Il viaggio verso Eilgivarem

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Il viaggio verso Eilgivarem
IL VIAGGIO VERSO EILGIVAREM
La strada verso casa le sembrava più lunga del solito, forse perché le ultime ore
trascorse nella completa oscurità della Chiesa di Thistle le avevano prosciugato tutte le
forze. Quando arrivò a casa, Angus, il padre, la stava aspettando. «Hai avuto difficoltà?
Ci hai messo più tempo del previsto! Spero che nessuno ti abbia visto!». Iris conosceva a
memoria queste parole, la fiducia tra i due era ormai chiusa da anni in un angolo del
cuore. «Ecco, tieni, la tua Sacra Bibbia del 1203!». Andò a letto furibonda, era stanca e
nauseata dalla sua vita, stanca di obbedire agli ordini del padre, ma soprattutto di rubare.
Quella stessa notte prese una decisione: sarebbe fuggita di casa. La sua meta era
Eilgivarem.
All’alba si svegliò, mangiò in silenzio, e diede il via al suo viaggio. Camminò lungo le rive
del fiume Tiriana, finché non arrivò a Rocca Ululo. Iris avanzò cautamente, ma
un’enorme zampa pelosa le si posò sulla spalla. Il cuore iniziò a battere forte, ma restò
ferma: «E’ proibito stare qui! Quindi, o smammi o farai da pasto al mio branco!».
Iris trattenne il fiato, e, inaspettatamente, scoppiò a ridere. «Sei davvero un simpaticone,
lupo, ma credimi, avrai possenti zampe, artigli affilati, ma senza denti sei poco
credibile!». Sorpreso dalla reazione della ragazza, il lupo si accovacciò e raccontò che
era senza denti sin da quando era cucciolo e che i genitori, per la vergogna, lo avevano
abbandonato.
Iris si pentì della sua reazione divertita, si scusò e invitò il lupo a unirsi a lei.
All’alba iniziarono a scalare il Monte Yukra, uno dei luoghi più suggestivi della Terra. Il
viaggio proseguì sempre più a rilento, quando, a un tratto, un gigantesco drago argentato
ruppe il silenzio, catturò Iris e la trascinò via. «Lasciami andare, bestiaccia!».
Dopo pochi minuti, il drago atterrò in un piazzale circondato da colonne di stalattiti. Iris
era terrorizzata e certa che sarebbe stata sbranata in pochi istanti. Quand’ecco che, da
una colonna, sbucò un omino dall’aria bizzarra: «Sono il re Yukra, padrone di questa
montagna. Che cosa ci fa una ragazza appesa alle pendici del mio Monte?».
Iris raccontò del suo viaggio e narrò dell’incontro con il suo compagno, della loro meta e
che era stato abbandonato su quelle pericolose pendici a causa di quel drago.
«Devo raggiungere il mio amico.» Iris si accorse solo in quell’istante di avere utilizzato
quella parola, una parola che non pronunciava più da molto tempo. Tutto intorno a sé era
gigantesco: le colonne, le arcate… Al contrario, le piastrelle, i quadri, i tavoli avevano
dimensioni minuscole. Tutto era eccessivo, tutto era strano, ma nell’insieme tutto era in
perfetto equilibrio.
Raggiunsero una terrazza cosparsa di orchidee; petali di rosa scendevano dal cielo
come leggeri fiocchi di neve. Iris era incantata da quello che vedeva, non trovava le
parole per descrivere tale bellezza.
«Vedi, da quassù posso controllare quello che succede in tutto il regno – le rivelò re
Yukra - Ho seguito la tua storia sin da quando hai fatto il tuo primo furto: si trattava di una
bambola di pezza e l’hai rubata alla tua prima e unica amica. Da allora, il tuo cuore si è
chiuso, a causa di tuo padre, ma ora hai iniziato a utilizzare la testa e hai smesso di
seguire quegli ordini sbagliati che non hai mai sentito tuoi».
Iris non capiva quale fosse il nocciolo del discorso, ma poco le importava. Lei aveva
come unico pensiero la vita di Lupo.
«E così volevate raggiungere Eilgivarem? Quel luogo… - continuò Yukra indicando con
l’indice il cuore della ragazza - te lo stai portando proprio qui, nel tuo cuore. Eilgivarem è
un modo di essere, è la Meraviglia, lo stupore, la bellezza. Significa vivere avventure,
belle o brutte, con qualcuno al tuo fianco che possa aiutarti e volerti bene».
«Wof wof… Dannazione! Che salita ho dovuto fare!».
Iris si voltò immediatamente: vide il suo amico Lupo arrampicato al cornicione della
terrazza. Gli corse incontro e, senza dire niente, lo abbracciò.
Virginia Colombo
II B