"La polizia locale e il contrasto delle nuove forme di bullismo

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"La polizia locale e il contrasto delle nuove forme di bullismo
"La polizia locale e il contrasto delle nuove
forme di bullismo"
Seminario, Bologna 24 aprile 2015
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La parola a Carlo Di Palma, Comandante PM di Bologna (qui le slide)
Di Palma: fenomeno in linea con i tempi
Il bisogno di riconoscersi in gruppi c'è sempre
stato, ma i comportamenti di disturbo, erano
gestiti dalla comunità
Di Palma: la polizia locale come polizia
dell'ultimo metro, vicina al cittadino
Come PL siamo i primi ad accorgercene, anche
perché i ragazzi hanno con noi un rapporto più
sereno e quotidiano
Di Palma: la PL è molto interessata da questo tema, insieme sociale e
criminale: quasi un compendio del nostro lavoro
Di Palma: Come PM di Bologna ci siamo occupati di un fenomeno molto
noto nel quartiere Navile: "Bolognina Warriors"
Di Palma: la prima attenzione però è quella a misurare concretamente
il fenomeno e a non enfatizzarlo
Di Palma: il progetto è stato trasversale. Non ci si può occupare di
questo fenomeno da un solo punto di vista.
Di Palma: l'intervento della PM di Bologna sul fenomeno delle bande
giovanili è partito dalla lettura del territorio
Di Palma: il fenomeno delle bande giovanile da noi è strettamente
territoriale. Come PM investire sul territorio paga!
Di Palma, accordo con la Regione: prevenzione, contenimento rischi,
migliorare conoscenze, educativa di strada
Di Palma: grande investimento nel lavoro della PL, sia nei numeri,
sia nella qualità dell'intervento
La parola a Franco Chiari, Comandante PM di Modena (qui le slide)
Chiari: le dinamiche che un tempo si
giocavano solo sul territorio, oggi si
giocano anche in rete
Chiari: è un fenomeno complesso e
trasversale e tali devono essere le
modalità con cui lo si affronta
Chiari: parliamo di metodo, a Modena nel
2013 siamo partiti su una ricerca
complessiva sul mondo giovanile
Chiari: ricerca per contestualizzare il lavoro della PL nelle scuole
e il coordinamento con gli altri servizi
Chiari: dai risultati della ricerca, gli episodi di bullismo
interessano alla pari l'ambiente scolastico ed extrascolastico
Chiari: risultati ricerca, circa 200 ragazzi intervistati dichiarano
di avere avuto comportamenti "da bullo"
Chiari: risultati ricerca, quasi il 70% di chi ha subito
comportamenti di bullismo si è rivolto a qualcuno, famiglia e amici
Chiari: nella ricerca analizzati anche i comportamenti di
cyberbullismo, pericolosi anche perché non vengono intercettati
Chiari: condivisione dell'analisi del fenomeno tra diversi attori.
Creazione di un "Tavolo conflitti-minori" trasversale
Chiari: sinergia tra PL e servizi sociali è indispensabile
Chiari: necessario costruire relazioni stabili con le scuole, in
clima di fiducia e rispetto reciproco
Chiari: grande problema è negare il fenomeno, anche da parte delle
scuole o degli stessi genitori
Chiari: nei nostri interventi abbiamo sempre cercato di inserire i
principi della giustizia riparatoria
Chiari: naturalmente se la PL è presente in modo stabile nelle scuole
anche con altre attività, è più facile
Chiari: il fenomeno è sicuramente legato al territorio, ma spesso la
scuola fa da "esportatore" delle dinamiche
Chiari: spesso il bullismo è una risposta alle proprie debolezze
Chiari: esperimento di peer education in un istituto superiore
modenese, dal 2010
Chiari: i "nativi digitali" sono molto abili nell'utilizzo dei social
media, ma spesso non hanno strumenti per difendersi
Chiari: come PM di Modena abbiamo un servizio antibullismo anche alla
fermata degli scuolabus
Chiari: formazione essenziale, per operatori di PL, per insegnanti e
per le famiglie
Chiari: la frequentazione e il presidio della rete da parte delle PL
è oggi indispensabile
Parola a Alessandro Chiarelli, Coordinatore Ufficio Minori Questura
di Ferrara (qui le slide)
Chiarelli: una parte determinante della lotta al
bullismo è affidata alle Forze dell'Ordine
Chiarelli: quando le FF.OO. intervengono sul
bullismo, non dobbiamo dimenticare che la figura di
riferimento è la scuola
Chiarelli: se gli adulti si sentono impotenti, la
risposta non può essere la "militarizzazione" delle
scuole
Chiarelli: intervento delle FF.OO. nelle scuole non
può portare alla delegittimazione del mondo adulto
che lì lavora
Chiarelli: lavorare in modo integrato con scuola e istituzioni per
monitorare la devianza giovanile a pieno spettro
Chiarelli: il bullismo deve diventare un problema giudiziario solo in
casi estremi
Chiarelli: grande confusione, soprattutto nei media, sulla
definizione di bullismo
Chiarelli: bullismo non è una definizione giuridica, ma sociale;
relazione violenta tra due persone, di norma adolescenti
Chiarelli: nel bullismo, la relazione violenta non è necessariamente
fisica, può essere anche d'omissione, e non occasionale
Chiarelli: prima di tutto il bullismo è un legame sociale, poggiato
su un'asimmetria di potere tra bullo e vittima
Chiarelli: nel bullismo, la violenza spesso è agita anche attraverso
la silenziosa esclusione di un "indesiderabile"
Chiarelli: quasi tutti gli episodi di autolesionismo derivano da
situazioni di questo tipo
Chiarelli: molto complessa l'azione di individuazione della
fattispecie di reato
Chiarelli: solitamente dietro una situazione di bullismo grave c'è
una frattura nel patto educativo tra gli adulti
Chiarelli:c'è bullismo che non è reato, bullismo che è reato e
fattispecie di reato che non sono bullismo
Chiarelli: insegnanti hanno il dovere di segnalare fatti di reato, ma
spesso siamo noi ad essere davvero in grado di farlo
Chiarelli: art. 612bis CP su molestia e minaccia è norma fondamentale
per i casi più gravi
Chiarelli: per applicare il 612bis ci deve essere il dolo generico e
la condotta reiterata con violenza
Chiarelli: sempre opportuno fare certificare lo stato d'ansia della
vittima, per l'applicazione del reato di stalking
Chiarelli: sempre opportuno concordare con la Procura dei Minori,
anche quando è necessario dare dei segnali
Chiarelli: stalking e bullismo, spesso condotte che normalmente non
sono reato lo diventano nella reiterazione sistematica
Chiarelli: talvolta è invece necessario scomporre i comportamenti in
singoli reati
Chiarelli: è indispensabile elasticità, per non fare diventare
procedimento penale qualsiasi questione tra minori
L’intervento di Elena Buccoliero Giudice onorario presso il Tribunale
per i minorenni di Bologna (qui le slide)
Buccoliero: il Tribunale dei Minorenni può
intervenire anche attraverso procedimenti
amministrativi
Buccoliero: la legge fa riferimento a
"condotta irregolare", definizione molto ampia
che dà spazio a nuovi comportamenti
Buccoliero: ricerca condotta sui
amministrativi 2006/2008 insieme
Civico Regionale
Buccoliero: analizzati i fattori
giovani "irregolari" venivano da
procedimenti
al Difensore
di vulnerabilità familiare, spesso i
contesti violenti
Buccoliero: i giovani "irregolari" erano in condizioni molto più
gravi di dispersione scolastica
Buccoliero: individuati alcuni profili, in cui gli autori di violenza
rappresentavano una quota significativa
Buccoliero: i procedimenti amministrativi sono strumento utile anche
per situazioni tra pre14 anni
Buccoliero: gli autori di violenza individuati nella ricerca erano in
prevalenza maschi, senza distinzione di nazionalità
Buccoliero: intervenire su chi subisce il bullismo, significa anche
prevenire che la vittima diventi in futuro prevaricatore
Buccoliero: il primo passo del Tribunale è analizzare la situazione,
con intervento dei servizi sociali
Buccoliero: ragazzi davanti al giudice, situazione di ascolto, ma
anche di evidenza della gravita dei propri comportamenti
Buccoliero: i procedimenti amministrativi rispondono all'esigenza di
rapidità e di flessibilità
Buccoliero: nei procedimenti amministrativi c'è ascolto del minore.
Minore al centro
Buccoliero: criticità dei procedimenti amministrativi è il legame con
le risorse del territorio, laddove insufficienti
Buccoliero: rapporto di ricerca scaricabile dal web Difensore Civico
Regione Emilia-Romagna
L'intervento di Alberto Di Gabriele, responsabile Sezione social
network del compartimento di polizia postale e delle comunicazioni
Regione Emilia-Romagna (qui le slide)
Di Gabriele: la polizia postale delle
comunicazioni come organo di contrasto
dell'utilizzo distorto delle tecnologie
Di Gabriele: il registro elettronico delle
scuole è un target appetibile per gli
hacker in erba...
Di Gabriele: il web 2.0 presuppone
interazione, da qui il cyberbullismo 2.0
Di Gabriele: i social network sono piattaforme informatiche che
gestiscono reti di relazione sociale sul web
Di Gabriele: la registrazione per accedere ai social network non è
controllata, l'utente fornisce le informazioni personali
Di Gabriele: parole chiave del social network, aumentare le proprie
conoscenze
Di Gabriele: parole chiave del social network, mettersi in mostra e
condividere/share
Di Gabriele: la rete ha le proprie regole, la netiquette, buona
educazione per chi naviga
Di Gabriele: i portali, i siti e i social network hanno poi proprie
regole specifiche, che generalmente gli user non leggono
Di Gabriele: nei social network la comunità è essenziale anche per
aiutare i gestori nel controllo, segnalando abusi
Di Gabriele: Cyberbullismo 2.0 non ha limiti spazio-temporali
Di Gabriele: nel mondo di internet l'approccio del divieto non porta
risultato. E' necessario un approccio educativo
Di Gabriele: nel cyberbullismo non serve superiorità fisica. E'
facile diventare bulli anche per le vittime di bullismo
Di Gabriele: sui social è facile registrare profili fake (fasulli) o
introdursi sugli account altrui con fini denigratori
Di Gabriele: i ragazzi usano principalmente WhatsApp, Ask e
Instagram. Su Facebook ormai ci sono i genitori...
Di Gabriele: anche su WhatsApp è possibile salvare le chat a fini
investigativi
Di Gabriele: ask.fm molto amato dai giovani perché basato
sull'interazione domanda-risposta anonima
Di Gabriele: le indagini della polizia postale non si basano solo
sulle competenze tecniche, ma su quelle professionali
Di Gabriele: fattispecie di reato legate al cyberbullismo sono
numerose
Di Gabriele: fenomeno del sexting, l'esigenza di mettersi in mostra
sfora il concetto tradizionale di intimità
Di Gabriele: mettere in rete immagini significa perderne
completamente il controllo
Di Gabriele: cosa può fare la vittima (potenziale)? approccio tecnico
(mettere in sicurezza dispositivi e privacy) e approccio
comportamentale (condividere con le famiglie e non rispondere alle
provocazioni)
Di Gabriele: polizia postale fa formazione per i giovani e interventi
personalizzati con scuole e famiglie
Di Gabriele: è indispensabile la interazione con i pari e tra le
istituzioni
L'intervento di Silvia Marzocchi, Sostituto Procuratore Tribunale
Minorenni Bologna
Marzocchi: caso Bolognina Warriors, molto
pompato dalla stampa, nato da rapina di due
ragazzine a coetanea
Marzocchi: la PL fu utilissima per
ricostruire gli episodi legati ai Bolognina
Warriors, condotte di bullismo non di reato
Marzocchi: caso Bolognina Warriors non era
allarmante come nella percezione della
stampa, ma era di difficile delimitazione
Marzocchi: fondamentale la comunicazione tra gli attori istituzionali
e la lettura del fenomeno sul territorio
Marzocchi: fondamentale è ricostruire efficacemente come si sono
svolti i fatti, anche ascoltando le vittime
Marzocchi: acquisire tutti gli elementi di indagine per potere
individuare le fattispecie di reato
L'importanza di una capillare attività d'indagine, ricostruendo tutti
i fatti posti in essere dai bulli
Marzocchi: spesso questi fatti vengono videoripresi, cosa che può
integrare il concorso, ma che può anche fornirci prove
Marzocchi: i bulli non sono capaci di immedesimarsi nell'altro, è
importante ricomporre questa frattura
Marzocchi: nei gruppi femminili il bullismo si esplicita nella
violenza non fisica, ma nella denigrazione sociale
Marzocchi: l'intervento ha successo se è tempestivo, anche attraverso
gli strumenti di uscita anticipata dal processo penale
Marzocchi: se l'intervento è tempestivo si possono tentare spazi di
dialogo che intervengano sulle radici del fenomeno
Marzocchi: il ruolo di osservazione tempestiva di scuola e famiglia è
essenziale, come anche la collaborazione dei legali
Marzocchi: la parte offesa vuole solo che l'autore la smetta, non
vuole andare a giudizio, se può
Marzocchi: importantissimo nei casi di bullismo è il ruolo del
gregario. Il bullo ha bisogno di spettatori
Marzocchi: lo spettatore nega il proprio coinvolgimento, si deve
valutare se è più utile utilizzarlo per ottenere prove
Marzocchi: la raccolta delle dichiarazioni della parte lesa è
l'elemento centrale per chiarire il ruolo di tutti
Marzocchi: l'audizione della vittima, in caso di minore, deve essere
quanto più ascolto attivo, quale prima risposta
Marzocchi: dobbiamo ascoltare la vittima minore per ricostruire
precisamente la scena, vittima, autore e contesto
Marzocchi: non abbiamo bisogno di essere psicologi per parlare con il
minore, dobbiamo solo essere interessati
Marzocchi: anche i comportamenti dei pre14 anni vanno ben
ricostruiti, per capire se sono episodici o situazione a rischio
Marzocchi: istigazione al suicidio è un reato che non si riesce
praticamente mai a dimostrare
Marzocchi: meno timore anche nelle indagini relative al
cyberbullismo, gli autori spesso sono sprovveduti
Marzocchi: spesso è più opportuno contestare fattispecie di reato
minori della pornografia minorile