GALLURA - Diocesi di Tempio – Ampurias

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GALLURA - Diocesi di Tempio – Ampurias
G
ALLURA
&
Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927
NGLONA
N. 4 - Anno XXI - 30 aprile 2013 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - €1,00
Il Vescovo ai ministranti:
“Siate orgogliosi! Il vostro è il vestito del servizio”
È
sempre una festa quando si incontrano
duecentotrentacinque ministranti, 21 parrocchie presenti su 52, 127 accompagnatori, tra genitori e animatori. Roba da ragazzi,
direte. Invece, no! È un avvenimento che riguarda tutta la Chiesa diocesana. Infatti,tutti i
sacerdoti della mia generazione, e anche quelli
precedenti alla mia, da ragazzi, hanno fatto parte del gruppo dei ministranti. In questo gruppo
hanno incontrato un sacerdote o un missionario di passaggio che nella loro mente ha fatto
scattare l’idea di poter diventare come loro. Il
vescovo, rivolgendosi ai ragazzi, ha ricordato: “
Noi celebriamo questa festa che è la festa dei
ministranti della diocesi, nella festa di San Marco evangelista. Sono presenti con voi diversi sacerdoti, i genitori e gli animatori. Sull’esempio
di S.Marco, alla scuola del vangelo, impariamo
a seguire fedelmente Gesù. Ognuno di noi,
quindi, per la sua parte, alla scuola del vangesegue a pag. 16
lo, dobbiamo imparare a
Olbia, l’Urban Center riqualifica il centro storico
L’inaugurazione il prossimo 10 maggio
di Daniela Astara
O
lbia rinnova il suo look per celebrare il
santo Patrono Simplicio. Il 10 maggio,
primo giorno dei festeggiamenti, che
culmineranno il 15, l’amministrazione comunale taglierà il nastro dell’Urban Center, il progetto che ridisegna e riqualifica gran parte del centro storico cittadino, con la nuova piazza antistante la basilica minore di San Simplicio e la sistemazione di tutta l’area attorno al parco Fausto Noce. Era il 2006 quando l’allora sindaco
Settimo Nizzi diede il lieto annuncio: la madre
di tutte le opere pubbliche era pronta per trasformarsi da sogno in realtà. L’iter in verità, non
è stato né semplice né rapido. Ci sono voluti
quasi sette anni, oltre tredicimilioni di euro di
fondi regionali ed europei, oltre che tutte le risorse disponibili del comune perché il sogno
diventasse realtà. Nel frattempo è anche cambiata l’amministrazione alla guida della città.
Spetterà infatti a Gianni Giovannelli e la sua
giunta inaugurare tutte le strutture realizzate. Si
tratta un edificio futuristico nei pressi del Parco
Fausto Noce, l’Urban Center
segue a pag. 16
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&AGNGLONA
Anno XXI
n. 4
30 aprile
2013
Nuova Serie
Ad Olbia il 18 maggio
Giornata diocesana e regionale
delle comunicazioni sociali
Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4
del 21-12-1960
Proprietà:
Diocesi di
Tempio-Ampurias
“Reti sociali: porte di verità e di fede;
nuovi spazi di evangelizzazione”
Amministratori
Gavino Fancellu
Direttore responsabile:
don Giovanni Sini
[email protected]
Redazione:
Franco Fresi
Andrea Muzzeddu
Francesca Sassi
Giuseppe Pulina
Gianni Satta
Pietro Zannoni
Tomaso Panu
Gavino Fancellu
Raimondo Pittorru
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Questo numero di Gallura & Anglona
è stato consegnato alle Poste, per la
spedizione, il 30 aprile 2013.
comunicazioni sociali
S
abato 18 maggio 2013, la diocesi di Tempio
Ampurias celebrerà la giornata diocesana e regionale delle comunicazioni sociali, ad Olbia,
nella parrocchia N.S. de La Salette. Il tema prescelto è lo stesso del messaggio del Santo Padre per la
47esima giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi
spazi di evangelizzazione”. Infatti, la cultura dei social-network e i cambiamenti nelle forme e negli stili della comunicazione, pongono sfide impegnative
a coloro che vogliono parlare di verità e di valori.
Per questo, ci ricorda il Santo Padre, i social-media
hanno bisogno dell’impegno di tutti coloro che sono consapevoli del valore del dialogo, del dibattito
ragionato, dell’argomentazione logica; di persone
che cercano di coltivare forme di discorso e di
espressione che fanno appello alle più nobili aspirazioni di chi è coinvolto nel processo comunicativo. La capacità di utilizzare i nuovi linguaggi è richiesta non tanto per essere al passo coi tempi, ma
proprio per permettere all’infinita ricchezza del vangelo di trovare forme di espressione che siano in
grado di raggiungere le menti e il cuore di tutti. I social-network, oltre che strumento di evangelizzazione, possono essere un fattore di sviluppo umano.
Per questa occasione la diocesi ha avuto la disponibilità del sottosegretario CEI, mons. Domenico Pompili, direttore dell’ufficio CEI per le comunicazioni
sociali a intervenire ai lavori, nonché la collaborazione della delegazione regionale della FISC e dell’UCSI Sardegna, con il suo presidente Dr. Mario Girau; il presidente dell’ordine dei giornalisti della Sardegna Filippo Peretti, degli uffici diocesani delle comunicazioni sociali, dei giornali cattolici, delle diverse testate giornalistiche e di alcuni rappresentanti delle emittenti televisive regionali. Queste presenze, altamente qualificate, assicurano competenza,
professionalità ed esperienza. Il vescovo diocesano
mons. Sebastiano Sanguinetti ha caldeggiato l’inizia-
tiva, perché sa benissimo che la Chiesa è chiamata
ad essere presente lì dove sono gli uomini. E, oggi,
gli uomini sono anche in rete, perché una parte della loro vita di comunicazione è proprio lì, in quell’ambiente digitale. I lavori inizieranno alle 10.00 del
mattino, nei locali della parrocchia, e proseguiranno
fino al primo pomeriggio.
chiesa sarda
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L’appello del Papa per gli operai E.ON
P
apa Francesco, nell’udienza del 24 aprile
2013, ha rivolto un saluto affettuoso, ma
anche pieno di speranza, agli operai
E.ON, che erano arrivati dalla Sardegna guidati
dall’Arcivescovo di Sassari Mons. Paolo Atzei.
L’incontro col Papa era saltato la settimana precedente a causa di un ritardo di due ore del volo Alitalia Alghero-Roma. Gli operai non si erano persi d’animo e avevano fissato con il Papa
Francesco un nuovo appuntamento per il mercoledì successivo. Il pontefice rivolgendosi agli
operai della Società E.ON ha detto: “ Rivolgo
un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua
italiana. In particolare saluto i fedeli dei diversi
pellegrinaggi diocesani, accompagnati dai rispettivi Vescovi, convenuti alla Sede di Pietro in
occasione dell’Anno della fede. Un pensiero
speciale rivolgo all’Arcivescovo di Sassari e agli
operai della Società “E.ON” - si vede che oggi
l’aereo è arrivato in orario; grazie tante! Ed auspico che la grave congiuntura occupazionale
possa trovare una rapida ed equa soluzione,
nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie. La situazione in Sardegna e nell’intero Paese è particolarmente difficile. È importante che ci sia un incisivo impegno per aprire
vie di speranza“.
i frati Minori Conventuali di Sardegna celebrano il loro Capitolo Provinciale ordinario
A Oristano dal 6 al 10 maggio (prima parte) e in Assisi ai primi di luglio
Tra i temi da affrontare: la nuova evangelizzazione e il ridimensionamento delle presenze
di fra Silvano Bianco
C
onvocati dal Ministro generale dell’Ordine, padre Marco Tasca, i Francescani
Conventuali di Sardegna si riuniranno in
Capitolo provinciale presso il convento di San
Francesco in Oristano dal 6 al 10 maggio prossimo.
Nel corso dei lavori capitolari i frati compiranno un lavoro di verifica del quadriennio trascorso (2009-2013), ed eleggeranno il Ministro
provinciale della fraternità.
L’elezione è prevista per il 9 maggio quando i
frati, dopo un adeguato tempo di riflessione e
preghiera, sceglieranno colui che li guiderà per
il prossimo quadriennio (2013-2017).
Quello che si sta per celebrare sarà un Capitolo “2.0”, come si direbbe nel linguaggio informatico, non soltanto perché affronterà le sfide
della nuova evangelizzazione nella società
odierna, ma perché segnerà l’inizio di una evoluzione che porterà alla nascita (entro il 2017)
di un’unica grande Provincia religiosa nel Cen-
tro Italia. Anche la Sardegna, infatti, ha aderito
l’anno scorso al progetto di unificazione con altre realtà dell’Ordine.
Pertanto, il prossimo potrebbe essere l’ultimo
capitolo provinciale “Sardo”, prima dell’unificazione.
Non a caso la seconda parte del Capitolo, prevista a Luglio, si celebrerà in Assisi insieme ai
frati delle altre Province del Centro Italia.
È un importante segnale di cambiamento che
coinvolge non soltanto i 40 religiosi iscritti alla
Provincia, ma anche le singole comunità locali
sparse per la Sardegna (4 conventi e 4 parrocchie).
È, infine, un percorso indispensabile per rispondere all’attuale momento di crisi vocazionale e al costante aumento dell’età media dei
religiosi.
Ripartire dall’esistente, dunque, valorizzando
persone, attività, presenze e strutture che siano
di aiuto ai cristiani di oggi e alle nuove esigenze della chiesa.
Come richiesto da san Francesco d’Assisi: “I fra-
Le Reliquie di S. Bernadette arrivano in Sardegna
di Francesco Marongiu - Presidente Unitalsi
N
ell’anno della Fede e in occasione dei
110 anni di fondazione dell’UNITALSI,
la Sezione Sarda Nord dell’Associazione
dei “treni bianchi”, accoglierà le reliquie di
Santa Bernadetta, alla quale l’11 febbraio 1858,
all’età di quattordici anni, apparve una bella
Signora. Furono in tutto 18 apparizioni che
svelarono l’identità di Aquerò: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Una prodigiosa rivelazione che ha cambiato la vita di milioni di pellegrini che ogni anno, da ogni parte del mondo, giungono a Lourdes per pregare davanti la
Grotta di Massabielle. La teca contenente un
frammento di pelle della Santa è stata messa a
disposizione dal parroco di Lourdes e, nel me-
se di aprile, è stata ospitata in Vaticano anche
nella cappella privata di Papa Francesco I. La
reliquia di Santa Bernadetta arriverà in Sardegna il 12 maggio e sarà esposta fino ai primi
di giugno ai fedeli che vorranno venerarla nelle diocesi di Alghero, Nuoro, Tempio e Sassari secondo il calendario già predisposto a suo
tempo. La diocesi di Tempio Ampurias ospiterà le reliquie dal 25 al 30 maggio. Nei giorni
25-26 maggio sosteranno ad Olbia nella Parrocchia di N.S. de La Salette per una solenne
celebrazione eucaristica giovedì 26 maggio
ore 19.00, presieduta dal vescovo Mons. Sanguinetti e, nello stesso giorno, una veglia di
preghiera, alle ore 21.30, alla quale sono invitate le Associazioni di volontariato che lavorano nel mondo della sofferenza.
ti predichino più con la vita, che con le parole”,
mostrandosi sempre obbedienti per amore di
Cristo alla santa madre chiesa.
Un programma di vita esigente e impegnativo,
talvolta non testimoniato con la dovuta trasparenza. Ci aiuti il Santo di Assisi a riprendere il
cammino, recuperando quella spiritualità che è
un dono speciale per il bene dei fratelli.
Certificato
di autenticità
delle reliquie
Dormitorio di
via Canova
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c a r it a s
Anno XXI
n. 4
30 aprile
2013
OSSERVATORIO DELLE POVERTA’ E DELLE RISORSE
lA CARiTAS DiOCeSANA PUbbliCA i DATi Del DiSAGiO
di Marisa Muzzetto
I
dati che provengono dagli 11 Centri di Ascolto della diocesi: Tempio, Centro di Ascolto Diocesano
Voce Amica, Parrocchia San Pietro e Sacro Cuore,
parrocchie di Arzachena, La Maddalena, Perfugas,
Santa Maria Coghinas, i due Centri di Ascolto di Olbia,
interparrocchiale e La Salette sono abbastanza preoccupanti in quanto c’è stato un ulteriore aumento di richieste del 20% rispetto all’anno precedente, che già
aveva mostrato una notevole crescita. Ha funzionato
anche a pieno regime il Dormitorio di Olbia in via Canova. Come negli anni precedenti, la maggior parte
delle persone che si presentano ai nostri centri sono
donne, tuttavia sta lentamente aumentando anche la
percentuale di presenza maschile che, nel corso negli
ultimi anni, ha subìto un graduale ma continuo incremento: dal 2009 al 2010, ha registrato un aumento del
79%, e poi ancora del 21% dal 2011 al 2012. Questo
chiaro segnale fa capire che, nonostante finora siano
state sempre le donne a farsi carico del proprio disagio e di quello del nucleo familiare, anche gli uomini stanno iniziando ad affacciarsi ad una realtà che diventa sempre più anche loro. Ciò è principalmente
dovuto al costante aumento della povertà la cui causa
va ricercata nella perdita del lavoro, che coinvolge,
anche e soprattutto, la popolazione maschile. Mentre
nel 2010, il dato di rottura rispetto agli anni precedenti
era rappresentato dalla cittadinanza, poiché per la prima volta si registrava un numero maggiore di persone con cittadinanza non italiana (con un incremento
dell’81% rispetto all’anno 2009), nel 2012, invece, sono gli italiani a presentarsi con più frequenza ai Centri di Ascolto, con una percentuale di aumento pari al
33% in più rispetto al 2011. Tale dato rispecchia la
congiunturale crisi economica e politica che il Paese
sta attraversando ormai da qualche tempo.
Nello specifico, l’affluenza maggiore di stranieri si registra a Olbia, Arzachena e La Maddalena, centri in cui
è comprensibilmente maggiore l’affluenza di immigrati. La maggior parte provengono dalla Romania e dal
Marocco, dato costante dal 2007. Le informazioni anagrafiche raccolte evidenziano la presenza preponderante di persone in condizioni di disagio in piena età
lavorativa, ossia dai 34 ai 54 anni: l’aumento costante
delle richieste di lavoro riflette molto bene questa condizione: dal 2011 al 2012 tali richieste sono aumentate del 42%, con un incremento del 45% che riguarda
nello specifico le sole richieste di lavoro a tempo pieno. Ugualmente rilevante e degna di nota è anche la
forte presenza di persone in età pensionabile, che rappresentano una delle fasce più deboli della popolazione. Dal 2009 a oggi, infatti, il numero dei pensionati che si rivolgono ai Centri di Ascolto, è in costante crescita, è aumentato del 51% nel 2011, e di un ulteriore 25% nel 2012, dato che espone questa fascia
della popolazione a un disagio economico e sociale
che richiede una attenzione costante e interventi urgenti. Il livello di istruzione si riconferma un dato stabile dal 2009, e rappresenta adeguatamente la ben nota condizione che vuole i disagi economici strettamente legati a un tasso di bassa scolarizzazione: il titolo di studio della maggior parte delle persone che si
rivolgono ai Centri è la licenza media inferiore, immediatamente seguita dalla licenza elementare. Possiamo ben dire che la crisi economica cha ha colpito
l’Italia non ha risparmiato la nostra Isola, ed è ormai
chiaro dalle informazioni anagrafiche rilevate, l’aumento delle persone disoccupate in possesso di un titolo di studio più elevato, che fanno richiesta di lavori anche occasionali. I problemi familiari, già riscontrati nel 2011, seguono nel 2012 l’andamento previsto:
le voci che riguardano l’allontanamento dalla famiglia,
le separazioni, i divorzi, e in generale le conflittualità
interne al nucleo familiare, hanno subìto, rispetto allo
scorso anno, un aumento del 50%. In quest’ottica, è
acclarato e va guardato con preoccupazione e attenzione, come già accennato nel 2011, che i problemi
economici disgreghino le famiglie. Anche le problematiche inerenti all’abitazione sono collegate al disagio familiare e seguono quindi un percorso ascendente, con una crescita che nel 2012 si attesta intorno
al 13%. I bisogni prevalenti delle persone che si rivolgono ai nostri centri riguardano soprattutto le problematiche di occupazione/lavoro, con un aumento della disoccupazione del 65% nel 2010 rispetto all’anno
2009, e di un ulteriore 16% nel 2012.
L’indicatore di povertà economica è rappresentato dalle persone prive di reddito, quasi 200 nel 2012, e dalle persone senza fissa dimora, quindi gravemente
emarginate. Sono ulteriormente aumentate, rispetto al
2011, le persone che dichiarano di avere un reddito
insufficiente rispetto alle normali esigenze (erano 392
nel 2011, sono diventate 523 nel 2012), così come in
aumento sono anche le persone che, di fatto, si sono
indebitate per una cattiva gestione del reddito, fenomeno questo, collegato anche all’esponenziale crescita delle persone che sono vittime di qualche tipo di
dipendenza. Particolarmente preoccupanti sono infatti le percentuali riguardanti le dipendenze, proprio
perché sono variabili difficilmente rilevabili, se non in
un particolare percorso di assistenza e conoscenza
delle persone che si rivolgono agli operatori Caritas.
Alla luce dei dati elaborati, si può affermare che la
percentuale delle persone che hanno problemi di dipendenza è aumentata del 177% nel 2012 rispetto al
2011. La maggior parte riguarda le dipendenze da gioco, anche queste riconducibili all’attuale crisi economica che il Paese sta attraversando: appare chiaro ormai che con l’aumentare della povertà, soprattutto chi
era abituato a un certo tenore di vita, cerchi in tutti i
modi di migliorare il proprio stato sociale, attraverso
la ricerca di un benessere materiale che può apparire
facilmente raggiungibile. Ulteriore segnale di una crisi
profonda, sono inoltre le tipologie di aiuti sopraggiunti agli operatori: tra le richieste pervenute ai Centri di Ascolto, quelle più pressanti, sono quelle riguardanti i beni e i servizi materiali, ma in particolare, le
richieste dirette di sussidi economici, sono incrementate del 55% rispetto al 2011. E’ però altrettanto importante segnalare che anche gli interventi degli stessi sussidi economici, effettuati dalla Caritas, hanno
subìto una crescita, concomitante alle richieste, del
48%. Anche l’ascolto con discernimento e progetto,
già aumentato del 113% rispetto al 2009, ha registrato
un ulteriore crescita del 20% nel 2012 in rapporto al
2011. Questi dati, segnalano chiaramente una maggiore consapevolezza e incisività da parte degli operatori Caritas, che nei Centri di Ascolto, si fanno quotidianamente carico di problematiche sempre più urgenti. E’ inoltre importante sottolineare che ciò che si
rileva attraverso l’affluenza nei Centri di Ascolto della
Diocesi, registrata attraverso l’uso delle schede personali e di un programma informatico in grado di tenere costantemente aggiornati i dati, non è altro che la
soglia minima di povertà presente nel territorio, la base su cui poggia un numero molto maggiore di persone che versano in condizioni di disagio sociale. Nel
corso del 2012, nei nove Centri della Diocesi, sono
pervenute complessivamente 4.845 richieste, a cui
hanno fatto fronte 3.738 interventi totali, a dimostrazione del fatto che davanti alle gravi condizioni di disagio sociale, alcune risorse sono arrivate a destinazione, altre saranno da mettere in campo, ma la conoscenza della situazione esistente è la base su cui poggia la programmazione di altrettante, doverose risorse,
personali, umane, sociali, materiali. I dati riportati sono, ovviamente parziali, ma indicativi di una notevole
situazione di disagio che non può lasciare indifferente la nostra comunità ecclesiale, né quella civile che
non riesce più a dare risposte esaustive alle richieste
perché cresciute a dismisura nonostante le forze messe in essere siano costanti, ma anche la quantità delle
cifre erogate dagli enti tendono a diminuire. La comunità cristiana non può rimanere indifferente di
fronte a questi dati e alla situazione di disagio che è
abbastanza evidente. Forse sarebbe opportuno rivedere gli stili di vita, saper rinunciare a qualcosa di non
strattamente necessario per dare un aiuto a chi non ha
il necessario per vivere. Come famiglie, come singoli
e come comunità sarebbe quanto mai opportuno vedere cosa si può mettere in essere e imparare l’arte del
condividere secondo le proprie necessità, da ritenere
come dovere essenziale per ogni cristiano. Tutti possiamo rinunciare a qualcosa di non strettamente utile
se rivediamo il nostro modo di vivere, le stesse feste
religiose all’insegna spesso dello spreco tanto da far
dimenticare il vero significato e il messaggio che i dai
santi e dai sacramenti si dovrebbe apprendere.
lA CAMPAGNA “UNO Di NOi” Rinnovamento già in campo
A Rimini, nel corso della 36ª Convocazione nazionale raccolte alcune migliaia di firme.
Marcella Reni, direttore del Rns: “Puntiamo almeno a 10mila firme”.
Ma la mobilitazione continua in vista del 12 maggio,
Giornata nazionale che vedrà in azione l’intero mondo cattolico italiano
D
avanti all’immagine del bambino nella pancia
della madre che si succhia il pollice si fermano in tanti. La fissano, sorridono e chiedono
informazioni ai volontari dello stand del Movimento
per la vita che rispondono senza indugio: “È uno di
noi!”. Negli oltre tre giorni di Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, a Rimini (2528 aprile) sono state circa duemila le firme raccolte
ma il dato è “fortemente parziale” poiché molti aderenti hanno preso i moduli cartacei per raccogliere le
firme nei loro gruppi e spedirle al coordinamento italiano della Campagna. “Vogliamo far sentire la nostra
voce. L’Europa non potrà non ascoltare”: in queste
parole è racchiuso lo spirito con cui tante persone si
sono recate allo stand del Movimento per la Vita, posto nel padiglione della Fiera di Rimini, durante gli oltre tre giorni della Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. Ad accoglierli un
grande poster che ritrae un bambino ancora nella
pancia della madre, che si succhia il pollice: è una
delle immagini della campagna dei cittadini europei
denominata “Uno di noi” (www.oneofus.eu) che intende raccogliere almeno un milione di firme per
chiedere alla Commissione europea di riconoscere il
diritto alla vita del bambino concepito e non ancora
nato. Sono molti quelli che si fermano davanti a questa immagine e che chiedono informazioni ai volontari dello stand ma sono tanti anche coloro che già
conoscono l’iniziativa e vogliono diffonderla tra amici e conoscenti.“L’embrione merita rispetto e va rispettato” dice Michele F. da Nola, che porta in mano
diversi moduli per la raccolta delle firme. “Spero si
raggiunga il milione di firme e che l’Italia dimostri tutto il suo attaccamento ai valori della vita, troppo
spesso messi in discussione da decisioni ideologiche”
afferma Giulia, studentessa dalla diocesi di Ivrea, in
fila per lasciare la sua firma. “Non sapevo di questa
iniziativa - ammette - ma ho trovato nel kit che mi
hanno dato al momento dell’iscrizione alla Convocazione una brochure sulla campagna ‘Uno di noi’ ed
un modulo per raccogliere firme. Ora firmerò, ma
una volta tornata a casa vorrei organizzare con il mio
gruppo una raccolta ulteriore, anche attraverso i social network, Twitter, Facebook, Google e Youtube”.
La mobilitazione del popolo del Rinnovamento per
“Uno di noi”, tuttavia, non è nata in questi giorni, si
affretta a dire Rita M. del Movimento per la Vita. “Lo
scorso novembre, sempre qui a Rimini, in occasione
dell’incontro nazionale degli animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo, la raccolta ha fruttato oltre 1000 firme, ma sono molte di più quelle che, successivamente, sono state spedite al Comitato italiano
della campagna (www.firmaunodinoi.it). “Secondo
una prima parziale stima, in questi tre giorni le firme
raccolte solo allo stand sono circa 2.000 ma devono
rientrare decine e decine di moduli che sono stati
consegnati all’inizio della Convocazione”. “Puntiamo
ad almeno 10mila firme per un bilancio che possiamo considerare importante - dichiara al Sir Marcella Reni, direttore del Rns - e che conferma la sensibilità del nostro movimento ai temi e ai valori della
difesa e del rispetto della vita. La mobilitazione ora
continua a casa, nei gruppi, nelle parrocchie, in vista
del 12 maggio, giornata stabilita per la raccolta nazionale ma anche dopo”. Le firme si potranno, infatti, raccogliere fino al 1 novembre 2013, sia nella versione online che sul modulo cartaceo e possono firmare tutti i cittadini Ue che siano maggiorenni, una
sola volta. Al 22 aprile il numero complessivo di firme raccolte per “One of Us” era di circa 250mila. Se
si guarda la classifica generale (al 22 aprile), data
dalla somma di firme online e cartacee, in testa c’è
l’Italia, seconda la Polonia, terza la Spagna, al quarto posto l’Ungheria, al quinto la Francia, seguita dalla Germania . Il cammino è ancora lungo ,ma è necessario persuadere le Istituzioni europee a riflettere
sulla dignità della vita e dell’uomo sin dalla sua comparsa nel mondo come embrione. Vogliamo che l’Europa sia sempre luogo dove ogni essere umano sia
tutelato in ogni fase della vita.
figure
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Anno XXI
n. 4
30 aprile
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5
Scompare improvvisamente padre Gianni basso iMC
Diceva: “La vocazione sacerdotale è l’ideale più bello della vita”
P
adre Gianni Basso, è nato il 1° marzo
1964, a Quinto di Treviso, provincia e
diocesi di Treviso. Fin da piccolo, sentì la
vocazione la sacerdozio e alla missione. Entrò
nell’istituto Missioni Consolata, nei cui seminari frequentò l’intero corso di studi: medie, ginnasio e liceo; filosofia e teologia. Ha fatto il
noviziato alla Certosa di Pesio, emettendo la
professione religiosa temporanea il 2 ottobre
1968, e, dopo quattro anni, quella perpetua,
ilo 15 maggio 1972. Queste le tappe principali del suo sacerdozio. Venne ordinato diacono
il 12 maggio 1973, a Torino, dal card. Michele
Pellegrino. Ricevette il presbiterato il 18 aprile
1974 a Quinto di Treviso, per le mani del vescovo Mons. Antonio Mistrorigo. Dopo l’ordinazione, fece la sua prima, ricca e coinvolgente esperienza pastorale a Torino, come viceparroco, nella parrocchia Maria SS Regina delle Missioni. Vi rimase sette anni, dal 1974 al
1981. Parrocchia di recente fondazione, affidata ai Missionari della Consolata, in un quartiere abitato dall’alta borghesia, ma anche da
gente semplice e operai. Qui, don Gianni si
profuse totalmente con l’entusiasmo e la freschezza dei giovani anni. Lavorò molto tra i
giovani, per la loro integrazione e per la loro
crescita umana e cristiana. Appassionato di
musica, curò da subito il canto sacro, mettendo su un coro parrocchiale di circa 40 giovani.
Ad esso affiancò anche altri cori di ragazzi per
l’animazione della liturgia. Seguì con molta
passione anche il catechismo dell’iniziazione
cristiana e organizzò una scuola di formazione
per le catechiste. Un campo in cui dimostrò il
suo ardore e la sua fantasia pastorale fu l’oratorio parrocchiale. Ben presto, esso venne frequentato da oltre 400 giovani, coinvolti nelle
attività di animazione liturgica, del canto, animazione sportiva, missionaria, caritativa. A
quel tempo erano attivi ben trenta gruppi ecclesiali (Azione Cattolica, Scout, San Vincenzo,
Gruppo Missionario, Legio Mariae, Gruppo
sportivo, Gruppo animatori, gruppo Vangelo,
Assistenza sociale…). Dopo sette anni di intensa attività pastorale in Italia, padre Gianni
corona il sogno della sua vita e della sua vocazione: andare in missione! Destinazione il
Brasile. 30 anni che segnarono e riempirono la
sua vita, lasciandovi una traccia indelebile. Il
Brasile entrò nel suo sangue, nelle sue viscere. Lo ammaliò. In esso profuse il meglio delle sue energie fisiche e apostoliche. 30 anni,
con la sola interruzione di tre anni in Italia, in
diverse zone del Brasile. Partì nel marzo 1981,
e vi rimase fino al 2011. La prima tappa fu la
diocesi di Curitiba, Sud del Brasile, a Erexim a
Tres di Maio, dove il suo Istituto missionario,
aveva parrocchia, missione e seminario. Seconda tappa, per diversi anni, è stata la megalopoli di San Paolo, dove l’Istituto aveva parrocchia e seminario maggiore. Terza tappa, infine, per alcuni anni fu Manaus, nell’Amazzonia brasiliana, dove svolse attività pastorale e
di animazione missionaria e vocazionale. Tre
tappe che lo portarono ad attraversare lo sterminato paese Brasile: dal profondo Sud, passando per il centro (San Paolo), cuore pulsan-
te dell’economia brasiliana, con tutte le sue
più vistose contraddizioni sociali, fino al Nord
di Manaus e della foresta amazzonica, una delle zone più povere, ma anche culturalmente e
pastoralmente più coinvolgenti. Ricco di questa esperienza, provato dalle grandi fatiche
apostoliche nel fisico, ma non nello spirito, nel
2011 rientrò in Italia, per approdare qui da
noi9, e chiudere a Olbia la sua intensa giornata terrena. Poco più di un anno è bastato per
apprezzarne la bontà, la generosità, la disponibilità all’ascolto. Non ha faticato ad inserirsi
nel tessuto pastorale cittadino, intessendo rapporti di fraternità con i sacerdoti e di intenso
dialogo spirituale e pastorale con i tanto fedeli che a lui si sono avvicinati. Abbiamo, così,
potuto conoscerne le doti, le qualità di mente
e di cuore: sempre aperto al dialogo con l’altro, con il quale entrava subito in amicizia. Riusciva a rimanere in contatto con tutti, si interessava di tutti e a proponeva le varie attività
pastorali: catechesi, ritiri per i giovani (sempre
ben preparati e organizzati, con catechesi semplici e mirate). Le sue omelie erano molto
semplici e quasi sempre dialogate con i fedeli;
proponeva sempre la vita cristiana, la pace in
famiglia, l’amore di Dio, ew l’imitazione di Gesù Cristo. Per alcuni anni svolse attività di animazione vocazionale, parlava con tanto entusiasmo della bellezza di essere missionari e
missionarie, proponeva la vocazione sacerdotale come l’ideale più bello della vita.
✠Sebastiano Sanguinetti
Testamento spirituale di padre Gianni
Lo ha scritto di suo pugno a Vittorio Veneto il 4 ottobre del 2010
Ne diamo di seguito alcuni stralci
… Ringrazio il Signore per la
vita che mi ha concesso.
Ringrazio i formatori ed
educatori, a tutti i livelli, i
Pastori, vescovi e sacerdoti con i
quali ho condiviso la giornata
sacerdotale, così meravigliosa.
Ringrazio tutte le persone care
a me e a Dio, in Italia e in
Brasile, che i hanno accolto,
amato come fratelli e sorelle,
Esequie di padre Gianni
alla Sacra Famiglia
con spirito veramente cristiano,
con le quali ho condiviso molti
momenti di crescita e letizia.
Ringrazio la mia famiglia,
l’Istituto Missioni Consolata, per
avermi accolto e custodito con
amore vero nello spirito del
fondatore, il Beato Giuseppe
Allamano. Su tutti invoco la
materna protezione di Maria
Consolata e la protezione
divina. Ringrazio anche le
croci che ho vissuto e che mi
hanno fatto crescere
spiritualmente e vivere meglio
la missione.
… Pensando bene a tutto ciò
che ho ricevuto in dono da Dio,
non sono stato molto fedele ai
miei impegni e scelte di vita,
ma la grazia di Dio è stata più
forte. Per questo voglio chiedere
perdono a Dio e ai fratelli se
coscientemente o
incoscientemente abbia offeso
qualcuno. Chiedo perdono per
il bene che non ho fatto e per
tutto ciò che ho fatto male,
soprattutto come sacerdote.
… A coloro che mi hanno
offeso, di cuore perdono tutto,
anzi mi affido alle loro
preghiere per la mia liberazione
totale. Dico a tutti la mia
grande gioia di essere sacerdote
e missionario della Consolata.
Ritengo una grande grazia aver
avuto come padre e guida il
Beato Giuseppe Allamano e
come madre la Vergine
Consolata. Vorrei gridare in
Padre
Gianni Basso
eterno a tutti, soprattutto ai
giovani:” Vale la pena essere
ministro del Signore, nel
servizio ai fratelli, soprattutto
più poveri ed esclusi”. Per
lunghi tempi sono stato lontano
fisicamente da molte persone,
ma ora sono molto più vicino a
tutti nella casa del Padre. Mi
dispiace non aver potuto
salutare tutti, ma ho la certezza
che ci ritroveremo tutti insieme
nella Gloria del Padre. Dal
cielo continuo ad amare tutti
nella speranza di poter lodare
Dio eternamente con tutti gli
angeli e i santi. Vostro fratello
in Cristo
Padre Gianni Basso
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ALLURA
&AGNGLONA
Confermati nella fede
Anno XXI
n. 4
30 aprile
2013
vita diocesana
La celebrazione al Caocci
Olbia ha accolto la carovana
gioiosa dei cresimandi
di Simon Pietro Columbano
S
i è tenuta ad Olbia il 07 Aprile 2013 la quarta giornata dei cresimandi organizzata dall’Ufficio Catechistico Diocesano in collaborazione con la Parrocchia di San Simplicio. Lo slogan della giornata “Con-fermati nella fede!!!” ha
evidenziato l’importanza per i confermati di fermarsi, cioè di permanere nella fede che professano.
È l’esperienza comunitaria come quella vissuta
nella giornata diocesana che fa maturare i ragazzi
nel cammino di fede, rendendoli consapevoli dell’appartenenza alla comunità cristiana.
Accogliendo le centinaia di ragazzi, arrivati ad Olbia con striscioni rappresentanti la parrocchia di
appartenenza, la Chiesa diocesana si riscopre giovane, arricchita dall’entusiasmo dei fanciulli.
Raggiunta la Basilica di San Simplicio, i ragazzi,
dopo aver professato la loro fede, hanno recitato
una preghiera chiedendo al Signore lo Spirito
Santo per essere coraggiosi testimoni dell’amore
di Dio, in particolare nei momenti di difficoltà,
anche quando la fede testimoniata è motivo di
scherno.
Terminata la preghiera, i ragazzi hanno deposto
ai piedi di San Simplicio il simbolo e la pergamena con la storia del Santo Patrono della propria parrocchia. I ragazzi con la gioia nel cuore
hanno marciato fino a raggiungere il campo
sportivo Caocci all’interno del parco Fausto Noce dove la festosa assemblea si è raccolta per
partecipare alla Santa Messa presieduta da S.E.
Mons. Sebastiano Sanguinetti e animata dai giovanissimi del coro parrocchiale di San Simplicio. Il vescovo, durante l’omelia, ha detto: «Noi
siamo qui perché Cristo è risorto e questa è la
verità che fonda la nostra fede. Oggi, io ho visto
il Signore». E’ lui che lo ha detto: «Dove due o
tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo
a voi». Gesù è in mezzo a noi. E in un altro passo la Scrittura dice: «Quando avete fatto una di
queste cose al più piccolo dei fratelli, l’avete fatto a me». Gesù si fa presente nella Parola e nell’Eucaristia. In ogni fratello che incontro, lì incontro Cristo. Incontrando voi, oggi, ho incontrato Cristo. Il vescovo, rivolgendosi ai ragazzi,
ha espresso questa convinzione: «Che bello, se
ognuno di noi, tornando a casa, potesse dire: Ho
visto il Signore risorto».
Mons. Sanguinetti si è soffermato a parlare di San
Simplicio e della storia millenaria della Basilica ed
ha ricordato che i martiri hanno dato la vita per Gesù. Si darebbe la vita per uno che non esiste? Essi
sono martiri per la fede, sono eroi. San Simplicio è
il primo vescovo di questa terra di Gallura che ha
seminato il seme del cristianesimo e noi siamo gli
eredi di questo seme.
Il conferimento del mandato da parte del Vescovo
con l’invito, rivolto ai ragazzi, ad accogliere la
missione che il Signore vuole loro affidare, ha preceduto la benedizione finale.
Ad un momento di convivialità e condivisione delle esperienze della giornata ha fatto seguito il musical organizzato a cura del Gruppo Teatrale dell’Oratorio “San Domenico Savio” di Moneta (La
Maddalena). La compagnia teatrale composta in
maggioranza da giovani e ragazzi ha messo in scena una rappresentazione dei Dieci Comandamenti
apprezzata e applaudita da tutti i presenti.
Il saluto del vescovo e la partenza dei ragazzi hanno concluso una giornata che ha fatto vivere a tutti i partecipanti la gioia di essere Chiesa.
A titolo di cronaca, ricordiamo che erano presenti
30 Parrocchie su 52 della diocesi.
Il corteo dei cresimandi
Il musical
Il gruppo teatrale
dell’oratorio di Moneta
vita diocesana
Anno XXI
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30 aprile
2013
ALLURA
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il saluto di don Paolo Pala in apertura del convegno pastorale
Relazione e famiglie nel cuore di Dio… Verso un progetto pastorale diocesano
di d. Paolo Pala
S
aluto Mons. Vescovo che, pastore della diocesi, ci raccoglie ad unità per sentirci e manifestare sempre più il nostro essere Chiesa,
convocata dalla Parola, fondata sull’Eucaristia,
interpellata a leggere ed interpretare i segni dei
tempi nella nostra realtà locale della Gallura e
dell’Anglona. Saluto don Enzo Bottacini, aiutante di studio dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia della Conferenza Episcopale Italiana che, con il prof. Luigi Alici membro del
Consiglio Scientifico dell’Istituto per lo studio dei
problemi sociali e politici “Vittorio Bachelet” di
Roma, avranno il compito di condurci nello studio durante queste giornate. Saluto tutti i partecipanti, presbiteri, diaconi, religiosi
e religiose, laici, famiglie intere che
partecipano ai lavori del convegno.
Il presente Convegno, pensato e
voluto dal Vescovo e dal Consiglio
Pastorale Diocesano, si colloca come un naturale compimento del
cammino intrapreso dalla diocesi
da qualche anno. Infatti, nel 2008 e
nel 2009 abbiamo dedicato la nostra attenzione e la nostra azione
all’iniziazione cristiana dei bambini
e dei ragazzi, il cui risultato è stato
la pubblicazione del direttorio diocesano per l’iniziazione cristiana
che raccoglie ed esprime alcune linee progettuali e diverse indicazioni pastorali che ancora devono essere attuate nella loro completezza.
Nel 2011 il Convegno di aggiornamento pastorale si è occupato dei
giovani e della pastorale giovanile.
Grande è stato il coinvolgimento dei ragazzi, dei
giovani, delle scuole, degli insegnanti, degli operatori pastorali, preziosa è l’indagine demoscopica consegnata alla diocesi dall’Eurispes ma, per
una serie di questioni tra cui la necessaria transizione generazionale degli animatori della PG
diocesana ed il cambiamento del coordinamento, siamo in attesa di tradurre in percorsi concreti
quanto emerse in quei giorni. Bambini, ragazzi,
giovani, educazione all’atteggiamento di fede e
al senso di appartenenza ecclesiale. La nostra
Chiesa pone la sua attenzione in maniera più
specifica sulla famiglia, grembo generatore della
vita, dell’amore, della fede, della speranza. “Luogo” antropologico e teologico delle fondanti e
fondamentali relazioni umane, immagine di Dio,
Unico, Trino, Comunione e Missione, la cui somiglianza divina spesso è offuscata o addirittura
ferita da difficoltà e complessità, la cui natura liquida (per dirla con Bauman) non solo ostacola
una feconda cura pastorale, ma addirittura ne
rende difficile una precisa lettura ed interpretazione. “Ecco io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”. Relazioni e famiglie
nel cuore di Dio. Verso un progetto pastorale diocesano. Il tema del Convegno esprime bene il
senso del nostro incontrarci. Abbiamo voluto
che la Parola di Dio ispirasse e conducesse il lavoro che iniziamo. Relazioni e famiglie nel cuore di Dio. Tutto e tutti siamo nel cuore di Dio,
nessuno è escluso dal Suo amore, dalla Sua premura, dalla Sua cura. Il Signore Gesù, esegesi del
Padre, ha avuto e ha parole di accoglienza, conforto, sprone e correzione nei confronti di ogni
persona nella sua concreta situazione esistenziale, accogliendo il già di ciascuno e promuovendo verso un magis affidato a scelte responsabili,
ro; le gravi ambiguità circa il rapporto di autorità fra genitori e figli; le difficoltà concrete, che la
famiglia spesso sperimenta nella trasmissione dei
valori; il numero crescente dei divorzi; la piaga
dell’aborto; il ricorso sempre più frequente alla
sterilizzazione; l’instaurarsi di una vera e propria
mentalità contraccettiva. Alla radice di questi fenomeni negativi sta spesso una corruzione dell’idea e dell’esperienza della libertà, concepita
non come la capacità di realizzare la verità del
progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia, ma
come autonoma forza di affermazione, non di
rado contro gli altri, per il proprio egoistico benessere. Merita la nostra attenzione anche il fatto che, nei paesi del così detto Terzo Mondo,
vengono spesso a mancare alle famiglie sia i fondamentali mezzi per la sopravvivenza, quali sono il cibo, il lavoro,
D. Paolo Pala
introduce in convegno
l’abitazione, le medicine, sia le più
elementari libertà. Nei paesi più
ricchi, invece, l’eccessivo benessere e la mentalità consumistica,
paradossalmente, unita ad una certa angoscia e incertezza per il futuro, tolgono agli sposi la generosità
e il coraggio di suscitare nuove vite umane: così la vita è spesso percepita non come una benedizione,
ma come un pericolo da cui difendersi. La situazione storica in cui
vive la famiglia si presenta, dunque, come un insieme di luci e di
ombre”. Così si esprimeva il beato
Giovanni Paolo II nell’Esortazione
apostolica Familiaris Consortio al
n. 6, documento che risale al 1981,
ancora attuale ma ovviamente non
più interamente rappresentativo
progetto pastorale diocesano. Ecco allora l’obiet- della situazione odierna. Solo alcuni esempi sentivo di un’assemblea ecclesiale radunata in un za la pretesa di essere esaustivi. Trenta anni fa
evento di ascolto e discussione. Pastori e laici, non si poneva ancora la questione della cosidcatechisti, animatori parrocchiali, educatori, spo- detta “filosofia del gender” che tocca la contemsi, genitori, figli si ritrovano coinvolti in una pic- poranea visione antropologica, confinata in ancola esperienza pentecostale (anticipata) per ri- gusti limiti materialistici ed atei. Trent’anni fa non
mandare al Vescovo suggerimenti, esigenze, os- era nemmeno pensabile l’odierna discussione
servazioni che attendono di essere da lui resti- giurisprudenziale sull’unione tra coppie eterotuite all’intera diocesi in termini di indicazioni, sessuali od omosessuali, sul concepimento o sulmete e strade su cui camminare. Siamo sicuri che l’adozione dei figli in stabili relazioni omosessuail cammino compiuto in questi ultimi anni, la vi- li, sulla manipolazione genetica dei nascituri che
sita pastorale che si completerà entro il mese di possono avere potenzialmente quattro “madri”
Dicembre di quest’anno, ed il presente conve- (la donatrice dell’ovulo, la donatrice dell’utero, la
gno sulla pastorale della famiglia offriranno al madre adottiva e la compagna della madre adotVescovo e all’intera diocesi una conoscenza più tiva) e nessun padre conosciuto. Trent’anni fa la
approfondita che si tradurrà in un cammino ec- situazione economica italiana viveva un boom di
clesiale ancora più organico di cui si sente l’esi- benessere che, in modo contraddittorio, chiudeva i coniugi alla fecondità e alla genitorialità regenza.
“La situazione, in cui versa la famiglia, presenta sponsabile, ed oggi la spaventosa recessione ecoaspetti positivi ed aspetti negativi: segno, gli uni, nomica e la profonda crisi occupazionale perdella salvezza di Cristo operante nel mondo; se- cuote le nostre famiglie, ruba la speranza ai giogno, gli altri, del rifiuto che l’uomo oppone al- vani (per citare Papa Francesco), incute paura
l’amore di Dio. Da una parte, infatti, vi è una co- per il presente ed il futuro di ciascuno e del noscienza più viva della libertà personale, e una stro Paese, scoraggia la creazione di nuovi nuclei
maggiore attenzione alla qualità delle relazioni familiari e mina la stabilità e la perseveranza di
interpersonali nel matrimonio, alla promozione tante coppie e famiglie. “Dum Romae consulitur,
della dignità della donna, alla procreazione re- Saguntum expugnatur” (Tito Livio, Storie, XXI,
sponsabile, alla educazione dei figli; vi è inoltre 7,1), “mentre a Roma ci si attarda in consultaziola coscienza della necessità che si sviluppino re- ni, Sagunto è già espugnata”… è un po’ questa la
lazioni tra le famiglie per un reciproco aiuto spi- situazione e l’impressione che l’intera società itarituale e materiale, la riscoperta della missione liana vive in questo periodo… ostaggio di una
ecclesiale propria della famiglia e della sua re- classe politica litigiosa ed incapace di offrire insponsabilità per la costruzione di una società più dicazioni e riferimenti sicuri per affrontare e, col
giusta. Dall’altra parte, tuttavia non mancano se- tempo, risolvere una crisi sociale ed economica
gni di preoccupante degradazione di alcuni va- grave, forse la più acuta dal secondo dopoguerlori fondamentali: una errata concezione teorica ra ad oggi. Don Enzo ci parlerà della “Famiglia
e pratica dell’indipendenza dei coniugi fra di lo- secondo il cuore ed il progetto di Dio“.
libere e volontarie. La Chiesa, discepola del Suo
Maestro, non può e non deve fare diversamente.
Ogni relazione è nel cuore di Dio, o forse meglio sarebbe dire nelle viscere materne di Dio,
ma non tutto è secondo il cuore di Dio, secondo il Suo originario disegno creatore, secondo la
logica del progetto di amore affidato all’uomo e
alla donna. È per tale motivo che abbiamo il dovere di sostare, interrogarci, riflettere e trovare risposte e sentieri percorribili per le tante relazioni umane e famiglie (fondate sul matrimonio cristiano o semplicemente frutto di unioni umane
tra credenti) che attendono un’attenzione, un
orientamento pastorale chiaro ed un sostegno
premuroso verso un’autenticità che sia pienamente umana e pienamente cristiana. Verso un
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convegno
pastorale
Gli sposi che si amano rivelano il volto di Dio
di Delia Floris
I
l naturale compimento di un cammino iniziato dalla chiesa diocesana
nel 2008 con la riflessione sull’iniziazione cristiana,confluita nella pubblicazione del Direttorio, e proseguito nel
2011 con l’approfondimento della pastorale giovanile e le problematiche dei
giovani d’oggi. Così è stato presentato
da don Paolo Pala il convegno pastorale diocesano che quest’anno verte sulla
famiglia. “Maschio e femmina li creò. La
famiglia secondo il progetto e il cuore di
Dio”. Tutti siamo nel cuore di Dio, nessuno escluso. Ogni relazione è nelle viscere materne di Dio stesso, ha detto
don Paolo, ma non tutto è secondo il
piano di Dio. In ogni relazione umana vi
sono aspetti positivi, legati alla salvezza
operata da Cristo ed aspetti negativi,
connessi alla mancata accettazione della
salvezza. I principali problemi odierni
sono forse legati alla solitudine nella
quale le famiglie si vengono a trovare,
all’eccesso di individualismo e al desiderio di indipendenza dei coniugi, alla
mancanza di autorevolezza nel rapporto
genitori-figli, in ultima analisi alla mancanza di speranza che, come ci dice papa Francesco, non dobbiamo mai la-
sciarci rubare da nessuno. La suggestione offerta dalla citazione di Osea, grande cantore dell’amore di Dio e dell’amore sponsale, ha fatto da cornice alla
relazione tenuta nella prima giornata da
don Enzo Bottacini, vicedirettore dell’ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della CEI. Con grande capacità
comunicativa ha saputo trasmettere ad
un pubblico numeroso ed attento degli
spunti notevoli di riflessione. Il matrimonio cristiano è un dono di grazia per
tutti, non solo per gli sposi. La realtà
sponsale alla quale Gesù stesso ha fatto
riferimento è quella di una unione di
due persone differenti., maschio e femmina, appunto, che si compenetrano a
tal punto da diventare una sola realtà,
pur mantenendo sempre la loro specificità. E’ proprio questa specificità che oggi apparein crisi, in quanto la società
odierna sembra tendere verso una omologozione. Le differenze sono invece
fondamentali, ha ribadito il relatore , anche servendosi di un simpatico video
con i disegni di Bruno Bozzetto. L’immagine e la somiglianza di Dio, nella
Genesi, si riferiscono proprio al maschio
e alla femmina che, quando si amano,
realizzano in pieno l’amore con cui Cristo ama la Chiesa. L’obiettivo della cop-
pia, chiamata a diventare famiglia , è
dunque amare come Gesù. Nella lettera
alle famiglie del 1994 Giovanni Paolo II
ricordava che il patto coniugale, elevato
a Sacramento, fonda la famiglia, che è in
grado di rendere visibile il Dio invisibile. Gli sposi che si amano, infatti, mostrano Dio, lo fanno vedere agli altri.
Naturalmente la coppia è naturalmente
aperta alla fecondità che non è solo la
procreazione fisica di nuove creature
ma può essere anche l’apertura ai poveri, al prossimo in genere, per dilatare un
amore che quanto più è grande tanto
meno si deve chiudere in se stesso. Nella realtà quotidiana però non tutto è corrispondente all’ideale. Le stesse coppie
cristiane non sono immuni dall’errore.
Nella umana debolezza però ogni coppia lascia trasparire l’amore di Dio, di
quel Dio che è accanto anche a quelle
famiglie “componibili, stile IKEA”, nelle
quali sembra non vi sia più nulla di certo. Nel rito del matrimonio la promessa
di fedeltà reciproca è essenziale ma la
coppia, nella sua fragilità si trova spesso
nella condizione di Pietro, il primo degli
infedeli, diventato la roccia. E’ importante allora non scoraggiarsi mai, ma ,
come ha detto Benedetto XVI, trasformare il vino delle nozze di Cana, il primo vino, quello della passione, che non
dura per sempre, nel secondo vino,
quello più fermentato, quello che ha sapori diversi e più maturi, che dura per
sempre. Ma se anche ci sono delle coppie ferite, separate, con nuove unioni,
devono comunque sapere che sono nel
cuore della Chiesa la quale, come una m
madre, ha a cuore ogni figlio anche e
soprattutto quando si trova nella difficoltà. In tali casi, anzi la comunità cristiana è chiamata ad intervenire nei confronti dei coniugi e dei figli che devono
continuare a credere e a vivere nell’amore di Dio. E’ importante anche che
nell’accompagnamento ai fidanzati e alle coppie giovani si presenti il matrimonio come via di santificazione che passa
anche attraverso la sofferenza che non è
una realtà sterile ma una reale occasione di crescita. Il dolore è il vangelo superiore e insieme la fatica di credere, diceva Giovanni Paolo II. La famiglia,
dunque, come centro della chiesa, come
esperienza fondante della società umana e civile, intesa non come “due cuori
e una capanna” ma come una società
aperta, un porto di mare nel quale ci si
accoglie e si cresce. Alla relazione hanno fatto seguito quattro laboratori (sulla
vocazione alla famiglia, sulla trasmissione della fede in famiglia, sulle ferite della famiglia, sulla progettazione diocesana di una pastorale familiare, dai quali
sono emersi contributi importanti.
Non tutto è famiglia, ma la famiglia può essere tutto
di D. F.
A
prof Luigi Alici il compito di guidare le riflessioni della seconda giornata all’insegna della centralità della famiglia come società naturale. E
proprio qui sta il dilemma perché oggi si pensa spesso
alla famiglia come ad una società convenzionale, più
culturale che creaturale. La crisi odierna che viviamo
quotidianamente ci interpella tutti ed interpella le nostre famiglie. Già dagli anni ’70 Capogrossi ebbe ad affermare che la crisi della società è riassunta nella crisi
della famiglia ed oggi questo assunto è sempre più vero. Su questo tema sono stati versati fiumi di inchiostro
da sociologi e psichiatri esperti e tutti concordano sul
fatto che oggi si naviga senza un porto da raggiungere,
e superare le tempeste senza una meta vuol dire vivere
la crisi dentro la crisi. Si è violato un patto tra generazioni, “sembra si viva in una società nella quale si consuma il rito del godimento immediato nella simultaneità di un rapporto virtuale”. Non ci sono più mediazioni, si è delegittimata l’educazione, il senso della distanza e l’asimmetria delle relazioni educative. Per di più si
è perso il senso della gratuità e del dono nelle relazioni genitori-figli; se il secolo passato era il secolo del figlio, il ventunesimo secolo sembra essere quello delle
mamme che vogliono il figlio a tutti i costi, quando lo
decidono loro. La maternità e paternità sono relegate in
un ruolo non più pubblico ma privato, personale. Il padre è diventato perdente perché viene meno il senso
del limite, la distanza. “Quando si enfatizza la cura,
l’accudire, si allevano figli che non sanno affrontare i
conflitti”. In una siffatta situazione tutto sembrerebbe
perduto, come in una fabbrica nella quale senza investimenti si consumano le scorte e non si riesce più ad
andare avanti. Ma la sfida alla quale siamo chiamati è
quella di abbandonare l’idea del crepuscolo prima del
tramonto per sostituirlo col crepuscolo dell’alba. Volendo sintetizzare con degli slogan pubblicitari i nodi cruciali della famiglia odierna prof Alici indica tre brevi
espressioni: 1) Tutto il mondo intorno a me, è la formula chimica del narcisismo. Io sono sul piedestallo, il
resto non conta. Se conta solo l’io, la fedeltà è un’idea
del passato, l’unione tra gli sposi è un contratto, non
più un patto, la persona umana è persona se risponde
a certi criteri e non ad altri, paradossalmente potrebbe
essere considerato persona un animale e non un bambino cerebroleso. Sono gli scenari di un futuro prossimo nel quale, a giudizio del professore, “l’animalismo
avrà, sui nostri giovani, la presa che ha avuto il marxismo negli anni ‘60 “. 2) Life is now, la vita è adesso, il
mito della simultaneità, la storia è diventata una biografia spezzata, sono aumentati i contatti ma non le relazioni per cui sembra venir meno l’attesa che legittima e
prepara i rapporti relazionali. 3) Ciò che conta è il risultato non il procedimento per raggiungerlo, non il
cammino, non gli incontri, non la persona. In una logica individualista, edonista e nichilista tutto è svilito. La
ragione debole in un’epoca di transizione come la nostra ha mescolato i paradigmi: nei rapporti corti esiste il
romanticismo, nei rapporti lunghi siamo tutti molto illuministi, a volte cinici. Questo è l’orizzonte che ci si prospetta. Come può a tale crisi rispondere la comunità cristiana? “Inizialmente bisogna riuscire a vincere quella
tentazione diabolica di credere che questi non sono
tempi propizi per il vangelo” e, ritornando alla Sacra
Scrittura, cercare di perdere quella tiepidezza di cui si
parla nel terzo capitolo dell’Apocalisse. Quella tiepidezza che può anche essere definita frigidità, che corrompe i rapporti, che è figlia del relativismo. Citando l’indimenticabile Martin Luther King professor Alici ricorda
che la paura viene sconfitta dal coraggio, che per il cristiano significa aprire il cuore a Cristo che bussa dal di
dentro, come il cardinal Bergoglio, oggi papa Francesco, ebbe a dire in un suo discorso da arcivescovo di
Buenos Aires. Se la comunità cristiana chiude il suo
cuore, si chiude come in una tribù, non può permettere a Cristo di uscire dal proprio cuore e di irradiare il
mondo. E’ questa la grande sfida di oggi, scendere dal
piedestallo, aprire il cuore, ridimensionare quell’ego
ipertrofico che abbiamo costruito. Solo così potremo riuscire a ridare centralità al verbo essenziale di ogni relazione familiare e sociale: ricevere, non prendere. Legato ad esso vi è il momento del perdono, cioè la capacità di slegare, che viene solo da Dio. Esso si sperimenta soprattutto nella famiglia, luogo di riconciliazione tra Chiesa e mondo, con la scommessa sulla, vita.
Ancora una volta riecheggia la parola di Papa Francesco: non lasciatevi rubare la speranza!
Nulla può farci pau
di D. F.
D
opo una serie di interventi propositivi di iniziative (la costituzione
di un’associazione di famiglie in
diocesi, l’istituzione di un ufficio diocesano di pastorale familiare, l’idea di contribuire anche economicamente da parte
della diocesi alla formazione culturale di
coppie di sposi che possano diventare formatori di altre coppie, il sostegno alla erigenda scuola media cattolica che dovrebbe nascere ad Olbia), al vescovo il compito arduo, come egli stesso ha evidenziato,
di fare sintesi dei lavori svolti. La cultura
mondana ha contaminato la mentalità di
fede. I cristiani che pur essendo nel
mondo non sono del mondo, subiscono le
lusinghe del mondo. Ma nulla deve farci
paura, perché le nostre iniziative ed il
nostro agire non si basano solo sul dato
umano, è Cristo che agisce. Ed allora dobbiamo porre dei punti fermi. Innanzitutto
parlare di famiglia significa parlare di
Chiesa, alla Chiesa, per la Chiesa. Un convegno sulla famiglia dunque è per tutti e
di tutti, nessuno deve sentirsi escluso. Il
progetto di Dio sulla famiglia è un progetto non legato alla cultura, al tempo , ma è
un progetto perenne. La famiglia è quella
naturale, basata sulla coppia di un uomo e
una donna che genera la vita. La famiglia
è il luogo dei fondamentali, cioè di quelle
realtà essenziali sulle quali si basano le
altre; quelle senza le quali il gioco, per
usare un termine sportivo, non potrebbe
andare avanti. “Famiglia, diventa ciò che
sei”, mai come oggi si capisce il senso e la
necessità di realizzare questa grande affermazione del Beato Giovanni Paolo II. Le
ferite della famiglia sono nel cuore della
Chiesa la quale deve caricarsele per aiuta-
convegno pastorale
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Nell’omelia in Cattedrale il Vescovo ricorda mons. Ghiga
“Vorrei dirvi: nel mio ricordo amatevi
nel Signore, rimanete fedeli alla Santa
Madre Chiesa, vivete nell’impegno costante di custodire ed accrescere la grazia di Dio in voi.” Questo è il passaggio
centrale del breve testamento spirituale
di Monsignor Mario Ghiga, scritto il 24
marzo del 1963 nella clinica romana della Mercede, dove si trovava ricoverato
da 4 mesi. Con lucida percezione sapeva ormai imminente la morte che lo raggiungerà il successivo 31 marzo, Domenica di Passione. In quell’invito alla comunità diocesana di Tempio e Ampurias, vi era l’anima vera e profonda del
Padre e Pastore che era stato, anche se
per soli due anni, e che aveva condensato nel suo motto episcopale “Veritatem
facientes in charitate” – fare la verità nella carità! Con un velo di malinconia, ma
anche con un affidamento totale alla volontà del Signore, qualche riga prima
aveva scritto: “Vi ho amato con tutta la
passione del mio animo di Sacerdote e di
Vescovo, con voi e per voi intendevo vivere a lungo la mia vita. Il Signore sembra
che abbia disposto diversamente: sia fatta la sua santa volontà. Offro per la santificazione vostra, o sacerdoti amatissimi, e per il maggior bene spirituale di tutti i figli delle due Diocesi, la mia vita”. In
due sole righe Monsignor Ghiga, forgiato da una lunga esperienza pastorale, soprattutto da parroco, e temprato dal calvario dei suoi ultimi quattro mesi di vita,
lasciò alla nostra Diocesi il suo ultimo
messaggio, che in estrema sintesi racchiude il contenuto della vita cristiana:
una fede solida e robusta, un amore incondizionato alla Chiesa, una comunione fraterna tra tutti i suoi figli. Offrì la
sua vita e le sue ultime sofferenze “per il
Concilio Vaticano II e per le intenzioni
del santo Padre”. Ecco un passaggio del
suo messaggio alla Diocesi, proprio il
giorno dell’apertura del Concilio: “Sostenuto dalla vostra preghiera assidua e cosciente, confortato dai vostri seri propositi di una vita cristiana vissuta nella fedeltà allo spirito di Cristo sul piano della
concretezza quotidiana, il vostro vescovo si sente più lieto e felice di rappresentare la vostra fede e di portare, insieme a
tanti altri fratelli nell’episcopato, le necessità e le istanze della vostra vita mo-
ra perché c’è Cristo
re le persone ma deve anche essere chiara qual è la funzione della famiglia secondo il piano di Dio. Non si tratta di emarginare nessuno né di assumere atteggiamenti fobici nei confronti di alcuno. Le coppie
in difficoltà fanno sempre parte della
Chiesa, possono e devono essere aiutate
nel loro cammino di fede, come anche le
persone omosessuali. Da parte della
comunità cristiana nessuna discriminazione. Ma occorre ricollocare la famiglia nel
suo ruolo. E’ il luogo dove si producono
valori, dove si deve imparare a scoprire la
logica del dono, dove si sperimenta il passaggio da società a comunità, senza enfatizzare la competizione e lo scambio.
Occorre agire entro un orizzonte di speranza: riscoprire l’attenzione al discernimento vocazionale, per tutte le vocazioni,
riprendere in mano con più forza la preparazione al matrimonio, preparazione
remota, da fare in famiglia, in Chiesa e
nella scuola, quella prossima e quella
immediata, senza trascurare l’accompagnamento delle coppie sposate, quelle giovani e quelle adulte perché mai la famiglia
deve essere lasciata sola. Il vescovo, con
molta umiltà, riconosce le carenze della
nostra comunità diocesana e afferma di
sentirsene in colpa, ma riconosce anche
con speranza che la famiglia non è solo un
malato da curare, ma anche una risorsa, la
risorsa principale su cui la Chiesa deve
contare. Vede con gioia la prospettiva di
una pastorale familiare coinvolgente che
porti le famiglie a prendersi cura le une
delle altre, innanzitutto nelle parrocchie di
appartenenza, primo luogo in cui si sperimenta un cammino insieme. Ed anche
dalle parole del vescovo risuona un monito a non appropriarci di Cristo ma a permettergli di giungere a tutti.
rale e spirituale, in seno alla grande Assemblea”. Ebbene, quella straordinaria
esperienza e momento di Chiesa egli
non potè godere fino alla sua conclusione. Infatti, al termine della prima sessione, durante la quale la malattia aveva fatto la sua comparsa, si ricoverò nella clinica della Mercede. E lì consumò gli ultimi scampoli di vita fra le comprensibili
sofferenze, sorretto dalla fede, dalla costante preghiera e dalla chiara consapevolezza che in quella lenta e inesorabile
agonia univa le sue alle sofferenze patite da Cristo nella croce, facendo del suo
letto di ospedale l’altare che l’avrebbe
introdotto al banchetto eterno del Padre
celeste.
✠ Sebastiano Sanguinetti
La tomba di Ghiga
nella cattedrale di Tempio
CONVEGNO DIOCESANO SULLA FAMIGLIA
di Gianni Sini
C
le CONClUSiONi Del VeSCOVO
oncludendo il Convegno, Monsignor Sebastiano
Sanguinetti ha voluto riassumere lo spirito e i contenuti che lo hanno caratterizzato, e , soprattutto, ha
voluto tracciare la mappa di un futuro progetto diocesano,
che nei prossimi mesi verrà messo a punto. Ne riportiamo
qui alcuni passaggio salienti. Ripercorrendo lo spirito e il
clima che si è respirato nel corso del Convegno, il Vescovo ha detto: “Devo esprimere la mia intima gioia per i contenuti che sono stati affrontati in questo Convegno, per il
clima di sereno ascolto reciproco e di dialogo che vi si è respirato, per la bella esperienza di Chiesa che insieme abbiamo vissuto, per la diffusa apertura alla speranza che si
è potuta cogliere nei molteplici interventi e contributi dell’assemblea. Credo che l’atteggiamento di fondo che ne ha
segnato il percorso e il messaggio che ne ricaviamo per il nostro prossimo futuro siano improntati alla speranza. Ha
inoltre aggiunto: “il Convegno è stato voluto e programmato per la necessità di sopperire a lacune ed evidenti ritardi
nella nostra azione in questo settore. Certamente non partiamo da zero. Pressoché dappertutto, nelle parrocchie e
nelle zone pastorali, da tempo sono in essere iniziative, soprattutto sul versante della preparazione immediata al matrimonio, attraverso corsi organici e continuativi nel tempo.
Penso a quanto fa meritoriamente il “Centro Famiglia” di
Olbia e, su quel modello, alle iniziative similari che si svolgono negli altri Vicariati. Ma ciò non basta. Occorre dare
nuova linfa e slancio alla nostra azione pastorale, avendo
una visione più ampia e articolata e allargando il raggio di
azione su più fronti, come meglio dirò più avanti”. Infine,
Mons. Sanguinetti ha voluto sottolineare: “è importante ricordare che questo è stato un Convegno non per soli specialisti o incaricati di pastorale familiare, ma un Convegno
di tutta la Chiesa diocesana, dei diversi operatori, per una
responsabilità e un’azione di tutta la Chiesa in questo ambito così importante, delicato e determinante, quale quello
della famiglia. Un momento alto di riflessione comune, - vescovo, sacerdoti, religiosi, laici, sposati e non, - per una più
approfondita presa di coscienza che ci aiuti a tracciare
una mappa lungo la quale muoverci per un servizio non
più trascurabile”. Questa mappa è stata tracciata dal Vescovo attorno ad alcuni nodi caratterizzanti. Dopo aver
parlato della “famiglia, come prima risorsa sociale ed ecclesiale”, avente “un ruolo e un compito fondamentale e
non delegabile, come luogo dove si scopre, ci si apre e si sperimenta il senso della vita, dell’amore, del dolore … e dove
si producono valori… nella logica del dono”, ha individuato due livelli principali di azione. Esso sono:- Azione di
prossimità e di sostegno della famiglia. In un tempo in cui
la famiglia è sempre più sola, sempre più caricata di com-
piti e responsabilità senza avere dalla società il necessario
supporto, non solo economico, “la Chiesa deve saper mettere in campo ogni iniziativa possibile, per accompagnare
e non lasciare sola la famiglia di fronte alle sue difficoltà
interne e ai gravosi compiti che la riguardano. Occorre,
perciò, attivare un progetto educativo attento, alla dimensione familiare della vita (di figlio-fratello-padre-madre),
all’educazione all’amore e a una visione corretta dell’affettività nelle sue molteplici espressioni, amicale, fraterna,
sponsale, all’identità di genere, al discernimento vocazionale”. Occorre, inoltre, impostare la preparazione al matrimonio, lungo tre stadi: quello remoto(educazione all’affettività e al discernimento vocazionale durante la catechesi di
i.c. e nei gruppi giovanili), quello prossimo e immediato,
che riguardano il periodo immediatamente precedente la
celebrazione del matrimonio. Ma l’accompagnamento va
continuato nei primi anni del matrimonio e nelle fasi successive. Infine, un settore particolarmente urgente è quello relativo alle ferite e alle situazioni comunemente dette
“irregolari”. “Non siete soli e non siete fuori dalla Chiesa”:
questa la voce del magistero ecclesiale rivolta a chi vive situazioni difficili e irregolari: Occorre tradurre queste parole in azione pastorale di vicinanza, di comprensione, di accompagnamento, perché sentano che l’amore materno della Chiesa non viene meno, nemmeno in questi momenti.
–La famiglia protagonista del progetto educativo e della pastorale della chiesa. “La Famiglia – ha detto il Vescovo non è solo oggetto della pastorale, ma anche soggetto attivo.
In questa chiave va sempre più riscoperta e valorizzata come centro unificatore della pastorale stessa, una sorta di
passaggio obbligato del progetto educativo ecclesiale. Perciò, la famiglia deve entrare anche nella pastorale comune,
nel progetto catechistico, nel cammino di preparazione ai
sacramenti, nella pastorale vocazionale, nella stessa pastorale familiare. In conclusione, il Vescovo, ha anche annunciato la prossima istituzione dell’Ufficio diocesano di coordinamento della Pastorale diocesana. Al riguardo ha voluto precisare: Il primo, ordinario luogo della pastorale familiare è la Parrocchia, con tutti i soggetti di cui abbiamo parlato. La diocesi, tuttavia, dà il respiro autenticamente ecclesiale ad ogni progetto, in ordine al fine e agli obiettivi, in
ordine allo stile e ai contenuti dell’azione e al respiro di comunione effettiva, di condivisione e reciproco sostegno. Se
finora abbiamo proceduto in ordine sparso, è arrivato il
momento di dare corpo e forma a un coordinamento diocesano, che supporti il lavoro delle parrocchie, con la necessaria sussidiazione di riflessione e di strumenti operativi. Spetterà al servizio diocesano di pastorale familiare elaborare un piano che interpreti e traduca le linee del Vescovo, con i supporto del Consiglio pastorale Diocesano.
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IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MONS. MARIO GHIGA
Veritatem facientes in caritate!
Il “motto episcopale” di Mons. Mario Ghiga riecheggiava l’invito dell’apostolo Paolo: “Vivendo la verità nella carità, cerchiamo di crescere
in tutto verso il capo, che è Cristo” (Efesini
4,15). Ricordare oggi il progetto pastorale del
Vescovo Mario Ghiga e il suo servizio missionario alle Chiese della Gallura e dell’Anglona è
segno di affettuosa riconoscenza, di perenne
memoria, di eterna fedeltà alla Chiesa e ai suoi
pastori. Cinquanta anni fa, il 31 marzo 1963,
tornava alla patria celeste questo insigne vescovo di “Ampurias e Tempio”, autentica “meteora
episcopale” che guidò la Chiesa Diocesana per
soli ventuno mesi, lasciando un’eredità spirituale preziosa ai sacerdoti e ai fedeli, che ammiravano la sua bontà nell’azione apostolica e la
sua serenità nella sofferenza. Mario Ghiga era
nato in Piemonte a Barbaresco, nella Diocesi di
Alba, il 10 agosto 1902, in una famiglia di cinque figli che viveva nella fede e nella preghiera. All’età di cinque anni andò con i suoi familiari nel paese di Vezza d’Alba, che divenne la
sua nuova patria. Obbediente alla voce di Cristo che lo chiamava al sacerdozio, compì i suoi
studi con i Padri Dottrinari di San Damiano d’Asti in Piemonte e a Roma, e poi a Torino tra i
Missionari della Consolata. Il vescovo di Ozieri
Mons. Francesco Maria Franco, suo concittadino piemontese, lo invitò a venire in Sardegna,
dove fu ordinato sacerdote a ventiquattro anni
il 7 novembre 1926 per la Diocesi di Iglesias. Fu
insegnante di Lettere nel Seminario Vescovile,
Canonico della Cattedrale, coadiutore del Parroco di Carloforte Mons. Pagani, al quale succedette come Parroco il 9 agosto 1941. Era veramente un padre ricco di “bontà e tenerezza”,
le virtù che ora il nostro Papa Francesco raccomanda a tutti i pastori della Chiesa. Nei vent’anni di servizio alla Parrocchia dei Genovesi di
Pegli e di Tabarka si fece amare da tutti, piccoli e grandi, e soprattutto dai suoi pescatori, con
i quali condivise la grande devozione alla Madonna dello Schiavo, che aveva liberato quel
popolo dalla schiavitù e dalla morte, conducendolo miracolosamente all’isola di San Pietro
e alla città di Carloforte. Grande fu il rimpianto
dei fedeli quando Don Mario fu nominato vescovo di “Ampurias e Tempio” il giorno 11 febbraio 1961, festa di Nostra Signora di Lourdes.
Era la volontà del Papa Giovanni XXIII, nella
quale egli riconosceva la volontà di Dio, e i
suoi amici furono contenti di partecipare alla
sua ordinazione episcopale nella chiesa di Carloforte, celebrata da Mons. Giovanni Pirastru
vescovo di Iglesias, con Mons. Lorenzo Basoli e
Mons. Antonio Tedde. Il 25 giugno 1961 la moltitudine dei suoi parrocchiani si unì alle popolazioni della Gallura e dell’Anglona, che accolsero Mons. Mario Ghiga con grande esultanza a
Tempio, a Castelsardo e poi in tutte le Parrocchie, entusiaste per la sua umile e sorridente
bontà. L’amore a Gesù e a Maria, a San Simplicio e a Sant’Antonio patroni della Diocesi, a San
Pietro titolare della Cattedrale di Tempio, l’amore ai sacerdoti e ai fedeli, vicini e lontani, lo spingevano a
donarsi totalmente alla sua nuova missione di successore degli
Apostoli. Ricordo che, sapendo
che io ero Delegato Regionale
della “Gioventù di Azione Cattolica”, mi invitò ad un meraviglioso “Convegno Diocesano”
nella Colonia di Curadoreddu e
mi sembra di vederlo ancora
circondato dai giovani e dai ragazzi con la sua amabile paternità. “Don Mario” invitava i credenti alla fede, alla preghiera,
alla gioia della liturgia, all’impegno nella Pastorale delle Vocazioni, all’amore per le persone
consacrate, specialmente alle
Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso, al servizio nell’Azione
Cattolica, all’apostolato sociale
tra gli operai e i pescatori, alla
testimonianza nel mondo della
cultura, alla vicinanza alle famiglie degli stazzi, ai bambini e ai
giovani, agli anziani e agli ammalati. Ben presto giunse anche
per lui la prova della sofferenza.
Dopo aver salutato in Piazza
Gallura il popolo credente, era
partito per Roma l’8 ottobre
1962, convocato dal Papa Giovanni XXIII per il “Concilio Ecumenico Vaticano II”, e aveva
partecipato con entusiasmo all’assemblea dei vescovi di tutto
il mondo, e fu sempre presente
anche quando il Signore scelse
di fargli “visita” con una tremenda malattia. Terminata la Prima
Sessione del Concilio, mentre
tutti i vescovi tornavano alle loro Diocesi per le celebrazioni
Mons.
Mario Ghiga
natalizie, Mons. Ghiga fu accolto nella Clinica di
Nostra Signora della Mercede a Roma e visse il
suo calvario natalizio nel letto della sofferenza.
“Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito”,
disse a Dio con la sua serena preghiera, e trascorse i suoi giorni nella Casa della Sofferenza,
dal tempo di Natale dell’anno 1962 al mese di
marzo dell’anno 1963, assistito amorevolmente
dal suo fedelissimo segretario Don Mario Careddu e dalle benemerite Suore Mercedarie,
sempre con il vivo desiderio di tornare accanto
al suo “gregge” come buon pastore”. Sentì però
che Gesù Sacerdote lo chiamava a celebrare la
Pasqua in Paradiso. Era la Domenica di Passione, il 31 marzo 1963, quando all’età di 60 anni
Mons. Mario Ghiga chiuse gli occhi alla vita terrestre per riaprirli alla contemplazione del volto
di Dio. Il 2 aprile tornò in Sardegna con la nave
accompagnato da Mons. Mario Careddu e da Olbia a Tempio fu accompagnato dalla grande famiglia dei suoi figli spirituali, che piangevano e
pregavano, e nella Cappella dell’Episcopio poterono rivedere il suo volto attraverso il cristallo
della sua bara. Il giorno dopo il mesto corteo funebre lo accompagnò alla Chiesa Cattedrale di
Tempio, dove la Santa Messa fu celebrata dall’arcivescovo di Oristano Mons. Sebastiano Fraghì e l’omelia fu tenuta dall’arcivescovo di Sassari Mons. Paolo Carta. Il suo amico vescovo ricordò con parole commoventi che Mons. Mario
Ghiga “era l’amico e il padre di tutti, ma aveva
una predilezione per i bambini, i malati e i lavoratori, con i quali si intratteneva spesso”. E prima
della sepoltura nella Cattedrale fece risuonare la
voce del suo testamento spirituale, che rimane
ancora oggi per noi l’insegnamento per la vita:
“Carissimi, in questo momento in cui il Signore
fa sentire la sua voce per chiamarmi a Sé … rivolgo a voi il mio pensiero di Padre e Pastore! Vi
ho amato con tutta la passione del mio animo di
Sacerdote e di Vescovo, con voi e per voi intendevo vivere a lungo la mia vita. Il Signore sembra che abbia disposto diversamente: Sia fatta la
sua volontà! … Vorrei dirvi: nel mio ricordo amatevi nel Signore! Pregate per me. Vi benedico
con grande affetto”.
✠Pietro Meloni
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Chi vorrà investire dovrà rispettare la vocazione della nostra terra
Duro intervento del parroco di Arzachena don Francesco Cossu
d. Francesco Cossu - Parroco di Arzachena
Onorevole Signor Presidente, Ugo Cappellacci,
l’occasione di questo incontro mi dà la possibilità di offrirle un mio volume, dal titolo: Il secondo novecento arzachenese, presentato con 3 giorni di lavori alla comunità
ed alle istituzioni, progettisti e rappresentanti della cultura
ufficiale. Una fatica letteraria che ho voluto affrontare in
occasione del 50° anniversario della nascita del Consorzio
Costa Smeralda con la finalità di aiutare i miei parrocchiani, anche i più giovani, a capire cosa ci fosse prima della
Costa Smeralda e che cosa ha rappresentato per noi e per
la nostra cultura… Abbiamo concluso che a l’Aga Khan si
deve gratitudine, ma non degli Osanna! Da alcuni mesi veniamo a sapere che c’è un susseguirsi di nuovi capitali che
hanno adocchiato il nostro territorio. Ben vengano!!! Ma
purché non si traducano in scivoli acquatici dietro la già
provata spiaggia di Liscia Ruja, in parchi-gioco, in villaggi
dallo stile arabeggiante o in cattedrali del divertimento tipo Las Vegas, in resort da “Le Mille e una notte” , con il
solo scopo del profitto a tutti i costi e destinato a pochi.
Questo impatto di solito si innesta su spettacoli e forme di
divertimento che fanno leva sulle parti meno nobili dell’essere umano (e mi riferisco a: avidità, invidia e ammirazione per il lusso di dubbia provenienza, spettacoli e intrattenimenti sopra le righe, e quant’altro di volgare ha attecchito negli ultimi 25 anni..).
Viene condannata a morte l’eleganza, la sobrietà e la vera vena leggiadra e semplice del divertimento. Mi sento
portavoce del mio Capo quando dico queste cose, forse
perché spesso mi rivolgo a Lui per consigli, ma mi faccio
anche portavoce di una grande parte di questa comunità!
Chi viene da fuori dovrà sapere che in questa meravigliosa terra, a contatto con una profumata vegetazione e con
particolari specie di animali, coabitano persone che hanno sempre lavorato e, pur progredendo più lentamente
che altrove verso la “modernità”, pur mangiando pane,
carne, ortaggi, formaggi, non sono mai morti di fame. E in
più, lo straniero, è stato sempre accolto e integrato sia esso mendicante o Principe: a tutti è stato offerto il nostro
pane! Chi vorrà investire dovrà, quindi, porre la massima
attenzione alla vocazione di questa nostra terra benedetta
da Dio, dovrà rispettarne l’ambiente già tanto provato, le
persone, la storia di un popolo, i suoi valori e i suoi simboli forti.
E dovrà tenere sempre a mente che – come ogni comunità presenta i suoi tratti distintivi – la peculiarità del popolo sardo è il senso della parola data, il decoro, la dignità.
Il granito ben ci rappresenta: pietra povera e dura; ma i
nuovi ricchi l’hanno sottomessa, e dal dignitoso muro a
secco è servita agli insediamenti delle loro smodate rappresentazioni del lusso. Questo non deve accadere anche
alle persone e alla imponente tradizione culturale, valore
condiviso da tutti gli storici e patrimonio di tutta la nostra
Nazione. E su queste fondamenta i nostri governanti locali dovranno selezionare e permettere gli investimenti, non
solo basati sul profitto di pochi sardi e pochi stranieri, su
precarie e temporanee soluzioni al problema della disoccupazione giovanile.
Ricordatevi che 3 anni di cantieri, al servizio del profitto di
altri, non rappresentano uno sviluppo durevole, che stratifica e resta al nostro territorio e ai nostri figli. Ci dovrà
essere guadagno, ma per tutti, ed eticamente, con progetti che sviluppino cultura moderna d’impresa, nella tradizione e non solo villaggi globali per un divertimento anonimo, presso le cui strutture andare a pietire poi un posto
di servo!! Accogliere investimenti? Sì certo!! Ma con progetti che gettino le basi per uno sviluppo di un turismo industriale sardo per i prossimi 100-150 anni, senza lo snaturamento e la distruzione dell’ambiente e conservando e
valorizzando gli elementi e i valori esistenti.
Noi sardi non abbasseremo il livello di guardia, lasciando
mano libera a predatori velocissimi che ovunque arrivano
“mordono e fuggono” sazi. Non approveremo progetti
miopi di sole grandi cubature senza storia, che finiscono a
chiusura di cantiere; non lasceremo che forti interessi e
grandi progetti del divertimento corrompano la nostra manovalanza a farsi complici dello sfruttamento del nostro
stesso ambiente, lasciando – a operazione conclusa - un
territorio e una cultura devastate e rovinate per sempre.
Noi sardi non vogliamo continuare ad essere i bassi dipendenti degli investitori. Il pesante mandato che viene
conferito al nostro Governo locale è quello di consentire
che gli investimenti, oltre al rispetto di ambiente e tradizione, coinvolgano e formino i nostri figli a “fare impresa”
in autonomia, affrancandoli dal ruolo di “camerieri a vita”.
I sardi dovranno essere coinvolti nei progetti sin dalle prime fasi. Negli investimenti dovrà trovare spazio anche la
formazione al ruolo dei sardi che dovranno essere protagonisti consapevoli di tutto il piano di sviluppo. Solo così
il popolo investirà su sé stesso e sul proprio territorio preparando un futuro di qualità e lasciando un valore come
un nuraghe, piuttosto che un resort con sala bingo!!!
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Giornata di fraternità organizzata dall’UNITALSI
Aria di festa per gli amici disabili
di Ezia Orecchioni
I
l quattordici Aprile, l’Unitalsi,
sottosezione di Tempio Pausania, ha riunito presso i locali del
seminario diocesano di Tempio, i
soci, i simpatizzanti, i sostenitori e i
carissimi amici disabili e malati, per
trascorrere una giornata di fraternità e di condivisione. Ci ha sicuramente aiutato il tempo, poiché dopo un inverno lungo e piovoso, ci
ha regalato una calda giornata di
sole! Ci siamo ritrovati, alle ore
12,00, circa 200 persone, nell’aula
magna del Seminario per la celebrazione della Santa Messa, celebrata dal vice assistente, di Sottosezione, Don Paolo Pala. Erano presenti soci provenienti da diverse
parrocchie della diocesi: Arzachena, Tempio, Calangianus, Trinita’
d’Agultu, Sant’Antonio di Gallura,
Aggius, Perfugas, Olbia e Luras. Il
coro, composto dai giovanissimi
del dopo Cresima, accompagnati
da alcuni ragazzi unitalsiani, con le
loro chitarre, ha animato la celebrazione. Dopo la messa, c’è stato
il momento del pranzo consumato
nei locali stessi del Seminario. Aria
di festa! Tavoli apparecchiati con
fantasia di colori, amici sorridenti
che si salutano, felici di incontrarsi
e di stare assieme. Un lavoro di
“gruppo” ben organizzato, ha fatto
si che all’arrivo degli ospiti tutto
fosse pronto: gli antipasti sui tavoli, all’esterno,grossi barbecue pronti per arrostire le carni e grossi pentoloni per la cottura degli gnocchi.
Grandi attività in corso. Naturalmente non mancava la musica, per
tutta la durata del pranzo, il nostro
amico musicista di Calangianus, ha
suonato e cantato e i nostri ospiti
hanno gradito tantissimo l’aria di
festa che si è venuta a creare: “Pari un coiu” e’ stata la considerazione più ricorrente! Pranzo allegro e
festoso, per continuare poi con una
presentazione di dolci prelibati, offerti dagli ospiti stessi. E poi.. musica e balli! Un pomeriggio intero
di divertimento. In un tempo di crisi e austerità, abbiamo toccato la
generosità di diverse persone,
commercianti e ristoratori di Arzachena, che hanno risposto molto
volentieri al nostro invito a contribuire, ognuno secondo le proprie
possibilità, alla riuscita di questa
giornata. Ringraziamo tutti per la
loro generosità.
Il “grazie” di Giuliana
Miei cari amici, vi voglio dire tante cose bellissime. Voi
siete importanti per me, mi fate stare bene con la
vostra compagnia. Quando ci incontriamo provo
un’emozione grandissima. Stare con voi è la mia gioia,
stare insieme in questa meravigliosa giornata è una
delle cose più belle che vivo, perché siete la mia
seconda famiglia. Questi incontri mi fanno stare bene e
mi tengono impegnata, per questo vi ringrazio per
tutto quello che fate per me. Vi ringrazio anche per
l’organizzazione dei pellegrinaggi, delle colonie estive
all’Isola Rossa e i capodanni. Vi voglio bene!
La vostra amica Giuly
Il gruppo dei volontari
dell’Unitalsi
unitalsi
Elena Fraschini e il musicista Meloni
intrattengono i nostri amici disabili
chiesa diocesana
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Cristo pilastro della fede
di Antonio Dramis
L
a fede è generata da Dio, ossia dal Padre,
dal Figlio Gesù Cristo, e dallo Spirito Santo. La fede è dunque ottenuta quale risultato della potenza e dell’opera di grazia della
SS. Trinità. La fede nasce nell’uomo ascoltando
la Parola di Dio serbandola nel cuore. Avere fede significa credere alla testimonianza di Dio
con la stessa semplicità e certezza con cui presti fede alla parola di tuo padre o di un tuo caro amico. La fede si acquisisce con il Battesimo,
essa è fiducia assoluta in Dio, il Dio che ha voluto parlare all’uomo mediante le Sacre Scritture, e rivelarsi in Gesù Cristo; un Dio che ama,
che ha dimostrato il suo amore col dono di ciò
che aveva di più prezioso: il suo Figlio diletto.
Egli ci ha amati mentre ancora noi non Lo amavamo, e ha offerto la propria vita per tutti gli
uomini, per coloro che lo dimenticano, per
quelli che lo combattono, per chi è indifferente, e per chiunque mette tutta la propria fiducia
in Lui , al suo cospetto tutti siamo figli di Dio.
Dall’ esodo di Cristo compiuto per noi uomini,
si trae esempio , Lui che dal Padre è venuto a
noi come offerta sacrificale, è tornato al Padre
portandoci nel corso del Suo passaggio, esempi di vita e di fede a noi sconosciuti, facendo in
modo che in Sua comunione, tutti possiamo essere degni di seguirlo regno del Padre. La fede
naturale è quella capacità di credere e di fidarsi. Secondo una suggestiva etimologia (la scienza che studia l’origine e lo studio delle parole)
medioevale, «credere» significa “cor dare “, dare
il cuore, metterlo incondizionatamente nelle
mani di qualcuno, così come ci insegnano gli
Apostoli, e con il Vangelo ci raccontano l’esperienza avuta con Gesù. La fede è una convinzione interiore; non è un sentimento, ma è
qualcosa che appartiene allo spirito dell’uomo,
non all’anima. Viviamo in un’epoca in cui prevale l’apparenza, tutto è simbolo di ostentazione, si fa propri tenori di vita che non appartengono alla nostra cultura tralasciando talvolta o
mettendo in secondo piano valori , tradizioni
appartenenti ad uno stile di vita più autentico
per fare spazio a comportamenti che non rispecchiano gli insegnamenti trasmessi dai nostri
padri , nei quali emergeva la centralità della famiglia , simbolo di unità, sicurezza, rifugio, che
infondeva rispetto delle regole, dei valori cristiani dandone esempi concreti. Oggi il confronto di culture diverse dalla nostra dovrebbe
implicare un arricchimento ai fini di una più
completa conoscenza dei nostri fratelli, non accomunati sempre dallo stesso Credo, da un
confronto reciproco basato sempre sul rispetto
dei propri valori, delle tradizioni, e dalla fede di
ognuno, mantenendo saldi i propri principi
senza vergognarsi difenderli se necessario. Gli
l’ANNO DellA FeDe ALLA RISCOPERTA DI GESU’
di Pasquina Fresi
P
apa Benedetto XVI l’11 ottobre
del 2012 ha indetto l’Anno della
Fede un periodo fino al 24 Novembre 2013 nel quale tutti i Cristiani
devono impegnarsi per “dare un rinnovato impulso alla missione di tutta la
Chiesa”, in Parrocchia ci siamo interrogati sugli argomenti posti in risalto nella Lettera Apostolica e abbiamo convenuto che la riscoperta gioiosa della Fede deve contribuire a consolidare l’unita’ e la comunione tra le diverse realtà
che compongono la grande famiglia
della Chiesa.
I fedeli laici, sono invitati a un rinnovato impegno di effettiva adesione all’insegnamento del Successore di Pietro.
Così sabato 20 Aprile abbiamo dedicato una funzione particolare all’incontro
con tutte le famiglie della Parrocchia,
genitori e figli si sono ritrovati per una
Foto di gruppo con il
parroco don Jacek
funzione all’insegna di una rinnovata
Fede fondata sull’incontro con Gesù Risorto per la riscoperta nella sua integrità e in tutto il suo splendore.
Abbiamo rinnovato le nostre promesse
Battesimali con un vero passaggio attraverso la Porta della Fede, appositamente costruita con del semplice legno
dai nostri artigiani locali e rivestita di
Edera per rappresentare proprio la
Passione di Cristo, e lei con le sue robuste radici, difficile da sradicare, li
ogni famiglia ha ricordato di Credere
in Dio Uno e Trino, Padre Figlio e Spirito Santo, e ha ricevuto in dono un
piccolo crocifisso di San Damiano, la
rappresentazione del Dio Vivente, attraverso il quale si ha l’incontro personale con Dio per mezzo dello Spirito
Santo.
Tutta la funzione e’ stata scandita da letture particolari che ci hanno ricordato
l’importanza della comunione e della
preghiera, infatti abbiamo anche stampato una immaginetta
con l’Atto di Fede e la
preghiera “CHE DIO
AUMENTI LA NOSTRA
FEDE” con l’invito a vivere in pienezza quest’anno come speciale
“Tempo di Grazia”.
Il giorno dopo, domenica in nutrito gruppo
di fedeli, catechisti e
bambini, accompagnati dal Parroco di San
Pantaleo Don Jaczek
Meczel, ha passato
una giornata di ritiro
nel Monastero Benedettino di San Pietro di
Sorres a completamento di un cammino di
rinnovata Fede.
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uomini attendono dalle varie religioni, la risposta ai reconditi enigmi della vita, che ieri come
oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo
e della sua natura, del senso e il fine della nostra vita, del giudizio dopo la morte, cercando
la via per raggiungere la vera felicità, dove tutti traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo. Questo rapido sguardo alle diverse tradizioni religiose ha voluto dimostrare che esistono diversi modi di accostarsi alla propria fede,
con un unico scopo, raggiungere la felicità eterna . Noi Cristiani Crediamo Fiduciosi in Gesù ,
Figlio di Dio, Signore è Salvatore. È questa fede è amore che ci permette di accostarci agli altri. Noi dobbiamo essere consapevoli che sebbene essi non credano in Cristo, è nel nostro
impegno nei loro confronti, possono compiere
parte del loro cammino insieme a noi. Questo
deve spingerci ad invitarli ad unirsi per raggiungere la vera felicità nella Misericordia Divina. Tuttavia scopriamo che il fulcro della Chiesa Cattolica, è basato nell’amore della Divina
Misericordia, come ultimamente ci ha ricordato
Papa Francesco, Dio non si stanca mai di perdonarci, mentre noi ci stanchiamo di chiedere
perdono. In questa verità Misericordiosa, c’è la
speranza infinita dell’esistenza umana, in cui
l’uomo ha sempre la prospettiva di riconciliarsi
con Dio e ricominciare una nuova vita da Lui
seguito, da Lui sorretto, da Lui amato. Il Cristiano dunque non vive di solitudine, ma nella
gioia donatagli dall’amore di Cristo.
La mia testimonianza
Carissimi bambini e cari adulti,
confesso di aver avuto un po’ di paura nell’apprendere di
dovervi dire oggi queste parole perché mi chiedevo, essendo
per me la prima volta che vi parlo, se fossi riuscito a non
annoiarvi: speriamo bene. La storia della mia vocazione è una
storia abbastanza semplice; è quella di un bambino di 8 anni
e mezzo, un bambino tutto casa e chiesa. Era il 2005, anno
tanto ricordato per via della morte di Giovanni Paolo II; mentre guardavo le immagini del funerale e ascoltavo la lettura
della sua biografia sentivo ardere dentro di me un fuoco e
una voce che diceva: «Va e anche tu fa lo stesso». Da li è iniziata la strada che mi ha portato ad essere qui e a parlarne
con voi. Grazie all’incontro con persone che si sono rivelate
fondamentali per la mia crescita vocazionale, come tanti
sacerdoti, in primo piano il parroco don Nino Fresi, ora tornato alla casa del Padre che rimarrà per sempre nel mio
cuore, la mia catechista per la quale ancora oggi a distanza di
anni ringrazio il Signore di averla messa sulla mia strada. Ho
conosciuto per la prima volta questo luogo, il seminario,
durante una giornata dei ministranti del 2008 quando ero un
ministrante bambino come voi, e tanto per cambiare ero l’unico che rappresentava la mia parrocchia, ma ora le cose
sono cambiate: siamo ben due! Grazie a don Nino ricevo il
numero dell’allora vice rettore Don Mirco, col quale per un
motivo o per un altro non è stato possibile stabilire un incontro, ma quando ormai non ci speravo più, nell’estate del 2010,
don Paolo, diventato rettore del seminario, chiamò mia madre
organizzando un incontro per il 10 settembre. Nessuno potrà
mai capire quanto abbia aspettato con ansia quell’incontro
destinato a cambiare la mia vita, tuttavia il suo esito non è
stato esattamente come speravo: infatti si decise che non sarei
entrato subito in seminario ma che avrei dovuto fare un anno
cosiddetto di “preseminario”, limitando ad una volta al mese
il mio ingresso. Dopo la quarta ginnasio frequentata ad Olbia,
dove ho avuto la grazia di incontrare un insegnante di latino
e greco che sarà sempre nel mio cuore, finalmente l’11 settembre del 2011 entro in seminario. Il mio primo anno seminaristico è stato un anno fantastico, nonostante sia stato
segnato anche da 23 giorni in ospedale per problemi di salute che mi hanno portato all’attuale esilio, come spesso definisco la lontananza dal seminario; se in casa e in parrocchia,
luoghi a me ovviamente molto cari, io mi sento in esilio, vuol
dire che il mio posto non è altrove se non in seminario!
Grazie a tutti per l’affetto manifestatomi.
Il seminarista Alessandro
14
ALLURA
&AGNGLONA
famiglia
Anno XXI
n. 4
30 aprile
2013
il Convegno sulla famiglia visto da un seminarista
di Davide Pidinchedda - Seminarista
L
a nostra Diocesi ha voluto dedicare interamente il Convegno pastorale di quest’anno
2013 al tema importantissimo e fondamentale della famiglia. Si è svolto in tre giornate, precisamente 11, 12 e 13 aprile, all’interno del nostro Seminario minore diocesano in Tempio Pausania. Abbiamo avuto la fortuna di essere stati
guidati, in questi tre giorni, da due bravissimi relatori e dal nostro Vescovo; il primo giorno da
don Enzo Bottacini, vice direttore dell’ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della C.E.I.
e l’altro il Prof. Luigi Alici del consiglio scientifico dell’istituto per lo studio dei problemi sociali
e politici. Sono stati creati quattro laboratori fondamentali per il lavoro di gruppo e la condivisione, dopo l’ascolto attento delle relazioni e degli eventuali spunti di riflessione offerti dai validissimi relatori, che, se posso esprimere un parere, ci hanno lasciato a bocca aperta per la loro
efficace professionalità, ma anche per la fede e
la speranza che sono riusciti a trasmettere nonostante si parlasse di gravi problemi della società di oggi e della famiglia di oggi. Questi problemi non si trovano fuori, ma pienamente dentro i nostri contesti e dentro le nostre vite. Il primo giorno è iniziato introducendo il lavoro del
convegno, e quindi il tema famiglia, dalla parola
di Dio: “Maschio e femmina li creò”, la famiglia
secondo il progetto e il cuore di Dio. Il relatore,
don Enzo, ha focalizzato il suo discorso sulla Vocazione alla famiglia, quindi, come chiamata e
progetto di Dio per l’umanità dentro la Chiesa.
Ha continuato spiegando il reale rapporto tra
Dio, Chiesa e famiglia; stando nella Chiesa non
siamo soli, anzi, obbiettivo principale della Chiesa è appunto quello di fare comunione. “Maschio e femmina li creò, lasceranno suo padre e
sua madre e saranno una cosa sola”.La comunione che si crea tra uomo e donna, nella promessa e nel vincolo del matrimonio, è progetto
di Dio, ci dimostra che Dio stesso non ha creato
l’uomo per stare solo, ma per aprirsi all’altro, per
l’altro. E’ proprio nel dono della vita di Cristo
che l’uomo e la donna entrano in comunione
perfetta, trovando il compimento in Lui, diventando nell’amore di Cristo a immagine e somiglianza di Dio. Come disse Giovanni Paolo II:
“La famiglia trae la sua solidità interiore dal patto tra i coniugi, che Cristo stesso ha elevato a sa-
cramento”. Questi gli spunti più importanti di riflessione che il relatore ci ha offerto. Abbiamo
poi, nel laboratorio, approfondito e condiviso le
nostre diverse opinioni, traendo come conclusione l’importanza di creare un sistema di persone, pronte ogni giorno a sostenere, soprattutto
spiritualmente, tutte quelle famiglie sole, in crisi,
emarginate dalla società. Abbiamo anche sottolineato come fondamentale il testimoniare a tanti
giovani il valore vero che la famiglia ha perso in
questa società, riportare un giusto equilibrio tra i
valori, che in un certo senso dovrebbe sovrastare le paure che un giovane oggi ha di pensare al
suo futuro come progetto famiglia. Sì, perché la
posta in gioco è l’identità e la sopravvivenza della famiglia e di questa missione dobbiamo sentirci tutti responsabili nel fare la nostra parte!! Il
secondo giorno, il Prof. Luigi Alici, ha sviluppato il suo discorso presentandoci la realtà della
crisi che oggi viviamo: economica, nella società,
nella famiglia, nei valori di un’identità indirizzata, sempre più, verso un individualismo totale,
che possiamo definire il virus che abbraccia tutta la società di oggi, trascinata ormai verso il baratro. “Il mondo gira intorno a me”, questa è la
regola chimica del narcisismo che è il seme maligno di ogni vocazione. Il credere e il vivere nell’impotenza del narcisismo che poi, non solo ci
porta alla morte, ma condiziona tutta la nostra vita e soprattutto la nostra fedeltà. Questa crisi noi
la stiamo vivendo sulla nostra pelle, pensiamo
alla tragedia dei tanti suicidi soprattutto nelle famiglie. La crisi è passata dall’eccezione alla regola. Dobbiamo abbandonare la retorica del tramonto e abbracciare la logica di un’alba nuova,
di un porto sicuro che esiste davvero nella tempesta in cui tutti noi, oggi, siamo immersi. Abbiamo perso il senso delle differenze: tra il bene
e il male, tra il finito e l’infinito, tra l’essere e il
nulla, tra il vero e il falso. Questo non possiamo
permettercelo, non possiamo permetterci di pensare di vivere in tempi difficili, in tempi sfortunati per il Vangelo. Il Vangelo è adesso… Trasformiamo il crepuscolo del tramonto nel crepuscolo dell’alba, la famiglia deve fare questo. La
famiglia deve sciogliere tutti quei nodi che la società ha stretto nella libertà della vita dell’uomo.
La famiglia è il luogo, aperto a tutti, in cui si sperimenta una risposta positiva, una risposta di
speranza concreta alla crisi in cui viviamo. Nel
laboratorio abbiamo approfondito l’argomento,
Nella chiesa di S. Paolo protagonisti i bambini
di Francesco Filigheddu
confratello di Santa Croce
N
ella primaziale di S. Paolo
Apostolo di Olbia, i bambini
diventano protagonisti. Di
fatto, per il secondo anno consecutivo, grazie ad un ineccepibile lavoro, i catechisti e gli animatori hanno
potuto coinvolgere bambini di tutto
il percorso catechistico per animare
la Via Crucis durante i venerdì di
quaresima. Ascoltare i bambini che
leggevano le riflessioni e i genitori
che proponevano le preghiere per
le stazioni è stato molto commovente. Pensieri carichi di altruismo
verso il prossimo, scritti con la
guida dei catechisti degli stessi
bambini. Tutto questo è accaduto
davanti a noi adulti, che molto
dovremmo imparare dall’innocenza, dalla purezza dei bambini. Una
parrocchia, quella della primaziale,
che sta sempre più in crescendo e
proponendo attività diversificate
per fasce di età. Tutto questo grazie al parroco don Gianni Satta, ai
suoi collaboratori e alla confraternita di Santa Croce. Infatti, quest’anno, i confratelli hanno discusso e iniziato un progetto con don
Satta, a livello interparrocchiale,
che consiste nel coinvolgere i
ragazzi, prossimi alla cresima, di
tutte le parrocchie di Olbia. Un progetto che è andato in porto grazie
anche alla collaborazione di sacerdoti, catechisti ed educatori di tutte
le parrocchie olbiesi. Ai ragazzi è
stata chiesta la presenza nella processione che si è svolta il giovedì
Santo. A loro, infatti, è stato dato il
compito delicato di portare, durante la processione, i “misteri” che
hanno accompagnato il Cristo nella
I seminaristi Alessandro e Davide
ci sono state diverse testimonianze che hanno
arricchito sicuramente il nostro lavoro. Abbiamo
sottolineato l’importanza nel fare esperienza profonda dell’amore di Dio prima di buttarsi nell’amore dell’altro, precisando che è fondamentale
per tutte le coppie fare un cammino importante
di discernimento prima di arrivare al sacramento
del matrimonio. Il terzo giorno, quello conclusivo, abbiamo introdotto il nostro incontro con
una serie di proposte, prodotte dai quattro laboratori, esponendole alla presenza del Vescovo
Mons. Sebastiano Sanguinetti. Sono state presentate due proposte molto importanti: la prima è la
già avviata iniziativa di una scuola media cattolica nella nostra diocesi, precisamente a Olbia per
via della grande richiesta da parte di diverse famiglie, la seconda è un centro famiglie amiche
diocesano con sede a Tempio, ma con progetto
esteso dentro tutte le nostre parrocchie. Sono
state esposte anche le diverse problematiche di
cui abbiamo già parlato e infine, il Vescovo, accogliendo come dono prezioso tutte le proposte
fatte, ha risposto positivamente, correggendo alcune incomprensioni e promettendo concreta
collaborazione nel portare avanti i diversi progetti. Abbiamo concluso il nostro convegno con
la Santa Messa in cattedrale alle ore 12, ricordando il 50° anno dalla morte del nostro Vescovo Mons. Mario Ghiga e condividendo insieme
un rinfresco in seminario. E’ stato un bellissimo
convegno, molto partecipato. Un’esperienza che
io personalmente, ma credo tutta la nostra Diocesi, aveva veramente bisogno di vivere. E’ stata
un ottima occasione per incontrarci tutti e per
sentirci più Diocesi, più famiglia ecclesiale, condividendo i problemi e cercando insieme, e insieme al Vescovo, di trovare un percorso giusto
per contrastare la crisi che oggi stiamo vivendo
soprattutto nella famiglia.
Olbia, giovedì santo, processione dei Misteri
sua Passione (corona, frusta, catene, chiodi, martello, tenaglie e lancia). Con la stessa intensità, hanno
partecipato alla funzione del vener-
dì di Passione (S’Iscravamentu).
E chissà che tra di loro non nasca
anche qualche nuovo confratello.
Non si sa mai!
azione cattolica
“L’ACR diocesana si ritrova a Tempio
con l’Assistente Nazionale
L
a presidente diocesana dell’ACR Adriana Carta, con una
lettera ha voluto raggiungere
le diverse parrocchie della diocesi
per formulare l’invito a partecipare
ad un incontro diocesano, che diventerà preziosa occasione di formazione e di ascolto.
Nella lettera ricorda che “la domenica 5 maggio nei locali del seminario diocesano di Tempio si terrà
un incontro formativo sul tema: AC
e iniziazione cristiana.
Avremo il piacere di ospitare don
Dino Pirri, Assistente Nazionale
dell’Azione Cattolica Ragazzi che ci
aiuterà a riflettere sulle modalità
con cui, nella nostra comunità diocesana, accompagniamo i ragazzi
(dell’ACR e non solo) nella crescita di fede anche attraverso le tappe
più importanti che sono i sacramenti.
Vi invito pertanto a partecipare a
questo incontro con la certezza
che saprete anche farvi promotori
nelle vostre parrocchie, invitando
in particolare catechisti ed educa-
tori e tutti coloro che a più livelli si
occupano di catechesi.
È un momento importante non solo per la presenza di un assistente
nazionale che è davvero un dono
grande di cui poter beneficiare, ma
anche per mettere in moto e condividere idee, proposte, percorsi, e
prassi che rendano ancora più bello il percorso di fede dei ragazzi
che ci sono affidati, per questo la
presenza di ognuno sarà una ricchezza per tutti.
Qui di seguito troverete gli orari
per la giornata, vi chiediamo di
confermarci la vostra presenza anche via telefonica al numero di segreteria.
Augurandomi di incontrarci in
questa prossima occasione, Vi saluto fraternamente in Cristo risorto“.
Alle 09.30 sono previsti gli arrivi e
alle 10.00 ci sarà l’intervento di don
Dino Pirri. Alle 12.00, la celebrazione della Santa Messa e, dopo pranzo, la condivisione dei gruppi di approfondimento.
Le vocazioni nascono dalla preghiera
e nella preghiera
L
a domenica 21 Aprile, è stata
celebrata la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, una grande opportunità per
parlare di un tema che oggi può
sembrare desueto se non equivoco. Infatti, la parola vocazione generalmente viene abbinata alla vita del sacerdote, della suora, del
religioso in genere. In realtà, il tema della vocazione richiama, più
in generale, la ricerca personale di
realizzazione e di felicità.
La vocazione cristiana è quella
condivisa da ogni battezzato a seguire la strada di Gesù, a diventare come lui, rispondendo in modo
consapevole e anche originale a
quelle parole che riporta il Vangelo: “Vieni, e seguimi”.
La Diocesi ha organizzato, per
questa giornata, una veglia di preghiera nella parrocchia della Sacra
Famiglia a Castelsardo.
Nonostante la serata fredda e piovosa, hanno risposto all‘appello
del parroco don Giovanni Pittorru
una decina di sacerdoti e diverse
comunità.
Ma è soprattutto la comunità locale che ha partecipato in modo
massiccio e ha animato, con il coro della parrocchia, la veglia di
preghiera.
Hanno colpito particolarmente le
testimonianze di Quirica, una giovane di Calangianus, che entrerà
nelle Figlie della Carità e quella di
Davide, seminarista della Sacra
Famiglia di Olbia, che ha raccontato ai presenti, la sua chiamata e
l’entrata in seminario.
La gente ha partecipato con intensità e ha ascoltato le parole di don
Paolo Pala che, nell’omelia, ha insistito sul verbo “ascoltare”, come
dice il Vangelo: “Ascolteranno la
mia voce e saranno un solo gregge e un solo pastore”.
E’ stata preziosa la presenza delle
zelatrici, dei cresimandi di Nulvi e
le rappresentanze da Aggius, da
Calangianus, da Viddalba e, naturalmente, da Castelsardo.
Posa della prima pietra nella nuova
chiesa di San Michele Arcangelo
S
abato 11 Maggio 2013 alle ore
11.00 il Vescovo Mons. Sebastiano Sanguinetti, presiederà
il solenne rito della benedizione e
posa della prima pietra della nuova chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo in Olbia.
La cerimonia religiosa cui presenzieranno le autorità civili e militari
della città, vedrà la partecipazione
dei fedeli della comunità parrocchiale di San Michele e delle altre
comunità cittadine.
La costruzione del complesso parrocchiale sito nel quartiere di Tannaule, vicino al nuovo ospedale di
Olbia, sarà possibile grazie al contributo dell’8xmille della CEI (che
coprirà il 75% della spese di costruzione) al quale si unirà il generoso contributo dei fedeli della
parrocchia e un contributo della
diocesi.
Al termine del rito vi sarà anche un
momento conviviale organizzato
dalla comunità parrocchiale.
Anno XXI
n. 4
30 aprile
2013
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il settore giovani dell’Azione Cattolica
ospite a Trinità d’Agultu
Il tema era: “Date voi stessi da mangiare“
G
ià da qualche anno il settore giovani dell’AC invita
tutti i giovani e i giovanissimi della diocesi a condividere un
momento di festa e riflessione.
Quest’anno, la domenica 28 Aprile,
sono stati ospitati dalla parrocchia
della Santissima Trinità di Trinità
d’Agultu, accompagnati dallo stesso slogan del cammino formativo
2012/2013 dell’Azione Cattolica:
“Date voi stessi da mangiare”. Il tema è riferito al brano di Luca dedicato alla moltiplicazione dei pani e
dei pesci. Cinque pani e due pesci
sono sufficienti per attivare la condivisione fra persone che, pur essendo estranee, avvertono la stessa
urgenza di avvicinare Gesù e sentirlo parlare. E Gesù dimostra che
nel deserto è capace di imbandire
la tavola e saziare la fame di ciascuno. Tutta la giornata è stata imperniata sui temi dell’accoglienza e
della condivisione; l’obiettivo era
quello di far sperimentare ai giovani e giovanissimi della diocesi che
l’accoglienza va in primo luogo
praticata con se stessi, e dopo con
i fratelli, nel segno della gratuità e
reciprocità, donandosi e condividendo. Cosa significa condivisioTrinità d’Agultu
Chiesa SS. Trinità
ne? Lo suggerisce Gesù, che «prese
i cinque pani e i due pesci, alzò gli
occhi al cielo, recitò su di essi la
benedizione, li spezzò» (Lc 9, 16).
Il gesto di spezzare il pane, cioè,
non è sufficiente. Occorre pregare
e benedire, chiedere di essere capaci di amare come ama Dio, di
rendere ogni gesto un gesto di
amore. Da questo nasce la condivisione: grazie all’amore, il pane
spezzato diventa dono, alimento
per la vita, capace di saziare la fame. Siamo invitati a imitare Gesù,
in primo luogo nel confidare che i
nostri pochi pani e pesci sono il
punto di partenza per la condivisione. Ciò significa non considerare il nostro quotidiano povero e insufficiente, ma anche sapere che è
proprio questo quotidiano a essere
chiamato in causa: la condivisione
è dono di noi stessi, non solo di
ciò che ci avanza o non ci serve
più. Il dono è dono di tutto ciò che
sono, di ogni gesto, di ogni aspirazione, di ogni slancio, di ogni intuizione. Le attività sono proseguite nel pomeriggio. Forse con una
maggiore informazione, la partecipazione sarebbe stata ben più numerosa anche da altre comunità.
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varie
siate felici e siate orgogliosi di portare quel veIl Vescovo ai ministranti...
seguire fedelmente Gesù. È lui che ha fatto sen- stito, perché è il vestito del servizio. Anche Getire dentro di voi questo desiderio di servirlo al- sù ha fatto così il giovedì santo e ha chiesto ai
l’altare. Così è avvenuto per Pietro, per Matteo suoi discepoli di fare altrettanto e di imitarlo.
e per tanti altri. Anche i sacerdoti, con voi, han- Con il vestito sacro che portate, non solo servino fatto così. Vi hanno guardato negli occhi e te Gesù,ma servite la sua Chiesa. Non è il vevi hanno rivolto l’invito ad entrare nel gruppo stito del comando, ma è un modo concreto per
dei ministranti. Com’è brutta la Chiesa, la mes- dire: “ Mi metto a vostra disposizione, a disposa, l’amministrazione dei sacramenti, senza la sizione di tutti”. Questa giornata, davvero spepresenza di un ministrante! Senza la vostra pre- ciale, la ricorderanno tutti i ragazzi, non solo
senza la celebrazione non sarebbe bella, gioio- quelli della parrocchia N.S delle Grazie di Palau
sa, infatti la vostra presenza, rende la celebra- che hanno vinto l’edizione 2013 per il disegno
zione una festa. Da alcuni anni questo incontro più bello e più espressivo.
avviene in questo luogo particolare, in seminario e, in questo luogo,
I ministranti
si seminano le vocazioni, l’amore,
di Badesi
la parola di Dio, si semina la fede,
la preghiera. Qui si semina qualcosa di particolare: la parola del Signore, ma c’è una parola particolare che qui risuona continuamente
“Seguimi”. È la parola che Gesù ha
detto a Pietro, a Matteo, a San Francesco: “Ripara la mia chiesa”. Se
noi stiamo attenti, se apriamo il nostro cuore, Gesù ci dice come vivere l’amore, come essere costruttori
di pace. Lui chiede in modo deciso: “Vieni e seguimi”, ecco quindi,
il seminario favorisce l’ascolto della parola che il Signore semina in
questi ragazzi. Il Signore chiama a
svolgere diverse mansioni nella
Chiesa, ha bisogno di tanti operai
che costruiscano la sua Chiesa. Anche noi, come tutti i sacerdoti presenti, siamo entrati in seminario
per coltivare la parola di Gesù e
per ascoltare la voce di Gesù che
diceva: “ Voglio servirmi anche di
te per costruire la mia Chiesa”. Ma
il Signore non chiama solo i maschietti, ma anche le femminucce.
Per questo vi invito a pregare per i
seminaristi, a pregare per il seminario e, se il Signore vi chiama,
non chiudete il vostro cuore. ConI ministranti
cludendo la sua omelia il vescovo
di Santa Teresa Gallura
ha esortato i ragazzi: “Siate gioiosi,
Olbia, l’Urban center...
vero e proprio, una struttura che ospiterà il
centro dell’identità cultura della città, con foto
e video degli ultimi 150 anni, per capire come
è cambiata e come si è sviluppata Olbia, ma
anche la mediateca e un caffè letterario. “Desideriamo che diventi un punto di ritrovo sociale – dice l’assessore ai lavori pubblici Davide
Bacciu – collegato a Fausto Noce”. Per questo
infatti, è stato posizionato un ponte lungo 18
metri e largo più di due, in legno lamellare d’abete, realizzato a Bressanone, in provincia di
Bolzano. “Un modo per creare continuità tra il
parco e l’Urban Center, spiega l’esponente della giunta, che aggiunge: “Abbiamo inoltre aggiunto una passeggiata esterna che costeggia il
fiume e creato un’altra area verde”. Tra le altre
opere da inaugurare e realizzate tutte dalla ditta Gedi, vincitrice dell’appalto, c’è una piazza
da tremila metri quadri ricavata davanti alla
chiesa di San Simplicio, dopo aver abbattuto alcune antiestetiche casette abbandonate, con
annesso un parcheggio da 175 posti auto. I lavori per la realizzazione della piazza hanno subito numerosi rallentamenti a seguito del ritrovamento nel sottosuolo del santuario della dea
Cerere, un sito archeologico di particolare prestigio. “Un imprevisto, previsto” aveva sottolineato l’archeologo Rubens D’Oriano, coordina-
tore gallurese della Soprintendenza per i Beni
archeologici, illustrando i ritrovamenti. Durante gli scavi rinvenute inoltre diciotto sepolture
di varia tipologia, a cassone e alla cappuccina,
costruite una parte tra il I e il II secolo avanti
Cristo e un’altra risalente probabilmente al periodo cartaginese del III secolo dopo Cristo.
Recuperati inoltre, gioielli e oggettistica, in particolare 500 frammenti di statuette di terracotta.
Un numero che non ha confronti in Sardegna
e che farebbe pensare che nella tomba fosse
sepolto qualche personaggio con una forte relazione con il santuario di Cerere, probabilmente una sacerdotessa. Un patrimonio che testimonia quello che già si sapeva che cioè, la
zona della basilica di San Simplicio è una porzione della più vasta necropoli punica - romana di Olbia. E che appena si scava riaffiora e
riemerge quel passato della città che è la sua
ricchezza e che purtroppo, spesso non è sufficientemente valorizzato. Anche se questa volta
nelle intenzioni dell’amministrazione e della
soprintendenza, l’idea è quella di rendere visitabile il sito archeologico. I reperti invece, dopo il restauro e la catalogazione, saranno esposti nel museo di Olbia situato sul fronte mare,
nell’isolotto di Peddone, lo stesso che ospita le
antiche navi romane ritrovate durante i lavori
di realizzazione del tunnel.
Disegno
dei ministranti
di Palau
Notizie in breve
Monsignor Sebastiano Sanguinetti si recherà
dal Papa Francesco per la visita ad limina
Apostolorum la mattina del 17 maggio 2013.
Lo seguiremo con la preghiera.
Giornata dell’ammalato
a Luogosanto
La domenica 26 maggio 2013, solennità della SS. Trinità, si celebrerà a Luogosanto la
giornata diocesana dell’ammalato. Il nostro
vescovo presiederà in basilica la celebrazione eucaristica alle ore 17.00. Sono invitati
tutti gli ammalati e le associazioni di volontariato che operano nel territorio.
Ordinazione sacerdotale
Il 14 settembre 2013, alle ore 18, sarà ordinato sacerdote, nella parrocchia di Sant’Angela Merici, a Roma, Fra Antonio M.
Speedy, della Comunità dei Piccoli Frati e
Suore di Gesù e Maria.
2a Giornata ex alunni
Seminario Regionale
Il rettore del Pontificio Seminario Regionale
mons. Gian Franco Saba e l’equipe formativa sono lieti di invitare per la 2a giornata tutti gli ex alunni presso il Seminario Regionale Sardo, a Cagliari, martedì 21 giugno 2013.
Comunicato della Curia
Vescovile
Al fine di coordinare e promuovere lo spirito missionario nella nostra Chiesa locale, il
vescovo mons. Sebastiano Sanguinetti, in
data primo marzo 2013, ha nominato don
Roberto Aversano direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano.
Prenotazione casa diocesana
di Porto Istana - Olbia
Si rende noto che la casa diocesana di Porto Istana – Murta Maria a pochi chilometri
da Olbia, è a disposizione per prenotare l’utilizzo della struttura per campi estivi, ritiri e
altre attività pastorali. La disponibilità da
quest’anno non si limita solo al periodo
estivo, ma è estesa a tutto l’anno incluso
l’inverno in quanto la casa è munita anche
di riscaldamento. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il responsabile
della struttura Don Theron Casula al recapito telefonico 3491596291.