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Africa Subsahariana
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DUEMILA
Repubblica Democratica del Congo
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RAPPORTO 2012
CONGO, REPUBBLICA
DEMOCRATICA DEL
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
Capo di stato: Joseph Kabila
Capo del governo: Adolphe Muzito
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 67,8 milioni
Aspettativa di vita: 48,4 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 198,6‰
Alfabetizzazione adulti: 66,8%
Sono rimasti impuniti i crimini secondo il diritto internazionale compiuti nella Repubblica Democratica del Congo (Democratic Republic of Congo – Drc), malgrado pochi limitati progressi. Le forze di sicurezza governative e i gruppi armati hanno commesso
decine di violazioni dei diritti umani nella Drc orientale. Nove soldati delle forze armate
congolesi, tra cui un tenente colonnello, sono stati giudicati colpevoli di crimini contro
l’umanità, in special modo lo stupro, commessi il 1° gennaio nella città di Fizi, nel Sud
Kivu. Sono stati condannati al carcere a febbraio in uno dei rari esempi in cui i responsabili sono stati tempestivamente portati davanti alla giustizia. Tuttavia, le indagini relative ad altri casi di stupri di massa commessi dall’esercito nazionale e dai gruppi
armati sono rimaste in una fase di stallo. Durante le elezioni generali si sono verificate
molte violazioni dei diritti umani, tra cui uccisioni illegali e arresti arbitrari da parte
delle forze di sicurezza. Sono proseguite le limitazioni alle libertà di espressione e di
associazione, così come le intimidazioni nei confronti di difensori dei diritti umani e
giornalisti.
CONTESTO
La residenza presidenziale e un campo militare di Kinshasa sono stati attaccati il 27
febbraio in quello che il governo ha definito un “colpo di stato”. Gli attacchi sono stati
seguiti da un’ondata di arresti, nel cui mirino sono finite soprattutto persone della provincia dell’Equateur. Le seconde elezioni presidenziali e legislative dall’indipendenza
della Drc si sono svolte il 28 novembre. Il 5 gennaio, un emendamento costituzionale
ha modificato il sistema elettorale presidenziale da un sistema a doppio turno a uno a
turno unico (maggioritario secco). L’emendamento e problemi logistici, come ritardi nel
calendario elettorale e controversie relative al registro elettorale riveduto, hanno accresciuto le tensioni tra la coalizione di maggioranza del presidente e l’opposizione.
L’esercito nazionale, le forze armate della Repubblica democratica del Congo (Forces
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Armées de la République Démocratique du Congo – Fardc), ha continuato le proprie
operazioni militari contro gruppi armati stranieri nella Drc orientale e settentrionale,
comprese le Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Forces démocratiques de
libération du Rwanda – Fdlr), l’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s Resistance
Army – Lra) e le Forze democratiche alleate/Esercito nazionale per la liberazione dell’Uganda (Allied Democratic Forces/National Army for the Liberation of Uganda – AdfNalu), causando un ulteriore sfollamento di civili. A gennaio, l’esercito nazionale ha
iniziato il ritiro delle truppe per addestrarle e poi schierarle nuovamente, nel contesto
di una riconfigurazione dell’esercito nazionale. Il ritiro ha determinato la riconquista
da parte dei gruppi armati delle zone che erano state sotto il controllo delle Fardc e la
diserzione di gruppi armati da poco integrati nell’esercito. Ciò ha causato un deterioramento della situazione nel Nord Kivu e Sud Kivu, con una crescente attività da parte
delle Fdlr, del Mayi-Mayi Yakutumba e delle burundesi Forze nazionali di liberazione
(Forces Nationales de Libération – Fnl). Il piano di riconfigurazione dell’esercito e il
decreto presidenziale del 31 dicembre per la ridistribuzione dei gradi all’interno delle
Fardc hanno creato ulteriori difficoltà al già fallimentare processo di integrazione degli
ex gruppi armati nelle Fardc. Il 28 giugno, la Risoluzione 1991 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha esteso fino al 30 giugno 2012 il mandato della Missione
delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Drc (Mission de l’Organisation des Nations Unies pour la stabilisation en République démocratique du Congo – Monusco).
La risoluzione ribadiva che le future riconfigurazioni della Monusco sarebbero state
determinate sulla base dell’evolversi della situazione relativa alla sicurezza sul campo
e del raggiungimento degli obiettivi, come un miglioramento nella capacità del governo
di proteggere la popolazione. Il mandato comprende supporto tecnico e logistico per
le elezioni e l’appoggio continuo per un numero limitato di operazioni militari delle
Fardc.
ABUSI DA PARTE DI GRUPPI ARMATI
Secondo quanto riferito, gruppi armati, tra cui l’Lra, le Fdlr, l’Fnl, l’Adf-Nalu e vari gruppi
Mayi-Mayi, hanno commesso numerosi abusi dei diritti umani ai danni di civili. Tra questi
si citano stupri, uccisioni, saccheggi e rapimenti, specialmente nelle province Orientale,
Nord Kivu e Sud Kivu. Gruppi armati Mayi-Mayi hanno preso di mira civili per protesta
contro il governo, malgrado la sua politica volta a integrare i gruppi armati nazionali nell’esercito, come incentivo per fermare i combattimenti.
L’ex gruppo armato Congresso nazionale per la difesa del popolo (Congrès national pour
la défense du peuple – Cndp), che era stato integrato nell’esercito nazionale nel 2009
pur mantenendo la propria autonomia, si è reso responsabile di abusi dei diritti umani
come uccisioni illegali e arresti arbitrari. Le dispute tra l’esercito e i gruppi armati sul
controllo delle zone minerarie hanno inoltre peggiorato la situazione della sicurezza e
causato ulteriori abusi.
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Secondo quanto riferito, a maggio, combattenti delle Fdlr hanno rapito 48 persone e
saccheggiato molte case nel territorio di Mwenga, nel Sud Kivu.
Per tutto l’anno, l’Lra ha rapito civili costringendoli a trasportare beni saccheggiati nella
provincia Orientale. L’Lra ha continuato a rappresentare una significativa minaccia per
la popolazione civile, costringendo alla fuga migliaia di persone. I gruppi armati hanno
inoltre attaccato operatori umanitari in diverse occasioni.
UCCISIONI ILLEGALI
Sia il periodo prima che quello dopo le elezioni sono stati segnati da uccisioni illegali e
da decine di arresti arbitrari da parte delle forze di sicurezza, compresa la guardia repubblicana.
Secondo le notizie ricevute, il 4 ottobre il Mayi-Mayi Yakutumba ha teso un’imboscata a un veicolo appartenente a Eben Ezer Ministry International, una Ngo congolese, uccidendo sette persone, tra cui quattro
membri dello staff, a Kalongwe, nel territorio di Fizi, nel Sud Kiwu.
Da dicembre 2010, soldati delle Fardc e agenti della polizia nazionale (Police nationale du Congo – Pnc)
avrebbero commesso esecuzioni sommarie, stupri e saccheggi nella comunità di Mbororo ad Ango, nei territori di Banda e Buta, nella provincia Orientale.
Dopo che il presidente Kabila è stato proclamato vincitore delle contestate elezioni il 9 dicembre, secondo
quanto appreso, le forze di sicurezza congolesi hanno ucciso almeno 24 persone, la maggior parte a Kinshasa.
VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE
Lo stupro e altre forme di violenza sessuale sono rimasti endemici e sono stati commessi
da forze di sicurezza governative, compresa la Pnc, e dai gruppi armati. Spesso la violenza
sessuale è stata accompagnata da altre violazioni dei diritti umani, come saccheggi e tortura.
Nonostante lo svolgimento di alcuni procedimenti penali, l’impunità è risultata ancora diffusa e le vittime spesso sono state minacciate. Le sopravvissute allo stupro non hanno ricevuto adeguato sostegno e assistenza e hanno continuato a subire lo stigma della comunità.
Le vittime di sesso maschile sono state particolarmente emarginate.
Secondo quanto riferito, il 31 dicembre 2010 e il 1° gennaio 2011, soldati delle Fardc hanno commesso
stupri di massa nei villaggi di Bushani e Kalambahiro, nel territorio di Masisi, nel Nord Kivu.
Il 1° e 2 gennaio, soldati delle Fardc hanno compiuto stupri di massa nella città di Fizi, nel Sud Kivu.
È stato denunciato che, il 27 aprile, un agente della Pnc ha stuprato una ragazza di 16 anni a Mbuji-Mayi,
nella provincia del Kasai Orientale.
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Tra novembre 2010 e gennaio 2011, combattenti delle Fardc hanno stuprato almeno 102 donne e una ragazza, durante gli attacchi ai villaggi delle province di Katanga e Sud Kivu.
A giugno, a seguito di scontri tra i Mayi-Mayi Sheka e l’Alleanza dei patrioti per il Congo libero e sovrano
(Alliance des patriotes pour un Congo libre et souverain), membri di entrambi i gruppi armati avrebbero
commesso stupri di massa a Mutongo e nei villaggi circostanti, nel territorio di Walikale, nel Nord Kivu.
BAMBINI SOLDATO
Gruppi armati e le Fardc hanno continuato a reclutare e impiegare minori, specialmente
nella Drc orientale, nonostante centinaia siano state rilasciate. I gruppi armati, in particolare l’Lra e le Fdlr, hanno continuato a reclutare minori e a impiegarli come combattenti, spie, schiavi del sesso o portatori. Sebbene le Fardc abbiano formalmente interrotto
l’arruolamento di minori nel 2004, da allora non era stato adottato alcun piano d’azione
per allontanare i minori dalle forze armate, come richiesto dalle risoluzioni del Consiglio
di sicurezza delle Nazioni Unite 1539 (2004) e 1612 (2005).
SFOLLATI INTERNI E RIFUGIATI
Circa 1,57 milioni di persone restavano sfollate all’interno della Drc, compreso un milione nel Nord e nel Sud Kivu. Sia nei campi che nelle comunità ospitanti, le condizioni
di vita sono rimaste spaventose.
A luglio, la Drc, l’Uganda e l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, hanno
concordato il rimpatrio volontario di 32.000 rifugiati congolesi che vivevano in Uganda.
Cittadini congolesi hanno continuato a essere espulsi dall’Angola verso la Drc. Secondo
quanto riferito, in Angola alcuni avevano subito violazioni dei diritti umani, compreso lo
stupro.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
I gruppi armati e le forze di sicurezza, tra cui le Fardc, la polizia nazionale, i servizi d’intelligence nazionali e la guardia repubblicana si sono resi responsabili di tortura e altri
maltrattamenti. Le forze di sicurezza hanno spesso fatto ricorso a tortura e altri maltrattamenti nelle strutture di detenzione in seguito ad arresti arbitrari. L’accesso a molte
strutture è stato ancora negato a Ngo e funzionari delle Nazioni Unite e continuavano a
essere impiegate celle di detenzione segrete e non ufficiali.
A luglio, la Drc ha promulgato una legge che rende reato la tortura. La sfida principale rimane l’applicazione di questa legislazione, visto che i servizi di sicurezza hanno continuato a commettere torture e altri maltrattamenti, anche in strutture di detenzione illegali.
Secondo quanto riferito, tra il 27 luglio e il 1° agosto, durante un’operazione militare nel territorio di Rutshuru, nel Nord Kivu, soldati delle Fardc hanno arrestato arbitrariamente 27 persone, come rappresaglia
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per il loro presunto collaborazionismo con le Fdlr. Almeno otto di loro sarebbero stati sottoposti a tortura e
altro trattamento crudele, disumano e degradante e a lavoro forzato.
Il 13 aprile, a Vusamba, nel territorio Lubero, nel Nord Kivu, un detenuto della Pnc è stato frustato 40 volte
prima di essere liberato perché non poteva pagare i 40 dollari Usa richiesti per il suo rilascio.
PENA DI MORTE
I tribunali militari hanno continuato a condannare a morte decine di persone, compresi
civili. Non ci sono state notizie di esecuzioni. Il 23 giugno, quattro poliziotti sono stati
condannati a morte per aver rapito e assassinato un noto difensore dei diritti umani (v.
oltre).
IMPUNITÀ
Il sistema giudiziario è rimasto in larga parte incapace di assicurare giustizia e riparazione per le vittime. L’impunità per le passate e attuali violazioni dei diritti umani e del
diritto internazionale umanitario è rimasta diffusa, malgrado alcuni procedimenti giudiziari e condanne. I sospetti perpetratori di crimini previsti dal diritto internazionale
non sono stati rimossi dai loro incarichi, né sono stati consegnati alla giustizia. La mancanza di risorse, la corruzione e le interferenze politiche e militari hanno continuato a
paralizzare i tribunali in tutto il paese. Decine di civili sono stati processati da corti militari.
Il ministro della Giustizia e dei diritti umani ha presentato una bozza di legge per istituire
un tribunale specializzato, formato da personale congolese e internazionale, con giurisdizione su casi di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Il senato ha
rigettato la bozza il 22 agosto.
Il 21 febbraio, il tribunale militare del Sud Kivu, nella città di Baraka, ha condannato nove ufficiali delle
Fardc a pene comprese tra i 10 e i 20 anni di carcere per crimini contro l’umanità, compreso lo stupro,
commessi durante un attacco alla città di Fizi il 1° e 2 gennaio.
Le indagini relative ad altri casi sono andate avanti con lentezza.
Le indagini riguardanti lo stupro sistematico di oltre 300 tra donne, uomini, ragazzi e ragazze, commesso
a luglio e agosto 2010, nel territorio di Walikale, nel Nord Kivu, hanno portato al processo di otto presunti
responsabili; solo uno di loro si trovava in detenzione. Le udienze sono state aggiornate dopo l’apertura
del processo il 1° novembre, a causa della decisione della corte di trasferire il procedimento a Walikale.
Non ci sono stati progressi significativi nelle indagini giudiziarie sugli stupri di massa e
altre violazioni dei diritti umani compiute da soldati delle Fardc nei villaggi di Bushani
e Kalambahiro, nel Nord Kivu.
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CONDIZIONI CARCERARIE
Le carceri hanno continuato ad avere risorse insufficienti per assicurare alla persone detenute condizioni in linea con gli standard minimi internazionali. Diversi prigionieri sono
morti a causa di queste pessime condizioni. Il degrado delle strutture ha impedito alle
donne di stare realmente separate dagli uomini e ai detenuti in attesa di giudizio di
essere separati dai prigionieri condannati. In tutto il paese si sono verificate evasioni a
causa delle scarse risorse e della precarietà delle strutture.
Il 7 settembre, 963 prigionieri sono fuggiti dal carcere di Kasapa, a Lubumbashi, nella
provincia di Katanga, a seguito di un attacco armato. Tra gli evasi c’era l’ex capo dei
Mayi-Mayi, Gédéon Kyungu Mutanga, condannato per crimini di guerra, crimini contro
l’umanità e terrorismo nel marzo 2009.
DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI
Le forze di sicurezza governative e i gruppi armati hanno continuato ad attaccare e intimidire difensori dei diritti umani, anche con minacce di morte e arresti.
Secondo le notizie ricevute, il 28 gennaio, il presidente di una Ngo locale, che aveva protestato contro lo
sfruttamento illecito delle risorse naturali favorito dalle autorità provinciali, è stato detenuto nella città
di Gemena, nella provincia dell’Equateur. Stando alle fonti, il suo mandato d’arresto riportava come motivazione “incitamento alla ribellione”.
Il 1° e 2 febbraio, il presidente e il vice presidente dell’Associazione africana per la difesa dei diritti umani
hanno ricevuto minacce di morte a seguito di una conferenza stampa, nella quale aveva criticato la riforma
costituzionale del sistema elettorale presidenziale.
Il 23 giugno, il tribunale militare di Kinshasa/Gombe ha condannato a morte cinque poliziotti in relazione
al rapimento e l’omicidio del noto difensore dei diritti umani Floribert Chebeya e della scomparsa del suo
autista, Fidèle Bazana, nel giugno 2010. Altri personaggi chiave che si suppone siano coinvolti nel caso
non sono stati sottoposti a indagine.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
Le autorità amministrative e le forze di sicurezza hanno imposto limitazioni alle libertà
di espressione e di associazione. Le forze di sicurezza governative hanno represso con la
forza manifestazioni e si sono verificati scontri tra sostenitori di vari partiti politici.
GIORNALISTI
Molti giornalisti sono stati minacciati, arrestati arbitrariamente, perseguiti, intimiditi, ammoniti dalle autorità statali a non affrontare determinati argomenti e in alcuni casi uccisi a
causa del loro lavoro. Queste violazioni sono aumentate nel contesto delle elezioni politiche.
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Emittenti radiofoniche e canali televisivi sono stati raggiunti da ordinanze di sospensione
e i loro locali sono stati oggetto di azioni violente di matrice politica.
Il 21 giugno a Kirumba, nel Nord Kivu, un giornalista di una radio della comunità è stato ucciso a colpi
d’arma da fuoco da uomini armati non identificati, a seguito di alcuni commenti che avrebbe fatto in
merito alla situazione della sicurezza nella zona.
Il 1° settembre, un giornalista è stato percosso da agenti dell’unità di intervento rapido congolese, mentre
copriva una manifestazione di un partito d’opposizione a Kinshasa/Gombe.
GIUSTIZIA INTERNAZIONALE
Era atteso per gennaio 2012 un pronunciamento della Corte penale internazionale (International criminal court – Icc) in merito al caso di Thomas Lubanga, accusato di crimini di guerra, come il reclutamento e impiego di minori al di sotto dei 15 anni per il
gruppo armato l’Unione dei patrioti congolesi (Union des Patriotes Congolais – Upc),
nell’Ituri.
A gennaio, Callixte Mbarushimana, segretario dell’Fdlr, è stato trasferito all’Icc dopo essere stato arrestato
in Francia nell’ottobre 2010. Il 16 dicembre, la camera preprocessuale dell’Icc ha respinto la convalida
delle accuse a suo carico e ne ha ordinato l’immediato rilascio. Il 20 dicembre la camera d’appello dell’Icc
ha rigettato il ricorso del procuratore contro la decisione. Callixte Mbarushimana è stato rilasciato il 23
dicembre ed è ritornato in Francia, dove era in corso un’indagine sul suo presunto ruolo nel genocidio del
Ruanda del 1994.
A maggio è iniziato a Stoccarda, in Germania, paese di residenza degli imputati, il processo a carico dei
leader dell’Fdlr, Ignace Murwanashyaka e Straton Musoni. Entrambi sono stati accusati di crimini contro
l’umanità e crimini di guerra.
A ottobre, il presidente della Drc ha ribadito il rifiuto delle autorità a consegnare Bosco Ntaganda all’Icc,
che dal 2006 ne chiedeva l’arresto e il trasferimento per accuse di crimini di guerra, consistenti nel reclutamento e impiego di minori nel conflitto armato.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Una delegazione di Amnesty International ha visitato la Drc a marzo, luglio e novembre.
Democratic Republic of the Congo: Human rights concerns in the run up to presidential
election campaigns (AFR 62/002/2011)
The time for justice is now: New strategy needed in the Democratic Republic of the
Congo (AFR 62/006/2011)
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Democratic Republic of the Congo: From occasional outrage to sustained response – the
need for the Human Rights Council to play a role in the areas of judicial reform and the
fight against impunity (AFR 62/009/2011)
Democratic Republic of the Congo: Colonel’s rape conviction is first step on road to justice (PRE 01/078/2011)
Drc: Post-election intimidation through arrests must end (PRE 01/634/2011)
COSTA D’AVORIO
REPUBBLICA DELLA COSTA D’AVORIO
Capo di stato: Alassane Ouattara
Capo del governo: Guillaume Soro
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati\
Popolazione: 20,2 milioni
Aspettativa di vita: 118,5‰
Alfabetizzazione adulti: 55,3%
La violenza dopo le controverse elezioni presidenziali nel novembre 2010 ha provocato
la più grave crisi umanitaria e dei diritti umani in Costa d’Avorio dalla divisione de facto
del paese, nel settembre 2002. Centinaia di persone sono state vittime di uccisioni illegali, spesso a causa della loro appartenenza etnica o presunta affiliazione politica. Donne
e adolescenti sono state vittime di violenza sessuale, compreso lo stupro, e centinaia di
migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle loro abitazioni per cercare rifugio
in altre regioni della Costa d’Avorio o nei paesi vicini, specialmente in Liberia. Entrambe
le parti hanno commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità e a ottobre la Corte
penale internazionale (International criminal court – Icc) ha aperto un’inchiesta su alcuni
di questi crimini.
CONTESTO
Le elezioni presidenziali del novembre 2010 hanno determinato uno stallo politico dopo
che il presidente uscente Laurent Gbagbo si è rifiutato di riconoscere la vittoria di Alassane Ouattara. Dopo tre mesi di sporadici combattimenti, a fine marzo le forze fedeli ad
Alassane Ouattara hanno lanciato un’offensiva e occupato quasi tutte le zone in mano
alle forze fedeli a Laurent Gbagbo. Ad aprile, soldati dell’Operazione delle Nazioni Unite
in Costa d’Avorio (United Nations Operation in Côte d’Ivoire – Unoci) e il contingente
francese Licorne hanno bombardato l’artiglieria schierata dalle truppe fedeli a Laurent
Gbagbo, che alla fine è stato arrestato.
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