con mps come con cosa nostra

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con mps come con cosa nostra
Anno II - Numero 186 - Giovedì 8 agosto 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
CONFERMATE LE RIVELAZIONI DEL GIORNALE D'ITALIA SULLA BANCA ROSSA, MA LA POLITICA TACE
CON MPS COME CON COSA NOSTRA
Tutti zitti in Parlamento sullo scandalo di un pm inquisito per non disturbare il Pd
di Francesco Storace
un silenzio ignobile quello della
politica attorno al nuovo caso
giudiziario che riguarda il Monte
dei Paschi di Siena. Sembra Cosa
nostra.
Ieri il Giornale d'Italia ha dato notizia dell'apertura di una indagine sul pubblico ministero che si sta occupando della banca
rossa, Natalini. Costui e' stato inquisito dal
suo collega Siddi, di Viterbo, che a sua
volta aveva nel mirino un'altra persona, intercettata per reati gravissimi. L'ignaro Natalini, secondo l'avviso di garanzia portato
alla luce dalla nostra testata, chiacchierava
allegramente col tizio in questione sull'inchiesta che lo vede protagonista.
La pietanza servita all'interlocutore telefonico
di Natalini prevedeva come contorno la
difesa che avrebbe dovuto mettere in
campo il Pd per non incappare nello scandalo con i suoi vertici.
Ovvero, un'imputazione davvero grave per
un inquirente: violazione del segreto istruttorio.
E se sulle prime poteva starci qualche esitazione sulla rivelazione del Giornale d'Italia,
a darci manforte e' arrivato il legale del
magistrato finito sotto inchiesta, che ha ammesso l'indagine aperta a carico del suo
assistito, pur minimizzandola.
Dunque, tutto vero.
Ma è anche drammaticamente vero che ci
sono mille parlamentari silenti; tutti attentissimi alle notizie diffuse sulle agenzie di
stampa e tutti incredibilmente incapaci di
dire una parola, di scrivere un'interrogazione,
di formulare una domanda.
È
MALTA GIOCA AI PIRATI DEI CARAIBI
E LA FARNESINA, AL SOLITO, DORME
di Robert Vignola
al carico di “profughi”, Letta ha
incassato la riconoscenza anche
odissea si è conclusa. E il del commissario Ue agli affari
paragone con il poema interni Cecilia Malmstrom. “Il
omerico, per quanto abu- ricollocamento dei richiedenti
sato, è inevitabile davanti alla asilo è un modo per mostrare
vicenda della “Salamis”, la pe- solidarietà in Europa. Sarebbe
troliera che ha subìto un blocco ottimo se tutti e 28 gli Stati
navale dalle autorità maltesi membri aiutassero e non solo
dopo aver soccorso 102 nau- sempre gli stessi”.
fraghi da un barcone in panne. Difficile non sottoscrivere le sue
In mezzo alle ondate migratorie parole. Ma le pacche sulle spalle
verso l’Italia, che non si arre- al governo Letta non possono
stano, questo caso è spiccato certo darle pure gli italiani. Non
tra gli altri per l’ennesima dura si può far finta di nulla davanti
prova che il Paese ha dovuto ad una Farnesina che, per l’enaffrontare sul piano internazio- nesima volta, ha dato dimostranale. L’epilogo, purtroppo, è zione di non saper imporre gli
stato scontato: i 102 immigrati, interessi nazionali. Il riferimento
tra cui quattro donne incinte, è non è solo alle vicissitudini della
sul nostro suolo nazionale. Mal- Salamis, ma anche e soprattutto
ta, dopo averli respinti, ha la- a quelle dei due pescherecci
sciato inascoltati anche gli appelli della marineria siciliana che (è
della commissione europea. il caso è tutt’altro che unico)
Dopo colloqui intercorsi nella sono stati sequestrati, dalle aunotte tra il governo maltese e torità maltesi. Cosa avvenuta
quello italiano, è stato disposto pochi giorni fa, con tanto di ablo sbarco a Siracusa, da dove bordaggio, dispiegamento di
la motonave oggetto del con- mitra a bordo, “silenziamento”
tendere riprenderà la sua rotta. delle strumentazioni di bordo e
Scalpore e polemiche hanno soggiorno in cella degli equidestato le dichiarazioni del pre- paggi, rilasciati soltanto dopo il
mier di La Valletta, Joseph Mu- pagamento di una salata causcat, che ha sottolineato che zione.
“la posizione di Malta nel corso Perché un paese è europeo, modi questa crisi è stata ferma e derno e responsabile quando rilegittima. Con la sua posizione sponde alle norme, all’umanità e
Malta vuole inviare un messag- al buon senso, soccorrendo naugio forte”, ringraziando poi il fraghi. Ma cessa di esserlo quanpremier Letta per essersi as- do, davanti a chi si diverte a giosunto l’impegno a risolvere la care ai Pirati dei Caraibi, non
scabrosa questione. E, insieme sbatte i pugni sul tavolo.
L’
David Brunelli,
legale del pm Aldo Natalini, conferma
l’apertura di un’ indagine
per violazione del segreto istruttorio
a carico del magistrato senese.
Tutto parte dall’intercettazione
in cui il giudice avrebbe spiegato
all’avvocato Samuele De Santis
(finito in carcere per estorsione e falso)
l’eventuale strategia difensiva da far
adottare ai vertici del PD
sull’inchiesta MPS.
Federico Colosimo a pag. 3
Magistrati che si indagano uno con l'altro
per comportamenti gravi, una banca nella
quale sembra che la legge debba restare
estranea, atteggiamenti ombrosi della malapolitica e nessuno fiata.
Ovviamente, possono esserci anche singoli
errori degli inquirenti, e l'inchiesta dimostrerà
che cosa di vero sta accadendo. Ma si ammetterà che sulla gestione del colossale
affare chiamato Mps più di un dubbio e'
lecito, a partire dal diniego alle intercettazioni
telefoniche deciso dal giudice per le indagini
preliminari. Pare un'opera buffa: conosciamo
che cosa si dicono al telefono se lo ordinano
i magistrati di Viterbo, non possiamo sapere
nulla a causa del rifiuto opposto da quelli
di Siena. Eppure parliamo di uno scandalo
che ha provocato anche lutti.
In Parlamento non hanno il diritto di dormire,
e lo diciamo soprattutto a chi sta all'opposizione, da Fratelli d'Italia a Cinque Stelle,
dalla Lega a Sel e a chiunque rifiuti il conformismo del silenzio. Lo stesso Pdl non
MEDITERRANEO, ACQUE AGITATE
dovrebbe essere indifferente a quanto accade. O anche su questo, Enrico Letta ha
imposto la mordacchia?
Non credo che sia normale che ci sia un
pubblico ministero sotto inchiesta perche'
un altro magistraro ritiene che abbia spifferato notizie per salvare il Pd dalla devastante inchiesta sul Monte dei Paschi.
A quel pm, un collega magistrato imputa
di aver spiegato al suo interlocutore telefonico, da un punto di vista strettamente
giuridico, quali sarebbero le eventuali eccezioni cui fare ricorso in presenza di indagini dirette verso l'alta dirigenza del Pd.
Quindi Natalini non solo avrebbe spiegato
come si sarebbero potuti difendere Giuseppe Mussari e Fabrizio Viola, ma anche
tutti i membri dei 'democrat' che direttamente o indirettamente influenzano le sorti
della Banca "rossa". Noi vogliamo sapere
la verita'. Voglio immaginare che sia lo
stesso obiettivo di chi sta in Parlamento.
Almeno lo spero.
RIFIUTI A ROMA
REATI CONTRO LA PERSONA
A settembre le firme
per pene più severe
omicidio, la pedopornografia, la violenza
sessuale, la pedofilia,
gli atti persecutori. Sono questi i reati contro la persona
al centro della proposta di
legge di iniziativa popolare
che è stata presentata ieri in
Cassazione dalle donne del
settore nazionale “Giustizia”
de La Destra. Una risposta,
per via popolare, alla decisione del governo di avviare
un decreto svuota-carceri che
darà nuovamente l’idea di
un’Italia dove la certezza della
pena non conosce cittadinanza. Tra le maggiori novità previste dalla proposta, la riforma
della disciplina del rito abbreviato, che fin tropo spesso
consente a chi delinque di
accedere a sconti di pena.
Ma un inasprimento delle punizioni è previsto anche per
chi commette violenza sessuale o si macchia del reato
di pedofilia. L’aggravante per
chi uccide un coniuge, inoltre,
varrà anche per separati, divorziati, conviventi e coppie
di fatto. Oggi la proposta di
legge sarà pubblicata sulla
Gazzetta Ufficiale, dopodiché
partirà la raccolta di firme in
tutta Italia.
Monica Nassisi a pag. 4
L’
All’una scappa un reality tv, all’altra il marito dà dell’asino (mica un orango qualsiasi)
Boldrini e Kyenge, via dai riflettori
di Igor Traboni
lmeno la signora Irene Pivetti
ebbe il buon gusto di aspettare
di non essere più Presidente
della Camera per darsi, peraltro con
estrema dignità, alla tv. Per giunta,
potendo contare su un buon esempio
in famiglia, viste le performance dell’altra
Pivetti, la Veronica. La signora Laura
Boldrini, invece, da Presidente della
Camera non solo va in tv tutti i giorni,
con ciurme di microfoni col turbo-canone
che la seguono festanti anche durante la
visita a Rocca Cannuccia Scalo, ma stava
per andarci anche con un reality. Sintetizziamo:
la Rai a dicembre manderà in onda “The
Mission”, un reality sulle condizioni di vita
dei rifugiati. Solo che nelle ultime ore sulla
stampa è venuto fuori che le stelle della trasmissione saranno i vari Albano ed Emanuele
Filiberto. Roba da isola dei famosi, insomma.
E dunque, in tema, non poteva mancare la
fumosità della signora Boldrini. Che subito
s’è affrettata a dire che… Un momento:
non è che lo ha detto a tutti i giornali, ma
A
CSM
solo al Venerdì di Repubblica “che ha avuto
parole di apprezzamento per la mia precedente
attività a favore dei rifugiati”. Trattasi, insomma, di esclusione razziale, ovvero di alcune razze di giornali rispetto ad altri (urge
intervento della ministra Cecile).
Tornando a bomba, la Boldrini si è affrettata
a dire che sì, lei di questo reality era a conoscenza, avendone seguito il parto quando
ancora era in servizio come portavoce all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite,
concordando con la Rai la messa in onda.
Solo che poi quei cattivoni di Vendola e
Grillo l’hanno voluta a Montecitorio e
Quirinale
Azione disciplinare
Grillo e Casaleggio:
per il giudice Esposito Prodi dopo Napolitano
Micol Paglia a pag. 2
Igor Traboni a pag. 2
dunque lei s’è persa il seguito del
reality, fatto di star e starlette. Ma
ora, perbacco!, dirò a quelli della
Rai di sospendere la gazzarra. No
Boldrini? No Mission.
Per un riflettore che va, un altro (mille
altri, a dire il vero, come le mille
sirene di polizia, carabinieri e finanza
che la seguono ad ogni spostamento,
compresa la Rocca Cannuccia di cui
sopra) che resta acceso. E che invece
i media, tutti in fila come tante pecorelle, dovrebbero togliere di dosso dalla ministra Kyenge. Non lo hanno fatto finora,
nonostante la perla di figuracce fin qui collezionate. Lo facciano ora, dopo che il collezionare figuracce pare diventato un affare di
famiglia. Il signor Domenico Grispino, marito
calabrese della Kyenge, ha infatti apposto la
sua preziosa firma sulla petizione contro la
riforma della Costituzione, definendo i tentativi
di cambiarla del governo Letta opera “di
quattro somari prestati alla politica”. Lo
stesso governo dove c’è anche la sua gentile
consorte. Alla quale della somarella si può
dare, dell’orango giammai.
Anniversari
8 agosto 1969
Gabriele D’Annunzio Quando Charles Manson
e il volo-beffa su Vienna massacrò Sharon Tate
Cristina Di Giorgi a pag. 7
Emma Moriconi a pag. 11
Cortei e blocchi:
“No alla discarica”
opo il blitz alla Notte dei Fori,
ieri i cittadini che si oppongono alla realizzazione della discarica di Roma lungo l’Ardeatina
hanno messo sotto assedio anche
la Regione Lazio. Sfidando le
temperature estreme, i manifestanti hanno bloccato il traffico
lungo viale Cristoforo Colombo.
E mentre Zingaretti e Marino non
si assumono responsabilità, Storace boccia le “offerte” del Ministero della Difesa.
D
SANITÀ
Al San Raffaele è
il giorno della rabbia
a Regione Lazio non paga e
il gruppo San Raffaele nel
Lazio annuncia i licenziamenti.
Ma il gioco di causa ed effetto
i lavoratori lo hanno capito benissimo. E così questa mattina
partirà l’assedio nei confronti
della giunta regionale. È una
manifestazione disperata, quella
dei dipendenti dell’azienda sanitaria che vanta tredici strutture
a Roma e nel Lazio, che chiedono di essere ascoltati.
L
2
Giovedì 8 agosto 2013
Attualità
I L C S M AV V I A U N P R O C E D I M E N T O D I S C I P L I N A R E A C A R I C O D E L L A T O G A “ C H I A C C H I E R O N A ”
Il giudice Esposito nega l’evidenza
L’intervista sulla sentenza del Cav. non pare affatto manipolata dal giornalista ma il magistrato non si arrende nemmeno
dopo la divulgazione della registrazione audio sul passaggio incriminato, quello secondo il quale Berlusconi “sapeva”
di Micol Paglia
ui, Antonio Esposito, il
giudice che da oramai
un paio di giorni è sulla
bocca di tutti, continua
a smentire. Sostiene fermamente che la frase “Berlusconi
è stato condannato perché non
poteva non sapere” sia pura invenzione, frutto di una vera e propria manipolazione. Di chi? Del
cronista de “il Mattino di Napoli”
che lo aveva intervistato in esclusiva. Così, dopo un serrato tira e
molla, il direttore del quotidiano
Antonio Barbano, vedendo la credibilità dell’articolo (e del suo
giornale) minata, ha deciso di
rendere pubblica la nota audio
dell’intervista. E, così, la “suprema
toga” è stata ufficialmente sbugiardata.
La registrazione lascia poco spazio
ad interpretazioni e dubbi. La
frase è lì. Incisa indelebilmente. E
inchioda il giudice Esposito alle
L
sue responsabilità. Che sono, molto
banalmente, quelle di aver anticipato le motivazioni della sentenza
di condanna del Cav. che verranno
rese note solo a fine mese.
L’Anm ha già fatto sapere che il
comportamento del magistrato
non è assolutamente consono, ma
che il giudicato è salvo. Ovvero
che le esternazioni di un membro
del collegio non possono minare
la solidità della sentenza (cosa
che invece continuano a sostenere
i legali di Berlusconi). Stesse considerazioni arrivano anche dai
“vertici” della Cassazione che
hanno definito “inopportuno” l’atteggiamento di Esposito. I quale,
probabilmente, pagherà da un
punto di vista disciplinare la sua
intervista a “il Mattino”. A confermarlo è l’apertura di un procedimento a suo carico da parte del
Csm, che indagherà sulla legittimità di quanto ha dichiarato il magistrato. Perfino il Guardasigilli
Anna Maria Cancellieri ha chiesto
chiarimenti in proposito. E, per
ora, dal Pdl continuano ad infuriare
le polemiche sulla toga “chiacchierona”.
Ma il giudice tiene il punto. Così
ha divulgato una nota, scritta in
terza persona, in cui ribadisce la
sua posizione. I “pochi minuti di
registrazione mandati in onda ieri
sera (lunedì, ndr)” della sua intervista, sono raccolti ina una nota
audio che il giornalista aveva inciso
all’“insaputa” del magistrato. Oltretutto, prosegue Esposito, “il
giornalista si era impegnato a
pubblicare il testo definitivo dell’articolo solo a seguito del (suo)
benestare”. Che gli era poi stato
concesso dallo stesso magistrato,
per sua stessa ammissione. Alla
luce dell’ascolto della registrazione, Esposito “ritiene di poter così
definitivamente puntualizzare una
vicenda ampiamente strumentalizzata”. In realtà, la sua posizione
sembrerebbe essersi aggravata
più che chiarita.
I CAPI DEI 5 STELLE TORNANO SUL LORO CHIODO FISSO: IL PROF BOLOGNESE AL POSTO DI NAPOLITANO
CONTROLLI DELLA FINANZA
Grillo e Casaleggio hanno pronto il ‘piano P’: Prodi Il Fisco ci riprova a fare
Intanto la base pentastellata non regge le direttive dei guru: andiamo al governo col Pd
la guerra al lavoro nero
di Igor Traboni
di Giuseppe Sarra
nvece di essere contento perché da un po’
di giorni nessun parlamentare lascia il suo
Movimento, dopo la diaspora delle scorse
settimane, Beppe Grillo fa sempre l’ammusato.
Con i giornalisti che lo inseguono lungo “una
stradina malandata e polverosa che conduce
in una delle spiagge più esclusive della Costa
Smeralda” (La Repubblica) non parla neanche
sotto tortura, ma “non è scortese, è solo
netto” (sempre da Repubblica). E allora continua
ad affidare al suo blog (e di Casaleggio) gli
ordini alla scuderia: Berlusconi in galera, Napolitano faccia un passo indietro, mai col Pd.
Ma è proprio la sua scuderia che, peggio dell’ultimo team di Formula Uno, dà grosse delusioni al comico genovese. Niente accordi col
Pd? Neanche per l’anticamera del cervello. La
base grillina muore dalla voglia di andare al
governo, con l’unica opzione possibile (per
loro, elettorato dichiaratamente di sinistra)
dei post-comunisti del Pd, senza tralasciare
I
una spruzzatina di Sel. Basta frequentare i
social network per rendersi conto di come e
dove batta il cuore degli adepti del fondatore
dei 5 stelle.
Poi, c’è anche una ufficialità della propensione
a sinistra. Anzi, una semi ufficialità, perché
hai visto mai che il guru torni ad adirarsi e a
sbattere fuori qualcuno, sempre e solo dopo
le decisioni della Rete. L’altro giorno, ad esempio, il senatore Roberto Cotti ha proposto un
governo della società civile che, da che sinistra
è sinistra (ricordate i girotondi, il popolo viola
e affini?) ha sempre significato pendere il
largo con Pd e simili. Solo che Cotti un attimo
dopo si è evidentemente reso conto di averla
fatta un po’ grossa e subito ha tenuto a rimarcare: “Sono d'accordo con Beppe. Io non immagino un'alleanza con il Pd, ma una terza
via. Se poi i democratici convergono su un
esecutivo di questo tipo, va bene».
Un altro particolarmente loquace con la stampa
è Mario Giarrusso, il senatore passato un po’
alla storia televisiva per cacciare via di brutto
i cronisti della berlusconiana Rete 4: “Noi non
intendiamo fare da tappabuchi, ma mettiamo
avanti il programma. Interventi su F35, Afghanistan, reddito di cittadinanza, finanziamento
ai partiti e legge elettorale. Chi ci sta? Il Pd
per fare cose del genere dovrebbe fare sette
passi indietro. Se li facesse, non sarebbe
un'alleanza per il governo, ma per il programma”.
Insomma, un altro che – oltre quel politichese
che anche in casa grillina ha attecchito bene –
apre con decisione al Pd. E soprattutto alla
possibilità di mettere le chiappe su qualche
poltrona governativa.
Sulla carta e sulla Rete, invece, finora nessuno
osa contraddire il capo sulle sue continue
sortite anti-Napolitano. Vedremo però come
la base dei cinque stelle reagirà quando il duo
Grillo-Casaleggio tirerà fuori quel presunto
asso nella manica che in realtà già conoscono
anche i giocatori meno talentuosi: Romano
Prodi al posto di Giorgio Napolitano. Il nuovo
che avanza.
l Fisco ci riprova a fare la guerra
al lavoro nero, anche se con
uno strumento un po’ datato,
previsto cioè da una vecchia legge.
Si tratta dei questionari fiscali
che da qualche settimana la Guardia di Finanza sta mandando a
tappeto ad artigiani e professionisti.
Dovranno così rispondere ad alcuni
quesiti e soprattutto dichiarare
tutte le spese effettuate, portando
possibilmente la documentazione
a supporto, numero di appuntamenti, modalità e quantità di lavoro
ricevuto e soprattutto denunciare
i pagamenti effettuati. Anche se
sono avvenuti senza il rilascio di
alcuna ricevuta e dunque ‘in nero’.
Ma che succede se uno non risponde? Qualora i contribuenti
forniscano «dati, notizie, elementi
I
e documenti con dati incompleti
o non veritieri» o se si «rifiutino
di rispondere al questionario inviato o con risposte false o parziali» rischiano una multa fino a
2.066 euro e una denuncia. I
controlli vengono effettuati non
a campione ma "a riscontro": significa che gli investigatori hanno
già elementi per poter svolgere
accertamenti, come ad esempio
le agende degli studi sui quali si
sta effettuando la verifica. Anche
i clienti del singolo artigiano,
sempre per fare un esempio,
verranno chiamati a uno a uno.
E se diranno il falso, rischiano
multa e denuncia. Accertamenti
di questo tipo sono previsti anche
in altri settori, ad esempio quello
degli affitti in nero, ‘piaga’ che riguarda soprattutto le zone universitarie delle grandi città.
Il titolo perde oltre il 2% all’apertura di Piazza Affari e saltano fuori dieci milioni sui conti di Pietro Varone
Saipem: crollo in borsa dopo le decisioni della Consob
L’organo di vigilanza sostiene che la società avrebbe un buco da 630 milioni di euro di mancate rettifiche su alcuni
contratti - Intanto proseguono le indagini sulla maxi tangente versata dalla controllata di Eni per un appalto in Algeria
a aperto in calo ieri, la borsa di
Milano. Il Ftse Mib ha infatti ceduto, già dalle prime ore del
mattino, lo 0,42%. Buona parte del
“merito” è dovuto al crollo del titolo
Saipem (che ha perso oltre 2 punti
percentuali). Il bilancio della società è
finito nel mirino della Consob che ha
contestato i conti del 2012 dopo le vicissitudini giudiziarie che hanno coinvolto l’Eni e la sua controllata.
Stando all’autorità di vigilanza, alla
società mancherebbero 630 milioni di
H
euro di rettifiche riguardanti diversi
contratti. Proprio per questa ragione
il numero uno di Consob, Giuseppe
Vegas, ha disposto una contestazione
formale dei bilanci di Saipem.
I sospetti dell’Authority partono da un
enigmatico “profit warning”, ossia dall’annuncio che la società ha fatto a
fine gennaio con la quale avvisava che
gli introiti dell’anno in corso sarebbero
stati inferiori a quelli dei 12 mesi precedenti. In seguito a questa dichiarazione, infatti, la Saipem aveva perso
addirittura il 34% del valore delle azioni
in una sola seduta di Piazza Affari. La
notizia del “profit warning” però, secondo la Consob, sarebbe stata data
troppo in ritardo. E, anche per questo
motivo, Vegas avrebbe disposto una
sanzione. Non solo, improvvisamente,
appena prima della catastrofica seduta
di Piazza Affari, Saipem aveva anche
ceduto il 2,3% del capitale sociale. E
una simile manovra aveva insospettito
l’Authority.
Gli aspetti più dubbi dei bilanci pre-
sentati da Saipem, sarebbero le poste
sulle commesse 2012, ossia le voci
dei conti che riguardano, fra l’altro,
anche gli ipotetici rischi di cause.
Valori che, essendo inseriti discrezionalmente dalle società, possono anche
risultare illogicamente spropositati. Il
primo ad accorgersi che qualche cosa
nei bilanci non andava era stato lo
stesso amministratore delegato della
Saipem, Umberto Vergine, che a dicembre era stato messo al vertice
della controllata Eni.
Nel frattempo l’inchiesta della magistratura prosegue, a prescindere dalle
sanzioni Consob. Lo scandalo -che
coinvolge anche i vertici Eni- ha assunto
una portata gigantesca. La bellezza di
123 milioni di euro (soldi riconducibili
ad una mega tangente per la concessione di appalti petroliferi in Algeria)
sono stati ritrovati a Singapore. E di
questa somma, 10 milioni sarebbero
tornati nelle tasche dell’ex direttore
operativo di Saipem Pietro Varone.
M.P.
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Giovedì 8 agosto 2013
Attualità
L’AVVOCATO DEL PM DI SIENA CONFERMA L’ANTICIPAZIONE DEL NOSTRO GIORNALE, MA PARLA DI “CONTENUTI IRRILEVANTI”
L’intercettazione pro-Pd del giudice Natalini
Secretati gli atti dell’inchiesta sul magistrato, sospettato di violazione del segreto istruttorio
di Federico Colosimo
a notizia che uno
dei pm di Siena
che conducono
l’inchiesta
sul
Monte Paschi è
stato indagato per violazione
del segreto istruttorio, anticipata ieri da “il Giornale
d’Italia”, ha ricevuto puntuali
conferme. Aldo Natalini ha
davvero ricevuto il provvedimento dalle mani del suo
collega di Viterbo, Massimiliano Siddi, per i contenuti
di un’intercettazione telefonica tra lui ed il suo amico
Samuele De Santis, un avvocato di Viterbo finito anche
L
Il Pm Massimiliano Siddi
in carcere sotto l’accusa di
estorsione e falso.
Nel silenzio più assoluto della politica, l’unica reazione
ufficiale è stata quella del
legale di Natalini, David Brunelli. Che ha ammesso la
circostanza, cercando però
contemporaneamente di gettare acqua sul fuoco. E parla
di “contenuti irrilevanti” della
telefonata incriminata. Sarà
anche vero, ma allora non si
capisce perché gli atti dell’indagine siano stati secretati, dell’indagine non si sia
saputo niente per mesi e
Natalini abbia potuto tranquillamente svolgere le sue
funzioni come se niente fosse accaduto. Sono i misteri
di un’inchiesta che si arricchisce giorno dopo giorno
di un’incredibile quantità di
ombre, omissioni e strani
trattamenti in “guanti gialli”.
Caso strano, tutti a vantaggio
degli esponenti del Pd, ivi
compresi quei “vertici romani” indicati da ex-sindaci
e gerarchi di Siena come
coloro che decidevano tutto
ciò che riguardava la gestione della “banca rossa”.
Il pm Natalini, nel frattempo,
preferisce tacere. “E’ sotto
un treno” dicono i colleghi
della Procura senese. L’unico
ad avere il coraggio di spendere qualche parola in sua
difesa, è proprio l’avvocato
De Santis, la “pietra dello
scandalo”: “E’ il mio migliore
amico da sempre ed è un
magistrato eccellente e perbene. La verità è ben altra
e presto verrà a galla”.
Parole affettuose, ma anche
un po’ sibilline. Che però
sono in qualche modo accreditate anche da alcune
fonti viterbesi, che preferiscono non comparire. Una
di queste, ad esempio, punta
il dito contro il pm “rivale”
di Natalini. E parla di Massimiliano Siddi come di un
giudice cui piace molto apparire e che diffida talmente
degli organi di polizia giudiziaria viterbesi, da affidarsi
preferibilmente –per le sue
indagini più delicate- alla
polizia stradale. Non manca
neppure chi ricorda come
Siddi abbia cercato di ritagliarsi un ruolo anche in altre
inchieste delicate. Malignità,
replicano in molti, ma tant’è.
Altri ancora ricordano indagini ricche sempre di intercettazioni che però non ap-
Il Pm Aldo Natalini
prodarono a nulla.
Quanto alla o alle (ma sarebbero due al massimo) telefonate registrate tra Natalini
e il suo amico avvocato De
Santis, le indiscrezioni sono
ancora discordanti. Secondo
alcuni, il pm senese (ma originario proprio di Viterbo)
si sarebbe lasciato andare
a confidenze tali da mettere
in discussione il segreto
istruttorio, indicando al vecchio compagno di studi universitari in quale modo certi
esponenti del Pd se la sarebbero potuta cavare; secondo altri, invece, il magistrato si sarebbe limitato soltanto a disquisire di aspetti
dell’inchiesta “in punta di
diritto”, limitandosi cioè a
mere elucubrazioni dottrinarie sui singoli fatti-reato,
senza violare il riserbo. E
secondo questa seconda interpretazione del contenuto
della (o delle) intercettazioni,
l’averlo voluto indagare -da
parte del collega di Viterbo- potrebbe nascondere
un retroscena ancora tutto
da decifrare.
Approvato al Senato lo strumento di legge che dovrebbe ridare speranza ai giovani
Il Decreto anti-disoccupazione che non crea lavoro
di Massimo Visconti
on sono bastati gli appelli lanciati
dal mondo imprenditoriale, Confindustria in testa, sulla inutilità delle
norme annunciate dal Governo sul provvedimento di sgravio contributivo per le
nuove assunzioni.
Il primo a parlare di detta inutilità fu
proprio Giorgio Squinzi che in un’audizione
alla Camera dei Deputati ha detto che “le
imprese italiane non vogliono dipendere
dagli incentivi, che non sono utili neppure
per l'occupazione giovanile, ma chiedono
misure per la crescita e il taglio del cuneo
fiscale”.
Il Governo è sembrato non ascoltare e
non accettare non tanto le critiche quanto
i suggerimenti che sono venuti dal mondo
imprenditoriale.
Si possono attivare tutti gli incentivi possibili
per assumere ma se non riprendono i consumi e non riparte la produzione non ci
saranno nuove assunzioni.
Non è una nostra teoria ma una triste realtà:
si perdono 2.000 posti al giorno e chiudono
oltre 1.000 imprese al mese ma il Governo
fa finta di non vedere la realtà e persegue
la strada del libro dei sogni recitato dal
Presidente Letta allorché si presentò alle
Camere.
E su questa strada il Governo e i partiti
che lo sostengono stanno lavorando per
far passare anche alla Camera, dopo averlo
fatto approvare al Senato, il cosiddetto Decreto sul lavoro.
Esaminando il testo approvato si capisce
che il Decreto, che dovrebbe diventare
Legge fra pochi giorni prima della chiusura
estiva della Camera, altro non è che una
serie di scremature burocratiche che nulla
hanno a che fare con la crescita e lo svi-
N
luppo.
Le “novità”, inserite nel più vasto e omnicomprensivo Decreto del Fare, riguardano
alcuni punti che in parte modificano materie
già inserite nella Riforma Fornero.
Incentivi alle assunzioni
Oltre alla cancellazione di alcune norme
legate alla composizione del nucleo familiare, il testo approvato riconosce, agli imprenditori che vogliono assumere a tempo
indeterminato giovani dai 18 ai 29 anni
oppure giovani svantaggiati senza diploma
di scuola media superiore, uno sgravio
contributivo fino a 650 euro per 18 mesi.
Apprendistato
Rispetto all’ ultima modifica della Fornero
l’Apprendistato non cambia di molto se
non in ordine ad alcune procedure di presentazione delle domande che dovranno
rispettare l’ordine cronologico di presentazione per l’erogazione delle agevolazioni
previste dalla vecchia norma.
Intervalli dei contratti a termine
Su questo aspetto forse c’è l’unica vera
novità con la riduzione dei tempi di interruzione tra un contratto e l’altro da 90
giorni a 10 giorni, se il contratto precedente
aveva durata inferiore a sei mesi, e di 29
giorni, se il contratto precedente era superiore a sei mesi.
Se non vengono rispettati questi tempi il
contratto viene riconvertito a tempo indeterminato.
Disabili
Nel testo approvato vi è un incremento
del Fondo Disabili ma non si capisce se il
Governo abbia accettato di ridurre l’IVA
sui servizi ai disabili che il Governo Monti
aveva portato dal 4% al 10% Dimissioni
Adeguando la normativa sui CO.CO.CO e
dei CO.CO.PRO con quella a tutela delle
donne, è fatto divieto al datore di lavoro
di far firmare dimissioni in bianco al momento dell’assunzione….sarebbe come
fare una legge pèr dire che è vietato rubareAssunzione senza causale
La durata del primo contratto a termine
senza indicazione della causale è stabilita
in 12 mesi e comprende anche l’eventuale
periodo di proroga. Dunque l’acausalità è
ammessa anche per la proroga del primo
contratto purché il periodo complessivo
non superi i sei mesi.
Lavoro a chiamata
La proroga per il lavoro a chiamata è
estesa a tutto il 2013.
Il tetto massimo di “chiamate” per un triennio non può essere superiore a 400 giornate
oltre questo tetto il rapporto deve essere
un rapporto a tempo indeterminato.
Lavoro accessorio
Per questa forma di contratto viene immesso un tetto retributivo riferito alla
totalità dei committenti di 5.000 euro per
anno solare
In sintesi questo Decreto non cambia nulla
ma dice di cambiare tutto come ci ha insegnato la filosofia del “Gattopardo”.
Non c’è una riga per agevolare la crescita,
non c’è una parola per far riprendere i
consumi, non c’è nulla di quello che servirebbe per far ripartire l’economia Italiana
ma lo si definisce “Decreto del Fare”.
In piena continuità con il Governo Monti
che ha massacrato lo Stato Sociale il Governo
Letta, PD-PDL, continua a fare…nulla.
Alle imprese non interessano gli incentivi,
alle imprese interessa che la gente riprenda a consumare, che i salari e le pensioni non vedano diminuire giorno dopo
giorno il loro potere d’acquisto, che le
banche ricomincino a fare quello per cui
sono nate ovvero erogare credito e non
speculare sui risparmi della gente.
Scendere in piazza per la “difesa della
Democrazia” è sacrosanto ma è altrettanto
sacrosanto scendere in piazza per ridare
futuro ai giovani e garantire serenità ale
famiglie Italiane.
Ma forse a qualcuno non interessa meglio
sbrigarsi per andare in vacanza e rivedersi
a settembre.
Chi vuole intendere intenda.
Nessuno sconto per tanti delinquenti
4
Giovedì 8 agosto 2013
Destra
Assassini, stupratori, pedofili e persecutori pagheranno, grazie all’iniziativa presa dal Settore Giustizia de La Destra
A
La petizione sicurezza è stata presentata in Cassazione. Oggi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e poi partirà la raccolta firme in tutta Italia
di Monica Nassisi
lla proposta di legge
di iniziativa popolare, promossa da “La
Destra”di Storace,
hanno già aderito “Il
Giornale d’Italia” e le associazioni “Legittima Difesa”,
“La Caramella buona, “S.o.s.
vittima”, “Accademia Internazionale delle Scienze Forensi”,
“Associazione nazionale vittime di usura”, “La Giara Nera”,
i cui rappresentanti sono tra i
primi firmatari.
La petizione ha la finalità di
punire criminali feroci, di essere un deterrente per i delinquenti convinti di rimanere
sostanzialmente impuniti, di
garantire adeguata tutela alle
persone più indifese, come i
nostri bambini, di rendere giustizia alle vittime, troppo spesso sacrificate sull’altare di una
pseudo - giustizia, interessata
tanto a Caino, ma sprezzante
C
nei confronti di Abele.
Io non riesco a dimenticare i
corpi straziati da una mano
assassina, le urla e il dolore
di una piccola vittima privata
per sempre della sua innocenza, gli occhi spenti di una
persona violata nel corpo e
soprattutto nell’anima, la disperazione di chi è costretto
a vivere nel terrore.
Tempo fa un Pubblico Ministero, che non sapeva fare il
suo lavoro, mi disse che non
sarei stata una buona operatrice del diritto, se non avessi
avuto tenuto a mente la funzione rieducativa della pena.
La rieducazione del condannato deve essere una finalità,
ma le pene devono essere
adeguate ai fatti commessi.
Ed è inconcepibile che si possa dare il premio di uno sconto
di un terzo di pena a quei
delinquenti più pericolosi e
spietati, che consentono al
sistema giudiziario di rispar-
miare tempo e denaro.
L’espiazione di una pena giusta è il presupposto del reinserimento sociale.
“Femmicinidio”. Un termine
che non mi piace, perché non
condivido l’idea di una norma
ad hoc per le donne. Le vittime sono vittime, senza distinzione di genere.
Chiunque si renda responsabile di eguali condotte criminali, dovrà essere punito in
pari modo.
Non ci sarà più differenza tra
l’assassinio del coniuge, del
convivente o di chi è legato
alla vittima da una relazione
affettiva. Il percorso di vita tra
due persone sarà un’aggravante dell’omicidio, indipendentemente dalla promessa
fatta davanti ad un Ufficiale di
stato civile o a un Ministro di
culto.
La tutela della persona, prima
della tutela dei beni materiali.
Questa è una vera Giustizia!
Un contributo ai valori, alle idee
Un lettore spiega perchè ha voluto aiutare il nostro giornale
aro Francesco, ho fatto
una piccola donazione
(bonifico partito oggi) al
“Giornale D’ Italia”, quel
che ho potuto: € 500,00.
Sinceramente non credo che questa
donazione possa in qualche modo
essere determinante per la gestione
della testata ma mi piace credere
di aver dato un contributo per
quello che potrebbe essere in futuro
un bel giornale da comprare in edicola e, soprattutto, l’ organo ufficiale
di stampa di una nuova grande
Destra che sappia dare una casa a
quelle emozioni, che nel corso del
tempo, dall’ Msi ad AN, si sono
sempre rinnovate.
Spero che il mio contributo non
sia considerato un inutile ammiccamento ma come la dimostrazione
dell’ esistenza di un popolo che
c’è, non perché precettato, ma
perché sente il profondo desiderio
di partecipare, di ritrovare l’impegno
politico, all’insegna di alcuni valori.
Negli ultimi mesi/anni ho girovagato
cercando di capire quale potesse
essere il veicolo migliore per garantire la presenza della Destra anche nella terza repubblica, come
poteva essere la Destra del terzo
millennio, con quali mezzi potevamo
proseguire la corsa senza far cadere
il testimone. Le scelte fatte nell’
incertezza portano a commettere
errori e io, erroneamente, ho creduto
che il nuovo Fini di FLI potesse incarnare il sogno di una Destra che
si adatta ai tempi. Credo di poter
dire che una risposta al mio girovagare c’è, ed è evidente: Alleanza
Nazionale (o come la si vorrà chiamare) 2.0, perché è solo ripartendo
da quei valori che si può guardare
al futuro.
Dobbiamo guardare a quel contenitore (anche se la parola mi piace
poco) che possa dare asilo a chi
non vuole uniformarsi a Forza Italia
e, contemporaneamente, non vuole
rimane rinchiuso nell’ ascetismo
politico, in inutili rivendicazioni reducistiche. Dobbiamo avere un
contenitore che ci permetta di dire
la nostra, di avanzare critiche, esprimere dubbi. Come quelli nei confronti del Governo delle lunghe
attese che legifera sull’ omofobia
e sullo jus soli dimenticando di
essere stato chiamato a far fronte
ad un momento di grave crisi economica salvo poi scasare e lasciare
la parola alla democrazia. Non è
dimostrazione di preconcetta ostilità
ribadire che in questa fase di crisi
– in cui è ancora più indispensabile
l’impegno per una politica con più
attenzione al sociale – promuovere
la rivoluzione del merito deve diventare un atto politico conseguito
giorno per giorno per privilegiare
chi è più capace.
Questa nuova fase deve aprire orizzonti di grandi speranze, e certamente non può essere derubricata
a confronto tra i leader o ad un
mero confronto anagrafico. Deve
essere, invece, una fabbrica di
idee, di proposte, che possa dare
un futuro all’intera nazione. C’è
gente tra i nostri che non capisce
perché qualcuno anziché lavorare
per unire, lavori per dividere, per
alzare steccati.
Next AN non è An in miniatura.
Chi si è fatto questa idea non ha
capito assolutamente nulla. Dobbiamo fare il tentativo difficile ma
doveroso di non disperdere quel
sogno. Dobbiamo dare risposte ai
tanti cittadini che nemmeno leggono più le pagine della politica,
che nutrono fastidio per telegiornali
e giornali che sembrano essere
fotocopie. Dobbiamo essere punto
di riferimento di tanti elettori che
nelle ultime elezioni si sono astenuti
e che alle prossime, senza un’alternativa, si asterrebbero ancora.
Sono tanti gli elettori che ci dicono
di andare avanti, di cercare di difendere i principi originari, più autentici della Destra, che ci chiedono
di dar vita a una buona politica,
che è l’unica cura per la sfiducia
crescente nelle istituzioni. Quando
tante persone perdono fiducia nella
politica il rischio è la tenuta della
democrazia.
Allora forza con next AN, ci vuole
un altro riferimento a Destra.
Il Pdl, non ci è piaciuto allora per
come era stato concepito e voluto,
perché dovrebbe piacerci ora che
sta diventando Forza Italia che si
è allargata con qualche colonnello
o capitano che ha soltanto cambiato
generale e magari è pronto a cambiarlo ancora?
Si deve andare avanti con le nostre
idee, con le nostre proposte, senza
farci intimidire. Non ci facciamo
intimidire perché di intimidazioni
ne abbiamo vissute ben altre, in
anni in cui i pericoli per la destra
erano ben altri.
La si faccia finita con il calcolo del
piccolo chimico, basta con il “me-
glio aspettare”. Bisogna buttare il
cuore oltre l’ostacolo, bisogna dare
un senso alla politica e bisogna
farlo nel nome delle nostre idee.
Ogni tanto sarebbe bene ricordare
quello che avevamo nel cuore a
18-20 anni, quando nessuno pensava all’ingresso in Parlamento e
nessuno era mosso dall’utilitarismo.
Tenendo bene a mente, come ci
piaceva dire, che se un uomo non
è disposto a lottare per le proprie
idee o non valgono niente le sue
idee o non vale niente lui come
uomo. Ci tenevo a ribadire quali
sono le motivazioni che mi hanno
spinto a contribuire:
L’ Italia ha bisogno di Destra, noi
tutti abbiamo bisogno di una Destra
autenticamente riformatrice, autenticamente Italiana, autenticamente sociale….e voi siete lì per
questo.
Vito De Santis
Nasce il gruppo nel comune friulano
Nuova An a Sacile
aro Francesco, è assolutamente evidente che il dibattito
politico apertosi nel centrodestra che presto vedrà la nascita
di F. I . 2 in Friuli e probabilmente
anche in provincia di Pordenone,
creerà scenari nuovi assolutamente
imprevedibili, ma che certamente
porranno le basi per scomposizioni
e ricomposizioni il cui esito noi al
momento non riusciamo a decifrare.
Quello che attualmente è' assoluta
certezza e' che la Destra proseguirà
imperterrita l'opera di mediazione
già in tempi non sospetti messa in
essere dal segretario Storace , al
fine della ricomposizione di un'area
, troppo frastagliata per essere politicamente efficace. Molti sono stati
gli incontri avuti tra i massimi esponenti di quella che un tempo era
stata la casa della destra(A.N.) ed
in tutti e' sempre emersa la assoluta
C
necessità di ricomporre quel mondo,
fondandolo non su interessi meramente elettorali, ma su quei principi
che sempre sono stati le nostre
parole d'ordine :moralità , sovranità
socialità. A Sacile credo siano maturi
i tempi per porre le basi aggreganti
del nuovo soggetto politico che
tutti abbiamo nel cuore, e che in
consiglio comunale prenderà il
nome di "Nuova Alleanza Nazionale"e che sostituirà il gruppo della
Destra. Il gruppo sarà aperto a
tutti coloro che vorranno ritrovarsi
nella casa comune, ed a tal scopo
metterò anche a disposizione il
mio ruolo di capogruppo.Crediamo
così di procedere nella direzione
già indicata a livello nazionale dai
molti esponenti nazionali interessati
al progetto mettendo a loro disposizione anche questo strumento
istituzionale. Placido Furnarò
ANIMA NERA
Fondazione A.N.: “ ... dai frutti li riconoscerete”
di Antonio Buonfiglio
sserviamo con soddisfazione che la nostra pubblicazione
di atti del Congresso di scioglimento di AN ha avviato
l'operazione trasparenza anche all'interno della Fondazione.
Dopo 2 anni di silenzio, sono apparse, infatti, sul sito www.alleanzanazionale.it le presunte determinazioni congressuali, la cui
lettura, però, conferma quanto da noi sempre affermato, ossia:
l'assenza di un atto notarile e la mancanza di qualsivoglia delega
valida a deliberare sullo scioglimento e, tantomeno, a disporre
dei diritti patrimoniali.
Le determinazioni sono accompagnate, con una tempistica
sospetta coincidente con il periodo feriale, dalla pubblicazione
del resoconto di alcune iniziative intraprese in questi ventuno
mesi, senza tuttavia indicare i relativi costi ed oneri, e dell'avviso
di due iniziative future.
La prima riguarda l'assegnazione dei proventi dei capitali della
fondazione (un milione di euro) attraverso bandi; la seconda si
riferisce all'offerta in locazione di quasi tutti gli immobili di
proprietà.
Nonostante l'invito alla cautela del senatore Mugnai e la pendenza
degli accertamenti giurisdizionali, si è perciò deciso, inspiegabilmente, di rendere possibile la costituzione, a favore di terzi, di
O
diritti sul patrimonio immobiliare. Prescindendo da valutazioni
su eventuali profili di responsabilità di chi ha deliberato, quel
che è evidente è il rischio concreto e imminente che un patrimonio
destinato all'attività politica sia sottratto, per lungo tempo, alla
sua funzione, attraverso una gestione, magari economica, ma
che si attaglia più a un'agenzia immobiliare che a una comunità
politica.
Altrettanto inspiegabilmente, si è deciso di impiegare - destinandoli
inevitabilmente a terzi - gli interessi maturati da un capitale mobiliare ancora sub iudice. Interessi che la legge definisce frutti di
cui, sempre per legge, può disporre esclusivamente il titolare.
Inoltre il Consiglio avrebbe deliberato forme e modalità di nuove
iscrizioni senza aver sinora mai convocato neppure i confermatari
del 2009.
Tutte queste decisioni mutano, nuovamente, la destinazione del
patrimonio e del corpo sociale della fondazione - anch'essa subiudice- mentre una gestione conservativa avrebbe consigliato
forse di sostenere il Secolo d'Italia, i suoi dipendenti e quelli del
partito licenziati o posti in cassa integrazione.
Pertanto, lanciamo, con un nuovo monito alla cautela, l'invito a
tutti gli altri appartenenti alla nostra originaria comunità politica
a vegliare e, parafrasando il Vangelo, ad osservare : “dai frutti li
riconoscerete!”
5
Giovedì 8 agosto 2013
Anniversari
9 agosto 1919: la squadriglia Serenissima in volo sulla capitale austriaca
Le Ali d'Italia violano i cieli di Vienna:
“Oseremo quel che vorremo”
Novantaquattro anni fa, la grande impresa del poeta guerriero, ammirato anche dai nemici
di Cristina Di Giorgi
L
a figura mitica di Gabriele
D'Annunzio si disperde,
per scelta di arte e vita
del Vate stesso, in mille rivoli artistici, personali, ideali e militari.
Che riportano però ad un unico
fiume in piena che, piaccia o no,
travolge la maggior parte dei limiti che molti uomini non si sono
sognati nemmeno di sfiorare.
La sua opera letteraria e poetica
è nota e di indiscutibile valore.
Altrettanto nota la sua capacità
di creare attorno a sé un'aura
mitologica di attivo arditismo, che
lo circonda in tutte le sue imprese.
Il suo intento è sempre stato
quello di inventare il proprio mito,
preferendo esprimere la propria
indiscussa capacità di scrittore
e poeta nelle redazioni dei giornali piuttosto che nelle aule universitarie. Istinto e letture di multiforme argomento e provenienza,
uniti ad un ingegno che gli permette di primeggiare in diversi
ambiti artistici (non solo letterari),
gli permettono di conquistare,
fin da giovane, un ruolo di primo
piano nell'Olimpo dei grandi personaggi nati in Italia.
“Non sono un letterato in papalina
e pantofole” ha detto e scritto in
più di un'occasione. Questo spirito combattivo lo ha portato, durante la Grande Guerra, ad assumere un ruolo di primo piano
prima nel movimento interventista
e poi nella schiera dei combattenti. In particolare nella nascente
aviazione tricolore. D'Annunzio
infatti è stato uno dei primi uomini
al mondo a sperimentare l'emozione del volo, al quale dedica
entusiasta il suo spirito avventuroso e le sue capacità intellettuali,
divenendo un esperto e coraggioso pilota e un altrettanto importante conoscitore della tecnica
e della progettazione degli aerei.
A questa sua passione il Vate
dedica, ovviamente, una parte
importante della sua attività poetica e letteraria. Tra le sue opere
in materia, il racconto Forse che
sì forse che no (1909), in cui ripercorre dettagliatamente le sue
prime esperienze “in aria”, trasfigurandole nella visione mitica
ed eroica che lo caratterizza. Ma
non c'è “solo” questo. Gli aerei,
infatti, interessano il Vate anche
dal punto di vista scientifico: egli
diviene quindi ben presto un
esperto anche di meccanismi e
pneumatici. Legge ogni tipo di
libro che gli permette di acquisire
nozioni e informazioni tecniche
e, soprattutto, parla frequentemente con ingegneri e operai,
che gli permettono di colmare
le lacune che potrebbero derivargli da una formazione puramente teorica. Tra l'altro è proprio
lui a coniare il termine “velivolo”,
con il quale battezza l'aereo durante un ciclo di conferenze dedicate al Dominio dei cieli (1910).
Senza contare il fatto che D'Annunzio si propone, distinguendosi
Lo SVA 10 modificato sul quale D'Annunzio e Palli volano su Vienna. Insieme a loro violano il cielo della capitale austriaca Ganzarolo, Allegri, Locatelli, Massoni, Finzi e Censi
fin da subito, anche come collaudatore di aerei sempre più
efficienti e potenti.
Le imprese alate di D'Annunzio
durante la Grande Guerra
Impegnato fin da subito sul fronte
che sollecita l'intervento a fianco
dell'Intesa contro gli Imperi centrali D'Annunzio, già ultracinquantenne, quando l'Italia entra in
guerra si propone immediatamente come volontario. E nel
momento in cui gli viene fatto
sapere che la sua opera di poeta
e oratore è ritenuta più importante
del suo contributo attivo di soldato, la sua reazione è netta e
decisa. Rivolgendosi direttamente
a Salandra (allora Presidente del
Consiglio), annuncia che se non
gli verrà concesso di combattere
in prima linea si ucciderà: “Voi
volete salvare la mia vita preziosa
– scrive in una lettera il 30 luglio
1915 - voi mi stimate oggetto da
museo. Ebbene, ecco, io getto la
mia vita solo per il piacere di
contraddirvi”. Di fronte a tale insistenza, non si può fare altro
che permettere al Vate di concretizzare la sua volontà di divenire un “poeta guerriero”.
Le sue imprese nel “cielo della
Patria” cominciano il 7 agosto
del 1915, con un volo su Trieste
sul velivolo pilotato da Giuseppe
Miraglia, nel corso del quale
viene lasciato cadere sulla città
un messaggio redatto dal Vate
stesso (“Coraggio fratelli, coraggio e costanza! La fine del vostro
martirio è prossima. Dall'alto di
queste ali italiane, a voi getto per
pegno questo messaggio e il
mio cuore”). Nello stesso mese,
D'Annunzio volerà anche su Grado e Caorle e poi, in settembre,
su Trento e Asiago. Per lui, con
nomina espressa del generale
Cadorna, è codificato un nuovo
grado militare, quello di “ufficiale
osservatore dell'aeroplano”.
I mesi successivi trascorrono
nella progettazione di un ardito
volo su Zara, che però non avverrà mai a causa della morte
del pilota Giuseppe Miraglia. Il
16 gennaio 1916 un ammaraggio
provoca a D'Annunzio (che nel
frattempo continua i suoi studi e
le sue attività letterarie con la
stessa passione con cui si dedica
al volo) una ferita che si rivelerà
solo in seguito in tutta la sua gravità.
Il giorno dopo il Vate è ancora in
aria, per il suo secondo volo su
Trieste. Nella rotta del ritorno,
viene lanciato un messaggio anche a Venezia. Poi, per parecchio
tempo, è costretto all'inattività
“aviatoria”, soprattutto a causa
delle sue precarie condizioni di
salute: perde completamente
l'occhio destro e, per evitare di
restare completamente cieco,
deve rimanere a lungo bendato
e immobile.
Il suo spirito combattivo sembra
però non risentirne e nel settembre 1916, ancora convalescente, ricomincia a volare, mettendo a segno un'incursione su
Parenzo. Nel frattempo continua
il suo lavoro di programmazione
e sostegno della nascente aviazione italiana.
E, immancabili, seguono nuovi
raid aerei. Come quello su Pola
(9 agosto 1917), nel corso del
quale per la prima volta usa
come grido d'incitazione agli
aviatori quello che poi diverrà
uno dei suoi motti più noti, Eia
eia alalà. Promosso al grado di
maggiore D'Annunzio partecipa
all'offensiva aerea di fine agosto,
terminata la quale si dedica alla
preparazione di un'impresa che
gli sta molto a cuore: il volo su
Vienna.
Il volo su Vienna
Le difficoltà tecniche, che appaiono subito evidenti (prima fra
tutte l'autonomia dei serbatoi
degli aerei), causano un iniziale
divieto di effettuare l'impresa.
Molto arrabbiato, il Vate continua
nelle sue azioni “ordinarie”, senza però abbandonare mai l'idea
di portare a termine l'audace
incursione sulla capitale nemica.
Nel momento peggiore del conflitto, quando l'esercito italiano e
il paese tutto subisce la disfatta
di Caporetto, D'Annunzio riesce,
con le sue eroiche imprese per
aria e per mare, a risollevare il
morale di tutti. Il 1918 è forse la
sua annata più ricca di gloria. E'
infatti del febbraio di quell'anno
il vittorioso raid militare dei MAS
(su uno dei quali c'è a bordo
anche il Vate) noto come “la
beffa di Buccari”. D'Annunzio
riesce quindi ancora una volta a
risollevare il morale dei soldati
e della popolazione, accendendo
un entusiasmo che avrebbe raggiunto il culmine poco dopo con
il Volo su Vienna.
Dopo aver nuovamente bombardato Pola, il 2 agosto la squadriglia Serenissima, comandata
aerei devono rinunciare poco
dopo e uno quando manca poco
alla meta. Sono quindi sette gli
apparecchi che, dopo aver percorso più di mille chilometri,
raggiungono i cieli della capitale
austriaca.Volteggiando nel centro
cittadino, ad altezze che li rendono visibili ai meravigliati viennesi, lanciano 45mila volantini
con uno scritto del Vate e 350mila
manifestini con il tricolore e un
testo redatto da D'Annunzio e
Ugo Ojetti, entrambi con provocatorie esortazioni alla resa tradotte anche in tedesco. Poco
dopo le 12 rientrano alla base.
de stile, ha dimostrato di essere
un uomo all'altezza del compito
e un bravissimo ufficiale aviatore.
Il difficile e faticoso volo da lui
eseguito, nella sua non più giovane età, dimostra a sufficienza
il suo valore. E i nostri D'Annunzio
dove sono?. A sua volta “L'Illustrazione italiana” dedica all'impresa un intero numero, con immagini e commenti che preannunciano la vittoria della guerra.
Per il volo su Vienna a D'Annunzio
viene conferita la medaglia d'oro,
che sarà poi commutata nella
promozione ad ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. Ed è soltanto una delle decorazioni che
il Vate guerriero riceve per le
sue azioni temerarie durante il
conflitto: tra esse sei medaglie
d'argento, una di bronzo e diverse promozioni per meriti di
guerra. Riceverà poi una seconda
medaglia d'oro per le incursioni
compiute durante l'offensiva finale
del generale Diaz, conclusasi
con la battaglia di Vittorio Veneto.
“Volontario e mutilato di guerra
– recita la motivazione dell'onorificenza – con fede animatrice
ed instancabile opera, l'alto intelletto e la tenace volontà dei
propositi, in armonia di pensiero
e d'azione, interamente dedicò
ai sacri ideali della Patria, nella
pura dignità del dovere e del
sacrificio”.
In quegli ultimi giorni di guerra,
L'ala d'Italia (Skoll)
I manifestini lanciati su Vienna, preparati da D'Annunzio e Ugo Ojetti
liberamente ispirata alle parole di Gabriele D'Annunzio in volo su Vienna
Il presagio di Vittoria un mattino d'agosto
giovane ala italiana nel destino che si volge
Via eroica come fai, salirai, dove volerai?
Certezza di fuoco nell'ora che sceglieremo
Viva l'Italia! Oseremo quel che vorremo!
dal poeta, parte dall'aeroscalo
di Padova. A causa del maltempo,
la missione viene rimandata e
tentata di nuovo l'8 agosto, ma
solo il giorno successivo le “ali
italiane” partono di nuovo per
raggiungere la capitale nemica.
A decollare, all'alba del 9 agosto,
sono dieci monoplani e un biposto (su cui vola il Vate). Tre
Via eroica come fai, salirai, dove volerai?
Moltiplica l'impeto nella via eroica
l'ebrezza del vento, mattinata di agosto
Moltiplica l'impeto nella via eroica
la gioia dell'arditezza, un destino che volge!
L'impresa ha una risonanza internazionale notevole ed un effetto ancora più grande sul morale e l'entusiasmo di tutti gli italiani. Uno dei commenti di maggior valore è quello del giornale
austriaco “Arbeiter Zeitung”, che
scrive: D'Annunzio, che noi ritenevamo un oratore pagato per
la propaganda di guerra in gran-
il Vate compone una preghiera
divenuta poi nota con il titolo Vittoria nostra non sarai mutilata,
lanciata su Trieste nel volo del 1
novembre. In essa ci sono già
gli stimoli che lo porteranno, non
molto dopo, a mettersi alla guida
dei legionari di Fiume. Ancora
una volta poeta soldato in prima
linea.
6
Giovedì 8 agosto 2013
ANCORA VIOL E NZ E NE L PAE S E
Esteri
LA TERRA TREMA IN GRECIA
SVENTATO ATTENTATO AD UN OLEODOTTO
Adly Mansour
Egitto, salta l’accordo
Terremoto magnitudo 5.1
con i Fratelli Musulmani Non ci sono vittime
l periodo buio dell’Egitto sembra non avere una fine. Dopo
i morti, le proteste di piazza,
gli scontri, il sangue, ancora
non si riesce a trovare una stabilità tra il governo ad interim
di Adly Mansour e i Fratelli Musulmani. Addirittura si è ricorso
al sostegno internazionale per
venire a capo di questa faccenda. Ma i cosiddetti “sforzi”
degli altri paesi sono serviti a
ben poco. E’ il governo stesso
a dichiararlo in una nota. “Lo
Stato egiziano ringrazia gli Stati
fratelli e amici per i loro sforzi”.
Poi parte l’atto d’accusa contro
i sostenitori di Mohamed Morsi,
ex presidente del paese delle
piramidi. “Ai Fratelli Musulmani
va tutta la responsabilità del
fallimento e di tutte le conseguenze che potrebbe avere sia
a livello di violazioni della legge,
che a livello di minacce per la
pubblica sicurezza”. Insomma,
I
il governo non usa mezzi termini. Secondo l’esecutivo, infatti, le forze internazionali hanno tentato in tutti i modi di
convincere la Fratellanza Musulmana a rinunciare alla violenza. Ma questi non sarebbero
intenzionati a fare un passo indietro, finchè il presidente Morsi
non verrà rimesso al suo posto.
Tutte queste considerazioni vengono fatte alla luce del comportamento dell’esercito, che
un mese fa ha aperto il fuoco
sulla folla provocando una settantina di morti, tra cui donne
e bambini. Il comunicato continua dicendo che “non è stato
sufficiente l’impegno del governo per garantire strade sicure
calme in Egitto”. Intanto, ad
Alessandria i sostenitori di Morsi
e i suoi oppositori sono tornati
ad affrontarsi in piazza: 1 morto
e 46 feriti.
Federico Campoli
ue forti scosse di terremoto sono state avvertite
ieri mattina in Grecia. I
sismi di magnitudo 4.5 e 5.1
della scala Richter, hanno avuto
una profondità compresa tra
10 e 15km. Gli epicentri tra i
paesi di Komnina, Charalampos
e Kallidromo nella parte meridionale. L’evento sismico più
forte è stato registrato da tutti
i sismografi del Paese e si è
verificato con esattezza poco
dopo le undici ora italiana. Le
scosse, seppur in forma lieve,
sono state avvertite fino alla
capitale Atene e nella città di
Patrasso nei piani più alti degli
edifici ma non hanno provocato
alcun danno. Qualche lieve
danno si segnala invece nelle
zone immediatamente vicine
agli epicentri ma per il momento sembra che nessuna
persona sia rimasta ferita.
Fonti locali parlano di alcune
D
frane presenti lungo le strade
e danni in vecchie case dei
villaggi della zona centro meridionale della Grecia.
Molta paura anche per gli italiani in vacanza nelle località
marine limitrofe. L'apprensione
comunque è tanta vista la forte
intensità della scossa e considerando anche la profondità
piuttosto superficiale in cui è
avvenuto il sisma.
Su Twitter intanto una foto
fake della scossa di terremoto
in Grecia, la twitta l’utente @
p_l_. Naturalmente la foto è
falsa, ed in poche ore ha fatto,
come si dice in questi casi, il
giro del Web.
La Grecia è il paese europeo
più frequentemente colpito da
terremoti. Nel settembre 1999,
un sisma magnitudo 5.9 ha ucciso 143 persone ad Atene e
nella regione limitrofa.
Carola Parisi
Yemen, scoperto
un nuovo esplosivo
ncora alto l’allarme terrorismo lanciato dagli
americani. Di giorno in
giorno, si moltiplicano le segnalazioni dell’intelligence Usa
su possibili attacchi terroristici
da parte di Al Qaeda. In particolare, da parte della cellula
yemenita, una delle più attive
e pericolose al mondo. Due
giorni fa, un drone statunitense ha intercettato un veicolo con a bordo quattro miliziani jihadisti. Tutti i terroristi
sono stati neutralizzati. Ieri,
invece, secondo una fonte del
governo di Sanaa, sarebbe
stato sventato un attacco dei
fondamentalisti a danni di un
oleodotto “di alcuni porti del
sud” del Paese. Una zona
strategica, piena di porti, da
dove partono i carichi petroliferi. Ma il governo yemenita
esprime anche dissenso rispetto alle decisioni di alcuni
A
paesi occidentali di chiudere
le proprie rappresentanze diplomatiche. Una scelta che,
secondo Sanaa, “fa il gioco
degli estremisti e mina la cooperazione tra i due Paesi e
l’alleanza internazionale contro
il terrorismo”. Intanto, sale
l’allerta per delle nuove scoperte compiute dall’intelligence. A quanto pare, l’allarme è
stato esteso a tutto il globo.
Il pericolo verrebbe da un
nuovo tipo di esplosivo liquido, irriconoscibile dagli odierni apparecchi di controllo.
L’elemento chimico è solubile
in acqua e va sparso sopra
l’abito dell’attentatore. Una
volta secco, acquista la componente esplosiva. In pratica,
l’arma è innescata. Ancora in
dubbio se l’arma sia pervenuta
in mani americane. Forse è
tutt’ora oggetto di studio.
F.Ca.
Giovedì 8 agosto 2013
7
Esteri
Spagna e Regno Unito tornano ad affrontarsi sull’infinita disputa del territorio della rocca
Londra contro Madrid, battaglia su Gibilterra
Il pomo della discordia sono dei blocchi di cemento gettati in mare dagli inglesi, per formare una barriera
per il ripopolamento della fauna marina. Rajoy non ci sta: “Ticket di 50 euro per entrare e per uscire”
di Federico Campoli
ornano a galla vecchi rancori tra
Spagna e Regno Unito. Questa volta
si discute su Gibilterra, una strisciolina di terra rimasta in mano inglese
sin dal 1779. Allora, la disputa fu
combattuta a suon di cannonate e bombarde.
I britannici ebbero la meglio. La Royal Navy
affondò le fregate spagnole e francesi e costrinsero il nemico alla resa. Nel corso dei
secoli, i vari governi, dittature, comandi, hanno
provato a riprendersi la rocca ambita. Ma è
sempre stato tutto vano. Oggi il pomo della
discordia sembra quasi un pretesto. Gli inglesi
hanno cominciato a costruire una “barriera
corallina” per il “ripopolamento pesci”. Ma i
pescatori spagnoli non l’hanno presa per
niente ben, visto che i blocchi di cemento da
cui è composta questa “barriera” impediscono
il passaggio delle imbarcazioni. I marinai,
dunque, sono andati a protestare dal premier
Mariano Rajoy che, prontamente, non si è
fatto sfuggire questa occasione. Il governo
conservatore del Partido Popular sta, infatti,
attraversando una crisi senza precedenti per
via dello scandalo corruzione. Anche il Primo
Ministro è risultato coinvolto in questa sporca
faccenda e la sinistra chiede a gran voce le
sue dimissioni, mentre continua a guadagnare
terreno sul campo elettorale. Ma Rajoy non ci
pensa nemmeno e ha rispedito le richieste
della sinistra al mittente. In un momento del
genere, deve dimostrare di saper tenere il
punto della situazione, di essere l’uomo forte
di Spagna. Ma lo scandalo delle mazzette
T
non depone a suo favore. Così, quando i pescatori sono corsi da lui per protestare, Rajoy
ha subito dichiarato: “La festa è finita, adesso
facciamo sul serio”. Madrid ora vuole apporre
una tassa di 50 euro su chiunque voglia entrare
o uscire dalla rocca. Non importa se si tratti
di un lavoratore o di un turista. La decisione
non lascia indifferente il governo britannico.
Il premier David Cameron si è detto “seriamente preoccupato”. Il suo portavoce ha poi
aggiunto che Londra chiederà “spiegazioni”.
Ma Rajoy non si ferma, anzi. Ha annunciato
che, se dovesse permanere questa situazione
di “ostilità”, i voli su Gibilterra verranno
bloccati dal governo spagnolo. Questo ritrovato
nazionalismo, però, ha il sapore di distrattivo.
Quella del premier spagnolo potrebbe, infatti,
essere una tattica per distrarre l’opinione
pubblica dai recenti scandali che hanno
travolto il governo. E in queste occasioni
trovare un nemico esterno può fare molto comodo. Tutto questo, però, rischia di complicare
anche l’economia della rocca. Solo per entrare
in quel fazzoletto di terra inglese ci si possono
mettere dalle 6 alle 8 ore. Un processo straziante. Pensare poi che i prezzi aumenteranno,
potrebbe complicare le cose.
Se quella di Rajoy sia o meno una tattica non
è ancora del tutto chiaro. D’altronde, i pescatori
spagnoli hanno diritto di lavorare senza intoppi
artificiali e con tutta la collaborazione possibile,
sia dal proprio governo sia da quello limitrofo.
Ma vedendola con occhi inglesi, sembra che
Rajoy non sia il solo a nascondere qualcosa.
David Cameron, infatti, ha provato a dare al
mondo una lezione di conservatorismo progressista. Cioè, conservatore negli intenti, ma
progressista e liberaldemocratico nei fatti. Se
da un lato, infatti, promette un referendum nel
2015 per staccarsi o meno dall’Ue, dall’altra
parte, però, accorda agli scozzesi una consultazione popolare per diventare Stato a sé.
Una decisione che sicuramente non fa piacere
all’ala nazionalista britannica. E come se non
bastasse, è stato proprio l’uomo di destra Cameron ad avvallare la recente legalizzazione
dei matrimoni gay, che consente alle coppie
omosessuali di sposarsi anche nei luoghi di
culto. Insomma, un minestrone che ha lasciato
perplessi in tanti. Così l’ala tradizionalista e
patriottica, rappresentato ormai dallo UK independence Party (Ukip) ha conquistato sempre più consensi. Ed è proprio dalle file del
partito di Nigel Farage che sono partiti alcuni
atti di accusa sulla morbidezza del governo
nei confronti di Madrid. Ad esempio, l’eurodeputato dello Ukip, William Dartmouth, non
ha usato mezzi termini sulla questione: “Il
nostro governo dovrebbe mandare subito
una fregata a Gibilterra per ricordare a quelli
di chi è la rocca”. Insomma, i toni non sono
certamente moderati da parte dello United
Kingdom Independence Party. Ma se sono
riusciti a conquistare il 25% e a classificarsi
tra i primi partiti del Regno ci sarà un motivo.
Forse Cameron si è reso conto che le sue politiche sono state troppo “sinistre” per il suo
elettorato, e questo sta comportando una dispersione dei voti. E forse adesso ha capito
che deve riprenderseli.
8
Giovedì 8 agosto 2013
Italia
DA ROMA E DAL LAZIO
Ieri il corteo contro la discarica sull’Ardeatina: i partecipanti hanno sfilato con 40 gradi
Falcognana, la rabbia non va in vacanza
Il blitz estivo del prefetto trova i residenti (e i proprietari) preparati a reagire
Intanto il Ministero della Difesa propone soluzioni fuori Roma, ma Storace lo boccia
di Ugo Cataluddi
ormai prassi che alcune
decisioni importanti (e impopolari) la politica si riserva di assumerle nei
mesi estivi, sfruttando la
calma piatta di agosto e il caldo torrido che svuota e addormenta città
e opinione pubblica. Solo che quando in ballo c’è una realizzazione di
una discarica, non c’è estate che
tenga. Nessuno sarà mai disposto
ad accettare di buon grado una discarica sotto casa, in nome di un
imprecisato senso civico e di responsabilità. Se poi i cittadini alle
loro spalle hanno gli interessi dei
poteri forti e della politica pronta a
strumentalizzare per fini elettorali il
malcontento popolare, ecco che la
manifestazione e le agitazioni sono
servite. Anche ad agosto.
È quello che sta accadendo sull’Ardeatina, per la realizzazione della
discarica nell’area di Falcognana:
residenti e comitati hanno sfidato i
quasi 40° della mattina di ieri marciando per un lungo tratto di via
Cristoforo Colombo per poi fermarsi
sotto il ministero dell’Ambiente. Qui
tra cori, slogan e striscioni quasi tutti
indirizzati contro il commissario Goffredo Sottile, i manifestanti hanno
chiesto un incontro con il ministro
Andrea Orlando.
Impensabile secondo i contestatori
realizzare una discarica a pochi passi
dalla basilica del Divino Amore, e,
È
Un momento della manifestazione di ieri
soprattutto, impensabile costruire in
zone di interesse di noti palazzinari
romani, come i Caltagirone o Paola
Santarelli. Tutti proprietari di terreni
da valorizzare nell’area, che a questo
punto, vedono fortemente minati i
propri interessi, e per i quali stanno
mobilitando il loro impero mediatico.
Ma sul fronte discarica si sta consumando soprattutto uno scontro istituzionale. Tra l’inerzia di Comune e
Regione e la confusione del dicastero
all’Ambiente di concerto con i tecnici,
subentra un nuovo protagonista: il
ministro della Difesa, Mario Mauro.
Cosa c’entri effettivamente la Difesa
con l’emergenza rifiuti non è dato
saperlo, tuttavia Mauro si è detto di-
sponibile a collaborare per trovare
una soluzione che tenga conto delle
esigenze dei cittadini. Che, visto il
fuggi fuggi generale ogni volta che
si parla di rifiuti, non è cosa da poco.
L’intervento del ministro della Difesa
per il momento ha sortito un duplice
effetto: quello di destare dal suo proverbiale torpore il governatore del
Lazio Nicola Zingaretti, e quello di
far riemergere dalle ceneri il povero
Gianni Alemanno, desideroso di riconquistare le luci della ribalta. Di
Marino, invece, nessuna notizia: dopo
un’iniziale propensione ad avallare
la protesta, è andato in confusione,
e si è chiuso a riccio.
L’impressione è che, con la sua en-
IL CASO
ANCHE LA SANITÀ DEL LAZIO PRONTA A CHIEDERE RAGIONE DELLE SCELTE DELLA PISANA
San Raffaele, assedio
al Presidente Zingaretti
Stamattina il sit-in dei lavoratori,
che intanto occupano tutte e 13 le strutture
il giorno della rabbia per
gli operatori del San Raffaele, che rischiano di ritrovarsi senza lavoro nonostante
il gruppo di cui fanno parte sia
unanimemente riconosciuto
come una delle migliori eccellenze
della sanità regionale. Non solo
sotto i loro piedi si sta aprendo
il baratro del licenziamento, ma
la Regione Lazio ha… apertamente chiuso ogni confronto
con l’azienda sui milioni di euro
di debito all’origine della crisi finanziaria che la spa sta attraversando. Per questo gli operatori
sanitari ed amministrativi delle
13 strutture sanitarie San Raffaele
del Lazio hanno diffuso una nota
in cui raccontano di aver appreso
con sconcerto che “a causa degli
ennesimi impegni sottoscritti e
nuovamente disattesi dalla Amministrazione Regionale anche
alla presenza delle organizzazioni
sindacali dei lavoratori Cgil, Cisl,
Uil e Ugl, la San Raffaele Spa ha
È
appena annunciato di dovere
procedere, suo malgrado, alla
immediata sospensione entro le
prossime ore delle attività sanitarie ed alla progressiva disattivazione dei rapporti di lavoro in
essere”. La nota, a firma del Comitato per la difesa del San Raffaele, sottolinea che i lavoratori
sono “indignati di fronte a tanta
indifferenza da parte dell'attuale
responsabile dell'Assessorato
alla Salute della Regione Lazio
che ha portato il ritardo sulle
nostre spettanze a quattro mensilità, onere insostenibile soprattutto per quelle numerose famiglie dove entrambi i coniugi lavorano per la San Raffaele”.
Di qui le richieste e la promessa,
qualora queste non vengano
esaudite, di avviare una mobilitazione di dura protesta. “Noi
lavoratori – si legge sempre nel
comunicato diffuso dal Comitato
del San Raffaele - chiediamo di
essere ricevuti immediatamente
in delegazione dal Presidente
Zingaretti, che tanto si è mostrato
sensibile in campagna elettorale
nel difendere il diritto al lavoro
ed il diritto alla salute dei 2mila
operatori e dei 5mila pazienti
che quotidianamente vengono
assistiti dalle 13 strutture del
Lazio del Gruppo San Raffaele,
per trovare una immediata soluzione costruttiva. Noi lavoratori,
ormai alla disperazione, siamo
pronti a forme di protesta anche
estreme”.
E questo è quanto. Già da questa
mattina, a partire dalle ore 10, i
lavoratori insceneranno una manifestazione sotto la Presidenza
della Regione Lazio in via Rosa
Raimondi Garibaldi. Di pari passo
è stata annunciata anche “l'occupazione permanente delle 13
strutture sanitarie volta ad impedire lo svuotamento dei posti
letto e la conseguente perdita
dei nostri posti di lavoro”.
Robert Vignola
trata in scena, Mauro voglia dare un
seguito alla linea proprio dell’ex sindaco di Roma, il quale da tempo
immemore va sostenendo che la discarica andrebbe realizzata fuori dal
confine capitolino “troppo antropizzato, vincolato e denso di riferimenti
paesaggistici, religiosi e storici”. A
tal proposito Alemanno avrebbe individuato nel Comune di Allumiere
(90 km fuori dal raccordo) l’area
ideale ove far sorgere l’impianto.
Un’ipotesi che mette d’accordo ministero della Difesa, esodati dall’Udc
(Ciocchetti in primis), Caltagirone,
buona parte dei cittadini romani.
Tuttavia non è insistendo con lo scarica barile della discarica fuori Roma
LA TRAGEDIA
Buzzanca ricoverato
con le vene tagliate
Senza lavoro,
giù dalla finestra
i tinge di giallo la vicenda drammatica dell'attore siciliano Lando
Buzzanca che ieri mattina è stato
ricoverato al pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito di Roma.
Avrebbe tentato il suicidio tagliandosi le vene dei polsi, le sue condizioni comunque non sono gravi.
L'attore avrebbe anche lasciato
una lettera in cui spiega i motivi
del gesto, dovuti al rifiuto di una
scrittura da lui proposta. Ma il
fratello dell'attore Salvo Buzzanca
smentisce la prima versione circolata. "Nessun suicidio - afferma
-, un forte colpo di calore aggravato
da stress da lavoro e dall'età.
Lando non è il tipo che si suicida
- ha continuato -. Stava lavorando
in piena attività a Roma. Non so
come sia venuta fuori neppure
questa storia della lettera, di un
suo scritto". Ed anche il figlio dell’attore aggiunge con tono ironico
con l'intento di sdrammatizzare:
"Poi, detto tra noi, la serietà di
mio padre è tale che, ammesso e
non concesso dovesse decidere
un giorno di suicidarsi, prima finirebbe l'ultimo ciak dell'ultima
scena e poi potrebbe farlo, ma
solo e unicamente perché sente
fortemente la mancanza della sua
unica compagna di vita scomparsa
quasi tre anni fa, non per un banale
rifiuto, come hanno scritto". C.P.
L
S
che Alemanno riuscirà a recuperare
il terreno perduto. A tal proposito è
stato molto chiaro Francesco Storace:
“Il riscoperto amore per la discarica
ad Allumiere – dichiara il leader de
La Destra - non trova certo il nostro
sostegno, avendo sempre sostenuto
che è a Roma che deve essere trovata
la soluzione per i rifiuti della città. Il
che non vuol dire destinazione Falcognana, per evidenti incompatibilità
del territorio”. Secondo Storace quindi il compito di individuare quella
soluzione che accontenti tutti spetta
al sindaco Marino “altrimenti – conclude - il dubbio che il neosindaco
voglia continuare a favorire il monopolista di Malagrotta non ce lo toglie
nessuno”.
Per un Marino chiuso nel suo mutismo, abbiamo inoltre un Nicola Zingaretti che, commentando l’intervento
di Mauro, ha per un attimo dismesso
i panni diplomatici e ha abbandonato
il suo linguaggio da “comunicato
stampa”: Il governatore trova infatti
“folle e stravagante” che qualcuno
non competente in materia metta
bocca su una decisione già presa.
Peccato che la decisione in questione
si è ben guardato dal prenderla lui
in prima persona, ricoprendo egli
una carica che gli garantisce tale
competenza. Ma per dirla con Brunetta, Zingaretti probabilmente vive
il suo ruolo di cruciale importanza
più per portare avanti logiche di
partito che non “da uomo delle istituzioni” che ha come priorità, l’interesse dei cittadini.
e tragedie della crisi tornano
a colpire nel Lazio. Questa
volta in provincia di Viterbo, in
un piccolo centro della Tuscia. È
qui, a Proceno, che martedì sera,
intorno alle 23, un uomo di 43
anni, rimasto senza lavoro da
tempo, si è gettato dalla finestra
di casa, in via della Pace.
Un volo di circa sei metri che
non gli ha lasciato scampo: quando sul posto sono giunti gli operatori del 118, che si trovavano
già a Proceno per prestare assistenza a una manifestazione sportiva, Maurizio Gobbi (questo il
suo nome) era già morto. Probabilmente, il decesso è stato
istantaneo a causa del violentissimo impatto con il suolo.
Il suicidio di Gobbi ha lasciato
sgomento e incredulo l'intero
paese, dove l'uomo era stimato
da tutti. Non è stato ancora accertato se l'uomo abbia lasciato
uno scritto ai familiari con le
motivazioni del suicidio, ma la
sua difficile situazione economica
era nota a tutti. Secondo quanto
si è appreso, sembra che il quarantatreenne, dopo che aveva
perso il lavoro, fosse caduto in
uno stato depressivo.
Sul fatto è stata comunque aperta
un’inchiesta e le indagini sono
condotte dai carabinieri.
R.V.
Roma, via Giovanni Paisiello n.40
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
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Italia DAL NORD
9
Chiodi a 4 punte in autostrada: Pusher morto in caserma
Indagati tre carabinieri
è l’ultimo assalto dei No Tav
Giovedì 8 agosto 2013
I manifestanti hanno bloccato l’A32, che collega Torino con la Val di Susa
Genova – Il 35enne è deceduto per asfissia violenta
C
Dopo ore di occupazione gli attivisti hanno lasciato la sede stradale: quattro veicoli hanno forato le ruote
di Barbara Fruch
entinaia di chiodi a quattro
punte disseminati sulla
carreggiata dell’autostrada
A32, che collega Torino
con la Valle Susa. È l’ultima
‘trovata’ degli attivisti No Tav. Lo
scopo dei manifestanti era chiaro e
il risultato non si è fatto attendere:
quattro veicoli, tre autovetture e un
furgone della Sitaf, società che gestisce l'autostrada, hanno riportato
la foratura degli pneumatici.
È l’effetto dell’ultimo dei tre blocchi
all’autostrada del Frejus in poche
ore, avvenuto in entrambe le direzioni di
marcia, all’altezza di Chianocco. La smobilitazione è stata “chiamata” dagli organizzatori
soltanto a notte fonda, dopo la notizia del rilascio di una ventina di manifestanti, fermati
martedì, dalla questura di Torino.
Tra di loro, tre sono stati arrestati: risiedono
nelle province di Bologna, Milano e Treviso.
Oltre che di resistenza, sono stati accusati
anche di blocco stradale e violenza privata
con l’aggravante del travisamento. Quando
sono stati fermati, infatti, indossavano un passamontagna. Gli altri 17 fermati, tra cui attivisti
Nella foto, il blocco sull’autostrada A32
della valle di Susa e frequentatori del campeggio di Chiomonte, dovranno invece rispondere di violenza, nella fattispecie ai
danni di un camionista. I fatti risalgono al 1
agosto scorso, quando il mezzo dell’uomo,
un autotrasportatore olandese completamente
estraneo ai lavori nel cantiere di Chiomonte,
è preso d’assalto e danneggiato.
Nel corposo bollettino giudiziario che arriva
dalla Val di Susa occorre anche riferire dei
sette manifestanti di Milano, Pavia, Bologna
e Urbino, che sono stati colpiti da foglio di
via: per due o tre anni non potranno entrare
TRENTO
Scopre di avere un cancro,
prete suicida in canonica
D
olore nella comunità di
Marano, frazione del comune di Isera vicino a Rovereto, dove Don Giuseppe Peterlini, 88enne coadiutore del
parroco, è stato trovato morto
in canonica, accoltellato. Dai
primi rilievi, si è inferto una
sola coltellata al cuore che è risultata fatale. Poche ore per un
giallo che ha presto trovato soluzione: suicidio. Solo l’altro ieri
infatti la diagnosi di un tumore
che gli aveva tolto ogni speranza.
A lanciare l’allarme, alle 7.45,
la perpetua dell’uomo. “Qui era
conosciuto e stimato da tutti,hanno dichiarato dal Comune
di Isera - questo fatto ci ha stupiti tutti: stiamo attendendo di
capire di cosa si tratta, sono in
corso gli accertamenti delle forze
dell'ordine". L’uomo, in pensione
da molti anni, continuava a esercitare il sacerdozio nella parrocchia trentina. Viveva da cinquant’anni in Via Fabio Filzi,
sempre a Marano, ma era originario di Terragnolo, comune
in provincia di Trento. A seguire
le indagini sono il procuratore
di Rovereto Valerio Davico e i
carabinieri della compagnia di
Rovereto guidati dal comandante
Gianluca Galiotta.
F.Ce.
LA SPEZIA
Porto: maxi-sequestro
di rifiuti diretti in Cina
S
i tratta di un lavoro congiunto del servizio antifrode della dogana con
il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia
di Milano. Un maxi-sequestro
di rifiuti nel porto della Spezia
effettuato dagli uomini delle
dogane e i militari della Capitaneria di Porto spezzini
con la collaborazione del personale tecnico della locale Arpal,
l’agenzia regionale per l’ambiente.
Quattrocento tonnellate di rifiuti pericolosi diretti verso la Cina, la cui
esportazione e lo smaltimento sono
vietati nel paese di destinazione.
Denunciate in tutto dalla Direzione
Distrettuale Antimafia di Milano cinque
persone tra cui un imprenditore
cinese residente nel milanese e altri
quattro italiani, che avevano venduto
i rifiuti al cittadino straniero. I rifiuti
U
di Carola Parisi
erano trasportati all'interno di 15
container nei quali erano qualificati
"cascami di fili di rame", ma in realta'
all'interno dei container c’erano motori
elettrici fuori uso e rottami di vario
genere, tra cui parti metalliche di distributori di benzina demoliti, che
non si possono esportare in Cina.
La merce e' stata dapprima sequestrata e poi regolarmente smaltita a
spese dell'imprenditore indagato.
F.Ce.
nei territori dei comuni di Chiomonte, Chianocco, Bussoleno, Susa
e Giaglione. La procura sta infine
valutando la posizione di un cittadino spagnolo 35enne che potrebbe essere espulso dal territorio
italiano. Al momento sono in corso
ulteriori indagini volte all’identificazione di altri attivisti.
Tornando al blocco stradale di mercoledì, il personale addetto alle
operazioni di bonifica ha dovuto
liberare la sede autostradale da
centinaia di chiodi a quattro punte,
in una curva ritenuta particolarmente insidiosa. “Solo il caso - afferma
una nota della Questura - ha evitato incidenti
con esiti fatali”.
“Siamo giunti alla follia – ha commentato il
presidente del Gruppo regionale della
Lega Nord, Mario Carossa – È vergognoso
che venti o trenta delinquenti terroristi blocchino l'autostrada per controllare i Tir che
passano, è una cosa da pazzi. Sarebbe ora
che le forze dell'ordine avessero disposizioni
misure adeguate per prendere a calci nel
sedere questi facinorosi mandandoli via
subito dalla Valle di Susa, altro che identificarli e basta”.
na asfissia violenta causata da una pressione
sulla cassa toracica: è il
risultato dell'autopsia sul corpo
di Bohli Kayes, il pusher tunisino
35enne morto nella caserma di
Riva Ligure, un paesino a una
decina di chilometri da Sanremo,
il 6 giugno. Per gli inquirenti i
tre carabinieri che lo hanno arrestato possono avergli premuto
il torace impedendogli di respirare. "E' una grave responsabilità dello Stato", dice il pm
di Sanremo. I militari dell'Arma
sono indagati per omicidio colposo. Era stato arrestato fuori
da un supermercato, dopo un
breve inseguimento. Addosso,
alcuni grammi di eroina che il
tunisino aveva tentato di gettare
prima di finire in manette. Neanche due ore dopo, il 35enne
tunisino - sposato con un'italiana
e con un regolare permesso di
soggiorno - era morto prima
ancora di arrivare in caserma.
Il giorno dopo l'ipotesi di un infarto era stata immediatamente
escluda dal medico legale. L'autopsia compiuta sul suo corpo
ha fornito una spiegazione alla
sua morte, in un primo tempo
bollata come conseguenza dell'abuso di droga. La pressione
sul torace o su altre parti del
corpo ha causato prima la morte
cerebrale per asfissia, poi quella
fisica, sostiene il medico legale,
Simona del Vecchio, che ha consegnato la perizia in tribunale a
Sanremo. Si cerca infatti di capire
se l'uomo sia stato malmenato
e percosso, come già avvenuto
per Stefano Cucchi e Federico
Aldrovandi, anche se in questo
caso l'assenza di fratture porterebbe a escluderlo.
Bohli Kayes aveva un lungo
elenco di precedenti penali alle
spalle, soprattutto per spaccio
di droga. Per il pubblico ministero Roberto Cavallone, che
ha previsto l'avvio di un “brutto
processo”, la sua morte “è una
grave responsabilità di cui lo
Stato dovrà farsi carico”. A seguito del decesso avvenuto sull'automobile dell'Arma nel tragitto verso la caserma, i tre appuntati dei carabinieri sono stati
iscritti nel registro degli indagati
con l'accusa di omicidio colposo.
Morta dopo il parto:
indagati sei medici
Enna – Primi provvedimenti della procura
O
di Barbara Fruch
micidio colposo e aborto
colposo. Sono questi i due
reati ipotizzati dal procuratore capo di Nicosia, Fabio Scavone, nell’ambito dell’inchiesta
sulla morte di Antonina Seminara,
quarantenne originaria di Gangi,
deceduta dopo un tormentato
parto cesareo per l’estrazione
del piccolo Francesco Pio, venuto
al mondo già privo di vita. Sei,
dunque, le persone raggiunte
dall’avviso di garanzia: si tratta
di due ginecologi, un anestesista,
due ostetrici ed un operatore
del 118 tutti appartenenti all’ospedale “Basilotta” di Nicosia,
in provincia di Enna, dove sono
avvenuti i tragici eventi. La donna
è morta sull’elicottero dell’elisoccorso che la stava portando
alla Rianimazione di Sciacca. Aveva atteso per quasi tre ore in
ambulanza a Nicosia l’arrivo del
velivolo che sarebbe dovuto arrivare da Caltanissetta. Ma l’elicottero era fuori uso e sono dovuti
intervenire i carabinieri che hanno
allertato l’elisoccorso di Palermo.
Ma per la puerpera, alla sua prima gravidanza, era ormai troppo
Italia DAL CENTRO E DAL SUD
10
Giovedì 8 agosto 2013
tardi.
Intanto oggi saranno a Nicosia
gli ispettori inviati immediatamente dal ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin che lavoreranno
in simbiosi insieme a quelli a cui
ha dato incarico di verificare i
fatti anche l’assessore regionale
alla Salute, Lucia Borsellino. Una
cosa è certa: a Nicosia, come
spiega ‘il sito di Palermo’ nel
punto nascita del “Basilotta” sulla
carta c’era la Rianimazione, ma
nella realtà non c’era nulla a parte
qualche anestesista. Come tenere
aperto un punto nascita quando
non esiste una terapia intensiva?
Domande, probabilmente, che
nessuno si pone fino a quando
non succede una tragedia. Ora
che si piange la scomparsa di
una mamma forse qualcosa si
smuoverà, peccato che nulla darà
indietro Antonina Seminara.
Intanto sempre oggi i medici legali incaricati dalla Procura di
Nicosia effettueranno l’autopsia
sul cadavere del bambino nato
morto, mentre domani l’esame
autoptico sarà eseguito sul corpo
di Antonella Seminara ma all’ospedale di Sciacca, dove la
salma è sotto sequestro.
Uccide a coltellate il padre
dopo una lite: arrestato 40enne
Pescara - Ha aspettato che si addormentasse e lo ha colpito ripetutamente
E
Vent’anni fa Sante Corazzini fu coinvolto in un altro omicidio: nel 1999 fu graziato da Carlo Azeglio Ciampi
di Carlotta Bravo
ra già stato graziato nel 1999
per un altro omicidio. Ora, il
40enne, Sante Corazzini, ha ucciso a coltellate l’anziano padre
Angelo, con cui viveva in casa.
L’omicidio è avvenuto al culmine di una
lite in una casa popolare nella zona
peep di Popoli, in provincia di Pescara.
Padre e figlio erano soli in casa. Subito
dopo la lite il 40enne ha aspettato che il
genitore si mettesse a dormire, lo ha
raggiunto in camera da letto e lo ha
colpito al torace e al collo con un coltello
che aveva preso in cucina. L’anziano
dopo essersi svegliato ha cercato di difendersi dalla furia del figlio, ha provato
anche a telefonare alla figlia ma non ce
l’ha fatta, stramazzando infine sul pavimento.
Ad avvisare i carabinieri, intorno alle
22.30 di martedì sera, sono stati alcuni
vicini di casa richiamati dai rumori.
Quando in casa sono arrivati i carabinieri
insieme ai militari del Reparto Operativo
del Comando provinciale di Pescara,
Sante Corazzini (che era da tempo in
cura nel Centro di igiene mentale di
Tocco da Casauria, ed era stato affidato
proprio ai genitori in quanto ritenuto
seminfermo di mente) era in stato confusionale e non ha risposto ad alcuna
domanda. L’anziano, ex impiegato, è
stato subito condotto all’ospedale di Popoli, dove è morto in seguito ad un delicato intervento chirurgico.
Secondo quanto dichiarato dai vicini le
liti tra i due erano frequenti. “Mi ero appena messo a letto quando ho sentito
bussare forte alla porta ‘ho ucciso mio
padre, diceva Sante, ho ucciso mio padre’. All’inizio ho pensato che si trattasse
di una delle tante liti poi quando me lo
sono visto di fronte con una ferita al
braccio ho capito che era successo
qualcosa di grave – ha raccontato a ‘il
Centro Pescara’ Osvaldo Salatino, il primo ad accorrere – Mi sono affacciato
alla porta e ho visto Angelo piegato,
con la faccia sul pavimento in mezzo
ad un lago di sangue. Volevo entrare insieme con mia figlia ma ho preferito
chiamare subito i soccorsi che sono arrivati di lì a pochi minuti. Non era la
prima volta che litigavano, due anni fa il
figlio aveva già tentato di accoltellare il
padre. Avevamo riferito di queste continue liti e della situazione che si faceva
pericolosa ma nessuno ci ha dato ascolto”.
Non solo: come racconta sempre il giornale locale nei primi anni Novanta Sante
Corazzini era stato condannato per omicidio volontario in primo e secondo
grado. La Corte d’Assise d’appello dell’Aquila, nel 1993, ridusse da dieci a
sei anni la pena inflitta nei suoi confronti
dal Gip del Tribunale di Pescara, riconoscendolo colpevole di avere picchiato
e ucciso nel gennaio 1992 un anziano,
Nazareno Frascarella (il cui corpo fu
trovato nello spogliatoio del campo
sportivo di Popoli) ma concedendogli,
al contempo, l’attenuante della provocazione. Corazzini, all’epoca, sostenne
infatti di avere picchiato il pensionato
per liberarsi delle sue attenzioni a sfondo
sessuale. Nel 1999 Corazzini ottenne la
grazia dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi Ora il
40enne si trova nel carcere di Pescara,
e speriamo ci resti. Anche perché, non
c’è due senza tre.
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otrà uscire di casa per
motivi di lavoro, Francesco
Tuccia, l’ex militare campano di 22 anni condannato in
primo grado a 8 anni di reclusione per la violenza sessuale
ai danni di una studentessa universitaria 21enne di Tivoli avvenuta fuori da una discoteca
di Pizzoli (L’Aquila) la notte tra
l’11 e il 12 febbraio 2012. Lo
hanno deciso i giudici della
Corte d’appello dell'Aquila, su
istanza degli avvocati difensori
Alberico Villani e Antonio Valentini. Il giovane si trova nella
sua abitazione in provincia di
Avellino, ai domiciliari, misura
cautelare applicata dal giugno
2012, attenuando quella originaria del carcere, una decisione
che provocò polemiche a non
finire. La pena di primo grado
è invece sospesa in attesa della
sentenza definitiva in Corte d'appello, anche se l’udienza per
l’avvio del secondo grado di
giudizio non è stata ancora fissata.
Il fatto accadde fuori la discoteca
“Guernica” di Pizzoli: dopo una
brutale violenza la giovane fu
lasciata esanime e insanguinata
in mezzo alla neve del piazzale
del locale e fu salvata dall'intervento di Pino Galli, uno degli
addetti alla sicurezza, che dopo
averla soccorsa, allertò il 118.
La giovane, riportò ferite lacero
contuse guaribili in 40 giorni.
La sentenza pronunciata dal
giudice Giuseppe Grieco aveva
fatto discutere: le richieste del
pubblico ministero David Mancini, infatti, erano state molto
più dure: 14 anni di carcere per
aver cercato anche di togliere
la vita alla vittima della violenza,
lasciandola esanime in mezzo
alla neve in una pozza di sangue.
Tuttavia i magistrati avevano
derubricato l’altra imputazione,
quella di tentato omicidio, in
lesioni gravi. Di conseguenza è
stato condannato a sei anni in
meno di quelli richiesti dal Pm.
Ora, quel ‘mostro’ potrà uscire
per motivi di lavoro nella fascia
oraria mattutina dalle 9 alle 13.
Tuccia è stato congedato dall’Esercito non direttamente per
il fatto ma perchè arrivato a
fine contratto, non rinnovato
C.B..
11
Giovedì 8 agosto 2013
Anniversari
Quarantaquattro anni fa la strage di Beverly Hills. La moglie del regista Roman Polanski, incinta di 8 mesi, venne trucidata e uccisa nella sua villa
8 agosto 1969: Sharon Tate e il massacro di Cielo Drive
Una storia di sangue e follia, satanismo e ossessioni. L’assassino, Charles Manson, detenuto in California con i suoi adepti e complici, ha oggi 77 anni
di Emma Moriconi
spezzata in un istante, e senza
un perché.
veva 26 anni, la bella Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, e una
creatura in grembo, quando fu massacrata nella sua villa di Beverly Hills.
Si sarebbe chiamato Paul Richard, e
sarebbe stato di sicuro un bel bambino, quella
creatura innocente la cui esistenza è stata spezzata
prima ancora di venire alla luce.
Era il 1969, e la bellezza della bionda Sharon
era al culmine, come pure la sua affermazione
nel mondo del cinema. Dal 1962, infatti, l’attrice
era sulla cresta dell’onda: dopo aver girato diversi
film per la tv in ruoli minori, approdò sul set di
“Cerimonia per un delitto”, con Deborah Kerr.
Fu a Londra che Sharon conobbe il regista Roman
Polanski, che poi la scelse per girare il suo “Per
favore, non mordermi sul collo!”, e che poi sposò
nel gennaio del 1968, dopo un periodo di convivenza che pose la Tate sotto i riflettori. Era la
fine degli anni ’60, e la convivenza non era
proprio all’ordine del giorno.
La commedia “Missione compiuta stop. Bacioni
Matt Helm” portò la giovane attrice ad eccellenti
livelli di critica e ricevette la sua prima nomination
ai Golden Globe per l’interpretazione nella pellicola “La valle delle bambole”.
Dopo il matrimonio con Polanski, la dolce attesa:
il suo primo figlio era in arrivo, e la donna era al
colmo della felicità. Una felicità che si sarebbe
A
L’omicidio
La mattina del 9 agosto 1969,
la sfarzosa villa di Cielo Drive
a Beverly Hills era diventata
una scena del crimine. La
bella Sharon era sdraiata in
soggiorno, completamente
nuda. Una corda era attorcigliata attorno al suo collo e il
suo corpo riportava 16 ferite
da arma da taglio. Non fu la
sola vittima di quella follia
omicida: con lei morì anche
il bambino che aveva in
grembo, e che sarebbe nato
da lì a due settimane circa, e
altre quattro persone che erano con lei, quella maledetta
notte dell’8 agosto. Erano rimaste con la giovane dopo
una cena fuori insieme: Steven Parent, custode della villa,
Abigail Folger, figlia dell’imprenditore del caffè “Folger”,
il suo fidanzato Wojciech Frykowski e il parrucchiere delle star Jay Sebring. Non Polanski, per
un caso fortuito: era impegnato in Inghilterra in
una produzione cinematografica.
La Manson Family
Ma chi aveva potuto commettere un delitto tanto
atroce?
Ed ecco che i personaggi di questa tragedia si
fanno avanti: Charles Manson era un satanista
che aveva fatto precedentemente pressioni su
Terry Melcher, figlio di Doris Day, affinché questo
pubblicasse le sue canzoni. Melcher, che aveva
vissuto a Cielo Drive per qualche tempo, non
aveva mantenuto la promessa e Manson lo aveva
cercato proprio in quella villa per vendicarsi.
Non era uno con cui si poteva scherzare, Charles
Manson: egli aveva creato una vera e propria
comunità chiamata “the Manson Family”, disposta
a tutto, pronta a seguirlo in ogni sua invasata
follia. Quella maledetta notte dell’8 agosto, Manson
Charles Manson nel 1968 e in un’immagine del 2009
cercava Melcher: voleva ucciderlo per vendicarsi
della promessa mancata. Ma Melcher non viveva
in quella villa da tempo. Per la Manson Family,
ormai assetata di sangue al punto di non potersi
più fermare, poco importava: erano andati per
uccidere, e avrebbero ucciso. Sedici colpi di
pugnale, una corda al collo, e Sharon Tate morì:
con il suo sangue i folli assassini scrissero “pig”
sulla porta d’ingresso della vittima. “Maiale”,
probabilmente riferito a Melcher. O forse il riferimento era alla canzone dei Beatles, da cui
Manson era ossessionato. A deporre per questa
ipotesi anche la scritta, sempre con il sangue,
“Helter Skelter” rinvenuta su di uno specchio.
Un’altra canzone dei Beatles. Manson, nella sua
follia, era convinto di essere il quinto “beatle” e
leggeva nei testi del gruppo messaggi subliminali
che possedevano un alone apocalittico e che,
secondo la sua mente ossessionata, lo invitavano
a produrre il “caos”.
Un delitto senza movente, un evento in cui il Destino
aveva posato la sua mano senza una ragione.
Manson aveva una lista nera che comprendeva,
tra gli altri, Tom Jones e Steve McQueen. Questa
sua mania per i nomi noti fu addebitata da un
lato alla sua incapacità a farsi strada nel mondo
delle star, dall’altro alla sua infanzia povera, che
lo avrebbe portato a sfogare la sua rabbia su chi
ostentava fama e ricchezze. Fu arrestato, due
anni dopo il massacro di Cielo Drive, prima che
potesse commettere altri folli delitti.
Sharon Tate con il marito Roman Polanski
Sharon Tate in due immagini dell’epoca
Il “guru”
Manson era un personaggio strano, ma dotato di
forte carisma. Al punto da riuscire a manovrare,
come un “guru”, le menti di giovani deboli che
in lui vedevano una guida e che per lui erano disposti a tutto. Li manipolava coinvolgendoli con
droga, furti, rapine e musica, veicolo emozionale
da non sottovalutare. Era talmente pieno di sé,
Manson, da autodefinirsi “la reincarnazione di
Cristo”. Nella follia dell’autostima portata all’eccesso, li trascinava all’omicidio: nell’agosto del
1969, quando accaddero i fatti sanguinosi di
Cielo Drive, gli omicidi furono oltre cinquanta.
Le prede predestinate erano per lo più personaggi
noti, ecco perché non fece molta differenza se a
Charles Manson al momento dell’arresto
Beverly Hills ci fosse Melcher o Sharon Tate.
Gli adepti di Manson avevano nomi e cognomi:
Charles “Tex” Watson, Susan Atkins, Patricia
Krenwinkle e Linda Kasbian. Sebrin fu il primo a
cadere: prima gli spararono, poi lo accoltellarono.
A seguire vennero uccisi Frykowski e Folger,
accoltellati. Sharon venne picchiata a sangue,
torturata con un filo di nylon e poi accoltellata
per sedici volte al torace. Il cadavere di Parent
fu rinvenuto nella propria auto: era stato ucciso
con dei colpi di pistola mentre, probabilmente,
tentava la fuga.
Il processo e la condanna
Il processo contro Manson iniziò nel 1970. Nel
1971 tutti i criminali coinvolti negli omicidi della
Manson family vennero condannati a morte, ma
nel 1972 la California abolì la pena capitale e la
pena fu, per tutti, commutata in ergastolo. Tutte
le successive domande di Manson per ottenere
la libertà vigilata furono respinte, compresa l’ultima, del 2012. Oggi ha 77 anni. Nel 2009 “The
Sun” pubblicava un’intervista ad un giovane dj
di Los Angeles, Matthew Roberts: questi aveva
scoperto di essere stato adottato, e si era messo
alla ricerca dei suoi genitori naturali. Scoprì di
essere figlio di Charles Manson: “Non ci volevo
credere – disse il giovane – ero spaventato ed
arrabbiato allo stesso tempo. È stato come scoprire che tuo padre è Adolf Hitler”.
Nel 2009 Susan Atkins, una delle persone che
partecipò al massacro, aveva 61 anni e, malata
di tumore al cervello allo stadio terminale, chiese
la scarcerazione per motivi umanitari. I giudici
gliela negarono, a causa della “natura atroce”
del delitto commesso.
Charles “Tex” Watson ha 66 anni ed è ancora
detenuto in California, come Patricia Krenwinkle,
che di anni ne ha 63, mentre Linda Kasbian, 61
anni, ottenne l’assoluzione. Negli anni Ottanta rimase semiparalizzata a causa di un incidente
automobilistico.
Terry Melcher è morto nel 2004 a 62 anni.
Sharon, con il suo piccolo Paul Richard Polanski,
venne seppellita il 13 agosto 1969 presso l’Holy
Cross Cemetery.
Destra
12
Giovedì 8 agosto 2013
Ecco l’Appello per l’unità della destra, con alcuni principi irrinunciabili
Il Manifesto degli intellettuali
È
tempo di tornare alla
Politica. Quella grande,
viva e vera, che accompagna il destino
dei popoli. La politica
ha due compiti essenziali: uno
è governare e decidere, amministrare gli interessi generali,
cambiare le cose e incidere
sulla realtà. L'altro è far sentire
un individuo dentro una comunità, mutare la massa in popolo,
dare simboli, inserire la vita del
presente dentro una storia: è la
politica come anima civile e
passione ideale. E' necessario
che sorga un movimento che
non offra solo promesse contabili o esprima rancori e invettive.
Ma che incarni principi ideali
e chiami a raccolta tutti coloro
che vogliono scrivere insieme
una storia. I nostri punti fermi
non sono negoziabili: saranno
il volto e l'anima della destra
che nasce.
- Il nostro punto di partenza e la nostra priorità
è l'Italia e resta l'Italia. Nell'Europa e fuori d'Europa, nel
locale come nel globale. L'Italia
come civiltà prima che come
nazione. Amor patrio. Di conseguenza la nostra prima battaglia sarà la tutela della sovranità italiana. Sovranità nazionale
e popolare, politica e monetaria.
Sovranità degli interessi generali
degli italiani su ogni altro interesse privato o internazionale
per arginare lo strapotere della
finanza e dei tecnocrati. Piena
integrazione all'immigrazione
in regola. Intransigenza con l'immigrazione clandestina.
1
- La sovranità politica esige
l'avvento di uno Stato autorevole, che promuova la
Repubblica presidenziale, la rivoluzione meritocratica, l'ordine
e la riforma delle istituzioni.
Elezione diretta del Capo del
governo, così come alla guida
di ogni ente locale, in modo
che chi governa sia nelle condizioni piene di decidere e di
rispondere al popolo in un rap-
2
porto fiduciario d'investitura diretta. Grande riforma meritocratica ad ogni livello e uno
Stato più autorevole dimezzato
nei suoi organismi, nelle sue
strutture e nel personale politico.
- L'Europa per noi è civiltà
prima che mercato comune, è integrazione delle
Patrie e non disintegrazione
degli Stati nazionali. E' l'Europa
dei popoli. Vorremmo un'Europa
più unita e coesa verso l'esterno,
in politica estera, nelle difesa o
per fronteggiare l'immigrazione
e la concorrenza globale, e più
duttile al suo interno, che riconosca le differenze tra aree, popoli e Nazioni, a cominciare
dall'Europa mediterranea rispetto all'Europa del nord. E
che faccia valere un criterio:
quando c'è da scegliere tra l'assetto contabile della finanza e
la vita reale dei popoli, la priorità
è la seconda, non la prima.
Nessun debito può sopprimere
una Nazione o far fallire uno
Stato sovrano. Rinegoziare l'euro. Rinegoziare il fisco con
l’obiettivo di dar vita ad una
politica fiscale dialogante
con le famiglie e con le imprese.
3
- Dopo le esperienze tramontate dello statalismo
parassitario e invadente
e poi del liberismo basato sul
primato assoluto del mercato
e del privato, è tempo di aprire
una terza fase incentrata sull'economia sociale di mercato,
fondata sull'economia reale e
sul primato del lavoro, sul valore
sociale dell'iniziativa privata e
della proprietà privata, sulla
protezione del marchio italiano,
con la mediazione di uno Stato
autorevole che non gestisce ma
guida i processi. E' necessario
che si realizzi in Italia, come
già avviene in Germania, la
società partecipativa, attraverso nuove forme cooperative, comunitarie e di cogestione sociali in nome dell’azienda-comunità. L’orizzonte
4
sociale di questa destra nuova
deve assumere la lotta alle
nuove povertà, alla decrescita
demografica, allo “sviluppismo” come alibi delle oligarchie economico-finanziarie
per l’impossessamento delle
risorse elementari delle Nazioni.
- Davanti al diffuso desiderio di farsi e disfarsi
la vita a proprio piacere,
noi siamo dalla parte della
vita, della nascita e della famiglia, nel loro inscindibile
intreccio di diritti e di doveri.
Non tuteliamo la vita ad ogni
costo ma la sua dignità. E non
confondiamo il matrimonio
che è un bene comune, con
altre unioni che attengono alla
sfera privata. La nostra proposta Bioetica è scommettere
su ciò che nasce, che costruisce, che liberamente si lega
e si assume responsabilità, e
non sul suo rovescio. Saremo
dunque al fianco di tutte le
battaglie per la tutela e l'affermazione della vita, della
famiglia come struttura naturale e culturale su cui si basa
ogni civiltà e sul sacro rispetto
5
I PROMOTORI DI QUESTO APPELLO SONO:
Marcello Veneziani, Gennaro Malgieri, Massimo Magliaro,
Renato Besana, Primo Siena, Luca Gallesi, Marco Cimmino,
Gianfranco de Turris, Luciano Garibaldi, Pierfranco Bruni,
Nino Benvenuti.
Hanno già aderito: “La Destra” di Francesco Storace, la "Fondazione
Nuova Italia" dell'on. Gianni Alemanno, "Io sud" della sen. Adriana
Poli Bortone, "Azione popolare" dell'on. Silvano Moffa, "Mezzogiorno
Nazionale" del sen. Pasquale Viespoli, il sen. Giovanni Collino, il
centro di politica e cultura "Controcorrente" del sen. Domenico
Benedetti Valentini, "Pronti per l'Italia!" dell'on. Mario Landolfi,
"Iniziativa Meridionale" di Bruno Esposito, "Italia 2 punto zero" di Pierangiola Cattaneo, "Nuova Alleanza' del sen. Domenico Nania,
Guido Paglia, Direttore editoriale de “Il Giornale d’Italia”, sen. Nando
Signorelli, prof. Vincenzo Pacifici, Ordinario di Storia contemporanea,
Mauro Minniti, consigliere regionale del Trentino Alto Adige.
della morte, che non è smaltimento delle vite di scarto.
- L'Italia ha bisogno di
riscoprire l'abc della
civiltà, la grammatica
elementare dei rapporti umani. Da qui dunque la necessità di riportare al centro
della vita pubblica il tema
dell'Educazione. Vogliamo
una società educata, che recuperi stile, decoro e rispetto, e riteniamo che il compito
principale di una famiglia,
ottemperate le necessità primarie, sia quello di educare
e formare i figli. Occorre un
grande progetto che passi
dai nuovi media, dalla scuola
e dalla tv, per la crescita civile e culturale del nostro
Paese, che salvaguardi la ricchezza della nostra cultura
anche con la tutela delle differenze contro il pensiero
unico che mira ad omologare
i principii, i comportamenti,
i linguaggi, le scelte. La difesa della cultura nazionale
ed europea anche per aprirsi
e dialogare con le altre identità, sopratutto nel Mediterraneo.
6
- Come vogliamo un’Italia sovrana e dignitosa
nei rapporti internazionali (politici, economici, culturali), così siamo per la tutela
dei diritti dei popoli a forgiarsi
il loro destino, in piena libertà,
secondi i principii riconosciuti
di indipendenza e autodeterminazione.
7
- Noi siamo eredi della
Tradizione. Ci sentiamo
figli di una civiltà che
viene da lontano e vogliamo
tutelare, affermare e rinnovare
la tradizione di cui siamo
continuatori. L'Italia ha radici
antiche, romane e cattoliche,
rinascimentali e risorgimentali. Il nostro amor patrio si
lega al paesaggio e al linguaggio, alla vita e alla Storia,
alle città e all'anima italiana.
E' difesa della natura, dell'agricoltura e dei beni artistici, memoria storica e tutela
dell'eccellenza italiana. La
Tradizione è il senso della
continuità e delle cose che
durano, amore del passato e
voglia del futuro, rispetto delle
origini e fedeltà innovativa,
patto tra le generazioni, l'ono-
8
re dei padri e l'impegno dei
figli, comune sentire, patrimonio di esperienze e valori
trasmessi in politica come in
famiglia, nello Stato come
nella società. La Tradizione
è connessione, durata e primato della comunità sugli
egoismi. Tradizione nella Modernità, Modernità con la Tradizione: questa è la sfida del
futuro.
Una forza politica e civile così
oggi manca in Italia; è tempo
di colmare il vuoto. La politica
miserabile dei nostri giorni
che promette solo vantaggi
pratici e rimuove principi
ideali, non parla al cuore degli
italiani, non mantiene nemmeno le promesse concrete
e accompagna il degrado
che stiamo vivendo. Quanto
più cresce il peso della tecnica e dell'economia, tanto
più urge il contrappeso di
una visione spirituale della
politica e della comunità.
Quanto più viviamo nell'era
globale, tanto più sentiamo il
bisogno di un luogo eletto
che sentiamo come la nostra
casa.
ADERITE ALL’ APPELLO
Per aderire scrivete a:
“Il Giornale d’Italia”
via Giovanni Paisiello, 40
00198 Roma, oppure mandate una mail a:
[email protected]
indicando il vostro nome, cognome,
indirizzo, un numero di telefono fisso
o un numero di cellulare.