65 - I presupposti del Piano Giallo e le ragioni per le
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65 - I presupposti del Piano Giallo e le ragioni per le
La guerra insomma era tutto quello che non si capiva. Louis-Ferdinand Céline –Viaggio al termine della notte 1 I presupposti del Piano Giallo e le ragioni per le quali si arrivò a formularlo in quel modo erano che i francesi e i loro alleati inglesi si sarebbero schierati vicino al confine col Belgio, pronti a intervenire avanzando appena la Germania iniziasse ad attraversarlo per raggiungere il territorio francese. Il nostro colpo di falce mirava quindi ad aggirarli da sud, passando per le Ardenne, in modo da separare le loro armate del Nord dal resto della Francia. Ma mentre si stava completando il nostro schieramento a fine Aprile, il nostro Stato Maggiore si accorse che qualcosa non andava. Stavamo infatti osservando una enorme concentrazione di divisioni, almeno 70, sulla linea Maginot, ben superiore al numero necessario a scopo difensivi. Venne subito organizzata una massiccia ricognizione aerea per valutare meglio la situazione. Quello che risultò fu sorprendente e si aprirono nuove possibilità. Le forze nemiche nel nord sembravano non particolarmente Ricognizione aerea schieramento alleato numerose e la strada per Parigi poco presidiata. Cominciò allora un febbrile lavoro di revisione del piano che, pur mantenendo fede ai sui concetti di base, lo modificò sostanzialmente nel suo sviluppo. Hitler, nel frattempo, si trasferì nel Quartier Generale che si era fatto costruire a Munstereifel, 40 km a sud di Bonn, per seguire da vicino le operazioni. Lo chiamò Felsennest2 e da li contribuì in modo significativo alla messa a punto degli ultimi dettagli Passeggiata fuori dal bunker del piano.3 Hitler e Rundstedt a Felsennest Il piano definitivo fu pronto i primi giorni di maggio e le unità vennero velocemente rischierate. Studio di Hitler a Felsennest 1 “Piano Giallo”. Era anche chiamato “Sichelschnitt” (Colpo di falce) “Nido nella roccia” 3 La storia la conoscete meglio di me. Fu effettivamente seguito il Piano Manstein, anche se con fatali titubanze che impedirono la distruzione della sacca di Dunkerque. Nel gioco, date le penalità al movimento su terreno boschivo, è impossibile riprodurre quella situazione e ho quindi optato per una più logica direttrice dell’avanzata. 2 - 65 - I cambiamenti più significativi furono due: il primo riguardò la decisione di non attaccare l’Olanda, almeno per il momento, in quanto il massimo sforzo doveva essere concentrato nella veloce avanzata verso ovest e sudovest. Il secondo con la direttrice delle divisioni corazzate che non sarebbe più passata a sud di Liegi, nelle Ardenne, ma a nord passando per la provincia di Namur, pianeggiante e poco difesa. Heeresgruppe C – von Leeb Schierato tra le province di Freiburg, Stuttgart e Saarbrucken. Comprendeva 54 divisioni di fanteria di cui 7 slovacche. Inizialmente avrebbe avuto solo compiti difensivi Hereegruppe A-von Rundstedt Doveva attaccare il Lussemburgo e occupare Arlon. Comprendeva 32 divisioni, di cui 3 alpine, che, oltre a distruggere la sacca di Bastogne/Liegi dovevano rimanere sulla difensiva e supportare Kleist. Al verificarsi di condizioni favorevoli, avrebbe poi attaccato a Metz. Heeresgruppe B – von Reichenau Doveva puntare direttamente verso Brussels attaccandola. Una volta conquistata la capitale, doveva occupare anche Mons. Creata la sacca, in combinazione con la SS.Pzarmee, sarebbe iniziato l’attacco per la distruzione della stessa. Comprendeva 14 divisioni di cui 6 marines. Rimanevano a disposizione delle diverse aree operative 2 divisioni di paracadutisti - 66 - Le forze corazzate vennero suddivise in 3 gruppi di armate: PANZERGRUPPE “Kleist” II. Panzerarmee Von Kleist 1 HQ 2 Armored 1 Fant.Motorizzata I. Armeekorps VI. Armeekorps VI. Panzerarmee Wietersheim Brauchitsch Hopner-Model 3 Div.Fanteria 3 Div.fanteria/art 2 Armored Div. 1 Fant.Mororizzata V.Panzerarmee XXX. Armeekorps Mackensen-von Arnim von Witzleben Eicke 3 Fant.Motorizzata 2 Armored div. 1 Fant.Mororizzata Il compito assegnato al Pz.Gruppe Kleist era principalmente di conquistare Reims dove ci si attendeva sia una forte resistenza nemica, che vigorosi contrattacchi anche per la probabile presenza di mezzi corazzati avversari. Avrebbe poi dovuto dare supporto al Pz.Gruppe Bock nella sua avanzata verso Parigi o attaccare Chaumont per intrappolare il grosso dell’armata francese nella seconda fase della campagna. PANZERGRUPPE “Bock” XXV.Armeekorps Von Bock 1 HQ 3 Div. Cavalleria XIX. Armeekorps III.Panzerarmee Blaskowitz Guderian 3 Div.Fanteria/eng 2 Armored Div. 1 Fant.Mororizzata IV. Panzerarmee Rommel von Manstein von Schweppenburg 2 Armored Div. 1 Fant.Mororizzata I.Panzerarmee Hoth Dietrich 2 Armored Div. 1 Fant.Motorizzata Una volta raggiunta Valenciennes, doveva dividersi in 3 armate con Guderian diretto a Compeigne e la I.Panzearmee che aggirava Parigi da Nord. Appena fosse sopraggiunta la fanteria sarebbe scattato l‟attacco concentrico su Parigi. Una volta conquistata la capitale, il Pz.gruppe doveva dirigersi a sud in direzione di Auxerre e Dijon. La I. Panzerarmee doveva però continuare verso ovest, lungo la manica eliminando centri di resistenza nemici. I. SS-PANZERARMEE 2. SS-Pz.Division “Das Reich” Paul Hausser 3. SS-Pz.Division “Totenkopf” Felix Steiner 20. Div.Fanteria Motorizzata Guy Sajer Il nostro compito era di aggirare le forze nemiche nelle Fiandre e conquistare Lille e Calais. Da li saremmo partiti all‟attacco per distruggere i resti delle armate alleate del nord, presumibilmente a Dunkerque o Ghent dove sarebbero state spinte dall‟avanzata del Heeresgruppe B e dal nostro movimento. - 67 - “Signore dai forza al mio nemico e fallo vivere a lungo, affinché possa assistere al mio trionfo” Napoleone 4 Se eravamo riusciti a preparare una poderosa macchina bellica che ci rendeva ottimisti e determinati per il compito che ci attendeva, nondimeno sapevamo di aver di fronte una potente armata. Il Belgio poteva contare, se completamente mobilitate, su 22 divisioni e 600.000 uomini. Ritenevamo che comunque fossero solo una decina quelle altamente addestrate che potevano rappresentare per noi un ostacolo. L‟aviazione era quasi inesistente e possedevano un esiguo Carro belga T15 numero di carri armati , poco più duecento, di cui i migliori T15 erano armati solo di mitragliatrice da 13,2 mm. I restanti T13 erano considerati caccia T13 carri e montavano un cannone da 47mm. Il BEF (British Expeditionary Force), che sapevamo l‟Inghilterra aveva inviato in Francia, ritenevamo consistesse in 10 divisioni di fanteria, 1 brigata corazzata e circa 500 aerei della RAF. Era comandato da Lord Gort e sapevamo trattarsi di truppe addestrate e combattive. I loro carri principali erano i Cruiser MKII, armati con un cannone di 40 Lord Gort al suo HQ mm., e gli MK I MatildaI, armati solo di un mitragliatrice da 50 inch. Entrambi erano molto lenti, concepiti per essere Cruiser MKII mezzi di appoggio alla fanteria. MK I MatildaI Era quindi l‟esercito francese il formidabile nemico che dovevamo sconfiggere. Forte di c.a 120 divisioni, ormai completamente mobilitate, era considerato, il più forte esercito del mondo. I suoi carri Somua S-35 erano ottimi e possedevano un cannone da 47 mm, il migliore che fosse montato su un corazzato. Non ne avevano moltissimi, circa 500, ma potevano rappresentare un duro avversario. Somua S-35 4 Naturalmente questi dati sono quelli reali e non del gioco. - 68 - D‟altronde possedevano anche un carro pesante che era un vero mostro, il Char B1bis che montava addirittura un pezzo da 75 mm e anche di quelli ne possedevano circa Char B1-bis R35 400. Il resto delle forze corazzate francesi era costituito principalmente dai carri leggeri Renault R35 e Hotchkiss H 35 che montavano un cannone corto da 37mm. Di questi carri leggeri ne avevano in dotazione circa 2000. H 35 L‟esercito francese era comandato dal generale Gamelin, molto legato a vecchie concezioni strategiche e molto sicuro della protezione data dalla Maginot. Questa mentalità ci sarebbe stata molto di aiuto. L‟altra cosa sulla quale contavamo molto era che in Francia si continuava, ancora in quei primi giorni di maggio, a pubblicare vignette satiriche sul Fuhrer riguardanti la sua fantomatica, secondo i francesi, potenza militare. Presto si sarebbero resi conto di cosa si stava abbattendo su di loro. Un forte principale della Maginot - 69 - “E’ la giornata del destino, dovuta a una forza superiore all’uomo.” Victor Hugo Alla fine della prima guerra mondiale, l‟importanza della ricognizione aerea era stata alla fine riconosciuta. La maggior parte degli aviatori caduti in quella guerra erano stati abbattuti perché il Comando Supremo britannico aveva deciso che i piloti stessero attenti ai concentramenti di uomini e materiali ai terminali ferroviari. Se gli aviatori alleati avessero mostrato la stessa curiosità sugli schieramenti tedeschi in quei primi giorni di maggio, avrebbero visto i gruppi corazzati di Kleist, Hausser e Bock allineate in un ingorgo di traffico che si stendeva per oltre 160 km dietro la frontiera. Alle 21 del 9 maggio 1940, la parola d‟ordine “Danzig” venne trasmessa a tutti i reparti sul fronte che andava dal mare del nord alle alpi franco-svizzere. In quel momento stavo cenando con Hausser al suo quartier generale. Ci guardammo qualche momento negli occhi senza parlare, poi mi alzai per raggiungere la divisione. Il mio comandante mi fermò con un gesto e si avvicinò. Mi tese la mano e mi disse semplicemente”Buona fortuna”. Tornato ai miei reparti trovai ad attendermi il mio stato maggiore. Tenemmo una breve riunione per accertarci che tutti i reparti fossero pronti. Poi mi diressi verso la Mosa che avremmo dovuto attraversare tra qualche ora. Mi fermai a guardare le luci della cittadina belga di Maastricht attraversata dal fiume. Era una notte molto chiara e riuscii anche a intravedere, sulla sinistra l‟imponente costruzione del forte Eben Emael, che avevamo l‟ordine di non attardarci a conquistarlo, ma i cui cannoni puntati sulla strada che dovevamo seguire verso ovest, mi preoccupavano. Chiesi al mio attendente una sigaretta e mi venne da ridere pensando al medico che mi convinse alcuni mesi prima di smettere perché il fumo può far male. Decisi comunque di non fumarla; se l‟avessi fatto così vicino alla zona delle operazioni avrei contravvenuto a una regola per la quale non avrei esitato a mandare uno dei uomini davanti alla corte marziale. Ma soprattutto perché avevo un desiderio: di fumarmela da li a qualche giorno sul mare, a Calais. Ritornai verso i miei acquartieramenti e tentai di dormire qualche ora. Chi sicuramente dormì poco quella notte furono gli ambasciatori di Belgio e Lussemburgo a Berlino, i quali, prelevati nel cuore della notte, si sentirono comunicare dai funzionari di von Ribbentrop che i loro paesi erano in guerra col Reich. Anche Mussolini e Ciano ricevettero prima dell‟alba a villa Torlonia, la visita dell‟ambasciatore tedesco von Macknesen, il quale disse loro frettolosamente che nuove azioni militari stavano per iniziare. Gli fu chiesto contro chi e quando. La risposta, “contro Belgio Lussemburgo e Francia tra meno di trentacinque minuti”, fece esplodere il conte Ciano che ricoprì di insulti il suo collega tedesco. Mussolini riuscì a rimanere cortese. Alle 4 di mattina del 10 Aprile 1940 sentimmo in lontananza il rombo dei quadrimotori che annunciavano l‟arrivo dei bombardieri, ma fu subito coperto da quello delle nostre artiglierie che aprivano il fuoco Alle 04:15 i battaglioni d‟assalto avevano occupato i ponti sulla Mosa e sul vicino canale Alberto e l‟enorme ingorgo di carri,automezzi, cavalli e uomini cominciò a muoversi. Avevamo notizie di 3 divisioni belghe presenti nella provincia di Antwerp ma ritenevamo che non fossero in grado di causarci alcun rallentamento. - 70 - Eben Emael dopo la battaglia La strada assegnata alla mia divisione per l‟avanzata costeggiava proprio il forte Eben Emael. Lo raggiungemmo alle prime luci dell‟alba e le staffette avanzate mi riferirono che era già stato conquistato dai nostri paracadutisti-pionieri. L‟operazione, altamente spettacolare, dimostrò il grado di preparazione delle truppe di Student, che, con precisione assoluta avevano fatto atterrare gli alianti sul tetto del forte. Poi, velocissimi, entrarono in azione coi lanciafiamme e cariche cave. I belgi terrorizzati, accecati dal fumo e assordati dal rumore delle esplosioni alzarono bandiera bianca e solo una volta usciti si accorsero che erano stati catturati da 85 paracadutisti. Dentro al forte erano 750. Gli eroi di Eben Emael Lanciafiamme in azione a Eben Emael A metà mattina, le divisioni belghe di Antwerp erano già in rotta e avevamo conseguito il controllo della provincia. L‟avanzata continuò e alla sera, mentre i marines erano già impegnati in combattimento presso Brussels, la mia velocissima divisione motorizzata e quella di von Schweppenburg erano in vista della provincia di Valenciennes ed entrarono in contatto con la linea difensiva anglo-francese della I.Armata. Anche le punte avanzate del Pzgruppe Kleist avevano iniziato il loro movimento verso Reims e combattevano per penetrare nella provincia. Tutta la notte trascorse con un combattimento a distanza tra artiglierie e mitragliatrici pesanti Situazione alba 11-5 mentre ci raggiungevamo i primi panzer che si predisposero per l‟assalto. Al mattino partimmo all‟attacco e le difese di Valenciennes vennero travolte immediatamente. Dilagammo nella provincia, spezzando il contatto tra le armate francesi a sud e a nord. Alle 14 occupai un posto di comando nemico e un generale, sbalordito, mi chiese cosa diavolo ci facevamo li. Le sue ultime informazioni davano i tedeschi 150 km a est in ripiegamento sotto l‟attacco dell‟armata di Valenciennes5. I primi scontri coi francesi 5 Fatto realmente accaduto anche se in un'altra località. - 71 - Intanto il Lussemburgo era stato completamente occupato e ne venne decretata l‟annessione al Reich. Le prime truppe si trovarono sotto il poderoso attacco delle armate di Metz e Strasbourg ma i rinforzi arrivarono presto e il nemico sospese l‟attacco. Nel frattempo, nel mio largo movimento aggirante, ero penetrato nel territorio di Amiens dove fui Entriamo in Lussemburgo subito attaccato. I combattimenti si protrassero sino al mattino del giorno dopo, 12 Maggio, e furono scontri molto duri; l‟arrivo dei panzer di Hausser Il battaglione d’assalto contrattacca ad Amiens Amiens dopo la battaglia fece ritirare il nemico verso Parigi. Ma era chiaro che quel giorno si stava registrando la demoralizzazione generale dell‟esercito francese e anche l‟armata che difendeva Reims gettò le armi e si diede alla fuga. Io ripresi la mia avanzata puntando verso nord e a alle 15 del giorno 12 l‟avanguardia della mia divisione raggiunse le coste della Manica. Intanto la “Das Reich” e la “Totenkopf”avevano iniziato l‟attacco a Lille ma non potei dar loro supporto in quanto i miei uomini erano stremati dai combattimenti della notte precedente. - 72 - Molto più a est, Brussels, nonostante i progressi dell‟Heeresgruppe B, continuava a resistere e anche il Pzgruppe Kleist era coinvolto in una grande battaglia con le armate francesi che provenivano da sud, in un disperato tentativo di ricreare contatto coi loro commilitoni. Attacco francese a Reims Il contrattacco di Kleist Fanteria all’assalto di Sedan Attraversamento della Senna All‟alba del 13 maggio, con le nostre divisioni che la circondavano da 4 lati, Parigi fu dichiarata città aperta e 2 divisioni francesi si ritirano. Ma in città restò una divisione del BEF e alle 11 von Bock ordinò l‟attacco. Le colonne di Guderian avanzano (notare la grande G segnata sui mezzi). - 73 - Gli scontri proseguirono per tutta al giornata del 13 maggio in ogni area del fronte, se ancora di fronte si poteva parlare, specialmente al nord, e alla sera rimetto in movimento la divisione per unirmi ad Hausser e Steiner nell‟attacco a Lille. Appena presi contatto col nemico ebbi la sorpresa di ritrovarmi davanti una vecchia conoscenza; il primo reparto nemico che affrontammo era un battaglione di polacchi, che, riusciti a sfuggire alla cattura, stavano combattendo sotto la bandiera inglese. Poco dopo ricevetti un ordine perentorio dal mio comando, in risposta a un rapporto appena inviato, dove mi veniva richiesto di combatterli con „estrema durezza‟. L‟ordine Soldati polacchi col gen. Sikorsky, era apparentemente ambiguo ma il caso volle che non ebbi la necessità capo del governo polacco in esilio di doverlo interpretare, in quanto caddero quasi tutti valorosamente con le armi in pugno. I superstiti fuggirono verso Mons e non ne seppi più nulla. Lille era difesa anche da forze belghe, francesi e britanniche e tutta la notte, nonostante significativi progressi, non riuscimmo a sfondare le loro difese. All‟alba ripartimmo all‟assalto e la battaglia divenne ancora più cruenta. Il nemico possedeva molti pezzi anticarro e qualche tank leggero e visto che alle spalle aveva o il mare o le divisioni tedesche dell‟Heeresgruppe B, si difese sino all‟ultima cartuccia. Nel settore dove operava la Totenkopf si registrò anche un contrattacco e la divisione perse alcuni carri e dei reparti, non ancora adeguatamente addestrati, si diedero alla fuga6. Ma l‟uragano di ferro che la Das Reich scatenò contro il nemico lo travolse e la sera del 14 i superstiti cominciarono a ritirarsi verso Gent. PzkwII distrutto Il crollo dell’armata anglo francese a Lille Regalo da parte delle SS-Attenti alla testa! 6 Più o meno in quell’area la Totenkopf subì effettivamente un’ umiliante sconfitta da parte di tank britannici che non si tramutò in rotta solo per l’intervento dei panzer di Rommel. Fu l’unico reggimento (allora era tale) tedesco a coprirsi di disonore durante la campagna di Francia, anche se i suoi comandanti cercarono di agire per il meglio. - 74 - “Parigi, una parte necessaria dell’educazione di un uomo” Ernest Hemingway Al mattino dello stesso giorno, a Parigi, gli abitanti uscirono di casa molto presto per cercare di avere notizie su cosa stava succedendo. I cannoni che avevano tuonato tutta notte in lontananza ora tacevano e non si vedevano più uniformi militari in giro dal giorno prima, quando la città venne dichiarata aperta. Nei caffè dei boulevard si leggevano giornali che riportavano notizie di scontri che erano ormai terminati da tempo, carte geografiche che segnavano un fronte mai esistito e la dislocazione di divisioni tedesche almeno 200km più a est di dove fossimo in realtà. Qualcuno parlava di una divisione britannica che tentava di fermare i tedeschi a nordest ma molti non dettero peso all‟ipotesi che la Wehrmacht fosse così vicina. Non sapevano che gli inglesi si stavano ritirando sotto i colpi del “Pz.gruppe Bock “e lunghe colonne di uomini e mezzi di ogni genere con la svastica stavano per attraversare la città diretti a sud. Non ci furono parate quel giorno, la guerra era in pieno svolgimento, ma la bandiera del Reich venne issata su Parigi proprio quella mattina. Le uniche „distrazioni‟ che Bock si concesse furono la cavalleresca visita al sacello del Milite Ignoto e la sosta per vedere “Valerie”, il cannone tedesco catturato dai francesi durante il precedente conflitto. Seguì le disposizioni che gli aveva dato direttamente il Fuhrer e ordinò che venisse subito inviato in Germania. A distanza di pochissime ore, in un gioco assurdo del destino, anche la resistenza dell‟ armata belga di Brussels fu spezzata dall‟ennesimo attacco dell‟Heeresgruppe A che, conquistata la capitale, procedette direttamente verso Mons presidiata da alcune divisioni alleate. Assalto finale a Brussels - 75 - Il 14 Maggio, quindi, fu un grande giorno di gloria con la conquista delle due capitali nemiche. Fu però anche un momento di sbandamento e timore per la „III. Panzerarmee‟ di Guderian. Appena terminato lo scontro per Parigi, al quale Guderian partecipò disposto all‟ala sinistra dello schieramento tedesco, rimise in movimento l‟armata per congiungersi con le altre unità del Pz.gruppe Bock, con le quali avrebbe dovuto spingersi verso Auxerre.7 Improvvisamente un grossa armata nemica, che si era appena formata a Troyes, partì all‟attacco, con diversi mezzi corazzati britannici e francesi, del suo fianco sinistro. Nelle condizioni incontrate sino a quel momento non sarebbe stato un problema fermarli, ma si accorse incredulo che la sua fanteria ripiegava abbastanza disordinatamente in quanto i cannoni controcarro in dotazione erano assolutamente Batteria controcarro da 37mm Guderian a bordo del suo carro comando inefficaci contro un tipo di carri armati che non avevamo mai incontrato prima. Si stava infatti fronteggiando, per la prima volta, il nuovo carro britannico, il “Matilda II”, un mostro dotato di una corazza capace di respingere i colpi di qualsiasi arma controcarro Matilda II conosciuta sino a quel momento. Guderian lanciò allora i panzer al contrattacco facendoli manovrare in modo da accerchiare i lentissimi tank britannici. A quel punto ebbe una sorpresa ancora più amara, anche i colpi dei cannoni da 37 mm dei PzKw III 8si sgretolavano contro gli 8 cm di corazza dei Matilda che continuavano imperturbabili ad avanzare. 7 Lo scontro che descrivo è avvenuto realmente come sommariamente lo riporto, ma ad Arras, a nord e fu protagonista Rommel e non Guderian. Fu lo scontro nel quale la Totenkopf, aggregata alla Pz. Division di Rommel si comportò con codardia. 8 I tedeschi non avevano ancora molti cannoni da 50 mm montati sui PzK.III. Possedevano già diversi PzKw IV in Francia, che nel gioco non e’ ancora possibile avere, ma i loro primi cannoni da 75 erano a bassa velocità iniziale e poco adatti in uno scontro tra carri. - 76 - Mi raccontarono che furono contati 14 incavi su un Matilda senza che nessun colpo fosse riuscito a perforarlo Richiese immediatamente il supporto degli “Stuka” ma il cielo era ancora pieno di aerei nemici e il loro apporto fu scarsissimo.9 Allora ebbe un intuizione che modificò il corso della battaglia e anche le scelte sui nostri armamenti negli anni a venire. Se io fui il primo a usare i pezzi da 88 antiaerei contro dei Cannone AA da 88 usato come controcarro bunker, Guderian fu il primo a usarli come arma controcarro. Il successo fu completo ed entro sera i due comandanti dei battaglioni corazzati britannici erano stati uccisi. La battaglia sarebbe durata ancora per quasi tutto il giorno successivo ma ormai per le fanterie alleate attaccanti non c‟era speranza di poter sfondare. Effetto di un colpo da 88 su un Matilda Il giorno 15 stava continuando anche la grande battaglia nella provincia di Reims con una serie di attacchi e contrattacchi da ambo le marti ma il vantaggio strategico era saldamente dalla nostra parte. Alla sera l‟Heeresgruppe B occupa Mons e la nostra SS.Panzerarmee cominciò i preparativi per l‟assalto alla sacca che si era creata a Gent. Sia le nostre truppe che quelle di Reichenau erano stremate dalla veloce avanzata e dai combattimenti, quindi prevedemmo l‟attacco dopo almeno un giorno di riposo. Fu deciso di cominciare a racchiudere i belgi e i francesi rimasti intrappolati tra Bastogne e Liegie e il mattino del 16 iniziò l‟attacco a quest‟ultima provincia. Contemporaneamente l‟ Heeresgruppe A si mosse all‟attacco di Metz. L‟obiettivo immediato era di indebolire truppe che stavano contrattaccando a Reims, ma avevamo la fondata speranza di poter far breccia in quel punto della Maginot. I primi scontri rivelarono subito che sarebbe stata una battaglia molto dura ma i nostri progressi iniziali mostrarono quel sistema difensivo non era inespugnabile come pensavano i francesi. Assalto a un bunker della Maginot 9 In realtà il loro intervento fu determinante quanto o più degli ’88. - 77 - Chi non è pronto a morire per la sua fede non è degno di professarla B.Mussolini Con queste parole, il Duce del fascismo, Benito Mussolini, iniziò il suo discorso in piazza Venezia, quel mattino del 16 Maggio 1940, nel quale annunciava agli italiani e al mondo che l‟Italia entrava in guerra di fianco al Reich tedesco. Di fronte alle vittorie della Wehrmacth, decise che era giunto il momento di rompere gli indugi e costrinse l‟indeciso Re Vittorio Emanuele III a firmare la dichiarazione di guerra. Casa Savoia si mostrava molto perplessa riguardo all‟opportunità di tale mossa10, specialmente a causa della manifesta impreparazione di gran parte dell‟esercito. Dello stesso avviso erano pure molti esponenti di quello stesso regime e anche i nostri osservatori militari non ne avevano una buona impressione, specialmente della catena di comando italiana. Restò comunque il fatto che 70 divisioni avrebbero marciato al nostro fianco e una formidabile flotta si apprestava a cacciare la potente Royal Navy dal mediterraneo. Le reazioni americane alla notizia furono molto forti e Roosevelt parlò di “una spada affondata nella schiena dei vicini”. Hitler stesso fu molto sarcastico:”Hanno fretta di partecipare alla divisione delle spoglie”. 10 Sull’effettivo ruolo avuto dall’ambizioso piccolo re e dal suo entourage sulla decisione dell’entrata in guerra è tutto ancora avvolto da misteri e supposizioni, quindi diamo credito alle versioni più note. - 78 - L‟Italia iniziò immediatamente le operazioni militari venne attaccata la provincia di Grenoble da dove, i francesi, furono costretti a ritirarsi. Le truppe italiane iniziarono anche a penetrare in Tunisia mentre le loro flotte salpavano per prendere il controllo del mare. Reparti alpini attraversano la frontiera Moncenisio L‟Inghilterra rispose all‟ entrata in guerra dell‟Italia annettendo l‟Egitto. Lo steso giorno , l‟Urss, approfittando della confusione nella quale regnava l‟Europa, trasformava la sua „influenza‟ sulla Stati baltici in una vera e propria annessione, decretando la scomparsa di quelle nazioni. Alla sera di quel giorno denso di avvenimenti, la „I. Panzerarmee „di Hoth, occupò Brest. Il Reich aveva raggiunto l‟oceano Atlantico. Hoth cominciò subito a muoversi verso sud, lungo la costa, per catturare gli importanti porti e raggiungere Bordeaux. Durante la notte, i francesi si ritirano da Reims e dopo 5 giorni di durissimi scontri la provincia viene conquistata. Come già raccontato, dopo aver vinto la battaglia contro l‟armata alleata dispiegata nella zona, il Pz.gruppe Kleist non riuscì a prendere il controllo della provincia in quanto fu subito oggetto di un contrattacco da parte delle numerose divisioni provenienti da Chaumont, e supportate da Metz, che tentavano a loro volta di riprendere il controllo della provincia. L‟esito della battaglia però non fu mai in discussione. L‟esercito alleato impiegò forse le sue divisioni migliori, fatta eccezione per i tank che attaccarono Guderian, e quando si ritirò da Reims ne uscì stremato e con gran parte dei mezzi e materiali distrutti. Se c‟era ancora qualche dubbio sull‟esito della campagna di Francia, da quel momento decadde e ci rendemmo effettivamente conto di aver vinto. Una colonna di prigionieri incrocia i tedeschi in avanzata Colonne alleate distrutte - 79 - “Adoro l'odore del Napalm di mattina... ha il profumo della vittoria.” (Col. Kilgore) Apocalypse now Alle ore 07:00 del 17 maggio detti l‟ordine alla 20. Fant.motorizzata di avanzare lungo le spiagge di Dunkerque e Gent. Contemporaneamente la Das Reich e la Totenkopf facevano avanzare i panzer da Lille supportati dalle fanterie dell‟Heeresgruppe B provenienti da sud. La sacca di Gent stava per essere distrutta. Avevamo ricevuto informazioni che parlavano di un tentativo di evacuare via mare le divisioni che avevamo intrappolato e temevamo che la All‟inseguimento degli alleati nostra sosta forzata ci avesse fatto sfuggire la preda. Ma non fu così e iniziò lo scontro con i superstiti delle armate che avevano difeso lo schieramento alleato a nord. Quasi nello stesso momento iniziammo offensive in tutte le aeree dove gli alleati avevano ancora concentrazioni di forze. Dopo alcune ore di combattimenti, le 12 divisioni alleate nella sacca di Gent furono annientate e ben pochi furono coloro che riuscirono a salvarsi con le poche imbarcazioni rimaste intatte dopo i nostri bombardamenti del porto. L’attacco alle spiagge La disfatta del BEF Perquisizione di progionieri - 80 - “Il fiume è dentro di noi, il mare tutto intorno a noi.” (Thomas Stearns Eliot) Nel tardo pomeriggio del 17, la flotta di sottomarini di Donitz, che stava pattugliando il canale della Manica, venne intercettata da una flotta della Royal Navy e duramente colpita, riportando anche l‟affondamento di una squadra di U-Boot, e dovette riparare nel vicino porto di Brest in mano nostra. L‟Ammiraglio Raeder, comandante in capo della nostra flotta, decise che era giunto il momento di far salpare la Kriegsmarine e si imbarcò lui stesso sulla corazzata Bismark per comandare la flotta che salpò da Wilhelmshafen. Il Großadmiral Erich Raeder, fu un coraggioso combattente già durante il conflitto precedente nel quale prese parte a tutte le principali battaglie navali combattute dalla, allora, Kaiserliche Marine. In quel periodo si raccontava spesso dei furiosi alterchi che aveva con Goring, talmente viscerali che il Fuhrer evitava spesso di fare riunioni dove fossero presenti entrambi. La flotta prese il largo per dirigersi al largo delle coste di Dover e durante la navigazione incontrò una flottiglia di DD britannici che vennero affondati dai cannoni dell‟incrociatore Gneisenau. La notte e la mattina del 18 passarono senza nessun avvistamento di navi nemiche ma nel tardo pomeriggio una formazione della Home Fleet11 comparve all‟orizzonte e iniziò il primo vero scontro tra le due flotte. La Home Fleet in formazione dopo aver lasciato il porto 11 Home Fleet era il nome dato alle formazioni della Royal Navy che avevano il compito di difendere le coste inglesi. - 81 - La battaglia fu molto breve, i cannoni della nostre 2 corazzate puntarono entrambi sulla corazzata Revenge e la Bismark mise a segno il colpo definitivo facendo saltare la sala caldaie della nave nemica che affondò. La Bismark apre il fuoco Il resto della flotta nemica si sottrasse velocemente allo scontro e rientrò nel suo porto. HMS Revenge Ma poco dopo l‟alba del giorno dopo una nuova flotta britannica, uscita a caccia della Kriegsmarine, ingaggiò in combattimento le nostre navi e stavolta, pur rimanendo padroni della zona, anche le nostre navi uscirono con gravi danni e KMS Admiral Hipper due incrociatori pesanti, Admiral Hipper e Blucher dovettero rientrare a Wilhelmshafen in quanto non più in grado di combattere. Non ci fu nessun affondamento nonostante che molte navi della Royal Navy furono duramente colpite. Dopo qualche ora, la flotta inglese si ripresentò e ne seguì un altro breve scontro prima del loro ritiro, che si concluse con l‟affondamento di un DD nemico. La prima battaglia della Manica si concluse il giorno dopo quando gli inglesi organizzarono gran parte della Home Fleet e la diressero contro la nostra formazione. Una flotta di 25 navi con 2 portaerei venne ad affrontarci ed iniziò una grande battaglia. Noi però potemmo contare anche sul supporto di 9 bombardieri navali e anche quello scontro si risolse a nostro favore. Ma il prezzo fu alto per la nostra potente ma piccola flotta; l‟incrociatore leggero Nautilus, che faceva da schermo alle nostre corazzate, affondò sotto i colpi della corazzata King George, e quasi tutte le nostre navi ne uscirono con seri KMS Nautilus danni. Agli inglesi andò anche peggio poiché persero, oltre a una squadra di DD, l‟incrociatore pesante Devonshire. La Kriegsmarine fu quindi costretta ad abbandonare la zona ma rientrò a Wilhelmshafen coperta di gloria per aver sconfitto la Royal Navy in ben quattro scontri. HMS Devonshire - 82 - Nel frattempo, nelle nostre offensive terrestri, stavamo progredendo ovunque. Nella notte del 19, la nostra SS.Panzeramee raggiunse la zona di operazioni del Pzgruppe Bock che stava attaccando Troyes e si unì alla battaglia. Sempre quella notte il fronte alleato di Chaumont cedette di schianto e il Pzgruppe Kleist invase la provincia. L‟attacco alla Maginot nella zona di Metz stava avendo successo. I bunker venivano conquistati dai pionieri d‟assalto uno dopo l‟altro e il fronte nemico stava cedendo. Il pomeriggio del 20 tutto la linea di fortificazione nella provincia di Metz fu in mano nostra e potemmo entrare nella provincia che il nemico stava abbandonando in completa rotta. La Wehrmacht avanza verso Metz Il mattino successivo, l‟Inghilterra, in una disperata quanto inutile e teatrale mossa, fece sbarcare 2 divisioni a Caen che vennero immediatamente attaccati dalla divisione corazzata di Dietrich e da una divisione di marine che erano a presidiare la zona. Alla sera del 23 anche la provincia di Liegi cadde in mano nostra. - 83 - “La vittoria ha moltissimi padri, la sconfitta è orfana.” (John Keats) La mattina del 25 iniziò l‟attacco per la distruzione della sacca rimasta a Bastogne. A Troyes gli alleati erano ormai allo stremo e lo stesso pomeriggio si arresero esausti. Altre lunghe colonne di prigionieri cominciarono il loro faticoso viaggio verso la Germania mentre le nostre forze si organizzavano per assalire da tutti i lati le armate sopravissute nelle Francia orientale. Il pomeriggio del 27 cadde anche Bastogne e le divisioni sbarcate a Caen , trovandosi intrappolate anche dall‟arrivo di Hoth da sud, si arresero. Il giorno dopo, 28 Maggio, il Presidente francese Lebrun nominò primo Ministro il maresciallo Philippe Petain, eroe nazionale della precedente guerra e un simbolo per l‟intero paese. L‟anziano maresciallo già da tempo propugnava la necessità di un accordo di pace con noi e immediatamente, il suo primo atto, fu di chiedere l‟armistizio. Anche se di fatto venne accettato e firmato alcuni giorni dopo, come racconterò, entrò in vigore praticamente subito e il risultato fu la formazione dello stato di Vichy France nella Francia centrale e meridionale, oltre alle colonie, mentre noi avremmo mantenuto il controllo della restante parte, circa due terzi, del paese. Le provincie di Mulhouse, Strasbourg e Metz sarebbero ritornate definitivamente al Reich. Il giorno dopo anche Re Leopoldo del Belgio annunciò la capitolazione e il suo paese venne annesso al Reich. Ma la sua colonia, il Congo, si costituì stato indipendente e si schierò con gli alleati. - 84 - «O si è cristiano o si è tedesco. Essere tutti e due contemporaneamente è impossibile.» Adolf Hitler Alla notizia della resa del nostro odiato nemico, la Francia, il Fuhrer esplose di gioia e diede immediatamente disposizioni per allestire una cerimonia per la firma dell‟armistizio degna di tale evento. Volle partire immediatamente per Bruly-le-Peche, un villaggio non lontano dal Belgio, che aveva scelto come centro operativo durante il soggiorno che avrebbe effettuato in Francia. Il maltempo gli impedì di prendere l‟aereo ma fu lieto di percorrere il tragitto in automobile e rivedere i luoghi dove aveva combattuto nel 16° reggimento di fanteria bavarese. Lo accompagnavano Goering, Raeder (i quali erano a loro volta così felici che dimenticarono di litigare), Keitel e von Brautschisch. Durante il tragitto li raggiunse la notizia del proclama del gen. De Gaulle che invitava i francesi ad aderire alla Francia Libera e alla proclamazione stessa di quello Stato. Ma nulla poté, quel giorno, cambiare l‟umore di Hitler che si lasciò andare ai ricordi di gioventù. Una volta arrivati in territorio francese, il Fuhrer, visto che era ancora presto, decise di andare a visitare il luogo che lui stesso aveva scelto per la cerimonia della firma. Amante dei dettagli, volle assicurasi che la scenografia fosse come l‟aveva desiderata. Il posto era la radura del bosco di Compiègne, lo stesso luogo dove ventidue anni prima, venne imposta la capitolazione alla Germania. Aveva preteso che fosse sospinto nello stesso punto esatto, il vecchio vagone ferroviario che il maresciallo francese Foch usò per accogliere la delegazione tedesca. Volle che anche le bandiere fossero sistemate allo stesso modo e negli stessi punti. Solo che stavolta avrebbero avuto la croce uncinata. Tutto era perfetto, e se ne compiacque. Sostò a lungo davanti al monumento – un aquila trafitta da una spada- che i francesi avevano eretto per ricordare la vittoria sui tedeschi. I soldati l‟avevano ricoperto con la nostra bandiera ma lui la fece togliere per osservarlo meglio. Poi ordinò seccamente di distruggerlo. Lasciò invece intatta la statua del maresciallo Foch e, appurato che era tutto secondo i suoi desideri, ripartì col suo numeroso seguito verso il villaggio dove Il monumento alla vittoria del ’18. Verrà distrutto poco dopo avrebbe alloggiato. Passò la notte insieme agli esperti addetti alla stesura delle clausole dell‟armistizio e dormì pochissimo. Il giorno successivo, al momento della cerimonia della firma, salito sullo storico vagone ferroviario, sedette sulla poltrona che nel ‟18 fu occupata da Foch. Ascoltò da Keitel la lettura del preambolo dell‟armistizio: “Qui, oggi, cancelliamo la più atroce vergogna della storia tedesca”. Poi se ne andò senza aspettare la firma. Le delegazioni alla firma dell’armistizio - 85 - Il Fuhrer si fece portare in volo a Parigi dove si era dato appuntamento con Albert Speer, il suo architetto personale, insieme al quale stava studiando numerosi progetti per le grandi città del Reich. Insieme visitarono numerosi palazzi e monumenti discutendo di infiniti dettagli architettonici. In città si tenne anche una grandiosa parata organizzata dalla Wehrmacht, ma il Fuhrer vi assistette distratto, tutto preso dal suo interesse architettonico e artistico. Fece ritorno a Bruly-le-Peche insieme a Speer per poter continuare a conversare con lui dei suoi progetti sulla nuova Berlino e lo pregò di restare per andare a visitare insieme, nei giorni successivi, le vicine città di Laon e Lille. Fu nei pressi di Lille che una vecchietta lo vide passare su un auto scoperta e lo riconobbe. Iniziò a indicarlo e gridò: “Voilà le diable!, voilà le diable!”12 12 “il diavolo!, il diavolo!” - 86 - Il capitalismo è un'ingiusta ripartizione della ricchezza. Il comunismo è una giusta distribuzione della miseria. W.Churchill Nel frattempo gli Usa, preoccupati dell‟evolversi della situazione europea, accelerano i loro piani di difesa. Il 30 maggio decidiamo di distruggere completamente la Maginot, l‟odiato simbolo di una Francia nemica giurata del popolo tedesco e che non sarebbe mai più esistita. Il Fuhrer, terminata la sua „vacanza„ francese, si rimise al lavoro coi suoi collaboratori per esaminare alcune importanti situazioni che richiedevano delle immediate decisioni. La prima riguardò i territori della Danimarca da noi occupati. I danesi erano per noi un popolo fratello e desideravamo uno stato autonomo per quel paese in modo da non dovervi tenere una forza di occupazione. Fu quindi deciso di ricreare lo stato di Danimarca mettendovi a capo il dottor Fritz Clausen, il leader del locale partito nazionalsocialista, il Danmarks National-Socialistiske Arbejder Parti (DNSAP). C‟era poi la questione dell‟Olanda. Risparmiata dalla nostra “Blitzkrieg” in quanto sarebbe stata, in quel momento, un inutile diversione rispetto alle nostre direttrici d‟attacco, il regno d‟Olanda poteva rappresentare ora una minaccia. Troppo stretti erano i legami che la univano al Regno Unito, anche se non erano formalmente alleati, e non potevamo certo permettere che dai quei territori provenisse una controffensiva verso il cuore del Reich. Inoltre eravamo interessati a impadronirci dei porti e piste di atterraggio per le nostre operazioni contro l‟Inghilterra. Il Fuhrer diede quindi disposizioni per una veloce offensiva in quel paese. Le nostre divisioni iniziarono a circondarla da tutti il lati e anche la I.SS-Pzarmee si schierò per partecipare all‟invasione. Il mattino del 6 Giugno iniziò l‟attacco e 15 divisioni di cui 4 corazzate si mossero in un azione concentrica investendo le poche e male armate divisioni olandesi. Sapevamo che il terreno sul quale ci saremmo mossi non sarebbero state le pianure belghe e francesi ma una fitta serie di canali e ponti tutt‟altro che facili da superare. Per questa ragione impiegammo molte divisioni di marines e i paracadutisti che avrebbero dovuto assicurare che le vie di accesso verso Amsterdam cadessero subito in mano nostra intatte. Ma, a differenza delle altre campagne preparate con Lancio di paracadutisti a Rotterdam cura, in Olanda, attaccammo senza un piano dettagliato e troppo fiduciosi che, si sarebbe arresa dopo qualche combattimento necessario a salvare l‟onore. Non fu così e molti paracadutisti e truppe aviotrasportate incontrarono una feroce resistenza. Inoltre tanti aerei scaricarono gli uomini nei posti sbagliati poiché fu fatta confusione con la distribuzione delle mappe. Per fornire un esempio della supponenza con la quale iniziò la campagna, al 21° reggimento aviotrasportato venne dato l‟ordine di atterrare vicino ad Aia, occupare il ministero della guerra ed arrestare la famiglia reale. Il suo comandante, Walter Gericke, - 87 - pensando a tale regale compito, caricò sull‟aereo la sua uniforme di gala e, naturalmente, il cavallo.13 Per fermare le nostre divisioni, venne aperto il complesso sistema di dighe in modo da allagare molti territori e parecchi ponti vennero fatti saltare. Ma fu uno sforzo vano in quanto, alle carenze di pianificazione, Truppe aviotrasportate a Rotterdam sopperì la nostra efficienza logistica e l‟iniziativa dei comandanti tedeschi. Attraversammo gli acquitrini su canotti e pontili costruiti in pochissimi ore e la schiacciante superiorità tattica ebbe ragione delle difese olandesi. Le nostre divisioni presero presto contatto coi paracadutisti e dopo due giorni la provincia di Amsterdam era completamente circondata. La regina Guglielmina non volle arrendersi e all‟alba del 9 giugno attaccammo da tutti i lati la provincia. Alla sera i difensori di Amsterdam si arresero e la regina riuscì a fuggire a Londra all‟ultimo momento. Dopo due giorni annuncia la capitolazione del paese. Le Indie Orientali Olandesi entrarono nell‟alleanza con la Gran Bretagna mentre il regno d‟Olanda continuò formalmente ad esistere a Curacao, nei caraibi. L‟Inghilterra, ancora sotto shock per il tragico destino di gran parte del BEF, non fece nulla per aiutare l‟Olanda se non inviare i caccia a La Regina Guglielmina visita un rifugio ad Amsterdam disturbare i nostri bombardieri. Inoltre, la loro preoccupazione era di essere il prossimo obiettivo di una invasione. In quei giorni venne formata la “Home Guard”, una milizia che avrebbe avuto il compito di difendere il territorio nazionale dove l‟esercito regolare non si fosse dimostrato sufficiente. Vennero accettati numerosi volontari di tutte le età ed equipaggiati con materiali di seconda scelta rispetto alle truppe di prima linea, ma il loro paese contava molto sul loro spirito combattivo. Volontari della Home Guard Ma il secondo segnale inequivocabile che il Regno Unito non aveva intenzione di chieder la pace nonostante gli smacchi subiti fu, dopo una tempestosa seduta alla camera dei comuni nella quale Chamberlain diede le dimissioni, la nomina di Winston Churchill a primo ministro, nettamente ostile al Fuhrer e alla Germania. Il suo primo discorso fu molto esplicito: ci avrebbe combattuto ovunque e comunque. Winston Churchill con un mitra donato dagli americani 13 Fatto realmente accaduto ma non sono sicuro che fosse lui il comandante in questione. - 88 - “E’ un errore considerare puramente politico ciò che noi facciamo” A.Hitler 14 L‟altra, e importantissima, questione sulla quale il nostro Stato Maggiore si stava interrogando era proprio su come e dove effettuare la nostra prossima mossa. Tutto sembrava indicare che era il momento giusto per colpire l‟Inghilterra e l‟alleanza con l‟Italia ci aveva assicurato un aggressivo alleato le cui mire sull‟impero britannico in Africa e nel mediterraneo, costringevano gli inglesi a tenere divisioni e gran parte della flotta in quell‟area. Inoltre avevamo avuto conferma della capacità della Kriegsmarine di tener testa alla Royal Navy se non fosse stata in consistente inferiorità numerica. E naturalmente avere una rotta sicura per i trasporti delle truppe da sbarco era vitale. Rimaneva il neo di una Luftwaffe che non poteva ancora assicurarci il controllo dello spazio aereo, si stavano ancora aggiornando quasi tutti gli squadroni di intercettori e la maggior parte erano costretti a terra per riparare i danni. Ma un problema maggiore assillava lui e i suoi collaboratori: l‟Unione Sovietica. La fase della “strana amicizia” tra i due leader terminò quando l‟URSS, come abbiamo visto, fagocitò gli Stati Baltici dal giorno alla notte. A questo dobbiamo aggiungere che Stalin iniziò a spostare un numero impressionante di divisioni ai confini col Reich e giungevano notizie di grosse formazioni sovietiche ai confini della Romania. Si temeva quindi che l‟Urss approfittasse del momento nel quale molte nostre divisioni sarebbero state impegnate sul territorio inglese. Nonostante ciò, Hitler diede ordine che venisse predisposto un piano per l‟invasione dell‟Inghilterra. In realtà, l‟OKH, un piano l‟aveva già ideato e presentato durante l‟inverno precedente, ma si trattava di una operazione su una scala così vasta che il Comando Supremo della Marina non lo volle neanche prendere in considerazione per la scarsità dei mezzi di trasporto e di navi da battaglia. Contemporaneamente, però, fece spostare molte truppe ai confini orientali del Reich e ordinò che venissero predisposte anche strutture difensive sulle coste occidentali, quali radar, batterie AA e forti costieri. I suoi timori si dimostrarono tutt‟altro che infondati. Una delle clausole del patto Molotov-Ribbentrop stabiliva che la Germania non avrebbe interferito nella discussione che si protraeva da anni tra Urss e Romania riguardo alla sovranità sui territori della Bessarabia, ma stalin si spinse oltre. Il 28 giugno i sovietici dissero senza mezzi termini che volevano La zona occupata dai sovietici quella regione ed erano pronti ad invaderla. Il governo Rumeno, cercando di prendere tempo, disse che era disposto a parlarne. Stalin interpretò, o volle interpretare, la loro risposta come un accettazione e fece entrare le truppe nelle province contese. La Romania non poté, di fronte al gigante sovietico e sapendo che la Germania non si sarebbe mossa, che accettare il fatto compiuto. Il Fuhrer cominciò da quel momento a pensare come fare la pace con l‟Inghilterra, per riprendere, ora che l‟onta di Versailles era cancellata, l‟altra parte del programma che era alla base stessa del nazionalsocialismo; il lebensraum, lo spazio vitale, e la sconfitta del bolscevismo. In questa sua posizione fu molto influenzato da quelle di Himmler ed Hesse, sostenitori di una alleanza di tutti i paesi nordici. Lasciò comunque che la progettazione del piano per l‟invasione dell‟Inghilterra procedesse, ma al suo Quartier Generale vennero dispiegate numerose mappe dell‟Unione Sovietica. 14 In questo mini-capitolo ho voluto dare un senso alla decisione che prenderò nel gioco di non invadere, almeno per il momento, l’Inghilterra, mossa che sarebbe, invece, logico fare (o provare a fare). Lo scopo è sempre quello di tenere alta la difficoltà del game creando i due fronti come in realtà avvenne. - 89 - “Tripoli! Un sogno pregno di vita” Legionario Anonimo Cosa stava facendo, il nostro alleato italiano nel frattempo? Al momento dell‟entrata in guerra, il Comando Supremo, preso abbastanza alla sprovvista, temette per la situazione della Libia che era presa tra due fuochi: gli inglesi in Egitto e i francesi in Tunisia. Inoltre, la presenza di due flotte nemiche nel mediterraneo, rendeva il rifornimento delle truppe e l‟invio di eventuali rinforzi, operazioni logisticamente difficili. Nell‟Africa Orientale Italiana la situazione era ancora peggiore in quanto era stata lasciata colpevolmente indifesa e la chiusura del canale di Suez non lasciava speranze alla colonia italiana. Decisero allora di agire con audacia contando di trovare gli alleati impreparati a combattere in quell‟area e iniziarono ad avanzare in Tunisia, con piccole ma veloci formazioni composte da molte truppe native, riuscendo Avanzata in Tunisia ad occupare molti territori senza incontrare resistenza. Resistenza contro cui invece si scontrarono le divisioni che effettuarono una ricognizione in forze percorrendo la “Balbia”15verso Sollum dove divisioni britanniche e neozelandesi contrastarono agevolmente la loro avanzata. Gli inglesi tentarono anche diversi attacchi a Forte Capuzzo ma vennero respinti Bersaglieri motociclisti si muovono verso l’Egitto Artiglieria italiana a Forte Capuzzo dalla artiglieria italiana. Le operazioni sul fronte delle alpi occidentali, come abbiamo visto, portarono a conseguire una vittoria a Grenoble e anche Mentone venne occupata dalla fanteria di marina del battaglione “S.Marco”. Dopo alcuni giorni dall‟armistizio tra il Reich e la Francia, avvenne anche quello con l‟Italia, firmato a villa Olgiata, che dovette accettare di restituire al governo di Vichy i territori che era riuscita ad occupare, restando con un pugno di Il S.Marco a Mentone mosche in mano. Ma le operazioni contro gli inglesi continuarono e specialmente nel mediterraneo si susseguirono numerosi scontri navali dove la flotta italiana conseguì alcune vittorie che portarono anche all‟affondamento di 1 trasporto e 1 CL. Le corazzate Cavour e G.Cesare 15 La strada costiera del Nord Africa - 90 - Badoglio legge le condizioni ai francesi « Balbo. Un bell'alpino, un grande aviatore, un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace di uccidermi. » B.Mussolini 16 Nei giorni seguenti alla formazione di Vichy, la Spagna franchista, sulla quale il Fuhrer sperava di contare come futuro alleato, dichiarò la sua neutralità, fatto che lo lasciò molto deluso. Ma nel Reich era ovunque una esplosione di giubilo popolare per la grande vittoria conseguita e non si contavano le parate e i festeggiamenti alle truppe che rientravano per brevi licenze. Dopo le operazioni in Olanda, a fine giugno anche la mia 20. Divisione di fanteria tornò a casa e io presi commiato da essa per rientrare nel Generalkommando della Das Reich. L‟avanzamento tecnologico stava continuando frenetico e fummo in grado di ordinare la produzione di 4 incrociatori pesanti P-Class la ui ricerca si era appena conclusa. Venne dato anche il via alla ricerca di un nuovo modello di corazzata, la H-39-class che sarebbe stata una versione ancora più potente e Corazzata H-39-class moderna della Bismark. Si procedette anche alla riparazione dei ponti e delle dighe in Olanda e fu un costo molto elevato da sostenere a causa delle asfittiche risorse di rifornimenti. In quei primi giorni di luglio i combattimenti in nord africa proseguivano senza che gli italiani riuscissero ad avanzare a Sollum e gli attacchi inglesi a Forte Capuzzo si infrangevano contro le difese dei nostri alleati. Gli inglesi tentarono anche uno sbarco nel Dodecanneso ma furono respinti agevolmente dagli italiani. Il 2 Luglio fu un giorno di grande lutto per l‟Italia. Il governatore della Libia, Italo Balbo, mentre rientrava col suo aereo da una missione di ispezione delle truppe che combattevano a Sallum, venne abbattuto dalla artiglieria contraerea del battaglione S.Giorgio sui cieli di Tobruk. I serventi dei pezzi, che avevano appena respinto un attacco di bombardieri inglesi, lo scambiarono per un ulteriore aereo nemico e aprirono il fuoco. “Lo squadrista volante”, come veniva chiamato in Patria, era infinitamente amato e rispettato in tutto il mondo per le sue gloriose trasvolate oceaniche. Il giorno seguente, un aereo inglese, sfidando innumerevoli pericoli, paracadutò questo messaggio sul campo d‟aviazione italiano:« Le forze britanniche esprimono il loro sincero compianto per la morte del Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, un grande condottiero e un valoroso aviatore che conoscevo personalmente e che il fato pose in campo avversario...Air OfficerCommander-in-Chief British Royal Air Force...Sir Arthur Laymore. Fu uno dei rari gesti di cavalleria di tutto il conflitto. 16 Nome Indiano che una delegazione di Sioux, presenti alla mostra di Chicago, diede a Balbo in onore del suo volo Roma-Chicago - 91 - Lo stesso giorno in cui si compì il fatale destino di Balbo, Hitler tenne un grande discorso al Reichstag, riunitosi, come da tempo avveniva, alla Krolloper di Berlino. Fu, come il Furher stesso lo chiamò, il discorso della vittoria ma, al tempo stesso, il discorso della pace, dove si implorava l‟Inghilterra e gli altri paesi a perseguire una politica mirante a trattare una pace duratura. Il toccante discorso commosse gran parte dell‟assemblea che applaudì a lungo la lungimiranza del nostro capo. La risposta di Churchill fu un intensificarsi dei bombardamenti sul suolo del Reich. In Romania, le proteste delle forze nazionaliste, irritate dalla cessione della Bessarabia, indussero Re Carlol II a formare un nuovo governo alla cui guida chiamò Ion Gigurto che promulgava una politica di avvicinamento alle potenze dell‟Asse e ammise membri della Guardia di Ferro in parlamento. L‟Italia stava intanto tentando un ardita operazione per la conquista di Malta. Dopo numerosi bombardamenti incominciarono dei tentativi di sbarco che furono però respinti dagli inglesi. Comportò anche una serie di scontri navali con alterni risultati ma che portarono, il 10 luglio, all‟affondamento della corazzata nemica Queen Elizabeth17 e HMS Quuen Elizabeth in fiamme di numerosi DD di scorta. Ma alcuni giorni dopo, gli italiani subirono una bruciante sconfitta sulla terraferma. Il 21 luglio gli inglesi si lanciarono all‟ennesimo attacco a Forte Capuzzo e l‟importante posizione cadde in L’offensiva britannica Blindati britannici all’assalto mano nemica. I nostri alleati poterono solo constatare la netta superiorità dei mezzi e materiali britannici e sospesero le operazioni verso Sollum, mettendosi in una linea difensiva. Anche l‟Africa Orientale Italiana stava cedendo una provincia dopo l‟altra all‟avanzata britannica e molto malumore si cominciò a diffondere al Comando Supremo. Nel frattempo negli Usa venne promulgato il “Two-Ocean Navy Act” che comportò una notevole espansione delle forze navali di quel paese. 17 Nella realtà fu semiaffondata insieme alla Vaillant dall’azione della Decima-Mas nel porto di Alessandria nel dicembre del 41. - 92 - "La forza senza un fondamento spirituale è destinata a fallire" A. Hitler 18 Mentre si svolgevano questi avvenimenti, io ero tornato, come detto, al Generalkommando della Das Reich. Con diversi altri ufficiali della divisione, il 21 giugno partecipai alle grandi cerimonie per la festa del solstizio d‟estate. Quell‟anno le cerimonie e i riti, amplificati dalle nostre vittorie, furono ancora più esaltanti e davanti a nostri occhi e, più ancora, dentro di noi sentivamo scorrere il trionfo della “religione del sangue”19. La fiaccolata della festa del solstizio di estate Heinrich Himmler Alfred Rosenberg Mi ritrovai a parlare a lungo con Himmler e Rosenberg che erano molto interessati ad ascoltare le mie impressioni sul comportamento delle Waffen-SS in battaglia e il Reichfuhrer mi chiese se avessi avuto il tempo di accompagnarlo per qualche giorno in un sopralluogo che aveva programmato di fare. Gli dissi che naturalmente ero a sua disposizione e, sul momento, pensai che si trattasse di una visita alla Das Reich. Ma con mia grande sorpresa aggiunse: “Bene, partiamo domani per la Spagna allora”. La nostra meta era Montserrat in Catalogna, che, come appassionato di scienze esoteriche, conoscevo molto bene in quanto uno degli ultimi rifugi dei Catari, i detentori del segreto del Graal. Durante il viaggio Himmler mi mise al corrente degli ultimi risultati del lavoro svolto dall‟ Ahnenerbe (Ahnenerbe Forschungs und Lehrgemeinschaft, ovvero la Società di ricerca ed insegnamento dell'eredità ancestrale) e delle importanti deduzioni che si erano potute trarre dalle missioni scientifiche in Tibet, Yucatan e nelle Ande. 18 Ritengo sia doveroso sottolineare che questo capitolo intende solamente fornire, semmai ce ne fosse bisogno, un’istantanea del clima, imbevuto di fanatismo, che si era diffuso durante quei tragici avvenimenti. La semplicità col quale lo descrivo è voluta per non perderci in situazioni che nulla hanno a che fare con un ARR. 19 Termine coniato da Rosenberg, il filosofo del nazismo, nel “Mito del XX° Secolo”. Il sangue di un popolo, sostanza sacra, aveva in se l’anima della razza, quale importante veicolo dello spirito. - 93 - Secondo il Reichfurer si era vicini ad ottenere, finalmente, le prove definitive che la razza ariana discendesse dai superstiti del cataclisma che sconvolse l‟antico continente che era posto nell‟atlantico settentrionale. Nei giorni seguenti mi raccontò anche degli esperimenti che coi membri di Ordine nero stava eseguendo sui poteri della Lancia di Longino, che fu trasferita da Vienna a Norimberga dopo l‟Anschluss. Mi parlò, inoltre, di come, leggendo il “Bhagavad Gita”, dal quale non si separava mai, aveva concluso che lui e il corpo tutto delle SS non potevano essere altro che la reincarnazione di Enrico I di Sassonia e dei suo uomini che difesero il territorio germanico contro gli invasori slavi. Il nostro destino karmico era quello di combattere la battaglia decisiva per la vittoria sui nemici del popolo tedesco. La nostra visita a Montserrat si rivelò, però, un fiasco. I monaci del monastero furono cortesi ma assolutamente fermi nel non rivelare nulla riguardo alle grotte nascoste che, secondo documenti risalenti all‟ordine dei templari e le ultime informazioni comunicate dall‟archeologo Otto Rahn, prima della sua misteriosa morte, avrebbero dovuto contenere indicazioni sulla natura e l‟ubicazione del Santo Graal.20 Himmler a Montserrat La bellezza del luogo non mi fece, invero, pensare di aver fatto un viaggio inutile. Restavo ore a contemplare quelle rocce erose dai venti che tanto somigliavano a statue egizie, anzi troppo somiglianti, pensavo, per essere un caso. Né maggior fortuna avemmo a Rennes-le Chateau, altro Otto Rahn insediamento dei Catari dove erano presenti tantissimi riferimenti al passaggio per quelle terre di Maria Maddalena e dei figli avuti dall‟unione con Cristo. Anche li sembrò che nessuno potesse dirci nulla riguardo alla misteriosa scoperta che l‟Abate Saunière fece alla fine del secolo scorso durante i restauri della chiesa, e che lo rese immensamente ricco da un giorno all‟altro. “Non può non esserci dell‟altro” disse alla fine sconsolato Himmler e mi chiese se fossi stato interessato a seguire dei lavori di scavo che avrebbe voluto affidare a delle SS. Cortesemente rifiutai adducendo i pressanti impegni che mi aspettavano al comando generale della Das Reich.21 Ma in realtà non volli essere coinvolto in qualcosa che, nonostante i miei interessi personali, stava già distogliendo troppe persone da ciò che era il nostro problema principale. Avevamo da combattere una guerra e, soprattutto, vincerla. Abate Saunière 20 Non c’è da stupirsi che i sostenitori di una nuova (o vecchia) religione ‘nordica’ fossero così ossessionati dalla figura di Gesù. Per loro era un Iperboreo, un appartenente alla razza di semidei, dalla quale hanno avuto origine gli ariani, venuto sulla terra per lottare contro gli ‘altri’ . 21 Himmler visitò Montserrat nel novembre del 40. Sarà stato un caso ma è interessante notare come la gran parte della Das Reich, dopo Kursk, venne mandata in Francia per riorganizzarsi. Restò nella zona di Rennes le Chateau molto più del tempo normalmente necessario, in quella fase difficile del conflitto. Non esiste documentazione attendibile ma sembra che avesse isolato completamente la zona. - 94 - - 95 -