View conference 2016. Byron Howard e il DNA dello studio

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View conference 2016. Byron Howard e il DNA dello studio
View conference 2016. Byron Howard e il DNA dello studio-stile
Disney
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25/10/2016
Il primo giorno della View conference è stato sempre una lenta partenza verso il vero inizio al martedì. Solo
workshop, in alcuni casi pesanti.
Almeno era così gli altri anni, quest’edizione è subito partita in allegria con un workshop tenuto da Byron Howard su
quello che lui definisce il “DNA dello studio Disney”, riferendosi allo stile di disegno dei personaggi.
Inizia raccontando da dove viene e come ha fatto a diventare un Carachter Design.
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Lui è cresciuto a Washinton. Città che viene mostrata come allegra, ma in realtà è molto scura e piovosa (ammette
di sentire molte somiglianze tra questa e Torino). Per sconfiggere la tristezza passava i giorni a disegnare,
soprattutto copiando i suoi fumetti preferiti: i Penuats, Pogo e quelli pubblicati sulla rivista Mad, e guardando
Cartoon, con una predilezione per quelli di Chuck Jones.
Alle superiori voleva diventare un fisico, almeno finché l’influenza di un grande prof di Mas media gli fece decidere
che avrebbe lavorato nel cinema. Questo prof. amava totalmente il cinema e fece vedere ai suoi studenti film di
qualsiasi genere. La visione di “Quarto potere” lo influenzò per le possibilità di fare un racconto visivo.
Le difficoltà nel fare il suo primo corto lo rattristarono talmente che decise di prendersi una lunga vacanza in Florida.
Fu allora che visitò lo studio d’animazione dentro Disney Word. Era lo stesso periodo in cui nelle sale c’era “Chi ha
incastrato Roger Rabbit” e dopo “La sirenetta” capì che voleva assolutamente diventare animatore.
Ma nella sua scuola non esistevano corsi. Le scuole d’animazione ,allora come ora, erano costose e così fece
quello che Charlie Brown avrebbe fatto. Scrisse delle lettere ai grandi animatori per chiedergli come poteva fare a
diventare animatore lui stesso.
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Fu sorpreso di quanto questi grandi nomi si impegnassero per aiutarlo. Chuck Jones gli scrisse quanto amasse
l’animazione invitandolo a continuare perché, nonostante le difficoltà le soddisfazioni sono maggiori. Frank Thomas
gli rispose consigliando libri e mandando esempi. David Block gli telefono addirittura e lo aiutò e sostenne per anni,
anche quando tanti Studios lo rifiutavano. Riuscì a entrare allo studio Disney per seguire un corso di disegno e lì
imparò.
Assunto come Clean-up artist, ruolo noioso e poco creativo, decise di diventare Carachter design, dove c’è molto
disegno e molta creatività.
La vera svolta arrivò quando il regista Chris Sanders decise che avrebbero prodotto “Lilo e Stitch” nel più piccolo
studio in Florida. Tutti nello studio tentarono di imitare lo stile di Sanders e lui, abituato a copiare fin da piccolo,
venne scelto.
Alla Disney esiste uno stile che è stato codificato negli anni quaranta dai famosi Nine Old Man. Stile che venne
insegnato da questi ai nuovi animatori negli anni ’70 e che questi hanno insegnato alla sua generazione, che la
insegna all’attuale. È proprio quest’aspetto di trasmissione familiare dello Studios che gli piace tanto.
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Chi lavora in uno studio finisce col trovarsi insieme a gente che ama le stesse cose. È una sorta di DNA degli
Studios che segna le differenze tra i diversi stili e il modo di raccontare e quando si sceglie dove lavorare lo si fa
attratti dallo stile e dal modo di fare che il luogo ha.
studi per Nick
Quando lavoravano a “Zootropolis” dovevano riuscire a fare personaggi alla Disney, ovvero divertenti ma seri
insieme. Hanno studiato gli animali in cattività, come da tradizione Disney, per poi andare a vederli in Africa allo
stato brado. Quel viaggio cambiò molto le loro idee sui personaggi. Vedere predatori e prede bere pacificamente
insieme nelle pozze d’acqua gli fece decidere che al centro della città ci sarebbe stata una fontana come simbolo di
convivenza.
studi per Judy
Per renderlo al meglio dovevano mantenere le differenze reali tra le taglie delle diverse specie ma facendo sì che
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ogni poliziotto avesse la stessa uniforme. Animarli considerando il modo differente di muoversi di ogni specie, il
differente tipo di pelliccia ecc. tutto questo per raccontare al meglio la storia.
John Lasseter è stato presente e ha aiutato molto. Sia per far notare che se i ghepardi hanno un’ottima vista non ha
senso rappresentarli con gli occhiali, sia prestandosi a provare la scena in cui Nick mangia la mini fetta di torta
usando un nichelino come piatto e uno stecchino come forchetta.
Si chiude con la conferma che “Robin Hood” è stato un’ispirazione importante. Tanto che Nick ha indossato i suoi
panni almeno in un test.
Insomma lo stile Disney cos’è? Per quel che ho capito una scelta tra realismo e fantasia dove si esagera per essere
più veri. Devo dire che mi piace.
Aladar
5/5