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A bassa efficacia le misure contro la crisi
Latte, rischio flop per la Ue
Roberto lotti
Le misure decise ieri a
Bruxelles per affrontare la
crisi di mercato nel settore
lattiero caseario, almeno nell'immediato, non avranno effetti. Due le strategie che la
Commissione agricola Ue si è
posta: abbassare il livello della produzione, ridurre la
quantità di latte sul mercato.
L'obiettivo finale è quello di
far aumentare i prezzi della
materia prima e rendere il latte più remunerativo per gli allevatori. Dalle prime proiezioni, tuttavia, la manovra
non sembra sortirà gli effetti
voluti, almeno nel breve periodo. Mentre a medio-lungo
termine, complice anche una
generalizzata ripresa degli
acquisti mondiali, il prezzo
del latte potrebbe raggiungere soglie più soddisfacenti.
Il Consiglio agricolo ieri ha
deciso di innalzare a 218mila
tonnellate l'intervento per il
latte in polvere scremato e a
loomila tonnellate quello per
il burro. Gli analisti del settore valutano che questa decisione inciderà ben poco sulle
quantità di "latte consegnato" in Europa. Unaprimaproiezione dei dati elaborati in
latte equivalente dice che dal
mercato verranno tolte poco
più di 2,33 milioni di t onnellate di latte, pari all'1,53°1o delle
consegne totali (152mila tonnellate) del 2015. Una goccia
nel mare, quindi. C'è poi da
valutare il fattore prezzo. All'intervento, il latte inpolvere
scremato è pagato 1.698 euro
latonnellata. Ma sulmercato i
listini sono differenti. A fine
2015 la polvere di latte quotava 24,8 euro il quintale. Questo valore tuttavia non regge
il confronto con la inedia dei
prezzi all'export dei formaggi europei: 51,o8 euro il quintale. Appare evidente come
ad allevatori e trasformatori
convenga molto di più produrre formaggi piuttosto che
inviare latte alla trasformazione in polvere.
L'altro pilastro della strategia europea è quello di indurre
a un taglio temporaneo della
produzione, attraverso accordi tra associazioni di categoria
e cooperative. Il tutto applicando l'articolo 222 del Trat-
1i 111ePCato
Prezzi al quintale
Formaggio
In dollari
2014
65,34
2015
55,56
In doll-i
2014
52,99
2015
51,08
Latte in polvere
In dollari
2014
2015
In euri
2014
2015
Fonte: Cal
33,86
26,97
tatto del Mercato unico. Ora,
la domanda principale è: chi
ridurrà la produzione di latte?
Secondo i trader e gli analisti,
certamente non i Paesi del
Nord Europa che, in vista dell'abrogazione delregime delle
quote latte, hanno realizzato
forti investimenti per aumentare produzione (non più contingentata) e produttività. La
mappa del tasso di autoapprovvigionamento di latte in
Europa evidenzia che - su base Zoo - i Paesi del Centro Europa (Inghilterra, Francia,
Germania, Olanda, Danimarca, Austria) hanno un tasso di
autoapprovvigionamento del
128,3%. Paesi baltici e scandinavi sono al 1o9,6%; Europa
dell'Est al 112,6%. Il vaso di
coccio sono 1P aesnde11'E uropa del Sud (Portogallo, Spagna, Italia e Grecia) che sono
ai 71,5°0. È evidente che prima
di ridurre le produzioni come
indicato da Bruxelles, i Paesi
con eccedenza produttiva
punteranno a colmare il divario di autoapprovvigionamento dei Paesi del Sud Europa. Bisognerà attendere le
procedure di applicazione
dell'articolo 222, ma il rischio
per Paesi come l'Italia - con
costi di produzione del latte
più altirispetto al Nord e Centro Europa - è che centinaia di
aziende marginali, collocate
in aree svantaggiate e con un
basso numero di capi allevati
sia costretta a rinunciare e
quindi achiudere l'attività. Un
ulteriore danno dopo l'ulteriore beffa di Bruxelles.
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
A
1-&
Anicav: serve una cabina di regia unica per il settore
Pomodoro, leadership a rischio
Ilaria Vesentini
BOLOGNA
L'allarme delle ultime settimane sull'invasione di pomodori dal Marocco (+70% le importazioniainizio 2016) e di concentrato cinese (+423%l'import2o15
rispetto a12o14) non fa che gettare benzina sul fuoco sollevato
dalla pesante crisi interna del
comparto del pomodoro. Un
compartoin cui l'Italia eccelle- è
il settimo produttore mondiale e
il terzo esportatore di trasformato- ma la cui leadership è
compromessa non solo dalla
concorrenza estera (Spagna e
Portogallo in primis, con produttività dei campi di un 25-30%%%
più alte delle nostre e quindi costiinferiori) madallastessaincapacità della filiera domestica di
trovare un prezzo remunerativo
siapergli agricoltori siap er i trasformatori al fine di valorizzare
intermini ditracciabilità e sostenibilità il vero made in Italy, che
può competere sulla qualità e
non sul prezzo.
Untema arrivato ieri sul tavolote cnico del minister o delle Politiche agricole, con la proposta
condivisa da associazioni agricole e industriali (Anicav) di un
marchio etico di filiera sostenibile e diuna cabina di regia unica
delpomodoro daindustria,vista
la scarsa efficacia delle Op nella
contrattazione dei prezzi con la
controparte industriale.
La trattativa per il pomodoro
I coltivatori del Nord
hanno deciso di ridurre
la produzione 2016 dei 10%
per far incontrare
domanda e offerta
da industria del Nord Italia (area
dove si concentra il grosso del
prodotto nazionale trasformato,
5,4 milioni di tonnellate nel 2015)
è a uno stallo. La domanda è in
calo (-5%) e la crisi generale dei
prezzi delle altre colture ha portato nuove aziende a fare concorrenza sul pomodoro. «Ma
con i 75 euro/tonnellata proposti dai trasformatori non copriamo neppure i costi, puntiamo ai
92 euro dell'ultima stagione ma
ora è tardi per trovare un accordo-quadro, le semine sono già
partite», afferma GiovanniLambertini, presidente sezione Pomodoro di ConfagricolturaEmilia-Romagna.I coltivatori del distretto del Nord hanno deciso di
ridurre del lo% la produzione
2016, ma inpochi credono basteràper trovare unpunto di incontro tra offerta e domanda.
U RI PRO DUZIO NE RISE RVAT A.