Imbuto di Bagnara, la patata bollente a Prodi La chiusura della Sa-Rc.

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Imbuto di Bagnara, la patata bollente a Prodi La chiusura della Sa-Rc.
LA SICILIA
VENERDÌ 28 SE T TEMBRE 2007
il FATTO
[ SICILIA, NODO TRASPORTI ]
.3
Rischio impennata dei prezzi. La Sicilia
L’alternativa via mare. Occorre potenziare
Un unico piano delineato. Prevede l’uso
importa quasi tutto ed esporta prodotti
agricoli e della pesca, ma anche petrolio
l’operatività e la fruibilità dei porti: ma non
sembra che per ora vi siano progetti definiti
di mezzi di soccorso e delle forze dell’ordine
e aree di stoccaggio dei Tir sulla statale calabra
Imbuto di Bagnara, la patata bollente a Prodi
La chiusura della Sa-Rc. Deciderà il premier. Il Cdm varerà forse un decreto per il potenziamento dei porti siciliani e calabresi
LILLO MICELI
PALERMO. Sarà il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ad occuparsi personalmente dell’emergenza che è destinata a provocare la chiusura dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria
che rischia di avere effetti disastrosi sull’economia siciliana e pesanti ripercussioni su quella
nazionale. Al vertice, sollecitato dal viceministro dello Sviluppo economico, Sergio D’Antoni, saranno presenti i ministri Antonio Di Pietro
(Infrastrutture) e Alessandro Bianchi (Trasporti) che sulla vicenda hanno posizioni discordanti e che sono una delle cause che potrebbe portare al caos. Bianchi, come è noto, aveva chiesto
all’Anas – che ha risposto picche – di rinviare l’inizio dei lavori al primo di febbraio, mentre Di
Pietro è per l’immediato avvio dei cantieri che,
secondo i programmi, dovrebbero diventare
operativi dal primo di ottobre, dando la disponibilità per uno slittamento di qualche settimana appena.
Dunque, toccherà a Prodi sbrogliare l’intricata matassa, cercando di conciliare tra il rischio
di isolamento della Sicilia e l’esigenza di chiudere l’autostrada per consentire la costruzione
della galleria di Bagnara Calabra: un’impegnativa opera d’ingegneria che comporterà il bloc-
co dell’unica arteria che collega il Sud al Nord
per 4-5 anni. Secondo alcune indiscrezioni, il
Consiglio dei ministri potrebbe anche varare un
decreto legge per accelerare la realizzazione di
alcune opere di potenziamento dei porti siciliani e calabresi: il trasporto via mare è l’unica alternativa a quello autostradale. In minima parte potrebbero essere utilizzate le ferrovie calabresi che non certo un esempio di modernità.
Secondo uno studio di Confindustria Palermo, ogni giorno attraversano lo Stretto di Messina 3 mila Tir e 10 mila tra auto e veicoli commerciali. La strettoia di Bagnara Calabra, circa
25 chilometri, comporterà il dimezzamento
del flusso delle merci. «Di alcuni prodotti – sostiene il presidente degli industriali palermitani, Nino Salerno – il traffico sarà annullato per
l’incompatibilità con i mercati nazionali ed europei. La Sicilia, peraltro, costituisce circa l’8%
del mercato nazionale e importa quasi tutto, in
particolare prodotti alimentari. Esporta, invece,
prodotti agricoli e della pesca. Senza contare i
cosiddetti prodotti pericolosi. Ogni giorno, infatti, escono dalla Sicilia circa 50 Tir che trasportano prodotti petroliferi provenienti dal polo siracusano». A soffrire maggiormente del blocco
autostradale saranno certamente le aziende
siciliane, ma ne risentiranno anche quelle na-
IL DIBATTITO
Il viceministro: «Decisioni
che tagliano fuori la Sicilia
e faranno vivere di rendita
Cuffaro per i prossimi 5
anni. La maggior parte dei
fondi per l’opera sullo
Stretto finiranno in piazze
e campi sportivi. A Catania
uno dei poli intermodali»
CATANIA. «Il divario tra Nord e Sud è in crescita: una parte del Paese è dentro l’Europa, e
un’altra arranca. Aver detto no al Ponte sullo Stretto e, in concomitanza, chiudere un
tratto della Salerno-Reggio Calabria significa tagliare fuori la Sicilia. È una scelta politica infelice che farebbe vivere di rendita Cuffaro per i prossimi cinque anni». A parlare è
un uomo di governo, il viceministro dei Trasporti, il genovese Cesare De Piccoli, che ha
partecipato a un dibattito organizzato alla
Festa dell’Unità, al tondo Gioeni a Catania,
sul tema «Logistica e competitività: infrastrutture e sviluppo del territorio».
Un argomento ostico ai non addetti ai lavori, almeno nei termini con cui si è svolto il
botta-risposta moderato dal segretario provinciale Ds, Luca Spataro. Tra gli ospiti: il presidente di Confindustria Catania, Fabio Scaccia, il segretario regionale Filt Cgil, Giacomo
Rota, il presidente della Camera di Commercio di Catania, Pietro Agen, il segretario provinciale generale Cisl, Salvatore Leotta, l’operatore turistico Giuseppe Saffo, il presidente
Sis (Società interporti siciliani), Rodolfo de
Dominicis. «La questione di fondo su cui si
gioca il futuro economico del Paese ruota attorno alla convenienza economica – ha spiegato De Piccoli – per quale motivo un imprenditore preferisce che la sua merce proveniente dalla Cina arrivi ad Anversa o a
Gioia Tauro? Per la convenienza dell’offerta
e per i tempi più celeri. Così Gioia Tauro vince su Augusta per il numero di container
che accoglie ogni anno, ma non vince su
Rotterdam. Catania può diventare invece
una grande stazione croceristica come è avvenuto a Savona. Ha tutto quello che i turisti
francesi e americani cercano. Queste sono le
occasioni per uno sviluppo straordinario.
Ma questa sfida senza consociativismo non
si vince: non si possono perdere tre anni in
Consiglio comunale, che diventeranno 7 a
iter burocratico finito, per approvare il Prg
del porto».
«Se vogliamo competere – ha spiegato il
presidente di Confindustria Catania, Fabio
Scaccia – dobbiamo unirci e ragionare in
una logica di sistema. In uno scenario economico che cambia di giorno in giorno. Un primo passo lo abbiamo fatto con il protocollo
IL PIANO DELL’ANAS PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA
Fontanarossa, conti da aggiustare
Il personale incide per il 39% (Venezia è al 25%). Parcheggio multipiano con il tapis roulant
TONY ZERMO
CESARE DE PICCOLI ALLA FESTA DELL’UNITÀ[ZAPPALÀ]
De Piccoli: «Ponte e A3
scelte politiche infelici»
GRAZIELLA PULVIRENTI
zionali che vendono all’Isola derrate per svariati milioni di euro. I pochi prodotti che arriveranno potrebbero subire un’impennata di prezzo.
L’alternativa, come detto, dovrebbe essere il
trasporto via mare. Ma sarebbe necessario prima potenziare i porti, sia quello di Gioia Tauro
che quelli siciliani di Tremestrieri, Catania, Augusta, Palermo e Termini Imerese dove, comunque, sono necessari interventi per potenziarne la fruibilità. Ma allo stato attuale non
sembra vi sia alcun progetto ben delineato. Altrimenti, sarebbe stato detto nelle varie riunioni che si sono svolte al ministero dei Trasporti
e durante il question time dell’altro ieri alla
Camera dei deputati. L’unico piano contro l’emergenza del quale si ha notizia è quello predisposto dal prefetto De Sena e dall’Anas che
prevede nel tratto tra Bagnara Calabra e Scilla
l’impiego di polizia stradale, vigili del fuoco,
Protezione civile, ambulanze ed elicotteri della polizia per fronteggiare i momenti più difficili che saranno contraddistinti in base al livello, con tre diversi codici: giallo, nero e rosso. Per
evitare l’affollamento di camion sull’unica carreggiata in cui si potrà viaggiare a doppio senso di circolazione, sono stati previsti delle aree
di stoccaggio dei Tir. Ma non mancano le perplessità.
sulle priorità infrastrutturali del Sud-Est della Sicilia siglato da istituzioni e imprese delle province di Catania, Caltanissetta, Ragusa
e Siracusa. Adesso è necessario passare ai
fatti con un impegno operativo e progettuale».
Rota ha puntato il suo intervento sulle infrastrutture viarie: «Quali strade collegano
l’aeroporto di Comiso al resto della Sicilia?
Statali tra le più pericolose come la CataniaGela, o quella per Siracusa. Se le strade, così
come le altre infrastrutture, non saranno efficienti, siamo condannati alla marginalità».
Più ottimista Agen: «È già qualcosa che si
parli di trasporti – ha esordito – logistica e
trasporti sono stati sempre sottovalutati nelle previsioni delle opere pubbliche». Riguardo all’aeroporto di Catania, ha tenuto a precisare: «Nessuno deve temere per il posto di
lavoro. Ci saranno magari degli spostamenti di personale (compatibili con le residenze
di ognuno) ma nessuno sarà licenziato. Anzi, nei prossimi tre anni potranno esserci
nuove assunzioni. Non esiste, infatti, alcuna
delibera dell’attuale cda che si sia espressa
per una eliminazione degli esuberi che, qualora ci fossero, saranno assorbiti da Comiso».
Quindi i temi posti al viceministro, quelli
caldi del dibattito politico in corso: i poli intermodali, lo Stretto di Messina, la chiusura
per 4 anni di un tratto della A3 Salerno-Reggio Calabria per lavori. «Il fermo della A3
sarà devastante per l’economia del Sud – ha
affermato Leotta – e le alternative sono solo
chimere». «Due sono le "strutture intermodali" che il governo ha previsto – ha rilevato
De Dominicis – una a Verona, l’altra a Catania, dove esiste una società retta al 50% dalle Ferrovie e al 50% dall’Interporto (stiamo
chiedendo all’Anas di entrare in società). Il
ruolo che deve svolgere è di consentire il
cambio della modalità di trasporto: camiontreno, per esempio, con il nuovo polo ferroviario».
Proprio mercoledì mattina, in una riunione con il ministro delle Infrastrutture Di Pietro, si è parlato di come saranno utilizzate le
risorse che erano destinate al Ponte sullo
Stretto: «Di Pietro ha fatto sapere che questi
fondi verranno investiti in infrastrutture da
realizzare in Sicilia e Calabria. I progetti presentati dalle Province, però, in gran maggioranza, riguardano piazze e campi sportivi».
Vertice sull’aeroporto di Fontanarossa tra il presidente dell’Enac Vito Riggio, con il vicedirettore generale
dell’Ente, Salvatore Sciacchitano, e il presidente della
Sac, cav. Alfio Turrisi. Prima notizia non buona: il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa non
ha ancora firmato la concessione quarantennale della gestione. La pratica è stata inoltrata con parere positivo dall’Enac, ha firmato il ministro dei Trasporti
Bianchi, ma Tps non ancora. Perché ci sono due cose
da sistemare: la destinazione dei terreni, su cui tra l’altro deve sorgere il parcheggio; e poi il fatto che la Sac
Service non può essere un’entità sganciata dalla gestione, ma deve avere un capo che risponda direttamente alla Sac. Sull’uno e sull’altro punto c’è stata una
rassicurante chiarificazione, per cui nulla osta più alla concessione quarantennale.
Dice il presidente Riggio: «Intanto abbiamo avuto
assicurazioni che il campo di calcio destinato al parcheggio sarà nella disponibilità della Sac. E questo atto l’ho già trasmesso al ministro dell’Economia. Quindi questo rende più credibile il piano quarantennale
che prevede una serie di introiti e conseguenti stanziamenti per 600 milioni. L’altra condizione da rispettare è più delicata, perché c’è una doppia società, la Sac
e la Sac Service che svolge tra l’altro i compiti di sicurezza all’interno dell’aeroporto. Il responsabile della
sicurezza che dev’essere accreditato presso l’Enac
non può che essere della Sac. Dato che il presidente
della Sac mi ha dato ampie assicurazioni, questo mi
consente di dire al ministro che può firmare la concessione quarantennale, che poi è l’atto fondamentale».
«C’è anche l’impegno da parte del presidente Turrisi - continua Riggio - di un’analisi organizzativa seria
per dirci come mai ci sono degli spostamenti evidenti nel numero di dipendenti di alcuni settori rispetto
agli indici che noi diamo. In base ai dati del 2005 l’incidenza del costo del personale era del 39%, a fronte di
un 25% dell’aeroporto di Venezia, paragonabile a quello di Catania. Questo è il terzo aeroporto d’Italia che
formalmente fa ancora utili, ma se non c’è una riorganizzazione dei costi si corre il rischio di non renderlo
appetibile all’investimento. E invece la linea è che, una
volta avuta la concessione quarantennale e avendo
una struttura organizzativa funzionante, gli enti locali debbono stare sì presenti per vigilare sullo sviluppo
del territorio, ma tutta la gestione deve essere affidata strutture private di tipo industriale. Non è pensabile tenere aeroporti in mano a Camere di commercio
che hanno difficoltà finanziarie, a Comuni come quello di Catania che ha gli stessi problemi e alle Province
di cui addirittura si discute l’esistenza. Siccome per
fortuna ci sono sul mercato globale degli investitori
istituzionali, cioè non speculatori, noi chiediamo:
create le condizioni di trasparenza e di profitto per
mettere sul mercato questa azienda aeroportuale,
perché sotto la nostra vigilanza deve fornire una serie
di servizi di qualità e deve avere le basi finanziarie per
investire 600 milioni in 40 anni. Ho trovato la piena attenzione del presidente Turrisi, che tra l’altro è un industriale, e mi auguro che queste cose possano esse-
re fatte in tempi ragionevoli».
Il cavalier Turrisi dice da parte sua: «Ci sono delle
cose da sistemare, quando si fa una grande azienda c’è
sempre qualche smagliatura: e bisogna recuperarla.
Ma direi che non ci sono grossi problemi. Va fatto un
lavoro assieme al consiglio di amministrazione. Stiamo lavorando anche sui bilanci ed è giusto che l’Enac
ci dia il suo supporto di esperienza, ma sono tutte
quelle cose che poi alla fine si sistemano. Stiamo scorporando anche l’handling, il servizio che viene dato all’aeromobile e che stiamo gestendo noi. In effetti è
anomalo che una società di gestione faccia anche
l’handling, lo daremo perciò ad una apposita società
partecipata dalla Sac. Quanto al responsabile di Sac
Service abbiamo già varato un regolamento per cui
sarà emanazione della Sac».
I terreni attigui sono stati sdemanializzati, passati
dalla Regione al Comune di Catania che li conferirà alla Sac, previa valutazione. Questo vuol dire che il
campetto di calcio potrà diventare parcheggio davanti all’aerostazione.
«C’è già un progetto di massima, che prevede il parcheggio multipiano da dove con un tapis roulant si accederà all’aeroporto. Spero che il prossimo anno possano partire i lavori. Ma un’altra cosa importante è
realizzare il secondo modulo (nell’area della vecchia
aerostazione, ndr), perché quest’estate abbiamo visto
che il nuovo aeroporto già scoppiava. E naturalmente
cercheremo di risolvere la lunga coda davanti ai varchi di sicurezza invitando i passeggeri a prepararsi a
passare i metal detector senza perdite di tempo».
LA COMPAGNIA TEDESCA INTERESSATA AL NUOVO SCALO
Anche Euro Flight vuol decollare da Comiso
RAGUSA. Anche Euro Flight Service, uno
dei primi cinque vettori europei che
gestisce il servizio degli aerotaxi in diversi scali italiani, è interessato all’aeroporto di Comiso. E a ribadirlo, ieri mattina, nella sede di Confindustria, è stato
lo stesso presidente della compagnia
di Dusseldorf, Jurgen Boeck, che, dopo
una visita della pista e delle opere in fase di costruzione, ha incontrato l’amministratore delegato della Soaco, Ivan
Maravigna, il presidente della Provincia
regionale, Franco Antoci, e, in ultimo, il
presidente dell’Assindustria iblea, Giovanni Solarino.
Dopo l’irlandese Ryanair, con la quale sono in corso trattative per l’utilizzo
di voli low cost, un’altra società internazionale guarda con interesse al nascente scalo che dovrebbe diventare operativo a partire dalla prossima primavera.
Il 30 aprile 2008, così almeno ha sentenziato la stazione appaltante, il complesso principale dell’aerostazione,
compresa la pista realizzata seguendo i
canoni di previsione internazionale, e
per tale ragione ancora più appetibile
dalle compagnie europee, sarà consegnata alla società di gestione.
L’esperienza di Rimini, e Boeck, accompagnato dal consulente italiano
Guido Baldrati, lo ha detto a chiare let-
VEDUTA AEREA DELLA PISTA DELL’AEROPORTO DI COMISO
tere, si è rivelata particolarmente proficua per l’Euro Flight che adesso intende
ripetere l’esperienza nell’estremo meridione della Penisola. Del resto, la compagnia tedesca, fondata nel 1980 e da
allora con una percentuale di clienti
sempre crescente, raggiunge, con i propri servizi, anche il Medio Oriente. E la
possibilità di avere un punto di riferimento in Sicilia potrebbe voler dire parecchio, per l’Euro Flight, sul piano del
potenziamento dell’offerta in tale di-
rezione. Il presidente Boeck, durante il
confronto di ieri con i rappresentanti
dell’associazione degli industriali, si è
detto molto attratto dalle opportunità
offerte dal nuovo scalo. Ma cosa significa la presenza dell’Euro Flight in provincia di Ragusa? «E’ uno dei primi cinque
gruppi europei - afferma l’ad di Soaco,
Ivan Pietro Maravigna - sicuramente il
primo gruppo italiano per ore di volo e
per fatturato, oltre che per aerei impiegati nei propri servizi. E’ chiaro che si
tratta di un significativo passo in avanti ma ricordo che dobbiamo ancora concludere i contratti. La circostanza per la
quale è stato manifestato un notevole
interesse è merito da attribuire all’aeroporto di Comiso e alla sua posizione
strategica. Poi, la nostra società dovrà
acquisire l’altro merito di chiudere il
rapporto commerciale. C’è grande disponibilità da ambo le parti, stiamo verificando in che modo tracciare l’intesa».
Baldrati ha espresso soddisfazione
per l’esito della visita. Unico neo, ma
importante, la rete infrastrutturale che
collega l’aeroporto, non all’altezza della situazione. «Mi pare che proprio in
queste ore - prosegue Maravigna - siano stati affidati gli incarichi per la realizzazione della viabilità attorno al nuovo
scalo. E’ evidente che è necessario migliorare la viabilità. Abbiamo incontrato il presidente della Provincia e ci ha
fornito rassicurazioni in tal senso». E
poi Maravigna aggiunge: «Abbiamo ricevuto in questi giorni la comunicazione secondo la quale alla fine di aprile
del prossimo anno ci verrà consegnato
l’aeroporto. Credo che abbiamo il dovere morale di essere pronti per quella data».
GIORGIO LIUZZO