Dai marchi esclusivi ai contratti di club
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Dai marchi esclusivi ai contratti di club
La diffusione delle nuove varietà di melo 1/2012 Dai marchi esclusivi ai contratti di club Walter Guerra, Centro di Sperimentazione Agraria di Laimburg La melicoltura europea vive da anni in una situazione di sovrapproduzione: la domanda di prodotto è inferiore all’offerta che tra l’altro è anche arricchita da importazioni da Paesi terzi dell’Emisfero meridionale. In un tale contesto la programmazione ed il controllo dei volumi prodotti delle singole varietà assume un’importanza cruciale al fine di prevenire una crescita troppo rapida ed un conseguente crollo dei prezzi. Tabella: varietà di melo con sistema esclusivo di commercializzazione. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 marchio Ambrosia® Antares® Cameo®/Camela® Cheerfull Gold® Choupette® Crimson Snow® Divine® Diwa®/Junami® Envy® Evelina® Greenstar® Honeycrunch® Jazz® Juliet® Kanzi® KIKU® Lola® Mairac® Modì® Pacific Rose® Pink Lady® Red Love® RedPrince® Rockit® Rubens® Smitten® Sonya® Sundowner®/Joya® Sweetango® Tentation® Wellant® nome varietale Ambrosia Dalinbel Caudle/Cauflight NC1 Dalinette MC38 Delfloki Milwa Scilate RoHo3615 Nicogreen Honeycrisp Scifresh Coop43 Nicoter Brak/Fubrax Maribelle La Flamboyante CIVG198 Sciros Cripps Pink/Rosy Glow LUB-Serie Jonaprince T096 Civni/Civnired PremA17 Nevson Cripps Red Minneiska Delblush Fresco Ariane Aurora Golden Gala Belgica provenienza CA FR US/GB GB FR AU FR CH NZ DE BE US NZ US BE JP/IT NL CH IT NZ AU CH NL NZ IT NZ NZ AU US FR NL FR CA BE 5 KIKU® Brak/Fubrax. Perché controllare la diffusione di una varietà? La norma di commercializzazione europea definita nel regolamento (CE) n. 1221/2008 della Commissione del 5.12.2008 ha lo scopo di definire le caratteristiche qualitative minime che le mele devono presentare dopo il condizionamento e l’imballaggio. In pratica, però, tale norma non è sufficiente per soddisfare le esigenze della grande distribuzione e del consumatore, tant’è vero che le classi commerciali sono più restrittive di quelle definite dalla suddetta norma. Il modo più efficiente per garantire e controllare gli standard qualitativi resta comunque quello di un sistema chiuso in cui i vari componenti della filiera si impegnano a seguire le regole e gli standard minimi imposti. A livello vivaistico, ma anche di organizzazioni di produttori e della grande distribuzione ci troviamo tuttora in una situazione altamente concorrenziale. I vari gruppi sono alla continua ricerca di strategie per differenziarsi dai propri concorrenti ed avere quindi un determinato vantaggio. Una delle strategie perseguibili da vivaisti, associazioni di produttori e supermercati è rappresentata dall’esclusività su una determinata varietà, che non è nell’offerta dei diretti concorrenti. Questa varietà funge da vero e proprio cavallo di battaglia, fermo restando che tuttora il grosso dell’offerta è rappresentato dalle varietà tradizionali coltivabili e commercializzabili senza vincoli. Evelina® RoHo3615. 6 L’attività di miglioramento genetico del melo è un processo oneroso, costoso e molto lungo. A livello mondiale sono attivi un’ottantina di programmi di ibridazione del melo, con una forte tendenza alla privatizzazione dell’investimento. Molti costitutori credono in una maggiore possibilità del recupero dell’investimento attraverso il controllo di parte o dell’intera filiera produttiva. I presupposti per poter controllare al meglio la diffusione di una varietà sono da un lato il brevetto, per controllare la propagazione (e coltivazione), che in Europa può essere nazionale (regolato dal DL n. 30 del 10.02.2005) o europeo (privativa comunitaria per ritrovati vegetali istituita dal Reg. CE n. 2100/94, entrato in vigore dal settembre 1994); d’altro lato vi sono i marchi commerciali d’impresa nazionali o internazionali che vengono abbinati al brevetto per avere un ulteriore e più efficiente controllo sulla coltivazione e sulla commercializzazione. Sistemi di diffusione delle varietà Il grosso della produzione melicola è tuttora e sarà anche in futuro rappresentato dalle varietà tradizionali designate con il termine inglese di ”commodity”. Sono per l’appunto varietà coltivabili e commercializzabili senza vincoli come Golden Delicious, Fuji, Gala, Red Delicious, Braeburn, Elstar, ecc. Queste cultivar sono state trovate o selezionate alcuni decenni (se non secoli) fa e non sono proteggibili da brevetto. Hanno invece cloni migliorativi, soprattutto in termini di sovraccolore, che sono invece spesso protetti da diritti di moltiplicazione. A parte le varietà tradizionali che non hanno vincoli sulla commercializzazione, nel melo si contano una trentina di iniziative (tabella) volte a gestire e regolamentare in parte o completamente la filiera produttiva che si può dividere verticalmente nelle figure del costitutore, del licenziatario (editore), del propagatore (vivaista), del produttore, dell’associazione dei produttori, della 1/2012 distribuzione (commercio) ed infine, del consumatore. Le vie di diffusione sono variegate e comprendono sistemi più o meno vincolanti. A titolo di esempio, vengono di seguito descritti nello specifico quattro sistemi connessi ad altrettante varietà. KIKU® “premium brand”: sistema volontario per uso del marchio I vivai che vogliono propagare i cloni di Fuji Brak KIKU® o Fubrax KIKU® pagano la royalty direttamente alla società KIKU con sede a Cornaiano (BZ). Per il produttore KIKU invece rappresenta un sistema volontario. Ciò significa che chi in Europa pianta alberi delle cultivar Brak KIKU o Fubrax KIKU non ha alcun obbligo in termini di coltivazione o commercializzazione. Può quindi vendere i frutti di questi due mutanti nella linea “commodity” di Fuji, senza cioè fare uso del marchio KIKU. Il “club” inizia a livello dell’associazione dei produttori che opta per l’uso del marchio KIKU. In tal caso una percentuale del prezzo di vendita va direttamente a KIKU srl; una percentuale simile del prezzo di vendita deve essere reinvestita in attività di marketing e comunicazione specifica per KIKU. Il KIKU Pool Europa conta al momento 9 membri, 22 nel mondo. Nel 2010, la produzione globale di KIKU ha superato le 15.000 t. I membri europei sono F.lli Clementi in Italia (nel 2011 50 ha e oltre 3.000 t), Bonifructi in Slovacchia (31 ha, 900 t), Fruchtpark in Ungheria (20 ha, 1.000 t), OPST in Austria (75 ha, 1.700 t), in Germania OGM Oberkirch (70 ha, 3.100 t) e MaBo-Salem Frucht (175 ha, 6.000 t), Tobi See Obst in Svizzera (17 ha, 450 t), Mirosan in Slovenia (30 ha, 1.000 t) e KIKU Hellas in Grecia (56 ha, 1.000 t). Pink Lady® Cripps Pink/Rosy Glow. cious; è protetta da brevetto europeo. Evelina srl possiede i diritti di commercializzazione di tutti i cloni futuri delle varietà Pinova e RoHo 3615. In questo caso il sistema di diffusione è vincolato a partire dall’impianto. Chi pianta RoHo3615 deve aderire al progetto Evelina® con un contratto di produzione. La vendita nei vari mercati/Paesi avviene attraverso il rispettivo intermediario (broker). I “broker” sono riuniti nell’Evelina-Broker-Pool che decide sulla strategia generale del progetto; le competenze riguardano la commercializzazione, il marketing, il controllo qualità e quantità e l’eventuale estensione a nuovi Paesi. Allo stato attuale in Europa sono a dimora oltre 300 ha di RoHo3615. I partner in Europa con il rispettivo target di impianti da raggiungere nei prossimi anni sono per l’Italia Agrosun srl (broker italiano) e Melinda (target 200 ha); per il biologico la cooperativa Bio Südtirol del VOG (target 40 ha), per l’Austria OPST (target 120 ha), per la Germania BB Brandenburger Fruchthandel e VEOS (programma da 250 ha), per il Benelux Unifruit Baro BVBA (90 ha), per il Regno Unito Empire World Trade (5.000 t/anno), per la Svizzera Füglister AG (target 30 ha), per la Croazia Impulscommerce (obiettivo 20 ha) ed, infine, per la Slovacchia Bonifructi (target di 20 ha). Evelina®: un sistema con intermediari (broker) RoHo3615 è una mutazione gemmaria di Pinova, che a sua volta deriva dall’incrocio tra Clivia e Golden Deli- Jazz® Scifresh. 7 Grafico 1: superficie (ha) destinata a Cripps Pink e a mutazioni nel mondo. FRA ALTO Südt. ADIGE 2.100 649 649 ESP ITA 270 832 USA 3.800 BRA 1.100 CILE URU CHI 1.800 1.800 170 ARG 700 Pink Lady®: il classico club Pink Lady® rappresenta il sistema a club sicuramente più affermato come esempio di gestione vincolata ed esclusiva di una varietà frutticola. Il licenziatario esclusivo di questa varietà in Europa è Star Fruits. Negli anni ‘90 sono stati stipulati accordi con produttori in Italia, Francia e Spagna e distributori europei, dando vita all’Associazione Pink Lady Europe. Il club comprende obbligatoriamente tutti i membri della filiera e prevede il pagamento di una quota fissa per kg per coprire le spese di amministrazione, un’ulteriore quota per kg per le spese di marketing ed una royalty che va a Star Fruits ed al costitutore Apal. Al totale sono da detrarre oltre 0,1 €/kg per le voci citate. Il costo di una pianta del mutante Rosy Glow al produttore al momento è di circa 10-12 € (oltre il doppio del costo di un albero di una varietà “commodity”); non è disponibile l’informazione sull’entità della royalty che i pochi vivaisti licenziatari sono tenuti a pagare. In Europa allo stato attuale sono a dimora 3.810 ha, 8 RSA 2.400 di cui 2.100 ha in Francia, 1.481 ha in Italia (di cui 649 ha in Trentino Alto Adige) e 270 in Spagna. Nella stagione 2011/12 sono previsti 190 ha di nuovi impianti. Da notare che nel 2011 in Europa il 30% dei nuovi impianti è stato realizzato per rimpiazzare la varietà originaria Cripps Pink con il clone migliorativo Rosy Glow. Nel 2012 tale quota sarà portata al 50%; i vecchi impianti di Cripps Pink sostituiti con Rosy Glow devono essere estirpati entro 3 anni. Si intravvede quindi una chiara politica del licenziatario per regolare i volumi prodotti ed immessi sui vari mercati. L’indiscutibile successo di Pink Lady per l’intera filiera in Europa porta con sé il fatto che la richiesta di piante e dei connessi diritti di coltivazione è significativamente maggiore rispetto alla disponibilità data dal licenziatario. Non a caso Star Fruits sta spendendo molte energie con il suo staff di legali ed ispettori per individuare frodi ed impianti illegali. Nel grafico 1 sono riassunte le attuali superfici e le mutazioni di Cripps Pink a dimora nel mondo e nel grafico 2 i volumi di prodotto di prima qualità. JPN AUS 1.600 NZL 620 Jazz®: produzione su commissione Scifresh è un incrocio neozelandese tra Braeburn e Gala. Questa cultivar è pubblicizzata, gestita e commercializzata sotto il marchio Jazz® esclusivamente da ENZA, una delle imprese neozelandesi di trading ortofrutticolo che una decade fa aveva ancora il monopolio di esportazione. Il produttore si limita a produrre la qualità desiderata; non ha alcuna possibilità di influenzare, per esempio, eventuali cambiamenti nei criteri qualitativi. Il gruppo VOG ha aderito al progetto Jazz nel 2007/2008; i produttori altoatesini che hanno messo a dimora piante di Scifresh hanno pagato un canone d’impianto di 3.049 €/ha, la singola pianta costava 5,05 €. Oltre il 10% del prezzo di vendita deve essere attribuito ad ENZA quale royalty; la società neozelandese gestisce esclusivamente le politiche di marchio, di vendita e di promozione. La superficie totale di Scifresh/Jazz al mondo è di 2.599 ha; la ripartizione sui vari Paesi di produzione è rappresentata nel grafico 3. 1/2012 277.000 300.000 tonnellate 250.000 200.000 157.000 150.000 120.000 100.000 50.000 0 2004 2005 2006 2007 emisfero settentrionale 2008 2009 emisfero meridionale Nördliche Hemisphäre Nuove tendenze Oltre ai quattro casi studio precedentemente descritti, che fanno da esempio per i sistemi più diffusi al momento, si trovano alcune altre strategie con obiettivi ed impostazioni specifiche. Mentre nella maggior parte dei casi l’esclusività su una varietà all’interno della filiera riguarda propagatori, produttori e/o associazioni di produttori, va citato l’esempio di Univeg che ha come propria scelta strategica quella di dare in esclusiva ad uno o pochi rappresentanti della GDO l’esclusività su varietà derivanti dal programma di incroci belga Better3Fruit. Ci aveva già provato il gruppo Nevis con la cultivar Nevson Sonya® proposta in esclusiva al supermercato inglese Marks&Spencer, senza successo. Negli Stati Uniti due programmi di miglioramento genetico pubblici gestiti dalla Washington State University e dalla Cornell University nello Stato di New York stanno diffondendo, almeno in questa fase iniziale, le proprie 2010 totale Grafico 2: quantità di mele di qualità Pink Lady® negli emisferi settentrionale e meri dionale. cultivar (rispettivamente WA2/WA5 e NY1/NY2) esclusivamente alle figure della filiera collocata nel proprio territorio. Nel vecchio continente, invece, esistono già due esempi di varietà coltivate esclusivamente secondo criteri di agricoltura biologica. Il consumatore potrà acquistare solo mele biologiche se si tratta delle due varietà resistenti alla ticchiolatura Juliet® Coop 43 (americana) e Natyra® SQ159 (olandese). Conclusioni L’elemento più debole della filiera produttiva è il singolo frutticoltore, anche perché il suo investimento in una nuova varietà deve valere per almeno 15-20 anni. In certe forme di diffusione sopraelencate i vivaisti e i produttori hanno un ruolo subordinato di conferenti e non partecipano in alcun modo alle decisioni. Le prove varietali indipendenti come quelle del gruppo europeo Eufrin o del gruppo di lavoro per la valutazione delle USA 23% Cile 4% Inghilterra 5% Svizzera 5% Australia 6% Europa 29% Alto Adige 5% Francia 13% Nuova Zelanda 39% Tirolo del Nord 0,1% Grafico 3: superficie de stinata a Jazz® – percentuale sul totale. nuove varietà del Mipaaf sono viste spesso come un elemento di disturbo nell’introduzione di varietà esclusive; il sistema “provare>pagare>coltivare” tende purtroppo a trasformarsi sempre più spesso in un sistema “pagare>coltivare>provare”, difficilmente accettabile da parte delle organizzazioni dei produttori. Nel mondo delle mele ci sono una trentina di varietà gestite con forme che vanno dal marchio esclusivo (facoltativo) al puro “franchising”. Alcuni tentativi di gestione esclusiva di varietà di melo come per esempio Autento®Delcoros in Olanda e RedPrince® Jonaprince in Europa settentrionale sono già falliti. Al mondo, ben il 97% della produzione è ottenuto da varietà tradizionali ovvero “commodities” (la previsione al 2020, secondo l’americano O’Rourke nel World Apple Review, è che le varietà gestite con diritti di esclusiva saranno il 3,5%). Al centro dell’attenzione è la varietà, l’origine è secondaria. C’è quindi anche un potenziale conflitto tra la politica dei marchi varietali verso quella dei marchi d’origine. Sussiste per la varietà club anche un potenziale rischio di incorrere in problemi di natura legale per le leggi sul monopolio. In Alto Adige, al momento, il 6% della superficie (ovvero quasi 1.000 ha su un totale di 18.000) è occupato da varietà club; il successo di Pink Lady per l’intera filiera è indiscutibile ed è dovuto anche alla sua distinguibilità in termini di apparenza, cioè è una mela facilmente riconoscibile dal consumatore grazie anche ai grandi investimenti pubblicitari. Rimane aperta una questione: quante altre varietà riusciranno ad imitare tale successo? Si ringraziano i costitutori e/o gli editori per aver messo a disposizione le informazioni riguardanti la situazione europea e i dati di seguito pubblicati: Jürgen Braun, KIKU srl, Arno Überbacher, Evelina srl, Renaud Pierson, Star Fruits e Marc Le Prince, Enza Europe. Ripreso da Rivista di Frutticoltura, 12/2011. [email protected] 9