17 fatica e valenza del lavoro sociale

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17 fatica e valenza del lavoro sociale
Corso di Laurea in Servizio Sociale – Il lavoro sociale - DOCENTE Giacomo Panizza
Fatica e valenza del lavoro sociale
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Fatica e valenza del lavoro sociale
Il lavoro sociale
si apprende a scuola, a tavolino, studiando (= desk)
e si apprende sul campo, dall’esperienza (= field)
(approfondimento con la classe)
Controllo sociale
Una parte difficile del lavoro sociale: il controllo sociale agito
Il lavoro sociale implica spesso di agire controllo sociale.
Abbiamo controllo sociale formale, quando esso viene agito da agenzie
istituzionalmente delegate, ed opera attraverso procedure stabilite.
Abbiamo controllo sociale informale nella vita quotidiana, nella società e
all’interno delle mentalità, ed esso spinge ad autocontrollo psicologico ecc.
Il controllo sociale formale può essere duro o morbido.
Si tratta di controllo duro quando impone una situazione di passività; quando il
grado estremo si realizza escludendo per un tempo o per sempre dal sociale le
persone coinvolte; quando nega la situazione problematica sopprimendo gli spazi
di interazione sociale (es. : le istituzioni totali)
Si tratta di controllo morbido o soffice quando non nega ma tende a modificare
la situazione problematica; quando chiede la collaborazione al soggetto
controllato; quando la risposta al problema canalizza, riduce, obbliga le vere
richieste (programma di assistenza, ecc.)
Il controllo sociale informale è diffuso nella società, quando la società stessa, la
famiglia, la morale ecc. ti incanalano ad assumere atteggiamenti esterni (doni,
bacio, saluto, orari, ecc.) ma non a comprendere e ad interiorizzare i simboli e i
significati.
L’importanza di dotarsi di metodo e metodologie
Metodologia in senso etimologico = dotarsi di una via, al fine di raggiungere uno
scopo, e ragionarci sopra. Teorizzare un obiettivo da raggiungere o una situazione
da trasformare (versus gestibilità).
Partendo dall’ascolto delle domande delle persone e dei contesti. Le domande
sono come le cipolle: togliere gli strati, anche con dolore, per arrivare al fondo. Es.
di oratorio: un bambino ci chiede il pallone per giocare, o di giocare con lui, o una
relazione, o di sapere chi è lui, o di capire la vita, o di contare, ...
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Parola chiave: supervisione
Utilizzare questa opportunità professionale come visione e sguardo e percezione al
di sopra e al di fuori della operatività quotidiana. Motivarsi ad intraprendere un
lavoro sul proprio lavoro.
Al fine di ripensare e rielaborare l’esperienza di lavoro teorica e pratica (aspetto
non giudicante)
Supervisione come spazio per ripensare l’azione (non fare ma pensare al fare)
Supervisione come apprendere dall’esperienza, come formazione sul materiale
costituito dalle proprie esperienze affinché da realtà o ostacolo si trasformi in
strumento tecnico utile ai saperi
Supervisione come valutazione di un servizio erogato per vedere cosa abbiamo
proposto, svolto, e come l’utente o il cliente lo ha vissuto o accettato.
Parola chiave: partecipazione
I livello: capacita di esserci negli atti della vita quotidiana
II livello: poter entrare ed uscire dalla quotidianità al gioco, arte, ecc.
III livello: di fronte ad un altro da me decido di averne cura e ne rispondo
IV livello: partecipo ad un gruppo auto-organizzato in ente giuridico per la
costruzione del bene comune
V livello: mi organizzo per esercitare potere al fine di modificare leggi e pratiche
sociali affermate.
Parola chiave: metafora ecologica del servizio sociale
L’ecologia è lo studio dell’adattamento tra esseri viventi e ambiente. Viene
utilizzata come metafora per l’intervento sociale. Persona e territorio hanno un
rapporto biunivoco di adattamento o di bilanciamento o danneggiamento
reciproco. Ogni contesto territoriale è più o meno nutritivo ed adeguato alle
esigenze delle persone. Come le persone “trattano” l’ambiente però, esso risponde
come una reazione: se lo inquini lui ti inquina, ecc.
Così avviene anche del servizio sociale nei confronti del contesto territoriale
geografico, istituzionale e abitativo. Se il territorio non utilizza servizi sociali esso
non viene facilitato nelle relazioni e nella qualità sociale. E se i servizi sociali non
rispondono adeguatamente al territorio, essi stessi degenerano nella inutilità.
Quando un servizio sociale è esistente, ma non risponde alle domande della
gente, il contesto cala in qualità sociale. Cala anche quando esso non offre
risposte idonee. Cala anche quando esso dà al contesto soluzioni prefabbricate,
standard. Cresce quando sa offrire promozione di nuovi apprendimenti e sa
attivare processi collettivi di presa in carico.
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Alcuni criteri di lettura etico politica del lavoro sociale e dei servizi
(cfr Panizza G., Responsabilità in gioco, cit.)
I servizi sociali raggiungono gli scopi propri:
*se e quando liberano i poveri, ossia corregge una o più situazioni di evidente
ingiustizia riferite a persone o gruppi sociali così realizzando le premesse
sostanziali per un pieno esercizio delle libertà personali e sociali. Liberare, in
questo senso, è sinonimo di libertà dal bisogno sia nel senso della riduzione degli
stati di indigenza e di precarietà sia nel senso della rimozione degli ostacoli e della
mobilitazione delle energie;
*se e quando integrano gli esclusi, ossia immette stabilmente le persone che
versano in condizioni marginali nei circuiti “normali” della vita civile con la
fruizione dei diritti sociali, a partire dal lavoro, e più in generale dei diritti civili e
politici. Integrare significa anche contrastare gli interessi e le soluzioni parziali e
quindi universalizzare le risposte in modo da realizzare la pienezza della
cittadinanza accrescendo le opportunità di ciascuno e di tutti;
*se e quando socializzano gli inclusi, ossia corresponsabilizza l’intero corpo sociale
nel perseguimento del bene comune, in tal modo creando cittadinanza solidale e
mettendo in rete le risorse in modo da diffondere il benessere in un contesto di
sussidiarietà finalizzata alla più ampia solidarietà.
Paradigma del “guaritore ferito”
(cfr. Nowen H. J. M. , Il guaritore ferito, Queriniana)
Testa
Cuore
Pancia
Chi ingaggia relazioni di aiuto, viene “ferito”, vulnerato dall’altro, dalla sua
presenza
fatica a farsi aiutare (per orgoglio, parità, ecc.)
dal suo chiedere tanto, dal chiedere nel suo precipitare
Chi sostiene relazioni di aiuto conosce le proprie ferite, quelle provenienti da sè
stessi, dai propri distacchi, mutamenti, ecc.
Metafora del Gran Canyon = una ferita alla terra
una meraviglia estetica
una fonte di conoscenza della terra
Le ferite in Te sono
= il nesso tra la tua-nostra umanità fa scattare la com-prensione (mistero, limite,
potenza, bellezza, ...)
= parti dalla tua ferita che ti fa comprendere quelle dell’altro, e fa comprendere
all’altro
= ti fanno fare il salto di capacità e di potere di aiutare l’altro ferito a capire che
anche lui/lei può donare, da ferito, a qualcun altro
Portare in sé un “segno” dell’attività e dell’esperienza della propria vita ordinaria o
di cura svolta: fa parte del lavoro di ogni professione sociale