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Posteitaliane Tariffa Pagata aut. DBC centrale /PT Magazine / aut. 113/2204 valida dal 1/3/2004 magazine postatarget N. 81 - GENNAIO 2007 coopinforma www.coopinforma.it Acqua e sviluppo per il Sertao PAGINA 3 Il 2007? Meglio dell’anno passato! di Roberto Cavallini Quasi la metà degli italiani la pensa così! Solo il 23% prevede un peggioramento, mentre il 30% si attesta su una neutrale posizione di nessun significativo miglioramento tra l’anno che si apre e quello appena trascorso. Si avverte una ventata di fiducia e forse an- Riservato ai soci Cooperative di Consumo risposta: il prodotto solidal coop E I PICCOLI PRODUTTORI DEL SUD DEL MONDO RINGRAZIANO Unione amiatina, Bisenzio Ombrone Montagna Pistoiese, Cerreto Guidi, Bucine, Diacceto, Greve in Chianti, Incisa Valdarno, Comeana, Leccio, Londa, Mercatale Val di Pesa, Molin del Piano, Montespertoli, Pescia, Pratolino, San Donato in Poggio, San Pierino, San Polo, Sieci, Cavriglia, Levane, Stia, Lamporecchio, Larciano, Staggia Senese. che di sola speranza, certificate dall’indagine che Kkienn Connecting Customer and Company ha effettuato, per conto di Coop, in questi primi giorni dell’anno nuovo che fa dire al Presidente di Coop Aldo Soldi “la maggioranza delle famiglie guarda al 2007 con più ottimismo rispetto all’anno appena finito e agli anni trascorsi. Questo è un primo elemento importante. Guardando più in profondità l’indagine vediamo che, se gli italiani avessero qualche soldo in più, lo spenderebbero in primo luogo per viaggi o uso del tempo libero, poi per l’acquisto di una casa e ancora dopo per qualche investimento possibile.” Smentite le previsioni catastrofiche, anche legate alle interessate previsioni degli effetti possibili della finanziaria sulle tasche delle famiglie italiane, sembra prevalere un sentimento misto tra la fiduciosa attesa e la prudenza. Un dato però risulta incontrovertibile: a far quadrare i conti ci ha pensato la grande distribuzione che, per il 59% degli intervistati, ha aiutato le famiglie a risparmiare sul bilancio familiare. Purtroppo però, ancora per lo scorso mese, le tredicesime sono servite per il 44% a pagare le bollette e la rata del mutuo e solo per il 37% ai regali natalizi, sempre più occasione per l’acquisto di generi non voluttuari. Rimane quel misero 20% ( cioè 200/300 euro) che vanno a aggiungersi ai risparmi. In questo quadro il giudizio che su Coop si evince dall’indagine è confortante: l’83% riconosce a Coop l’essere garante di prodotti sani e di qualità, il 79% essere attenta verso i consumatori e la collettività. Ma anche le stime del fatturato, nonostante la stasi generale del mercato, evidenziano un aumento di circa il 3% sull’anno precedente, che rafforzano la leadership di mercato di Coop, con vendite superiori ai 12 miliardi di euro. La soddisfazione maggiore nel 2006 arriva dai risultati delle vendite del prodotto a marchio Coop (oltre 2.500 referenze) che continua a incontrare il forte gradimento dei soci e dei consumatori, non solo nella fascia dei prodotti di convenienza, ma anche nei prodotti di qualità e là dove la qualità incontra la solidarietà, come nella linea Solidal dei prodotti del commercio equo e solidale. Fiduciosa attesa, speranze, molta prudenza. Nel confronto politico alcuni hanno dato al nuovo Governo solo qualche mese di tempo per dimostrare che risanare il Paese è possibile. Prossima scadenza le elezioni parziali amministrative. Noi, che siamo interessati ad un risanamento e rilancio reale e duraturo dell’economia, oltre che alla funzionalità di uno stato in grado di garantire la qualità e quantità dei servizi al cittadino, siamo disponibili, come, ci sembra di capire, la maggioranza del popolo italiano, a concedere un lasso di tempo maggiore di qualche mese, purché gli obiettivi siano chiari e ci sia una coerenza di fondo nel perseguimento degli stessi. Anno IX - N. 81 - gennaio 2007 Direttore responsabile / Roberto Cavallini Hanno collaborato / Roberto Cavallini, Giovanni Doddoli, Enzo Brogi, Silvia Fabbri, Dario Guidi, Anna Somenzi, Pier Francesco Listri, Paolo Maggi, Leonardo Savelli. Grafica / Lorenzo Gualtieri Editore / C.I.S. Via Fiume, 5 Firenze Direzione e Redazione / via Fiume, 5 - 50133 Firenze - tel. 055218541 fax 055294188 e-mail [email protected] Stampa / Nuova Cesat Coop Concessionaria pubblicità / EDIMEDIA via Volturno 10/12 - 50019 Sesto Fiorentino Tel.055340811 - fax 055340814 Chiuso in Tipografia il 9 gennaio 2007 Reg. Trib. Firenze N. 4260 - 0,40 euro a copia EDITORIALE problema: dividendo il ricavato della produzione per un gran numero di coltivatori cosa si ottiene? PAGINA 5 L’esigenza di innovazione per la futura crescita del movimento cooperativo di Giovanni Doddoli, Presidente Legacoop Toscana L’andamento economico delle cooperative toscane L’universo delle cooperative aderenti a Legacoop in Toscana sta attraversando una fase di rafforzamento strutturale e consolidamento qualitativo: stabile il numero delle imprese, nel quadriennio che ci separa dall’ultimo Congresso il movimento ha registrato un trend decisamente espansivo della propria forza economica e occupazionale, ha dimostrato un crescente dinamismo sia dal punto di vista organizzativo che produttivo, sviluppando processi di integrazione e di innovazione importanti. In netta controtendenza rispetto ad un andamento congiunturale negativo dell’economia regionale, infatti, Legacoop Toscana continua a crescere: negli ultimi quattro esercizi, il numero dei soci cooperatori è salito di ben 20 punti percentuali, e sta per raggiungere la soglia dei 2 milioni; il valore della produzione è globalmente stimabile al 31/12/2005 in più di 6 mld. di euro, con un aumento del 20% sul 2002; l’occupazione è cresciuta del 13% (arrivando a circa 41.000 addetti), contemporaneamente ad uno sforzo di carattere qualitativo a vantaggio della stabilità occupazionale (99% degli addetti); l’accumulazione patrimoniale si è incrementata, la ricchezza prodotta è stata impiegata a precisi fini di rafforzamento dell’impresa. Quindi, “la cooperazione ha i titoli”, anzi è noto che la prima impresa per fatturato e addetti è proprio una cooperativa. Ma la vera forza sta nel fatto che quegli stessi sono riconducibili ad un preciso paradigma culturale entro il quale viene ogni giorno a de- clinarsi il comportamento delle nostre imprese. La percezione di ciò è ampiamente presente nella popolazione, anche se sappiamo di dover lavorare di più perché se ne apprezzi la distintività. L’azione politica di Legacoop a livello regionale e la riforma organizzativa In Toscana, dopo un decennio di successi la cooperazione si propone per contribuire alla modernizzazione del quadro economico-sociale, mettendo a disposizione un sistema d'imprese diffuso nel territorio, solido e proiettato sui punti cruciali riguardanti i fattori della competizione regionale. La Toscana è alle prese con la propria riprogettazione, nei cicli industriali, nell’eccellenza della propria offerta, come nella evoluzione del terziario, specie i servizi privati, sia alle imprese che alle persone. La cooperazione è dentro il processo, con apporti progettuali in tutti i settori. Questo è il ruolo da sempre assunto: leggere le tendenze, le aspirazioni diffuse e misurarsi con esse imprenditorialmente. La crescita è possibile solo così, per noi e, forse, questa è la prima funzione su cui ci sentiamo impegnati. A nostro modesto avviso questo è il contributo per un’Italia più efficiente. Se saremo capaci, in questo congresso, di lanciare, anche sul versante valoriale, un riallineamento tra un grande patrimonio sperimentato e le nuove aspirazioni a valori moderni condivisi, specie nel mondo giovanile, allora non solo il contributo sarà eccellente, ma avremo finalmente conquistata quella nuova legittimazione sociale che dà sostanza alla legittimazione normativa. Qui sta il cuore della sfida con- gressuale, in Toscana, ma nel Paese. Sono tappe essenziali l’affermazione già intrapresa di autonomia della cooperazione, precondizione per l'unità del movimento cooperativo, a cui stiamo alacremente lavorando e la formazione di una nuova leva di dirigenti cooperativi, concretamente avviata. Il congresso nazionale: l’esigenza di innovazione Giuliano Poletti, Presidente di Legacoop, parlando delle prospettive del nostro movimento ha recentemente sottolineato che "il nostro futuro, il futuro della cooperazione, non si potrà risolvere nel fare meglio ciò che abbiamo sempre fatto". Condividiamo l’indirizzo e, appunto, lo decliniamo nei termini esposti, perché vogliamo corrispondere a questa esigenza di innovazione. E’ questo il nostro più autentico spirito unitario, convinti che sia importante impegnarsi nella moderna cooperazione, poiché l'alternativa, quella di una sottovalutazione delle grandi sfide così come delle condizioni di vita delle persone potrebbe significare il fallimento della prospettiva aperta per il movimento cooperativo, con inesorabile declino. Abbiamo corso qualche rischio nell’ultimo periodo, lo avevamo intuito, contribuendo fattivamente a costruire argini utili per tutto il movimento. Le prospettive più ravvicinate della cooperazione L'esigenza di innovazione è frutto delle sfide che la particolare situazione della società e dell'economia italiana pone di fronte alle varie forme d'impresa. Ci aspettiamo dal Congresso, in piena autonomia di giudizio e di proposta, una valutazione delle politiche di Governo per il rilancio del Paese e la tutela dei cittadini, per l’abolizione delle posizioni di rendita nei mercati e lo sviluppo di una reale concorrenza che abbia al centro la tutela del consumatore, per una ripresa del Paese che si basi su una chiara e condivisa idea riformatrice e su idonee politiche di risanamento e sviluppo. E ci aspettiamo, sul piano nazionale, un’azione visibile e tempestiva, in cui si esprima l’apporto che in questi processi può dare la cooperazione. Tuttavia la questione non può essere affrontata senza misurarci con il tema delle modalità dello sviluppo. Chi sostiene che dovremmo "liberare l'impresa che si nasconde dentro la cooperativa", dovrebbe ormai misurarsi anche con “il suo contrario”, associando crescita e principi caratteristici della mutualità e della intergenerazionalità dei patrimoni. Noi siamo convinti che la sfida evolutiva del movimento cooperativo passi necessariamente dalla consapevolezza che i caratteri di una reale innovazione, in sintesi, vanno ricercati nel solco della distintività cooperativa (Edgar Parnell, “Reinventare la cooperativa”). L’immagine della cooperazione Ma l'esigenza di innovazione nasce anche dalla eccezionale esposizione mediatica che l'esperienza cooperativa ha avuto in seguito alla vicenda Unipol, che ha mutato radicalmente la percezione che vi è della cooperazione nella società italiana, ne ha accresciuto la visibilità ma ne ha aumentato la responsabilità e la vulnerabilità. Le critiche che si sono diffuse nella società italiana hanno toccato i "fondamentali" dell'esperienza cooperativa. I cittadini e i cooperatori ci pongono oggi domande essenziali a cui siamo chiamati a rispondere, circa la relazio- ne tra valori proclamati e rivendicati come distintivi dell'impresa cooperativa e comportamenti concreti, la possibilità di sostenere la crescita dell'impresa cooperativa senza snaturarne ruolo e funzione, gli interessi che la cooperazione è chiamata a tutelare. Non si può più sottovalutare il fatto che decisioni imprenditoriali di grande rilevanza assunte da un gruppo di cooperative, o crisi di particolare acutezza che hanno attraversato alcune imprese, possano coinvolgere, dal punto di vista dell'immagine e degli esiti, tutto il movimento, mettendo a repentaglio un patrimonio collettivo costituito dall'immagine, dalla distintività e dal complesso delle norme legislative che regolano la cooperazione. Questo non è nella disponibilità dei gruppi dirigenti, se pur autorevoli, di qualche cooperativa, dei settori o dei territori: è anch’esso patrimonio indivisibile! Un patto associativo su nuove basi Nella crescita del movimento cooperativo c’è quindi un problema davvero reale di governance, che si estende dall'impresa cooperativa, in particolare nel rapporto tra proprietà e management, fino al rapporto tra imprese e struttura associativa. Occorre pertanto che il Congresso contribuisca a ricercare basi nuove su cui fondare il patto associativo: il tema delle risorse e degli strumenti finanziari per lo sviluppo, la natura dello scambio mutualistico, le nuove regole di governance e i percorsi per una reale partecipazione democratica dei soci all'esercizio della funzione imprenditoriale, la necessità di tenere assieme nel nostro movimento grande, media e piccola impresa cooperativa assecondando le diverse esigenze di crescita, una nuova stagione di promozione cooperativa nel campo delle politiche di tutela del consumatore, delle professioni e dell'utenza dei servizi. Gli scenari della finanza In questa prospettiva complessiva di crescita, quantitativa e qualitativa, del movimento cooperativo, si pone, come si è detto, anche il problema degli strumenti finanziari necessari per le sfide dell’innovazione, non ultimo il ruolo che deve assolvere in questo quadro Coopfond: le risorse del movimento cooperativo debbono divenire una leva per nuove iniziative, che vedano coinvolti anche il gruppo Unipol ed il sistema bancario, a sostegno di progetti per l'internazionalizzazione, il consolidamento e lo sviluppo in settori di fondamentale importanza per la competitività del Paese. Ma il discorso sugli strumenti finanziari si allarga alla prospettiva che vogliamo assicurare alla rete dei Confidi e ai rapporti che, anche in Toscana, vogliamo sviluppare con il sistema bancario. La questione di fondo è come far sì che i vari attori istituzionali e sociali, percepiscano il valore della cooperazione come forma d'impresa, non in virtù di vecchie e superate appartenenze, quanto dal fatto che, in piena autonomia, il capitale sociale e la ricchezza che produce, anche in virtù della particolare tutela costituzionale e legislativa, sia, in questa fase dell'Italia, utilizzato per il rilancio della competitività e per chiari fini mutualistici. VERSO IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP VERSO IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP 4 PRIMO PIANO PAGINA 7 COOP E UCODEP INCONTRANO IL PRESIDENTE LULA 6 SOLIDARIETÀ oltre 500 cisterne per la potabilizzazione dell’acqua piovana costruite in brasile Una delegazione composta da Aldo Soldi, Presidente Coop, Roberto Cavallini, responsabile delle politiche di solidarietà internazionale e alcuni rappresentanti delle cooperative di consumatori, il Presidente Francesco Petrelli e Enzo Brogi di Ucodep, Cesare Petricich, chitarrista dei Negrita, Gaia Strigelli di MTV Italia. Obiettivo della visita verificare lo stato di attuazione del progetto di cooperazione internazionale Agua Para Dois Irmaos, finanziato da ANCC/Coop Italia e realizzato dalla Ong Ucodep, che ha interessato l'area della Serra dos Dois Irmaos, situata ai confini tra gli stati di Bahia e Piauì, della regione semi arida nel Nordest del Brasile.Una zona raggiungibile solo attraverso interminabili piste di terra. E’ qui che vivono piccole comunità di famiglie rurali sparse su aride colline o altipiani, che tentano di resistere, in condizioni di vita estremamente precarie, alle continue sfide del sertão. Energia elettrica, acqua corrente, assistenza sanitaria, informazione, non hanno mai raggiunto questa regione. Al momento sono state costruite e assegnate 549 cisterne familiari per la captazione di acqua piovana con capacità di 16.000 litri: ne beneficeranno 24 comunità rurali per un totale di oltre 3000 persone. Il progetto prevede la realizzazione, entro aprile 2007 di altre 450 cisterne, per un totale complessivo che dovrebbe arrivare a 1.000 cisterne. Il finanziamento complessivo del progetto, di oltre 500.000 euro è frutto di una raccolta fondi tra i soci delle cooperative di consumatori italiane, realizzata attraverso la destinazione, da parte di 50.000 soci, di 10 euro, equivalenti a 500 punti, utilizzando il catalogo raccolta punti Coop degli anni 2004/2005 e 2005/2006. A supporto della costruzione delle cister- ne sono stati realizzati, inoltre, 26 corsi di formazione sul corretto uso dell’acqua potabile raccolta con le cisterne, sull’utilizzo e la manutenzione, sulle norme igienico-sanitarie di base, che hanno coinvolto oltre 600 beneficiari diretti. Una equipe di MTV Italia ha documentato, con la presenza di un rappresentante dei Negrita, Cesare Petricich, gli scopi e i risultati conseguiti dal progetto, con l’intento di realizzarne un video che sarà presentato sulla rete nel prossimo marzo, nella giornata internazionale dedicata all’acqua. La delegazione di Coop e Ucodep ha avuto a Brasilia importanti incontri istituzionali, con il Ministero dell’Ambiente, dell’Assistenza Sociale, della Agricoltura Familiare e con Unicafes, la organizzazione nazionale delle cooperative agricole familiari. La delegazione è stata ricevuta anche dal dottor Valensise, Ambasciatore della Repubblica in Brasile. Nel corso degli incontri è stata stilata una agenda di impegno comune per lo sviluppo del progetto in direzione della sicurezza alimentare, con la costruzione di cisterne comunitarie di ampie proporzioni, utilizzabili per la raccolta dell’acqua piovana a fini agricolo produttivi e per una iniziativa di informazione e sensibilizzazione verso i bambini sull’uso corretto e responsabile del bene comune acqua. L’agenda prevede inoltre un impegno co- mune di Coop, Ucodep, Unicafes e del Governo Brasiliano per la creazione o rafforzamento di alcune filiere produttive agricole, quali quelle dei frutti tropicali amazzonici e del miele, capaci di garantire uno sviluppo durevole e ambientalmente sostenibile, per l’autoconsumo e il mercato locale, ma anche destinate a arricchire la gamma dei prodotti del Commercio Equo e Solidale venduti da Coop negli oltre mille punti vendita del nostro Paese. Un modo per garantire a migliaia di piccoli produttori brasiliani, organizzati nelle cooperative di Unicafes, un prezzo di acquisto equo, i prefinanziamenti necessari, un FairTrade premium da utilizzare per interventi di carattere sociale e infrastrutturale e, infine contratti di lungo periodo necessari per una programmazione produttiva e per l’insermento stabile nel mercato internazionale. Al termine di tutti gli incontri la delegazione è stata ricevuta da Cezar Alvares, Consulente Speciale per la Presidenza della Repubblica per la cooperazione e i rapporti internazionali, e, nonostante i suoi pressanti impegni legati alla prossima costituzione del nuovo governo, dal Presidente Ignazio Lula da Silva che ha sottolineato come “Il progetto realizzato da Coop e Ucodep, parte significativa del Programma Sete Zero del Governo, rappresenta un importante contributo al miglioramento delle condizioni di vita di molte centinaia di famiglie. Soprattutto perché interviene in aree di confine spesso dimenticate da interventi di cooperazione. L’agenda e le basi degli accordi stabiliti per il futuro tra la vostra delegazione e i Ministeri dell’attuale Governo troveranno ampio e convinto sostegno, mio personale e del nuovo Governo che andremo a formare nei prossimi giorni” Acqua per bere acqua per lo sviluppo APPUNTI DI VIAGGIO DAL SUGGESTIVO SERTAO ALLA RAZIONALITÀ DELLA CAPITALE BRASILIANA. DALLE ACCOGLIENTI COMUNITÀ CONTADINE ALL’AFFIBILITÀ DEL PRESIDENTE LULA di Enzo Brogi Consigliere Regione Toscana Un secco rumore di acciaio spezzato interrompe bruscamente l’illustrazione del Presidente della cooperativa, sulla trasformazione dell’umbu in confettura. Il semiasse del pulmino Wolksvagen, che per oltre otto ore aveva diligentemente trasportato la nostra delegazione, sopportando terreni spesso molto accidentati, parcheggiato accanto a noi, si era spezzato. Eravamo da poco scesi per visitare i laboratori della Cooperativa Cooperduc della remota città di Uaua nel pieno della zona semiarida del Sertao, un altipiano del profondo Brasile, deserto-brughiera, rinverdito di improvvise palme giganti. Il Sertao, suggestivamente raccontato da Guimaraes Rosa, è uno spazio magico popolato di mandrie e di piccoli uomini dalle facce incavate e possenti. Lo scrittore brasiliano racconta che è percorso, nell'intrico dei suoi sentieri da santoni a banditi. Ricordo bene, infatti ciò che il comandante di una pattuglia dell’esercito, appena usciti dalla città di Juazeiro per adden- trarci nel Sertao, ci aveva raccomandato tra il severo e l’ironico: “per fortuna avete una telecamera, così potrete filmare il vostro sequestro!” Alvarez, il presidente della Cooperativa, quando era stato interrotto dal colpo sordo, ci stava illustrando il sistema di raccolta e di trasformazione dell’umbu, un generoso frutto, a prima vista simile ad una oliva verde, che riesce, trasformato, ad offrire succhi e confetture gradevoli e naturali. La Cooperduc è una cooperativa, nata nel 2003 e che coinvolge oltre 200 famiglie delle comunità rurali della zona, riesce ad esportare, per una catena del mercato equo e solidale, anche in Francia. L’incidente al pulmino costringe la nostra delegazione ad utilizzare per il ritorno un vecchio pullman locale. E così, ci ritroviamo catapultati piacevolmente in un viaggio di ritorno carico di passeggeri chias- sosi. Ogni tanto una sosta, gente che scende, altra che sale ed intorno niente. Chissà quanta strada a piedi dovranno ancora compiere prima di arrivare alla loro destinazione? Stiamo alcuni giorni in questa magnifica e difficile terra, incontriamo rappresentati di altre cooperative rurali, istituzioni e personale delle missioni cattoliche che da anni collaborano con quelle comunità. La missione COOP-UCODEP ha due obiettivi: la ricerca di prodotti, biologici nuovi e di grande qualità buoni per chi li sceglie, ma anche per chi li produce nel Sud del mondo. Il tutto attraverso i canali del commercio equo e solidale e la linea 8 SOLIDARIETÀ Solidal di Coop. Il secondo obiettivo è quello di verificare la costruzione delle cisterne familiari per la captazione di acqua piovana, particolarmente generosa nei mesi da Dicembre a Febbraio. Cisterne che ospitano 16.000 litri di acqua, costruite da personale formato sul luogo, vengono collocate proprio al ridosso dell’abitazione e possono garantire l’approvvigionamento di una famiglia per l’intero anno, soddisfacendo bisogni primari di 24 comunità rurali localizzate nella Serra dos Dois Irmaos al confine tra gli stati di Bahia e Piaui. Questo progetto si inserisce nella grande campagna “un milione di cisterne” lanciata dal presidente del Brasile Lula con la sua prima elezione. Il progetto prevede la realizzazione di cisterne nel Sertao ed in altre zone aride e spesso desertiche, dove per oltre nove mesi all’anno non piove. Gli abitanti, mag- pagina 9 giormente bambini e donne, sono costretti a percorrere anche otto chilometi per raggiungere un torrente o una falda d’acqua e trasportarne un po’a casa con un recipiente sulla testa e questo ogni giorno! L’assenza d’acqua ha rappresentato negli anni il motivo più rilevante del progressivo abbandono di quelle zone. Adesso COOP ed Ucodep stanno studiando la possibilità di realizzare ulteriori e più capienti cisterne, da oltre 50.000 litri che potranno essere usate nell’agricoltura: un nuovo, significativo sostegno volto a comprimere la fuga dalle campagne e favorire la produzione agricola. Abbandonate le etnie, i panorami e le suggestioni del Sertao eccoci catapultati a Brasilia, una delle città più contemporanee del pianeta, patrimonio dell’Unesco dal 1984. Passeggiare per la capitale del Brasile è un po’ come ritrovarsi in un libro di Isaac Asimov: edifici e rampe futuristiche. La città ha la forma di un grande aereo, la fusoliera ospita i pa- lazzi del potere mentre le ali le ambasciate ed i palazzi residenziali, gli spazi commerciali. I ministeri, le chiese i musei, tutto forse sovradimensionato, di tutto ciò intimorisce l’ampiezza. In pochi anni, là dove vi era un mare di secche sterpaglie sono sorti laghi, parchi, palazzi dello Stato e residenze imponenti . Preziosa anche l’ambasciata italiana disegnata dal grande architetto Pierluigi Nervi. Si tratta di una magnifica struttura sospesa su pilastri che ricordano il tronco e rami di un albero. È li che si è tenuto l’incontro con l’Ambasciatore Michele Valenzise. Ancora incontri per parlare di cooperazione, delle cisterne e del commercio equo e solidale con i sottosegretari dei ministeri dello sviluppo sociale e della sicurezza alimentare. La nostra delegazione è stata poi invitata ad una significativa manifestazione per la difesa dell’Amazzonia e lì vi è stato l’incontro con la Ministra dell’ambiente Marina Silva, mitica espo- nente ambientalista e amica di Chico Mendez. Fu infatti dopo la sua morte che Marina Silva abbandonò il velo da suora per impegnarsi in politica e Lula poi la volle nel suo Governo. La missione nella città del futuro si conclude nel modo migliore, eravamo nel Palazzo dell’Alvorada, dimora del Presidente della Repubblica, eretto in un lato della grande piazza dei Tre Poteri. Ci è sembrato di entrare proprio nel cuore della grande città. Il palazzo ispira un senso di ordine filosofico con un’intera ala in cui s’allineano delle vele al vento come ad indicare la giusta rotta sugli oceani. L’incontro è fissato con Cesar Alvarez capo di gabinetto del Presidente. Alvarez conosce bene l’italiano ed il nostro Paese e così si parla di economia, di sviluppo, di cooperazione. Poi ci racconta il lavoro per la visita, molto attesa, in marzo del Presidente Prodi che sarà accompagnato da un nutrito gruppo di operatori economici del nostro Paese. Nel palazzo si lavora per la cerimonia dell’insediamento, per il secondo mandato del Presidente Lula. Ci informano che il Presidente è in sede. Allora, con l’aiuto di un caro amico italiano del Presidente e la preziosa complicità del suo capo della segreteria Gilberto Carvahio, è stato possibile essere ricevuti, in modo molto informale, dal Presidente Lula per un affettuoso saluto. Diretto e cordiale ci ha subito parlato del suo legame con l’ Italia ed i molti amici che ha da noi. Dopo aver conosciuto Cesare Petricich, il chitarrista dei Negrita, ci ha raccontato della sua antica passione per la musica. In gioventù ha suonato il trombone nella banda del suo paese. È stato un incontro breve, ma intenso, un po’ come tutto il nostro viaggio, ma che ha lasciato indelebile in tutti noi il convincimento che concetti come cooperazione e solidarietà debbano permanere forti ed uniti nel nostro quotidiano, reciproco impegno. 10 DOSSIER ECOLOGIA Aria inquinata dal traffico cittadino e dalle grandi industrie. Irrisori investimenti sulle fonti di energia rinnovabile. "Ma reagire si può e si deve, a partire da un modello di sviluppo alternativo a quello attuale". La parola alle associazioni: da Legam- PAGINA 11 Ambiente, cambiare rotta le cosiddette fonti rinnovabili (come vento e sole), non solo è assai costoso per le nostre tasche e quelle del bilancio nazionale (le nostre bollette, dal ’92 od oggi, ci sono costate circa 30 miliardi di euro, di cui solo 6 sono andati all’energia pulita), ma quel che è peggio aumenta l’inquinamento delle nostre città, dei nostri fiumi dei nostri mari. Fa alzare la febbre delle nostre città, surriscaldandole, tanto che si avviano a passare estati che nel giro di qualche decennio potranno aumentare di 3-5 gradi. Infine, il no- biente a Greenpeace di Silvia Fabbri L'Italia ha 65mila mq di pannelli solari fotovoltaici, contro i 750mila della germania. Per paradosso, i comuni che hanno investito di più nella produzione energia solare, non sono quelli più a sud, più soleggiati cioè, ma Bolzano (con 5mila metri quadri di pannelli) seguito da Trento (4300). Le biomasse (derivanti dalla parte umida dei rifiuti urbani e industriali, come trucioli, segature, residui vegetali) potrebbero coprire fino al 40% del bilancio energetico mondiale; ma in Italia arriviamo sì e no al 2,5%. Tutto questo per dire che l’approvvigionamento energetico è uno dei grandi problemi ambientali del nostro paese. Perché continuare a usare petrolio e a consumare elettricità, che solo in minima parte viene prodotta attraverso stro dissennato comportamento collettivo e individuale distrugge definitivamente risorse che ci rendono colpevoli nei confronti di chi verrà dopo di noi. Dopo l’indagine presentata sul numero scorso della nostra rivista (che presentava l’opinione di un campione di 1505 soci Coop) torniamo dunque a parlare di ambiente, per capire come stimolare, dopo le opinioni, i fatti ed i comportamenti concreti e virtuosi. campagne, a livello italiano e non solo: "Occorre davvero una rivoluzione culturale energetica – spiega Giuseppe Onufrio di Greenpeace – che riduca la nostra dipendenza dall’estero, riduca le emissioni di gas serra e possa diventare un volano per l’economia e l’innovazione tecnologica. Va avviata al più presto una strategia credibile di sviluppo delle fonti rinnovabili". LA PAROLA ALLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE "Sì – conferma Rossella Muroni, della segreteria nazionale di Legambiente – anche per noi il tema dell’energia è tra i più urgenti. Per le sue caratteristiche ambientali e climatiche l’Italia potrebbe essere davvero un importante punto di riferimento per l’energia solare fotovoltaica ed eolica. Ma in verità non si è mai investito seriamente in questi ambiti. Anche perché, diciamoci la verità, in Italia l’ambiente in generale non gode di buona salute, anche perché non è mai stato la priorità di nessun governo. Certo, oggi guardiamo con grande fiducia all’esecutivo di Prodi. C’è un gran lavoro da fare: l’ambiente deve diventare trasversale a tutte le decisioni, un elemento di qualità delle scelte politiche del paese. Dobbiamo creare un modello alternativo al bieco sfruttamento che ha sempre contraddistinto l’Italia, e dobbiamo anche capire, una volta per tutte, che il nostro paese ha caratteristiche ambientali uniche. Valorizzarle non è solo un dovere, ma l’occasione per creare opportunità di lavoro e di crescita economica". Il problema dell’approvvigionamento energetico è tra i più urgenti anche per Greenpeace che su questo tema ha incentrato una delle sue E NOI, COSA POSSIAMO FARE? Fin qui sembrerebbe che non sia affar nostro, che – in fondo - la questione della tutela ambientale passi per decisioni su cui poco o nulla possiamo influire. Insomma, l’ambiente è una preoccupazione assai pressante per tutti – come denuncia l’indagine condotta tra i soci Coop che abbiamo presentato nel numero scorso – più dell’oridine pubblico e delle guerre. Più della situazione economica e del rischio disoccupazione. Ma solo il 48,3% riesce a tradurre questa preoccupazione in azioni concrete e anche all’interno di questo gruppo si sconta una sorta di paralisi sul fronte delle scelte quotidiane. Per lo più (il 34,5%) si limita infatti a fare la raccolta differenziata dei rifiuti; poi c’è un 22,8% che dichiara di aver usato meno l’auto e un 20% che risparmia acqua. "Da una parte – commenta l’esponente di Greenpeace – è chiaramente percepito che i luoghi delle decisioni politiche sono lontanissimi da noi. Basti pensare alla vicenda Ogm e alla difficoltà di controllare la catena degli alimenti. Poi c‘è il tema anche della mancanza di alternative a uno stile di vita e di consumi che è quello dominante. Insomma, la consapevolezza delle persone – e dei soci Coop in particolare - è già molto alta. Bisognerebbe tut- tavia offrire alle persone strumenti in più, rendendo disponibili opportunità differenti tra loro". In sostanza, abbiamo davvero la possibilità di non usare l’auto (che sarebbe uno dei comportamenti più "virtuosi" da praticare)? Ci vengono offerte alternative credibili? "È vero che se si parla solo di effetto serra – spiega Rossella Muroni sembra quasi impossibile fare qualcosa. Invece non è così: i cittadini hanno un potere molto forte, che è anzitutto il potere di essere consumatori. Poi sono elettori – e votare un partito o un altro non è una cosa ci; per quanto riguarda gli elettrodomestici, spostarsi decisamente su quelli a basso consumo. È un enorme rispermio in termini energetici e anche per le nostre tasche: dobbiamo considerare che se spendiamo qualcosa in più, poi ammortizziamo la spesa nel giro di poco". "Come Greenpeace – argomenta Onufrio – crediamo molto nelle mobilitazioni pubbliche. Ma siamo anche convinti che la scelta di cosa comprare valga più di una manifestazione. Perciò occorre investire sull’informazione, perché i cittadini conoscano le alternative possibi- neutra, rispetto ai temi dell’ambiente – e infine possono anche partecipare a manifestazioni, campagne, mobilitazioni. Insomma, il modo per far pesare le nostre convinzioni c’è". Sì, ma cosa fare di concreto, giorno per giorno? "Scegliere – prosegue Rossella Muroni - di acquistare i prodotti equosolidali e biologi- li, e promuovere le etichette che consentono di rendere chiara la variabile ambientale". Ovvero, che permettano al cittadino di capire se è meglio, in una prospettiva ecologica, comprare una marca o l’altra: un prodotto biologico o di lotta integrata, l’aglio di casa o nostra o quello cinese, il frigo che costa meno ma ha una bassa classe di efficien- 12 DOSSIER ECOLOGIA za o quello più costoso che però, alla lunga, ci farà risparmiare. Ristrutturazioni in corso? Sia che si tratti di un’unica abitazione indipendente che nel caso di un condominio, è utile informarsi presso la propria Regione su quali incentivi sono previsti per l’installazione di impianti solari termici per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua e anche per pannelli solari fotovoltaici per la produzione di elettricità. FARE A MENO DELL’AUTO SI PUÒ E poi c’è il problema dell’auto, percepito dai soci Coop come uno dei più gravi: per il 34,8% l’inquinamento dell’aria è tema tra i più urgenti, ma anche il problema più difficilmente affrontabile. Il 52% del campione pensa che le targhe alterne siano poco utili, anche se c’è un 24,6% che crede nella funzione educativa del provvedimento che almeno ci costringe a sperimentare altri mezzi di trasporto. "Bisogna dare il via a nuove politiche più coraggiose, anche impopolari se occorre – dice Muroni – perché le nostre città sono inquinatissime, al collasso. A forza di parlare di diritto alla mobilità non ci muoviamo più. Un diritto che va esercitato con mezzi collettivi". Insomma è un altro ambito in cui provare a passare dalle parole ai fatti: organizzandosi coi colleghi di lavoro, per far girare meno auto, o facendo i turni tra mamme e papà che caricano non solo il proprio bambino ma anche gli amichetti. "Chiediamoci come è possibile – conclude Rossella Muroni – che in ogni macchina ci sia solo una persona, anche in città medio-piccole. Sono convinta che sia possibile fare meglio di così a partire dai comportamenti quotidiani". PAGINA 13 6500 tonnellate risparmiate in 5 anni tra materiali riciclati e minori imballaggi, energia prodotta con fonti rinnovabili e nuovi standard per far sì che i centri commerciali consumino meno elettricità e metano. Ecco cosa fa Coop per l’ecologia di Dario Guidi L’attenzione alla convenienza, alla qualità, ai prodotti del mercato equo e solidale, a quelli biologici. Sono tutti titoli di prima pagina nel quotidiano lavoro di Coop rivolto ai propri soci e ai consumatori. Ma l’ambiente, la lotta all’inquinamento, l’impegno a consumare meno energia, a ridurre rifiuti e imballaggi a che punto sono nell’agenda Coop delle cose da fare? Tranquilli, sono anche questi in prima pagina, ed anzi l’intenzione è quella di investirci ancor di più. Dopo l’indagine presentata nello scorso numero di Consumatori, in cui abbiamo proposto l’opinione di 1505 soci proprio sulle tematiche ambientali, era doveroso tornare sull’argomento in maniera ampia. E oltre al parere delle associazioni ambientaliste (ospitato nel servizio nelle pagine precedenti), era altrettan- COOP, FATTI PER L'AMBIENTE to doveroso documentare le attività e l’impegno Coop su un versante che tanto sta a cuore ai suoi soci e preoccupa l’intera opinione pubblica. "Sull’ambiente il mondo Coop lavora da anni e con importanti risultati – spiega il responsabile nazionale delle politiche sociali Loris Ferini – Ma abbiamo deciso che, per valorizzare quanto facciamo, ed anche per fare un ulteriore salto di qualità nel nostro lavoro, era necessario un più forte coordinamento anche perchè occorre far lavorare insieme competenze diverse, a livello nazionale e nelle singole cooperative. Così è nato il gruppo ambiente nazionale che promuoverà gli interventi su tre fronti: il primo è quello dei punti vendita, della loro progettazione e realizzazione, per contenere e ridurre l’impatto ambientale e i consumi energetici. Secondo fronte è quello che riguarda le merci, la filiera ed i processi produttivi. Qui c’è tutto quanto fa in particolare Coop Italia per le produzioni biologiche, senza l’uso di pesticidi e Ogm, ma anche l’impegno a ridurre imballaggi e per aumentare l’uso di materiali riciclati. Il terzo fronte è quello di stimolare modelli di consumo consapevole, di promuovere educazione e campagne di sensibilizzazione. Cito da ultimo l’accordo col Ministero per l’ambiente sul Car sharing. E proprio col Ministero stiamo definendo un accordo quadro per costruire progetti insieme e impegnarci a sperimentare soluzioni innova- tive. Per il 2007 promuoveremo iniziative di rilievo, che vedranno coinvolta anche la nostra rete di vendita come luogo di promozione di sensibilizzazione e conoscenza". MENO IMBALLAGGI, PIÙ MATERIALI RICICLATI Se questo è il quadro generale, vediamo più nel dettaglio cosa Coop ha fatto e sta facendo sui fronti indicati da Ferini. Cominciamo da quello degli imballaggi e dei materiali riciclati. "Qui i risultati sono già importanti - spiega il direttore qualità di Coop Italia Maurizio Zucchi -. Dal 2000 al 2005 sono quasi 6500 le tonnellate di materiali risparmiati". Si va dall’eliminazione dell’involucro in prodotti come la maionese in tubo e il dentifricio, all’introduzione delle ricariche per ammorbidenti, detergenti per la persona e prodotti per la pulizia di vetri e altre superfici. Poi c’è l’impegno che va avanti da anni per l’uso di plastica riciclata per detersivi vari, candeggine e ammorbidenti e l’uso della cellulosa riciclata per i contenitori di uova biologiche e di biancheria da casa". Ma c’è dell’altro, sul versante delle cose già fatte. Coop, anche qui con una scelta impegnativa e d’avanguardia, già da oltre un anno ha introdotto le sportine degradabili, in un materiale plastico che si decompone nel giro di 18 mesi (mentre per il normale polietilene servono decine di anni). E considerato che nella rete Coop nel 2005 sono stati distribuiti 380 milioni di sportine (per circa 4500 tonnellate di prodotto), le cifre parlano da sole. "Altra novità - aggiunge Zucchi è quella relativa all’introduzione di prodotti in Pla: piatti e bicchieri del tutto simili alla plastica, ma in realtà fatti con un materiale derivante dalla fermentazione dello zucchero a sua volta derivato dal mais e non dal petrolio. Dunque si tratta di prodotti al 100% biodegradabili. Ora il Pla viene usato anche in sacchetti dell’ortofrutta Coop di quarta gamma (quella già lavata e tagliata). Inoltre stiamo gradualmente estendendone l’utilizzo anche per il confezionamento di prodotti di gastronomia, latticini e salumi nei punti vendita. Così, dalle 170 tonnellate di Pla usate nel corso del 2005, la previsione per il 2006 è di arrivare a circa 250". Per completare il quadro su questo versante sono poi da citare anche tutti i prodotti a marchio eco-label proposti da Coop: dai detersivi ai tovaglioli, alla carta igienica in carta riciclata al 100%. Ci sono poi i prodotti FSC, cioè con cellulosa non proveniente da distru- zione di foreste vergini (anche qui fazzoletti, carta casa, tovaglioli ecc) ed anche le lampade a risparmio energetico (meno 80% di energia consumata a parità di illuminazione rispetto alle normali lampade ad incandescenza) e le pile ricaricabili. Inoltre vanno ricordate le storiche attività sull’agricoltura ecocompatibile: le produzioni biologiche (oltre 300 prodotti), le produzioni di ortofrutta a lotta integrata, l’impegno a garantire l’assenza di ogm. PUNTI VENDITA PENSATI PER RISPARMIARE ENERGIA Ma l’altro grande capitolo dell’impegno Coop è relativo ai punti vendita, alla struttura dei grandi centri commerciali che ospitano ogni giorno decine di migliaia di persone e che dunque consumano grandi quantità di energia. Anche qui il mondo Coop ha operato una svolta, tesa a rendere sistematiche una serie di innovazioni mirate a ridurre i consumi e a dare maggiore efficienza a queste strutture, sempre in un ottica di equilibrio e compatibilità dei costi. "Una nostra attenzione su questi temi c’è già da diversi anni – spiega Fortunato Della Guerra, direttore di Inres (Istituto nazionale consulenza progettazione ingegneria), la società del sistema Coop che si occupa proprio della progettazione dei punti vendita – Ma, nel 2005, con l’inaugurazione del centro commerciale "I Malatesta" di Coop Adriatica a Rimini abbiamo realizzato una sorta di modello che ora è per molte cose il parametro di riferimento per tutti gli interventi futuri. A Rimini, grazie a uno stretto lavoro col Comune, è infatti nato un centro commerciale a emissione zero per quanto riguarda l’anidride carbonica". Elencare tutte le misure e gli accorgimenti presenti sarebbe davvero lungo e non semplice. Sul fronte del riscaldamento (con l’uso di metano) e del condizionamento si va dall’uso delle caldaie a condensazione, al recupero del calore contenuto nell’aria espulsa o di quella prodotta dagli impianti di refrigerazione, a sonde che misurano la qualità dell’aria e riducono o intensificano il ricambio in funzione delle effettive necessità. Quanto al consumo di energia elettrica ci sono diversi sistema di recupero dell’aria espulsa e di ottimizzazione dell’accensione degli impianti in base alle condizioni ambientali effettive. A migliorare i consumi, ma soprattutto a indicare una volontà per il futuro, a Rimini ci sono anche un generatore eolico (cioè che produce energia col vento) e un impianto foto- voltaico, che insieme producono 63.542 kilowattora all’anno. Il complesso di questi interventi consente un abbattimento del 28,43%, quindi quasi un terzo, sui consumi per condizionamento e riscaldamento di un normale ipermercato, pari a 132 tonnellate di CO2 in un anno, ovvero l’equivalente di 56 tonnellate di petrolio. A ciò si aggiunge anche l’intervento sui sistemi di illuminazione su cui Coop è impegnata da anni ed ha ottenuto un riconoscimento europeo (vedi la scheda apposita). Ovviamente tutto ciò non basta ad azzerare le emissioni del centro commerciale. Per garantire di raggiungere l’emissioni zero subentra un passaggio "politico" da parte di Coop Adriatica che acquisterà "titoli di emissione" ed energia da fonte rinnovabile secondo il meccanismo virtuoso introdotto col protocollo di Kyoto. "Tutte le principali misure di ottimizzazione e risparmio applicate a Rimini – spiega Della Guerra – vengono ora introdotte in tutta la nostra nuova rete. Cioè diventano lo standard progettuale di riferimento". IL FOTOVOLTAICO Un altro capitolo di intervento ormai avviato è quello degli impianti fotovoltaici. Col decreto del luglio 2005 si è attivato il Conto energia, per cui il valore dell’energia prodotta da questo tipo di impianti viene incentivato economicamente per una durata di 20 anni. Tra le migliaia di richieste presentate a livello nazionale, quattro di quelle Coop sono già state ammesse. Si tratta degli impianti del citato iper di Rimini, quella del centro distribuzione e sede di Coop Centro Italia, quello per la sede Inres a Sesto Fiorentino e di un altro centro distribuzione e sede di Unicoop Tirreno. Per altri sei progetti (2 iper di Coop Adriatica, 2 di Coop Estense e 2 di Unicooop Firenze) è stata presentata domanda e si è in attesa dell’esito. A completare il quadro, davvero ampio, delle attività Coop verso l’ambiente c’è infine anche l’adesione ai progetti europei di Green building per la diffsione della cultura della costruzione e gestione di edifici con modalità e tecniche che consentano di ridurre i consumi di energia. Ma su questo torneremo in futuro… Approvato dai soci SONO CENTINAIA I SOCI DELLE COOPERATIVE CHE PASSANO AL VAGLIO LE PRESTAZIONI DEI PRODOTTI A MARCHIO COOP. UN INVESTIMENTO DA OLTRE UN MILIONE DI EURO PER CIRCA 200 TEST ALL’ANNO di Anna Somenzi Se il prodotto Coop deve essere il preferito, allora cosa c’è di meglio che farlo provare, assaggiare, giudicare e quindi sostanzialmente scegliere dai soci stessi. Approvato dai soci è di fatti il nome del test con cui Coop sottopone alla prova una media di 200 prodotti a marchio, confrontandoli con i leader di ogni mercato. Sicurezza e garanzie di genuinità, che sono i prerequisiti in casa Coop, la bontà, la migliore risposta alla prestazione, la qualità percepita al consumo sono tutte verificate da questi test. Test a tutti gli effetti preparati e studiati perché diano dati attendibili, con un programma per il quale si spendono oltre un milione di euro all’anno. Due sono i parametri fondamentali il primo è un giudizio complessivo di gradevolezza, il secondo è la preferenza. Ogni volta sono coinvolte 400 persone, a ogni test partecipano 4 cooperative in 4 zone d’Italia. Ogni cooperativa quindi intervista 100 soci, scelti in modo da essere rappresentativi dell’insieme dei soci Coop: 75% donne e 25% uomini, 40% fra i 25 e i 40 anni, 60% fra i 41 e i 70. Ogni test deve avere un campione a sé stante, nessun socio può partecipare a più prove consecutive. Devono essere consumatori abituali del prodotto in osservazione, nel caso di consumatori occasionali o se il prodotto non piacesse, i giudizi sarebbero casuali o inattendibili. La valutazione è personale e individuale. I criteri e i metodi utilizzati per preparare, seguire e poi decodificare i dati sono statisticamente validi. Ogni prodotto nuovo prima di essere messo sugli scaffali passa attraverso Approvato dai soci e ogni due anni circa vengono rivisti almeno quelli più importanti. Fino a oggi i test fatti sono stati 1.000, i prodotti approvati l’85%. Quelli che non superano la prova vengono riformulati seguendo l’orientamento ottenuto, poi risottoposti a verifica. Nulla di improvvisato, quindi, e tantomeno di sola e pura immagine. Bensì una ulteriore verifica da parte di chi, cioè il consumatore finale, libero da responsabilità assag- gia e giudica la bontà del prodotto perché sia quello preferito. Spiccano alcuni punteggi molto lusinghieri, seppur tutti siano messi a confronto con il migliore competitore sul mercato. Il panettone classico Coop senza canditi per esempio è stato preferito dall’85% degli assaggiatori, ed era a confronto con quanto di meglio ci sia a disposizione. Sono andati molto bene tutti i panettoni, i pandori, le colombe, che viaggiano con punteggi dal 63% di preferenze in su. Un altro prodotto che ha ottenuto un gratificante 68 su cento è il caffè arabica 100% . Il punteggio minimo per essere Approvato da soci è del 55% di preferenze (57% se gli assaggiatori sono solo 150 invece che 400), il giudizio complessivo deve superare 3,8 in una scala da 1 a 5 (da non mi piace per niente a mi piace molto) rispetto al competitore. Qualcuno non ce la fa al primo assaggio, tra questi per esempio il sugo di pomodoro e basilico ha avuto bisogno di una rivisitazione per poi essere ritestato e ottenere, quindi, l’approvazione, così anche le crepes al prosciutto cotto e formaggio, il provolone piccante e qualche altro, cioè il 15% di tutti i prodotti verificati. IL PRODOTTO COOP PAGINA 15 14 DOSSIER ECOLOGIA 16 ECONOMIA PAGINA 17 L'Italia diseguale IL 95% DEGLI ITALIANI DICHIARA UN REDDITO AL DI SOTTO DEI 40 MILA EURO E SOLO L’1,5% DEI CONTRIBUENTI STA SOPRA I 75 MILA. IL 10% DELLE FAMIGLIE PIÙ RICCHE POSSIEDE OLTRE IL 40% DELLA RICCHEZZA. ANDIAMO AD ANALIZZARE COME È DISTRIBUITA LA "TORTA" NEL NOSTRO PAESE di Dario Guidi sti un 41% dei contribuenti dichia- pendio intorno ai 2000 euro al meSiamo un paese più ricco di quan- ra meno di 10 mila euro, un red- se: sicuramente buono, ma non è to dichiari al fisco o siamo un pae- dito con cui davvero è difficile certo da nababbi. Se dunque ocse più povero di quanto pensi e che campare. Guardando in alto inve- corre andare oltre il rigore delle quindi vive al di sopra delle pro- ce, oltre i 75 mila euro arriva ap- medie matematiche e le facili etiprie possibilità? Siamo un paese pena l’1,5% delle dichiarazioni al chettature, c’è però anche da ricocon forti disuguaglianze sociali e fisco. Andando ancor più su, in ci- noscere che, di qualsiasi governo che si sta davvero impoverendo ma alla piramide c’è uno 0,14% si parli, per ragionare di riforma oppure un paese che si lamenta ma (cioè un elité di 55 mila individui) delle aliquote, non si può che parè poi pronto a correre a comprare che dichiara più di 200 mila euro tire dall’imponibile realmente dil’ultimo sofisticato apparecchio (neanche 400 milioni delle vec- chiarato. E gli italiani, per il 95% elettronico? Il dibattito che ha ac- chie lire). stanno sotto ai 40 mila euro. compagnato in queste settimane Dunque, per la rigida legge delle la presentazione della legge Fi- statistiche, qualcuno potrebbe di- LE DISUGUAGLIANZE nanziaria ha fatto emergere dati e re che oltre i 40 mila euro c’è il SOCIALI cifre che toccano molti nervi sen- 5% dei ricchi italiani. Semplifica- Prima di entrare nel merito di una sibili degli italiani. Senza entra- zione brutale che non risponde in analisi più dettagliata e di tirare in re nel dettaglio della Finanziaria toto al vero, visto che un reddito ballo l’enorme questione dell’evastessa (il cui iter, al momento in da 40 mila euro significa uno sti- sione, che ovviamente pesa tancui scriviamo, è appena iniziatissimo nell’allontanare la reto e appare suscettibile di sialtà da quanto c’è nelle dichiaFasce di reddito gnificativi cambiamenti in dirazioni al fisco, c’è però una classi di reddito versi punti), certo è che l’in- % contribuenti fondamentale dato da mettere lordo annuo in euro tenzione del governo di rimoin campo. E cioè che l’Italia, 0,67% oltre 100.000 dulare le aliquote Irpef (ovvecome spiega in un articolo su ro quanto paghiamo di tasse) "il Mulino" Massimo Baldini, 0,92% da 69.720 a 100.000 a vantaggio dei ceti più podocente di Scienza delle finanveri, ha messo al centro delze all’Università di Modena, 3,42% da 40.000 a 69.720 l’attenzione la "fotografia" del"è da anni uno dei paesi eurol’Italia in base a quanto dichiapei a più elevato livello di di3,81% da 30.990 a 40.000 ra al fisco. Nel tentativo di staseguaglianza". Lo strumento bilire sino a che soglia si è pousato dai tecnici per calcolare 6,46% da 25.000 a 30.990 veri e dove invece cominciail livello di disuguaglianza è 10,21% da 25.000 a 30.990 no i ricchi. l’indice Gini, che per l’Italia è E qui la sorpresa, per molti, è di 10 punti superiore rispetto 33,64% da 10.330 a 20.000 stata di scoprire che il 95% deai paesi scandinavi e di 5 rigli italiani (i contribuenti sospetto a Francia e Germania. 25,76% da 4.000 a 10.330 no in tutto oltre 40 milioni) diPer capire cosa significa disuchiara un reddito inferiore ai guaglianza, basta guardare l’in15,11% da 0 a 4.000 40 mila euro l’anno. Tra queteressante libro scritto da due Redditi dichiarati Dipendenti dati 2004 105.190 € Professionisti e autonomi dati 2004 Magistrati 428.497 ¤ Notai 70.747 ¤ Diplomatici e prefetti 103.830 ¤ Farmacisti 38.396 ¤ Medici ospedalieri 31.102 ¤ 63.861 ¤ Dottori commercialisti Poliziotti 49.450 ¤ Avvocati 26.035 ¤ Insegnanti di scuola media 42.825 ¤ Dentisti 24.950 ¤ Impiegati comunali 20.101 ¤ Titolari ristoranti e pizzerie 24.308 ¤ Impiegati metalmeccanici 15.852 ¤ Titolari bar 20.345 ¤ operai metalmeccanici 11.482 ¤ Taxisti ricercatori della Banca d’Italia ("La ricchezza degli italiani" di Luigi Cannari e Giovanni D’Alessio), dove emerge che il 10% delle famiglie più ricche possiede il 27% dei redditi complessivi (e oltre il 40% della ricchezza), mentre il 10% delle famiglie più povere percepisce il 2,6% del reddito totale (e lo 0,3% della ricchezza). Sempre Cannari e D’Alessio evidenziano come, in base alle classifiche sui miliardari pubblicate nel 2002 dalla rivista "Forbes", le 12-13 famiglie italiane più ricche possiedessero patrimoni per circa 35 miliardi di dollari, cifra che equivale alla ricchezza prodotta dai 3,5 milioni delle famiglie più povere. Fuori da facili demagogie, se da un lato c’è da dire che questi squilibri sono non lontani da quelli di altri paesi occidentali, Usa in testa, c’è anche da aggiungere che, sapere che 12 famiglie possiedono la ricchezza pa- ri ad altre 3 milioni e mezzo di famiglie, fa riflettere un bel po’. Del resto i dati sull’andamento dei consumi di cui tante volte ci siamo occupati su queste pagine in questi anni, sono una evidente conferma delle difficoltà di molte famiglie ad arrivare a fine mese. Anche l’Istat ha appena presentato i dati sul 2005 che confermano come l’11,1% delle famiglie, cioè 2 milioni e 585 mila nuclei pari a 7 milioni e mezzo di individui, siano in condizioni di povertà (cioè hanno una spesa mensile inferiore alla metà di quella media nazionale). FISCO NON TI CONOSCO Chiarito che, pur in un paese sviluppato e progredito le disuguaglianze ci sono eccome, un altro bel capitolo riguarda il capire chi è povero davvero e chi lo è solo per il fisco. E qui emerge l’altro grande tema dell’evasio- ne fiscale, piaga storica e più che mai radicata nel nostro paese, specie dopo anni di condoni a raffica. Sempre nel libro di Cannari e D’Alessio si trova una stima dell’evasione che è intorno al 10% tra i lavoratori dipendenti, mentre tra gli autonomi e le imprese siamo al 55%. Altre stime proposte da due economiste come Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra, parlano di una evasione che oscilla tra il 27 e 48% del Pil, al punto da definire l’evasione "una delle industrie trainanti del nostro sistema economico negli ultimi dieci anni". Non c’è qui lo spazio per approfondire l’atteggiamento culturale ed etico degli italiani rispetto all’evasione e quali strumenti sia opportuno adottare per combattere il fenomeno. Resta il fatto che l’evasione c’è e, come dicono le cifre è presente soprattutto nel campo del lavoro autono- 18 ECONOMIA mo, anche se come ha precisato lo stesso viceministro (con delega alle questioni fiscali), Vincenzo Visco, "l’evasione non arriva solo dal popolo dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, professionisti) e piccoli imprenditori, ma anche da grandi imprese, dal doppio lavoro dei dipendenti e dal lavoro di "giovani" pensionati". Del resto, sempre in queste settimane, hanno fatto decisamente discutere i dati sulle dichiarazioni dei redditi di diverse categorie, da cui risulta che gioiellieri, baristi, venditori di auto dichiarano mediamente meno di un metalmeccanico. Ma anche i 42.825 euro dichiarati mediamente dai dentisti nel 2004 o i 20.101 euro dei gestori di ristoranti e pizzerie non "passano inosservati". LE DIVERSITÀ TERRITORIALI Per non cadere in giudizi affrettati, occorre poi evidenziare un altro aspetto chiave. Che è quello delle differenze territoriali e segnatamente tra nord e sud. Secondo uno studio, guardando non alle medie nazionali, ma stando dentro ai singoli territori, il tasso di povertà sale al nord e scende al sud. Questo perché il costo della vita è del tutto diverso e campare con 1000 euro al mese in alcune città del nord è assai più difficile che non nel meridione. Così anche le dichiarazioni dei redditi di una medesima categoria, evidenziano differenze incredibili tra regione e regione. D’altro canto è pure vero che dal 1995 ad oggi è aumentato il divario nella suddivisione della ricchezza tra nord e sud, a tutto vantaggio del primo (lo scarto nel reddito equivalente è aumentato di 14 punti). PAGINA 19 IL CETO MEDIO NON ESISTE? Altro tema in discussione è quello sul ceto medio, se sia cioè quello che sta soffrendo di più questa fase. Per Massimo Baldini, le famiglie della classe media, anche se in complesso non risultano in assoluto impoverite, "sono leggermente più vicine ai poveri e decisamente più lontane dai ricchi rispetto a 10 anni fa". Dato che conferma come la percezione di povertà sia anche legata a ciò che fanno gli altri soggetti con cui quotidianamente ci confrontiamo nella società. E se ci pare che viaggino più spediti di noi, allora il morale si abbassa. C’è poi anche da dire che è la nozione stessa di ceto medio a vacillare sotto i colpi della realtà. L’avanzare dell’economia low-cost, riduce distanze e modifica comportamenti e termini di paragone. Inoltre, guardando ai dati italiani, l’analisi di Massimo Baldini fa emergere una sorpresa. Guardando dentro al supposto ceto medio, si scopre come nell’ultimo decennio, le cose siano andate del tutto diversamente per le famiglie di lavoratori dipendenti rispetto agli autonomi. "Per impiegati e insegnanti - spiega Baldini - dal 1995 al 2004, il reddito reale è cresciuto del 3%, cioè meno dello 0,5% all’anno. Del tutto diverso il caso dei lavoratori autonomi, per i quali invece il reddito disponibile reale è cresciuto del 4% all’anno. Dunque, mentre nel 1995 il reddito medio della famiglia di un impiegato o di un insegnante era praticamente uguale a quello di una famiglia di lavoratori autonomi, nel 2004 esso è sceso a solo il 77% di quest’ultimo". Dunque il peggioramento c’è ed è netto. AUTONOMI A CHI? In questa serie di dati e di cifre che raccontano la fisionomia della società italiana, c’è infine da fare un’ulteriore raccomandazione. Ed è quella del non generalizzare rispetto ai lavoratori autonomi, non solo per quanto riguarda il tema evasione (perché sicuramente tanti onesti ci sono), ma anche rispetto a chi autonomo lo è, ma per forza e non per scelta. Alludiamo, semplificando, ai tanti giovani che, sballottati tra i "famigerati" contratti co.co.co, le partite Iva e altro, vorrebbero tanto approdare al lavoro dipendente, o almeno ricevere forme di tutela (previdenziale e assistenziale) più solide, ma non ne hanno la possibilità. E questo pesa nella difficoltà di questi giovani a costruire progetti di vita futura, come il mettere su famiglia o far figli. Non a caso i dati della Banca d’Italia evidenziano come a essersi impoveriti, tra il 1989 e il 2004, siano proprio i più giovani (cioè quelli sotto ai 30 anni), mentre i redditi degli anziani, nel raffronto, hanno retto meglio. Ciò non cancella il fatto che la pensione media mensile sia intorno agli 800 euro, ma semplicemente propone un raffronto tra due segmenti di popolazione nell’arco degli anni. Dopo tante cifre e dati c’è la conferma che il problema delle disuguaglianze nel nostro paese non è una invenzione. E che, come nota Luciano Gallino nell’intervista nelle pagine precedenti, i paesi che hanno meno disuguaglianze rispetto all’Italia alla fine sono anche quelli che producono e innovano di più. L’equità, oltre che per il suo valore etico e di giustizia sociale, è sicuramente una leva dello sviluppo. Zucchero amaro MILIONI DI UOMINI RIDOTTI IN SCHIAVITÙ PER LA CANNA DA ZUCCHERO. FINO ALL’ARRIVO DELLA BARBABIETOLA... di Pier Francesco Listri L’uso alimentare dello zucchero è relativamente recente, ma antichissimo fra i vari popoli è il gusto del dolce. Imprigionata in un’ambra rinvenuta sul Baltico e risalente a milioni di anni fa è stata trovata un’ape. Si hanno le prove che in alcune grotte intorno a Valencia, in Spagna, già ottomila anni fa si facesse la raccolta del miele. ALL’INIZIO IL MIELE Antichissimo del resto è l’uso del miele, primo dolcificante della storia: si vuole che Zeus fosse nutrito di miele; ad Efeso le sacerdotesse portavano nomi di api; secondo la tradizione le api spalmarono miele sopra le labbra di Platone e di altri filosofi. Tutt’oggi, nel Senegal, si spalma il miele sulle labbra dei bambini appena nati, mentre è antica tradizione del mondo germanico versare miele sulle mani degli sposi. Tutto questo perché “dolce è la verità”. Miele e cera furono usati nella liturgia antica e i grandi personaggi venivano seppelliti nel miele. I Romani usavano miele nel vino (chiamato mulsum) e facevano il panismellitus che era pane di farina di segale con miele e spezie. I Greci invece dall’acqua mielata traevano il melikratun. Queste abitudini alimentari durarono fino al Medioevo, quando Carlo Magno regolamentò, con precise leggi, l’apicoltura, mentre molte abbazie continuarono a produrre miele. Dolcificare dunque fu pratica diffusissima fra tutti i popoli ma a lungo, per ottenerla, si usò appunto il miele, oppure la zucca o infine il siero dei fichi. Lo zucchero vero e proprio compare in Occidente con le Crociate ma si vuole che - in altre parti del mondo - sia anch’esso antichissimo; s’intende però lo zucchero tratto dalla canna: i primi a coltivarlo sarebbero stati i cinesi, ma i più lo vogliono derivato dall’India, dove già nel 1200 a.C., sul Gange, si svolgevano banchetti con “canne da masticare” e Dario, re dei Persiani, parla di una canna che produce il miele. Anche la Bibbia cita la “dolce canna”. Il nome sanscrito di sarkara designa- va questo primitivo zucchero che per i Greci divenne saccharon e per i latini saccharum. Anziché usarlo per uso alimentare, a lungo lo zucchero di canna - ne parla anche Plinio - fu usato soltanto in medicina. Tale rimase fin oltre il Medioevo e ancora nel 1300 lo zucchero, raro e costoso, portato dalle carovane che giungevano ai porti del Mediterraneo attraverso i deserti, fu considerato una medicina o un lusso esclusivo dei banchetti dei potenti. Gli arabi, attorno al 1000, costruirono a Creta - il cui nome arabo significa zucchero la prima raffineria industriale, ma una curiosità vuole che gli stessi arabi lo usassero negli harem come depilatore. ARRIVA LA CANNA Via via che infittirono le importazioni di zucchero, a Venezia molte famiglie, fra cui i Cornaro, si arricchirono tanto da essere chiamati “re dello zucchero”. Si esigevano pedaggi per il passaggio di questo prodotto attraverso i vari paesi, tanto che un pane di zucchero poteva valere quanto un pane d’argento dello stesso peso. Era così prezioso che un quintale di zucchero donato dal sultano d’Egitto al re di Francia Carlo VII fu considerato un importante regalo. La città di Bruges ne divenne un centro di smistamento. Con la modernità, cioè con le scoperte geografiche del Cinquecento, la coltivazione di canna da zucchero, risultata inefficace in Spagna, in Provenza e in Sicilia, fu trasferita nelle Isole di Madras e poi nelle Canarie spagnole. Pedro De Arranca portò canne da zucchero a Santo Domingo. L’imperatore Carlo V con lo zucchero si arricchì. Gli olandesi ne intensificarono la produzione nelle Indie e nelle Antille, così come fecero i francesi nelle Antille in loro possesso. È verso la fine del Cinquecento che lo zucchero da medicinale diventa una golosità per le popolazioni e il suo prezzo si fa più contenuto. Mentre il ministro Colbert, nel 1670, incrementa le raffinerie francesi, all’inizio del Settecento la moda del cioccolato e del caffè fa lievitare smisuratamente il suo consumo. Se fino ad ora tasse e gabelle avevano gravato su questo prezioso alimento, ora esso diviene anche fon- 20 PRODOTTI7 te di soprusi e di sofferenza collettiva. Prima di adottare la monocoltura del caffè, il Brasile vive della monocoltura dello zucchero. A lungo gli indigeni delle isole sudamericane furono pagati o con otri colmi di foglie di tabacco o con otri riempiti di succo di canna. Ma la tragedia fu che per la coltivazione dello zucchero nel nuovo mondo furono catturati e trasferiti milioni di schiavi dalle coste dell’Africa. Qualcuno ha scritto che “per le lacrime versate in suo nome lo zucchero dovrebbe essere amaro”. PRODUZIONE INDUSTRIALE La rivoluzione accade nel 1745, quando il chimico tedesco Marggraf, in un’esperienza all’Accademia di Berlino, mostra come si può estrarre zucchero dalla barbabietola. Trent’anni dopo un altro scienziato, il chimico Achard, progetta e realizza la prima raffineria industriale. Napoleone impone poi la coltivazione di 32.000 ettari di barbabietola e fonda nel 1810 la prima fabbrica di zucchero a Passy. La rivoluzione della barbabietola travolge quella della canna e si assiste al crollo delle economie nelle isole delle Antille e nel Brasile. Ora lo zucchero è diventato quel bene economico, diffuso e di larghissimo impiego, che anche noi conosciamo. Interessante anche la storia dei suoi derivati. Già Marco Polo parla di un vino tratto dallo zucchero che ubriaca con facilità: in realtà il grande viaggiatore si era imbattuto in quel liquore che noi chiamiamo rum. Infatti il vino di zucchero prende il nome dall’abbreviazione inglese di rumbullon, dal gergo creolo. In anni recentissimi, esattamente dal 1970, vi è più produzione che consumo, cosicché grandi quantità di zucchero sono trasformate in alcool. Ma la scoperta più incredibile è che la crisi del petrolio ha fatto sì che lo zucchero divenisse un carburante: molte auto del mondo latino-americano sono alimentate da un carburante tratto dall’alcool derivato dalla canna da zucchero. PAGINA 21 RINASCE LA VIA FRANCIGENA 1600 chilometri di storia natura, arte e spiritualità di Paolo Maggi Un percorso lungo il quale sorgevano Ci mise due mesi l'arcivescovo di Can- in continuazione alberghi, locande, roterbury Sigerico, nel 994 a raggiun- mitori, spedali, abbazie, ostelli e città. gere Roma per venerare il luogo del Le crociate dettero un forte impulso al martirio dei Ss. Pietro e Paolo. Quasi traffico lungo la Francigena come 1600 chilometri che Sigerico nel viag- itinerario per il Santo Sepolcro, ma fu gio di ritorno annotò nel suo diario in con il Giubileo lanciato da Bonifacio 80 tappe. VIII nel 1300 che si trasformò in una Canterbury, a sud est di Londra poi Do- vera e propria autostrada europea anver e attraverso la te litteram. Manica in FranOggi il vecchio cia a Calais, tracciato medieBruay, Arras, vale, dopo secoReims, Chalons li di abbandono sur Marne, Bar è tornato d'intesur Aube, Besanresse non solo locon, Pontarlier, cale, tanto che la Losanna, passato Commissione il Gran San BerEuropea ne ha nardo Aosta, fatto una vera Ivrea, Vercelli, Papriorità, subivia, Piacenza, Parto raccolta ma, Fornovo di anche dal noTaro, Pontremo- Itinerario da Sutri a Roma. Disegno di Massimo Tosi stro ministero per li, Aulla, Luni, i Beni culturali. Lucca, S.Gimignano, Siena, S.Quiri- L'esempio è il “Cammino di Santiago co d'Orcia, Viterbo, Sutri, erano alcu- di Compostela” attraversato da milione delle soste di quel percorso che ni di pellegrini. Detto fatto. Nel nodivenne la “guida” di una moltitudine vembre scorso è stato inaugurato prodi pellegrini e viaggiatori del nostro prio dal decano di Canterbury, con una continente e che prese il nome di Via sorta di “posa della prima pietra” il Francigena perché provenienti dalla “Km 0” della Via Francigena. Francia, ma anche di Via Romea, sia L'ampio tratto della via Francigena che perché i pellegrini erano detti “Romei” si snoda attraverso la Toscana e il sia perché avevano come destinazio- Lazio è sicuramente uno dei più intene Roma. ressanti e suggestivi in grado di attrarre i passi dei nuovi pellegrini alla ricerca di raccoglimento, spiritualità, ma anche di luoghi d'arte, naturali, storici o urbanistici da vedere, scoprire, visitare. Proprio per attrezzare e riqualificare l'antico percorso, l'Associazione romana Civita ha messo in cantiere il progetto “La via Francigena in ToscaCapranica, lunetta del portale del Duomo ricollocata nella facciata dell’Ospedale na e Lazio. La quotidianità della fede, Veduta della Posta di Radicofani la straordinarietà del viaggio” che, grazie al finanziamento dell'Ente Cassa di Risaprmio di Firenze, della banca CR Firenze e della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma ha già realizzato due volumi: “Le soste dei pellegrini lungo la via Francigena: Toscana e Lazio” curato da Renato Stopani, e “La valorizzazione della via Francigena”, curato da Sandro Polci. Il volume di Stopani propone un'analisi storica, artistica e religiosa, dei tratti toscani e laziali della Francigena, con le descrizioni dei luoghi di sosta dei pellegrini, attraverso il passo della Cisa, Pontremoli, Lucca, San Gimignano, San Quirico D'Orcia, Acquapendente, Bolsena e Viterbo, fino a Roma, mentre il volume a cura di Sandro Polci presenta uno studio di fattibilità per la definizione di un quadro comune di intervento per il rilancio turistico della Strada ed è rivolto soprattutto alle amministrazioni. In cantiere anche una guida pieghevole per il pellegrino. Nel mese scorso è stato intanto inau- Pontremoli, veduta del ponte sul torrente Verde gurato il percorso Montefiascone-Bolsena in provincia di Viterbo, importante snodo di collegamento fra il Lazio e la Toscana. I prossimi interventi di ripristino riguarderanno la zona empolese. LA VIA FRANCIGENA IN PROVINCIA DI SIENA Nel tratto toscano, la via Francigena passava dalla Lunigiana, toccava Lucca, varcava l'Arno in prossimita' di Fucecchio, risaliva la valle dell'Elsa per raggiungere Siena dove, percorrendo le valli dell'Arbia, dell'Orcia e altre minori, usciva dalla Toscana per entrare nel Lazio superando le alture poste tra Radicofani e il Monte Amiata. L'attuale strada statale 2 segue in buona parte questo percorso, ma e' ancora possibile vedere, tra boschi e campi coltivati, le pietre dell'antico tracciato. E soprattutto chiese, pievi, ca- PAGINA 23 tel. 0577/241254, fax 0577/241251, e' disponibile la carta con guida turistica della via Francigena realizzata in collaborazione con il Touring Club Italiano. Quattro gli itinerari consigliati: dalla Val d'Elsa a Siena; Siena e la via Francigena; da Siena a San Quirico D'Orcia; da San Quirico d'Orcia a Radicofani (Provincia di Siena - http://www.provincia.siena.it/default.asp) FIRENZE ADERISCE ALL'ASSOCIAZIONE VIE FRANCIGENE Lucca. Cattedrale di San Martino: la lapide con il labirinto stelli, fortificazioni, ospedali, resti di strutture ricettive, che rendevano il viaggio, considerati i tempi, abbastanza confortevole. Alcuni di questi monumenti sono in via di recupero grazie a un progetto finanziato dalla Comunita' Europea attraverso la Regione Toscana. Presso l'ufficio turismo della Provincia di Siena, piazza Duomo 9, Il Comune di Firenze aderisce, come socio sostenitore, all'Associazione Europea delle Vie Francigene, l'antico itinerario medievale che collega Canterbury a Roma passando per la Francia, le Alpi, la Pianura Padana e gli Appennini, che ha ricevuto dal Consiglio d'Europa il diploma di menzione di Grande Itinerario Culturale Europeo. Lo ha reso noto l'assessore all'ambiente Claudio del Lungo. "La via Francigena non tocca il territorio del Comune di Firenze - ha precisato Del Lungo - ma attraverso la ciclopista dell'Arno ed altri itinerari verdi potremo connetterci a questo importante itinerario turistico naturale, pedonale, ciclabile ed ippico, come avviene per il Camino di Santiago in Spagna". Lo scopo dell'associazione è quello di svolgere iniziative volte a far conoscere, tutelare, promuovere, valorizzare, le Vie Francigene europee, collegando gli enti e le realtà locali con il Consiglio d'Europa, le istituzioni comunitarie e l'Istituto Europeo degli Itinerari Culturali di Lussemburgo, nel progetto di recupero e rivitalizzazione di una strada che ha rappresentato e può ancora oggi rappresentare l'unione e la comunicazione tra le diverse culture dei paesi europei. di Paolo Maggi “E’poesia di denuncia! Apro e leggo e da tutte le parti trovo denuncia e sdegno”, esclama Idana Pescioli con stupore rinnovato, nel rileggere, qua e là, le sue stesse poesie raccolte nell’antologia ”Idana oltre la parola”, appena pubblicata a cura di Franco Manescalchi per le Edizioni Polistampa. Una raccolta che nasce da una decina di libri di poesie, piccoli e meno piccoli, pubblicati in oltre cinquant’anni. 460 pagine fitte che dal 1963 si snodano fino ad oggi attraverso un percorso intimo ma sempre intrecciato e partecipato con la vita sociale e politica, impregnato d’amore per la natura e per la cultura. Fresche pennellate di parole che cantano, raccontano, urlano e spesso denunciano, a partire dai giorni lontani della scuola fra gli Olivi di Settignano dove la giovane maestra Idana Pescioli insegnava in mezzo ai piccoli delle elementari, senza cattedra e senza voti. Venivano da tutte le parti d’Europa a vedere il suo lavoro innovativo, mentre qui per molti, era “l’insegnante comunista che faceva cose strane”. In America in quegli anni fu pubblicato un libro sulla scuola italiana in cui si parlava in maniera entusiastica dell’esperienza di Settignano. “C’era un grande scalpore intorno a quella scuola tanto che un giorno – racconta Idana Pescioli –, arrivarono da Roma ben due ispettori del Ministero, ma anziché trovare motivi per cacciarmi furono colpiti in tal modo da farmi i complimenti. Li accolsero i bambini di una seconda elementare che gli spiegarono cosa si faceva, mostrarono le pitture, i giornali, parlarono della nostra organizzazione che prevedeva piani mensili e resoconti settimanali sul lavoro svolto. E’ straordinario come i bimbi sin da piccolissimi riescano a dire di se stessi”. Come ha scritto Franco Manescalchi “Il filo che lega l’insieme dell’opera di Pescioli è lo spazio-tempo dove matura la parola poetica, “Idana oltre la parola” la poesia come risveglio testimoniale e profetica”. “Se dovessimo raffigurare Idana come un fiume – scrive ancora Manescalchi - diremmo: la sponda civile dell’educatrice che ha segnato la storia della pedagogia del secondo Novecento e la sponda della poetessa capace di cogliere le sottili e misteriose trame della vita, danno luogo a un canto di cui appunto le variazioni stilistiche sono le onde che ne intrecciano la voce. Una voce di alta drammaticità, capace di coniugare grazia, disperazione, invettiva e profezia, partendo sempre dalla propria condizione esistenziale e storica”. Ed ecco che s’incontrano i luoghi di Idana come la Loggetta e la valle del Mensola, la Versilia e l’Elba, il mare di Fiumetto, Campiglia e San Fruttuoso, Le Cinque terre e la natura sempre presente e fondamentale, come nella poesia Perderò i pioppi che recita “Anche tremuli i pioppi perderò – quando alti i palazzi – prepotenti – costruiranno. Ampio verde era – il campo – una volta a grano – avena a fieni – coltivato”, scritta il 29 settembre 1994 per raccontare la distruzione di un pezzo di verde per costruire “cento rifugi per ogni famiglia – più piatti – più fitti – saranno. Si sa più dura – la convivenza – le strade strette – acri – che sal- gono i veleni. E noi qui – ad ogni respiro – sentire acuta – toracica – la trafitta”. Poi ecco tanti personaggi cari come Capitini, Don Lorenzo, Carla Fracci o Pasolini, Albertazzi e le vicende dell’Università, quell’università dove ha insegnato per tanti anni cantata-raccontata in tante poesie come La più lunga occupazione di Magistero, Non è il sessantotto oppure La grande cacciata. Oltre ad aver fatto “innamorare i piccini alla scuola” e appassionare gli studenti e gli insegnanti nelle aule universitarie come docente nel Dipartimento di Scienze dell’Educazione a Firenze, Idana ha lavorato incessantemente al rinnovamento di metodi e contenuti nella formazione degli adulti e dei bambini. Nel 1966 ha costituito al Magistero di Firenze, il GUSIAS (Gruppo Universitario di Studenti e Insegnanti per l’Aggiornamento attraverso la Sperimentazione), sull’idea dello scambio di esperienze fra studenti di Pedagogia e insegnanti in servizio nella scuola pubblica,coinvolgendo adulti e bambini. Negli anni 70-80 ha dato vita al Laboratorio di Didattica Sperimentale Pluridisciplinare e al giornale “Bambini=Nonviolenza”. “Idana oltre la parola” sarà presentato ufficialmente nella prossima primavera nell’ambito delle iniziative per festeggiare il 40° della nascita del Gusias. Intanto nel maggio scorso nella sala del Gonfalone della Regione a Firenze, in occasione della festa promossa dalla allora assessora alla cultura della Toscana Mariella Zoppi per rendere omaggio pubblicamente alla “grande pedagogista”, il libro, ancora in bozze, ha avuto un prestigioso cantore in Giorgio Albertazzi, che ha recitato alcune delle poesie a lui più care. POESIA 22 ITINERARI di Paolo Maggi Terza edizione del Premio Capelli Il premio dedicato a Gabriele Capelli, giornalista scomparso nel 2004, è giunto alla terza edizione. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Stampa Toscana, con il supporto dell’Ordine regionale dei giornalisti, dopo il successo delle scorse edizioni, con un totale di 81 partecipanti, si ripropone con la pubblicazione del bando 2006. L’iniziativa nasce dall’attività del Comitato Amici del Premio Capelli per incoraggiare la formazione e il lavoro di giovani redattori della carta stampata toscana con il conferimento annuale di 5000 euro al miglior servizio del 2006. Possono partecipare concorrenti non oltre i 35 anni (pubblicisti, praticanti e professionisti iscritti all’Ordine dei Giornalisti della Toscana nonché altri collaboratori e stagisti di quotidiani e periodici toscani). I candidati dovranno far pervenire all’Associazione Stampa Toscana entro il 15 gennaio 2007 un solo servizio pubblicato nel corso del 2006, oltre a un sintetico curriculum vitae. Il materiale va consegnato in ori- ginale cartaceo con 5 fotocopie e in file word all’indirizzo [email protected]. Bando e scheda di partecipazione da compilare sono a disposizione nella sede dell’AST. Per informazioni tel. 0552398358. Da Firenze appello in difesa del pianeta New Orleans, Dresda, Budapest, Venezia e Firenze, cinque grandi citta' del mondo che hanno subito catastrofi naturali, insieme per l' ambiente. I sindaci di Firenze, Leonardo Domenici; di Budapest, Ga'bor Demszky; di Dresda, Christian Korndoerfer; di Venezia Massimo Cacciari e l'ambasciatore culturale di New Orleans, Irvin Mayfield, alla presenza del senatore americano Edward Kennedy hanno firmato, in Palazzo Vecchio a Firenze, un appello comune per la difesa del pianeta e dei patrimoni culturali e naturali dell' umanita' dai disastri naturali. Segni d’amore a Lucignano Quarto anniversario per “Segni d’amore” la manifestazione che proietta Lucignano fra le mete più appetitose per gli innamo- rati. Nella cittadina aretina il 14 febbraio alle 19 in punto nei locali del Museo comunale scatta una serata all’insegna dell’”Albero degli innamorati”, o meglio dell’Albero d’oro che, custodito nel museo, rappresenta l’unico esempio al mondo di reliquiario a foggia d’albero. Alto più di 2 metri, la sua realizzazione ha richiesto oltre centoventi anni di lavorazione: iniziato nel 1350, è stato terminato nel 1471 dall'orafo senese Gabriello D’Antonio. La composizione in rame dorato e argento, le decorazioni con smalti, cristalli di rocca e coralli ne fanno un oggetto artistico di raro pregio e di straordinaria bellezza. Secondo la leggenda l’albero d’oro è di buon auspicio, per gli innamorati che si recano ad ammirarlo e che lasciano mazzolini di fiori d’arancio. Il programma della serata prevede la rappresentazione di alcuni frammenti letterari e teatrali interpretati da Marzia Fontana e Francesco Testi con il commento musicale della flautista Spinella Dell'Avanzato, una visita al Museo, l'aperitivo nella Sala del Consiglio e la tradizionale cena degli innamorati per la quale i ristoratori di Lucignano prepa- reranno un menù speciale dedicato a una coppia celebre della letteratura e del mito: da Apollo e Dafne a Paolo Francesca, da Lancillotto a Ginevra a Tristanoe Isotta. A tutti i partecipanti sarà consegnata una copia del “Canzoniere” di Francesco Petrarca. Laurea honoris causa a Roberto Benigni Laurea honoris causa in Filologia moderna conferita dall'universita a Roberto Benigni. La proposta formulata da docenti del Dipartimento di italianistica intende “essere ungiusto riconoscimento ad una personalita' che ha dato una lettura non tradizionale della nostra cultura, recuperando di questa tradizione tutta la forza espressiva. Questa estate l' attore aveva animato 13 serate in piazza Santa Croce a Firenze recitando canti della Divina commedia. Cresce la produzione della cipolla di Certaldo In crescendo, la produzione e l’interesse per la cipolla di Certaldo, ortaggio dal gusto dolce e delicato, dalla forma rotonda con schiac- PAGINA 25 ciamento ai poli, di colore rosso-violaceo. Se ne parlava già nel dodicesimo secolo e i Conti Alberti la vollero emblema dello stemma comunale di Certaldo, mentre il Boccaccio la celebra in un racconto del suo De- camerone. Dal 2001 dieci produttori facenti capo al Consorzio Certaldo 2000 hanno ripreso la produzione delle due varietà: la statina che si semina fra luglio e agosto e si trapianta del tardo autunno, per essere poi pronta per il consumo alla fine di maggio e la cipolla Vernina che si semina fra novembre e gennaio, per poi trapiantarla e raccoglierla a metà agosto. L’ultimo raccolto di Statina ha prodotto circa 250 quintali, mentre la Verdina va oltre i 300 quintali di produzione finale. Dalla cipolla di Certaldo si ottiene anche una splendida marmellata. Cetica saluta il gasolio e si riscalda a legna Cetica, è diventato il primo paese toscano “teleriscaldato a legna”. E' stato inaugurato infatti nei giorni scor- so nel piccolo borgo del comune casentinese di Castel San Niccolò, l'impianto di teleriscaldamento a a scaglie di legna che riscalderà quindici abitazioni, la pieve, il museo e la sede della pro loco. L'iniziativa di Arsia (Agenzia della Regione Toscana per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo e forestale) e Regione Toscana rientra fra le attività pilota del progetto di cooperazione transnazionale "Sviluppo della filiera foresta-legno-energia attraverso il rafforzamento dell'associazionismo forestale". L’utilizzo del nuovo impianto consentirà un risparmio energetico del 35 per cento, ed un importante risparmio economico: con le biomasse si ha infatti un costo annuo di circa 6.500 euro (6/7 euro al quintale il costo del cippato, piccole scaglie provenienti dai tagli selvicolturali) contro una spesa alternativa di gasolio pari a 36.700 euro; 4-5 anni invece l’ammortamento stimato per il costo (210mila euro) della caldaia. L’impianto alimentato con 100 tonnellate annue di cippato riscalderà gli ambienti e fornirà acqua calda alle abitazioni ed edifici pubblici, grazie ad un rete di teleriscal- damento di 575 metri di lunghezza, attraverso una caldaia (da 406 kw) installata in un’area centrale agli edifici interessati (in totale 12mila metri cubi), caratterizzata da elevati standard di sicurezza ed affidabilità, e da un’alta resa termica. L’approvvigionamento del cippato per l’alimentazione dell’impianto di teleriscaldamento è ampiamente assicurato dal legname proveniente dall’ordinaria gestione forestale dei boschi esistenti. 21 “chiocciole” alle osterie toscane 21 osterie toscane premiate con la “Chiocciola”, lo speciale riconoscimento attribuito dalla guida 2007 di “Osterie d’Italia - sussidiario del mangiarbere all’italiana” di Slow Food. La Toscana risulta così la regio- ne più premiata insieme alla Lombardia. Quest’anno sono stati insigniti della “chiocciola” in tutto 200 locali, particolarmente in sintonia con la filosofia Slow Food per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza. Complessivamente la guida, giunta alla diciassettesima edizione, propone ben 656 soste di piacere, osterie, trattorie, ristoranti, enoteche e aziende agrituristiche. Le osterie premiate con la “chiocciola” in Toscana Sono: Antica fattoria del Grottaione a Castel del Piano (Gr), La Solita zuppa a Chiusi (Si); il Cibreo e Mario a Firenze; Locanda Borgo antico a Lucolena (Fi); Hosteria la vecchia rota di Marciano della Chiana (Ar); Osteria Bonanni a Montelupo Fiorentino; Il frantoio di Montescudaio (Pi); Il Pozzo di Pieve Fosciana (Lu); Il Garibaldi innamorato, Piombino )(Li); Re di Puglia, Coltano (Pi); Da Bussé, Pontremoli (Ms); La tana degli orsi, Pratovecchio (Ar); Boscaglia opificio del Bosco, Radicandoli (Si); Osteria del carcere di San Gimignano (Si); La vecchia cantina, Maresca (Pt); Da Gagliano, Sartiano (Si), Hosteria il carroccio (Si); Il Caminetto da Ghigo, Suvereto (Li); Costachiara e L’acquolina di Terranova Bracciolini (Ar). Ai vini toscani 48 “cinque bottiglie” Con ben 48 riconoscimenti, e' la Toscana che quest'anno ha ricevuto dalla Guida dell'Espresso il maggior numero di vini a '5 bottiglie'. Tra i fregiati i grandi Brunello del 2001 e alcuni rossi del Chianti 2003. Il Piemonte vede invece provvi- AGENDA AGENDA 24 BREVI soriamente ridimensionato il suo palmarés, con 21 vini premiati. Per la Guida i migliori vini in tutta Italia sono 131, ossia meno dell'1% dei circa 20.000 vini assaggiati, di cui circa 10.000 selezionati; 13 le migliori aziende, tra le oltre 2.000 recensite. Pisa e Livorno le più virtuose Sono Pisa e Livorno le città toscane più impegnate sul fronte della qualità ambientale. E Pisa si afferma su Livorno per pochi decimi di percentuale. Lo dice 'Ecosistema urbano 2007', il rapporto annuale di Legambiente sulla qualità ambientale delle città italiane. Pisa e Livorno si sono attestate rispettivamente al sesto e nono posto nella classifica nazionale dei 103 capoluoghi di provincia italiani più ecosostenibili. Seguono Siena (20ma posizione), Prato (26ma), Massa (37ma) e Lucca (38ma). In Toscana la performance peggiore é invece quella è quella di Pistoia posizionata al 74mo posto. Migliorano, rispetto al precedente rapporto, Firenze e Grosseto collocan- dosi rispettivamente al 40mo e 46mo posto, prima di Arezzo (57ma). Il rapporto evidenzia inoltre che Pisa è la prima città in Italia per quanto riguarda la minore concentrazione di Pm10 ma si attesta alla 102ma posizione per la produzione di rifiuti, seguita da Massa (103ma) che invece è il primo capoluogo italiano per numero di aree verdi rispetto al numero di abitanti. Livorno si trova tra le posizione di vertice per l'efficienza e la capillarità della depurazione delle acque. Siena, Pisa e Massa sono invece ai primi posti della classifica nazionale per quanto riguarda le Ztl, mentre Lucca, Massa, Firenze e Grosseto spiccano tra le prime 10 città italiane per numero di isole pedonali. CECINA A maggio di scena le mountain bike Domenica 6 maggio 2007 si disputerà la decima edizione della manifestazione nazionale in mountainbike a carattere agonistico ed escursionistico denominata “Gran Fondo Costa degli Etruschi” organizzata a Marina di Bibbona dal Mountain bike club Cecina. La 'Granfondo Costa degli Etruschi' ha ormai conquistato un proprio spazio nell'ambito delle manifestazioni di livello nazionale. Il numero dei partecipanti è salito dai 347 del 1998 ai 1552 del 2006. Immutate saranno le linee generali organizzative e la filosofia gestionale che fino ad oggi è stato il filo conduttore vincente del team cecinese come quella di inserire l'evento ciclistico tra una serie di interessanti iniziative di vario genere tra le quali la 'Granfondina del Mare', riservata ai bambini dai sei ai dodici anni, che tanto successo ha avuto nelle scorse edizioni sotto la regia di Paola Pezzo e di Annabella Stropparo e di altri campioni delle due ruote. RIGNANO SULL’ARNO Pesci da “vedere e toccare” Nel Centro Terapeutico Europeo di Torri di Rignano sull’Arno è stata inaugurata la “vasca tattile”, prima in Italia al di fuori degli acquari. Così anche i diversamente abili, non vedenti e anche scolaresche posso- no entrare direttamente in contatto con i pesci, toccandoli e osservandoli da vicino, aiutati da un percorso con pannelli scritti e fotografici che illustrano le caratteristiche e la vita dei pesci. La vasca tattile è stata realizzata dalla Federazione Italiana Pesca della Provincia di Firenze, sul terreno donato dal Centro Terapeutico Europeo. Il nastro è stato tagliato dal Presidente della Provincia Matteo Renzi, presenti anche l’Assessore all’Ambiente Luigi Nigi, il Sindaco di Rignano sull’Arno Gianna Magherini e il Presidente della FIPSAS di Firenze Vinicio Berti. Romgna e la Toscana, dove è presente la più numerose e pregiata popolazione di cervidi d’Europa. L’operazione si inserisce nel progetto di reintroduzione della specie nell’area protetta abruzzese che il Parco sta portando avanti in collaborazione con l’amministrazione provinciale guidata da Giuseppe De Dominicis per far fronte alla drastica riduzione di esemplari registrata dalla metà del secolo scorso sull’Appennino abruzzese. Cervi dalla Toscana al parco del Gran Sasso Sei giovani cervi, 4 femmine e 2 maschi, sono stati li- Al maestro Lanzetta il Premio Firenze Il Maestro Giuseppe Lanzetta, direttore artistico e fondatore dell’Orchestra, ha ricevuto il premio speciale per la musica nell’ambito del “XXIV Premio Firenze” di Letteratura e Ar- berati nel territorio del Parco del Gran Sasso-Monti della Laga, in Abruzzo. Gli esemplari erano stati catturati a metà novembre nel comprensorio Acate (Area cervo appennino Tosco-Emiliano), a cavallo tra le province di Pistoia, Bologna e Prato, e provengono dalla Riserva Statale Acquerino, situata tra l’Emilia, la ti Visive organizzato dal Centro Culturale Firenze Europa "Mario Conti". Il Premio è stato consegnato all’Orchestra, come ricordo dei 25 anni di attività (nel 2007 saranno 27 le stagioni concertistiche organizzate), con la motivazione, nei confronti di Giuseppe Lanzetta, di “aver fortemente voluto la costitu- AGENDA PAGINA 27 AGENDA 26 BREVI zione di questa orchestra e di essersi adoperato negli anni per lo sviluppo e la diffusione della musica classica in genere”. “Più uso meno butto” l’Abc del consumo Ciascuno dei 25.000 allievi che frequentano la quinta elementare nelle scuole toscane entro febbraio 2007 riceverà una copia di “Più uso meno butto”. Si tratta di un libretto accattivante che facendo leva su un linguaggio ironico e su illustrazioni divertenti si rivolge ai bambini di dieci anni per cercare di incidere sui loro comportamenti rispetto ai modi di consumare e per farli riflettere sul problema dei rifiuti. Pubblicato per la Regione Toscana dalla casa editrice Giunti, il libro, che contiene anche tutte le informazioni a scala toscana relative alla produzione di rifiuti, al loro smaltimento, alla raccolta differenziata e al recupero delle materie prime-seconde. La pubblicazione e la diffusione capillare del volume sono una delle tante facce dell'impegno regionale per centrare i due obiettivi cruciali nel settore dei rifiuti, che sono la riduzione della produzione del 15% e il raggiungimento del 55% della raccolta differenziata entro il 2010. Per contribuire fattivamente alla sensibilizzazione e al cambiamento di abitudini dei più giovani, il libro è abbinato anche ad un concor- so. I ragazzi avranno tre mesi di tempo per ideare e mettere in pratica delle azioni positive per aumentare il recupero dei materiali e la raccolta differenziata. Le azioni migliori saranno poi selezionate e premiate nell'ambito della edizione 2007 di Terra Futura, in programma dal 18 al 20 maggio. Spiagge a rischio di “estinzione” Le spiagge italiane sono sempre più a rischio di "estinzione": negli ultimi 50 anni quasi 1.200 chilometri di coste sono già stati sommersi dal mare, e il fenomeno dell'erosione, secondo uno studio dell'Agenzia per l'ambiente, si sta aggravando. Le regioni più colpite sono quelle del Centro-Sud. Dei 5mila chilometri di coste balneabili (l'Italia ne ha in totale 8mila), ben 2.400, secondo lo studio, sono coinvolti da una "dinamica evolutiva significativa", e di questi la metà sono a livello di allarme, con "arretramenti medi superiori ai 25 metri fronte mare". Le regioni più colpite sono la Sicilia con 313 chilometri, la Calabria con 208, la Puglia con 127, la Sardegna con 107 chilometri, il Lazio con 63 e la Toscana con 60 chilometri. Mentre rispetto alla lunghezza delle coste, la maglia nera per percentuale di arenili a rischio va alle Marche con il 38,6% dei litorali, seguita da Basilicata (38,1%), Molise (34,7%), Calabria (32%). Dal 2003 al 2005 476 reati contro i fiumi In Toscana dal 2003 al 2005 sono stati commessi ogni mese oltre 13 reati nelle acque interne per un totale di 476 reati, di cui 428 illeciti amministrativi e 48 penali. Sul piano nazionale la Toscana e' la terza regione per numero di reati penali e amministrativi commessi a danno dei fiumi dal 2003 al 2005, preceduta soltanto dal Lazio e dall'Abruzzo. Dati allarmanti e ancor più pesanti se teniamo conto che tengono conto solo gli illeciti accertati dal lavoro svolto dal Corpo forestale dello Stato, senza tenere conto di quelli accertati dalle altre forze di polizia che concorrono alla salvaguardia dei fiumi (Carabinieri del N.O.E., Polizia Fluviale, Vigili Urbani, ecc.). PAGINA 29 Festa per il 120° compleanno di Legacoop e Unione Amiatina di Leonardo Savelli “Quando ero piccolo alla Coop del mio paese, Castell’Azzara, servivano la pasta nella carta gialla, lo zucchero, le acciughe e il passato di pomodoro sfuso. Gestiva il negozio un uomo che si chiamava Giuseppe. Per tutti era ‘Peppe della Coop’. Oggi quando qualcuno rammenta Peppe della Coop, molti chiedono di specificare se si tratti del vecchio gestore o di me, che mi chiamo Giuseppe, sono di Castell’Azzara, e che faccio il presidente di questa grande cooperativa”. Era emozionato Giuseppe D’Alessandro quando ha preso il microfono e ha cominciato il suo intervento, davanti alla platea del teatro di Piancastagnaio gremito di soci, sindaci e dirigenti cooperativi venuti a dare, e darsi, gli auguri di un buon 120esimo compleanno. Anzi di doppio 120° compleanno. Mentre infatti nell'autunno del 1886 a Milano 100 delegati in rappresentanza di 248 società cooperative e di 70mila soci davano vita alla Federazione Nazionale delle Cooperative che poco più tardi sarà chiamata Lega delle Cooperative, sull'Amiata nasceva a Castell'Azzara, frutto dello spirito cooperativo delle prime società di Muto Soccorso, la Coop “Rabezzana”. Fu proprio dalla fusione della Coop Rabezzana con la Cooperativa Risorgimento di Bagnore e un altro manipolo di piccole cooperative animate da un profondo e coraggioso spirito solidaristico che nel 1961 prese le mosse la Coop Unione Amiatina. L’emozione si è trasformata in com- mozione raccontando questo aneddoto, che bene sintetizza il legame forte tra presente e futuro dell’Unione Amiatina, e tra la vita stessa degli individui e quella della cooperativa. Lo riassume meglio anche dell’introduzione storica fatta dal sottoscritto, della quale, com’è ovvio, tralascio i dettagli e le citazioni gramsciane, depositando nella presente cronaca solo uno slogan banale, per dire che i valori e le ispirazioni di ieri muovono (e devono muovere) l’agire di oggi; che la cooperazione resta un grande progetto per la costruzione di un’economia solidale, fatta dal basso, “Altra” rispetto alle logiche capitalistiche: “La Coop è e sarà, quello che è e che fu; altrimenti non è e non sarà”. Un applauso e D’Alessandro ha con- tinuato lucidamente a non seguire il suo intervento scritto ed a parlare a braccio. “Negli ultimi anni ci siamo ingranditi, abbiamo allargato i nostri orizzonti strategici e territoriali, arrivando ad aprire punti vendita persino in Umbria. Occorre andare avanti sulla strada dello sviluppo, ma non mancano insidie e problemi che ci mettono in grossa difficoltà. Voglio essere sincero: ci sono difficoltà per quanto riguarda lo sviluppo. Lo dico proprio oggi, perché le celebrazioni siano un momento di festa ma anche e soprattutto di riflessione. Intervenendo in Umbria ci siamo candidati, a prezzo di grandi sacrifici, a ricoprire un ruolo e uno spazio in aree simili all’Amiata, dove era necessario applicare modelli commerciali fondati sui piccoli negozi di vicinato. Per il presidente altre insidie arrivano dal mondo della politica. Di una parte politica che chiede inchieste sulle coop, che chiede la cancellazione dei cosiddetti privilegi per le cooperative. “Non comprendono che svolgiamo per statuto un ruolo sociale oltre che economico, riscon- trabile nei prodotti che vendiamo, nei vantaggi che pratichiamo, nelle iniziative di solidarietà e per i soci che finanziamo. O forse lo comprendono e proprio questo ci attaccano. Proprio questo dà loro fastidio, perché è fuori della sola logica che concepiscono, ovvero quella del mercato e del profitto fine a se stesso. Una logica che non prevede soggetti estranei, atipici, ad operare nel mercato”. “Del resto – ha proseguito – viviamo in un’epoca storica in cui lo stato dismette e privatizza, e tutta l’economia è in mano a grandi lobby e gruppi economici. Ecco quindi che il mondo cooperativo è l’unico soggetto di alternativa, quasi di resistenza, che mantiene, pur tra mille difficoltà, valori e tradizioni forti che pongono al centro dell’interesse la gente comune. La Coop è i suoi stessi soci”. D’Alessandro ha concluso facendo un appello a lavorare per favorire la creazione di una nuova generazione nella cooperazione; ad aprirsi, a sperimentare sempre nuove forme di partecipazione, e a stimolare l’identità cooperativa all’interno, tra il personale, e all’esterno tra i soci e i consumatori. L’ultimo relatore, che ha preceduto i saluti, tra gli altri, di Fabrizio Pasquini dirigente di Unicoop Tirreno ed ex presidente di Coop Ribolla (che non molti anni fa fu ad un passo dalla fusione con CoopAmiata) è stato Fabrizio Silei collaboratore e docente della Scuola Coop. Silei ha parlato per oltre un’ora, con un linguaggio semplice e franco, non rinunciando a dare sferzate di stimolo in ogni direzione. “Dovremmo imparare per prima cosa a comunicare la Coop, la nostra identità, la nostra diversità. Asaper rispondere alle domande banali di un bim- bo che ti chiede: che differenza c’è tra voi e gli altri, non siete forse supermercati entrambi?” “Una diversità, la nostra – ha incalzato Silei - che dà fastidio. Noi siamo palesemente incompatibili con il sistema. Noi infrangiamo le leggi del mercato che si basano sulla netta separazione tra venditore e consumatore: se sono la stessa cosa, come nel nostro caso, per qualcuno non vale. Non vale perché il presupposto del mercato è quello del venditore che lucra sul consumatore”. “Ci viene fatto presente che i prezzi di alcuni prodotti a volte sono più bassi sugli scaffali dei concorrenti che sui nostri. E che anche altri promuovono, come noi, iniziative di solidarietà. Bene, significa che siamo riusciti a contaminare il mercato, a far diventare elemento che aumenta la competitività anche la costruzione di un pozzo in un villaggio in Africa. Infatti, è un dato inconfutabile che dove noi siamo presenti i concorrenti praticano prezzi inferiori e lanciano campagne simili alle nostre. Questo rappresen- ta per noi un grande risultato: è il raggiungimento del primo obiettivo, perché vuol dire, in un certo senso, che la società va nella direzione che vogliamo noi. Viceversa, dove non siamo presenti la situazione cambia, e di molto. Noi invece siamo sempre gli stessi, ovunque.”. Al termine, Silei ha presentato uno studio sulla percezione che hanno della Coop i nuovi assunti provenienti da altre catene. Sono emersi dati curiosi. Ad esempio, per gli intervistati Coop “spreca” di più dei suoi concorrenti e gli ambienti sono meno raffinati. Viceversa Coop è più etica, nel senso che s’impegna di più nel sociale. Incrociando queste percezioni viene alla luce proprio la diversità di Coop: quello che per il comune sentire è spreco per Coop non lo è; per Coop è investimento, è attenzione alla qualità, alla difesa dei lavoratori, del consumatore. Coop spende (per altri quindi spreca) in cose invisibili, non nelle luci e nei colori dell’arredamento, ma in valori, in sostegno ai deboli, che stanno dentro ogni prodotto Coop. La solidarietà viaggia con le buste della spesa Avis e Coop ancora insieme nel segno della solidarietà. Fino a Pasqua tutte le buste della spesa della Coop Amiatina porteranno un messaggio, quasi un’esortazione per sensibilizzare la cittadinanza alla donazione del sangue. Da una parte gli stopper avranno il logo dell’Unione Amiatina e la scritta La Coop sei tu, tutto in rosso e dall’altra, in azzurro il messaggio: “C’è bisogno di te per salvare una vita: Diventa donatore”, firmato da Avis amiatina, senese e grossetana. UNIONE AMIATINA UNIONE AMIATINA 28 VITA DI COOPERATIVA 30 VITA DI COOPERATIVA Le foto di Dario Orlandi per i sessanta anni dell'Ataf di Paolo Maggi Il cartello del capolinea degli autobus 36 e 37, per l'occasione situato all'interno della prima sala del Museo Nazionale Alinari della Fotografia inaugurato da poco a Firenze, ha fatto da muto testimone alla presentazione della mostra “Uno sguardo dal bus. Fotografie di Firenze in movimento” allestita in occasione del 60° anniversario dell'Ataf. Oltre 300 foto di Dario Orlandi che si rincorrono lungo una striscia che percorre un viaggio immaginario a bordo dei bus, attraverso il centro storico fiorentino, i depositi, la sala radio, gli uffici e le officine della storica azienda di trasporto fiorentina. La mostra, allestita dall'architetto Stefano Rovai resterà aperta fino al 7 gennaio, dopo di che sarà possibile visitarla nel nuovo allestimento presso il deposito Ataf, mentre al Museo il testimone sarà ceduto all'esposizione “Argento e carbone” del fotografo Walker Evans che terrà ban- co dall'11 gennaio al 25 marzo 2007. Il Museo Nazionale Alinari della Fotografia (MNAF), nato nel novembre scorso nel Duecentesco com- plesso delle Leopoldine in piazza Santa Maria Novella, è legato all’atelier fiorentino di fama internazionale, il cui archivio vanta una delle più importanti collezioni mondiali di immagini dell’Ottocento. Il percorso del museo è strutturato in 7 sezioni ricche di rare immagini, di strumenti e preziosi oggetti d’epoca. Tra le novità assolute, le foto che i ciechi possono vedere, un percorso sperimentale di 20 immagini speciali per non vedenti realizzate in collaborazione con la Stamperia Braille della Regione Toscana. Il MNAF è destinato a fare di Firenze una delle capitali mondiali della fotografia e a lanciare un nuovo filone di turismo culturale. Due le aree espositive: la prima per le mostre temporanee; l’altra per le esposizione permanenti. Il percorso inizia dal 1839, anno dei primi dagherrotipi, e approda alle immagini digitali e ai fotocellulari dei giorni nostri.Il museo è aperto tutti giorni, escluso il mercoledì, con orario 9,30-19,30 prolungato al sabato fino alle 23,30. problema: moltiplicando un gesto nobile per tanti prodotti genuini cosa si ottiene? risposta: il prodotto solidal coop Coop Incisa: calendario 2007 dedicato ai sapori toscani Ecco un calendario veramente appetitoso. E’ quello in omaggio ai soci della Coop Incisa che, oltre agli appuntamenti, inesorabili con il tempo, suggerisce una nutrita carrellata di ricette toscane. Dopo l’appetitosa copertina che illustra vini e prodotti tipici, ogni pagina propone due mesi, il riepilogo del mese precedente e di quello successivo. L’ultima pagine è interamente dedicata alle ricette, scritte oltre che in italiano anche in inglese e tedesco, in omaggio ai numerosi turisti che frequentano la zona, rigorosamente originali e preparate dalle “casalinghe” del circolo Arci di Incisa che hanno voluto rendere omaggio alla tradizione culinaria toscana. Si tratta di un vero e proprio invito a mettersi ai fornelli, ma anche a tavola. Ecco così svelarsi i “segreti della griglia”, la preparazione dei crostini toscani e dei salumi, della panzanella o della pappa al pomodoro, della trippa alla fiorentina, o delle tagliatelle al sugo di coniglio. E I PICCOLI PRODUTTORI DEL SUD DEL MONDO RINGRAZIANO