Om Namah Shivaya | numero3marzo2013

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Om Namah Shivaya | numero3marzo2013
Om Namah Shivaya | numero3marzo2013
Semestrale di informazione dell’Herakhandi Samaj Italiano
Om Namah Shivaya | numero3marzo2013
Semestrale di informazione dell’Herakhandi Samaj Italiano
Parole del Guru
Intervista a Shri Munirajji
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Haldwani, gennaio 2001. Di Ram Loti, tradotto da Gaura Devi
Notizie dal Herakhandi Samaj Italiano
L’unità come stato di coscienza
di Tulsa Singh
Om Namah Shivaya | numero3marzo2013
Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare
La nascita del Centro Spirituale di Pace Herakhandi
di Ramananda
Semestrale di informazione
dell’Herakhandi Samaj Italiano
Notizie dall’India
Ritorno ad Haldwani
di Prem Das
Satsang
Gruppo editoriale:
Dove va il movimento
Tulsa Singh
di Tulsa Singh
Giorgia Vigevano
Ramananda
Herakhandi Yoga
Mahima
di Padam Singh
Un cambiamento epocale
di Prem Singh
Hanno contribuito
a questo numero:
Prem Das
Padam Singh
Prem Singh
Herakhandi Family
Preghiamo affinchè Shri Muniraj
continui a vivere nei nostri cuori
di di Kharku, tradotto da Giorgia
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Parole del Guru
Parole del Guru
“Intervista a Shri Munirajji”
Haldwani, gennaio 2001. Di Ram Loti, tradotto da Gaura Devi.
Tratto dal sito www.haidakhandisamaj.org
Ramloti:
Muniraj:
RL:
M:
Muniraj, quando hai incontrato Babaji?
La prima volta che incontrai Babaji fu al Kathgaria Ashram, vicino a Haldwani. Tuttavia, ero già venuto a conoscenza di Babaji
quando ero in ospedale per sottopormi a un’operazione nel 1960.
Allora Babaji mi diede un “darshan” (incontro col Guru) in ospedale. Quindi Babaji mi attirò a Haidakhan nel 1971.
Fu quella la prima volta che tu ti recasti a Haidakhan e come fu la tua
esperienza?
Sì, fu la mia prima volta là, e fu meraviglioso. Ebbi la sensazione di essere
già stato a Haidakhan prima. Già conoscevo quel posto: questa era l’impressione.
RL:
M:
Quando Babaji ti apparve in ospedale, sapevi che era il tuo Guru?
Al tempo in cui ero in ospedale, non avevo realizzato che era stato Babaji
a mostrarsi a me. Ma quando incontrai Babaji nel suo corpo fisico, compresi che era lo stesso Essere che avevo incontrato prima in ospedale, la
sera prima dell’intervento.
RL:
M:
Puoi raccontarmi un’esperienza molto intensa che hai avuto con Babaji?
Dopo aver incontrato Babaji, ho avuto diverse visioni di Lui, come vedere differenti forme del Divino e come vedere la Sua forma cambiare.
La più forte emozione fu quella di aver trascorso con Babaji molte vite.
Sentii questa connessione, il sentimento di questa vecchia, antica connessione.
RL:
M:
E perché credi che Baba si sia manifestato questa ultima volta?
Una delle cose principali è che Egli insegnò alla gente a ripetere il man-
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Parole del Guru
tra Om Namah Shivay, ed ora questo mantra si è diffuso per tutto il
mondo. E poi insegnò alla gente a vivere in Verità, Semplicità e Amore,
e a condurre le loro vite secondo questi principi. Disse anche alla gente
che in questo Yuga, in questo tempo, la più alta forma di Yoga è il
Karma Yoga.
RL:
M:
Come vedi la gente dopo che Babaji ha abbandonato il suo corpo?
Non ho l’impressione che Babaji sia andato. Non c’è un dopo-Babaji
secondo me. E tutti i centri e gli Ashram in tutto il mondo al giorno
d’oggi funzionano per ispirazione di Babaji.
Parole del Guru
RL:
M:
RL:
M:
RL:
M:
E anche quando gli Ashram attraversano tempi difficili, si devono ancora
continuare a tenere in vita e a far fare il loro lavoro?
È normale avere difficoltà. Le difficoltà vanno e vengono sempre. Le
difficoltà ci rafforzano e ci insegnano sempre qualcosa.
RL:
M:
RL:
M:
Che consiglio daresti alla gente?
La gente dovrebbe vivere secondo gli insegnamenti ricevuti da Babaji,
e l’insegnamento principale è il Karma Yoga. Ed anche, uno dei principi
fondamentali di Babaji è di essere umani. Inoltre, Egli ci ha insegnato
a non perdere mai di vista la nostra religione. Egli ci ha sempre insegnato che qualsiasi religione ha lo stesso valore. Quando la gente ama
veramente Babaji ed è davvero in connessione con Lui, non potrà mai
veramente essere in difficoltà o avere problemi. Quando si ha devozione
e amore per Babaji, non si potrà mai essere realmente in difficoltà. A
tutta la gente nuova che sta arrivando, Baba continua ad offrire una
forte esperienza.
RL:
M:
Perché Babaji ti ha affidato questo ruolo?
Non lo so. Sto facendo del mio meglio per svolgere l’incarico che Babaji
mi ha dato, e qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa succederà, è sempre
per costante ispirazione di Babaji.
Muniraj, tu svolgi la tua particolare pratica spirituale ogni mattina e
sera: Puja, cerimonia del fuoco, Arati, Japa, meditazione; questo è un
modo molto importante per rimanere in stretta connessione con Babaji?
Sì, perché qualunque pratica spirituale tu svolga, questo crea un legame
con il Divino.
C’è gente nuova che viene all’Ashram e non ha pratica spirituale, e vuole
impararne una. Vengono all’Arati e fanno Karma Yoga,
che altro raccomandi?
All’inizio, insegnagli in modo semplice: Japa (ripetizione del nome di
Dio), meditazione e letture spirituali.
Tu leggi anche la “Haidakhandi Sapta Sati” tutte le mattine e le sere. È
una buona pratica?
Sì, è per la Dea. Sai che ogni pratica corrisponde a uno stadio spirituale,
quindi, qualsiasi pratica tu faccia, questo crea una certa condizione spirituale nella tua vita. Leggere la Sapta Sati è creare una connessione con
la Madre Divina.
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Notizie dal Herakhandi Samaj Italiano
Notizie dal Herakhandi Samaj Italiano
[Sezione dedicata all’informazione sull’HSI, curata da Tulsa Singh]
L’unità di cui parla Babaji possiamo realizzarla solo con un cambiamento del nostro
stato coscienza. Affinché succeda, usando la Sua metafora, che la capra e il leone
bevano alla stessa fonte è necessaria una coscienza diversa da quella comune alla
maggior parte delle persone, basata essenzialmente sull’io e sul mio. Quando siamo
in un ashram e seguiamo il percorso dell’herakhandi yoga, tutte le pratiche che
facciamo durante la giornata tendono a farci uscire da quello stato di coscienza
normale che tutti conosciamo, che è il risultato del nostro background culturale, per
farci entrare su un piano di coscienza dominato dal sentimento di essere con Dio nel
cuore e nella mente qualsiasi cosa facciamo.
Siamo stati allevati culturalmente con l’idea dei buoni e dei cattivi, degli indiani e dei
cowboy, per poi scoprire che si potevano ribaltare i ruoli e che i buoni erano anche
cattivi e viceversa. Per raggiungere l’unità di cui parla Babaji dobbiamo superare gli
opposti e sviluppare uno stato di coscienza che percepisca chiaramente come un tutto
la dinamica fra le polarità opposte. Visualizzo quest’ unità come una ruota formata
da tanti raggi che tirano uno in senso opposto all’altro. Forze che vanno in una
direzione e altre che vanno in quella opposta.
Prendiamo, per esempio, quella tendenza del nostro movimento che qualcuno ha
chiamato l’anima ritualistica e la sua tendenza opposta, quella non ritualistica, al posto
di vederle in contrasto fra loro possiamo considerarle entrambe buone perché è
proprio grazie alla loro opposizione che la ruota sta insieme. Se tu sei bianco, pur
rimanendo del tuo colore, niente t’impedisce di pensare com’è bello che esista anche
il nero. Possiamo imparare ad apprezzare l’altro, anche se sta percorrendo la stessa
strada, ma in modo diverso.
L’unione in Babaji, rende la nostra comunità una famiglia speciale: sembra che Lui
sia in grado di tenerci uniti. Nelle altre famiglie si litiga e i fratelli non si vedono più
per anni; nella nostra si litiga ma si continua a stare insieme. Babaji è come il centro
della ruota che tiene uniti i raggi. Se noi riuscissimo a realizzare quest’unità che
comprende gli opposti, forniremmo la prova che è possibile stare insieme nella
diversità, diventeremmo un esempio, e tutta la famiglia degli esseri umani ne
beneficerebbe, in particolare i giovani
Quello stile di vita che Babaji ci ha insegnato, che è difficile fare fino in fondo, che
parte col bagno alle quattro della mattina e finisce con l’arti della sera e che siamo
soliti chiamare herakhandi yoga, penso abbia come risultato proprio quello di
alleggerire la nostra anima perché si elevi a un piano di coscienza più alto. La capra e
il leone, per quanto diversi sono uguali nel loro bisogno di bere. Così, noi, per quanto
provenienti da storie molto diverse, possiamo riconoscere nell’altro lo stesso bisogno
di amare e di essere amato.
Stando vicino a Babaji, ho realizzato che l’unità è uno stato mentale per cui fai le cose
sentendoti amorevolmente con gli altri, uno stato mentale che genera, senza sforzo,
pensieri gentili verso tutti e ci fa sentire di non andare contro nessuno. Questo fatto
di fare le cose con e non contro fa la differenza. Infatti possiamo fare una puja insieme,
ma se ho un pensiero negativo verso qualcuno, se guardo quella persona e la sto
criticando non sono con quella persona. In realtà noi potremmo essere tutti insieme
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L’unità come stato di coscienza
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a cantare e non esserci affatto unità. Viceversa noi potremmo metterci nelle condizioni
mentali di accettare gli altri per quello che sono, senza pretendere che siano diversi e
sentirli mentalmente vicini anche alla distanza.
C’è sempre qualcosa che possiamo apprezzare nell’altro, se ci impegniamo a trovarlo,
e comunque spesso è inutile marcare i difetti dell’altro, perché solitamente l’altro li
conosce. L’altro avrebbe bisogno piuttosto di un sostegno per poterci lavorare su.
Appesantirgli il fardello con le nostre critiche o col nostro rifiuto, non lo aiuta.
Solitamente siamo anche molto critici verso noi stessi e quindi avremmo bisogno che
gli altri ci aiutassero, riconoscendoci quello che sappiamo fare di buono.
L’apprezzamento reciproco crea un’unione mentale. L’apprezzamento sincero fa bene
soprattutto a chi lo fa.
E’ anche possibile una sana comunicazione dove ci si dice qualsiasi cosa in verità: se
il nostro atteggiamento è amorevole, i nostri feedback arriveranno all’altra persona
come utili informazioni com’è utile lo specchietto retrovisore di un’autovettura, e sarà
possibile farne un buon uso o, eventualmente, scartarli se in quel momento non
possono servire. C’è anche questa capacità di accettare benevolmente i feedback. Se
uno mi mette a disposizione la sua esperienza trentennale e mi corregge dicendomi
che quella cosa si fa meglio in un’altra maniera, prima di mettermi sulle difensive è
meglio chiedermi se quello che dice, anche se suona come una critica, mi può essere
utile. Si può imparare a non arrabbiarsi, ad accettare i feedback e a valutare se quello
che ci dice un altro può esserci utile. Così l’interazione può essere ancor più
produttiva. Certo uno si può rivolgere a noi in maniera arrogante, ma nello stesso
tempo può darci delle utili informazioni. La nostra risposta dipende da come
scegliamo di reagire. Possiamo anche raccogliere le informazioni che ci sono utili e
non prestare attenzione all’arroganza e a tutto il resto. Se riusciamo a interagire a
questo livello potremmo imparare gli uni dagli altri. Questo è un livello superiore che
si può raggiungere quando si è già in grado di apprezzare gli altri.
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lavoro con se stessi?
Un lavoro di unità quindi da fare all’interno della propria mente. Con un piccolo
sforzo possiamo certo trovare qualcosa di apprezzabile in ognuno di noi e partire di
lì. Con questo lavoro su noi stessi creiamo l’unità spirituale.
L’unità non è essere insieme e basta, ma apprezzare la presenza di ogni altra persona,
veramente e semplicemente. Orientare la propria mente in questa direzione è possibile.
Se invece ci lasciamo andare alle cattive abitudini e puntiamo il dito della critica e del
disprezzo che unità sarà mai!
Siamo seduti a fare la yajna insieme? Ma, siamo veramente insieme o stiamo criticando
mentalemente tutto quello che non va bene?
Babaji ci faceva fare a Herakhan più Arti in contemporanea, e quindi dovevi scegliere
dove andare e nello stesso tempo rimanere in contatto mentale con tutto il resto.
Questo penso sia il punto. Se mi ricordo le prime volte che sono stato con Babaji
avevo dei pensieracci nei confronti di tutti, anche a livello nazionale, in particolare
verso i tedeschi e gli americani. Alla fine mi arrivò un messaggio interiore del tipo:
quell’americano, quel tedesco, sei sempre tu!
Tulsa Singh
Questi ragionamenti ci riportano a un lavoro che ognuno dovrebbe fare con se stesso.
Quando tu non pensi negativamente di nessuno, puoi incontrare tranquillamente
ogni persona e guardarla negli occhi, puoi sorriderle e hai piacere quando la vedi sia
con gli occhi fisici sia con quelli della mente. Come si fa a creare l’unità senza questo
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Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare
Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare
All’inizio dei primi anni 80, a Milano vi erano due punti di ritrovo per noi devoti di
Babaji: Via General Govone, casa di Francesco Russo e casa di Fakiruli in C.so di P.ta
Vercellina, dove il lunedì sera cantavamo l’Arti.
A quel tempo Settimo pubblicava il Bollettino Om Namah Shivay e con l’aiuto di
Full Chand aveva sviluppato un’accattivante grafica editoriale. Attraverso un sapiente
utilizzo della fotocopiatrice, Settimo impaginava i dattiloscritti incollandoli nella “gabbia” predisposta, creando un master, che poi veniva fotocopiato piegato e qualche
volta pinzato nel centro per fare” effetto volume”. Anche gli indirizzi venivano gestiti
su fogli fotocopiati su etichette autoadesive. Poi imbustate e affrancate. Credo di avere
ancora tutte le copie dei Bollettini, malgrado i numerosi traslochi fatti in questi anni.
Gora aiutava molto la redazione, scrivendo articoli e mandando le news dall’India.
Era un punto di riferimento e aiutava e metteva energia anche nella produzione dei
primi “Libretti dell’Arti” con la traduzione in italiano, che comprendevano anche i
testi di alcuni bhajan.(quelli grigi che ancora oggi hanno estimatori.)
Al Castello di Galeazza Filippo iniziava la sua “Rivoluzione” e tutti noi trentenni,
(neo-papà e neo-mamme) con la Grazia del Guru, non avevamo limiti né paure per
il futuro. Il Mondo ci apparteneva.
La musica di Turkantam era la colonna sonora della Rivoluzione. Shiva OM Shiva
OM Shiva OM, Baba OM Baba OM Baba OM.
Quando qualcuno ritornava da Herakhan, faceva una relazione di quello che era successo e di cosa Babaji gli avesse detto.
Mi ricordo che quando tornai in Italia il messaggio che portai riguardava l’inaugurazione dello Shakti Dhuni. Babaji mi aveva detto di riferire che il Dhuni, costruito
con le Sue mani, aveva 8 lati come la Rosa dei Venti, in modo che tutte le persone
provenienti da tutti i luoghi, potessero beneficiarne.
Il più delle volte però il racconto era riferito all’esperienza in sé con il Maestro: Lila tumultuosi, quotidiani fenomeni telepatici,
coincidenze quanto mai imprevedibili,
sogni che Lo vedevano protagonista
e di cui Lui era consapevole (!),
rimproveri ricevuti anche molto
severi e l’Amore e la Compassione
divina che Lui era in grado di farci
percepire, anche fisicamente, nel
nostro cuore e in tutto il nostro essere.
A quel punto ci si ritrovava in una
nuova dimensione, celestiale, dove
niente era più lo stesso e dove con occhi
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La nascita del
“Centro Spirituale di Pace Herakhandi”.
Milano, anni ‘80 - 1° parte
di Ramananda
Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare
nuovi di bambino guardavamo con stupore la nuova realtà. Così facile, così dolce,
così meravigliosa!
Ora, in quegli anni, abbiamo (noi “milanesi”) sentito la necessità di organizzare un
luogo che non fosse l’abitazione di qualcuno, ma un vero e proprio Centro. Ecco che
a casa di Fakiruli, durante un’affollata riunione dopo l’Arti, nasce il Centro di Via
Gola che ha come responsabile e presidente Francesco e che è stata per molti di noi
la prima vera esperienza organizzata di karma yoga e di devozione.
In quello stesso periodo Babaji lasciava il corpo e di colpo ci siamo ritrovati stupiti,
orfani e con molti rimpianti.
Lo stare vicini, il parlarsi tra di noi, il farsi coraggio a vicenda sono stati determinanti.
Andare avanti sempre e comunque. PHURO. E Muniraji con la Sua presenza, la Sua
calma, le Sue parole di incoraggiamento, ci trasmetteva fiducia per il futuro. Ci diceva
“ Babaji è qui con noi” ed è stato per noi tutti un padre saggio e comprensivo in tutti
i sensi.
Quando visitò Via Gola eravamo tutti molto emozionati ed era come ci venisse dato
da Lui in persona un riconoscimento al nostro coraggio ed alla nostra devozione.
In quel periodo Settimo ed io condividevamo lo stesso ufficio in Piazza Santo Stefano,
5, int 307 dove Muniraji è venuto a farci visita e che in un certo senso rappresenta la
culla di tutto ciò che poi è successo. E’ stata la sede dell’atto costitutivo del CSPH e
il luogo della prima riunione dei Soci Fondatori.
Anche Prabhupada quando sbarcò negli stati Uniti abitava in una casa all’interno 307
e questa coincidenza ci faceva sorridere.
In Piazza Santo Stefano abbiamo fatto il primo bollettino su Mac nel 1986 e le riunioni del Prachar Sang, con Filippo , Settimo e Paolo, ancor oggi le ricordiamo come
divertenti, creative e straordinariamente spirituali.
Il Mac veniva usato anche come avversario da Filippo al Castello per partite a scacchi
dove comunque il Mac vinceva sempre .
Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare
Nel 1988 durante una Sua visita a Milano, prima di dare il darshan durante l’Arti serale in Via Gola, Muniraji al pomeriggio aveva fissato degli interview personali in
C.so di Porta Vercellina. Settimo voleva parlargli per sapere cosa avremmo dovuto
fare nel prossimo futuro e io lo accompagnavo.
Muniraji ci fece entrare per primi e parlammo molto a lungo. Ad un certo punto fuori
dalla stanza si sentivano delle proteste e le persone in attesa da più di un’ora in coda
rumoreggiavano. A quel punto eravamo pronti ad uscire, quando Guruji ci chiese “
Volete una tazza di chai?”
Ecco il discorso riportato da un dattiloscritto dell’epoca:
Via Gola però cominciava ad essere un po’ inadeguata alla necessità della Comunità.
La zona Navigli è molto bella, caotica e pittoresca e quindi arrivavano persone molto
belle, persone caotiche e persone pittoresche. Era inevitabile.
Milano, 28 maggio 1988
Queste indicazioni sono state date personalmente da Shri Muniraj a Settimo Catalano
e ad Albert Salmona durante un colloquio tenuto in casa di Fakiruli alla presenza di
Gora Devi che traduceva.
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Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare
All’inizio Muniraj ha detto che la cosa più importante è l’unità; poi, rispondendo alle
domande che gli venivano poste, ha dato le indicazioni che seguono. Il Centro si deve
chiamare “Centro Spirituale di Pace Haidakhandi.” Deve essere un’associazione legalmente riconosciuta non a fini di lucro. Il comitato direttivo, eletto dall’assemblea
dei soci, (minimo cento) deve essere composto da cinque, sette, nove o dodici persone;
non ci sarà alcun Presidente, ma un Segretario. Comitato e Segretario saranno eletti
una volta all’anno. Muniraj ha proposto alcuni nomi, lasciando però a noi la decisione
finale: Filippo, Settimo, Albert, Gabriella Crespi, Michelangelo, Gianpaolo, Noti,
Nunnei, Letizia ed altri. La condizione è che devono essere persone disposte a lavorare
veramente.
Shri Muniraj ha detto che si deve formare una catena di cento persone che sosterranno
regolarmente il Centro, versando lire 20.000 ogni mese. Questa catena di persone riflette l’insegnamento di Babaji di lavorare insieme per uno scopo comune. Come tutti
sappiamo, 20.000 lire sono una cifra molto modesta, ma questo contributo, versato
regolarmente da 100 persone, può essere sufficiente per mantenere un grande Centro.
È importante che ci sia una persona che si occupi di contattare tutti i soci e di raccogliere le quote mensili. Si dovrà curare con molta attenzione la parte legale e avvalersi
dell’aiuto di un avvocato per raccogliere questo denaro nella maniera più giusta. Que-
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sti soldi devono cominciare ad essere raccolti immediatamente; quando si sarà formata
legalmente l’associazione, si aprirà un conto corrente a nome del Centro e questi soldi
dovranno essere depositati in Banca. Oltre a questa entrata regolare, il Centro dovrà
raccogliere delle donazioni. L’associazione può essere presentata come associazione
culturale per lo studio della filosofia indiana. Il Centro si deve trovare appena fuori
Milano e deve essere raggiungibile in mezz’ora, o massimo un’ora circa; deve avere un
giardino dove costruire un Dhuni e fare Hawan, dove la gente possa essere ospitata
ed abitare. Deve essere grande quanto è grande il nome di Milano: “Il nome di Milano
è grande, quindi questo posto dovrebbe essere il più grande possibile.”
In questo posto bisogna riunirsi una volta ogni quindici giorni o una volta al mese
per stare tutti insieme, fare Hawan, cantare Bhajan... Nel Centro si possono anche
organizzare servizi di tipo sociale per i bambini, gli handicappati, i tossicodipendenti,
ecc.
Si può organizzare anche un servizio medico, seguendo i principi della medicina e
dell’alimentazione naturale. Il Centro deve essere in grado di accogliere persone per
il week-end, o per i periodi liberi da lavoro. La gente che viene al Centro deve poter
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Notizie dai Centri. Cose fatte, cose da fare
Notizie dall’India
venire per trovare la Pace. Quando è stato chiesto a Muniraj quanto tempo avevamo
per realizzare questo progetto, Lui ha risposto “Un anno.”
L’associazione deve includere il “Prachar Sangh” come suo settore per la diffusione
del messaggio di Babaji. Il bollettino va bene come è stato fatto fino ad ora, e possono
essere diffusi gli insegnamenti di altri Maestri spirituali, purché questi insegnamenti
siano positivi.
Il Centro di Milano deve continuare ad esistere, perché è un punto di riferimento. È
importante fare i meeting al Centro e, solo in un futuro, quando il nuovo Centro sarà
funzionante, potrà eventualmente essere chiuso. Il nuovo Centro sarà indipendente
da quello di Cisternino, ma si dovranno organizzare incontri con l’Ashram di Cisternino in modo da aiutarsi reciprocamente.
Lo scopo principale del Centro è quello di dare pace a coloro che vi si recano. Muniraj
ha detto che in questo periodo “Dobbiamo imparare a vivere la vita di famiglia nel
matrimonio, e che non bisogna prendere alcun tipo di droga, e, in particolare, che il
bollettino deve pubblicizzare questi principi.”
Ritorno ad Haldwani
( segue )
di Prem Das
Il momento che Vasanti ed io temevamo di più, tornando in India, poco più di un
mese dopo il samadhi di Shri Muniraji, Guruji, era il tornare nella Sua casa di Haldwani, il timore e la consapevolezza di non trovarLo più là, seduto sul Suo dondolo
in veranda o di non sentire più la Sua voce, il timore di trovare solo fotografie e l’impossibilità di farlo diventare in noi una di queste. Per fortuna Guruji ha esteso su di
noi totalmente il Suo amore incondizionato dal momento della Sua morte fisica, percepibile e percepito da molti di noi come un sentimento di espansione interiore. Ora
possiamo fare tutto, aspettarci di tutto e puntare decisamente al bene dell’unione.
Le fotografie in effetti erano là: una sul Suo dondolo e una enorme con una sfumatura
antica sulla Sua poltrona nel salone; di fianco alla foto il Suo orologio barometro digitale preferito che di solito era appeso sul muro sopra la tavola da pranzo; come mai
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Notizie dall’India
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l’orologio fosse lì mi è sconosciuto ma alla sua vista sono crollato,
ricordando il lila di soli pochi mesi prima quando in inverno ogni
giorno Guruji giocava a battere il barometro con le Sue personali
previsioni meteorologiche… ci manchi veramente Guruji.
La Sua casa di Haldwani, con il Suo mandir sono colmi della Sua
presenza e io spero che tutti continuino a frequentarla per l’arti del
mattino e per le colazioni a cui Guruji teneva tanto.
In quei primi giorni di settembre Herakhan non era ancora raggiungibile
per le piogge quindi abbiamo raggiunto Phullsingh, a Chillianoula, già presente lì per
controllare il completamento dei lavori sul tetto del tempio e per preparare il Novaratri
e presidiare i beni di Guruji.
Come tutti sapete negli ultimi anni abbiamo, tutti noi, costruito una nuova casa per
Shri Muniraji a Chillianoula e chiaramente molti si sono chiesti cosa sarebbe successo
e chi avesse avuto diritto di usare questa nuova casa. Io come responsabile del progetto
sono stato coinvolto in prima persona nel lila della casa di Guruji. Con l’aiuto di
Phullsing abbiamo raggiunto una sorta di compromesso che ora vi esporrò: per l’asse
ereditario legale in India la casa appartiene ora ai quattro figli maschi di Guruji, Divan
Singh, Virendra, Mintu ed Emu. Prima e durante Novaratri, forte è stata la nostra
resistenza contro qualsiasi tentativo di fare entrare la casa di Guruji e di Ganga in
qualsiasi trattativa ereditaria, abbiamo presidiato la casa fisicamente, portandoci anche
l’asana di Guruji e ottenuto che la casa fosse iniziata con una puja alla foto di Guruji
nella nuova darshan room alla presenza di tutti. Abbiamo portato molte cose di Guruji
in casa inclusa la Sua sediola che usava nel Suo tempio nella casa del figlio; si sono
tenuti anche alcuni satsang di condivisione di esperienze con Babaji con vecchi devoti
indiani.
Nonostante tutto ciò ho dovuto consegnare una copia della chiave di casa a Divan
Singh il giorno dopo la conclusione di Novaratri, dopo le mie resistenze, durante un
meeting estemporaneo, dove tutti avevano le lacrime agli occhi; Phullsigh, Pujari,
Vasanti, Vijai gupta e Pratibha sono testimoni di tutto ciò. L’accordo finale è quello
che la casa di Guruji appartiene all’ashram e Pratibha ne è la responsabile, Divan
Singh si è impegnato a rispettare questo accordo. Francamente, fratelli, spero che
Babaji torni fra noi il più presto possibile per riprendere possesso dei Suoi beni poiché
la realtà è che la spartizione ereditaria fra i
quattro figli maschi di Guruji è al momento
difficoltosa e squilibrata e più passa il tempo
senza Baba e più tutto è possibile.
Prima e durante Novaratri a Karkhu, Shivani
e Phullsingh è stato assegnato l’onere di
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aprire le casse e gli armadi di Guruji, selezionare tutte le decine e decine di kurte, longhi, dothi, maglie, mala e svariati oggetti, per trasformarli in migliaia di piccoli
regali/ricordi da parte di Shri Muniraji per tutti i Suoi devoti. Ho visto liste di devoti
indiani e liste di devoti di tutto il mondo per i quali è stato messo da parte un ricordo
di Guruji. Posso garantirvi che il loro lavoro è stato duro e stressante e pieno di emozione. I regali per i devoti italiani, per chi non li ha ancora ricevuti, sono in ufficio ad
Herakhan; Sabine ha la lista con i nomi poiché i regali sono in buste nominali.
Ashwin Novaratri 2012 è stato dolce ed intenso guidato da Alok Banerjee con amore
e devozione e questo è stato un vero miracolo considerando l’atmosfera intensa. Chiaramente ci sono stati molti meeting oltre quelli di norma, per cominciare a definire
la nuova situazione creatasi e grazie alla saggezza di Guruji, che ha indicato in Alokji
la guida, come presidente del Samaj, per questo periodo che si spera sia di breve transizione, tutto è andato bene.
Alok è un vero devoto gentiluomo, e la sua disponibilità verso Babaji è totale; siamo
stati a trovarlo dopo Novaratri nella sua città, Allahabad ,dove abbiamo avuto modo
di parlare ma più che altro ascoltare molto delle esperienze sue e di sua moglie Anuradha con Babaji. Chiaramente abbiamo anche parlato della situazione in generale
del Samaj e in sostanza Alok chiede a tutti di affrontare questo periodo nella concordia
cercando di tenerci lontano dai guai e di far riferimento a lui per qualsiasi problema.
Tornati ad Herakhan ci siamo calati nel miele della sadhana quotidiana, cercando di
non pensare troppo, godendo solamente del tepore dei nostri cuori per affrontare con
calma una ad una tutte le problematiche che apparivano sulla scena e che chiaramente
hanno generato molte domande: cosa succederà ora senza Guruji a Herakhan, a chi
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i devoti dovranno ora chiedere il permesso di salire ad Herakhan o a Chillianoula, a
chi ci si dovrà rivolgere per sbrogliare i lila inevitabilmente presenti nei nostri ashram...
Io credo in Alokji come nostro riferimento tecnico ma credo anche che sia giunto il
tempo che i devoti “senior”, diretti testimoni dell’energia di Herakhan Baba, si
domandino se è il caso di rimettersi in gioco una volta ancora, smantellando il passato
recente e riproponendo fortemente l’esplosiva potenza della preghiera e del karmayoga
di gruppo, per il progresso interiore individuale senza il quale non c’è progresso
comune. Credo che per tutti noi sia arrivato il momento di donarci totalmente a
Babaji e di cominciare ad agire silenziosamente unendoci attraverso l’amore e la fratellanza; che vi piaccia o no siamo una splendida famiglia dai “Genitori Divini”.
Ad essere felici, mille volte ci ha esortato Guruji, e a farci caso cercando profondamente in noi, forse lo siamo veramente.
Much love
Premdas
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Satsang
Satsang
Dove va il movimento
di Tulsa Singh
Da un discorso del Dalai Lama ho imparato che ci vuole una visione chiara in grado
di ispirare l’azione. Senza visione non c’è entusiasmo, senza entusiasmo non c’è azione
valida. Muniraj ci ha detto di unirci nell’idea, ora che lui non è più nel corpo fisico,
dovremmo confrontarci e unire le nostre idee in una visione comune su come vogliamo andare avanti. Ci rendiamo conto che noi come gruppo direttivo del Samaj
facciamo parte del movimento ma non siamo il movimento che ha, nel suo complesso,
un suo andamento proprio, può comunque essere importante per tutti sapere cosa
pensano le persone che conducono attualmente il Samaj Italiano.
Con queste premesse pubblichiamo le considerazioni di alcuni membri dell’attuale
consiglio direttivo, ricavate dalle trascrizioni degli ultimi incontri.
Herakhandi Yoga
di Padam Singh
Io non ho conosciuto Babaji, ma ho conosciuto il metodo che Babaji ci ha insegnato
per il cambiamento della coscienza. Per quello che ho capito io è un metodo che si
regge su due gambe: il baktiyoga e il karmayoga. Herakhandi yoga è questo.
Io vedo nella mia vita di tutti i giorni che ottengo un gran beneficio quando riesco,
con una certa costanza, ad alzarmi anche solo mezz’ora prima, a farmi la mia doccia,
a sedermi vicino alla foto di Babaji, a offrire l’incenso e a recitare la prima parte dell’Arti. Quando riesco a fare questa pratica, ho notato che poi le azioni durante la giornata si trasformano in karmayoga. I problemi non spariscono come se avessi una
bacchetta magica, ma li affronto in una maniera diversa. Fare la Sua pratica è il mio
modo di conoscere Babaji. Recitare l’Arti poi, è per me una gioia immensa perché
nell’Arti c’è tutto, è un qualcosa di meraviglioso. Muniraj per tutta la sua vita ha fatto
questo herakandiyoga. Cisternino è nel cuore di tutti i devoti Italiani che in agosto
confluiscono qui, ed è simile ad Herakhan, un laboratorio umano. Sono d’accordo
che questo posto debba mantenere e coltivare l’herakhandiyoga. Per alcuni di noi certe
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pratiche indiane, certe puje possono essere affascinanti, ma la grandezza di Babaji sta
nel fatto di averci dato delle pratiche semplici cioè l’Arti (bhakti yoga) e il karma yoga.
Sono come due gambe e devono andare insieme.
Occasionalmente, penso, si possano fare puje speciali, ma bisogna rimanere alle cose
semplici che ci ha insegnato Babaji e al karmayoga. Una volta Shani mi disse: “In
India esistono puje per tutte le ore del giorno e se dovessimo farle tutte saremmo impegnati dalla mattina alle cinque fino a sera con una piccola pausa pranzo!”. Esiste
un’anima tecnicista che sta attenta a com’è messo un fiore e vede errori dappertutto:
se io so delle cose in più posso aiutare un altro, con gentilezza senza usare quello che
so come una clava. Dobbiamo riuscire a darci un rispetto reciproco e a riconoscerci.
Babaji faceva l’avana solo con l’acqua! Negli ashram di Babaji possiamo invogliare le
persone a fare la semplice sadhana di Babaji e il karma yoga insieme. Facciamo tanti
seminari, dovremmo farne anche sul karma yoga che è la nostra pratica, coinvolgendo
le persone nuove e i giovani.
E la fine di un’epoca. Munirajji e Ganga se ne sono andati e oggi forse siamo in grado
di gestire le cose.
Con le sue ultime parole Muniraj ci esorta ad essere felici. Gli eventi dove eravamo
tutti insieme come il gurupurnima sono stati gioia pura e in questa direzione dobbiamo andare.
Satsang
Quando mi dissero che Babaji aveva lasciato il corpo sentii una sensazione come se
mi si squarciasse il petto e sentii una sensazione di libertà. Babaji andandosene ci ha
reso liberi da quella sorta di dipendenza che avevamo nei suoi confronti. Muniraj,
per tutti quelli che hanno conosciuto Babaji, era il più elevato di tutti noi. Una volta
feci pranam a Babaji e Babaji mi disse di farlo a Munirajji che era seduto lì vicino. Io
gli feci pranam quasi meccanicamente, perché Babaji semplicemente me lo aveva
detto. In quel momento capii che lo stava investendo di questo ruolo di maestro, che
sarebbe stato un guru. Noi chiamavamo Babaji, Guruji, un giorno Babaji ci disse:
“Non Guruji, ma Prabuji. Munirajji è Guruji.” La grandezza di Muniji è che ha realizzato il messaggio di Babaji. Muniji non ha aggiunto o tolto una virgola di quello
che è il messaggio di Babaji. E’ stato l’esempio vivente del Messaggio di Babaji. E’
stato un grande esempio di pazienza e di moderazione, e insegnava a far tutto. Mi
conforta molto che alcune persone come Kali Prasad, Nidhi e altri hanno sentito questo senso di liberazione. Ora come Samaj c’è richiesto un grossissimo impegno. Non
sappiamo come, ma si è aperto un nuovo corso. Quando Babaji ha lasciato il corpo
le cose sono cambiate completamente, sono finite le illusioni e abbiamo cominciato
a darci da fare.
La pratica del karmayoga, a cominciare da quando Babaji ha lasciato il corpo, è andato
sempre più scemando a parte qualche eccezione come Gorari. Quando c’era Babaji
esistevano dei maestri di karmayoga che ci aiutavano a lavorare. Certo oggi tutto
quello che faccio lo dedico al Signore, anche nel mio lavoro, che è quello di fare le
case, e lo distacco dall’effetto, dal risultato, dalle gratificazioni che posso ottenere.
Cerco di metter questa coscienza in quello che faccio.
Una volta Babaji disse di scaricare un camion pieno di sacchi pieni di provviste per i
monsoni e si doveva fare in fretta. Babaji stava lì accanto a me e mi disse di avvicinarmi. Mi caricarono un sacco pesantissimo sulle spalle, talmente pesante che pur
cercando di muovere un passo, io non ci riuscivo. Non riuscivo assolutamente a muovere la gamba e Babaji stava vicino a me e mi guardava, poi ad un tratto disse: “GO!”.
Una sola parola, ma con quel “go” mi diede una goccia di energia in più che proprio
non l’avevo dentro. Io cercavo di muovermi ma proprio non ci riuscivo. Mi ha dato
giusto quel tocco in più che mi mancava, e sono riuscito a muovere un passo, poi un
altro, e un passo dopo l’altro, sono riuscito ad arrivare alla gufa e a scaricare il sacco
sulle scale. Ma oggi chi insegna questo!?
Jaimal veniva e ci diceva cosa fare; Babaji ci faceva spostare i macigni in questa maniera. E’ vero che c’erano pure i vecchi che spostavano piccole pietre.
Una volta ad Herakhan mentre noi spostavamo i macigni c’era un vecchio che spostava pietruzze da qua a là; un ragazzo che era appena arrivato dall’Italia mi disse:
“Ma che fa quello!?”.
“Fa karmayoga.” Risposi.
In effetti era quello che poteva fare.
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Un cambiamento epocale
di Prem Singh
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Si può fare di tutto; però bisogna entrarci nel karmayoga! Purtroppo nel nostro movimento il karmayoga è andato scemando sempre di più. Sicuramente ognuno l’avrà
fatto per conto suo mettendo su famiglia, lavorando… ma quello collettivo, quello
insieme c’è sempre meno. Ma chi insegna veramente il karmayoga? Chi insegna questo
lavoro di qualità. Perché il grande messaggio di Babaji sta in questa qualità, nel lavoro
fatto con questa coscienza, che è una cosa rivoluzionaria in questo tipo di società dove
viene propagandato un lavoro di tipo diverso, dove si mira al guadagno, alla ricompensa economica ecc. Quello che insegna Babaji è questa qualità diversa del lavoro.
Non so quanti di noi hanno capito veramente cosa significa karmayoga. Jaimal lo
insegnava con l’esempio, perché è solo con l’esempio che si può insegnare, era sempre
di buon umore, sorrideva, aveva sempre una parola d’incoraggiamento, se vedeva uno
troppo irruente, gli diceva di rallentare, di stare attento lo aiutava amorevolmente a
trovare il ritmo giusto.
Purtroppo tutto il movimento in tutti questi anni ha un po’ perso di vista questa cosa.
Per esempio Galeazza è stata una grande opera di karmayoga, ha rimesso un castello
in piedi, e curato una boscaglia che non veniva pulita da decenni. Eravamo tutti veramente abituati a questo karmayoga, eravamo freschi dell’esperienza fatta con Babaji.
Oggi sarebbe possibile questo?
In tutti questi anni quella storia del karmayoga l’abbiamo un po’ trascurata. Dobbiamo fare autocritica anche noi di Cisternino, in questo periodo siamo stati bravi a
gestire l’ashram, ma il karmayoga in questi ultimi anni è andato perdendosi. Basta
vedere cosa succedeva quando c’era Babaji: alla sera le gambe erano spezzate, io la
mattina mi svegliavo ancora con la stanchezza del giorno prima addosso.
Mi chiedo come si fa a realizzare tutte quelle cose bellissime che abbiamo detto sull’unità?
Non mi riconosco in una visione troppo ritualista, bigotta, né mi riconosco nei pandit
indiani. Noi siamo contrari a costruire una chiesa. Ma questo porta a un’incrinatura
nel movimento? Come si fa a mantenere unito il gruppo e non creare separazioni e
spaccature?
Su questa cosa di non creare una chiesa bisogna allargare la discussione a tutti nell’assemblea.
Herakhandi Family
Herakhandi Family
di Giorgia
L’International Haidakhandi Journal viene pubblicato due volte all’anno ed è alla sua
sesta uscita. E’ a cura di Rob e Gaby, una coppia di devoti inglesi. Il Journal è sostenuto anche da Alok Banerjee in India, da Gayatri Devi e Lok Nath in America e da
Raghuvir. Viene pubblicato sul sito internazionale dell’Hairakhandi Samaj www.haidakhandisamaj.org e viene spedito in cartaceo in tutto il mondo. Ogni numero
affronta un diverso argomento sul quale i devoti di tutto il mondo sono chiamati a
intervenire. L'ultimo numero è stato interamente dedicato al ricordo
del nostro amatissimo Guru, Shri Muniraj Maharaj.
Preghiamo affinchè Shri Muniraj
continui a vivere nei nostri cuori
di Karkhu, tradotto da Giorgia
Dall’edizione speciale dell’International Haidakhandi
Journal dedicata a Shri Muniraj
Muniraj mi guardava molto intensamente.
Erano le 4.30 del mattino ed era buio
salvo per una lampadina accesa nella veranda. Lui indossava un longhi e una
canottiera in stile indiano e aveva un
piattino in mano. Solo più avanti ho
capito che era un piattino per la puja.
“Dormi!” mi disse e mi fece cenno
verso il pavimento in legno della veranda. Ero eccitato e stanchissimo e mi
addormentai immediatamente.
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Qualche ora dopo ritornò con un bicchiere di latte caldo che mi offrì e, senza dire
molto mi mandò da solo in jeep fino a Dam Site perché potessi avventurarmi a Herakhan, per incontrare Babaji per la prima volta. Era il 3 febbraio 1977…
… A Herakhan, tre giorni dopo, Babaji portò me e Muniraj a camminare lungo il
Gotami Ganga. Dopo esserci bagnati nel fiume sacro, Muniraj ed io facemmo il bagno
a Babaji. Babaji mi mise il janeo e mi disse di portarlo sempre. “Saremo sempre collegati”, mi disse.
Poi Babaji aggiunse: “Muniraj è il tuo guru. Hai vissuto con lui per molte vite e lui
ti ha chiamato qui. Muniraj ti ha portato a me e un giorno io ti restituirò a lui.”
Poi, insieme mi mormorarono il mio nuovo mantra nelle orecchie, Babaji da una
parte e Muniraj dall’altra. Babaji disse che il nome di Muniraj significa “Re del Silenzio” e che io avrei dovuto parlare per lui e servirlo. Così è cominciato il mio viaggio
con Muniji, Muniraj, Maha Muniraj. E’ stato mio amico, il mio Gurubhai, mio padre
e il mio Guru.
Herakhandi Family
Molti anni dopo, a febbraio del 1984, Babaji
chiamò Muniraj e me nel
Shish Mahal, il suo salottino. Babaji era sull’altalena
e mi disse che Muniraj
avrebbe dovuto viaggiare
molto e che io lo avrei accompagnato; che io sarei
stato il suo “Kamadeu”, la
sua “mucca d’oro”. Babaji
mi disse anche: “Vedi e
tratta Muniraj come se
fossi io (Babaji).”
Qualche giorno dopo, il 14
febbraio, Babaji cambiò la
Sua forma e da allora ho
cercato di vedere e servire
Muniraj come se fosse Babaji stesso.
Maha Prabhuji Sri Sri
1008 Haidakhan Wale
Baba si è trasformato dalla
forma fisica nel Suo stato senza forma, per diventare la voce del nostro cuore. Shri
Muniraj immediatamente ci ha detto: “Sperimentate sempre Babaji come se fosse
vivo, non permettere a voi stessi di sperimentare Babaji come se fosse morto. Egli è
sempre con noi.” Spesso, quando qualcuno gli chiedeva quando sarebbe tornato Babaji, egli rispondeva semplicemente: “Dov’è andato? Dove può andare Dio?”. Gora
una volta gli chiese: “Come posso vivere senza Babaji?” e lui le rispose:” Dov’è andato?
Babaji è sempre con noi.”
E’ difficile esprimere ciò che sento con le parole. Come si può raccontare la grandezza
di quest’uomo nobile e semplice, questo “Mahatma”, Grande Anima, Maha Muni
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Raj? “Bhav Rakho”, le prime parole
di Babaji, “Tutto dipende dalla
fede!”. Babaji ci ha insegnato ad
ascoltare il cuore in ogni momento,
prima che la mente cominci a parlare. Questa è fede incondizionata e
la vita di Muniji è stata fede in
azione. Egli ha ascoltato e seguito gli
insegnamenti di Babaji senza esitazioni. Il Babaji in lui ha spronato e
guidato la sua intera vita e la sua
opera.
L’obiettivo di Shri Muniraj è stato
sempre Babaji, ispirandoci a realizzare Babaji nel nostro cuore e nella
nostra vita e a rimanere concentrati
sul Suo ritorno. Il 29 luglio 2012 egli
ha affermato: “Quando io me ne
andrò, Babaji ritornerà.”
Il suo costante ritornello,“Io non
sono niente”, era rispecchiato nel modo in cui egli viveva la sua vita con autentica
umiltà che risuonava e ci toccava profondamente quando ci trovavamo alla sua presenza. Egli incarnava questo principio vivendo come un contenitore vuoto attraverso
il quale Babaji potesse fluire. Muniji ha raggiunto uno stato di vacuità attraverso il
quale la Divinità potesse scorrere – uno stato di essere niente e allo stesso tempo essere
colmi del Divino. Egli si immergeva nella Divinità, arreso totalmente ad essa e permetteva a Babaji di usarlo come suo veicolo. In questo modo, egli viveva unito a Baba.
Ciò a cui noi aspiriamo, egli lo ha raggiunto: l’Unità. Egli ha scoraggiato la devozione
nei suo confronti per dirigerla sempre, con amore, verso Babaji. “Babaji è tutto” era
la sua costante affermazione. Tutto è Babaji, ogni momento, ogni azione, ogni parola,
ogni avvenimento. Ci permetteva di mostrare la nostra devozione per lui perché noi
ne avevamo bisogno e non poteva impedircelo. Permettendoci di esprimere il nostro
amore e la nostra devozione, ci aiutava ad aumentare la nostra bhakti, la nostra devozione. Non faceva altro che ridirigerci verso Babaji, Babaji, Babaji, il Divino, il Divino,
il Divino. Come Rumi e Mira Bhai, la vita di Muniraj è stata una canzone d’amore
dedicata a Babaji.
Pace e amore emanavano dal suo essere. Essere vicini a Muniji significava stare in presenza di una profonda pace, di un amore confortante e di un’assoluta umiltà. Vicino
a lui, ci sentivamo più vicini a Babaji. Muniraj è diventato un santo, un grande santo
e anche se la sua grandezza non può essere definita, una parte di questa grandezza
consiste nel suo totale assorbimento, nella sua totale immersione nella Coscienza del
Divino Babaji.
Ci incoraggiava a connetterci con Babaji ed essere ispirati da Babaji stesso. Quando
noi devoti sentivamo il bisogno di chiedere la sua guida anche per bisogni e questioni
mondane, egli rispondeva gentilmente alle nostre domande e ci dava
la sua guida incoraggiandoci a guardare dentro di noi, per sviluppare il
nostro dialogo interiore con Babaji.
Egli ci ricordava costantemente che
Dio non è più lontano dei nostri
pensieri. Ci incoraggiava a dare
tempo a Dio e a puntare l’attenzione
dentro di noi, per ricevere la risposta
dal nostro sè.
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Anche se aveva quasi perso la vista,
si prendeva ancora cura del suo piccolo tempietto colmo di immagini
delle divinità e immaginette, lingam,
yantra, cristalli e pietre, tutti donatigli da Babaji o dai devoti. Ci sono
due paia di piccoli paduka (sandali),
uno d’argento e uno di legno di san-
Herakhandi Family
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dalo. Ogni mattina faceva il bagno e decorava il suo tempietto prima di fare japa e
poi l’havan. I paduka di sandalo ricevevano un’attenzione speciale. Li teneva in mano
mentre li lavava e beveva tutta l’acqua direttamente dalla mano prima di applicare il
profumo, mormorando le sue preghiere, parlando con questi paduka e, mentre lo faceva, entrava in beatitudine. Io ero testimone di questa storia d’amore, ogni giorno
non vedevo l’ora di assistervi.
Egli mi ha insegnato a trattare la murti come un bambino,
ad amarla e prendermene cura come fosse un bambino piccolo, parlarle come ad un amico, pregare
e dipendere dalla murti come fosse Dio
stesso…
… Maha Muniraj non è più sul suo asana
ma è nei nostri cuori dove possiamo continuare a dialogare con lui e continuare ad
essere ispirati dalla sua saggezza e dal suo
amore. Questa è una grande perdita e un
nuovo inizio, un momento in cui guardare
profondamente nel nostro cuore, per ricordare
tutto ciò che lui ci ha insegnato e per mettere in pratica questi insegnamenti nella nostra vita, come ha fatto lui.
Egli ci ha mostrato che possiamo raggiungere l’unione con il Divino. Ogni giorno
egli ci ricordava, ci invitava a ritornare alla preghiera, ritornare alla mala, ritornare al
mantra …. E dare nutrimento ad una conversazione e a una comunione amorevole
e profonda con il Divino.
Sia che parliate con Babaji o Muniraj, o ad entrambi, o a qualsiasi altro nome o forma,
parlate! Mantenete vivo il dialogo. Il vostro cuore, la vostra coscienza è la dimora del
Signore. Muniraj viveva secondo i princìpi che Babaji ci ha insegnato, come marito,
padre, uomo d’affari e nel servizio agli altri, come nostro Guru e nostra ispirazione.
Muniraj ci ha mostrato nella sua vita e nel suo “passaggio” che esiste solo il Divino,
solo Babaji, solo resa totale, solo disciplina, solo servizio, solo prendersi cura degli
altri. Verità. Semplicità e Amore …
… Shri Muniraj voleva che tutti noi andassimo a Navaratri per pregare per il ritorno
di Babaji. Nel suo ultimo messaggio registrato, egli ci ha invitato ad andare a Navaratri
e ad essere “Felici, felici, felici!”. Preghiamo perché Shri Muniraj viva a lungo nei nostri cuori!
Siamo stati lasciati tutti con l’enorme compito di prenderci cura della missione di Babaji e allo stesso tempo richiamare Babaji sulla terra.
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TVAMEVA MATA CHA PITA TVAMEVA
TVAMEVA BANDHUSCHA SAKHA TVAMEVA
TVAMEVA VIDYA DRAVINAM TVAMEVA
TVAMEVA SARVAM MAMA DEVA DEVA.
In molti offrono mentalmente i propri
problemi al fuoco per la trasformazione.
È corretto?
No, no, no! Chiedi o prega
per la soluzione dei tuoi
problemi all’inizio del
fuoco.
Durante il fuoco devi concentrarti su
Shiva o sulla Madre per tutto il tempo.
Puoi anche concentrarti su altre divinità per le
quali le offerte vengono fatte e che vengono
nominate ad alta voce durante lo Yagna. Altrimenti
mantieni la recitazione di Om Namah Shivay o
del tuo mantra personale.
Tradotto da un’intervista a Shri Munirajji sulla newsletter tedesca
Da “UK Haidakhandi Journal”, newsletter inglese, estate 2007

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