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N. 81 - GENNAIO 2007
coopinforma
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Acqua
e sviluppo
per il Sertao
PAGINA 3
Il 2007? Meglio dell’anno passato!
di Roberto Cavallini
Quasi la metà degli italiani la pensa così! Solo il 23% prevede un peggioramento, mentre il 30% si attesta su una
neutrale posizione di nessun significativo miglioramento tra l’anno che si
apre e quello appena trascorso. Si avverte una ventata di fiducia e forse an-
Riservato ai soci
Cooperative di Consumo
risposta: il prodotto
solidal coop
E I PICCOLI PRODUTTORI
DEL SUD DEL MONDO RINGRAZIANO
Unione amiatina,
Bisenzio Ombrone
Montagna Pistoiese,
Cerreto Guidi,
Bucine,
Diacceto,
Greve in Chianti,
Incisa Valdarno,
Comeana,
Leccio,
Londa,
Mercatale Val di Pesa,
Molin del Piano,
Montespertoli,
Pescia,
Pratolino,
San Donato in Poggio,
San Pierino,
San Polo,
Sieci,
Cavriglia,
Levane,
Stia,
Lamporecchio,
Larciano,
Staggia Senese.
che di sola speranza, certificate dall’indagine che Kkienn Connecting Customer and Company ha effettuato, per
conto di Coop, in questi primi giorni
dell’anno nuovo che fa dire al Presidente di Coop Aldo Soldi “la maggioranza delle famiglie guarda al 2007 con più
ottimismo rispetto all’anno appena finito e agli anni trascorsi. Questo è un
primo elemento importante. Guardando più in profondità l’indagine vediamo che, se gli italiani avessero qualche soldo in più, lo spenderebbero in
primo luogo per viaggi o uso del tempo libero, poi per l’acquisto di una casa e ancora dopo per qualche investimento possibile.” Smentite le previsioni catastrofiche, anche legate alle interessate previsioni degli effetti possibili della finanziaria sulle tasche delle
famiglie italiane, sembra prevalere un
sentimento misto tra la fiduciosa attesa e la prudenza. Un dato però risulta
incontrovertibile: a far quadrare i conti ci ha pensato la grande distribuzione
che, per il 59% degli intervistati, ha aiutato le famiglie a risparmiare sul bilancio familiare. Purtroppo però, ancora
per lo scorso mese, le tredicesime sono
servite per il 44% a pagare le bollette e
la rata del mutuo e solo per il 37% ai regali natalizi, sempre più occasione
per l’acquisto di generi non voluttuari.
Rimane quel misero 20% ( cioè 200/300
euro) che vanno a aggiungersi ai risparmi. In questo quadro il giudizio che su
Coop si evince dall’indagine è confortante: l’83% riconosce a Coop l’essere
garante di prodotti sani e di qualità, il
79% essere attenta verso i consumatori e la collettività. Ma anche le stime
del fatturato, nonostante la stasi generale del mercato, evidenziano un aumento di circa il 3% sull’anno precedente, che rafforzano la leadership di
mercato di Coop, con vendite superiori ai 12 miliardi di euro. La soddisfazione maggiore nel 2006 arriva dai risultati delle vendite del prodotto a marchio
Coop (oltre 2.500 referenze) che continua a incontrare il forte gradimento
dei soci e dei consumatori, non solo nella fascia dei prodotti di convenienza,
ma anche nei prodotti di qualità e là dove la qualità incontra la solidarietà, come nella linea Solidal dei prodotti del
commercio equo e solidale.
Fiduciosa attesa, speranze, molta prudenza. Nel confronto politico alcuni
hanno dato al nuovo Governo solo qualche mese di tempo per dimostrare che
risanare il Paese è possibile. Prossima
scadenza le elezioni parziali amministrative.
Noi, che siamo interessati ad un risanamento e rilancio reale e duraturo dell’economia, oltre che alla funzionalità
di uno stato in grado di garantire la qualità e quantità dei servizi al cittadino,
siamo disponibili, come, ci sembra di
capire, la maggioranza del popolo italiano, a concedere un lasso di tempo
maggiore di qualche mese, purché gli
obiettivi siano chiari e ci sia una coerenza di fondo nel perseguimento degli stessi.
Anno IX - N. 81 - gennaio 2007 Direttore responsabile / Roberto Cavallini
Hanno collaborato / Roberto Cavallini, Giovanni Doddoli, Enzo Brogi, Silvia Fabbri, Dario Guidi, Anna Somenzi,
Pier Francesco Listri, Paolo Maggi, Leonardo Savelli.
Grafica / Lorenzo Gualtieri
Editore / C.I.S. Via Fiume, 5 Firenze Direzione e Redazione / via Fiume, 5 - 50133 Firenze - tel. 055218541 fax 055294188
e-mail [email protected]
Stampa / Nuova Cesat Coop
Concessionaria pubblicità / EDIMEDIA via Volturno 10/12 - 50019 Sesto Fiorentino Tel.055340811 - fax 055340814
Chiuso in Tipografia il 9 gennaio 2007 Reg. Trib. Firenze N. 4260 - 0,40 euro a copia
EDITORIALE
problema:
dividendo il ricavato della produzione
per un gran numero di coltivatori
cosa si ottiene?
PAGINA 5
L’esigenza di innovazione per la futura
crescita del movimento cooperativo
di Giovanni Doddoli,
Presidente Legacoop Toscana
L’andamento economico
delle cooperative toscane
L’universo delle cooperative aderenti
a Legacoop in Toscana sta attraversando una fase di rafforzamento strutturale e consolidamento qualitativo: stabile il numero delle imprese, nel quadriennio che ci separa dall’ultimo Congresso il movimento ha registrato un
trend decisamente espansivo della propria forza economica e occupazionale, ha dimostrato un crescente dinamismo sia dal punto di vista organizzativo che produttivo, sviluppando processi di integrazione e di innovazione importanti. In netta controtendenza rispetto ad un andamento congiunturale negativo dell’economia regionale, infatti, Legacoop Toscana continua a crescere: negli ultimi quattro esercizi, il
numero dei soci cooperatori è salito di
ben 20 punti percentuali, e sta per raggiungere la soglia dei 2 milioni; il valore della produzione è globalmente
stimabile al 31/12/2005 in più di 6 mld.
di euro, con un aumento del 20% sul
2002; l’occupazione è cresciuta del
13% (arrivando a circa 41.000 addetti), contemporaneamente ad uno sforzo di carattere qualitativo a vantaggio della stabilità occupazionale (99%
degli addetti); l’accumulazione patrimoniale si è incrementata, la ricchezza prodotta è stata impiegata a precisi
fini di rafforzamento dell’impresa.
Quindi, “la cooperazione ha i titoli”,
anzi è noto che la prima impresa per
fatturato e addetti è proprio una cooperativa. Ma la vera forza sta nel fatto che quegli stessi sono riconducibili ad un preciso paradigma culturale
entro il quale viene ogni giorno a de-
clinarsi il comportamento delle nostre
imprese. La percezione di ciò è ampiamente presente nella popolazione, anche se sappiamo di dover lavorare di
più perché se ne apprezzi la distintività.
L’azione politica di Legacoop
a livello regionale
e la riforma organizzativa
In Toscana, dopo un decennio di successi la cooperazione si propone per
contribuire alla modernizzazione del
quadro economico-sociale, mettendo
a disposizione un sistema d'imprese
diffuso nel territorio, solido e proiettato sui punti cruciali riguardanti i fattori della competizione regionale. La Toscana è alle prese con la propria riprogettazione, nei cicli industriali, nell’eccellenza della propria offerta, come
nella evoluzione del terziario, specie i
servizi privati, sia alle imprese che alle persone. La cooperazione è dentro
il processo, con apporti progettuali in
tutti i settori. Questo è il ruolo da sempre assunto: leggere le tendenze, le aspirazioni diffuse e misurarsi con esse imprenditorialmente. La crescita è possibile solo così, per noi e, forse, questa
è la prima funzione su cui ci sentiamo impegnati. A nostro modesto avviso questo è il contributo per un’Italia
più efficiente.
Se saremo capaci, in questo congresso, di lanciare, anche sul versante valoriale, un riallineamento tra un grande patrimonio sperimentato e le nuove aspirazioni a valori moderni condivisi, specie nel mondo giovanile, allora non solo il contributo sarà eccellente, ma avremo finalmente conquistata quella nuova legittimazione sociale
che dà sostanza alla legittimazione normativa. Qui sta il cuore della sfida con-
gressuale, in Toscana, ma nel Paese.
Sono tappe essenziali l’affermazione
già intrapresa di autonomia della cooperazione, precondizione per l'unità
del movimento cooperativo, a cui stiamo alacremente lavorando e la formazione di una nuova leva di dirigenti
cooperativi, concretamente avviata.
Il congresso nazionale:
l’esigenza di innovazione
Giuliano Poletti, Presidente di Legacoop, parlando delle prospettive del
nostro movimento ha recentemente sottolineato che "il nostro futuro, il futuro della cooperazione, non si potrà risolvere nel fare meglio ciò che abbiamo sempre fatto".
Condividiamo l’indirizzo e, appunto,
lo decliniamo nei termini esposti, perché vogliamo corrispondere a questa
esigenza di innovazione. E’ questo il
nostro più autentico spirito unitario,
convinti che sia importante impegnarsi nella moderna cooperazione, poiché
l'alternativa, quella di una sottovalutazione delle grandi sfide così come delle condizioni di vita delle persone
potrebbe significare il fallimento della prospettiva aperta per il movimento cooperativo, con inesorabile declino.
Abbiamo corso qualche rischio nell’ultimo periodo, lo avevamo intuito, contribuendo fattivamente a costruire argini utili per tutto il movimento.
Le prospettive più ravvicinate
della cooperazione
L'esigenza di innovazione è frutto delle sfide che la particolare situazione
della società e dell'economia italiana
pone di fronte alle varie forme d'impresa.
Ci aspettiamo dal Congresso, in piena
autonomia di giudizio e di proposta,
una valutazione delle politiche di Governo per il rilancio del Paese e la tutela dei cittadini, per l’abolizione delle posizioni di rendita nei mercati e lo
sviluppo di una reale concorrenza che
abbia al centro la tutela del consumatore, per una ripresa del Paese che si
basi su una chiara e condivisa idea riformatrice e su idonee politiche di risanamento e sviluppo.
E ci aspettiamo, sul piano nazionale,
un’azione visibile e tempestiva, in cui
si esprima l’apporto che in questi processi può dare la cooperazione.
Tuttavia la questione non può essere
affrontata senza misurarci con il tema delle modalità dello sviluppo. Chi
sostiene che dovremmo "liberare
l'impresa che si nasconde dentro
la cooperativa", dovrebbe ormai
misurarsi anche con “il suo contrario”, associando crescita e principi caratteristici della mutualità e
della intergenerazionalità dei patrimoni.
Noi siamo convinti che la sfida
evolutiva del movimento cooperativo passi necessariamente dalla consapevolezza che i caratteri di una
reale innovazione, in sintesi, vanno ricercati nel solco della distintività cooperativa (Edgar Parnell, “Reinventare
la cooperativa”).
L’immagine della cooperazione
Ma l'esigenza di innovazione nasce anche dalla eccezionale esposizione mediatica che l'esperienza cooperativa ha
avuto in seguito alla vicenda Unipol,
che ha mutato radicalmente la percezione che vi è della cooperazione nella società italiana, ne ha accresciuto la
visibilità ma ne ha aumentato la responsabilità e la vulnerabilità.
Le critiche che si sono diffuse nella società italiana hanno toccato i "fondamentali" dell'esperienza cooperativa.
I cittadini e i cooperatori ci pongono
oggi domande essenziali a cui siamo
chiamati a rispondere, circa la relazio-
ne tra valori proclamati e rivendicati
come distintivi dell'impresa cooperativa e comportamenti concreti, la possibilità di sostenere la crescita dell'impresa cooperativa senza snaturarne ruolo e funzione, gli interessi che la cooperazione è chiamata a tutelare.
Non si può più sottovalutare il fatto che
decisioni imprenditoriali di grande rilevanza assunte da un gruppo di cooperative, o crisi di particolare acutezza che hanno attraversato alcune imprese, possano coinvolgere, dal punto
di vista dell'immagine e degli esiti, tutto il movimento, mettendo a repentaglio un patrimonio collettivo costituito dall'immagine, dalla distintività
e dal complesso delle norme legislative che regolano la cooperazione. Questo non è nella disponibilità dei gruppi dirigenti, se pur autorevoli, di qualche cooperativa, dei settori o dei territori: è anch’esso patrimonio indivisibile!
Un patto associativo
su nuove basi
Nella crescita del movimento cooperativo c’è quindi un problema davvero reale di governance, che si estende
dall'impresa cooperativa, in particolare nel rapporto tra proprietà e management, fino al rapporto tra imprese e
struttura associativa.
Occorre pertanto che il Congresso contribuisca a ricercare basi nuove su cui
fondare il patto associativo: il tema delle risorse e degli strumenti finanziari
per lo sviluppo, la natura dello scambio mutualistico, le nuove regole di governance e i percorsi per una reale partecipazione democratica dei soci all'esercizio della funzione imprenditoriale, la necessità di tenere assieme nel
nostro movimento grande, media e piccola impresa cooperativa assecondando le diverse esigenze di crescita, una
nuova stagione di promozione cooperativa nel campo delle politiche di tutela del consumatore, delle professioni e dell'utenza dei servizi.
Gli scenari della finanza
In questa prospettiva complessiva di
crescita, quantitativa e qualitativa, del
movimento cooperativo, si pone, come si è detto, anche il problema
degli strumenti finanziari necessari per le sfide dell’innovazione,
non ultimo il ruolo che deve assolvere in questo quadro Coopfond:
le risorse del movimento cooperativo debbono divenire una leva
per nuove iniziative, che vedano
coinvolti anche il gruppo Unipol
ed il sistema bancario, a sostegno
di progetti per l'internazionalizzazione, il consolidamento e lo sviluppo
in settori di fondamentale importanza
per la competitività del Paese.
Ma il discorso sugli strumenti finanziari si allarga alla prospettiva che vogliamo assicurare alla rete dei Confidi e ai rapporti che, anche in Toscana,
vogliamo sviluppare con il sistema bancario.
La questione di fondo è come far sì che
i vari attori istituzionali e sociali, percepiscano il valore della cooperazione
come forma d'impresa, non in virtù di
vecchie e superate appartenenze, quanto dal fatto che, in piena autonomia,
il capitale sociale e la ricchezza che
produce, anche in virtù della particolare tutela costituzionale e legislativa,
sia, in questa fase dell'Italia, utilizzato per il rilancio della competitività e
per chiari fini mutualistici.
VERSO IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP
VERSO IL CONGRESSO REGIONALE DI LEGACOOP
4 PRIMO PIANO
PAGINA 7
COOP E UCODEP INCONTRANO IL PRESIDENTE LULA
6 SOLIDARIETÀ
oltre 500 cisterne per la potabilizzazione
dell’acqua piovana costruite in brasile
Una delegazione composta da Aldo Soldi, Presidente Coop, Roberto Cavallini,
responsabile delle politiche di solidarietà internazionale e alcuni rappresentanti delle cooperative di consumatori,
il Presidente Francesco Petrelli e Enzo
Brogi di Ucodep, Cesare Petricich, chitarrista dei Negrita, Gaia Strigelli di MTV
Italia.
Obiettivo della visita verificare lo stato di
attuazione del progetto di cooperazione
internazionale Agua Para Dois Irmaos,
finanziato da ANCC/Coop Italia e realizzato dalla Ong Ucodep, che ha interessato l'area della Serra dos Dois Irmaos, situata ai confini tra gli stati di Bahia
e Piauì, della regione semi arida nel Nordest del Brasile.Una zona raggiungibile
solo attraverso interminabili piste di terra. E’ qui che vivono piccole comunità
di famiglie rurali sparse su aride colline
o altipiani, che tentano di resistere, in
condizioni di vita estremamente precarie, alle continue sfide del sertão. Energia elettrica, acqua corrente, assistenza
sanitaria, informazione, non hanno mai
raggiunto questa regione.
Al momento sono state costruite e assegnate 549 cisterne familiari per la captazione di acqua piovana con capacità di
16.000 litri: ne beneficeranno 24 comunità rurali per un totale di oltre 3000 persone. Il progetto prevede la realizzazione, entro aprile 2007 di altre 450 cisterne, per un totale complessivo che dovrebbe arrivare a 1.000 cisterne.
Il finanziamento complessivo del progetto, di oltre 500.000 euro è frutto di una
raccolta fondi tra i soci delle cooperative
di consumatori italiane, realizzata attraverso la destinazione, da parte di 50.000
soci, di 10 euro, equivalenti a 500 punti, utilizzando il catalogo raccolta punti
Coop degli anni 2004/2005 e 2005/2006.
A supporto della costruzione delle cister-
ne sono stati realizzati, inoltre, 26 corsi
di formazione sul corretto uso dell’acqua
potabile raccolta con le cisterne, sull’utilizzo e la manutenzione, sulle norme igienico-sanitarie di base, che hanno coinvolto oltre 600 beneficiari diretti.
Una equipe di MTV Italia ha documentato, con la presenza di un rappresentante dei Negrita, Cesare Petricich, gli
scopi e i risultati conseguiti dal progetto,
con l’intento di realizzarne un video
che sarà presentato sulla rete nel prossimo marzo, nella giornata internazionale dedicata all’acqua.
La delegazione di Coop e Ucodep ha
avuto a Brasilia importanti incontri istituzionali, con il Ministero dell’Ambiente,
dell’Assistenza Sociale, della Agricoltura Familiare e con Unicafes, la organizzazione nazionale delle cooperative
agricole familiari. La delegazione è stata ricevuta anche dal dottor Valensise,
Ambasciatore della Repubblica in Brasile.
Nel corso degli incontri è stata stilata una
agenda di impegno comune per lo sviluppo del progetto in direzione della sicurezza alimentare, con la costruzione
di cisterne comunitarie di ampie proporzioni, utilizzabili per la raccolta dell’acqua piovana a fini agricolo produttivi e
per una iniziativa di informazione e sensibilizzazione verso i bambini sull’uso
corretto e responsabile del bene comune acqua.
L’agenda prevede inoltre un impegno co-
mune di Coop, Ucodep, Unicafes e del
Governo Brasiliano per la creazione o
rafforzamento di alcune filiere produttive agricole, quali quelle dei frutti tropicali amazzonici e del miele, capaci di garantire uno sviluppo durevole e ambientalmente sostenibile, per l’autoconsumo
e il mercato locale, ma anche destinate
a arricchire la gamma dei prodotti del
Commercio Equo e Solidale venduti da
Coop negli oltre mille punti vendita del
nostro Paese.
Un modo per garantire a migliaia di piccoli produttori brasiliani, organizzati nelle cooperative di Unicafes, un prezzo di
acquisto equo, i prefinanziamenti necessari, un FairTrade premium da utilizzare
per interventi di carattere sociale e infrastrutturale e, infine contratti di lungo
periodo necessari per una programmazione produttiva e per l’insermento
stabile nel mercato internazionale.
Al termine di tutti gli incontri la delegazione è stata ricevuta da Cezar Alvares,
Consulente Speciale per la Presidenza
della Repubblica per la cooperazione e
i rapporti internazionali, e, nonostante i
suoi pressanti impegni legati alla prossima costituzione del nuovo governo, dal
Presidente Ignazio Lula da Silva che ha
sottolineato come “Il progetto realizzato
da Coop e Ucodep, parte significativa
del Programma Sete Zero del Governo,
rappresenta un importante contributo al
miglioramento delle condizioni di vita di
molte centinaia di famiglie. Soprattutto
perché interviene in aree di confine spesso dimenticate da interventi di cooperazione.
L’agenda e le basi degli accordi stabiliti
per il futuro tra la vostra delegazione e i
Ministeri dell’attuale Governo troveranno ampio e convinto sostegno, mio personale e del nuovo Governo che andremo a formare nei prossimi giorni”
Acqua per bere
acqua per lo sviluppo
APPUNTI DI VIAGGIO DAL
SUGGESTIVO SERTAO ALLA RAZIONALITÀ DELLA CAPITALE BRASILIANA. DALLE
ACCOGLIENTI COMUNITÀ
CONTADINE ALL’AFFIBILITÀ DEL PRESIDENTE LULA
di Enzo Brogi
Consigliere Regione Toscana
Un secco rumore di acciaio spezzato interrompe bruscamente
l’illustrazione del Presidente della cooperativa, sulla trasformazione dell’umbu in confettura.
Il semiasse del pulmino Wolksvagen, che per oltre otto ore
aveva diligentemente trasportato la nostra delegazione, sopportando terreni spesso molto accidentati, parcheggiato accanto
a noi, si era spezzato. Eravamo
da poco scesi per visitare i laboratori della Cooperativa Cooperduc della remota città di Uaua nel pieno della zona semiarida del Sertao, un altipiano del
profondo Brasile, deserto-brughiera, rinverdito di improvvise palme giganti.
Il Sertao, suggestivamente raccontato da Guimaraes Rosa, è
uno spazio magico popolato di
mandrie e di piccoli uomini dalle facce incavate e possenti.
Lo scrittore brasiliano racconta
che è percorso, nell'intrico dei
suoi sentieri da santoni a banditi. Ricordo bene, infatti ciò che
il comandante di una pattuglia
dell’esercito, appena usciti dalla città di Juazeiro per adden-
trarci nel Sertao, ci aveva raccomandato tra il severo e l’ironico: “per fortuna avete una
telecamera, così potrete filmare il vostro sequestro!”
Alvarez, il presidente della Cooperativa, quando era stato interrotto dal colpo sordo, ci stava illustrando il sistema di raccolta
e di trasformazione dell’umbu,
un generoso frutto, a prima vista simile ad una oliva verde, che
riesce, trasformato, ad offrire
succhi e confetture gradevoli e
naturali.
La Cooperduc è una cooperativa, nata nel 2003 e che coinvolge oltre 200 famiglie delle comunità rurali della zona, riesce
ad esportare, per una catena del
mercato equo e solidale, anche
in Francia. L’incidente al pulmino costringe la nostra delegazione ad utilizzare per il ritorno
un vecchio pullman locale. E così, ci ritroviamo catapultati piacevolmente in un viaggio di ritorno carico di passeggeri chias-
sosi. Ogni tanto una sosta, gente che scende, altra che sale ed
intorno niente. Chissà quanta
strada a piedi dovranno ancora
compiere prima di arrivare alla
loro destinazione?
Stiamo alcuni giorni in questa
magnifica e difficile terra, incontriamo rappresentati di altre
cooperative rurali, istituzioni e
personale delle missioni cattoliche che da anni collaborano
con quelle comunità.
La missione COOP-UCODEP
ha due obiettivi: la ricerca di prodotti, biologici nuovi e di grande qualità buoni per chi li sceglie, ma anche per chi li produce nel Sud del mondo. Il tutto attraverso i canali del commercio equo e solidale e la linea
8 SOLIDARIETÀ
Solidal di Coop.
Il secondo obiettivo è quello di
verificare la costruzione delle
cisterne familiari per la captazione di acqua piovana, particolarmente generosa nei mesi da
Dicembre a Febbraio. Cisterne
che ospitano 16.000 litri di acqua, costruite da personale formato sul luogo, vengono collocate proprio al ridosso dell’abitazione e possono garantire l’approvvigionamento di una famiglia per l’intero anno, soddisfacendo bisogni primari di 24 comunità rurali localizzate nella
Serra dos Dois Irmaos al confine tra gli stati di Bahia e Piaui.
Questo progetto si inserisce nella grande campagna “un milione di cisterne” lanciata dal presidente del Brasile Lula con la
sua prima elezione. Il progetto
prevede la realizzazione di cisterne nel Sertao ed in altre zone aride e spesso desertiche, dove per oltre nove mesi all’anno
non piove. Gli abitanti, mag-
pagina 9
giormente bambini e donne, sono costretti a percorrere anche
otto chilometi per raggiungere
un torrente o una falda d’acqua e trasportarne un po’a casa
con un recipiente sulla testa e
questo ogni giorno! L’assenza
d’acqua ha rappresentato negli
anni il motivo più rilevante del
progressivo abbandono di quelle zone. Adesso COOP ed Ucodep stanno studiando la possibilità di realizzare ulteriori e più
capienti cisterne, da oltre 50.000
litri che potranno essere usate
nell’agricoltura: un nuovo, significativo sostegno volto a comprimere la fuga dalle campagne
e favorire la produzione agricola.
Abbandonate le etnie, i panorami e le suggestioni del Sertao
eccoci catapultati a Brasilia, una
delle città più contemporanee
del pianeta, patrimonio dell’Unesco dal 1984. Passeggiare per la
capitale del Brasile è un po’ come ritrovarsi in un libro di Isaac Asimov: edifici e rampe futuristiche.
La città ha la forma di un grande aereo, la fusoliera ospita i pa-
lazzi del potere mentre le ali le
ambasciate ed i palazzi residenziali, gli spazi commerciali. I
ministeri, le chiese i musei, tutto forse sovradimensionato, di
tutto ciò intimorisce l’ampiezza. In pochi anni, là dove vi era
un mare di secche sterpaglie sono sorti laghi, parchi, palazzi
dello Stato e residenze imponenti . Preziosa anche l’ambasciata
italiana disegnata dal grande architetto Pierluigi Nervi. Si tratta di una magnifica struttura sospesa su pilastri che ricordano
il tronco e rami di un albero. È
li che si è tenuto l’incontro con
l’Ambasciatore Michele Valenzise.
Ancora incontri per parlare di
cooperazione, delle cisterne e
del commercio equo e solidale
con i sottosegretari dei ministeri dello sviluppo sociale e della sicurezza alimentare.
La nostra delegazione è stata poi
invitata ad una significativa manifestazione per la difesa dell’Amazzonia e lì vi è stato l’incontro con la Ministra dell’ambiente Marina Silva, mitica espo-
nente ambientalista e amica di
Chico Mendez. Fu infatti dopo
la sua morte che Marina Silva
abbandonò il velo da suora per
impegnarsi in politica e Lula poi
la volle nel suo Governo.
La missione nella città del futuro si conclude nel modo migliore, eravamo nel Palazzo dell’Alvorada, dimora del Presidente
della Repubblica, eretto in un
lato della grande piazza dei Tre
Poteri. Ci è sembrato di entrare proprio nel cuore della grande città. Il palazzo ispira un senso di ordine filosofico con un’intera ala in cui s’allineano delle
vele al vento come ad indicare
la giusta rotta sugli oceani. L’incontro è fissato con Cesar Alvarez capo di gabinetto del Presidente.
Alvarez conosce bene l’italiano
ed il nostro Paese e così si parla di economia, di sviluppo, di
cooperazione. Poi ci racconta il
lavoro per la visita, molto attesa, in marzo del Presidente Prodi che sarà accompagnato da un
nutrito gruppo di operatori economici del nostro Paese.
Nel palazzo si lavora per la cerimonia dell’insediamento, per
il secondo mandato del Presidente Lula. Ci informano che il
Presidente è in sede. Allora, con
l’aiuto di un caro amico italiano del Presidente e la preziosa
complicità del suo capo della segreteria Gilberto Carvahio, è stato possibile essere ricevuti, in
modo molto informale, dal Presidente Lula per un affettuoso
saluto. Diretto e cordiale ci ha
subito parlato del suo legame
con l’ Italia ed i molti amici che
ha da noi. Dopo aver conosciuto Cesare Petricich, il chitarrista dei Negrita, ci ha raccontato della sua antica passione per
la musica.
In gioventù ha suonato il trombone nella banda del suo paese.
È stato un incontro breve, ma intenso, un po’ come tutto il nostro viaggio, ma che ha lasciato
indelebile in tutti noi il convincimento che concetti come
cooperazione e solidarietà debbano permanere forti ed uniti nel
nostro quotidiano, reciproco impegno.
10 DOSSIER ECOLOGIA
Aria inquinata dal traffico cittadino e dalle
grandi industrie. Irrisori investimenti sulle fonti di energia rinnovabile. "Ma reagire si può e si deve, a
partire da un modello di sviluppo alternativo a quello attuale". La parola alle associazioni: da Legam-
PAGINA 11
Ambiente,
cambiare rotta
le cosiddette fonti rinnovabili (come vento e sole), non solo è assai
costoso per le nostre tasche e quelle del bilancio nazionale (le nostre
bollette, dal ’92 od oggi, ci sono costate circa 30 miliardi di euro, di cui
solo 6 sono andati all’energia pulita), ma quel che è peggio aumenta l’inquinamento delle nostre città, dei nostri fiumi dei nostri mari.
Fa alzare la febbre delle nostre città, surriscaldandole, tanto che si avviano a passare estati che nel giro
di qualche decennio potranno aumentare di 3-5 gradi. Infine, il no-
biente a Greenpeace
di Silvia Fabbri
L'Italia ha 65mila mq di pannelli solari fotovoltaici, contro i 750mila
della germania. Per paradosso, i comuni che hanno investito di più nella produzione energia solare, non
sono quelli più a sud, più soleggiati cioè, ma Bolzano (con 5mila
metri quadri di pannelli) seguito da
Trento (4300).
Le biomasse (derivanti dalla parte
umida dei rifiuti urbani e industriali, come trucioli, segature, residui
vegetali) potrebbero coprire fino al
40% del bilancio energetico mondiale; ma in Italia arriviamo sì e
no al 2,5%. Tutto questo per dire
che l’approvvigionamento energetico è uno dei grandi problemi ambientali del nostro paese. Perché
continuare a usare petrolio e a consumare elettricità, che solo in minima parte viene prodotta attraverso
stro dissennato comportamento collettivo e individuale distrugge definitivamente risorse che ci rendono colpevoli nei confronti di chi verrà dopo di noi.
Dopo l’indagine presentata sul numero scorso della nostra rivista (che
presentava l’opinione di un campione di 1505 soci Coop) torniamo
dunque a parlare di ambiente, per
capire come stimolare, dopo le opinioni, i fatti ed i comportamenti concreti e virtuosi.
campagne, a livello italiano e non
solo: "Occorre davvero una rivoluzione culturale energetica – spiega Giuseppe Onufrio di Greenpeace – che riduca la nostra dipendenza dall’estero, riduca le emissioni di gas serra e possa diventare
un volano per l’economia e l’innovazione tecnologica. Va avviata al
più presto una strategia credibile di
sviluppo delle fonti rinnovabili".
LA PAROLA
ALLE ASSOCIAZIONI
AMBIENTALISTE
"Sì – conferma Rossella Muroni,
della segreteria nazionale di Legambiente – anche per noi il tema dell’energia è tra i più urgenti. Per le
sue caratteristiche ambientali e climatiche l’Italia potrebbe essere davvero un importante punto di riferimento per l’energia solare fotovoltaica ed eolica. Ma in verità non si
è mai investito seriamente in questi ambiti. Anche perché, diciamoci la verità, in Italia l’ambiente in
generale non gode di buona salute, anche perché non è mai stato la
priorità di nessun governo. Certo,
oggi guardiamo con grande fiducia
all’esecutivo di Prodi. C’è un gran
lavoro da fare: l’ambiente deve
diventare trasversale a tutte le decisioni, un elemento di qualità delle
scelte politiche del paese. Dobbiamo creare un modello alternativo al
bieco sfruttamento che ha sempre
contraddistinto l’Italia, e dobbiamo
anche capire, una volta per tutte, che
il nostro paese ha caratteristiche ambientali uniche. Valorizzarle non è
solo un dovere, ma l’occasione per
creare opportunità di lavoro e di crescita economica".
Il problema dell’approvvigionamento energetico è tra i più urgenti anche per Greenpeace che su questo
tema ha incentrato una delle sue
E NOI, COSA POSSIAMO
FARE?
Fin qui sembrerebbe che non sia affar nostro, che – in fondo - la questione della tutela ambientale passi per decisioni su cui poco o nulla
possiamo influire. Insomma, l’ambiente è una preoccupazione assai
pressante per tutti – come denuncia
l’indagine condotta tra i soci Coop che abbiamo presentato nel numero scorso – più dell’oridine pubblico e delle guerre. Più della situazione economica e del rischio disoccupazione. Ma solo il 48,3% riesce a tradurre questa preoccupazione in azioni concrete e anche all’interno di questo gruppo si sconta una
sorta di paralisi sul fronte delle scelte quotidiane. Per lo più (il 34,5%)
si limita infatti a fare la raccolta differenziata dei rifiuti; poi c’è un 22,8%
che dichiara di aver usato meno l’auto e un 20% che risparmia acqua.
"Da una parte – commenta l’esponente di Greenpeace – è chiaramente percepito che i luoghi delle decisioni politiche sono lontanissimi da
noi. Basti pensare alla vicenda Ogm
e alla difficoltà di controllare la catena degli alimenti. Poi c‘è il tema
anche della mancanza di alternative a uno stile di vita e di consumi
che è quello dominante. Insomma, la consapevolezza delle persone – e dei soci Coop in particolare
- è già molto alta. Bisognerebbe tut-
tavia offrire alle persone strumenti in più, rendendo disponibili opportunità differenti tra loro". In sostanza, abbiamo davvero la possibilità di non usare l’auto (che sarebbe uno dei comportamenti più "virtuosi" da praticare)? Ci vengono offerte alternative credibili?
"È vero che se si parla solo di effetto serra – spiega Rossella Muroni sembra quasi impossibile fare qualcosa. Invece non è così: i cittadini
hanno un potere molto forte, che è
anzitutto il potere di essere consumatori. Poi sono elettori – e votare
un partito o un altro non è una cosa
ci; per quanto riguarda gli elettrodomestici, spostarsi decisamente su
quelli a basso consumo. È un enorme rispermio in termini energetici
e anche per le nostre tasche: dobbiamo considerare che se spendiamo qualcosa in più, poi ammortizziamo la spesa nel giro di poco".
"Come Greenpeace – argomenta
Onufrio – crediamo molto nelle mobilitazioni pubbliche. Ma siamo anche convinti che la scelta di cosa
comprare valga più di una manifestazione. Perciò occorre investire
sull’informazione, perché i cittadini conoscano le alternative possibi-
neutra, rispetto ai temi dell’ambiente – e infine possono anche partecipare a manifestazioni, campagne,
mobilitazioni. Insomma, il modo
per far pesare le nostre convinzioni c’è".
Sì, ma cosa fare di concreto, giorno per giorno? "Scegliere – prosegue Rossella Muroni - di acquistare i prodotti equosolidali e biologi-
li, e promuovere le etichette che consentono di rendere chiara la variabile ambientale". Ovvero, che permettano al cittadino di capire se è
meglio, in una prospettiva ecologica, comprare una marca o l’altra: un
prodotto biologico o di lotta integrata, l’aglio di casa o nostra o quello cinese, il frigo che costa meno
ma ha una bassa classe di efficien-
12 DOSSIER ECOLOGIA
za o quello più costoso che però, alla lunga, ci farà risparmiare.
Ristrutturazioni in corso? Sia che
si tratti di un’unica abitazione indipendente che nel caso di un condominio, è utile informarsi presso la
propria Regione su quali incentivi
sono previsti per l’installazione di
impianti solari termici per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua e anche per pannelli solari fotovoltaici per la produzione di elettricità.
FARE A MENO DELL’AUTO
SI PUÒ
E poi c’è il problema dell’auto, percepito dai soci Coop come uno dei
più gravi: per il 34,8% l’inquinamento dell’aria è tema tra i più urgenti, ma anche il problema più difficilmente affrontabile. Il 52% del
campione pensa che le targhe alterne siano poco utili, anche se c’è un
24,6% che crede nella funzione educativa del provvedimento che almeno ci costringe a sperimentare
altri mezzi di trasporto. "Bisogna
dare il via a nuove politiche più coraggiose, anche impopolari se occorre – dice Muroni – perché le nostre città sono inquinatissime, al
collasso. A forza di parlare di diritto alla mobilità non ci muoviamo
più. Un diritto che va esercitato con
mezzi collettivi".
Insomma è un altro ambito in cui
provare a passare dalle parole ai fatti: organizzandosi coi colleghi di
lavoro, per far girare meno auto, o
facendo i turni tra mamme e papà
che caricano non solo il proprio
bambino ma anche gli amichetti.
"Chiediamoci come è possibile –
conclude Rossella Muroni – che in
ogni macchina ci sia solo una persona, anche in città medio-piccole.
Sono convinta che sia possibile fare meglio di così a partire dai comportamenti quotidiani".
PAGINA 13
6500 tonnellate risparmiate in 5 anni tra materiali riciclati e minori imballaggi, energia
prodotta con fonti rinnovabili e nuovi standard per far sì che i
centri commerciali
consumino meno elettricità e metano. Ecco cosa fa Coop per
l’ecologia
di Dario Guidi
L’attenzione alla convenienza, alla
qualità, ai prodotti del mercato equo
e solidale, a quelli biologici. Sono
tutti titoli di prima pagina nel quotidiano lavoro di Coop rivolto ai propri soci e ai consumatori.
Ma l’ambiente, la lotta all’inquinamento, l’impegno a consumare meno energia, a ridurre rifiuti e imballaggi a che punto sono nell’agenda
Coop delle cose da fare? Tranquilli, sono anche questi in prima pagina, ed anzi l’intenzione è quella di
investirci ancor di più.
Dopo l’indagine presentata nello
scorso numero di Consumatori, in
cui abbiamo proposto l’opinione di
1505 soci proprio sulle tematiche
ambientali, era doveroso tornare sull’argomento in maniera ampia. E oltre al parere delle associazioni ambientaliste (ospitato nel servizio nelle pagine precedenti), era altrettan-
COOP, FATTI PER L'AMBIENTE
to doveroso documentare le attività e l’impegno Coop su un versante
che tanto sta a cuore ai suoi soci e
preoccupa l’intera opinione pubblica.
"Sull’ambiente il mondo Coop lavora da anni e con importanti risultati – spiega il responsabile nazionale delle politiche sociali Loris Ferini – Ma abbiamo deciso che, per
valorizzare quanto facciamo, ed anche per fare un ulteriore salto di qualità nel nostro lavoro, era necessario un più forte coordinamento anche perchè occorre far lavorare insieme competenze diverse, a livello nazionale e nelle singole cooperative.
Così è nato il gruppo ambiente nazionale che promuoverà gli interventi su tre fronti: il primo è quello dei punti vendita, della loro progettazione e realizzazione, per contenere e ridurre l’impatto ambientale e i consumi energetici.
Secondo fronte è quello che riguarda le merci, la filiera ed i processi
produttivi. Qui c’è tutto quanto fa
in particolare Coop Italia per le produzioni biologiche, senza l’uso di
pesticidi e Ogm, ma anche l’impegno a ridurre imballaggi e per aumentare l’uso di materiali riciclati.
Il terzo fronte è quello di stimolare
modelli di consumo consapevole, di
promuovere educazione e campagne di sensibilizzazione. Cito da ultimo l’accordo col Ministero per
l’ambiente sul Car sharing.
E proprio col Ministero stiamo definendo un accordo quadro per costruire progetti insieme e impegnarci a sperimentare soluzioni innova-
tive. Per il 2007 promuoveremo iniziative di rilievo, che vedranno coinvolta anche la nostra rete di vendita come luogo di promozione di sensibilizzazione e conoscenza".
MENO IMBALLAGGI,
PIÙ MATERIALI RICICLATI
Se questo è il quadro generale, vediamo più nel dettaglio cosa Coop
ha fatto e sta facendo sui fronti indicati da Ferini. Cominciamo da
quello degli imballaggi e dei materiali riciclati. "Qui i risultati sono
già importanti - spiega il direttore
qualità di Coop Italia Maurizio Zucchi -. Dal 2000 al 2005 sono quasi
6500 le tonnellate di materiali risparmiati". Si va dall’eliminazione
dell’involucro in prodotti come la
maionese in tubo e il dentifricio, all’introduzione delle ricariche per
ammorbidenti, detergenti per la persona e prodotti per la pulizia di vetri e altre superfici.
Poi c’è l’impegno che va avanti da
anni per l’uso di plastica riciclata
per detersivi vari, candeggine e ammorbidenti e l’uso della cellulosa riciclata per i contenitori di uova biologiche e di biancheria da casa".
Ma c’è dell’altro, sul versante delle cose già fatte. Coop, anche qui
con una scelta impegnativa e d’avanguardia, già da oltre un anno ha introdotto le sportine degradabili, in
un materiale plastico che si decompone nel giro di 18 mesi (mentre per
il normale polietilene servono decine di anni). E considerato che nella rete Coop nel 2005 sono stati distribuiti 380 milioni di sportine (per
circa 4500 tonnellate di prodotto),
le cifre parlano da sole.
"Altra novità - aggiunge Zucchi è quella relativa all’introduzione di
prodotti in Pla: piatti e bicchieri del
tutto simili alla plastica, ma in realtà fatti con un materiale derivante
dalla fermentazione dello zucchero
a sua volta derivato dal mais e non
dal petrolio. Dunque si tratta di prodotti al 100% biodegradabili.
Ora il Pla viene usato anche in sacchetti dell’ortofrutta Coop di quarta gamma (quella già lavata e tagliata). Inoltre stiamo gradualmente
estendendone l’utilizzo anche per il
confezionamento di prodotti di gastronomia, latticini e salumi nei punti vendita.
Così, dalle 170 tonnellate di Pla usate nel corso del 2005, la previsione
per il 2006 è di arrivare a circa 250".
Per completare il quadro su questo
versante sono poi da citare anche
tutti i prodotti a marchio eco-label
proposti da Coop: dai detersivi ai
tovaglioli, alla carta igienica in carta riciclata al 100%.
Ci sono poi i prodotti FSC, cioè con
cellulosa non proveniente da distru-
zione di foreste vergini (anche qui
fazzoletti, carta casa, tovaglioli ecc)
ed anche le lampade a risparmio energetico (meno 80% di energia consumata a parità di illuminazione rispetto alle normali lampade ad incandescenza) e le pile ricaricabili.
Inoltre vanno ricordate le storiche
attività sull’agricoltura ecocompatibile: le produzioni biologiche (oltre 300 prodotti),
le produzioni di ortofrutta a lotta integrata, l’impegno a garantire l’assenza di ogm.
PUNTI VENDITA PENSATI
PER RISPARMIARE ENERGIA
Ma l’altro grande capitolo dell’impegno Coop è relativo ai punti vendita, alla struttura dei grandi centri
commerciali che ospitano ogni giorno decine di migliaia di persone e
che dunque consumano grandi quantità di energia.
Anche qui il mondo Coop ha operato una svolta, tesa a rendere sistematiche una serie di innovazioni mirate a ridurre i consumi e a dare maggiore efficienza a queste strutture,
sempre in un ottica di equilibrio e
compatibilità dei costi.
"Una nostra attenzione su questi temi c’è già da diversi anni – spiega
Fortunato Della Guerra, direttore di
Inres (Istituto nazionale consulenza progettazione ingegneria), la società del sistema Coop che si occupa
proprio della progettazione dei punti vendita – Ma, nel
2005, con l’inaugurazione del centro commerciale "I
Malatesta" di Coop Adriatica a Rimini abbiamo realizzato una sorta di
modello che ora è per molte cose
il parametro di riferimento per tutti gli interventi futuri.
A Rimini, grazie a uno stretto lavoro col Comune, è infatti nato un
centro commerciale a emissione
zero per quanto riguarda l’anidride carbonica".
Elencare tutte le misure e gli accorgimenti presenti sarebbe davvero lungo e non semplice. Sul
fronte del riscaldamento (con l’uso
di metano) e del condizionamento si va dall’uso delle caldaie a
condensazione, al recupero del calore contenuto nell’aria espulsa o
di quella prodotta dagli impianti
di refrigerazione, a sonde che misurano la qualità dell’aria e riducono o intensificano il ricambio
in funzione delle effettive necessità.
Quanto al consumo di energia elettrica ci sono diversi sistema di recupero dell’aria espulsa e di ottimizzazione dell’accensione degli
impianti in base alle condizioni
ambientali effettive. A migliorare
i consumi, ma soprattutto a indicare una volontà per il futuro, a
Rimini ci sono anche un generatore eolico (cioè che produce energia col vento) e un impianto foto-
voltaico, che insieme producono
63.542 kilowattora all’anno.
Il complesso di questi interventi
consente un abbattimento del
28,43%, quindi quasi un terzo, sui
consumi per condizionamento e
riscaldamento di un normale ipermercato, pari a 132 tonnellate di
CO2 in un anno, ovvero l’equivalente di 56 tonnellate di petrolio.
A ciò si aggiunge anche l’intervento sui sistemi di illuminazione su cui Coop è impegnata da anni ed ha ottenuto un riconoscimento europeo (vedi la scheda apposita).
Ovviamente tutto ciò non basta ad
azzerare le emissioni del centro
commerciale. Per garantire di raggiungere l’emissioni zero subentra un passaggio "politico" da parte di Coop Adriatica che acquisterà "titoli di emissione" ed energia
da fonte rinnovabile secondo il
meccanismo virtuoso introdotto
col protocollo di Kyoto.
"Tutte le principali misure di ottimizzazione e risparmio applicate a Rimini – spiega Della Guerra
– vengono ora introdotte in tutta
la nostra nuova rete. Cioè diventano lo standard progettuale di riferimento".
IL FOTOVOLTAICO
Un altro capitolo di intervento ormai avviato è quello degli impianti fotovoltaici. Col decreto del luglio 2005 si è attivato il Conto energia, per cui il valore dell’energia
prodotta da questo tipo di impianti viene incentivato economicamente per una durata di 20 anni.
Tra le migliaia di richieste presentate a livello nazionale, quattro di
quelle Coop sono già state ammesse. Si tratta degli impianti del citato iper di Rimini, quella del centro distribuzione e sede di Coop
Centro Italia, quello per la sede Inres a Sesto Fiorentino e di un altro centro distribuzione e sede di
Unicoop Tirreno. Per altri sei progetti (2 iper di Coop Adriatica, 2
di Coop Estense e 2 di Unicooop
Firenze) è stata presentata domanda e si è in attesa dell’esito.
A completare il quadro, davvero
ampio, delle attività Coop verso
l’ambiente c’è infine anche l’adesione ai progetti europei di Green
building per la diffsione della cultura della costruzione e gestione
di edifici con modalità e tecniche che consentano di ridurre i
consumi di energia. Ma su questo
torneremo in futuro…
Approvato
dai soci
SONO CENTINAIA I SOCI DELLE COOPERATIVE CHE PASSANO
AL VAGLIO LE PRESTAZIONI DEI PRODOTTI A MARCHIO COOP. UN INVESTIMENTO DA OLTRE UN MILIONE DI EURO PER
CIRCA 200 TEST ALL’ANNO
di Anna Somenzi
Se il prodotto Coop deve essere il
preferito, allora cosa c’è di meglio che farlo provare, assaggiare,
giudicare e quindi sostanzialmente scegliere dai soci stessi.
Approvato dai soci è di fatti il nome del test con cui Coop sottopone alla prova una media di 200 prodotti a marchio, confrontandoli con
i leader di ogni mercato.
Sicurezza e garanzie di genuinità,
che sono i prerequisiti in casa Coop, la bontà, la migliore risposta alla prestazione, la qualità percepita
al consumo sono tutte verificate da
questi test. Test a tutti gli effetti preparati e studiati perché diano dati
attendibili, con un programma per
il quale si spendono oltre un milione di euro all’anno. Due sono i parametri fondamentali il primo è un
giudizio complessivo di gradevolezza, il secondo è la preferenza.
Ogni volta sono coinvolte 400 persone, a ogni test partecipano 4 cooperative in 4 zone d’Italia. Ogni cooperativa quindi intervista 100 soci,
scelti in modo da essere rappresentativi dell’insieme dei soci Coop:
75% donne e 25% uomini, 40% fra
i 25 e i 40 anni, 60% fra i 41 e i
70. Ogni test deve avere un campione a sé stante, nessun socio può
partecipare a più prove consecutive.
Devono essere consumatori abituali del prodotto in osservazione, nel
caso di consumatori occasionali o
se il prodotto non piacesse, i giudizi sarebbero casuali o inattendibili. La valutazione è personale e
individuale. I criteri e i metodi
utilizzati per preparare, seguire e
poi decodificare i dati sono statisticamente validi.
Ogni prodotto nuovo prima di essere messo sugli scaffali passa attraverso Approvato dai soci e ogni
due anni circa vengono rivisti almeno quelli più importanti.
Fino a oggi i test fatti sono stati
1.000, i prodotti approvati l’85%.
Quelli che non superano la prova
vengono riformulati seguendo l’orientamento ottenuto, poi risottoposti a
verifica.
Nulla di improvvisato, quindi, e tantomeno di sola e pura immagine.
Bensì una ulteriore verifica da parte di chi, cioè il consumatore finale, libero da responsabilità assag-
gia e giudica la bontà del prodotto
perché sia quello preferito.
Spiccano alcuni punteggi molto lusinghieri, seppur tutti siano messi
a confronto con il migliore competitore sul mercato.
Il panettone classico Coop senza
canditi per esempio è stato preferito dall’85% degli assaggiatori, ed
era a confronto con quanto di meglio ci sia a disposizione. Sono andati molto bene tutti i panettoni, i
pandori, le colombe, che viaggiano con punteggi dal 63% di preferenze in su. Un altro prodotto che
ha ottenuto un gratificante 68 su
cento è il caffè arabica 100% .
Il punteggio minimo per essere Approvato da soci è del 55% di preferenze (57% se gli assaggiatori sono solo 150 invece che 400), il giudizio complessivo deve superare
3,8 in una scala da 1 a 5 (da non mi
piace per niente a mi piace molto)
rispetto al competitore.
Qualcuno non ce la fa al primo assaggio, tra questi per esempio il sugo di pomodoro e basilico ha avuto bisogno di una rivisitazione per
poi essere ritestato e ottenere, quindi, l’approvazione, così anche le
crepes al prosciutto cotto e formaggio, il provolone piccante e qualche altro, cioè il 15% di tutti i prodotti verificati.
IL PRODOTTO COOP
PAGINA 15
14 DOSSIER ECOLOGIA
16 ECONOMIA
PAGINA 17
L'Italia diseguale
IL 95% DEGLI ITALIANI DICHIARA UN REDDITO AL DI SOTTO DEI 40 MILA EURO E SOLO L’1,5% DEI CONTRIBUENTI STA SOPRA I 75 MILA. IL 10% DELLE
FAMIGLIE PIÙ RICCHE POSSIEDE OLTRE IL 40% DELLA RICCHEZZA. ANDIAMO AD ANALIZZARE COME È DISTRIBUITA LA "TORTA" NEL NOSTRO PAESE
di Dario Guidi
sti un 41% dei contribuenti dichia- pendio intorno ai 2000 euro al meSiamo un paese più ricco di quan- ra meno di 10 mila euro, un red- se: sicuramente buono, ma non è
to dichiari al fisco o siamo un pae- dito con cui davvero è difficile certo da nababbi. Se dunque ocse più povero di quanto pensi e che campare. Guardando in alto inve- corre andare oltre il rigore delle
quindi vive al di sopra delle pro- ce, oltre i 75 mila euro arriva ap- medie matematiche e le facili etiprie possibilità? Siamo un paese pena l’1,5% delle dichiarazioni al chettature, c’è però anche da ricocon forti disuguaglianze sociali e fisco. Andando ancor più su, in ci- noscere che, di qualsiasi governo
che si sta davvero impoverendo ma alla piramide c’è uno 0,14% si parli, per ragionare di riforma
oppure un paese che si lamenta ma (cioè un elité di 55 mila individui) delle aliquote, non si può che parè poi pronto a correre a comprare che dichiara più di 200 mila euro tire dall’imponibile realmente dil’ultimo sofisticato apparecchio (neanche 400 milioni delle vec- chiarato. E gli italiani, per il 95%
elettronico? Il dibattito che ha ac- chie lire).
stanno sotto ai 40 mila euro.
compagnato in queste settimane Dunque, per la rigida legge delle
la presentazione della legge Fi- statistiche, qualcuno potrebbe di- LE DISUGUAGLIANZE
nanziaria ha fatto emergere dati e re che oltre i 40 mila euro c’è il SOCIALI
cifre che toccano molti nervi sen- 5% dei ricchi italiani. Semplifica- Prima di entrare nel merito di una
sibili degli italiani. Senza entra- zione brutale che non risponde in analisi più dettagliata e di tirare in
re nel dettaglio della Finanziaria toto al vero, visto che un reddito ballo l’enorme questione dell’evastessa (il cui iter, al momento in da 40 mila euro significa uno sti- sione, che ovviamente pesa tancui scriviamo, è appena iniziatissimo nell’allontanare la reto e appare suscettibile di sialtà da quanto c’è nelle dichiaFasce di reddito
gnificativi cambiamenti in dirazioni al fisco, c’è però una
classi di reddito
versi punti), certo è che l’in- % contribuenti
fondamentale dato da mettere
lordo annuo in euro
tenzione del governo di rimoin campo. E cioè che l’Italia,
0,67%
oltre 100.000
dulare le aliquote Irpef (ovvecome spiega in un articolo su
ro quanto paghiamo di tasse)
"il Mulino" Massimo Baldini,
0,92%
da 69.720 a 100.000
a vantaggio dei ceti più podocente di Scienza delle finanveri, ha messo al centro delze all’Università di Modena,
3,42%
da 40.000 a 69.720
l’attenzione la "fotografia" del"è da anni uno dei paesi eurol’Italia in base a quanto dichiapei a più elevato livello di di3,81%
da 30.990 a 40.000
ra al fisco. Nel tentativo di staseguaglianza". Lo strumento
bilire sino a che soglia si è pousato dai tecnici per calcolare
6,46%
da 25.000 a 30.990
veri e dove invece cominciail livello di disuguaglianza è
10,21%
da 25.000 a 30.990
no i ricchi.
l’indice Gini, che per l’Italia è
E qui la sorpresa, per molti, è
di 10 punti superiore rispetto
33,64%
da 10.330 a 20.000
stata di scoprire che il 95% deai paesi scandinavi e di 5 rigli italiani (i contribuenti sospetto a Francia e Germania.
25,76%
da 4.000 a 10.330
no in tutto oltre 40 milioni) diPer capire cosa significa disuchiara un reddito inferiore ai
guaglianza, basta guardare l’in15,11%
da 0 a 4.000
40 mila euro l’anno. Tra queteressante libro scritto da due
Redditi dichiarati
Dipendenti
dati 2004
105.190 €
Professionisti e autonomi
dati 2004
Magistrati
428.497 ¤
Notai
70.747 ¤
Diplomatici e prefetti
103.830 ¤
Farmacisti
38.396 ¤
Medici ospedalieri
31.102 ¤
63.861 ¤
Dottori commercialisti
Poliziotti
49.450 ¤
Avvocati
26.035 ¤
Insegnanti di scuola media
42.825 ¤
Dentisti
24.950 ¤
Impiegati comunali
20.101 ¤
Titolari ristoranti e pizzerie
24.308 ¤
Impiegati metalmeccanici
15.852 ¤
Titolari bar
20.345 ¤
operai metalmeccanici
11.482 ¤
Taxisti
ricercatori della Banca d’Italia
("La ricchezza degli italiani" di
Luigi Cannari e Giovanni D’Alessio), dove emerge che il 10% delle famiglie più ricche possiede il
27% dei redditi complessivi (e oltre il 40% della ricchezza), mentre il 10% delle famiglie più povere percepisce il 2,6% del reddito totale (e lo 0,3% della ricchezza). Sempre Cannari e D’Alessio
evidenziano come, in base alle
classifiche sui miliardari pubblicate nel 2002 dalla rivista "Forbes", le 12-13 famiglie italiane più
ricche possiedessero patrimoni per
circa 35 miliardi di dollari, cifra
che equivale alla ricchezza prodotta dai 3,5 milioni delle famiglie più povere. Fuori da facili demagogie, se da un lato c’è da dire
che questi squilibri sono non lontani da quelli di altri paesi occidentali, Usa in testa, c’è anche da
aggiungere che, sapere che 12 famiglie possiedono la ricchezza pa-
ri ad altre 3 milioni e mezzo di famiglie, fa riflettere un bel po’.
Del resto i dati sull’andamento dei
consumi di cui tante volte ci siamo occupati su queste pagine in
questi anni, sono una evidente conferma delle difficoltà di molte famiglie ad arrivare a fine mese. Anche l’Istat ha appena presentato i
dati sul 2005 che confermano come l’11,1% delle famiglie, cioè 2
milioni e 585 mila nuclei pari a 7
milioni e mezzo di individui, siano in condizioni di povertà (cioè
hanno una spesa mensile inferiore alla metà di quella media nazionale).
FISCO NON TI CONOSCO
Chiarito che, pur in un paese sviluppato e progredito le disuguaglianze ci sono eccome, un altro bel capitolo riguarda il capire chi è povero davvero e chi lo
è solo per il fisco. E qui emerge
l’altro grande tema dell’evasio-
ne fiscale, piaga storica e più che
mai radicata nel nostro paese, specie dopo anni di condoni a raffica. Sempre nel libro di Cannari e
D’Alessio si trova una stima dell’evasione che è intorno al 10%
tra i lavoratori dipendenti, mentre tra gli autonomi e le imprese
siamo al 55%. Altre stime proposte da due economiste come Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra, parlano di una evasione che
oscilla tra il 27 e 48% del Pil, al
punto da definire l’evasione "una
delle industrie trainanti del nostro sistema economico negli ultimi dieci anni".
Non c’è qui lo spazio per approfondire l’atteggiamento culturale ed etico degli italiani rispetto
all’evasione e quali strumenti sia
opportuno adottare per combattere il fenomeno. Resta il fatto
che l’evasione c’è e, come dicono le cifre è presente soprattutto nel campo del lavoro autono-
18 ECONOMIA
mo, anche se come ha precisato
lo stesso viceministro (con delega alle questioni fiscali), Vincenzo Visco, "l’evasione non arriva
solo dal popolo dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, professionisti) e piccoli imprenditori, ma anche da grandi
imprese, dal doppio lavoro dei
dipendenti e dal lavoro di "giovani" pensionati". Del resto, sempre in queste settimane, hanno
fatto decisamente discutere i dati sulle dichiarazioni dei redditi
di diverse categorie, da cui risulta che gioiellieri, baristi, venditori di auto dichiarano mediamente meno di un metalmeccanico.
Ma anche i 42.825 euro dichiarati mediamente dai dentisti nel
2004 o i 20.101 euro dei gestori
di ristoranti e pizzerie non "passano inosservati".
LE DIVERSITÀ TERRITORIALI
Per non cadere in giudizi affrettati, occorre poi evidenziare un altro aspetto chiave. Che è quello
delle differenze territoriali e segnatamente tra nord e sud. Secondo
uno studio, guardando non alle medie nazionali, ma stando dentro ai
singoli territori, il tasso di povertà sale al nord e scende al sud. Questo perché il costo della vita è del
tutto diverso e campare con 1000
euro al mese in alcune città del nord
è assai più difficile che non nel meridione. Così anche le dichiarazioni dei redditi di una medesima categoria, evidenziano differenze incredibili tra regione e regione.
D’altro canto è pure vero che dal
1995 ad oggi è aumentato il divario nella suddivisione della ricchezza tra nord e sud, a tutto vantaggio del primo (lo scarto nel reddito equivalente è aumentato di 14
punti).
PAGINA 19
IL CETO MEDIO
NON ESISTE?
Altro tema in discussione è quello sul ceto medio, se sia cioè quello che sta soffrendo di più questa
fase. Per Massimo Baldini, le famiglie della classe media, anche
se in complesso non risultano in
assoluto impoverite, "sono leggermente più vicine ai poveri e decisamente più lontane dai ricchi rispetto a 10 anni fa". Dato che conferma come la percezione di povertà sia anche legata a ciò che fanno gli altri soggetti con cui quotidianamente ci confrontiamo nella società. E se ci pare che viaggino più spediti di noi, allora il morale si abbassa.
C’è poi anche da dire che è la nozione stessa di ceto medio a vacillare sotto i colpi della realtà. L’avanzare dell’economia low-cost, riduce distanze e modifica comportamenti e termini di paragone. Inoltre, guardando ai dati italiani, l’analisi di Massimo Baldini fa emergere una sorpresa. Guardando dentro al supposto ceto medio, si scopre come nell’ultimo decennio, le
cose siano andate del tutto diversamente per le famiglie di lavoratori dipendenti rispetto agli autonomi. "Per impiegati e insegnanti - spiega Baldini - dal 1995 al
2004, il reddito reale è cresciuto
del 3%, cioè meno dello 0,5% all’anno. Del tutto diverso il caso
dei lavoratori autonomi, per i quali invece il reddito disponibile reale è cresciuto del 4% all’anno. Dunque, mentre nel 1995 il reddito medio della famiglia di un impiegato o di un insegnante era praticamente uguale a quello di una famiglia di lavoratori autonomi, nel
2004 esso è sceso a solo il 77% di
quest’ultimo". Dunque il peggioramento c’è ed è netto.
AUTONOMI A CHI?
In questa serie di dati e di cifre che
raccontano la fisionomia della società italiana, c’è infine da fare
un’ulteriore raccomandazione. Ed
è quella del non generalizzare rispetto ai lavoratori autonomi, non
solo per quanto riguarda il tema
evasione (perché sicuramente tanti onesti ci sono), ma anche rispetto a chi autonomo lo è, ma per forza e non per scelta. Alludiamo,
semplificando, ai tanti giovani che,
sballottati tra i "famigerati" contratti co.co.co, le partite Iva e altro, vorrebbero tanto approdare al
lavoro dipendente, o almeno ricevere forme di tutela (previdenziale e assistenziale) più solide, ma
non ne hanno la possibilità. E questo pesa nella difficoltà di questi
giovani a costruire progetti di vita futura, come il mettere su famiglia o far figli. Non a caso i dati
della Banca d’Italia evidenziano
come a essersi impoveriti, tra il
1989 e il 2004, siano proprio i più
giovani (cioè quelli sotto ai 30 anni), mentre i redditi degli anziani,
nel raffronto, hanno retto meglio.
Ciò non cancella il fatto che la pensione media mensile sia intorno
agli 800 euro, ma semplicemente
propone un raffronto tra due segmenti di popolazione nell’arco degli anni.
Dopo tante cifre e dati c’è la conferma che il problema delle disuguaglianze nel nostro paese non
è una invenzione. E che, come nota Luciano Gallino nell’intervista
nelle pagine precedenti, i paesi che
hanno meno disuguaglianze rispetto all’Italia alla fine sono anche quelli che producono e innovano di più. L’equità, oltre che per
il suo valore etico e di giustizia sociale, è sicuramente una leva dello sviluppo.
Zucchero amaro
MILIONI DI UOMINI RIDOTTI IN SCHIAVITÙ PER LA CANNA
DA ZUCCHERO. FINO ALL’ARRIVO DELLA BARBABIETOLA...
di Pier Francesco Listri
L’uso alimentare dello zucchero è relativamente recente, ma antichissimo fra
i vari popoli è il gusto del
dolce. Imprigionata in
un’ambra rinvenuta sul
Baltico e risalente a milioni di anni fa è stata trovata un’ape. Si hanno le prove che in alcune grotte intorno a Valencia, in Spagna, già ottomila anni fa si
facesse la raccolta del miele.
ALL’INIZIO IL MIELE
Antichissimo del resto è
l’uso del miele, primo dolcificante della storia: si
vuole che Zeus fosse nutrito di miele; ad Efeso le
sacerdotesse portavano nomi di api; secondo la tradizione le api spalmarono
miele sopra le labbra di
Platone e di altri filosofi.
Tutt’oggi, nel Senegal, si
spalma il miele sulle labbra dei bambini appena nati, mentre è antica tradizione del mondo germanico
versare miele sulle mani
degli sposi. Tutto questo
perché “dolce è la verità”.
Miele e cera furono usati
nella liturgia antica e i grandi personaggi venivano
seppelliti nel miele. I Romani usavano miele nel vino (chiamato mulsum) e
facevano il panismellitus
che era pane di farina di
segale con miele e spezie.
I Greci invece dall’acqua
mielata traevano il melikratun. Queste abitudini
alimentari durarono fino
al Medioevo, quando Carlo Magno regolamentò,
con precise leggi, l’apicoltura, mentre molte abbazie continuarono a produrre miele.
Dolcificare dunque fu pratica diffusissima fra tutti i
popoli ma a lungo, per ottenerla, si usò appunto il
miele, oppure la zucca o
infine il siero dei fichi. Lo
zucchero vero e proprio
compare in Occidente con
le Crociate ma si vuole che
- in altre parti del mondo
- sia anch’esso antichissimo; s’intende però lo zucchero tratto dalla canna: i
primi a coltivarlo sarebbero stati i cinesi, ma i più lo
vogliono derivato dall’India, dove già nel 1200 a.C.,
sul Gange, si svolgevano
banchetti con “canne da
masticare” e Dario, re dei
Persiani, parla di una canna che produce il miele.
Anche la Bibbia cita la
“dolce canna”. Il nome sanscrito di sarkara designa-
va questo primitivo zucchero che per i Greci divenne saccharon e per i latini saccharum. Anziché
usarlo per uso alimentare,
a lungo lo zucchero di canna - ne parla anche Plinio
- fu usato soltanto in medicina. Tale rimase fin oltre il Medioevo e ancora
nel 1300 lo zucchero, raro e costoso, portato dalle
carovane che giungevano
ai porti del Mediterraneo
attraverso i deserti, fu considerato una medicina o
un lusso esclusivo dei banchetti dei potenti. Gli arabi, attorno al 1000, costruirono a Creta - il cui nome
arabo significa zucchero la prima raffineria industriale, ma una curiosità
vuole che gli stessi arabi
lo usassero negli harem
come depilatore.
ARRIVA LA CANNA
Via via che infittirono le
importazioni di zucchero,
a Venezia molte famiglie,
fra cui i Cornaro, si arricchirono tanto da essere
chiamati “re dello zucchero”. Si esigevano pedaggi
per il passaggio di questo
prodotto attraverso i vari
paesi, tanto che un pane di
zucchero poteva valere
quanto un pane d’argento
dello stesso peso. Era così prezioso che un quintale di zucchero donato dal
sultano d’Egitto al re di
Francia Carlo VII fu considerato un importante regalo. La città di Bruges ne
divenne un centro di smistamento.
Con la modernità, cioè con
le scoperte geografiche del
Cinquecento, la coltivazione di canna da zucchero, risultata inefficace in
Spagna, in Provenza e in
Sicilia, fu trasferita nelle
Isole di Madras e poi nelle Canarie spagnole. Pedro De Arranca portò canne da zucchero a Santo Domingo. L’imperatore Carlo V con lo zucchero si arricchì. Gli olandesi ne intensificarono la produzione nelle Indie e nelle Antille, così come fecero i
francesi nelle Antille in loro possesso.
È verso la fine del Cinquecento che lo zucchero da
medicinale diventa una golosità per le popolazioni e
il suo prezzo si fa più contenuto. Mentre il ministro
Colbert, nel 1670, incrementa le raffinerie francesi, all’inizio del Settecento la moda del cioccolato
e del caffè fa lievitare smisuratamente il suo consumo.
Se fino ad ora tasse e gabelle avevano gravato su
questo prezioso alimento,
ora esso diviene anche fon-
20 PRODOTTI7
te di soprusi e di sofferenza collettiva.
Prima di adottare la monocoltura del caffè, il Brasile vive della monocoltura dello zucchero. A lungo gli indigeni delle
isole sudamericane furono pagati o con
otri colmi di foglie di tabacco o con
otri riempiti di succo di canna. Ma la tragedia fu che per la coltivazione dello zucchero nel nuovo mondo furono catturati e trasferiti milioni di schiavi dalle coste dell’Africa. Qualcuno ha scritto che
“per le lacrime versate in suo nome lo
zucchero dovrebbe essere amaro”.
PRODUZIONE INDUSTRIALE
La rivoluzione accade nel 1745, quando
il chimico tedesco Marggraf, in un’esperienza all’Accademia di Berlino, mostra
come si può estrarre zucchero dalla barbabietola. Trent’anni dopo un altro scienziato, il chimico Achard, progetta e
realizza la prima raffineria industriale.
Napoleone impone poi la coltivazione
di 32.000 ettari di barbabietola e fonda
nel 1810 la prima fabbrica di zucchero
a Passy. La rivoluzione della barbabietola travolge quella della canna e si assiste al crollo delle economie nelle isole delle Antille e nel Brasile. Ora lo zucchero è diventato quel bene economico,
diffuso e di larghissimo impiego, che anche noi conosciamo.
Interessante anche la storia dei suoi derivati. Già Marco Polo parla di un vino
tratto dallo zucchero che ubriaca con facilità: in realtà il grande viaggiatore si
era imbattuto in quel liquore che noi chiamiamo rum. Infatti il vino di zucchero
prende il nome dall’abbreviazione inglese di rumbullon, dal gergo creolo. In anni recentissimi, esattamente dal 1970, vi
è più produzione che consumo, cosicché
grandi quantità di zucchero sono trasformate in alcool. Ma la scoperta più incredibile è che la crisi del petrolio ha fatto
sì che lo zucchero divenisse un carburante: molte auto del mondo latino-americano sono alimentate da un carburante tratto dall’alcool derivato dalla canna
da zucchero.
PAGINA 21
RINASCE LA VIA FRANCIGENA 1600 chilometri di storia natura, arte e spiritualità
di Paolo Maggi
Un percorso lungo il quale sorgevano
Ci mise due mesi l'arcivescovo di Can- in continuazione alberghi, locande, roterbury Sigerico, nel 994 a raggiun- mitori, spedali, abbazie, ostelli e città.
gere Roma per venerare il luogo del Le crociate dettero un forte impulso al
martirio dei Ss. Pietro e Paolo. Quasi traffico lungo la Francigena come
1600 chilometri che Sigerico nel viag- itinerario per il Santo Sepolcro, ma fu
gio di ritorno annotò nel suo diario in con il Giubileo lanciato da Bonifacio
80 tappe.
VIII nel 1300 che si trasformò in una
Canterbury, a sud est di Londra poi Do- vera e propria autostrada europea anver e attraverso la
te litteram.
Manica in FranOggi il vecchio
cia a Calais,
tracciato medieBruay, Arras,
vale, dopo secoReims, Chalons
li di abbandono
sur Marne, Bar
è tornato d'intesur Aube, Besanresse non solo locon, Pontarlier,
cale, tanto che la
Losanna, passato
Commissione
il Gran San BerEuropea ne ha
nardo Aosta,
fatto una vera
Ivrea, Vercelli, Papriorità, subivia, Piacenza, Parto raccolta
ma, Fornovo di
anche dal noTaro, Pontremo- Itinerario da Sutri a Roma. Disegno di Massimo Tosi stro ministero per
li, Aulla, Luni,
i Beni culturali.
Lucca, S.Gimignano, Siena, S.Quiri- L'esempio è il “Cammino di Santiago
co d'Orcia, Viterbo, Sutri, erano alcu- di Compostela” attraversato da milione delle soste di quel percorso che ni di pellegrini. Detto fatto. Nel nodivenne la “guida” di una moltitudine vembre scorso è stato inaugurato prodi pellegrini e viaggiatori del nostro prio dal decano di Canterbury, con una
continente e che prese il nome di Via sorta di “posa della prima pietra” il
Francigena perché provenienti dalla “Km 0” della Via Francigena.
Francia, ma anche di Via Romea, sia L'ampio tratto della via Francigena che
perché i pellegrini erano detti “Romei” si snoda attraverso la Toscana e il
sia perché avevano come destinazio- Lazio è sicuramente uno dei più intene Roma.
ressanti e suggestivi in grado di attrarre i passi dei nuovi pellegrini alla ricerca di raccoglimento, spiritualità,
ma anche di luoghi d'arte, naturali, storici o urbanistici da vedere, scoprire,
visitare.
Proprio per attrezzare e riqualificare
l'antico percorso, l'Associazione romana Civita ha messo in cantiere il
progetto “La via Francigena in ToscaCapranica, lunetta del portale del Duomo
ricollocata nella facciata dell’Ospedale
na e Lazio. La quotidianità della fede,
Veduta della Posta di Radicofani
la straordinarietà del viaggio” che, grazie al finanziamento dell'Ente Cassa
di Risaprmio di Firenze, della banca
CR Firenze e della Fondazione Cassa
di Risparmio di Roma ha già realizzato due volumi: “Le soste dei pellegrini lungo la via Francigena: Toscana e
Lazio” curato da Renato Stopani, e “La
valorizzazione della via Francigena”,
curato da Sandro Polci.
Il volume di Stopani propone un'analisi storica, artistica e religiosa, dei tratti toscani e laziali della Francigena,
con le descrizioni dei luoghi di sosta
dei pellegrini, attraverso il passo della Cisa, Pontremoli, Lucca, San Gimignano, San Quirico D'Orcia, Acquapendente, Bolsena e Viterbo, fino a Roma, mentre il volume a cura di Sandro Polci presenta uno studio di fattibilità per la definizione di un quadro
comune di intervento per il rilancio turistico della Strada ed è rivolto soprattutto alle amministrazioni. In cantiere
anche una guida pieghevole per il pellegrino.
Nel mese scorso è stato intanto inau-
Pontremoli, veduta del ponte sul torrente Verde
gurato il percorso Montefiascone-Bolsena in provincia di Viterbo, importante snodo di collegamento fra il Lazio e la Toscana. I prossimi interventi di ripristino riguarderanno la zona
empolese.
LA VIA FRANCIGENA
IN PROVINCIA DI SIENA
Nel tratto toscano, la via Francigena
passava dalla Lunigiana, toccava Lucca, varcava l'Arno in prossimita' di Fucecchio, risaliva la valle dell'Elsa per
raggiungere Siena dove, percorrendo
le valli dell'Arbia, dell'Orcia e altre minori, usciva dalla Toscana per entrare nel Lazio superando le alture poste tra Radicofani e il Monte Amiata.
L'attuale strada statale 2 segue in buona parte questo percorso, ma e' ancora possibile vedere, tra boschi e campi coltivati, le pietre dell'antico tracciato. E soprattutto chiese, pievi, ca-
PAGINA 23
tel. 0577/241254, fax 0577/241251,
e' disponibile la carta con guida turistica della via Francigena realizzata in collaborazione con il Touring Club Italiano. Quattro gli itinerari consigliati: dalla Val d'Elsa
a Siena; Siena e la via Francigena;
da Siena a San Quirico D'Orcia; da
San Quirico d'Orcia a Radicofani
(Provincia di Siena - http://www.provincia.siena.it/default.asp)
FIRENZE ADERISCE
ALL'ASSOCIAZIONE
VIE FRANCIGENE
Lucca. Cattedrale di San Martino: la lapide con il labirinto
stelli, fortificazioni, ospedali, resti di strutture ricettive, che rendevano il viaggio, considerati i tempi, abbastanza confortevole. Alcuni di questi monumenti sono in via
di recupero grazie a un progetto
finanziato dalla Comunita' Europea
attraverso la Regione Toscana.
Presso l'ufficio turismo della Provincia di Siena, piazza Duomo 9,
Il Comune di Firenze aderisce, come socio sostenitore, all'Associazione Europea delle Vie Francigene, l'antico itinerario medievale che
collega Canterbury a Roma passando per la Francia, le Alpi, la Pianura Padana e gli Appennini, che ha
ricevuto dal Consiglio d'Europa il
diploma di menzione di Grande Itinerario Culturale Europeo. Lo ha
reso noto l'assessore all'ambiente
Claudio del Lungo. "La via Francigena non tocca il territorio del Comune di Firenze - ha precisato Del
Lungo - ma attraverso la ciclopista
dell'Arno ed altri itinerari verdi potremo connetterci a questo importante itinerario turistico naturale,
pedonale, ciclabile ed ippico, come
avviene per il Camino di Santiago
in Spagna". Lo scopo dell'associazione è quello di svolgere iniziative volte a far conoscere, tutelare,
promuovere, valorizzare, le Vie Francigene europee, collegando gli enti e le realtà locali con il Consiglio
d'Europa, le istituzioni comunitarie
e l'Istituto Europeo degli Itinerari
Culturali di Lussemburgo, nel progetto di recupero e rivitalizzazione
di una strada che ha rappresentato
e può ancora oggi rappresentare
l'unione e la comunicazione tra le
diverse culture dei paesi europei.
di Paolo Maggi
“E’poesia di denuncia! Apro e leggo e da tutte le parti trovo denuncia e sdegno”, esclama Idana Pescioli con stupore rinnovato, nel rileggere, qua e là, le sue stesse poesie raccolte nell’antologia ”Idana
oltre la parola”, appena pubblicata a cura di Franco Manescalchi per
le Edizioni Polistampa. Una raccolta che nasce da una decina di libri di poesie, piccoli e meno piccoli, pubblicati in oltre cinquant’anni.
460 pagine fitte che dal 1963 si snodano fino ad oggi attraverso un percorso intimo ma sempre intrecciato e partecipato con la vita sociale
e politica, impregnato d’amore per
la natura e per la cultura. Fresche
pennellate di parole che cantano,
raccontano, urlano e spesso denunciano, a partire dai giorni lontani
della scuola fra gli Olivi di Settignano dove la giovane maestra Idana Pescioli insegnava in mezzo ai
piccoli delle elementari, senza cattedra e senza voti. Venivano da tutte le parti d’Europa a vedere il suo
lavoro innovativo, mentre qui per
molti, era “l’insegnante comunista
che faceva cose strane”. In America in quegli anni fu pubblicato un
libro sulla scuola italiana in cui si
parlava in maniera entusiastica dell’esperienza di Settignano.
“C’era un grande scalpore intorno
a quella scuola tanto che un giorno – racconta Idana Pescioli –, arrivarono da Roma ben due ispettori del Ministero, ma anziché trovare motivi per cacciarmi furono colpiti in tal modo da farmi i complimenti. Li accolsero i bambini di
una seconda elementare che gli spiegarono cosa si faceva, mostrarono
le pitture, i giornali, parlarono della nostra organizzazione che prevedeva piani mensili e resoconti
settimanali sul lavoro svolto. E’
straordinario come i bimbi sin da
piccolissimi riescano a dire di se
stessi”.
Come ha scritto Franco Manescalchi “Il filo che lega l’insieme dell’opera di Pescioli è lo spazio-tempo dove matura la parola poetica,
“Idana oltre la parola”
la poesia come risveglio
testimoniale e profetica”. “Se dovessimo raffigurare Idana come un
fiume – scrive ancora Manescalchi
- diremmo: la sponda civile dell’educatrice che ha segnato la storia della pedagogia del secondo Novecento e la sponda della poetessa
capace di cogliere le sottili e misteriose trame della vita, danno luogo a un canto di cui appunto le variazioni stilistiche sono le onde che
ne intrecciano la voce. Una voce di
alta drammaticità, capace di coniugare grazia, disperazione, invettiva e profezia, partendo sempre dalla propria condizione esistenziale
e storica”.
Ed ecco che s’incontrano i luoghi
di Idana come la Loggetta e la valle del Mensola, la Versilia e l’Elba, il mare di Fiumetto, Campiglia
e San Fruttuoso, Le Cinque terre e
la natura sempre presente e fondamentale, come nella poesia Perderò i pioppi che recita “Anche tremuli i pioppi perderò – quando alti i palazzi – prepotenti – costruiranno. Ampio verde era – il campo
– una volta a grano – avena a fieni – coltivato”, scritta il 29 settembre 1994 per raccontare la distruzione di un pezzo di verde per costruire “cento rifugi per ogni famiglia – più piatti – più fitti – saranno. Si sa più dura – la convivenza
– le strade strette – acri – che sal-
gono i veleni. E noi qui – ad ogni
respiro – sentire acuta – toracica –
la trafitta”.
Poi ecco tanti personaggi cari come Capitini, Don Lorenzo, Carla
Fracci o Pasolini, Albertazzi e le
vicende dell’Università, quell’università dove ha insegnato per tanti anni cantata-raccontata in tante
poesie come La più lunga occupazione di Magistero, Non è il sessantotto oppure La grande cacciata.
Oltre ad aver fatto “innamorare i
piccini alla scuola” e appassionare gli studenti e gli insegnanti nelle aule universitarie come docente
nel Dipartimento di Scienze dell’Educazione a Firenze, Idana ha
lavorato incessantemente al rinnovamento di metodi e contenuti nella formazione degli adulti e dei bambini. Nel 1966 ha costituito al Magistero di Firenze, il GUSIAS (Gruppo Universitario di Studenti e Insegnanti per l’Aggiornamento attraverso la Sperimentazione), sull’idea dello scambio di esperienze
fra studenti di Pedagogia e insegnanti in servizio nella scuola pubblica,coinvolgendo adulti e bambini. Negli anni 70-80 ha dato vita
al Laboratorio di Didattica Sperimentale Pluridisciplinare e al giornale “Bambini=Nonviolenza”.
“Idana oltre la parola” sarà presentato ufficialmente nella prossima
primavera nell’ambito delle iniziative per festeggiare il 40° della nascita del Gusias.
Intanto nel maggio scorso nella sala del Gonfalone della Regione a
Firenze, in occasione della festa
promossa dalla allora assessora alla cultura della Toscana Mariella
Zoppi per rendere omaggio pubblicamente alla “grande pedagogista”, il libro, ancora in bozze, ha
avuto un prestigioso cantore in Giorgio Albertazzi, che ha recitato alcune delle poesie a lui più care.
POESIA
22 ITINERARI
di Paolo Maggi
Terza edizione
del Premio Capelli
Il premio dedicato a Gabriele Capelli, giornalista scomparso nel 2004, è giunto alla terza edizione. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Stampa Toscana,
con il supporto dell’Ordine
regionale dei giornalisti, dopo il successo delle scorse
edizioni, con un totale di 81
partecipanti, si ripropone
con la pubblicazione del bando 2006.
L’iniziativa nasce dall’attività del Comitato Amici del
Premio Capelli per incoraggiare la formazione e il lavoro di giovani redattori della carta stampata toscana
con il conferimento annuale di 5000 euro al miglior
servizio del 2006. Possono partecipare concorrenti
non oltre i 35 anni (pubblicisti, praticanti e professionisti iscritti all’Ordine
dei Giornalisti della Toscana nonché altri collaboratori e stagisti di quotidiani e
periodici toscani).
I candidati dovranno far pervenire all’Associazione
Stampa Toscana entro il 15
gennaio 2007 un solo servizio pubblicato nel corso del
2006, oltre a un sintetico
curriculum vitae. Il materiale va consegnato in ori-
ginale cartaceo con 5 fotocopie e in file word all’indirizzo [email protected]. Bando e scheda di partecipazione da compilare sono a disposizione
nella sede dell’AST. Per informazioni tel. 0552398358.
Da Firenze appello
in difesa del pianeta
New Orleans, Dresda, Budapest, Venezia e Firenze,
cinque grandi citta' del mondo che hanno subito catastrofi naturali, insieme
per l' ambiente. I sindaci di Firenze, Leonardo Domenici; di
Budapest,
Ga'bor Demszky; di Dresda, Christian Korndoerfer;
di Venezia Massimo Cacciari e l'ambasciatore culturale di New Orleans, Irvin
Mayfield, alla presenza del
senatore americano Edward
Kennedy hanno firmato, in
Palazzo Vecchio a Firenze,
un appello comune per la difesa del pianeta e dei patrimoni culturali e naturali
dell' umanita' dai disastri naturali.
Segni d’amore
a Lucignano
Quarto anniversario
per “Segni d’amore”
la manifestazione che
proietta Lucignano
fra le mete più appetitose per gli innamo-
rati. Nella cittadina aretina
il 14 febbraio alle 19 in punto nei locali del Museo comunale scatta una serata all’insegna dell’”Albero degli innamorati”, o meglio
dell’Albero d’oro che, custodito nel museo, rappresenta l’unico esempio al
mondo di reliquiario a foggia d’albero. Alto più di 2
metri, la sua realizzazione
ha richiesto oltre centoventi anni di lavorazione: iniziato nel
1350, è stato terminato
nel 1471 dall'orafo senese Gabriello
D’Antonio.
La composizione in rame dorato e
argento, le
decorazioni
con smalti,
cristalli di rocca e coralli ne
fanno un oggetto artistico
di raro pregio e di straordinaria bellezza. Secondo
la leggenda l’albero d’oro è
di buon auspicio, per gli innamorati che si recano ad
ammirarlo e che lasciano
mazzolini di fiori d’arancio.
Il programma della serata
prevede la rappresentazione di alcuni frammenti letterari e teatrali interpretati
da Marzia Fontana e Francesco Testi con il commento musicale della flautista
Spinella Dell'Avanzato, una
visita al Museo, l'aperitivo
nella Sala del Consiglio e la
tradizionale cena degli innamorati per la quale i ristoratori di Lucignano prepa-
reranno un menù speciale
dedicato a una coppia celebre della letteratura e del mito: da Apollo e Dafne a Paolo Francesca, da Lancillotto a Ginevra a Tristanoe Isotta. A tutti i partecipanti sarà consegnata una copia del
“Canzoniere” di Francesco
Petrarca.
Laurea honoris causa
a Roberto Benigni
Laurea honoris causa in Filologia moderna conferita
dall'universita a Roberto Benigni. La proposta formulata da docenti del Dipartimento di italianistica intende “essere ungiusto riconoscimento ad una personalita' che ha dato una lettura
non tradizionale della nostra cultura, recuperando di
questa tradizione tutta la forza espressiva. Questa estate l' attore aveva animato 13
serate in piazza Santa Croce a Firenze recitando canti della Divina commedia.
Cresce la produzione
della cipolla di Certaldo
In crescendo, la produzione e l’interesse per la cipolla di Certaldo, ortaggio dal
gusto dolce e delicato, dalla forma rotonda con schiac-
PAGINA 25
ciamento ai poli, di colore
rosso-violaceo. Se ne parlava già nel dodicesimo secolo e i Conti Alberti la vollero emblema dello stemma
comunale di Certaldo, mentre il Boccaccio la celebra
in un racconto del suo De-
camerone. Dal 2001 dieci
produttori facenti capo al
Consorzio Certaldo 2000
hanno ripreso la produzione delle due varietà: la statina che si semina fra luglio
e agosto e si trapianta del
tardo autunno, per essere
poi pronta per il consumo
alla fine di maggio e la cipolla Vernina che si semina
fra novembre e gennaio, per
poi trapiantarla e raccoglierla a metà agosto. L’ultimo
raccolto di Statina ha prodotto circa 250 quintali, mentre la Verdina va oltre i 300
quintali di produzione finale. Dalla cipolla di Certaldo si ottiene anche una splendida marmellata.
Cetica saluta il gasolio
e si riscalda a legna
Cetica, è diventato il primo
paese toscano “teleriscaldato a legna”. E' stato inaugurato infatti nei giorni scor-
so nel piccolo borgo del comune casentinese di Castel
San Niccolò, l'impianto di
teleriscaldamento a a scaglie di legna che riscalderà
quindici abitazioni, la pieve, il museo e la sede della
pro loco. L'iniziativa di Arsia (Agenzia della Regione
Toscana per lo sviluppo e
l’innovazione nel settore
agricolo e forestale) e Regione Toscana rientra fra le
attività pilota del progetto
di cooperazione transnazionale "Sviluppo della filiera
foresta-legno-energia attraverso il rafforzamento dell'associazionismo forestale".
L’utilizzo del nuovo impianto consentirà un risparmio
energetico del 35 per cento,
ed un importante risparmio
economico: con le biomasse si ha infatti un costo annuo di circa 6.500 euro (6/7
euro al quintale il costo del
cippato, piccole scaglie provenienti dai tagli selvicolturali) contro una spesa alternativa di gasolio pari a
36.700 euro; 4-5 anni invece l’ammortamento stimato per il costo (210mila euro) della caldaia. L’impianto alimentato con 100 tonnellate annue di cippato riscalderà gli ambienti e fornirà acqua calda alle abitazioni ed edifici pubblici, grazie ad un rete di teleriscal-
damento di 575 metri di lunghezza, attraverso una caldaia (da 406 kw) installata
in un’area centrale agli edifici interessati (in totale 12mila metri cubi), caratterizzata da elevati standard di sicurezza ed affidabilità, e da
un’alta resa termica. L’approvvigionamento del cippato per l’alimentazione dell’impianto di teleriscaldamento è ampiamente assicurato dal legname proveniente dall’ordinaria gestione forestale dei boschi esistenti.
21 “chiocciole”
alle osterie toscane
21 osterie toscane premiate con la “Chiocciola”, lo
speciale riconoscimento attribuito dalla guida 2007 di
“Osterie d’Italia - sussidiario del mangiarbere all’italiana” di Slow Food. La Toscana risulta così la regio-
ne più premiata insieme alla Lombardia. Quest’anno
sono stati insigniti della
“chiocciola” in tutto 200 locali, particolarmente in sintonia con la filosofia Slow
Food per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza. Complessivamente la guida, giunta alla diciassettesima edizione, propone ben 656 soste di piacere, osterie, trattorie, ristoranti, enoteche
e aziende agrituristiche. Le
osterie premiate con la
“chiocciola” in Toscana Sono: Antica fattoria del Grottaione a Castel del Piano
(Gr), La Solita zuppa a Chiusi (Si); il Cibreo e Mario a
Firenze; Locanda Borgo antico a Lucolena (Fi); Hosteria la vecchia rota di Marciano della Chiana (Ar);
Osteria Bonanni a Montelupo Fiorentino; Il frantoio
di Montescudaio (Pi); Il Pozzo di Pieve Fosciana (Lu);
Il Garibaldi innamorato,
Piombino )(Li); Re di Puglia, Coltano (Pi); Da Bussé, Pontremoli (Ms); La tana degli orsi, Pratovecchio
(Ar); Boscaglia opificio del
Bosco, Radicandoli (Si);
Osteria del carcere di San
Gimignano (Si); La vecchia
cantina, Maresca (Pt); Da
Gagliano, Sartiano (Si), Hosteria il carroccio (Si); Il Caminetto da Ghigo, Suvereto (Li); Costachiara e L’acquolina di Terranova Bracciolini (Ar).
Ai vini toscani
48 “cinque bottiglie”
Con ben 48 riconoscimenti, e' la Toscana che quest'anno ha ricevuto dalla Guida
dell'Espresso il maggior numero di vini a '5 bottiglie'.
Tra i fregiati i grandi Brunello del 2001 e alcuni rossi del Chianti 2003. Il Piemonte vede invece provvi-
AGENDA
AGENDA
24 BREVI
soriamente ridimensionato
il suo palmarés, con 21 vini premiati. Per la Guida i
migliori vini in tutta Italia
sono 131, ossia meno dell'1%
dei circa 20.000 vini assaggiati, di cui circa 10.000 selezionati; 13 le migliori aziende, tra le oltre 2.000 recensite.
Pisa e Livorno
le più virtuose
Sono Pisa e Livorno le città toscane più impegnate sul
fronte della qualità ambientale. E Pisa si afferma su Livorno per pochi decimi di
percentuale. Lo dice 'Ecosistema urbano 2007', il rapporto annuale di Legambiente sulla qualità ambientale
delle città italiane. Pisa e Livorno si sono attestate rispettivamente al sesto e nono posto nella classifica nazionale dei 103 capoluoghi
di provincia italiani più ecosostenibili. Seguono Siena
(20ma posizione), Prato
(26ma), Massa (37ma) e
Lucca (38ma). In Toscana
la performance peggiore é
invece quella è quella di Pistoia posizionata al 74mo
posto. Migliorano, rispetto
al precedente rapporto, Firenze e Grosseto collocan-
dosi rispettivamente al 40mo
e 46mo posto, prima di Arezzo (57ma). Il rapporto evidenzia inoltre che Pisa è la
prima città in Italia per quanto riguarda la minore concentrazione di Pm10 ma si
attesta alla 102ma posizione per la produzione di rifiuti, seguita da Massa
(103ma) che invece è il primo capoluogo italiano per
numero di aree verdi rispetto al numero di abitanti. Livorno si trova tra le posizione di vertice per l'efficienza e la capillarità della depurazione delle acque. Siena, Pisa e Massa sono invece ai primi posti della classifica nazionale per quanto
riguarda le Ztl, mentre Lucca, Massa, Firenze e Grosseto spiccano tra le prime
10 città italiane per numero di isole pedonali.
CECINA
A maggio di scena
le mountain bike
Domenica 6 maggio 2007
si disputerà la decima edizione della manifestazione nazionale in mountainbike a carattere agonistico
ed escursionistico denominata “Gran Fondo Costa degli Etruschi” organizzata a
Marina di Bibbona dal
Mountain bike club Cecina.
La 'Granfondo Costa degli
Etruschi' ha ormai conquistato un proprio spazio nell'ambito delle manifestazioni di livello nazionale. Il numero dei partecipanti è salito dai 347 del 1998 ai 1552
del 2006. Immutate saranno le linee generali organizzative e la filosofia gestionale che fino ad oggi è stato il filo conduttore vincente del team cecinese come
quella di inserire l'evento
ciclistico tra una serie di interessanti iniziative di vario genere tra le quali la
'Granfondina del Mare', riservata ai bambini dai sei ai
dodici anni, che tanto successo ha avuto nelle scorse edizioni sotto la regia di
Paola Pezzo e di Annabella
Stropparo e di altri campioni delle due ruote.
RIGNANO SULL’ARNO
Pesci da “vedere
e toccare”
Nel Centro Terapeutico Europeo di Torri di Rignano
sull’Arno è stata inaugurata la “vasca tattile”, prima in Italia al di fuori degli
acquari. Così anche i diversamente abili, non vedenti
e anche scolaresche posso-
no entrare direttamente in
contatto con i pesci, toccandoli e osservandoli da vicino, aiutati da un percorso
con pannelli scritti e fotografici che illustrano le caratteristiche e la vita dei pesci. La vasca tattile è stata
realizzata dalla Federazione Italiana Pesca della Provincia di Firenze, sul terreno donato dal Centro Terapeutico Europeo. Il nastro
è stato tagliato dal Presidente della Provincia Matteo
Renzi, presenti anche l’Assessore all’Ambiente Luigi
Nigi, il Sindaco di Rignano
sull’Arno Gianna Magherini e il Presidente della FIPSAS di Firenze Vinicio Berti.
Romgna e la Toscana, dove
è presente la più numerose
e pregiata popolazione di
cervidi d’Europa. L’operazione si inserisce nel progetto di reintroduzione della specie nell’area protetta
abruzzese che il Parco sta
portando avanti in collaborazione con l’amministrazione provinciale guidata
da Giuseppe De Dominicis
per far fronte alla drastica
riduzione di esemplari registrata dalla metà del secolo scorso sull’Appennino
abruzzese.
Cervi dalla Toscana
al parco del Gran Sasso
Sei giovani cervi, 4 femmine e 2 maschi, sono stati li-
Al maestro Lanzetta
il Premio Firenze
Il Maestro Giuseppe Lanzetta, direttore artistico e
fondatore dell’Orchestra,
ha ricevuto il premio speciale per la musica nell’ambito del “XXIV Premio Firenze” di Letteratura e Ar-
berati nel territorio del Parco del Gran Sasso-Monti
della Laga, in Abruzzo. Gli
esemplari erano stati catturati a metà novembre nel
comprensorio Acate (Area
cervo appennino Tosco-Emiliano), a cavallo tra le province di Pistoia, Bologna
e Prato, e provengono dalla Riserva Statale Acquerino, situata tra l’Emilia, la
ti Visive organizzato dal
Centro Culturale Firenze
Europa "Mario Conti".
Il Premio è stato consegnato all’Orchestra, come ricordo dei 25 anni di attività (nel 2007 saranno 27 le
stagioni concertistiche organizzate), con la motivazione, nei confronti di Giuseppe Lanzetta, di “aver fortemente voluto la costitu-
AGENDA
PAGINA 27
AGENDA
26 BREVI
zione di questa orchestra e
di essersi adoperato negli
anni per lo sviluppo e la diffusione della musica classica in genere”.
“Più uso meno butto”
l’Abc del consumo
Ciascuno dei 25.000 allievi che frequentano la quinta elementare nelle scuole
toscane entro febbraio 2007
riceverà una copia di “Più
uso meno butto”. Si tratta
di un libretto accattivante
che facendo leva su un linguaggio ironico e su illustrazioni divertenti si rivolge ai bambini di dieci anni
per cercare di incidere sui
loro comportamenti rispetto ai modi di consumare e
per farli riflettere sul problema dei rifiuti. Pubblicato per la Regione Toscana
dalla casa editrice Giunti, il
libro, che contiene anche
tutte le informazioni a scala toscana relative alla produzione di rifiuti, al loro
smaltimento, alla raccolta
differenziata e al recupero
delle materie prime-seconde. La pubblicazione e la
diffusione capillare del volume sono una delle tante
facce dell'impegno regionale per centrare i due obiettivi cruciali nel settore dei
rifiuti, che sono la riduzione della produzione del 15%
e il raggiungimento del 55%
della raccolta differenziata entro il 2010.
Per contribuire fattivamente alla sensibilizzazione e al
cambiamento di abitudini
dei più giovani, il libro è abbinato anche ad un concor-
so. I ragazzi avranno tre mesi di tempo per ideare e mettere in pratica delle azioni
positive per aumentare il recupero dei materiali e la raccolta differenziata. Le azioni migliori saranno poi selezionate e premiate nell'ambito della edizione 2007 di
Terra Futura, in programma
dal 18 al 20 maggio.
Spiagge a rischio
di “estinzione”
Le spiagge italiane sono sempre più a rischio di "estinzione": negli ultimi 50 anni quasi 1.200 chilometri di
coste sono già stati sommersi dal mare, e il fenomeno
dell'erosione, secondo uno
studio dell'Agenzia per l'ambiente, si sta aggravando.
Le regioni più colpite sono quelle del Centro-Sud.
Dei 5mila chilometri di coste balneabili (l'Italia ne ha
in totale 8mila), ben 2.400,
secondo lo studio, sono coinvolti da una "dinamica evolutiva significativa", e di
questi la metà sono a livello di allarme, con "arretramenti medi superiori ai 25
metri fronte mare". Le regioni più colpite sono la Sicilia con 313 chilometri,
la Calabria con 208, la Puglia con 127, la Sardegna
con 107 chilometri, il Lazio
con 63 e la Toscana con 60
chilometri. Mentre rispetto
alla lunghezza delle coste,
la maglia nera per percentuale di arenili a rischio va
alle Marche con il 38,6%
dei litorali, seguita da Basilicata (38,1%), Molise
(34,7%), Calabria (32%).
Dal 2003 al 2005
476 reati contro i fiumi
In Toscana dal 2003 al 2005
sono stati commessi ogni
mese oltre 13 reati nelle acque interne per un totale di
476 reati, di cui 428 illeciti amministrativi e 48 penali.
Sul piano nazionale la Toscana e' la terza regione per
numero di reati penali e amministrativi commessi a danno dei fiumi dal 2003 al
2005, preceduta soltanto dal
Lazio e dall'Abruzzo. Dati
allarmanti e ancor più pesanti se teniamo conto che
tengono conto solo gli illeciti accertati dal lavoro
svolto dal Corpo forestale
dello Stato, senza tenere conto di quelli accertati dalle
altre forze di polizia che concorrono alla salvaguardia
dei fiumi (Carabinieri del
N.O.E., Polizia Fluviale, Vigili Urbani, ecc.).
PAGINA 29
Festa per il 120° compleanno
di Legacoop e Unione Amiatina
di Leonardo Savelli
“Quando ero piccolo alla Coop del
mio paese, Castell’Azzara, servivano la pasta nella carta gialla, lo
zucchero, le acciughe e il passato di pomodoro sfuso. Gestiva
il negozio un uomo che si chiamava Giuseppe. Per tutti era ‘Peppe
della Coop’. Oggi quando qualcuno rammenta Peppe della Coop, molti chiedono di specificare se si tratti del vecchio gestore o di me, che
mi chiamo Giuseppe, sono di Castell’Azzara, e che faccio il presidente di questa grande cooperativa”. Era emozionato Giuseppe
D’Alessandro quando ha preso il
microfono e ha cominciato il suo intervento, davanti alla platea del teatro di Piancastagnaio gremito di soci, sindaci e dirigenti cooperativi venuti a dare, e darsi, gli auguri di un
buon 120esimo compleanno.
Anzi di doppio 120° compleanno.
Mentre infatti nell'autunno del 1886
a Milano 100 delegati in rappresentanza di 248 società cooperative e
di 70mila soci davano vita alla Federazione Nazionale delle Cooperative che poco più tardi sarà chiamata Lega delle Cooperative, sull'Amiata nasceva a Castell'Azzara,
frutto dello spirito cooperativo delle prime società di Muto Soccorso, la Coop “Rabezzana”. Fu proprio dalla fusione della Coop Rabezzana con la Cooperativa Risorgimento di Bagnore e un altro manipolo di piccole cooperative animate da un profondo e coraggioso
spirito solidaristico che nel 1961
prese le mosse la Coop Unione Amiatina.
L’emozione si è trasformata in com-
mozione
raccontando questo
aneddoto, che bene sintetizza il
legame forte tra presente e futuro
dell’Unione Amiatina, e tra la vita
stessa degli individui e quella della
cooperativa.
Lo riassume meglio anche dell’introduzione storica fatta dal sottoscritto, della quale, com’è ovvio,
tralascio i dettagli e le citazioni gramsciane, depositando nella presente
cronaca solo uno slogan banale, per
dire che i valori e le ispirazioni di
ieri muovono (e devono muovere)
l’agire di oggi; che la cooperazione
resta un grande progetto per la costruzione di un’economia solidale,
fatta dal basso, “Altra” rispetto alle logiche capitalistiche: “La Coop è e sarà, quello che è e che fu; altrimenti non è e non sarà”.
Un applauso e D’Alessandro ha con-
tinuato lucidamente a non seguire
il suo intervento scritto ed a parlare
a braccio. “Negli ultimi anni ci siamo ingranditi, abbiamo allargato i
nostri orizzonti strategici e territoriali, arrivando ad aprire punti
vendita persino in Umbria. Occorre andare avanti sulla strada dello sviluppo, ma non mancano insidie e problemi che ci mettono in
grossa difficoltà. Voglio essere sincero: ci sono difficoltà per quanto
riguarda lo sviluppo. Lo dico proprio oggi, perché le celebrazioni siano un momento di festa ma anche e
soprattutto di riflessione. Intervenendo in Umbria ci siamo candidati, a prezzo di grandi sacrifici, a ricoprire un ruolo e uno spazio in aree
simili all’Amiata, dove era necessario applicare modelli commerciali fondati sui piccoli negozi di vicinato.
Per il presidente altre insidie arrivano dal mondo della politica. Di una
parte politica che chiede inchieste
sulle coop, che chiede la cancellazione dei cosiddetti privilegi per le
cooperative. “Non comprendono
che svolgiamo per statuto un ruolo
sociale oltre che economico, riscon-
trabile nei prodotti che vendiamo,
nei vantaggi che pratichiamo, nelle
iniziative di solidarietà e per i soci
che finanziamo. O forse lo comprendono e proprio questo ci attaccano.
Proprio questo dà loro fastidio, perché è fuori della sola logica che concepiscono, ovvero quella del mercato e del profitto fine a se stesso.
Una logica che non prevede soggetti estranei, atipici, ad operare nel
mercato”.
“Del resto – ha proseguito – viviamo in un’epoca storica in cui lo stato dismette e privatizza, e tutta l’economia è in mano a grandi lobby e
gruppi economici. Ecco quindi che
il mondo cooperativo è l’unico soggetto di alternativa, quasi di resistenza, che mantiene, pur tra mille
difficoltà, valori e tradizioni forti
che pongono al centro dell’interesse la gente comune. La Coop è i suoi
stessi soci”.
D’Alessandro ha concluso facendo
un appello a lavorare per favorire la
creazione di una nuova generazione nella cooperazione; ad aprirsi,
a sperimentare sempre nuove forme di partecipazione, e a stimolare l’identità cooperativa all’interno,
tra il personale, e all’esterno tra i soci e i consumatori.
L’ultimo relatore, che ha preceduto
i saluti, tra gli altri, di Fabrizio Pasquini dirigente di Unicoop Tirreno ed ex presidente di Coop Ribolla (che non molti anni fa fu ad un
passo dalla fusione con CoopAmiata) è stato Fabrizio Silei collaboratore e docente della Scuola Coop.
Silei ha parlato per oltre un’ora, con
un linguaggio semplice e franco,
non rinunciando a dare sferzate di
stimolo in ogni direzione. “Dovremmo imparare per prima cosa a comunicare la Coop, la nostra identità, la nostra diversità. Asaper rispondere alle domande banali di un bim-
bo che ti chiede: che differenza
c’è tra voi e gli altri, non siete forse
supermercati entrambi?”
“Una diversità, la nostra – ha incalzato Silei - che dà fastidio. Noi siamo palesemente incompatibili con
il sistema. Noi infrangiamo le leggi del mercato che si basano sulla
netta separazione tra venditore e
consumatore: se sono la stessa cosa, come nel nostro caso, per qualcuno non vale. Non vale perché il
presupposto del mercato è quello
del venditore che lucra sul consumatore”.
“Ci viene fatto presente che i prezzi di alcuni prodotti a volte sono più
bassi sugli scaffali dei concorrenti
che sui nostri. E che anche altri promuovono, come noi, iniziative di
solidarietà. Bene, significa che siamo riusciti a contaminare il mercato, a far diventare elemento che aumenta la competitività anche la costruzione di un pozzo in un villaggio in Africa. Infatti, è un dato inconfutabile che dove noi siamo presenti i concorrenti praticano prezzi inferiori e lanciano campagne simili alle nostre. Questo rappresen-
ta per noi un grande risultato: è il
raggiungimento del primo obiettivo, perché vuol dire, in un certo senso, che la società va nella direzione
che vogliamo noi. Viceversa, dove
non siamo presenti la situazione
cambia, e di molto. Noi invece siamo sempre gli stessi, ovunque.”.
Al termine, Silei ha presentato uno
studio sulla percezione che hanno
della Coop i nuovi assunti provenienti da altre catene. Sono emersi
dati curiosi. Ad esempio, per gli intervistati Coop “spreca” di più dei
suoi concorrenti e gli ambienti sono meno raffinati. Viceversa Coop
è più etica, nel senso che s’impegna
di più nel sociale. Incrociando queste percezioni viene alla luce proprio la diversità di Coop: quello che
per il comune sentire è spreco per
Coop non lo è; per Coop è investimento, è attenzione alla qualità, alla difesa dei lavoratori, del consumatore. Coop spende (per altri quindi spreca) in cose invisibili, non nelle luci e nei colori dell’arredamento, ma in valori, in sostegno ai deboli, che stanno dentro ogni prodotto Coop.
La solidarietà viaggia con le buste della spesa
Avis e Coop ancora insieme nel
segno della solidarietà. Fino a
Pasqua tutte le buste della spesa della Coop Amiatina porteranno un messaggio, quasi
un’esortazione per sensibilizzare la cittadinanza alla donazione del sangue. Da una parte gli
stopper avranno il logo dell’Unione Amiatina e la scritta La Coop sei tu, tutto in rosso e dall’altra, in azzurro il messaggio: “C’è
bisogno di te per salvare una vita: Diventa donatore”, firmato
da Avis amiatina, senese e grossetana.
UNIONE AMIATINA
UNIONE AMIATINA
28 VITA DI COOPERATIVA
30 VITA DI COOPERATIVA
Le foto di Dario Orlandi
per i sessanta anni dell'Ataf
di Paolo Maggi
Il cartello del capolinea
degli autobus 36 e 37, per
l'occasione situato all'interno della prima sala del
Museo Nazionale Alinari
della Fotografia inaugurato da poco a Firenze, ha fatto da muto testimone alla
presentazione della mostra
“Uno sguardo dal bus. Fotografie di Firenze in movimento” allestita in occasione del 60° anniversario
dell'Ataf. Oltre 300 foto di
Dario Orlandi che si rincorrono lungo una striscia
che percorre un viaggio immaginario a bordo dei bus,
attraverso il centro storico
fiorentino, i depositi, la sala radio, gli uffici e le officine della storica azienda
di trasporto fiorentina. La
mostra, allestita dall'architetto Stefano Rovai resterà aperta fino al 7 gennaio, dopo di che sarà possibile visitarla nel nuovo allestimento presso il deposito Ataf, mentre al Museo
il testimone sarà ceduto all'esposizione “Argento e
carbone” del fotografo Walker Evans che terrà ban-
co dall'11 gennaio al 25
marzo 2007.
Il Museo Nazionale Alinari della Fotografia (MNAF),
nato nel novembre scorso nel Duecentesco com-
plesso delle Leopoldine in
piazza Santa Maria Novella, è legato all’atelier fiorentino di fama internazionale, il cui archivio vanta
una delle più importanti
collezioni mondiali di immagini dell’Ottocento. Il
percorso del museo è strutturato in 7 sezioni ricche
di rare immagini, di strumenti e preziosi oggetti
d’epoca. Tra le novità assolute, le foto che i ciechi
possono vedere, un percorso sperimentale di 20 immagini speciali per non vedenti realizzate in collaborazione con la Stamperia
Braille della Regione Toscana. Il MNAF è destinato a fare di Firenze una delle capitali mondiali della
fotografia e a lanciare un
nuovo filone di turismo culturale. Due le aree espositive: la prima per le mostre
temporanee; l’altra per le
esposizione permanenti.
Il percorso inizia dal 1839,
anno dei primi dagherrotipi, e approda alle immagini digitali e ai fotocellulari dei giorni nostri.Il museo è aperto tutti giorni,
escluso il mercoledì, con
orario 9,30-19,30 prolungato al sabato fino alle
23,30.
problema:
moltiplicando un gesto nobile
per tanti prodotti genuini
cosa si ottiene?
risposta: il prodotto
solidal coop
Coop Incisa: calendario 2007
dedicato ai sapori toscani
Ecco un calendario veramente appetitoso. E’
quello in omaggio ai soci della Coop Incisa
che, oltre agli appuntamenti, inesorabili con
il tempo, suggerisce una nutrita carrellata di
ricette toscane. Dopo l’appetitosa copertina
che illustra vini e prodotti tipici, ogni pagina
propone due mesi, il riepilogo del mese precedente e di quello successivo. L’ultima pagine è interamente dedicata alle ricette, scritte oltre che in italiano anche in inglese e tedesco, in omaggio ai numerosi turisti che frequentano la zona, rigorosamente originali e
preparate dalle “casalinghe” del circolo Arci
di Incisa che hanno voluto rendere omaggio
alla tradizione culinaria toscana. Si tratta di
un vero e proprio invito a mettersi ai fornelli,
ma anche a tavola. Ecco così svelarsi i “segreti della griglia”, la preparazione dei crostini toscani e dei salumi, della panzanella o della pappa al pomodoro, della trippa alla fiorentina, o delle tagliatelle al sugo di coniglio.
E I PICCOLI PRODUTTORI
DEL SUD DEL MONDO RINGRAZIANO