Sabato 28 febbraio - Castelmonte Onlus
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Sabato 28 febbraio - Castelmonte Onlus
Del 28 Febbraio 2015 Estratto da pag. 3 Del 28 Febbraio 2015 Estratto da pag. 3 La Cadiai paga il congedo per le nozze gay all’estero Congedo matrimoniale per le nozze gay di soci e dipendenti Cadiai che hanno intenzione di sposarsi. Lo ha stabilito all’unanimità il consiglio di amministrazione della cooperativa sociale bolognese per garantire pari opportunità e pari diritti a tutti i colleghi. Da questo momento in poi Cadiai assicurerà il congedo straordinario retribuito di 15 giorni consecutivi di calendario al socio o dipendente che contrarrà il matrimonio all’estero, anche senza trascrizione nei registri dello Stato civile italiano. Il congedo sarà a carico della cooperativa. «Si tratta di un passaggio naturale, parte di un percorso di pari opportunità che portiamo avanti non solo per quel che riguarda l’eguaglianza di genere, ma anche di religione e di etnia — ha spiegato la presidente Franca Guglielmetti —. La decisione si inserisce in una politica di welfare aziendale che sia uguale per tutti». Del 28 Febbraio 2015 Estratto da pag. 2 Del 28 Febbraio 2015 Estratto da pag. 2 Crescita e fiducia riaccendono l'Italia L'Istat: Pil positivo, recessione finita Migliora la deflazione, fatturati positivi e le imprese assumono Achille Perego MILANO SIAMO vicini alla svolta. Al termine di una settimana di buone notizie dai programmi di assunzione di grandi aziende come Fiat e Telecom al record della fiducia di imprese e consumatori è arrivata ieri la classica ciliegina sulla torta della ripresa. O, per dirla con Renzi «della volta buona». Nel giorno in cui lo spread è sceso a 100, l'Istat ha infatti anticipato che nel primo trimestre del 2015, dopo 3 anni e mezzo (14 trimestri) di segni meno o piatti l'Italia tornerà a crescere. Un modesto rialzo dello 0,1% (la forbice è tra-0,1 e +0,3%) ma sufficiente per dire che dal 2011 non viaggiamo più in retromarcia e abbiamo inserito almeno la prima. L'ISTAT spiega che gli indicatori congiunturali avvalorano lo scenario di un Pil positivo nei primi tre mesi dell'anno dopo la crescita zero dell'ultimo trimestre 2014. Come andrà lo sapremo ufficialmente il 13 maggio ma l'anticipo di previsioni fa ben sperare anche se la crescita è ancora una volta trainata dall'export e non dalla domanda interna, il cui contributivo rimane negativo. ANCHE sulle spese degli italiani, però, qualcosa si muove. L'indice della fiducia di consumatori e imprese è schizzato a febbraio a 110,9 punti, il più alto da giugno 2002. E se il giro d'affari di dicembre, secondo Confcommercio, non ha fatto scintille, con un più 0,1% su base annua, ha segnato comunque un'inversione di tendenza. Di spiragli sui consumi parla anche Federdistribuzione che dopo un 2014 ancora negativo registra un aumento del 2% a gennaio mentre i prodotti delle grandi marche hanno registrato (dati Centromarca) una crescita delle vendite dell'1,2%. In più si avvicina l'uscita in primavera, stima Confcommercio, dalla deflazione, ovvero dal ribasso dei prezzi provocato dalla crisi. Previsione confermata dai dati Istat sull'inflazione a febbraio che mostrano un calo dello 0,2% rispetto al 2014 ma un aumento dello 0,3% su gennaio. Così siamo di fronte alla più alta crescita dei prezzi da un anno e mezzo: un segnale positivo perché indice di ripresa dei consumi. Anche se, rileva Confesercenti, hanno inciso gli aumenti delle accise sui tabacchi, la ripresina dei carburanti e, causa maltempo, come ricorda Coldiretti, il boom (+11%) dei prezzi dei vegetali. MA QUELLO che conta, avverte il sociologo Enrico Finzi, è il sentiment del Paese che sta cambiando per la prima volta dall'inizio della crisi. Nel consueto monitor mensile realizzato da AstraRicerche a febbraio è emerso che il 74% degli italiani considera ancora negativa la situazione economica ma uno su due (il 54% rispetto al 70% di cinque mesi fa) vede la luce in fondo al tunnel. Un miglioramento delle aspettative dettate, spiega Finzi, dal calo dei prezzi dei carburanti (per cui secondo Csp gli italiani hanno risparmiato 761 milioni a gennaio) e dalle aspettative (Jobs Act compreso) di una ripresa dell'occupazione che vede i programmi di 4mila nuovi posti creati da Telecom, la stabilizzazione di mille dipendenti a Melfi da parte della Fiat piuttosto che le mille nuovi assunzioni di Mc Donald's o quelle (50) di Coop Adriatica. Ma hanno fatto bene al sentiment anche la nomina del presidente della Repubblica Mattarella (che prende tram e treni), la liquidità del Qe di Draghi e un clima invernale non troppo rigido. Un bel tempo che, chiosa Finzi, si fa sentire sull'Italia di Renzi. Del 28 Febbraio 2015 Estratto da pag.19 Del 28 Febbraio 2015 Estratto da pag.19 (Confcooperative): «Insieme per riprendere slancio» Marco Girardo Settemila cooperatori di Confcooperative incontrano oggi papa Francesco. Rappresentano 20mila imprese associate, 550mila occupati, 3 milioni e 300mila soci e 65 miliardi di fatturato aggregato. «L’espressione di una parte del Paese – dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – che ha sentito la crisi, ma non si è rassegnata. Si è rimboccata invece le maniche per non chiudere imprese e non diventare marginale sul territorio». Qual è stato il 'valore aggiunto' del mondo cooperativo nei lunghi anni della crisi? Le realtà cooperative hanno sempre avuto una funzione anti-ciclica, la capacità di resistere meglio all’onda d’urto, grazie alla loro flessibilità. Ma la possono avere, questa funzione, per due-tre anni di recessione, non di più. E l’ultima crisi sta mordendo da quasi sette anni: nei primi il mondo cooperativo è riuscito addirittura a creare nuovi posti di lavoro. Poi, per mantenerli, ha dovuto stringere davvero la cinghia. Limando ad esempio la redditività e la patrimonializzazione. Ora s’iniziano a intravedere dei timidi segnali di ripresa. Il Pil, nel primo trimestre, dovrebbe tornare a crescere. Anche per le coop il clima sta cambiando? Da poche settimane, ascoltando gli associati, registro in effetti i primi segnali di ottimismo. In particolare dalle cooperative che hanno una vocazione all’export o si stanno muovendo in questa direzione. E soprattutto nel settore agrolimentare. Cosa possono dare, oggi, le coop a un Paese che prova a voltare pagina? Il mondo cooperativo non è disponibile a rinunciare alla propria capacità di rispondere al bisogno. Vuole essere, anzi, ancora più generoso con il proprio Paese per contribuire a ridargli slancio. Come, concretamente? Penso ai disoccupati che si sono messi insieme e hanno fondato una cooperativa. Alle imprese sociali che lavorano nei quartieri più difficili delle nostre grandi città. Alle cooperative agricole che tengono alta la bandiera del made in Italy. Alle migliaia di cooperative impegnate nella creazione di un Welfare sussidiario per stare accanto agli anziani e ai disabili. Con l’obiettivo – non solo e non tanto – di far crescere semplicemente il Pil, ma di migliorare la qualità della vita di tutti, e in particolare di chi è più in difficoltà. Chi sta invece lottando più strenuamente con la recessione fra le realtà che aderiscono a Concooperative? In questo momento a soffrire sono tante banche di credito cooperativo che, per il contesto economico, hanno margini ridottissimi. E ce li avranno ancora per tutto il 2015. A proposito di credito: il governo ha deciso di riformare dieci grandi banche popolari con statuto cooperativo e trasformarle in Spa. C’è il rischio che la riforma interessi a un certo punto anche le Bcc? Il governo è stato chiaro: il credito cooperativo è diverso dal mondo popolare. Purtroppo il mercato non fa sconti, e non li fa nemmeno la Bce, che prevede un unico modello bancario, a differenza di quanto accade negli Stati Uniti, dove hanno saputo valorizzare la pluralità immaginando criteri differenti per le realtà cooperative che operano sul territorio. Temo pertanto che se le Bcc non faranno un auto-riforma, sulla quale per altro già stanno lavorando, il governo interverrà. Non sarà in ogni caso un lavoro facile: dovranno studiare un modello di integrazione che non lasci scoperti quei territori periferici dove le grandi banche non ci vanno, ad aprire sportelli, ma ci sono famiglie e piccole imprese da servire comunque. Il valore sociale delle Bcc, cioè, deve essere riconosciuto e valorizzato. L’altra riforma alla quale il governo sta lavorando interessa proprio il Terzo settore: cosa chiedete? Di costruire insieme un nuovo Welfare sussidiario. Il Paese cresce quanto più i cittadini se ne caricano un pezzo sulle spalle. La sussidiarietà nel Welfare è 'la' prospettiva con cui dobbiamo guardare al futuro grazie all’apporto del privato-sociale. Fra pochi mesi, a trent’anni dal primo incontro ad Assisi dei cooperatori, quando ancora non esisteva una legislazione in materia, ci ritroveremo sempre ad Assisi per riaprire il confronto. E invitiamo anche il governo ad ascoltarci per completare la riforma. Con quali responsabilità, da parte vostra? Non chiediamo privilegi. Il pubblico, ad esempio, si fidi solo di cooperative certificate e capaci di fare il loro mestiere. Non ci si improvvisa cooperatori, altrimenti succede quello che è successo a Roma e si finisce per alimentare patologie e reati. Ci sia una rigida selezione e un accreditamento forte. Il Terzo settore è sostenuto dal punto di vista fiscale? E stato smantellato quasi tutto. Si paga a seconda dei settori anche per gli utili accantonati a riserva. E parliamo di utili non redistribuiti. Fortunatamente, il governo ci ha aiutato di fronte alla richiesta dell’Europa di alzare l’Iva al 10% sulle prestazioni socio-sanitarie. C’è stata una levata di scudi e, almeno per ora, la battaglia sembra vinta. Del 28 Febbraio 2015 Estratto da pag. Del 28 Febbraio 2015 Estratto da pag. Confcooperative Papa Francesco alle cooperative: «Combattete quelle che si prostituiscono» di Redazione Questa mattina il Papa rivolgendosi ai 7000 cooperatori di Confcooperative presenti in Sala Nervi: “Contrastate e combattete le false cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa“. Papa Francesco Bergoglio "A molti che cercano lavoro viene detto: 'Undici ore di lavoro a 600 euro. Ti piace? No? Vattene a casa, perché c'è la coda, la fila di gente che cerca lavoro'". Papa Francesco lo ha denunciato in un appassionato discorso ai cooperatori di Confcooperative. "La fame - ha sottolineato - ci fa accettare il lavoro nero". Ricordando che "i valori cristiani non sono solo per noi, sono anche per gli altri, cioè dobbiamo condividerli" perché "la fede non si salva rimanendo chiusi in se stessi, rimanendo solo tra di noi", ai 7 mila soci delle cooperative presenti nell'Aula Nervi, ha rivolto con forza un appello: "contrastare e combattere le false cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa, cioè di una realtà assai buona, per ingannare la gente con scopi di lucro contrari a quelli della vera e autentica cooperazione". Ad opporvi a questi furbi disonesti, ha detto ai cooperatori presenti, "fate bene, e vi dico anche di farlo sempre più, perché assumere una facciata onorata e perseguire invece finalità disonorevoli e immorali, spesso rivolte allo sfruttamento del lavoro, oppure alle manipolazioni del mercato, e persino a scandalosi traffici di corruzione, è una vergognosa e gravissima menzogna che non si può assolutamente accettare". "Lottate contro questo. E non con le parole solo o con le idee: lottate con la cooperatività giusta, quella che sempre vince", ha esortato ancora. Poi, dopo aver messo in guardia i cooperatori dal rischio di perseguire un beneficio fine a se stesso ripetendo che "il denaro è lo sterco del diavolo", Francesco ha ammesso che anche per fare le cose buone però "ci vuole denaro". E questo, ha chiarito, "può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, se però è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale". A livello operativo, l'invito di Bergoglio alle cooperative bianche è stato in particolare quello di "mettere al primo posto la fondazione di nuove imprese, insieme allo sviluppo ulteriore di quelle esistenti, in modo da creare soprattutto nuove possibilità di lavoro che oggi non ci sono". Le iniziative, ha raccomandato, debbono essere rivolte in particolare "ai giovani, perché sappiamo che la disoccupazione giovanile, drammaticamente elevata, distrugge in loro la speranza", ed "anche alle tante donne che hanno bisogno e volontà di inserirsi nel mondo del lavoro". Il Papa ha invitato le cooperative rappresentate in Aula Nervi a "realizzare la conciliazione, o forse meglio l'armonizzazione tra lavoro e famiglia, è un compito che avete già avviato e che dovete realizzare sempre di più". "Fare questo - ha sottolineato - significa anche aiutare le donne a realizzarsi pienamente nella propria vocazione e nel mettere a frutto i propri talenti. Donne libere di essere sempre più protagoniste, sia nelle imprese sia nelle famiglie!". Attenzione poi ci vuole anche per i capo famiglia disoccupati: "tu che sei ingegnere, quanti anni hai?", chiedono a volte, ha detto il Pontefice. "E se quello risponde 49, lo mandano a casa", ha rivelato. "Non trascuriamo gli adulti che spesso rimangono prematuramente senza lavoro", ha chiesto infatti Francesco, elencando poi come destinatari dell'impegno delle 20 mila cooperative aderenti a Confcooperative, "oltre alle nuove imprese", anche "le aziende che sono in difficoltà, a quelle che ai vecchi padroni conviene lasciar morire e che invece possono rivivere con le iniziative che voi chiamate 'Workers buy out' cioè 'aziende salvate'". "Globalizzare la solidarietà - ha spiegato significa pensare all'aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessanti dei poveri, alla necessità di riprendere uno sviluppo che sia un vero progresso integrale della persona che ha bisogno certamente di reddito, ma non soltanto del reddito!". "Pensiamo - ha elencato - ai bisogni della salute, che i sistemi di welfare tradizionale non riescono più a soddisfare; alle esigenze pressanti della solidarietà, ponendo di nuovo, al centro dell'economia mondiale, la dignità della persona umana". Del 01 Marzo 2015 Estratto da pag.5 Del 01 Marzo 2015 Estratto da pag.5