha baciata? Eva si interrompe e la fissa un attimo, prima di riprendere a maneggiare il tabacco. EVA Questo Attilio, è per lui che sei scappata da Napoli? Sofia s'indurisce subito. SOFIA Cosa dici? E poi io non sono scappata. EVA Allora è quello che ti scopi adesso. SOFIA (spazientita) Eva, per favore, smettila con questo tono, e con questo vocabolario. EVA (sarcastica) Mi sto solo informando sull'andamento della famiglia. SOFIA Attilio è un amico. Tuo padre lo conosce benissimo… E anche se non posso negare che ha un certo interesse per me, è un gentiluomo. Non si permetterebbe mai. EVA Ho capito. Sta sbocciando un amore. SOFIA Non fare la stupida. Si alza, prende una sigaretta dal tavolino, l'accende. SOFIA (cambiando tono) Sai dove lavora Attilio? Da Valentino, quello dell'alta moda. (Si accalora) Hanno gli uffici lì, a piazza di Spagna, un bellissimo palazzo. EVA (sfottente) Però! SOFIA Stavo pensando, in questi giorni, che sarebbe bello… lo so, è un sogno… però potrebbe capitare l'occasione… un posticino qualsiasi, anche l'ultimo, a rifare gli orli, mi accontento di tutto. Eva accende lo spinello e la guarda stupita. EVA Fammi capire, vuoi farti assumere da Valentino? A fare che? SOFIA Sono sempre stata un'ottima sarta e Attilio dice che potrebbe succedere. Non è facile, ma potrebbe succedere. EVA E' furbo questo Attillio. Eva si alza e si avvia alla porta. EVA E cosa fa lui da Valentino? Disegna, crea… che fa? SOFIA No, Attilio fa l'usciere, o il guardiano, non so. Eva, che è sulla porta, sorride sarcastica. EVA Un grande ruolo dirigenziale. Ed esce. SOFIA Che c'entra. Indispettita, spegne la sigaretta. SOFIA (alzando la voce) E smettila di fumare questi spinelli. Per un attimo rimane immobile in mezzo alla stanza. Poi si guarda di nuovo la gonna, ne afferra l'orlo e con aria stizzita la spinge inutilmente verso il basso. 35. Strada quartiere residenziale. Est. Giorno. Angelica, che è in motorino, va a fermarsi davanti a un cancello. 36. Appartamento famiglia Angelica. Int. Notte. Angelica è sulla porta d'ingresso, che è semiaperta. ANGELICA C'è nessuno? Viene avanti, mentre dal corridoio emerge la figura di un giovane, sui 26 anni, vestito in modo convenzionale. ANGELICA Ciao, Antonio. ANTONIO Ah, sei tu? Lei lo raggiunge. Sorride, affettuosamente ironica. ANGELICA Rilassati, fratellino. Come va? Lui fa un cenno con la testa. ANTONIO C'è la donna delle pulizie. Angelica si guarda intorno, poi prosegue verso le stanze, seguita da Antonio. L'appartamento è arredato in maniera del tutto anonima. ANGELICA Sai, non me lo ricordavo più l'appartamento. Non ci vengo da anni. Da quando è stato affittato. Si affaccia sulla porta della cucina, dove c'è una filippina di mezza età che sta lavando i vetri. FILIPPINA Buon giorno. ANGELICA Buongiorno. Angelica va avanti, entra nel soggiorno, sempre seguita da Antonio. ANGELICA Non ho mai capito se era già di mamma o l'hanno comprato dopo il matrimonio. ANTONIO Era di mamma. Ci abitava quando ha conosciuto papà. ANGELICA Vedi, non lo sapevo. Va verso la finestra. ANGELICA E come mai sei venuto a Roma per farlo ripulire? Ti trasferisci? ANTONIO No. Ci verrà a stare mamma qualche giorno. Angelica è alla finestra. ANGELICA E come mai? La risposta di Antonio è immediata e brutale. ANTONIO Viene a Roma per entrare in ospedale… Mamma ha un cancro. Angelica si blocca, poi si volta, esterrefatta. ANGELICA Ma che stai dicendo? ANTONIO Un cancro al seno. La mdp si muove veloce verso la finestra e poi verso l'esterno, a inquadrare gli alberi soffusi dalla luce del sole. 36 A. Cortile Appartamento famiglia Angelica. Est. Sera. Angelica e Antonio escono dal portone del palazzo e si avviano verso il cancello. La ragazza ha gli occhi rossi, come se avesse pianto. ANTONIO (acido) Mi stupisce la tua reazione così partecipata. In fondo, di mamma, non te n'è mai fregato nulla. ANGELICA Non dire cazzate. ANTONIO Sei tu che hai rotto ogni rapporto… Con me, passi… ma con lei… ANGELICA Lo conosci il motivo. ANTONIO Non è lei che ti ha fatto diventare bastarda, lo eri già prima. Lei ti ha detto soltanto la verità. Angelica gli lancia un'ultimo sguardo. ANGELICA Doveva dirmela prima, la verità, molto prima… E così dicendo, si volta e si affretta a raggiungere il motorino. 37. Sushi bar. Int. Notte. Tot. La sala è vuota, a parte Angelica, che è l'unica seduta al banco, e Takeshi che confeziona un pezzo di uni. La mano di Takeshi che depone davanti ad Angelica, che ha l'aria molto depressa, un piattino con tre pezzi di uni. TAKESHI Tutto finito, ma uni c'è. ANGELICA Grazie, tanto non ho fame. Takeshi la guarda con la sua espressione imperscrutabile. TAKESHI Molto triste stasera? Angelica fa segno di sì con la testa. TAKESHI Triste per amore? ANGELICA No, non per amore. Abbassa la testa, poi continua più sottovoce. ANGELICA O forse sì, non lo so… La voce si rompe. Silenziosamente Angelica comincia a piangere. Tot. Angelica, la testa appena china sul bancone, continua a piangere. Di fronte a lei, immobile, apparentemente distante come una statua antica, c'è Takeshi. 38. Appartamento Irma. Int. Giorno. Irma e Francesca sono al tavolo del computer, che è acceso. IRMA Siediti, leggi. Francesca si siede. Comincia a leggere. FRANCESCA "Cara Irma, grazie della bellissima e-mail. Mi fai una domanda difficile, e inquietante. Mi chiedi cosa mi piace del tuo corpo. Dovrei rispondere: tutto. Ma quello che veramente mi colpisce in te (per quanto posso dedurre dalle foto) è un certo inestricabile miscuglio, che trovo delizioso, di sfrontatezza e innocenza. Un abbraccio, Paolo." Francesca si volta verso Irma, sorridendo ironicamente. FRANCESCA Questa è corrispondenza bollente! E da quando va avanti questa storia? IRMA Da un po'. Irma, piuttosto compiaciuta, comincia a manovrare il mouse. IRMA Ti faccio leggere la prima mail che mi ha mandato. FRANCESCA Non c'è dubbio, l'hai colpito. E' che tu lo provochi… Però te l'avevo detto, è un tipo interessante… in fondo senza pregiudizi, considerata l'età. IRMA A me sembra uno che ce prova. 39. Appartamento Eva. Int. Sera. La cucina. Eva è davanti ai fornelli, intenta a cucinare. Il suono del citofono la fa voltare. EVA (alzando la voce) Rispondi tu, per favore? SOFIA (off) Sì, vado io. L'ingresso. Sofia, mentre si abbottona la camicetta, raggiunge il citofono accanto alla porta. Solleva la cornetta. SOFIA Sì? FATTORINO (off) Servizio Interflora. Una consegna per la signora… Sofia. SOFIA Sì. FATTORINO Terzo piano, vero? SOFIA Sì. La cucina. Eva è sempre davanti ai fornelli e tiene sotto controllo varie pentole. EVA (alzando al voce) Senti, come sono le dosi della besciamella?… Mi senti?… Chi era al citofono? Dopo qualche secondo, compare sulla porta Sofia, che regge tra le braccia un gran fascio di rose rosse. Ha un'espressione al tempo stesso euforica e sconsolata. Eva si volta, vede le rose, allarga le braccia. EVA E' il terzo? Sofia fa cenno di sì. EVA Sempre anonimo? SOFIA Sì. EVA (sfottente) E' furbo e galante questo Attilio. SOFIA Sì, sfotti. Va all'acquaio e comincia a scartare i fiori. EVA Dimmi le dosi della besciamella. SOFIA Un cucchiaio colmo di farina, 50 grammi di burro, mezzo litro di latte. Eva si volta a guardarla. EVA Esci con lui? SOFIA Se riesco a vestirmi, esco. EVA E' nuova quella gonna? SOFIA Così non ti lamenti che ti rubo i vestiti. EVA Io non mi lamento. SOFIA Stamattina ho incontrato Guido. EVA Guido? SOFIA Sì, mentre facevo la spesa. EVA Strano. SOFIA L'ho incontrato diverse volte. Penso che abiti da queste parti… Ce l'hai un altro vaso? EVA Sta lassù, sul pensile vicino alla porta. Sofia si arrampica sopra una sedia per prendere il vaso. EVA Curioso… Lui abita a Mostacciano. Ancora la cucina. Ora intorno al tavolo c'è il quartetto al completo: Eva, Angelica, Irma e Francesca. La cena è finita. Le ragazze sono allegre, tranne Angelica che ha l'aria piuttosto assente. EVA (curiosa, rivolta a Irma) No, ma dimmi una cosa, in questa mail lui ti ha chiesto di incontrarlo? IRMA Sì, esplicitamente. Verrà a Roma per un convegno e mi ha chiesto di incontrarlo. EVA E tu che gli hai risposto? IRMA Per ora niente. EVA Ma lo incontri? IRMA Non lo so. EVA Secondo me lo devi incontrare. Si rivolge alle altre. EVA No? Tu che ne pensi Francesca? FRANCESCA Anche secondo me lo deve incontrare. Gliel'ho sempre detto. EVA E secondo te, Angelica? ANGELICA Non so se è meglio avere un padre oppure no… Tanto siamo comunque una generazione senza padri. EVA Beh, tu un padre ce l'hai avuto, e anche piuttosto ingombrante. Lo squillo di un cellulare le interrompe. Angelica si alza. ANGELICA E' il mio. E' nell'altra stanza. Angelica si affretta a uscire. Eva la osserva e quando vede che è uscita, si rivolge sottovoce alle altre due. EVA Avete saputo che la madre di Angelica ha un cancro al seno? IRMA (sorpresa) No, non sapevo niente. EVA La operano tra qualche giorno. Ma è meglio non parlarne. Angelica è molto depressa. A meno che non metta lei il discorso in mezzo. Il rumore dei passi di Angelica che rientra spinge Eva a cambiare discorso. EVA Ma avete visto quante rose? Siamo inondate di rose rosse. Angelica compare sulla porta e va a sedersi. ANGELICA Sì, c'è un odore nauseabondo. FRANCESCA (a Eva) Come mai tutti questi fiori? EVA C'è un pazzo, anonimo, che manda fasci di rose rosse a mia madre. Oggi è arrivato il terzo in una settimana. IRMA E non avete scoperto chi è? EVA Io un'idea ce l'ho. Secondo me, glieli manda un certo Attilio, uno che se la fila, ma lei non lo ammetterà mai. Angelica si versa dello spumante, poi prende il bicchiere e si alza. ANGELICA Voglio proporre un brindisi alla nostra "selvaggia", che tra qualche giorno comincia il suo film. Un grande in bocca al lupo. TUTTE Crepi! EVA Grazie, siete molto carine. ANGELICA Sei contenta, no? EVA Certo. IRMA E' una bella occasione. EVA (a Irma) Ma tu non dovevi fare una cosa per la televisione? IRMA Sì, una specie di telenovela, ma non credo che accetterò. Dovrei lavorare per un anno quasi tutti i giorni. Come un'impiegata. Non reggerei mai… Forse me ne vado in Brasile. ANGELICA A fare che? IRMA Un'amica mi ha proposto di lavorare con lei, organizzano una mostra sull'Amazzonia. EVA Ma così rinunci a fare l'attrice… ANGELICA Addio sogni di gloria… IRMA Ma sono incerta, non lo so, non ho ancora deciso. Francesca interviene, rivolgendosi ad Eva. FRANCESCA Quindi, da lunedì, levatacce e orari superregolari. EVA (scherzando, anzi buffonesca) Lo prometto. Andrò a letto con le galline, studierò il copione, farò ginnastica ma soprattutto… Si rivolge ad Angelica, come se fosse una scherzosa e condivisa parola d'ordine. EVA No drugs… EVA e ANGELICA (in coro) No sex. EVA Affanculo a tutti. 40. Strada quartiere residenziale e cortile. Est. Notte. La strada e poi il cortile: deserti. Il silenzio della notte è appena disturbato dallo stormire delle foglie e dal rumore di fondo della città, che arriva molto attutito. 41. Appartamento famiglia Angelica. Int. Notte. Il soggiorno. Angelica è alla finestra, lo sguardo che vaga verso l'esterno, dove ci sono le cime degli alberi appena mosse dal vento. Poi si volta. ANGELICA A che ora dobbiamo stare in clinica? La madre di Angelica, Elena, è seduta in poltrona con una tazza fumante tra le mani. E' una donna bruna e magra, di poco oltre i cinquant'anni, del resto portati molto bene, malgrado la malattia. ELENA Entro le otto. ANGELICA Comunque dobbiamo alzarci presto. Forse è meglio che vai a letto. ELENA Sì, finisco la tisana e mi preparo. Il bagno. Angelica sta finendo di lavarsi i denti. Si sciacqua la bocca, depone lo spazzolino, prende l'asciugamano. Un rumore leggero di passi la fa voltare. Sulla porta compare Elena. E' in camicia da notte. Sul volto una smorfia di pianto appena trattenuto. Angelica la guarda. ELENA Ho paura. Una brevissima pausa. ELENA Ho paura di morire. Poi scoppia a piangere, portandosi le mani sul volto. Angelica la raggiunge e l'abbraccia. ANGELICA Ti prego, mamma. La camera da letto. Elena è seduta sulla sponda del letto, un fazzoletto tra le mani. Lo scoppio di pianto è passato. Ora ha recuperato tutta la sua dignità. Angelica le offre una sigaretta. ELENA Ho smesso da due anni ma stasera una sigaretta la fumo lo stesso. Prende la sigaretta. Angelica la fa accendere, accende a sua volta. ELENA (riflessiva) Ho paura di morire ma spero che dopo… non mi farò prendere dall'abbattimento… Devo lottare, lo so, hai ragione… Ma comunque andranno le cose, anche se mi resta da vivere solo qualche mese, dopo la convalescenza tornerò a vivere a Roma, qui. Tuo padre è morto da sette anni ma il suo fantasma aleggia ancora dovunque, nella casa di Ravello e in quella di Napoli, e io non resisto più. Angelica, che è in piedi accanto a un comò, ascolta in silenzio fumando. Elena si volta verso di lei. ELENA Da quanto tempo non ci vediamo? L'ultima volta risale a tre anni fa. Angelica continua a non rispondere, ma ora sembra mostrare fastidio per le parole e per il tono della madre. ELENA Te ne sei andata senza nessun rimpianto. ANGELICA Mamma, scusa, il melodramma no! Elena non risponde subito, sembra riflettere. ELENA Ancora non mi hai perdonato… ANGELICA (la interrompe) Non si tratta di perdonare. ELENA Con la morte di tuo padre, ero obbligata a farlo. Non avevo scelta. L'avresti saputo comunque. Avevi vent'anni, potevi capire. ANGELICA (si accalora) Dovevi dirmelo prima, quando lui era vivo. ELENA Mi avrebbe ammazzata. ANGELICA Dovevi farlo per me. Elena scuote inpercettibilmente la testa. Tacciono entrambe, per qualche momento. Angelica spegne la sigaretta e va a sedersi su una poltroncina ai piedi del letto. ANGELICA Non mi hai mai detto come ha fatto a convincerti… voglio dire, a mettere in piedi tutta la sceneggiata. ELENA Non ha avuto bisogno di convincermi… Tua madre è morta in clinica, a Roma, questo lo sai. Quello stesso giorno è venuto in teatro da me. E' venuto in camerino. C'era una mia amica, l'ha pregata di uscire, ha chiuso la porta e mi ha detto: ho messo incinta una ragazza, la cameriera di mio fratello, stamattina ha partorito una bambina ma lei è morta, tanto avevo già deciso di sposarti, questo è un motivo in più per farlo… Così, brutale e definitivo. Io non sapevo nulla di quella storia. Mi sono limitata a guardarlo e a dire sì, a tutto… Ma ero già innamorata cotta di lui. Avevo la tua età, ventisette anni. Lui era un grande attore, ed era ancora un bell'uomo, malgrado i 55 anni. Ci ero già stata a letto. Così mi ha portata a Napoli in pompa magna… Un anno dopo è nato Antonio… Eravamo l'immagine di una famiglia felice. Fa una pausa. Sospira. ELENA Ma non sono stati un idillio i vent'anni successivi, a prescindere dalla malattia. E non parlo per me, parlo ad esempio per Antonio. Non che non gli volesse bene. Stravedeva solo per te, perché la sua passione erano le donne. Degli uomini, contava solo lui. ANGELICA Hai dei rimpianti? ELENA No, credo di no. Gli ho sacrificato molte cose, ma se questi ventisette anni si potessero bruciare in un attimo e lui mi facesse la stessa domanda, penso che risponderei di sì... Ma adesso è finito. In qualche modo devo tornare a casa. Sulle parole di Elena, la mdp va a inquadrare Angelica, che è persa dietro i suoi pensieri. 42. Strada abitazione Eva. Est. Sera. Una berlina accosta al marciapiede e si ferma. Ne scende Eva, con una borsa. Chiude la portiera e attraverso il finestrino si rivolge al giovane autista. EVA Allora, grazie e buona serata. AUTISTA Buona serata anche a te. EVA Domattina alle sei e trenta? AUTISTA Esatto, sei e trenta. Eva fa una smorfia di disappunto. L'autista sorride. EVA Okay, ciao. AUTISTA Ciao. L'automobile si allontana. Eva esce da un tabaccaio e si avvia verso casa. Dopo pochi passi rallenta, un po' sorpresa. EVA E tu che ci fai qui? E' Guido che le viene incontro. Contrariamente al solito, indossa giacca e cravatta, anche se di tipo molto giovanilistico, e sfodera un bel sorriso. GUIDO Come stai? Lei lo prende bonariamente in giro. EVA Ti sei messo la cravatta. GUIDO E' per l'invito a cena. EVA Guarda che prima, al telefono, dicevo così, mica mi riferivo a stasera. GUIDO Cogliamo l'occasione, visto che sto qua. EVA Com'è che bazzichi questa zona, adesso? GUIDO Chi te l'ha detto. EVA Mia madre. GUIDO Sì, l'ho incontrata al mercato. A volte dormo da un amico, che abita qua dietro. Stiamo cercando di preparare un esame. EVA Capirai… Eva si avvia, lui la segue. EVA Senti Guido, non è aria. Sono stanca e domani devo alzarmi alle cinque e mezzo. Io lavoro. E poi c'è mia madre. GUIDO Ma che hai capito? Faccio il bravo ragazzo. Vengo a cena da te, anche con tua madre, e poi me ne torno a casa e vado a letto anch'io. Si allontanano mentre continuano a parlare. 43. Appartamento Eva. Int. Notte. Il soggiorno. Portando un vassoio con una bottiglia e tre bicchierini, Sofia entra e raggiunge il tavolo dove sono seduti Eva e Guido. La cena è alla fine. SOFIA Questo è un limoncello che ho fatto io. Guido? GUIDO Sì, grazie. Sofia versa il liquore nel bicchierino. SOFIA E tu Eva? EVA No, per carità. Sofia riempie un altro bicchierino e si siede. EVA Sentite, io devo andare a letto. Domani è una giornataccia. GUIDO Adesso vado via anch'io. Eva si alza. EVA No, ma guarda, tu puoi restare, non c'è problema… ma io devo andare. GUIDO Finisco il limoncello e me ne vado. SOFIA Buonanotte, tesoro. EVA Buonanotte. Guido si alza e le da un bacio sulla guancia. GUIDO Ciao, buonanotte. E buon lavoro. EVA Grazie. Eva esce dalla stanza. Tra Guido e Sofia cala un certo imbarazzo. E' lui a rompere per primo il silenzio. GUIDO E' buono questo limoncello. SOFIA Lo facciamo con i limoni di Amalfi. Sono molto profumati. Guido sorseggia il limoncello e poi abbozza uno strano sorriso. GUIDO Anche le rose sono molto profumate. Fa un cenno con la testa verso i due vasi con i fiori che troneggiano su un mobile. SOFIA C'è un piccolo mistero dietro quelle rose. GUIDO Un mistero? SOFIA Non si sa chi me le manda. GUIDO Sarà un ammiratore. Lei si schermisce con un sorriso. SOFIA L'altro giorno ho fatto una figuraccia con una persona, un caro amico. Ero convinta che fosse lui a mandarmele, ma non era così. L'ho messo veramente in imbarazzo. Ora il sorriso di Guido, che la guarda sfacciatamente negli occhi, è diventato più franco. Anche lei lo guarda… e finalmente capisce. SOFIA (sottovoce, sorpresa) No… sei stato tu? Il sorriso compiaciuto di Guido, accompagnato da un leggero cenno della testa, è la più chiara delle risposte. SOFIA (allarmata) Sei pazzo. GUIDO Pazzo d'amore. SOFIA Mi prendi in giro. Non dire sciocchezze Sofia gli lancia uno sguardo sempre più allarmato. Poi beve un sorso di liquore, come per darsi un contegno. SOFIA Ti sarà costato un patrimonio. GUIDO I soldi si trovano. Lei di nuovo gli lancia uno sguardo preoccupato. Vorrebbe dire qualcosa. SOFIA Senti… Lui la interrompe. Il tono è ingenuamente sfrontato ma molto serio. GUIDO Da quando ti ho vista, quella notte, non riesco a pensare ad altro. Mi sono innamorato di te, non posso farci niente. SOFIA Ma cosa dici? Il rumore di una porta che si chiude li fa voltare. Passi. Un'altra porta che si chiude. SOFIA Senti, tu adesso dimentichi tutte queste sciocchezze, te ne vai a casa e non ne parliamo più. GUIDO Vuoi che ne parlo con Eva? Lo faccio subito, se vuoi. Guido, che è sempre molto serio, sembra determinato. Accenna ad alzarsi. Sofia lo blocca, poi fa una smorfia di disperazione, che a questo punto è quasi buffa. SOFIA (abbassando sempre più la voce) Calmati. Ma cosa vuoi dire, cosa vuoi fare? Pazzo. Per favore, vai a casa e non parliamo più di questa storia. Si alza e comincia a sparecchiare mentre Guido, immobile, continua a fissarla con un'espressione tronfia e infantile insieme. 43 A. Clinica. Int./Est. Pomeriggio. Angelica e Antonio raggiungono la macchina automatica del caffè, che è accanto all'uscita. Lui infila alcune monete, lei si accende una sigaretta. ANGELICA Torni a Napoli? ANTONIO Aspetto il risultato della biopsia e poi parto. ANGELICA E' importante?… Il professore ha detto che è andato tutto bene. ANTONIO Certo che è andato tutto bene… Ma adesso bisogna pensare a quello che viene dopo, stabilire una terapia, un calendario di controlli… ANGELICA Comunque parti tranquillo, di lei mi occupo io. ANTONIO Qui ha tutta l'assistenza che le occorre. Angelica lo guarda, mentre beve il suo caffè, ma questa volta non ha voglia di ribattere. ANGELICA Esco a fumare. Si volta e se ne va. Lui butta la tazzina di plastica nel cestino senza replicare. 44. Appartamento Francesca. Int. Sera. Nella sua stanza, Francesca sta sistemando il computer portatile nella borsa. Sul pavimento, già pronte, una valigia con le ruote e un'altra borsa. Dalla porta semiaperta giunge la voce di Aldo. ALDO (off) Francesca, siamo a tavola. FRANCESCA Arrivo. Il tinello. Al tavolo, apparecchiato per tre, sono seduti Aldo e Teresa, una donna sui 45 anni. Francesca entra e va alla sedia vicina al posto vuoto, ma rimane in piedi. FRANCESCA Scusate, ma io vado via, vado a stare da un'amica per qualche giorno, poi forse vado a Milano dalla zia. Il tono, come l'atteggiamento, di Francesca è al tempo stesso timido e deciso. FRANCESCA Mi dispiace, ve l'avrei detto prima, ma poi mi sono distratta a fare la valigia. Aldo è sorpreso. Porta lo sguardo da Francesca a Teresa, la cui reazione è molto più compassata, poi di nuovo su Francesca. ALDO E perché vai a stare da quest'amica? FRANCESCA Stiamo facendo il mio sito e così è più comodo che io stia lì. ALDO Nessuno ti ha mai imposto costrizioni di orario, mi pare. FRANCESCA Lo so, ma per me è più comodo, lei preferisce lavorare di notte. Di nuovo Aldo getta un rapido sguardo a Teresa, che ostenta un'aria del tutto neutrale. ALDO Potresti almeno fermarti a cena, considerato che non hai avuto la buona grazia di avvertirci di questa fuga. FRANCESCA Davvero, mi dispiace, ma devo andare. Sono invitata a cena fuori. Vorrebbe scappare, ma non sa come concludere. FRANCESCA Tanto… ci sentiamo sul cellulare. Si volta e si allontana, con passo deciso ma senza fretta. Aldo, immobile, la guarda andare via con un'espressione che è un misto di rabbia e di impotenza. Sul volto di Francesca c'è invece un piccolo sorriso di trionfo, mentre frettolosamente raggiunge la stanza e vi entra. La ragazza continua a sistemare il computer e gli accessori nella borsa. Un rumore di passi concitati la fa voltare. C'è una leggera apprensione nel suo sguardo. Sulla porta compare Aldo, che si ferma, un'espressione rabbiosa sul volto. Francesca sostiene lo sguardo dell'uomo con fermezza. Sul volto di Aldo la rabbia si scioglie in un'espressione di tenerezza e quasi di malinconia. ALDO Tornerai? FRANCESCA No. Per un momento tacciono entrambi. ALDO Ho sempre cercato di immaginarmi questo momento, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato… Francesca distoglie lo sguardo. Aldo continua a fissarla con un'espressione di dolorosa tenerezza. ALDO Per favore, telefona qualche volta. FRANCESCA Sì. Poi Aldo si volta e scompare. Francesca chiude la borsa del computer. 45. Strada abitazione Irma. Est. Sera. Un'auto accosta al marciapiede e si ferma. Ne scende Francesca, che apre il bagagliaio e tira fuori la valigia e la borsa. Poi chiude la macchina e si avvia sul marciapiede trascinandosi dietro la valigia. 46. Appartamento Irma. Int. Sera./Notte. Irma sta lavorando al computer. Il suono del campanello la fa voltare. Si alza va alla porta. IRMA Chi è? FRANCESCA (off) Sono Francesca. Irma è appena un po' sorpresa mentre apre la porta e scopre Francesca con valigia e borse. IRMA Ciao. FRANCESCA Ciao. Ho appena fatto la grande fuga dalla casa dei mosconi. IRMA Cioè? FRANCESCA Me ne sono andata, semplicemente, come dicevi tu. IRMA Ho capito. FRANCESCA Mi ospiteresti per una notte? IRMA Beh, scusa, entra… Certo. Si fa da parte per consentire a Francesca di entrare. IRMA Ti do una mano. FRANCESCA No, grazie, ce la faccio benissimo. Francesca entra. Leggiamo un'espressione di perplessità sul volto di Irma mentre chiude la porta. Notte. Le due ragazze sono a letto, di fianco, un po' discoste l'una dall'altra. Irma, che sembra dormire, dà le spalle a Francesca, che è sveglia. Il miagolio di un gatto, leggero ma molto presente, come se fosse dietro la finestra. FRANCESCA C'è un gatto. Una breve pausa. IRMA Si chiama Rabuffo. FRANCESCA E' un nome… buffo. Ancora una pausa. IRMA E' un gatto che circola nel palazzo. Gli diamo da mangiare a turno. Di nuovo il miagolio, questa volta più forte e insistente. FRANCESCA Forse è in amore. Una pausa. IRMA Ha soltanto fame. Francesca non risponde subito, poi dice in un sussurro: FRANCESCA Fame d'amore. E intanto uno spicchio di luce fa brillare la sua mano che si allunga verso il corpo di Irma. Irma si volta. I due corpi si avvicinano. 47. Strada clinica. Est. Giorno. Eva, in tuta e scarpe da ginnastica, sta scendendo da un'auto parcheggiata. Accanto a lei c'è Angelica. EVA Sì, dovevo girare fino a tardi stasera, ma hanno cambiato il piano di lavorazione… ANGELICA E come mai? EVA Per casini loro, non so… Così ero libera e ti ho chiamata. Eva chiude l'auto. ANGELICA Sono così contenta di vederti. Sono chiusa da cinque giorni in quest'ospedale terribile… Si avviano. EVA Ero un po' preoccupata. ANGELICA E la macchina? EVA Me l'ha prestata l'aiutoregista. ANGELICA E com'è? EVA L'aiutoregista? Piuttosto carino, ma non l'ho ancora esplorato. 48. Clinica. Est. Giorno. Eva e Angelica passeggiano lungo un viale della clinica. EVA Sono contenta che è andato tutto bene. Così anche tu ti senti più… sollevata, non so. Angelica non risponde. EVA E quando la dimettono? ANGELICA Fra due giorni. EVA E dove la portate? ANGELICA Prima va in convalescenza a Ravello. Poi verrà a Roma, anche perché deve fare la terapia e poi la ricostruzione. La strada è lunga. Comunque ha già dato ordini per riarredare la casa, e io naturalmente mi sono presa l'incarico di supervisionare. Ora hanno raggiunto una panchina. Si siedono. EVA Quindi viene a vivere a Roma? ANGELICA Certo, e sono convinta che se la chemioterapia non la spenna completamente, tornerà a fare l'attrice. Per lo meno ci sta pensando. EVA Mi pare strano dopo tanto tempo. ANGELICA Ma riflettici, ha tutte le carte in regola. E' una cinquantaquattrenne ancora piacente. Vedova del Grande Attore. In più adesso può dare in pasto al pubblico la storia patetica del cancro al seno. "La coraggiosa lotta di una donna contro il male."… Sai, ci vanno a nozze… Come minimo quelli di Un posto al sole le offrono un ruolo da guest-star. Ma può aspirare a di più, a molto di più, grazie al nome del Grande Porco. EVA Senti, mettila come vuoi, se la caverà… questo è l'importante. Dovresti essere contenta. ANGELICA Certo che sono contenta. E infatti l'assisto, faccio il mio dovere filiale. Sono un po' meno contenta che viene a Roma. Eva si alza. EVA Senti, perché non mi accompagni? Passo da casa, mi cambio e poi andiamo al cinema. ANGELICA No, assolutamente non posso. Devo andare a prendere della biancheria e poi devo tornare qui. (Scherzosa e autoironica) Scapperei volentieri ma non posso… se no i sensi di colpa mi mangiano. 49. Strada abitazione Eva. Est. Giorno. Eva chiude la portiera della macchina, fa scattare l'antifurto col telecomando e si avvia lungo il marciapiede. 50. Appartamento Eva. Int. Giorno./Notte L'ingresso. La porta si apre. Eva entra, la richiude, depone la borsa sul divanetto e si avvia. Il corridoio. Eva fa due passi, poi si ferma e si mette in ascolto. Da dietro la porta della camera della madre giungono un mugolio ritmico e dei rumori inequivocabili. Eva sorride, poi avanza in punta di piedi verso la porta per ascoltare meglio. Ora il mugolio di piacere è molto più chiaro e la voce femminile sembra proprio quella di Sofia. Eva sorride sorniona e mormora tra sé: EVA Fucking Attilio! Oh yeaaa! Poi, ridacchiando e muovendosi pagliaccescamente, con esagerata lentezza, raggiunge la porta della sua camera, la apre piano piano e si chiude dentro. La camera di Eva. La ragazza finisce di spogliarsi e si infila un accappatoio. Poi torna verso la porta, la apre con cautela, sporge la testa per verificare se il campo è libero. Tutto tace. Eva sta quasi per uscire quando un ticchettio di tacchi femminili la blocca. Rapidamente chiude un po' di più la porta, continuando a spiare. La porta della camera della madre si apre all'improvviso. Eva sbarra gli occhi per la sorpresa. Sulla soglia, seminudo, c'è Guido. Indossa soltanto una mutandina da donna orlata di pizzi e un paio di scarpe femminili coi tacchi alti. Ancheggia un po', sorridendo. Fa una giravolta. GUIDO Com'è il mio culo? Dall'interno della camera arriva la voce, gioiosa, di Sofia. SOFIA E dài, smettila, buffone. Un leggero rumore. Guido si volta. GUIDO Oh cristo! Eva è sulla porta della sua camera. C'è quasi un mezzo sorriso sulle sue labbra. In ogni caso è più esterrefatta che incazzata. Come un fulmine, Guido si infila nella camera e chiude la porta. Eva viene avanti, è sulla porta, la apre. Sofia è seduta al centro del letto, i capelli scarmigliati, il lenzuolo tirato su verso il collo. Guido è seduto da un lato, di spalle, e furiosamente si sfila le scarpe e la mutandina. La faccia di Sofia si arriccia in una smorfia di pianto. SOFIA (con la voce rotta) Eva, tesoro. Notte. Il soggiorno. Le luci sono spente. Sofia è seduta sul divano, lo sguardo rivolto alla finestra (da dove arriva un po' di luce), la mano che tormenta un fazzoletto, gli occhi lucidi e il trucco sfatto per il pianto. Una vera "mater dolorosa". Il rumore della porta che si apre e dopo un po' si richiude. Sofia si volta, accavalla le gambe, poi di nuovo volge lo sguardo verso la finestra. Sulla porta compare Eva. L'espressione è un po' torva, l'apparente calma dopo la tempesta. La mano va con sicurezza all'interruttore e accende la luce. Sofia arriccia gli occhi per la luce improvvisa. SOFIA Dove sei stata? Ero preoccupata. Il tono è sofferto e umile. Eva non risponde. SOFIA Hai fame? Eva si volta e va via. Sofia la segue con lo sguardo, poi sospira, scuote la testa e socchiude gli occhi. Un rumore violento, come di qualcosa che cade, e poi uno sbattere di porte, cassetti aperti con violenza. Sofia si scuote, si alza, si precipita a uscire. La camera di Sofia. Il borsone della madre è sul letto. Eva ha aperto l'armadio e tirato in mezzo alla stanza i cassetti e ora sta ficcando con furia, alla rinfusa, la biancheria dentro la borsa. Sofia compare sulla porta. SOFIA Che fai? EVA (furiosa) Ti faccio la valigia, se non l'hai capito! Sofia la fissa per un attimo, poi è come presa da un attacco isterico. Urla. SOFIA E smettila! La faccio io! Eva si interrompe, la guarda con aria truce, con un gesto violento butta all'aria la borsa. EVA E allora spicciati, così ti togli dai coglioni! Esce dalla stanza e dopo un po' si sente il rumore di una porta che si apre e si chiude con violenza. L'ingresso. Sofia, con in mano il borsone, apre la porta, esce e se la chiude alle spalle. 51. Scale e androne palazzo Eva. Int. Notte. Sofia - l'aria desolata, lo sguardo vago - è seduta sugli ultimi scalini accanto all'ascensore. Ha in mano un cellulare. Un rumore di passi la fa voltare. E' Eva che viene giù e la raggiunge. La rabbia fredda di poco prima sembra sia in parte sfumata. Sofia ficca il cellulare nella borsetta. EVA Le chiavi. SOFIA Cosa? EVA Hai dimenticato di darmi le chiavi. SOFIA Ah, sì, scusami. Si affretta a riaprire la borsetta, cerca le chiavi, le trova, le porge ad Eva, che le prende e le ficca in tasca. EVA Dove vai a quest'ora? SOFIA Ho chiamato Attilio col cellulare. Tra un quarto d'ora è qui. Mi accompagna lui a Napoli, in macchina. Eva si siede un gradino più su di lei. EVA E dove vai, a Napoli? SOFIA Vado a casa, dove vado? EVA Hai avvertito papà che arrivi? SOFIA (spazientita) Non l'ho ancora fatto ma lo farò. E' ovvio che lo farò. Abbassa la testa e si copre il volto con una mano. SOFIA (la voce è già rotta) Ma adesso non mi va. Lo scoppio di pianto arriva improvviso e inevitabile. SOFIA Dio, che vergogna! Che vergogna! Eva le poggia una mano sulla spalla. EVA Dài, smettila, non fare così. 52. Appartamento Irma. Int. Giorno. Il bagno. Irma, in maglietta e mutande, si sta lavando i denti. Si sciacqua la bocca, poi d'impulso, ancora con lo spazzolino in mano, esce dal bagno ed entra nella stanza. Francesca è seduta in mezzo al letto col computer portatile davanti. IRMA Senti, io penso che è meglio se non resti qui. E' un casino… Lo spazio è quello che è… Mi dispiace. FRANCESCA (tranquilla) Sei pentita? IRMA Ma no, che c'entra?… Davvero… Ieri mi ha telefonato Eva. La madre se n'è andata. La camera è libera. Lei te l'affitta volentieri. FRANCESCA Hai ragione. Farò così. Irma va a sedersi sul letto. FRANCESCA Mi dispiace, sono stata invadente. Una pausa. IRMA E' che sono combattuta… FRANCESCA No, hai ragione, è meglio così. IRMA Sono confusa. Francesca spegne il portatile. FRANCESCA Parti per il Brasile? Ho visto che l'altra sera chattavi con l'indio. IRMA Forse sì. FRANCESCA Quando incontri il professore? IRMA Domani. FRANCESCA Sei emozionata? IRMA No… Forse solo un po' tesa. 52 A. Ingresso cinema. Est. Notte. Un gruppo di spettatori esce alla spicciolata dall'ultimo spettacolo. Tra essi c'è Roberto, che si ferma, saluta un amico e poi guarda verso l'interno del cinema. Tra gli ultimi spettatori che si affrettano a uscire notiamo Angelica. Roberto si muove per raggiungerla. ROBERTO Angelica… Lei si volta. E' appena un po' sorpresa. ANGELICA Oh, ciao. Lui la raggiunge. Insieme si allontanano di qualche passo. ROBERTO Come va? ANGELICA Così… ROBERTO Ho saputo di tua madre, mi dispiace. Angelica ha un impercettibile moto di fastidio ma non replica. ROBERTO Ho provato a chiamarti, ma non rispondi mai… ANGELICA Sono un po' presa. ROBERTO Se la caverà, è una donna forte. ANGELICA Ah, per questo… E tu? Te la spassi sempre, spero… ROBERTO Se alludi alla storia con Enrica, è morta e finita. ANGELICA A te non manca mai la selvaggina. ROBERTO E invece mi sono preso una vacanza sentimentale, devo riflettere… Senti, perché non andiamo a bere qualcosa da qualche parte? ANGELICA No, mi dispiace. E' tardi e sono stanca… e domani ho un mucchio di cose da fare. ROBERTO Ma vediamoci uno di questi giorni. ANGELICA Ti chiamo io appena sono più libera. E intanto, bruscamente, si muove per andarsene, come se volesse sottrarsi a un qualsiasi contatto con Roberto. ROBERTO Okay, ciao. ANGELICA Ciao. Lo dice appena voltandosi, mentre si allontana a passi svelti. 53. Piazza centro storico. Est. Giorno. Irma è seduta sulle gradinate di un imponente edificio del centro storico e legge un libro. Dopo un po', dà un'occhiata all'orologio da polso, si guarda intorno, poi si reimmerge nella lettura. Un uomo di circa 60 anni, magro, distinto, elegante, viene avanti nella sua direzione. Quando è a pochi passi dalla ragazza, la osserva meglio e abbozza un leggero sorriso. PAOLO Ciao, Irma. La ragazza si volta, lo scruta per qualche momento, poi sorride anche lei. IRMA Ciao, Paolo. Mette il libro nella borsa e si alza. IRMA Beh, diamoci un bacio. Con disinvoltura, gli si accosta e lo bacia sulle guance. Lui è un po' rigido ma ostenta un sorriso disinvolto. PAOLO Vogliamo fare due passi? IRMA Volentieri. Si avviano. 54. Ristorante sul Tevere. Est. Giorno. Il barcone-ristorante ancorato alla riva, sulle acque limacciose del Tevere. Irma e Paolo sono seduti a un tavolo, in attesa di essere serviti. PAOLO No, non mi sono mai sposato, e neanche ci ho mai pensato. IRMA Quindi vivi da solo? PAOLO Da due anni, da quando è morta mia madre. Irma lo prende un po' in giro. IRMA Vuoi dire che fino a due anni fa vivevi con tua madre? PAOLO Sai, lei era una vecchia signora un po' snob e la casa è talmente grande, che ci si incontrava non più di due volte a settimana, in genere per un tè. IRMA E adesso continui a vivere in questa grande casa? PAOLO Oh, sarebbe piuttosto complicato spostarmi. Lì c'è la biblioteca di mio padre, che era un sanscritista, più o meno come me, e ci sono i libri che ho accumulato in questi anni. Sono migliaia di volumi… IRMA Insomma, una specie di museo. PAOLO Più o meno. E' una biblioteca importante, di cui non potrei fare a meno. Un cameriere porta in tavola una bottiglia di vino. CAMERIERE Ecco il vino… Ancora un attimino di pazienza, eh. Si allontana. Paolo versa il vino mentre Irma riprende subito il suo interrogatorio. IRMA E mamma, come l'hai conosciuta? PAOLO Immagino tu sappia già tutto. IRMA Al contrario. Lei si rifiuta di parlarne. PAOLO Ti confesserò che quando ho ricevuto la sua prima lettera, ho fatto fatica a ricostruire gli eventi di quel periodo. Anche la sua figura, i suoi lineamenti, non li ricordo più, non riesco a metterli a fuoco. (Sorride) Spero che ti somigli. IRMA Oh, per niente. PAOLO Nei primi anni settanta ho insegnato a Roma per qualche tempo. Ero giovane, non avevo ancora la cattedra. Ci siamo frequentati per due o tre mesi, se non ricordo male. Poi l'ho persa di vista. Del resto l'anno dopo sono rientrato a Torino. Credo fosse una studentessa. IRMA Mamma ha fatto sì e no la terza media. PAOLO Certamente mi sbaglio io. Ho dei ricordi molto vaghi. IRMA E lo sapevi che era rimasta incinta? PAOLO No… Anche se forse, una delle ultime volte che ci siamo visti, lei aveva fatto qualche allusione. Ma poi sono partito, ci siamo persi di vista e io neanche ci ho pensato più. Tacciono per un momento entrambi. IRMA Non dev'essere stato un grande amore. PAOLO No, non credo. Paolo sorseggia un po' di vino. Di nuovo tra i due cala il silenzio. PAOLO Ma parliamo di te. IRMA Ormai sai già tutto. Sorride. IRMA A proposito, come l'hai scoperto il mio sito? Mica me l'hai detto. PAOLO E' stato il mio avvocato. IRMA L'avvocato? PAOLO Ha fatto un po' di ricerche su di te. Era ovvio, dopo… il clamoroso annuncio di tua madre. IRMA Beh, posso immaginare. Sorride. Il tono è leggermente provocatorio. IRMA Comunque sono contenta che ti è piaciuto… Paolo tira fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette. Lo offre a Irma. PAOLO Posso offrirti… IRMA No, grazie, non fumo. PAOLO Ti disturbo se lo faccio io? IRMA Per niente. Paolo si accende una sigaretta. Irma sorride, sempre più provocatoria. IRMA Ma ti è piaciuto proprio? PAOLO Alludi alle foto di nudo? IRMA Anche. PAOLO Beh, mi sembra naturale avere una reazione da maschio davanti a una sconosciuta bella ragazza. Malgrado la disinvoltura, si capisce che Paolo è un po' imbarazzato. Irma se ne rende conto, ma evidentemente ha deciso di continuare a provocarlo. Abbassa la voce e in tono più intimo dice: IRMA Sai, a volte qualcuno mi scrive e mi racconta che si è masturbato guardando le mie foto. Succede abbastanza spesso, anche se le mie non sono foto porno. PAOLO E qual è la tua reazione in questo caso? IRMA All'inizio mi dava un po' fastidio. Ma adesso no, anzi mi piace. Qualche volta perfino mi eccito. Sai, in Internet c'è gente strana, a volte piena di fantasia. Mi raccontano tutti i dettagli, anche quelli più intimi… Mi scrivono anche delle donne, per raccontarmi tutto quello che mi farebbero… In genere sono le più esplicite… Mi piace, lo ammetto, sono molto narcisa. Paolo abbozza un mezzo sorriso e scuote la testa, come per nascondere l'imbarazzo. PAOLO E ti è mai successo di incontrare… nella realtà… uno dei tuoi ammiratori virtuali? IRMA Assolutamente mai. Tu sei il primo. Su questa battuta, la mdp scarta sul fiume e va a inquadrare una barca con due vogatori che fila veloce sulle acque torbide del Tevere. 55. Appartamento Eva. Int. Sera. Eva, in maglietta e mutande, è seduta in mezzo al letto, abbracciata a un cuscino. Francesca è in piedi, appoggiata a un mobile, e sgranocchia una mela. Sono in piena conversazione. FRANCESCA E lui che ha fatto dopo? Eva, che è piuttosto allegra, racconta mimando e imitando caricaturalmente le voci. EVA Si è messo a piangere. Piangeva come un vitello. E ripeteva: sono innamorato, sono innamorato. E dall'altro lato c'era lei, mia madre, che piangeva, piangeva e ripeteva: che vergogna, che vergogna. Una scena folle. Francesca ride mentre Eva continua a fare smorfie, imitando i due che piangono. EVA A questo punto me ne sono uscita e vaffanculo. Ora il tono è un po' più serio. EVA Credimi, non l'ho cacciata per una reazione di gelosia, ma perché lei mi aveva rotto le palle. Doveva stare qui qualche giorno, e si è piazzata per due mesi, o quasi… E poi con Guido avevo già deciso di tagliare. Era un rapporto troppo morboso, troppo perverso. E con lui mi strafacevo sempre troppo. Di nuovo sorride. EVA Ma appunto, ti immagini il perversone strafattone che piange come un pargolo: guè, guè, guè. Ridono tutt'e due. FRANCESCA Gratta il perverso ed esce il latin-lover. IRMA Infatti… Ma la cosa più folle è successa il giorno dopo. Si rotola sul letto in preda a un attacco di riso. Francesca è curiosa. FRANCESCA Cioè? Che è successo? Eva si tira su. EVA Il giorno dopo, suona il telefono, alzo la cornetta. E' mio padre. Non lo sentivo da almeno un anno. In genere con lui comunico a vaffanculi. E mi fa, testuale: Grazie per aver contribuito al riconsolidamento della famiglia. Ha detto proprio così, "riconsolidamento"… del resto fa il geometra. Non ti sembra un mondo di pazzi? FRANCESCA Da quanto tempo vivi da sola? EVA Sono quattro anni… Quando è scoccato il mio diciottesimo compleanno, quel giorno stesso, ho preso la valigia e sono andata a stare da un'amica più grande. Mio padre è venuto e mi ha riportato a casa a furia di schiaffi. E io me ne sono andata di nuovo… Tre mesi dopo ero a Roma. FRANCESCA Scusa, butto il torsolo e prendo una sigaretta. Francesca esce dalla stanza. Dopo un momento, Eva scende dal letto e, scalza, la segue. EVA Questa casa l'ho presa con Angelica. Poi lei si è comprata il suo buco… FRANCESCA (off) Sì, lo sapevo. Nella stanza di Sofia, che ora è diventata sua, Francesca sta cercando il pacchetto delle sigarette. Eva entra e nota una valigia ai piedi del letto. EVA Ma come, sei qui da meno di dieci giorni e già te ne vai? FRANCESCA Scusami, te l'avrei detto… No, vado a Milano per due o tre settimane, ma la stanza la tengo, se a te sta bene, anzi lascio qui un po' delle mie cose. EVA A me fa piacere, figurati. FRANCESCA Lascio anche la macchina, è parcheggiata qui sotto. Se ti serve, la puoi usare. Ti do le chiavi. EVA Okay… Perché non vieni con me stasera? Andiamo a prendere Angelica e ci facciamo un giro… La pazza si è barricata in casa della madre da tre giorni e non risponde al cellulare. FRANCESCA Mi dispiace, ma domani devo alzarmi molto presto. Me la saluti tu. Francesca ha trovato il pacchetto e si accende una sigaretta. EVA Certo. FRANCESCA Angelica era piuttosto sul depresso, quando l'ho incrociata qui qualche giorno fa. EVA Beh, anch'io sarei preoccupata se mia madre tornasse a Roma. Ridono entrambe. 56. Cortile appartamento famiglia Angelica. Est. Notte. Eva attraversa il cortile e quando raggiunge i citofoni schiaccia un pulsante. Dopo un po', emerge dall'apparecchio la voce di Angelica. ANGELICA (off) Sì? EVA Sono Eva. Dài, scendi, andiamo a fare un giro, ho la macchina. ANGELICA (off) No, non mi va. EVA Dài, porta la telecamera, ti faccio girare una bellissima scena per il tuo film. ANGELICA (off) Te l'ho detto, non mi va. EVA Apri, vai, salgo un attimo. Il rumore della serratura che scatta. Eva entra nel portone. 57. Appartamento famiglia Angelica. Int. Notte. Il soggiorno. La stanza è stata svuotata dei mobili. Ora c'è soltanto un grande tappeto con sopra dei cuscini e un tavolinetto con bottiglie e bicchieri sporchi. Addossate a una parete, ci sono pile di cassette per la telecamera, che è collocata su un cavalletto ed è accesa. Angelica, seguita da Eva, entra e va a sedersi su un cuscino. EVA E i mobili? ANGELICA Li sto vendendo. EVA E perché? ANGELICA Lo sai, ordini della signora. Bisogna rinnovare tutto, ripulire, svecchiare. EVA Quando si trasferisce? ANGELICA Appena il nido è pronto… Vuoi una canna? EVA Perché no. ANGELICA E' lì. Eva si accovaccia. EVA Però dopo usciamo. Angelica non risponde. Eva comincia a confezionare una canna. EVA Francesca mi ha prestato la sua macchina… ANGELICA (interrompendola) Sai che ho incontrato Roberto? EVA E quando? ANGELICA Qualche giorno fa… Sei stata tu a dirgli di mia madre. Eva esita un attimo. EVA Sì… Mi ha chiamato un sacco di volte, mi ha rotto le palle e così gliel'ho detto. ANGELICA E gli hai dato anche l'indirizzo di qua. Eva accenna di sì con la testa. EVA Ho fatto male? ANGELICA Non me ne frega niente… è venuto a bussare un paio di volte, ma non l'ho fatto salire. EVA Ci riprova. ANGELICA E' un po' tardi… Avevi ragione tu, succede all'improvviso… Quando l'ho visto l'altra sera, fuori al cinema, ho capito subito che era finita… Vedi come sono labili i sentimenti, e uno ci si attacca tanto… EVA Per questo non bisogna innamorarsi. Si alza all'improvviso. EVA Dài, muoviti, usciamo. Ce la fumiamo in macchina. ANGELICA Non mi va, non mi va di andare nei soliti posti. EVA Per favore, muovi il culo! 58. Pub - Int./Notte 59. Locale notturno 60. Strada e ingresso discoteca. Est./Int. Notte. L'automobile con Eva al volante e Angelica procede lentamente lungo la strada della discoteca. Poi, quando l'insegna è visibile, va ad accostarsi in seconda fila e si ferma. Interno auto. ANGELICA Guarda che non ci vengo in questo posto di merda. E poi sono ubriaca. E infatti è seduta di fianco, con la testa poggiata sul sedile, come se volesse dormire, l'aria piuttosto provata. EVA Rilassati. Nessuno ti ci porta… Vuoi una pillolina? ANGELICA No. Perché non torniamo a casa? EVA Adesso ci torniamo. Si accende una sigaretta. ANGELICA Come va il film? EVA Bene, benissimo. Sono tutti entusiasti. Ma non ho visto ancora niente. ANGELICA Sono contenta. EVA Pensa che il produttore mi ha proposto un altro film. ANGELICA Ma va? EVA Sì… Ora Eva aguzza lo sguardo oltre il vetro e sorride. EVA Guarda chi si vede? Sul marciapiede davanti all'ingresso delle discoteca è comparso Guido. Guardandosi intorno, si accende una sigaretta, poi dà un'occhiata all'orologio e si avvia. Dall'interno dell'auto, Eva lo osserva, sempre con quel sorrisetto sulle labbra. Fa un altro tiro, poi, come se qualcosa le scattasse in testa all'improvviso, butta la sigaretta fuori dal finestrino, dà uno scossone ad Angelica e mette in moto. EVA Dai, sveglia! ANGELICA Che c'è? EVA Prendi la telecamera, forza. La macchina si muove e procede lentamente. Angelica si tira su. ANGELICA Ma che cazzo vuoi fare? Eva comincia a eccitarsi. EVA Dài, tira fuori quell'affare. Angelica apre la borsa della telecamera. A passo tranquillo, mani in tasca, Guido si allontana dalla discoteca. Entrambi i lati della strada sono occupati da auto in sosta. La macchina di Eva procede lentamente, mantenendosi a una certa distanza da Guido. Interno auto. Angelica imbraccia la telecamera. Eva, tutta tesa sul volante, è sempre più eccitata. EVA Allora, fai attenzione, questa sarà la scena più travolgente del tuo film. Ci sei? Poi urla. EVA Vaiiiii! Schiaccia l'acceleratore e con un balzo la macchina prende rapidamente velocità. Quasi subito, attraverso il vetro, intravediamo Guido che cammina. Per un attimo ancora, Guido procede ignaro, poi il rumore lo fa voltare, vede la macchina che arriva, comincia a correre, spaventato. Visto dall'interno dell'auto. Guido corre veloce, ma la macchina lo incalza sempre più da vicino. ANGELICA (off) Ma che fai? Lo ammazzi davvero? Improvvisamente, Guido rallenta la sua corsa. Ora lo vediamo scartare di lato e buttarsi a corpo morto in un varco tra due auto in sosta. Un secondo o due, e la macchina gli sfreccia di fianco a tutta velocità. Interno auto. La macchina rallenta la sua corsa fin quasi a fermarsi. Eva, ancora piena di adrenalina, ride eccitata. Angelica, che a mala pena regge la telecamera, smadonna. Eva indica lo specchietto retrovisore. EVA Guarda come si sbraccia, lo stronzo. Si volta per guardare attraverso il vetro posteriore. In campo lungo, Guido è in mezzo alla strada e lancia grottescamente pugni all'aria. EVA Si è cacato sotto, questo è certo. Schiaccia l'acceleratore. La macchina riprende velocità. EVA Addio, piccolo stronzo. 61. Appartamento famiglia Angelica. Int. Notte./Alba. La telecamera è ritornata sul cavalletto. Eva e Angelica, visibilmente stanche, sono distese sul tappeto tra i cuscini. Eva fuma. EVA Anche Irma parte. Ti ha cercato sul cellulare, ma tu non rispondi. ANGELICA Se ne vanno tutte. Che fine fa il nostro quartetto? Angelica si volta verso Eva. ANGELICA Sai, mi è venuta una bella idea per il manifesto del film. EVA Quale film? ANGELICA Il nostro film, "Quartetto". Sembra accalorarsi. ANGELICA E' molto semplice. Sopra ci va il titolo, in grande, con i caratteri un po' vecchiotti degli spartiti di musica, sai? Nella parte di sotto, più in piccolo, tutto il cast. In mezzo ci mettiamo quattro foto, tutti primi piani, di noi quattro. Ma devono essere primi piani con espressioni buffe. Che ne so, una smorfia, un bacio, una boccaccia, cose così. Sotto le foto ci mettiamo i nostri nomi, seguiti da un soprannome per ognuna di noi, una specie di nickname. EVA Dei soprannomi? ANGELICA Sì, per identificare meglio i personaggi. Ti faccio un esempio. Per te, non c'è problema. Il nickname è "la selvaggia". EVA Non so se proprio mi identifica. ANGELICA Per me sei "la selvaggia", su questo non ci piove. Per Irma è ovvio. Irma… EVA e ANGELICA (in coro) … la dolce. EVA Se l'è schiaffato in capo al letto, per chi non l'avesse capito. ANGELICA Per Francesca ho una buona idea, "acqua cheta". EVA Francesca "acqua cheta"… Mi sembra perfetto. Angelica si stende di nuovo. Sospira. ANGELICA E' per me che non riesco a trovarne uno giusto. EVA Te lo dico io: Don Chisciotte. ANGELICA Don Chisciotte? EVA Sì, Angelica "Don Chisciotte". Angelica si volta verso Eva. ANGELICA Pensi che mi identifichi, "Don Chisciotte"? EVA Non so se ti identifica, ma a volte sembri un po' come Don Chisciotte quando fa la guerra ai mulini a vento. (Sorride) Solo che tu, al posto della lancia, usi la telecamera. Angelica non risponde subito, è come sovrappensiero. ANGELICA Non so, ci devo pensare. Fuori albeggia. Stiracchiandosi, Eva si alza. EVA Vado a pisciare. La vediamo avviarsi e uscire dalla stanza. Dopo un po', molto lentamente, anche Angelica si alza a sedere. Si ferma. La stanza inquadrata attraverso il monitor della telecamera. Angelica si alza in piedi, va alla finestra e la apre. Con un saltello, si mette a sedere sul davanzale, poi lo scavalca con le gambe e si butta nel vuoto. 62. Treno Roma-Fiumicino. Int./Est. Mattino. Irma è seduta vicino a un finestrino, la valigia sul sedile di fronte. Sulle ginocchia ha un computer portatile. Comincia a digitare. Dettaglio dello schermo a colori, dove compaiono le seguenti parole: "Caro Paolo…" La mdp riguadagna il primo piano di Irma, che continua a digitare velocemente. Oltre il finestrino dello scompartimento, scorre la periferia della città, nella luce ancora rosata del primissimo mattino. In off, la voce di Irma che legge la lettera. IRMA "Caro Paolo, grazie della mail, che è molto carina, e soprattutto dell'assegno, che accetto volentieri anche se non dovrei. Mi sono regalata un bel portatile con modem (ci sto scrivendo questa mail) e mi regalerò anche una breve vacanza a Salvador de Bahia, prima di trasferirmi a Manaus, che è la mia destinazione. Grazie ancora… Non so come rispondere alle tue domande, almeno per ora. Comunque, appena ti ho visto, ho capito subito che eri poco plausibile come padre. D'altra parte io non stavo né sto cercando un padre, almeno mi illudo che sia così. Ma mi ha fatto molto piacere conoscerti. Appena torno, ci vediamo di sicuro. Un bacio." 63. Stazione ferroviaria aereoporto Fiumicino. Int. Mattino. Il treno entra in stazione e lentamente si ferma. Ne scendono pochi passeggeri, tra i quali Irma, con la borsa del computer a tracolla e la valigia con le ruote. Tirandosela dietro, Irma si avvia in direzione del lungo tunnel con tapis roulant che conduce all'aeroporto. Ma fatti pochi passi, si blocca. Dal bar viene avanti Francesca, anche lei trascinandosi dietro la valigia con le ruote. FRANCESCA (come se niente fosse) Ciao. IRMA E tu che ci fai qui? Irma è esterrefatta e alquanto irritata. FRANCESCA Sto partendo. IRMA Ma per dove, scusa? FRANCESCA Ieri ti ho detto una bugia. Vado in Brasile. A girare un film. Irma è sempre più irritata. IRMA Scusa, ma… Lo squillo del cellulare la interrompe. Nella fretta, per cercare l'apparecchio, Irma si impiccia con la borssetta, che cade. Francesca l'aiuta. Finalmente risponde. IRMA Pronto… Oh, ciao Eva… Sono appena arrivata all'aeroporto… Come? Improvvisamente Irma è spaventata, guarda Francesca. IRMA Non è possibile… (Si rivolge a Francesca) Angelica… si è buttata dalla finestra. FRANCESCA No… IRMA (di nuovo parla al telefono) Ma è morta? 64. Pronto soccorso ospedaliero. Est. Mattino. Eva è davanti all'ingresso del pronto soccorso e parla al cellulare. EVA Ma no, figurati. L'appartamento e' al piano rialzato e sotto c'era anche un cespuglio di rose. Si è fratturata una gamba ed è piena di graffi… Sì, la solita trovata di Angelica… 65. Stazione ferroviaria aereoporto Fiumicino. Int. Mattino. Irma al cellulare. IRMA Aspetta che riferisco a Francesca. 64 A. Pronto soccorso ospedaliero. Est. Mattino. Eva al cellulare. EVA Ma perché, c'è Francesca con te?… Ma partite insieme? 65 A. Stazione ferroviaria aereoporto Fiumicino. Int. Mattino. Irma al cellulare. IRMA Sì… cioè no… non lo so… Guarda Francesca, che la guarda a sua volta. Sembrano entrambe un po' perplesse. IRMA Sì, ti sento… 64 B. Pronto soccorso ospedaliero. Est. Mattino. Eva al cellulare. EVA Oh, mica ve ne andate? Mica mi lasciate da sola? Quella sta qua, in ospedale, col piede in aria, tutta lamentosa e depressa, per favore… 65 B. Stazione ferroviaria aereoporto Fiumicino. Int. Mattino. Irma è sempre incollata al cellulare, con Francesca accanto. IRMA Ma io ho l'aereo, ho pagato il biglietto… Sì, certo, però… Irma è dispiaciuta, irritata ed incerta insieme. Si rivolge a Francesca. IRMA Che si fa? FRANCESCA Non lo so. Irma riprende a parlare al cellulare. IRMA Pronto, sei sempre lì?… Su questa battuta, la mdp arretra velocemente. La voce di Irma, che continua a parlare, si perde subito. Poi anche la sua figura e quella di Francesca si confondono con quelle degli altri passeggeri fino a scomparire. Il carrello indietro continua lungo il tunnel col tapis roulant, con un movimento sempre più veloce, come se la mdp fosse risucchiata all'indietro. Stacco su nero. Titoli di coda.