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FTA Morning View
martedì 28 giugno 2016
Dalla Redazione di FTAOnline News
MERCATO USA
Wall Street chiude ancora in netto ribasso
La Borsa di New York ha chiuso la prima seduta della settimana in forte calo a causa dell'effetto Brexit. Il Dow Jones ha perso
l'1,5%, l'S&P 500 l'1,81% e il Nasdaq Composite il 2,41%. L'S&P 500 dopo l'esito del referendum in Gran Bretagna ha perso
complessivamente in due sedute oltre il 5%.
In calo le quotazioni del petrolio (Wti -2,75% a 46,33 dollari al barile) mentre la sterlina è scesa per la prima volta in 31 anni
sotto 1,32 dollari.
Nel mese di maggio negli USA la bilancia commerciale ha segnato un deficit pari a 60,6 miliardi di dollari, in crescita rispetto al
disavanzo di 57,5 mld del mese precedente risultando anche superiore ai 59,5 miliardi attesi dagli economisti.
Markit Economics ha comunicato la stima flash di giugno dell'indice PMI dei Servizi: la lettura si e' attestata a 51,3 punti
invariata rispetto a quella del mese precedente.
Sul fronte societario forti vendite sul comparto bancario (Jp Morgan -3,29%, Goldman Sachs -1,6%, Citigroup -4,49%). Sul Dow
Jones maglia nera American Express (-4,03%) mentre Johnson & Johnson (+0,8%) e Verizon (+0,55%) sono gli unici due titoli
positivi.
Sul resto del mercato Heartware +92,76%. Il produttore di apparecchiature mediche Medtronic ha annunciato l'acquisto della
rivale per 1,1 miliardi di dollari.
ManpowerGroup -9,26%. Credit Suisse ha peggiorato la raccomandazione sul titolo del gruppo specializzato nel lavoro
interinale il rating a neutral da outperform.
MERCATI ASIATICI
Mercati asiatici intorno alla parità. Male Sydney e Hong Kong
Un’altra seduta contrastata per i mercati dell’Asia, che complessivamente sono però in positivo in scia al recupero di Tokyo che
aveva aperto in flessione di oltre il 2% ma avvicinandosi alla chiusura è tornata in territorio positivo. L’indice Msci Asia-Pacific,
Giappone escluso, è in moderato progresso ma in generale i volumi nella regione restano bassi. Sul fronte valutario la sterlina
guadagna circa lo 0,50% nel primo progresso segnato dopo il risultato choc al referendum per la permanenza della Gran
Bretagna nella Ue di giovedì scorso. Il Bloomberg Dollar Spot Index, che monitora la divisa Usa nei confronti delle altre
principali valute, è in declino dello 0,40% dopo il balzo di quasi il 3% tra venerdì e lunedì. Lo yen è sostanzialmente invariato,
ma la valuta nipponica, considerata un bene-rifugio, si era apprezzata di oltre il 4% nelle precedenti due sedute. In recupero le
principali materie prime: il petrolio guadagna circa l’1,60% mentre rame e nichel si apprezzano dell’1,2% a Londra. L’oro, benerifugio per antonomasia, è invece in declino dello 0,70% dopo avere registrato il rally più deciso dal gennaio 2009 (oltre il 5% il
guadagno nelle ultime due sedute).
I mercati azionari alla fine sono combattuti tra i timori per gli effetti della cosiddetta Brexit (secondo gli economisti di Nomura,
Hong Kong e Singapore saranno le economie dell’Asia a essere più colpite e per l’ex colonia britannica in Cina il rischio
recessione è più che un’ipotesi) e speranze di nuovi interventi di stimolo da parte delle autorità. Tale ipotesi è stata ventilata sia
da Pechino che da Tokyo, anche se un intervento unilaterale sullo yen appare difficilmente percorribile. Il risultato è stato
appunto un crollo iniziale per Tokyo, segnato da un recupero che però si è indebolito proprio in chiusura. Alla fine il Nikkei 225
ha limitato allo 0,09% il suo progresso (e addirittura l’indice più ampio Topix si è deprezzato dello 0,09%). Decisamente migliore
la performance di Seoul: il Kospi ha infatti guadagnato lo 0,49% dopo che il governo ha anticipato un pacchetto di stimolo da
20.000 miliardi di won (15,4 miliardi di euro), ma ha anche rivisto dal 3,1% al 2,8% la stima di crescita del Pil quest’anno.
Come Tokyo, anche Shanghai si muove intorno alla parità. A circa un’ora dalla chiusura, infatti, Shanghai Composite e
Shanghai Shenzhen Csi 300 sono in declino ma solo marginale. In positivo invece di circa lo 0,70% è lo Shenzhen Composite.
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Decisa, invece, la flessione di Hong Kong: l’Hang Seng perde circa lo 0,80% (peggiore la performance dell’Hang Seng China
Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China, in declino intorno all’1%). A
Sydney l’S&P/ASX 200 segna una flessione dello 0,66% in una seduta contrastata per i titoli finanziari e con le perdite più nette
segnate invece dai titoli petroliferi.
PREAPERTURA ITALIA/EUROPA
Future sugli indici azionari europei in rialzo questa mattina: Eurostoxx 50 +1,8%, DAX +1,6%, CAC 40 +1,9%, FTSE 100 +1,3%.
Le chiusure dei principali indici europei nella seduta precedente: Eurostoxx 50 -2,83%, Francoforte (DAX) -3,02%, Parigi (CAC
40) -2,97%, Londra (FTSE 100) -2,55%, Milano (FTSE Mib) -3,94%.
Future sugli indici azionari americani in rialzo rispetto a ieri, Nasdaq e S&P500 guadagnano 1 punto percentuale circa. Le
chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 -1,81%, Nasdaq Composite -2,41%, Dow Jones Industrial -1,50%.
Tokyo poco oltre la parità, l'indice Nikkei 225 chiude in rialzo dello 0,09%. Borse asiatiche contrastate: l'indice CSI 300 di
Shanghai e Shenzhen al momento segna -0,3% circa, l'indice Hang Seng di Hong Kong è invece in ribasso dello 0,8%. Positiva
Seoul che ha chiuso in progresso dello 0,49%.
L'Euro accenna un marginale recupero contro dollaro mantenendosi comunuque al di sotto di quota 1,11. In questo momento il
cambio Eur/Usd si attesta nei dintorni di 1,1055. Resta debole la Sterlina che si muove in area 0,83 contro Euro, non molto
distante dai massimi di ieri. Contro la valuta statunitense invece il cambio si conferma sotto 1,34 dopo aver fatto registrare
nuovi minimi da oltre 30 anni, i prezzi si muovono attualmente attorno a quota 1,33.
Future obbligazionari eurozona stabili in questo momento. Il future sul Bund segna 166,67 punti contro i 166,27 alle 17:30 della
seduta precedente ed i 166,69 della chiusura alle 22:00.
Prezzi del Petrolio in rialzo rispetto alla chiusura di ieri. Il future sul Brent si muove attorno ai 47,85 $/barile, quello sul WTI a
47,1 $/barile.
Quotazioni dell'Oro ancora ben sostenute oltre la soglia dei 1300 $/Oncia. Il metallo giallo, comunque, arretra rispetto ai
massimi di ieri portandosi a 1316,8 $/Oncia, ancora distante dal picco di venerdì a quota 1358 $/Oncia.
DATI MACRO ATTESI
Martedì 28 giugno
08:00 EUR Indice dei prezzi all'Importazione tedesco (Mag);
08:45 EUR Indice della fiducia dei consumatori francesi (Giu);
09:00 EUR Vendite al dettaglio in Spagna (Annuale) (Mag);
10:00 EUR Livello di fiducia delle aziende italiane (Giu);
10:00 EUR Indice della fiducia dei consumatori italiani (Giu);
11:10 EUR Asta di BOT italiani con scadenza a 6 mesi;
14:30 USD PIL (Trimestrale) (1° trim.);
14:30 USD Indice dei prezzi PIL (Trimestrale) (1° trim.);
14:30 USD Indice dei prezzi per spese personali (1° trim.);
14:30 USD Spesa per consumi reali (1° trim.);
16:00 USD Indice manifatturiero della FED di Richmond (Giu);
17:30 USD Asta Buoni del Tesoro, con scadenza a 4 settimane.
HEADLINES
Come promesso dopo il voto sulla Brexit S&P toglie la tripla A alla Gran Bretagna
Standard & Poor’s (S&P) non ha atteso a lungo. L’agenzia di rating venerdì aveva confermato che, alla luce della vittoria dei
sostenitori della Brexit al referendum di giovedì, la Gran Bretagna verosimilmente avrebbe perso il suo rating in tripla A e lunedì
in serata il declassamento è arrivato: il giudizio sul credito sovrano britannico è infatti stato peggiorato di due tacche ad AA.
Moritz Kraemer, chief ratings officer di S&P, aveva spiegato in precedenza al Financial Times di attendersi che i rischi politici,
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finanziari ed economici legati all’esito del voto avrebbero portato a un downgrade di Londa nel breve periodo. “Pensiamo che il
rating AAA sia insostenibile, date le circostanze”, aveva concluso Kraemer. L’agenzia di rating aveva confermato a inizio
maggio la tripla A della Gran Bretagna mantenendone però anche l’outlook negativo in relazione proprio al referendum. In
occasione del downgrade S&P ha aggiunto tra le motivazioni l’emergere di questioni costituzionali derivanti dal fatto che la
maggioranza degli elettori in Scozia e Irlanda del Nord abbiano optato per restare nella Ue.
Gran Bretagna: dopo S&P anche Fitch peggiora il rating e taglia l’outlook 2016
A poche ore dal downgrade di Standard & Poor’s (S&P), che ha tagliato di due tacche ad AA il giudizio sul credito sovrano
britannico, anche Fitch Ratings lo ha peggiorato. “L’incertezza successiva all’esito del referendum indurrà un brusco
rallentamento della crescita del Pil nel breve, mentre le aziende rinvieranno gli investimenti e valuteranno le modifiche al quadro
giuridico e normativo”, ha spiegato Fitch riducendo da AA+ ad AA il rating di Londra. L’agenzia di rating ha anche rivisto
dall’1,9% all’1,6% la stima di crescita del Pil della Gran Bretagna quest’anno.
Per Nomura la Brexit spingerà Hong Kong in recessione
Hong Kong e Singapore saranno le economie dell’Asia a essere più colpite dagli effetti della Brexit e per l’ex colonia britannica
in Cina il rischio recessione è più che un’ipotesi. Rob Subbaraman, chief economist e capo di global markets research per l’Asia
(Giappone escluso) di Nomura, ha sottolineato che l’outlook sulla crescita del Pil di Hong Kong è stato tagliato dallo 0,8% al 0,2% mentre quello di Singapore è stato rivisto dall’1,8% all’1,1% precedentemente stimato. Nomura ha comunque peggiorato
le stime per gran parte delle economie dell’Asia, prevedendo una pioggia di tagli dei tassi d’interesse da parte delle Banche
centrali della regione con l’eccezione di quella delle Filippine.
Dieselgate: con le sanzioni sale a 15 mld $ il costo per Volkswagen in Usa
Secondo fonti citate da Reuters, potrebbe arrivare in giornata l’annuncio del patteggiamento di Volkswagen per chiudere il
contenzioso con i clienti Usa vittime dello scandalo per la manipolazione dei test sulle emissioni dei suoi motori diesel (il
cosiddetto Dieselgate). L’ammontare destinato al risarcimento dei soli clienti (circa 500.000 in totale) è di 10,3 miliardi di dollari,
ma la cifra finale potrebbe essere più bassa nel caso molti di loro optino per la riparazione piuttosto che per il riacquisto della
vettura da parte del colosso tedesco. D'altra parte il totale potrebbe invece aumentare nel caso non venissero rispettate
determinate tempistiche. In aggiunta Volkswagen dovrebbe pagare 2,7 miliardi di dollari in sanzioni a U.S. Environmental
Protection Agency e California Air Resources Board e destinare 2 miliardi in investimenti su tecnologie a emissioni “pulite”. Il
gruppo tedesco dovrebbe anche annunciare patteggiamenti con singoli Stati Usa, compreso New York, per circa 400 milioni di
dollari. Volkswagen aveva chiuso con un crollo del 6,03% la seduta di lunedì a Francoforte, contro il declino del 3,02% del Dax..
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