65 - I presupposti del Piano Giallo e le ragioni per le

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65 - I presupposti del Piano Giallo e le ragioni per le
La guerra insomma era tutto quello che non si capiva.
Louis-Ferdinand Céline –Viaggio al termine della notte
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I presupposti del Piano Giallo e le ragioni per le quali si arrivò a formularlo in quel modo erano
che i francesi e i loro alleati inglesi si sarebbero schierati vicino al confine col Belgio, pronti a
intervenire avanzando appena la Germania iniziasse ad attraversarlo per raggiungere il territorio
francese. Il nostro colpo di falce mirava quindi ad aggirarli da sud, passando per le Ardenne, in
modo da separare le loro armate del Nord dal resto della Francia. Ma mentre si stava completando
il nostro schieramento a fine Aprile, il
nostro Stato Maggiore si accorse che
qualcosa non andava. Stavamo infatti
osservando una enorme concentrazione
di divisioni, almeno 70, sulla linea
Maginot, ben superiore al numero
necessario a scopo difensivi.
Venne subito organizzata una massiccia
ricognizione aerea per valutare meglio
la situazione. Quello che risultò fu
sorprendente e si aprirono nuove
possibilità. Le forze nemiche nel nord
sembravano
non
particolarmente
Ricognizione aerea schieramento alleato
numerose e la strada per Parigi poco
presidiata.
Cominciò allora un febbrile lavoro di revisione del
piano che, pur mantenendo fede ai sui concetti di
base, lo modificò sostanzialmente nel suo sviluppo.
Hitler, nel frattempo, si trasferì nel Quartier Generale
che si era fatto costruire a Munstereifel, 40 km a sud
di Bonn, per seguire da vicino le operazioni. Lo
chiamò Felsennest2 e da li contribuì in modo
significativo alla messa a punto degli ultimi dettagli
Passeggiata fuori dal bunker
del piano.3
Hitler e Rundstedt a Felsennest
Il piano definitivo fu pronto i
primi giorni di maggio e le unità
vennero velocemente rischierate.
Studio di Hitler a Felsennest
1
“Piano Giallo”. Era anche chiamato “Sichelschnitt” (Colpo di falce)
“Nido nella roccia”
3
La storia la conoscete meglio di me. Fu effettivamente seguito il Piano Manstein, anche se con fatali titubanze che impedirono la distruzione della
sacca di Dunkerque. Nel gioco, date le penalità al movimento su terreno boschivo, è impossibile riprodurre quella situazione e ho quindi optato per
una più logica direttrice dell’avanzata.
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I cambiamenti più significativi furono due: il primo riguardò la decisione di non attaccare l’Olanda, almeno
per il momento, in quanto il massimo sforzo doveva essere concentrato nella veloce avanzata verso ovest e
sudovest. Il secondo con la direttrice delle divisioni corazzate che non sarebbe più passata a sud di Liegi,
nelle Ardenne, ma a nord passando per la provincia di Namur, pianeggiante e poco difesa.
Heeresgruppe C – von Leeb
Schierato tra le province di Freiburg, Stuttgart e Saarbrucken. Comprendeva 54 divisioni di fanteria di cui 7
slovacche. Inizialmente avrebbe avuto solo compiti difensivi
Hereegruppe A-von Rundstedt
Doveva attaccare il Lussemburgo e occupare Arlon. Comprendeva 32 divisioni, di cui 3 alpine, che, oltre a
distruggere la sacca di Bastogne/Liegi dovevano rimanere sulla difensiva e supportare Kleist. Al verificarsi di
condizioni favorevoli, avrebbe poi attaccato a Metz.
Heeresgruppe B – von Reichenau
Doveva puntare direttamente verso Brussels attaccandola. Una volta conquistata la capitale, doveva
occupare anche Mons. Creata la sacca, in combinazione con la SS.Pzarmee, sarebbe iniziato l’attacco per la
distruzione della stessa. Comprendeva 14 divisioni di cui 6 marines.
Rimanevano a disposizione delle diverse aree operative 2 divisioni di paracadutisti
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Le forze corazzate vennero suddivise in 3 gruppi di armate:
PANZERGRUPPE “Kleist”
II. Panzerarmee
Von Kleist
1 HQ
2 Armored
1 Fant.Motorizzata
I. Armeekorps VI. Armeekorps
VI. Panzerarmee
Wietersheim
Brauchitsch
Hopner-Model
3 Div.Fanteria 3 Div.fanteria/art 2 Armored Div.
1 Fant.Mororizzata
V.Panzerarmee
XXX. Armeekorps
Mackensen-von Arnim von Witzleben
Eicke
3 Fant.Motorizzata
2 Armored div.
1 Fant.Mororizzata
Il compito assegnato al Pz.Gruppe Kleist era principalmente di conquistare Reims dove ci si attendeva sia una forte resistenza
nemica, che vigorosi contrattacchi anche per la probabile presenza di mezzi corazzati avversari. Avrebbe poi dovuto dare supporto
al Pz.Gruppe Bock nella sua avanzata verso Parigi o attaccare Chaumont per intrappolare il grosso dell’armata francese nella
seconda fase della campagna.
PANZERGRUPPE “Bock”
XXV.Armeekorps
Von Bock
1 HQ
3 Div. Cavalleria
XIX. Armeekorps
III.Panzerarmee
Blaskowitz
Guderian
3 Div.Fanteria/eng 2 Armored Div.
1 Fant.Mororizzata
IV. Panzerarmee
Rommel
von Manstein
von Schweppenburg
2 Armored Div.
1 Fant.Mororizzata
I.Panzerarmee
Hoth
Dietrich
2 Armored Div.
1 Fant.Motorizzata
Una volta raggiunta Valenciennes, doveva dividersi in 3 armate con Guderian diretto a Compeigne e la I.Panzearmee
che aggirava Parigi da Nord. Appena fosse sopraggiunta la fanteria sarebbe scattato l‟attacco concentrico su Parigi. Una
volta conquistata la capitale, il Pz.gruppe doveva dirigersi a sud in direzione di Auxerre e Dijon. La I. Panzerarmee
doveva però continuare verso ovest, lungo la manica eliminando centri di resistenza nemici.
I. SS-PANZERARMEE
2. SS-Pz.Division “Das Reich”
Paul Hausser
3. SS-Pz.Division “Totenkopf”
Felix Steiner
20. Div.Fanteria Motorizzata
Guy Sajer
Il nostro compito era di aggirare le forze nemiche nelle Fiandre e conquistare Lille e Calais. Da li saremmo partiti
all‟attacco per distruggere i resti delle armate alleate del nord, presumibilmente a Dunkerque o Ghent dove sarebbero
state spinte dall‟avanzata del Heeresgruppe B e dal nostro movimento.
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“Signore dai forza al mio nemico e fallo vivere a lungo,
affinché possa assistere al mio trionfo”
Napoleone
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Se eravamo riusciti a preparare una poderosa macchina bellica che ci rendeva ottimisti e
determinati per il compito che ci attendeva, nondimeno sapevamo di aver di fronte una potente
armata.
Il Belgio poteva contare, se completamente mobilitate, su 22
divisioni e 600.000 uomini. Ritenevamo che comunque fossero
solo una decina quelle altamente addestrate che potevano
rappresentare per noi un
ostacolo. L‟aviazione era
quasi
inesistente
e
possedevano
un
esiguo
Carro belga T15
numero di carri armati ,
poco più duecento, di cui i migliori T15 erano armati solo di
mitragliatrice da 13,2 mm. I restanti T13 erano considerati caccia
T13
carri e montavano un cannone da 47mm.
Il BEF (British Expeditionary Force), che sapevamo l‟Inghilterra aveva
inviato in Francia, ritenevamo consistesse in 10 divisioni di fanteria, 1
brigata corazzata e circa 500 aerei della RAF.
Era comandato da Lord Gort e
sapevamo trattarsi di truppe
addestrate e combattive.
I loro carri principali erano i Cruiser
MKII, armati con un cannone di 40
Lord Gort al suo HQ
mm., e gli MK I MatildaI, armati
solo di un mitragliatrice da 50 inch. Entrambi erano molto
lenti, concepiti per essere
Cruiser MKII
mezzi di appoggio alla
fanteria.
MK I MatildaI
Era quindi l‟esercito francese il formidabile nemico che dovevamo
sconfiggere. Forte di c.a 120 divisioni, ormai completamente mobilitate, era
considerato, il più forte esercito del mondo. I suoi carri Somua S-35 erano
ottimi e possedevano un cannone da 47 mm, il migliore che fosse montato
su un corazzato. Non ne avevano moltissimi, circa 500, ma potevano
rappresentare un duro avversario.
Somua S-35
4
Naturalmente questi dati sono quelli reali e non del gioco.
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D‟altronde possedevano anche un carro
pesante che era un vero mostro, il Char B1bis che montava addirittura un pezzo da 75
mm e anche di quelli ne possedevano circa
Char B1-bis
R35
400.
Il resto delle forze corazzate francesi era costituito principalmente
dai carri leggeri Renault R35 e Hotchkiss H 35 che montavano un
cannone corto da 37mm.
Di questi carri leggeri ne avevano in dotazione circa 2000.
H 35
L‟esercito francese era comandato dal generale Gamelin, molto legato
a vecchie concezioni strategiche e molto sicuro
della protezione data dalla Maginot. Questa
mentalità ci sarebbe stata molto di aiuto.
L‟altra cosa sulla quale contavamo molto era
che in Francia si continuava, ancora in quei
primi giorni di maggio, a pubblicare vignette
satiriche sul Fuhrer riguardanti la sua
fantomatica, secondo i francesi, potenza
militare.
Presto si sarebbero resi conto di cosa si stava abbattendo su di loro.
Un forte principale della Maginot
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“E’ la giornata del destino, dovuta a una forza
superiore all’uomo.”
Victor Hugo
Alla fine della prima guerra mondiale, l‟importanza della ricognizione aerea era stata alla fine
riconosciuta. La maggior parte degli aviatori caduti in quella guerra erano stati abbattuti perché il
Comando Supremo britannico aveva deciso che i piloti stessero attenti ai concentramenti di uomini
e materiali ai terminali ferroviari. Se gli aviatori alleati avessero mostrato la stessa curiosità sugli
schieramenti tedeschi in quei primi giorni di maggio, avrebbero visto i gruppi corazzati di Kleist,
Hausser e Bock allineate in un ingorgo di traffico che si stendeva per oltre 160 km dietro la
frontiera.
Alle 21 del 9 maggio 1940, la parola d‟ordine “Danzig” venne trasmessa a tutti i reparti sul fronte
che andava dal mare del nord alle alpi franco-svizzere.
In quel momento stavo cenando con Hausser al suo quartier generale. Ci guardammo qualche
momento negli occhi senza parlare, poi mi alzai per raggiungere la divisione. Il mio comandante
mi fermò con un gesto e si avvicinò. Mi tese la mano e mi disse semplicemente”Buona fortuna”.
Tornato ai miei reparti trovai ad attendermi il mio stato maggiore. Tenemmo una breve riunione
per accertarci che tutti i reparti fossero pronti. Poi mi diressi verso la Mosa che avremmo dovuto
attraversare tra qualche ora. Mi fermai a guardare le luci della cittadina belga di Maastricht
attraversata dal fiume. Era una notte molto chiara e riuscii anche a intravedere, sulla sinistra
l‟imponente costruzione del forte Eben Emael, che avevamo l‟ordine di non attardarci a
conquistarlo, ma i cui cannoni puntati sulla strada che dovevamo seguire verso ovest, mi
preoccupavano. Chiesi al mio attendente una sigaretta e mi venne da ridere pensando al medico
che mi convinse alcuni mesi prima di smettere perché il fumo può far male. Decisi comunque di
non fumarla; se l‟avessi fatto così vicino alla zona delle operazioni avrei contravvenuto a una
regola per la quale non avrei esitato a mandare uno dei uomini davanti alla corte marziale. Ma
soprattutto perché avevo un desiderio: di fumarmela da li a qualche giorno sul mare, a Calais.
Ritornai verso i miei acquartieramenti e tentai di dormire qualche ora.
Chi sicuramente dormì poco quella notte furono gli ambasciatori di Belgio e Lussemburgo a
Berlino, i quali, prelevati nel cuore della notte, si sentirono comunicare dai funzionari di von
Ribbentrop che i loro paesi erano in guerra col Reich.
Anche Mussolini e Ciano ricevettero prima dell‟alba a villa Torlonia, la visita dell‟ambasciatore
tedesco von Macknesen, il quale disse loro frettolosamente che nuove azioni militari stavano per
iniziare. Gli fu chiesto contro chi e quando. La risposta, “contro Belgio Lussemburgo e Francia tra
meno di trentacinque minuti”, fece esplodere il conte Ciano che ricoprì di insulti il suo collega
tedesco. Mussolini riuscì a rimanere cortese.
Alle 4 di mattina del 10 Aprile 1940 sentimmo in lontananza il rombo dei quadrimotori che
annunciavano l‟arrivo dei bombardieri, ma fu subito coperto da quello delle nostre artiglierie che
aprivano il fuoco
Alle 04:15 i battaglioni d‟assalto avevano occupato i ponti sulla Mosa e sul vicino canale Alberto e
l‟enorme ingorgo di carri,automezzi, cavalli e uomini cominciò a muoversi.
Avevamo notizie di 3 divisioni belghe presenti nella provincia di Antwerp ma ritenevamo che non
fossero in grado di causarci alcun rallentamento.
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Eben Emael dopo la battaglia
La strada assegnata alla mia divisione per l‟avanzata costeggiava
proprio il forte Eben Emael. Lo raggiungemmo alle prime luci
dell‟alba e le staffette avanzate mi riferirono che era già stato
conquistato dai nostri paracadutisti-pionieri.
L‟operazione, altamente spettacolare, dimostrò il grado di
preparazione delle truppe di Student, che, con precisione assoluta
avevano fatto atterrare gli alianti sul tetto del forte. Poi,
velocissimi, entrarono in azione coi lanciafiamme e cariche
cave. I belgi terrorizzati, accecati dal fumo e assordati dal
rumore
delle
esplosioni
alzarono bandiera bianca e solo
una volta usciti si accorsero che
erano stati catturati da 85
paracadutisti. Dentro al forte
erano 750.
Gli eroi di Eben Emael
Lanciafiamme in azione a Eben Emael
A metà mattina, le divisioni belghe di Antwerp erano già in rotta e avevamo conseguito il controllo
della provincia. L‟avanzata continuò e alla sera, mentre i marines erano già impegnati in
combattimento presso Brussels, la mia
velocissima divisione motorizzata e
quella di von Schweppenburg erano
in
vista
della
provincia
di
Valenciennes ed entrarono in contatto
con la linea difensiva anglo-francese
della I.Armata. Anche le punte
avanzate del Pzgruppe Kleist avevano
iniziato il loro movimento verso
Reims e combattevano per penetrare
nella provincia.
Tutta la notte trascorse con un
combattimento
a
distanza
tra
artiglierie e mitragliatrici pesanti
Situazione alba 11-5
mentre ci raggiungevamo i primi
panzer che si predisposero per l‟assalto.
Al mattino partimmo all‟attacco e le difese di Valenciennes
vennero travolte immediatamente. Dilagammo nella
provincia, spezzando il contatto tra le armate francesi a sud
e a nord. Alle 14 occupai un posto di comando nemico e un
generale, sbalordito, mi chiese cosa diavolo ci facevamo li.
Le sue ultime informazioni davano i tedeschi 150 km a est
in ripiegamento sotto l‟attacco dell‟armata di Valenciennes5.
I primi scontri coi francesi
5
Fatto realmente accaduto anche se in un'altra località.
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Intanto il Lussemburgo era stato completamente occupato e ne
venne decretata l‟annessione al Reich. Le prime truppe si
trovarono sotto il poderoso attacco delle armate di Metz e
Strasbourg ma i rinforzi arrivarono presto e il nemico sospese
l‟attacco.
Nel frattempo, nel mio largo
movimento aggirante, ero penetrato
nel territorio di Amiens dove fui
Entriamo in Lussemburgo
subito attaccato.
I combattimenti si protrassero sino al mattino del giorno dopo, 12
Maggio, e furono scontri molto
duri; l‟arrivo dei panzer di Hausser Il battaglione d’assalto contrattacca ad
Amiens
Amiens dopo la battaglia
fece ritirare il nemico verso Parigi.
Ma era chiaro che quel giorno si stava
registrando
la
demoralizzazione
generale dell‟esercito francese e anche
l‟armata che difendeva Reims gettò le armi e si
diede alla fuga.
Io ripresi la mia avanzata
puntando verso nord e a
alle 15 del giorno 12
l‟avanguardia della mia divisione raggiunse le coste
della Manica. Intanto la “Das Reich” e la
“Totenkopf”avevano iniziato l‟attacco a Lille ma non potei dar loro supporto in quanto i miei
uomini erano stremati dai combattimenti della notte precedente.
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Molto più a est, Brussels, nonostante i progressi dell‟Heeresgruppe B, continuava a resistere e
anche il Pzgruppe Kleist era coinvolto in una grande battaglia con le armate francesi che
provenivano da sud, in un disperato tentativo di ricreare contatto coi
loro commilitoni.
Attacco francese a Reims
Il contrattacco di Kleist
Fanteria all’assalto di Sedan
Attraversamento della Senna
All‟alba del 13 maggio, con le nostre divisioni che la circondavano da 4 lati, Parigi fu dichiarata
città aperta e 2 divisioni francesi si ritirano. Ma in città restò una divisione del BEF e alle 11 von
Bock ordinò l‟attacco.
Le colonne di Guderian avanzano
(notare la grande G segnata sui mezzi).
- 73 -
Gli scontri proseguirono per tutta al giornata del 13 maggio in ogni area del fronte, se ancora di
fronte si poteva parlare, specialmente al nord, e alla sera rimetto in
movimento la divisione per unirmi ad Hausser e Steiner nell‟attacco a
Lille.
Appena presi contatto col nemico ebbi la sorpresa di ritrovarmi davanti
una vecchia conoscenza; il primo reparto nemico che affrontammo era
un battaglione di polacchi, che, riusciti a sfuggire alla cattura, stavano
combattendo sotto la bandiera inglese. Poco dopo ricevetti un ordine
perentorio dal mio comando, in risposta a un rapporto appena inviato,
dove mi veniva richiesto di combatterli con „estrema durezza‟. L‟ordine
Soldati polacchi col gen. Sikorsky,
era apparentemente ambiguo ma il caso volle che non ebbi la necessità
capo del governo polacco in esilio
di doverlo interpretare, in quanto caddero quasi tutti valorosamente
con le armi in pugno. I superstiti fuggirono verso Mons e non ne seppi più nulla.
Lille era difesa anche da forze belghe, francesi e britanniche e tutta la notte, nonostante significativi
progressi, non riuscimmo a sfondare le loro difese.
All‟alba ripartimmo all‟assalto e la battaglia divenne
ancora più cruenta. Il
nemico possedeva molti
pezzi anticarro e qualche
tank leggero e visto che
alle spalle aveva o il mare
o le divisioni tedesche
dell‟Heeresgruppe B, si difese sino all‟ultima cartuccia.
Nel settore dove operava la Totenkopf si registrò anche un
contrattacco e la divisione perse alcuni carri e dei reparti,
non ancora adeguatamente addestrati, si diedero alla fuga6.
Ma l‟uragano di ferro che la Das Reich scatenò contro il
nemico lo travolse e la sera del 14 i superstiti cominciarono a
ritirarsi verso Gent.
PzkwII distrutto
Il crollo dell’armata anglo francese a Lille
Regalo da parte delle SS-Attenti alla
testa!
6
Più o meno in quell’area la Totenkopf subì effettivamente un’ umiliante sconfitta da parte di tank britannici che non si tramutò in rotta solo per
l’intervento dei panzer di Rommel. Fu l’unico reggimento (allora era tale) tedesco a coprirsi di disonore durante la campagna di Francia, anche se i
suoi comandanti cercarono di agire per il meglio.
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“Parigi, una parte necessaria dell’educazione di un
uomo”
Ernest Hemingway
Al mattino dello stesso giorno, a Parigi, gli abitanti uscirono di casa molto presto per cercare di
avere notizie su cosa stava succedendo. I cannoni che avevano tuonato tutta notte in lontananza
ora tacevano e non si vedevano più uniformi militari in giro dal giorno prima, quando la città
venne dichiarata aperta. Nei caffè dei boulevard si leggevano giornali che riportavano notizie di
scontri che erano ormai terminati da tempo, carte
geografiche che segnavano un fronte mai esistito e la
dislocazione di divisioni tedesche almeno 200km più a est
di dove fossimo in realtà.
Qualcuno parlava di una divisione britannica che tentava di
fermare i tedeschi a nordest ma molti non dettero peso
all‟ipotesi che la Wehrmacht fosse così vicina. Non
sapevano che gli inglesi si stavano ritirando sotto i colpi del
“Pz.gruppe Bock “e lunghe colonne di uomini e mezzi di
ogni genere con la svastica stavano per attraversare la città
diretti a sud.
Non ci furono parate quel giorno, la guerra era in pieno
svolgimento, ma la bandiera del Reich venne issata su
Parigi proprio quella
mattina.
Le uniche „distrazioni‟ che Bock si concesse furono la
cavalleresca visita al sacello del Milite Ignoto e la sosta per
vedere “Valerie”, il cannone tedesco catturato dai francesi
durante il precedente conflitto. Seguì le disposizioni che gli
aveva dato direttamente il Fuhrer e ordinò che venisse subito
inviato
in
Germania.
A distanza di pochissime ore, in un gioco assurdo del destino,
anche la resistenza dell‟ armata belga di Brussels fu spezzata
dall‟ennesimo attacco dell‟Heeresgruppe A che, conquistata la
capitale, procedette direttamente verso Mons presidiata da alcune
divisioni alleate.
Assalto finale a Brussels
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Il 14 Maggio, quindi, fu un grande giorno di gloria con la conquista delle due capitali nemiche. Fu
però
anche
un
momento
di
sbandamento e timore per la „III.
Panzerarmee‟ di Guderian.
Appena terminato lo scontro per
Parigi, al quale Guderian partecipò
disposto
all‟ala
sinistra
dello
schieramento tedesco, rimise in
movimento l‟armata per congiungersi
con le altre unità del Pz.gruppe Bock,
con le quali avrebbe dovuto spingersi
verso Auxerre.7
Improvvisamente un grossa armata
nemica, che si era appena formata a
Troyes, partì all‟attacco, con diversi
mezzi corazzati britannici e francesi, del suo fianco sinistro.
Nelle condizioni incontrate sino a quel momento non sarebbe
stato un problema fermarli, ma
si accorse incredulo che la sua
fanteria ripiegava abbastanza
disordinatamente in quanto i
cannoni
controcarro
in
dotazione erano assolutamente
Batteria controcarro da 37mm
Guderian a bordo del suo carro comando
inefficaci contro un tipo di carri
armati che non avevamo mai
incontrato prima. Si stava
infatti fronteggiando, per la
prima volta, il nuovo carro
britannico, il “Matilda II”, un
mostro dotato di una corazza
capace di respingere i colpi di
qualsiasi arma controcarro
Matilda II
conosciuta sino a quel momento.
Guderian lanciò allora i panzer al contrattacco facendoli manovrare in modo da accerchiare i
lentissimi tank britannici.
A quel punto ebbe una sorpresa ancora più amara, anche i colpi dei cannoni da 37 mm dei PzKw
III 8si sgretolavano contro gli 8 cm di corazza dei Matilda che continuavano imperturbabili ad
avanzare.
7
Lo scontro che descrivo è avvenuto realmente come sommariamente lo riporto, ma ad Arras, a nord e fu protagonista Rommel e non Guderian. Fu
lo scontro nel quale la Totenkopf, aggregata alla Pz. Division di Rommel si comportò con codardia.
8
I tedeschi non avevano ancora molti cannoni da 50 mm montati sui PzK.III. Possedevano già diversi PzKw IV in Francia, che nel gioco non e’ ancora
possibile avere, ma i loro primi cannoni da 75 erano a bassa velocità iniziale e poco adatti in uno scontro tra carri.
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Mi raccontarono che furono contati 14 incavi su un Matilda
senza che nessun colpo fosse riuscito a perforarlo
Richiese immediatamente il supporto degli “Stuka” ma il cielo
era ancora pieno di aerei nemici e il loro apporto fu
scarsissimo.9 Allora ebbe un intuizione che modificò il corso
della battaglia e anche le scelte sui nostri armamenti negli anni
a venire.
Se io fui il primo a usare i pezzi da 88 antiaerei contro dei
Cannone AA da 88 usato come controcarro
bunker, Guderian
fu il primo a usarli come arma controcarro.
Il successo fu completo ed entro sera i due
comandanti dei battaglioni corazzati britannici
erano stati uccisi. La battaglia sarebbe durata ancora
per quasi tutto il giorno successivo ma ormai per le
fanterie alleate attaccanti non c‟era speranza di poter
sfondare.
Effetto di un colpo da 88 su un Matilda
Il giorno 15 stava continuando anche la grande battaglia nella provincia di Reims con una serie di
attacchi e contrattacchi da ambo le marti ma il vantaggio strategico era saldamente dalla nostra
parte. Alla sera l‟Heeresgruppe B occupa Mons e la nostra SS.Panzerarmee cominciò i preparativi
per l‟assalto alla sacca che si era creata a Gent. Sia le nostre truppe che quelle di Reichenau erano
stremate dalla veloce avanzata e dai combattimenti, quindi prevedemmo l‟attacco dopo almeno un
giorno di riposo.
Fu deciso di cominciare a racchiudere i belgi
e i francesi rimasti intrappolati tra Bastogne e
Liegie e il mattino del 16 iniziò l‟attacco a
quest‟ultima provincia. Contemporaneamente
l‟ Heeresgruppe A si mosse all‟attacco di Metz.
L‟obiettivo immediato era di indebolire truppe
che stavano contrattaccando a Reims, ma
avevamo la fondata speranza di poter far
breccia in quel punto della Maginot.
I primi scontri rivelarono subito che sarebbe stata una battaglia
molto dura ma i nostri progressi iniziali mostrarono quel sistema
difensivo non era inespugnabile come pensavano i francesi.
Assalto a un bunker della Maginot
9
In realtà il loro intervento fu determinante quanto o più degli ’88.
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Chi non è pronto a morire per la sua fede non è degno
di professarla
B.Mussolini
Con queste parole, il Duce del
fascismo, Benito Mussolini,
iniziò il suo discorso in piazza
Venezia, quel mattino del 16
Maggio 1940, nel quale
annunciava agli italiani e al
mondo che l‟Italia entrava in
guerra di fianco al Reich
tedesco.
Di fronte alle vittorie della
Wehrmacth, decise che era
giunto
il
momento
di
rompere gli indugi e costrinse
l‟indeciso Re Vittorio Emanuele III a firmare la dichiarazione di guerra. Casa Savoia si mostrava
molto perplessa riguardo all‟opportunità di tale
mossa10, specialmente a causa della manifesta
impreparazione di gran parte dell‟esercito. Dello
stesso avviso erano pure molti esponenti di quello
stesso regime e anche i nostri osservatori militari non
ne avevano una buona impressione, specialmente
della catena di comando italiana.
Restò comunque il fatto che 70 divisioni avrebbero
marciato al nostro fianco e una formidabile flotta si
apprestava a cacciare la potente Royal Navy dal
mediterraneo.
Le reazioni americane
alla notizia furono
molto
forti
e
Roosevelt parlò di
“una spada affondata nella schiena dei vicini”.
Hitler stesso fu molto sarcastico:”Hanno fretta di partecipare alla divisione
delle spoglie”.
10
Sull’effettivo ruolo avuto dall’ambizioso piccolo re e dal suo entourage sulla decisione dell’entrata in guerra è tutto ancora avvolto da misteri e
supposizioni, quindi diamo credito alle versioni più note.
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L‟Italia iniziò immediatamente le operazioni militari venne
attaccata la provincia di Grenoble da dove, i francesi, furono
costretti a ritirarsi. Le truppe italiane iniziarono anche a
penetrare in Tunisia mentre le loro flotte salpavano per
prendere il controllo del mare.
Reparti alpini attraversano la frontiera Moncenisio
L‟Inghilterra rispose all‟ entrata in guerra dell‟Italia annettendo l‟Egitto.
Lo steso giorno , l‟Urss, approfittando della confusione nella quale regnava l‟Europa, trasformava
la sua „influenza‟ sulla Stati baltici in una vera e propria annessione, decretando la scomparsa di
quelle nazioni.
Alla sera di quel giorno denso di avvenimenti, la „I. Panzerarmee „di Hoth, occupò Brest. Il Reich
aveva raggiunto l‟oceano Atlantico. Hoth cominciò subito a muoversi verso sud, lungo la costa,
per catturare gli importanti porti e raggiungere Bordeaux.
Durante la notte, i francesi si ritirano da Reims e dopo 5
giorni di durissimi scontri la provincia viene conquistata.
Come già raccontato, dopo aver vinto la battaglia contro
l‟armata alleata dispiegata nella zona, il Pz.gruppe Kleist
non riuscì a prendere il controllo della provincia in quanto
fu subito oggetto di un contrattacco da parte delle
numerose divisioni provenienti da Chaumont, e
supportate da Metz, che tentavano a loro volta di
riprendere il controllo della provincia. L‟esito della
battaglia però non fu mai in discussione. L‟esercito alleato impiegò forse
le sue divisioni migliori, fatta eccezione per i tank che attaccarono
Guderian, e quando si ritirò da Reims ne uscì stremato e con gran parte
dei mezzi e materiali distrutti. Se c‟era ancora qualche dubbio sull‟esito
della campagna di Francia, da quel momento decadde e ci rendemmo
effettivamente conto di aver vinto.
Una colonna di prigionieri incrocia i tedeschi in avanzata
Colonne alleate distrutte
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“Adoro l'odore del Napalm di mattina... ha il profumo
della vittoria.”
(Col. Kilgore) Apocalypse now
Alle ore 07:00 del 17 maggio detti l‟ordine alla 20.
Fant.motorizzata di avanzare lungo le spiagge di
Dunkerque e Gent. Contemporaneamente la Das Reich
e la Totenkopf facevano avanzare i panzer da Lille
supportati dalle fanterie dell‟Heeresgruppe B
provenienti da sud. La sacca di Gent stava per essere
distrutta. Avevamo ricevuto informazioni che
parlavano di un tentativo di evacuare via mare le
divisioni che avevamo intrappolato e temevamo che la
All‟inseguimento degli alleati
nostra sosta forzata ci avesse fatto sfuggire la preda.
Ma non fu così e iniziò lo scontro con i superstiti delle armate che avevano difeso lo schieramento
alleato a nord.
Quasi nello stesso momento iniziammo
offensive in tutte le aeree dove gli alleati
avevano ancora concentrazioni di forze.
Dopo alcune ore di combattimenti, le 12
divisioni alleate nella sacca di Gent furono
annientate e ben pochi furono coloro che
riuscirono a salvarsi con le poche imbarcazioni
rimaste intatte dopo i nostri bombardamenti del
porto.
L’attacco alle spiagge
La disfatta del BEF
Perquisizione di progionieri
- 80 -
“Il fiume è dentro di noi, il mare tutto intorno a noi.”
(Thomas Stearns Eliot)
Nel tardo pomeriggio del 17, la flotta di sottomarini di Donitz, che stava pattugliando il canale
della Manica, venne intercettata da una flotta della Royal Navy e duramente colpita, riportando
anche l‟affondamento di una squadra di U-Boot, e dovette riparare nel vicino porto di Brest in
mano nostra.
L‟Ammiraglio Raeder, comandante in capo della nostra flotta, decise
che era giunto il momento di far salpare la Kriegsmarine e si imbarcò
lui stesso sulla corazzata Bismark per comandare la flotta che salpò da
Wilhelmshafen.
Il Großadmiral Erich Raeder, fu
un coraggioso combattente già
durante il conflitto precedente
nel quale prese parte a tutte le
principali
battaglie
navali
combattute
dalla,
allora,
Kaiserliche Marine. In quel
periodo si raccontava spesso dei furiosi alterchi che aveva con
Goring, talmente viscerali che il Fuhrer evitava spesso di fare riunioni
dove fossero presenti entrambi.
La flotta prese il largo per dirigersi al largo
delle coste di Dover e durante la navigazione
incontrò una flottiglia di DD britannici che
vennero
affondati
dai
cannoni
dell‟incrociatore Gneisenau.
La notte e la mattina del 18 passarono senza
nessun avvistamento di navi nemiche ma nel
tardo pomeriggio una formazione della Home
Fleet11 comparve all‟orizzonte e iniziò il
primo vero scontro tra le due flotte.
La Home Fleet in formazione dopo aver lasciato il porto
11
Home Fleet era il nome dato alle formazioni della Royal Navy che avevano il compito di difendere le coste inglesi.
- 81 -
La battaglia fu molto breve, i cannoni della
nostre 2 corazzate puntarono entrambi
sulla corazzata Revenge e la Bismark mise a
segno il colpo definitivo facendo saltare la
sala caldaie della nave nemica che affondò.
La Bismark apre il fuoco
Il resto della flotta nemica si sottrasse velocemente
allo scontro e rientrò nel suo porto.
HMS Revenge
Ma poco dopo l‟alba del giorno dopo una nuova
flotta
britannica,
uscita
a
caccia
della
Kriegsmarine, ingaggiò in combattimento le nostre
navi e stavolta, pur rimanendo padroni della zona,
anche le nostre navi uscirono con gravi danni e
KMS Admiral Hipper
due incrociatori pesanti, Admiral Hipper e Blucher
dovettero rientrare a Wilhelmshafen in quanto non più in grado di combattere. Non ci fu nessun
affondamento nonostante che molte navi della Royal Navy furono duramente colpite.
Dopo qualche ora, la flotta inglese si ripresentò e ne seguì un altro breve scontro prima del loro
ritiro, che si concluse con l‟affondamento di un DD nemico.
La prima battaglia della Manica si concluse il giorno dopo quando gli inglesi organizzarono gran
parte della Home Fleet e la diressero contro la nostra formazione. Una flotta di 25 navi con 2
portaerei venne ad affrontarci ed iniziò una grande battaglia. Noi però potemmo contare anche sul
supporto di 9 bombardieri navali e anche quello scontro si risolse a nostro favore. Ma il prezzo fu
alto per la nostra potente ma piccola flotta;
l‟incrociatore leggero Nautilus, che faceva da
schermo alle nostre corazzate, affondò sotto i
colpi della corazzata King George, e quasi tutte le nostre navi ne uscirono con seri
KMS Nautilus
danni. Agli inglesi andò anche peggio poiché persero, oltre a una squadra di DD, l‟incrociatore
pesante Devonshire.
La Kriegsmarine fu quindi costretta ad abbandonare la zona
ma rientrò a Wilhelmshafen coperta di gloria per aver
sconfitto la Royal Navy in ben quattro scontri.
HMS Devonshire
- 82 -
Nel frattempo, nelle nostre offensive terrestri, stavamo progredendo
ovunque. Nella notte del 19, la nostra SS.Panzeramee raggiunse la zona di
operazioni del Pzgruppe Bock che stava attaccando Troyes e si unì alla
battaglia.
Sempre quella notte il fronte alleato di
Chaumont cedette di schianto e il
Pzgruppe Kleist invase la provincia.
L‟attacco alla Maginot nella zona di
Metz stava avendo successo. I bunker
venivano conquistati dai pionieri
d‟assalto uno dopo l‟altro e il fronte
nemico stava cedendo.
Il pomeriggio del 20 tutto la linea di
fortificazione nella provincia di Metz fu in
mano nostra e potemmo entrare nella
provincia che il nemico stava abbandonando
in completa rotta.
La Wehrmacht avanza verso Metz
Il mattino successivo, l‟Inghilterra, in una disperata quanto inutile e
teatrale mossa, fece sbarcare 2 divisioni a Caen che vennero
immediatamente attaccati dalla divisione corazzata di Dietrich e da
una divisione di marine che erano a presidiare la zona.
Alla sera del 23 anche la provincia di Liegi cadde in mano nostra.
- 83 -
“La vittoria ha moltissimi padri, la sconfitta è orfana.”
(John Keats)
La mattina del 25 iniziò l‟attacco per la distruzione della sacca rimasta a Bastogne.
A Troyes gli alleati erano
ormai allo stremo e lo stesso
pomeriggio si arresero esausti.
Altre lunghe colonne di
prigionieri cominciarono il
loro faticoso viaggio verso la
Germania mentre le nostre
forze si organizzavano per
assalire da tutti i lati le armate sopravissute nelle Francia orientale.
Il pomeriggio del 27 cadde anche Bastogne e le divisioni sbarcate a Caen , trovandosi intrappolate
anche dall‟arrivo di Hoth da sud, si arresero.
Il giorno dopo, 28 Maggio, il Presidente francese Lebrun nominò primo
Ministro il maresciallo Philippe Petain, eroe nazionale della precedente
guerra e un simbolo per l‟intero paese. L‟anziano maresciallo già da tempo
propugnava la necessità di un accordo di pace con noi e immediatamente,
il suo primo atto, fu di chiedere l‟armistizio.
Anche se di fatto venne accettato e firmato alcuni giorni dopo, come
racconterò, entrò in vigore praticamente subito e il risultato fu la
formazione dello stato di Vichy France nella Francia centrale e
meridionale, oltre alle colonie, mentre noi avremmo mantenuto il
controllo della restante
parte, circa due terzi, del
paese. Le provincie di
Mulhouse, Strasbourg e
Metz sarebbero ritornate
definitivamente al Reich.
Il giorno dopo anche Re
Leopoldo
del Belgio
annunciò la capitolazione e
il suo paese venne annesso
al Reich. Ma la
sua colonia, il
Congo,
si
costituì stato
indipendente e
si schierò con
gli alleati.
- 84 -
«O si è cristiano o si è tedesco. Essere tutti e due
contemporaneamente è impossibile.»
Adolf Hitler
Alla notizia della resa del nostro odiato nemico, la Francia, il Fuhrer esplose di gioia e diede
immediatamente disposizioni per allestire una cerimonia per la
firma dell‟armistizio degna di tale evento. Volle partire
immediatamente per Bruly-le-Peche, un villaggio non lontano dal
Belgio, che aveva scelto come centro operativo durante il soggiorno
che avrebbe effettuato in Francia.
Il maltempo gli impedì di prendere l‟aereo ma fu lieto di
percorrere il tragitto in automobile e rivedere i luoghi dove aveva
combattuto nel 16° reggimento di fanteria bavarese. Lo
accompagnavano Goering, Raeder (i quali erano a loro volta così
felici che dimenticarono di litigare), Keitel e von Brautschisch.
Durante il tragitto li raggiunse la notizia del proclama del gen. De
Gaulle che invitava i francesi ad aderire alla Francia Libera e alla
proclamazione stessa di quello Stato. Ma nulla poté, quel giorno,
cambiare l‟umore di Hitler che si lasciò andare ai ricordi di
gioventù. Una volta arrivati in territorio francese, il Fuhrer, visto
che era ancora presto, decise di andare a visitare il luogo che lui stesso aveva scelto per la
cerimonia della firma. Amante dei dettagli, volle assicurasi che la scenografia fosse come l‟aveva
desiderata. Il posto era la radura del bosco di Compiègne, lo stesso luogo dove ventidue anni
prima, venne imposta la capitolazione alla Germania. Aveva preteso
che fosse sospinto nello stesso punto esatto, il vecchio vagone
ferroviario che il maresciallo francese Foch usò per accogliere la
delegazione tedesca. Volle che anche le bandiere fossero sistemate
allo stesso modo e negli stessi punti. Solo che stavolta avrebbero
avuto la croce uncinata.
Tutto era perfetto, e se ne compiacque. Sostò a lungo davanti al
monumento – un aquila trafitta da una spada- che i francesi avevano
eretto per ricordare la vittoria sui tedeschi. I soldati l‟avevano
ricoperto con la nostra bandiera ma lui la fece togliere per osservarlo
meglio. Poi ordinò seccamente di distruggerlo. Lasciò invece intatta
la statua del maresciallo Foch e, appurato che era tutto secondo i suoi
desideri, ripartì col suo numeroso seguito verso il villaggio dove Il monumento alla vittoria del ’18.
Verrà distrutto poco dopo
avrebbe alloggiato. Passò la notte insieme agli esperti addetti alla
stesura delle clausole dell‟armistizio e dormì pochissimo.
Il giorno successivo, al momento della
cerimonia della firma, salito sullo storico
vagone ferroviario, sedette sulla poltrona che
nel ‟18 fu occupata da Foch. Ascoltò da Keitel
la lettura del preambolo dell‟armistizio: “Qui,
oggi, cancelliamo la più atroce vergogna della
storia tedesca”. Poi se ne andò senza aspettare
la firma.
Le delegazioni alla firma dell’armistizio
- 85 -
Il Fuhrer si fece portare in volo a Parigi dove si era dato
appuntamento con Albert Speer, il suo architetto personale,
insieme al quale stava studiando numerosi progetti per le
grandi città del Reich. Insieme visitarono numerosi palazzi e
monumenti discutendo di infiniti dettagli architettonici.
In città si tenne anche una grandiosa parata organizzata dalla
Wehrmacht, ma il Fuhrer vi assistette distratto, tutto preso dal
suo interesse architettonico e artistico.
Fece ritorno a Bruly-le-Peche insieme a Speer per poter continuare a conversare con lui dei suoi
progetti sulla nuova Berlino e lo pregò di restare per andare a visitare insieme, nei giorni
successivi, le vicine città di Laon e Lille.
Fu nei pressi di Lille che una vecchietta lo vide passare su un auto scoperta e lo riconobbe.
Iniziò a indicarlo e gridò: “Voilà le diable!, voilà le diable!”12
12
“il diavolo!, il diavolo!”
- 86 -
Il capitalismo è un'ingiusta ripartizione della ricchezza.
Il comunismo è una giusta distribuzione della miseria.
W.Churchill
Nel frattempo gli Usa, preoccupati dell‟evolversi della situazione europea, accelerano i loro piani
di difesa. Il 30 maggio decidiamo di distruggere completamente la Maginot, l‟odiato simbolo di
una Francia nemica giurata del popolo tedesco e che non sarebbe mai più esistita.
Il Fuhrer, terminata la sua „vacanza„ francese, si rimise al lavoro coi suoi collaboratori per
esaminare alcune importanti situazioni che richiedevano delle
immediate decisioni. La prima riguardò i territori della Danimarca da
noi occupati. I danesi erano per noi un popolo fratello
e desideravamo uno stato autonomo per quel paese in
modo da non dovervi tenere una forza di
occupazione. Fu quindi deciso di ricreare lo stato di
Danimarca mettendovi a capo il dottor Fritz Clausen,
il leader del locale partito nazionalsocialista, il
Danmarks National-Socialistiske Arbejder Parti
(DNSAP).
C‟era poi la questione dell‟Olanda. Risparmiata dalla nostra “Blitzkrieg” in quanto sarebbe stata, in
quel momento, un inutile diversione rispetto alle nostre direttrici d‟attacco, il regno d‟Olanda
poteva rappresentare ora una minaccia. Troppo
stretti erano i legami che la univano al Regno Unito,
anche se non erano formalmente alleati, e non
potevamo certo permettere che dai quei territori
provenisse una controffensiva verso il cuore del
Reich. Inoltre eravamo interessati a impadronirci dei
porti e piste di atterraggio per le nostre operazioni
contro l‟Inghilterra. Il Fuhrer diede quindi
disposizioni per una veloce offensiva in quel paese.
Le nostre divisioni iniziarono a circondarla da tutti il
lati e anche la I.SS-Pzarmee si schierò per
partecipare all‟invasione. Il mattino del 6 Giugno iniziò l‟attacco e 15 divisioni di cui 4 corazzate si
mossero in un azione concentrica investendo le poche e male armate divisioni olandesi. Sapevamo
che il terreno sul quale ci saremmo mossi non sarebbero state
le pianure belghe e francesi ma una fitta serie di canali e ponti
tutt‟altro che facili da superare.
Per questa ragione impiegammo molte divisioni di marines e
i paracadutisti che avrebbero dovuto assicurare che le vie di
accesso verso Amsterdam cadessero subito in mano nostra
intatte. Ma, a differenza delle altre campagne preparate con
Lancio di paracadutisti a Rotterdam
cura, in Olanda, attaccammo senza un piano dettagliato e
troppo fiduciosi che, si sarebbe arresa dopo qualche combattimento necessario a salvare l‟onore.
Non fu così e molti paracadutisti e truppe aviotrasportate incontrarono una feroce resistenza.
Inoltre tanti aerei scaricarono gli uomini nei posti sbagliati poiché fu fatta confusione con la
distribuzione delle mappe. Per fornire un esempio della supponenza con la quale iniziò la
campagna, al 21° reggimento aviotrasportato venne dato l‟ordine di atterrare vicino ad Aia,
occupare il ministero della guerra ed arrestare la famiglia reale. Il suo comandante, Walter Gericke,
- 87 -
pensando a tale regale compito, caricò sull‟aereo la sua uniforme
di gala e, naturalmente, il cavallo.13 Per fermare le nostre divisioni,
venne aperto il complesso sistema di dighe in modo da allagare
molti territori e parecchi ponti vennero fatti saltare. Ma fu uno
sforzo vano in quanto, alle
carenze
di
pianificazione,
Truppe aviotrasportate a Rotterdam
sopperì la nostra efficienza
logistica e l‟iniziativa dei comandanti tedeschi. Attraversammo
gli acquitrini su canotti e pontili costruiti in pochissimi ore e la
schiacciante superiorità tattica ebbe ragione delle difese
olandesi. Le nostre divisioni
presero presto contatto coi
paracadutisti e dopo due
giorni la provincia di Amsterdam era completamente
circondata. La regina Guglielmina non volle arrendersi e
all‟alba del 9 giugno attaccammo da tutti i lati la provincia.
Alla sera i difensori di Amsterdam si arresero e la regina riuscì
a fuggire a Londra all‟ultimo momento.
Dopo due giorni annuncia la capitolazione del
paese. Le Indie Orientali Olandesi entrarono
nell‟alleanza con la Gran Bretagna mentre il
regno d‟Olanda continuò formalmente ad
esistere a Curacao, nei caraibi.
L‟Inghilterra, ancora sotto shock per il tragico
destino di gran parte del BEF, non fece nulla
per aiutare l‟Olanda se non inviare i caccia a La Regina Guglielmina visita un rifugio ad Amsterdam
disturbare i nostri bombardieri. Inoltre, la loro
preoccupazione era di essere il prossimo obiettivo di una invasione.
In quei giorni venne formata la “Home Guard”, una milizia che avrebbe avuto il compito di
difendere il territorio nazionale dove l‟esercito regolare non si
fosse dimostrato sufficiente. Vennero accettati numerosi
volontari di tutte le età ed equipaggiati con materiali di
seconda scelta rispetto alle truppe di prima linea, ma il loro
paese contava molto sul loro spirito
combattivo.
Volontari della Home Guard
Ma il secondo segnale inequivocabile che il
Regno Unito non aveva intenzione di chieder la pace nonostante gli smacchi
subiti fu, dopo una tempestosa seduta alla camera dei comuni nella quale
Chamberlain diede le dimissioni, la nomina di Winston Churchill a primo
ministro, nettamente ostile al Fuhrer e alla Germania. Il suo primo discorso fu
molto esplicito: ci avrebbe combattuto ovunque e comunque.
Winston Churchill con
un mitra donato dagli
americani
13
Fatto realmente accaduto ma non sono sicuro che fosse lui il comandante in questione.
- 88 -
“E’ un errore considerare puramente politico ciò che
noi facciamo”
A.Hitler
14
L‟altra, e importantissima, questione sulla quale il nostro Stato Maggiore si stava interrogando era
proprio su come e dove effettuare la nostra prossima mossa. Tutto sembrava indicare che era il
momento giusto per colpire l‟Inghilterra e l‟alleanza con l‟Italia ci aveva assicurato un aggressivo
alleato le cui mire sull‟impero britannico in Africa e nel mediterraneo, costringevano gli inglesi a
tenere divisioni e gran parte della flotta in quell‟area. Inoltre avevamo avuto conferma della
capacità della Kriegsmarine di tener testa alla Royal Navy se non fosse stata in consistente
inferiorità numerica. E naturalmente avere una rotta sicura per i trasporti delle truppe da sbarco
era vitale. Rimaneva il neo di una Luftwaffe che non poteva ancora assicurarci il controllo dello
spazio aereo, si stavano ancora aggiornando quasi tutti gli squadroni di intercettori e la maggior
parte erano costretti a terra per riparare i danni.
Ma un problema maggiore assillava lui e i suoi collaboratori: l‟Unione Sovietica.
La fase della “strana amicizia” tra i due leader terminò quando l‟URSS, come abbiamo visto,
fagocitò gli Stati Baltici dal giorno alla notte. A questo dobbiamo aggiungere che Stalin iniziò a
spostare un numero impressionante di divisioni ai confini col Reich e giungevano notizie di grosse
formazioni sovietiche ai confini della Romania. Si temeva quindi che l‟Urss approfittasse del
momento nel quale molte nostre divisioni sarebbero state impegnate sul territorio inglese.
Nonostante ciò, Hitler diede ordine che venisse predisposto un piano per l‟invasione
dell‟Inghilterra. In realtà, l‟OKH, un piano l‟aveva già ideato e presentato durante l‟inverno
precedente, ma si trattava di una operazione su una scala così vasta che il Comando Supremo della
Marina non lo volle neanche prendere in considerazione per la scarsità dei mezzi di trasporto e di
navi da battaglia.
Contemporaneamente, però, fece spostare molte truppe ai confini
orientali del Reich e ordinò che venissero predisposte anche strutture
difensive sulle coste occidentali, quali radar, batterie AA e forti costieri.
I suoi timori si dimostrarono tutt‟altro che infondati. Una delle clausole
del patto Molotov-Ribbentrop stabiliva che la Germania non avrebbe
interferito nella discussione che si protraeva da anni tra Urss e Romania
riguardo alla sovranità sui territori della Bessarabia, ma stalin si spinse
oltre. Il 28 giugno i sovietici dissero senza mezzi termini che volevano
La zona occupata dai sovietici
quella regione ed erano pronti ad invaderla. Il governo Rumeno,
cercando di prendere tempo, disse che era disposto a parlarne. Stalin interpretò, o volle
interpretare, la loro risposta come un accettazione e fece entrare le truppe nelle province contese.
La Romania non poté, di fronte al gigante sovietico e sapendo che la Germania non si sarebbe
mossa, che accettare il fatto compiuto.
Il Fuhrer cominciò da quel momento a pensare come fare la pace con l‟Inghilterra, per riprendere,
ora che l‟onta di Versailles era cancellata, l‟altra parte del programma che era alla base stessa del
nazionalsocialismo; il lebensraum, lo spazio vitale, e la sconfitta del bolscevismo. In questa sua
posizione fu molto influenzato da quelle di Himmler ed Hesse, sostenitori di una alleanza di tutti i
paesi nordici.
Lasciò comunque che la progettazione del piano per l‟invasione dell‟Inghilterra procedesse, ma al
suo Quartier Generale vennero dispiegate numerose mappe dell‟Unione Sovietica.
14
In questo mini-capitolo ho voluto dare un senso alla decisione che prenderò nel gioco di non invadere, almeno per il momento, l’Inghilterra,
mossa che sarebbe, invece, logico fare (o provare a fare). Lo scopo è sempre quello di tenere alta la difficoltà del game creando i due fronti come in
realtà avvenne.
- 89 -
“Tripoli! Un sogno pregno di vita”
Legionario Anonimo
Cosa stava facendo, il nostro alleato italiano nel frattempo?
Al momento dell‟entrata in guerra, il Comando Supremo, preso
abbastanza alla sprovvista, temette per la situazione della Libia
che era presa tra due fuochi: gli inglesi in Egitto e i francesi in
Tunisia. Inoltre, la presenza di due flotte nemiche nel
mediterraneo, rendeva il rifornimento delle truppe e l‟invio di
eventuali rinforzi, operazioni logisticamente difficili.
Nell‟Africa Orientale Italiana la situazione era ancora peggiore
in quanto era stata lasciata colpevolmente indifesa e la chiusura del canale di Suez non lasciava
speranze alla colonia italiana.
Decisero allora di agire con audacia contando
di trovare gli alleati impreparati a combattere
in quell‟area e iniziarono ad avanzare in
Tunisia, con piccole ma veloci formazioni
composte da molte truppe native, riuscendo
Avanzata in Tunisia
ad occupare molti territori senza incontrare resistenza.
Resistenza contro cui invece si scontrarono le divisioni che effettuarono
una ricognizione in forze percorrendo la “Balbia”15verso Sollum dove
divisioni britanniche e neozelandesi contrastarono agevolmente la loro
avanzata. Gli inglesi
tentarono
anche
diversi attacchi a
Forte Capuzzo ma
vennero
respinti
Bersaglieri motociclisti si
muovono verso l’Egitto
Artiglieria italiana a Forte Capuzzo
dalla artiglieria italiana.
Le operazioni sul fronte delle alpi occidentali, come abbiamo visto,
portarono a conseguire una vittoria a Grenoble e anche Mentone
venne occupata dalla fanteria di marina del battaglione “S.Marco”.
Dopo alcuni giorni dall‟armistizio tra il Reich e la Francia, avvenne
anche quello con l‟Italia, firmato a villa Olgiata, che dovette
accettare di restituire al governo di
Vichy i territori che era riuscita ad
occupare, restando con un pugno di
Il S.Marco a Mentone
mosche in mano. Ma le operazioni contro gli inglesi continuarono e
specialmente nel mediterraneo si
susseguirono numerosi scontri
navali dove la flotta italiana conseguì
alcune vittorie che portarono anche
all‟affondamento di 1 trasporto e 1 CL.
Le corazzate Cavour e G.Cesare
15
La strada costiera del Nord Africa
- 90 -
Badoglio legge le condizioni ai
francesi
« Balbo. Un bell'alpino, un grande aviatore, un
autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato
capace di uccidermi. »
B.Mussolini
16
Nei giorni seguenti alla formazione di Vichy, la Spagna franchista, sulla
quale il Fuhrer sperava di contare come futuro alleato, dichiarò la sua
neutralità, fatto che lo lasciò molto deluso.
Ma nel Reich era ovunque una esplosione di giubilo popolare per la
grande vittoria conseguita e non si contavano le parate e i festeggiamenti
alle truppe che rientravano per brevi licenze. Dopo le operazioni in
Olanda, a fine giugno anche la mia 20. Divisione di fanteria tornò a casa e
io presi commiato da essa per rientrare nel Generalkommando della Das
Reich.
L‟avanzamento tecnologico stava continuando frenetico e fummo in grado
di ordinare la produzione di 4
incrociatori pesanti P-Class la ui
ricerca si era appena conclusa.
Venne dato anche il via alla
ricerca di un nuovo modello di
corazzata, la H-39-class che sarebbe stata una versione ancora più potente e Corazzata H-39-class
moderna della Bismark.
Si procedette anche alla riparazione dei ponti e delle dighe in Olanda e fu un costo molto elevato
da sostenere a causa delle asfittiche risorse di rifornimenti.
In quei primi giorni di luglio i combattimenti in nord africa proseguivano senza che gli italiani
riuscissero ad avanzare a Sollum e gli attacchi inglesi a Forte Capuzzo si infrangevano contro le
difese dei nostri alleati. Gli inglesi tentarono anche uno sbarco nel
Dodecanneso ma furono respinti agevolmente dagli italiani.
Il 2 Luglio fu un giorno di grande lutto per l‟Italia. Il governatore della Libia,
Italo Balbo, mentre rientrava col suo aereo da una missione di ispezione delle
truppe che combattevano a Sallum, venne abbattuto dalla artiglieria
contraerea del battaglione S.Giorgio sui cieli di Tobruk. I serventi dei pezzi,
che avevano appena respinto un attacco di bombardieri inglesi, lo
scambiarono per un ulteriore aereo nemico e aprirono il fuoco. “Lo
squadrista volante”, come veniva chiamato in Patria, era
infinitamente amato e rispettato in tutto il mondo per le
sue gloriose trasvolate oceaniche.
Il giorno seguente, un aereo inglese, sfidando
innumerevoli pericoli, paracadutò questo messaggio sul
campo d‟aviazione italiano:« Le forze britanniche
esprimono il loro sincero compianto per la morte del
Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, un grande condottiero
e un valoroso aviatore che conoscevo personalmente e
che il fato pose in campo avversario...Air OfficerCommander-in-Chief British Royal Air Force...Sir Arthur Laymore.
Fu uno dei rari gesti di cavalleria di tutto il conflitto.
16
Nome Indiano che una delegazione di Sioux, presenti alla mostra di Chicago, diede a Balbo in onore del suo volo
Roma-Chicago
- 91 -
Lo stesso giorno in cui si compì il fatale destino di Balbo, Hitler tenne un grande discorso al
Reichstag, riunitosi, come da tempo avveniva,
alla Krolloper di Berlino. Fu, come il Furher
stesso lo chiamò, il discorso della vittoria ma,
al tempo stesso, il discorso della pace, dove si
implorava l‟Inghilterra e gli altri paesi a
perseguire una politica mirante a trattare una
pace duratura. Il toccante discorso commosse
gran parte dell‟assemblea che applaudì a lungo
la lungimiranza del nostro capo.
La risposta di Churchill fu un intensificarsi dei
bombardamenti sul suolo del Reich.
In Romania, le proteste delle forze
nazionaliste, irritate dalla cessione della Bessarabia, indussero Re Carlol II a formare un nuovo
governo alla cui guida chiamò Ion Gigurto che promulgava una politica di avvicinamento alle
potenze dell‟Asse e ammise membri della Guardia di Ferro in parlamento.
L‟Italia stava intanto tentando un ardita operazione per la
conquista di Malta. Dopo numerosi
bombardamenti incominciarono dei
tentativi di sbarco che furono però
respinti dagli inglesi. Comportò
anche una serie di scontri navali con
alterni risultati ma che portarono, il
10 luglio, all‟affondamento della corazzata nemica Queen Elizabeth17 e
HMS Quuen Elizabeth in fiamme
di numerosi DD di scorta.
Ma alcuni giorni dopo, gli italiani
subirono una bruciante sconfitta
sulla terraferma. Il 21 luglio gli
inglesi si lanciarono all‟ennesimo
attacco a Forte Capuzzo e
l‟importante posizione cadde in
L’offensiva britannica
Blindati britannici all’assalto
mano nemica. I nostri alleati
poterono solo constatare la netta superiorità dei mezzi e materiali britannici e sospesero le
operazioni verso Sollum, mettendosi in una linea difensiva.
Anche l‟Africa Orientale Italiana stava cedendo una provincia
dopo l‟altra all‟avanzata britannica e molto malumore si
cominciò a diffondere al Comando Supremo.
Nel frattempo negli Usa venne promulgato il “Two-Ocean
Navy Act” che comportò una notevole espansione delle forze
navali di quel paese.
17
Nella realtà fu semiaffondata insieme alla Vaillant dall’azione della Decima-Mas nel porto di Alessandria nel
dicembre del 41.
- 92 -
"La forza senza un fondamento spirituale è destinata a
fallire"
A. Hitler
18
Mentre
si
svolgevano
questi
avvenimenti, io ero tornato, come
detto, al Generalkommando della Das
Reich. Con diversi altri ufficiali della
divisione, il 21 giugno partecipai alle
grandi cerimonie per la festa del
solstizio d‟estate. Quell‟anno le
cerimonie e i riti, amplificati dalle
nostre vittorie, furono ancora più
esaltanti e davanti a nostri occhi e, più
ancora, dentro di noi sentivamo
scorrere il trionfo della “religione del
sangue”19.
La fiaccolata della festa del solstizio di estate
Heinrich Himmler
Alfred Rosenberg
Mi ritrovai a parlare a lungo con Himmler e
Rosenberg che erano molto interessati ad ascoltare le mie impressioni sul comportamento delle
Waffen-SS in battaglia e il Reichfuhrer mi chiese se avessi avuto il tempo di accompagnarlo per
qualche giorno in un sopralluogo che aveva programmato di fare. Gli dissi che naturalmente ero a
sua disposizione e, sul momento, pensai che si trattasse di una visita alla Das Reich. Ma con mia
grande sorpresa aggiunse: “Bene, partiamo domani per la Spagna allora”. La nostra meta era
Montserrat in Catalogna, che, come appassionato di scienze esoteriche, conoscevo molto bene in
quanto uno degli ultimi rifugi dei Catari, i detentori del segreto del Graal.
Durante il viaggio Himmler mi mise al corrente degli ultimi risultati del lavoro svolto dall‟
Ahnenerbe (Ahnenerbe Forschungs und Lehrgemeinschaft, ovvero la Società di ricerca ed
insegnamento dell'eredità ancestrale) e delle importanti deduzioni che si erano potute trarre dalle
missioni scientifiche in Tibet, Yucatan e nelle Ande.
18
Ritengo sia doveroso sottolineare che questo capitolo intende solamente fornire, semmai ce ne fosse bisogno, un’istantanea del clima, imbevuto
di fanatismo, che si era diffuso durante quei tragici avvenimenti. La semplicità col quale lo descrivo è voluta per non perderci in situazioni che nulla
hanno a che fare con un ARR.
19
Termine coniato da Rosenberg, il filosofo del nazismo, nel “Mito del XX° Secolo”. Il sangue di un popolo, sostanza sacra, aveva in se l’anima della
razza, quale importante veicolo dello spirito.
- 93 -
Secondo il Reichfurer si era vicini ad ottenere, finalmente, le prove definitive che la razza ariana
discendesse dai superstiti del cataclisma che sconvolse l‟antico continente che era posto
nell‟atlantico settentrionale. Nei giorni seguenti mi raccontò anche degli esperimenti che coi
membri di Ordine nero stava eseguendo sui poteri della Lancia di Longino, che fu trasferita da
Vienna a Norimberga dopo l‟Anschluss.
Mi parlò, inoltre, di come, leggendo il “Bhagavad Gita”, dal quale non si
separava mai, aveva concluso che lui e il corpo tutto delle SS non potevano
essere altro che la reincarnazione di Enrico I di Sassonia e dei suo uomini che
difesero il territorio germanico contro gli invasori slavi. Il nostro destino
karmico era quello di combattere la battaglia decisiva per la vittoria sui
nemici del popolo tedesco.
La nostra visita a Montserrat si rivelò, però, un fiasco. I monaci del monastero
furono cortesi ma assolutamente fermi
nel non rivelare nulla riguardo alle grotte
nascoste che, secondo documenti risalenti all‟ordine dei
templari e le ultime informazioni comunicate dall‟archeologo
Otto Rahn, prima della sua misteriosa morte, avrebbero
dovuto contenere indicazioni sulla
natura e l‟ubicazione del Santo Graal.20
Himmler a Montserrat
La bellezza del luogo non mi fece,
invero, pensare di aver fatto un viaggio inutile. Restavo ore a contemplare
quelle rocce erose dai venti che tanto somigliavano a statue egizie, anzi
troppo somiglianti, pensavo, per essere un caso.
Né maggior fortuna avemmo a Rennes-le Chateau, altro
Otto Rahn
insediamento dei Catari dove erano presenti tantissimi
riferimenti al passaggio per quelle terre di Maria Maddalena e dei figli avuti
dall‟unione con Cristo. Anche li sembrò che nessuno potesse dirci nulla
riguardo alla misteriosa scoperta che l‟Abate Saunière fece alla fine del secolo
scorso durante i restauri della chiesa, e che lo rese immensamente ricco da un
giorno all‟altro.
“Non può non esserci dell‟altro” disse alla fine sconsolato Himmler e mi chiese se fossi stato
interessato a seguire dei lavori di scavo che avrebbe voluto affidare a delle SS. Cortesemente
rifiutai adducendo i pressanti impegni che mi aspettavano al comando generale della
Das Reich.21 Ma in realtà non volli essere coinvolto in qualcosa che, nonostante i miei
interessi personali, stava già distogliendo troppe persone da ciò che era il nostro
problema principale. Avevamo da combattere una guerra e, soprattutto, vincerla.
Abate Saunière
20
Non c’è da stupirsi che i sostenitori di una nuova (o vecchia) religione ‘nordica’ fossero così ossessionati dalla figura di Gesù. Per loro era un
Iperboreo, un appartenente alla razza di semidei, dalla quale hanno avuto origine gli ariani, venuto sulla terra per lottare contro gli ‘altri’ .
21
Himmler visitò Montserrat nel novembre del 40. Sarà stato un caso ma è interessante notare come la gran parte della Das Reich, dopo Kursk,
venne mandata in Francia per riorganizzarsi. Restò nella zona di Rennes le Chateau molto più del tempo normalmente necessario, in quella fase
difficile del conflitto. Non esiste documentazione attendibile ma sembra che avesse isolato completamente la zona.
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