Antologia - I.C. “D`Aosta”
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Antologia - I.C. “D`Aosta”
ISTITUTO COMPRENSIVO “D’AOSTA” Tutti gli usi della parola a tutti, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo (Rodari) TUTTA LA LUCE CHE HO Incontro con lo scrittore Maurizio De Giovanni Auditorium Isis “De Medici” Ottaviano Mercoledì 26 febbraio 2014 ore 18.00 ANTOLOGIA DEI TESTI – MATERIALE PER I LABORATORIO A “L’incipit di un poliziesco” 1° testo. Il bambino e il cane. Quando l’alba tirò fuori dalla notte e dalla pioggia i contorni delle cose, se qualcuno fosse passato avrebbe visto il cane e il bambino ai piedi dello scalone monumentale che portava a Capodimonte. Ma sarebbe stata necessaria grande attenzione: a stento si distinguevano, nella luce incerta del mattino. Se ne stavano lì fermi, indifferenti alle grosse gocce fredde che cadevano incessanti dal cielo. Erano seduti su uno scalino di pietra, una sorta di panca nella rientranza ornamentale dopo i primi gradini. Le scale erano un torrente in piena che trasportava rami e foglie dal bosco della reggia. Se qualcuno fosse passato e si fosse fermato a guardare, si sarebbe forse chiesto come mai il flusso dell’acqua e dei detriti che cadeva incessante a valle sembrasse rispettare il cane e il bambino, passando loro accanto senza toccarli se non per qualche schizzo occasionale. La rientranza offriva un po’ di riparo, anche dalla pioggia: solo il pelo sul dorso del cane ogni tanto aveva un fremito, come un brivido di vento. Qualcuno avrebbe potuto chiedersi che cosa facessero là il cane e il bambino, fermi nella fredda alba di un autunno di pioggia. Il bambino era grigio, le mani in grembo, i piedi sospesi a pochi centimetri dal suolo, la testa lievemente reclinata, gli occhi persi come dietro un sogno o un pensiero. Il cane sembrava dormire, la testa appoggiata sulle zampe, il mantello a macchie marroni zuppo, un orecchio sollevato, la coda ferma lungo il fianco. Qualcuno si sarebbe chiesto se stessero aspettando un arrivo, una venuta. O se stessero ripensando a qualcosa che era accaduto e che aveva lasciato il segno nella memoria. O ancora se stessero ascoltando un suono , una musica lieve. Ora la poggia rinforza, uno scroscio potente come una ribellione al sorgere del sole; il cane e il bambino non reagiscono, la furia dell’acqua li lascia indifferenti. Dal naso dell’uno e dall’orecchio sollevato dell’altro scorrono rivoli freddi. Il cane sta aspettando. Il bambino non ha più sogni. Maurizio De Giovanni, Il giorno dei morti - l’autunno del commissario Ricciardi, ed. Einaudi 2012 pp.3 – 4. INCONTRO CON LO SCRITTORE MAURIZIO DE GIOVANNI– TESTI I.C. “D’Aosta” v.le Augusto,180044 Ottaviano tel fax 081 8278046 mail: [email protected] - www.icdaosta.it c.f.84005830637