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silvia bucci (Università “G. d’Annunzio” Chieti) [email protected] Il materiale vitreo della catacomba di S. Vittorino ad Amiternum mo frammento sono visibili due figure affrontate di cui si individuano parte del vestiario e le estremità inferiori (Fig. 3). Il riempimento del panneggio, forse un individuo palliato, è realizzato con brevi tratti d’incisione netti ed obliqui. Della figura di destra è visibile quasi interamente l’arto inferiore, fino al ginocchio: la gamba, nuda, è resa con il tratto di riempimento uguale alla figura di sinistra, mentre quella di contorno è netta e profonda. Si intravede solo un piccolo tratto orizzontale al di sopra del ginocchio, forse appartenente alla corta veste. Al di sotto di entrambe le figure corre orizzontalmente una decorazione geometrica a rombi incrociati, dal tratto profondo, all’interno di due linee di separazione realizzate con tratti d’incisione numerosi, ravvicinati e leggeri. La posizione dei personaggi e il tipo di vestiario richiamano il famoso gruppo iconografico della “guarigione del paralitico”. Tale rappresentazione ricorre frequentemente nel repertorio iconografico cristiano a partire dal III secolo; diversi e numerosi infatti sono gli esemplari rinvenuti nelle catacombe romane, dove il paralitico è rappresentato con il letto sulle spalle e la corta tunica (Harden 1988, p. 222, fig. 123). Sul secondo frammento è raffigurato invece il dorso di un agnello/pecora sormontato da un tipico pettine per la lavorazione della lana (Fig. 4). Degni di particolare menzione sono i vaghi da collana in pasta vitrea o vetro fuso, associati al corredo personale del defunto, con ben 38 esemplari di diversa fattura e colore. L’utilizzo della pasta vitrea ad imitazione delle Frammento decorato a incisione con gemme più preziose era in uso Fig. 3 rappresentazione della “guarigione del paralitico” (Foto fin dall’antichità ed, in epoca al- R. D’Errico) tomedievale, è particolarmente attestato nell’ornamento personale femminile con numerosi rinvenimenti. A San Vittorino sono stati rinvenuti due vaghi decorati a sfaccettature, di cui uno blu squadrato, databile tra il II e il V secolo d.C.; due vaghi di colore bruno, lucidi, a torciglione e di diversa grandezza, databili al VII secolo d.C. e indossate sia al collo che al polso. Allo stesso ambito cronologico è possibile attribuire il vago decorato da filamenti in vetro bianco su fondo Fig. 4 Frammento decorato a incisione con nero che, una volta distaccatisi, rappresentazione di un agnello sormontato da un pettine hanno lasciato delle leggere in- per la lana (Foto R. D’Errico) cisioni a festoni sulla superficie ed il vago color acquamarina decorato “a spicchi”, ampiamente attestato in sepolture altomedievali di ambito italico e balcanico (Fig. 5). La maggior parte del materiale vitreo è stata rinvenuta nell’ambiente B, il cosiddetto retrosanctos, caratterizzato da una intensa attività funeraria, da cui provengono le lampade, i vetri incisi e dorati e anche i vaghi di collana. La datazione della suppellettile vitrea, su base tipologico-formale, è inquadrabile tra il IV e il VII secolo d.C., in accordo con quanto noto circa le modalità e le fasi di frequentazione a scoFig. 5 Vaghi di collana (Foto R. D’Errico) po funerario del complesso. Bibliografia Giuntella 2002 = A. M. Giuntella, Brevi note in margine al santuario di San Vittorino di Amiterno (AQ), in Terpsis. In ricordo di Maria Laetitia Coletti, a cura di M. S. Celentano, Alessandria 2002, pp. 313-342. Harden (a cura di) 1988 = I vetri dei Cesari, a cura di D. B. Harden, Roma 1988. Pani Ermini 1975 = L. Pani Ermini, Il santuario del martire Vittorino in Amiternum e la sua catacomba, L’Aquila 1975. Paolucci 2002 = L’arte del vetro inciso a Roma nel IV secolo d.C., Firenze 2002. Somma 2012 = M. C. Somma, Il santuario di S. Vittorino ad Amiterno: formazione e trasformazioni di uno spazio cultuale, in Martiri, santi, patroni: per una archeologia della devozione, Atti del X Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (Arcavacata di Rende, 15-18 settembre 2010), a cura di A. Coscarella - P. De Santis, Arcavacata di Rende 2012, pp. 185-194. Uboldi 2005 = M. Uboldi, Vetri, in Extra Moenia 2. Gli scavi di via Benzi. I reperti, Rivista di Archeologia dell’antica provincia e diocesi di Como, 187, 2005, pp. 219-254. realizzazione grafica Elisabetta Andreetti L e indagini promosse dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e dirette dalla Prof.ssa Anna Maria Giuntella tra il 2000 e il 2004 presso la catacomba di San Vittorino in Amiternum, hanno consentito il rinvenimento di una apprezzabile quantità di reperti vitrei, qualitativamente pregiati; ne sono un esempio i frammenti vitrei incisi, che sembrano accostarsi alla produzione romana, senza tuttavia escludere la possibile esistenza di maestranze locali esperte. Il santuario sorge sul colle che domina ad Est la città romana di Amiternum, a pochi chilometri da Fig. 1 Bicchiere/lampada a sospensione tipo Is. 134, variante L’Aquila; la sepoltura venerata determinò lo svicon anse angolate e impostate luppo di un vasto cimitero sotterraneo all’interno di sull’orlo (Foto R. D’Errico) un’area funeraria già in uso in età imperiale (Pani Ermini 1975, Giuntella 2002, pp. 313-342 e Somma 2012, pp. 185-194). Purtroppo, la continua e ininterrotta frequentazione della catacomba, oggetto anche di una intensa attività da parte dei cosiddetti “corpisantari” nel XVII secolo, ha determinato un forte rimaneggiamento delle stratigrafie e delle sepolture. I reperti vitrei oggetto del presente contributo, derivano per lo più da strati di riporto delle fasi medievali e postmedievali. Si propone una suddivisione della suppellettile vitrea in base alla loro funzione primaria. Un ruolo importante è occupato dal vetro per l’illuminazione: ne sono stati identificati un numero minimo di trenta individui, distinguibili in quattro tipologie: Bicchiere/lampada a sospensione con anse tipo Is. 134: a tale gruppo appartengono quattordici esemplari con orlo risvoltato esternamente a forFig. 2 Bicchiere/lampada a sospensione tipo Is. 134, variante mare un tubicino a sezione più o meno circolare, la con anse verticali fissate sul corpo forma si ritiene entrata in uso in Italia verso la fine e al labbro (Foto R. D’Errico) del IV secolo e risulta attestata fino all’VIII secolo a Roma in diversi contesti catacombali; tale forma è presente a San Vittorino anche nella Variante con anse angolate e impostate sull’orlo: con un unico ma significativo frammento (Fig. 1) e nella Variante con anse verticali fissate sul corpo e al labbro a cui appartengono 15 frammenti con orlo risvoltato esternamente a formare una fascia più o meno larga racchiudente dei tubetti a sezione schiacciata (Fig. 2). Lampada conica tipo Is. 106: a questo gruppo appartengono due frammenti di orlo decorati finemente, appartenenti allo stesso esemplare, la cui decorazione è costituita da una incisione di tre linee parallele e due oblique rivestite da foglia d’oro. I frammenti decorati a foglia d’oro risultano essere ventisette, più o meno riconducibili a forme note (un fondo, un’ansa, tre pareti, venti orli). Questo tipo di manufatto vitreo si colloca tra le produzioni più raffinate e caratteristiche del IV sec. La presenza più ricorrente riguarda anche le forme potorie: calici (diciassette frammenti), bicchieri (trenta frammenti), mentre esigua è la presenza di bottiglie (nove frammenti). Il numero più consistente è costituito da Bicchieri/Coppette: d’aspetto solido e compatto, con orli rifiniti a fuoco semplicemente ingrossati, la cui diffusione di questa forma si colloca tra metà del II sec. e la fine del III sec. d.C., in particolare nelle regioni dell’Europa centro-settentrionale (Uboldi 2005, p. 243, tav. IV 1-16). I frammenti riconducibili a tale tipologia sono in totale ventisei, di cui ventuno frammenti di bicchiere semplice con orlo leggermente ingrossato, talvolta decorati con filamenti rilevati al di sotto del labbro, due bicchieri campaniformi e tre troncoconici. Bicchieri e Coppette incise: di particolare interesse sono i frammenti decorati ad incisione, affini stilisticamente a esemplari della tradizione romana per il tipico disegno dal tratto rigido e geometrico campito spesso da abrasioni all’interno delle figure, attribuiti ad un unico atelier, particolarmente prolifico e longevo, attivo dal 350 al 390 d.C. (Paolucci 2002). Tra i materiali di San Vittorino spiccano due frammenti per i quali, seppure in via ipotetica, è stato possibile pervenire a una interessante identificazione del motivo decorativo: sul pri-