Aggiornamenti sul trattamento dell`incontinenza fecale
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Aggiornamenti sul trattamento dell`incontinenza fecale
Lavoro proposto da AIOSS C O N T R I B U T I E A P P R O F O N D I M E N T I Aggiornamenti sul trattamento dell’incontinenza fecale Il controllo della defecazione è un c omplesso e sofisticato meccanismo fisiologico determinato dall’interazione di diversi apparati neuro-muscolari, che permettono all’individuo, in condizioni di salute normali, di svolgere le proprie funzioni evacuative nel momento, nel luogo e con le modalità più adeguati. La persona sana: - avverte lo stimolo alla defecazione; - identifica un luogo idoneo per tale funzione; - è in grado di raggiungerlo; - trattiene le feci fino a quando è necessario; - elimina le feci nel luogo e nel modo più appropriato. L’incontinenza fecale rappresenta l’alterazione di uno o più di questi momenti. Essa è quindi ‘l’incapacità di controllare l’evacuazione del contenuto intestinale in un tempo e in un luogo socialmente idoneo’. A t a l e proposito, è importante rilevare che l’incontinenza non è una malattia, ma il sintomo di un evento patologico non necessariamente correlato al processo dell’invecchiamento ma a fattori, anche esterni, che interagiscono fra di loro. Tuttavia, se pensiamo al ciclo della nostra esistenza, possiamo sostenere che ‘si nasce incontinenti, si diventa continenti ma non si invecchia incontinenti’. Il paziente portatore di questo disturbo diventa spesso dipendente dagli altri e regredisce ad uno stato infantile, quando non aveva ancora acquisito il controllo volontario dello sfintere anale, e questa situazione lo espone facilmente ad essere considerato socialmente diverso ed inaccettato. L’incontinenza fecale può essere classificata in due distinte tipologie: vera o falsa. Nel primo caso, si ha un’alterazione delle funzioni sfinteriali o un danno all’apparato neuro-muscolare del pavimento pelvico. Nel secondo caso essa è provocata da un fecaloma scibalico o da un ostacolo di natura meccanica. Nel presente contributo prenderemo in considerazione l’incontinenza fecale vera causata da disfunzioni strutturali del pavimento pelvico. Dal punto di vista fisiologico, Browning e Parks classificano i tipi d’incontinenza in: 68 - incontinenza di tipo B: incontinenza ai gas e alle feci liquide; - incontinenza di tipo C: incontinenza alle feci normoformate. La clinica dell’incontinenza fecale è di precipuo interesse del chirurg o proctologo, tuttavia il ruolo dell’infermiere stomaterapista, che svolge la sua attività in un modulo di colonproctologia, è molto importante. Tutti i pazienti con incontinenza fecale devono essere sottoposti ad un accurato esame clinico generale e a una valutazione neurologica da parte del c h i r u rgo. La valutazione è diretta all’ispezione della regione ano-rettale, per verificare eventuali presenze di cicatrici pregresse o neoformazioni, segue l’esplorazione rettale indispensabile per stabilire il grado di contrazione dello sfintere anale esterno e l’eventuale presenza d’anomalie morfologiche. La diagnostica nell’incontinenza fecale assume un ruolo significativo perché coinvolge direttamente lo stomaterapista per quanto riguarda l’informazione e l’educazione al paziente che deve sottoporsi agli esami e le preparazioni agli stessi. Esami radiografici: - Rx Clisma Opaco; - defecografia; - tempo di transito intestinale. Esami endoscopici: - rettoscopia; - colonscopia. Altri esami strumentali: - ecografia endo-rettale con sonda rotante; - manometria ano-rettale; - elettromiografia. Attualmente, il trattamento dell’incontinenza fecale dispone di due armi efficaci in grado di migliorare la qualità di vita: l’intervento chirurg i c o cruento e la riabilitazione conservativa del pavimento pelvico. Si tratta di interventi tra loro complementari, poiché si può ricorrere alla riabilitazione prima e dopo l’intervento chirurgico. In tale contesto, lo stomaterapista riabilitatore assume una forte valenza perché rappresenta non solo l’esecutore del training riabilitativo, ma anche l’osservatore, il gestore, l’informatore e l’educatore del pro- cesso che avrà come obiettivo la restituzione al paziente incontinente della sua autonomia. Il colloquio tra stomaterapista e paziente, prima di iniziare il programma terapeutico, offre ad entrambi la possibilità di conoscersi, di valutare le motivazioni dell’uno e dell’altro, oltre che prendere contatto, da parte del paziente, con la struttura e con gli strumenti utilizzati per il training riabilitativo. Bisogna considerare che, m e n t r e nella maggior parte delle malattie l’efficacia di una cura si misura con la scomparsa dei sintomi e delle lesioni, nell’incontinenza fecale si mira al controllo stabile e al miglioramento del sintomo. Quindi, occorre porsi, per ogni singolo paziente, uno standard di benessere proporzionale alla gravità del suo stato clinico, consentendogli poi di raggiungerlo. Le persone con incontinenza possono manifestare ansia, insicurezza e provare un sentimento di inferiorità e di grande vergogna per la propria situazione. La patologia di cui sono aff e t t i ha un carattere di cronicità, con alternanza di periodi di assenza di sintomatologia e di periodi sporadici di ricomparsa della malattia. Questi momenti non turbano né compromettono l’iter riabilitativo perché il rapporto interattivo, creato fra lo stomaterapista riabilitatore e il paziente, ha l’obiettivo principale di fargli prendere coscienza dell’entità della propria disfunzione e di come questa può non regredire, anzi migliorare notevolmente. Data l’importanza del coinvolgimento e della collaborazione attiva del paziente, è fondamentale l’interesse dell’operatore per il miglioramento ottenuto, mediante la verifica continua che la strumentazione richiede. Il paziente, infatti, si mette spesso in vera e propria competizione con lo strumento e con se stesso, allo scopo di ottenere i risultati migliori. Da questo si deduce che il training riabilitativo non può e non deve essere unico e standardizzabile perché richiede, da parte del riabilitatore, costanti modifiche in base ai reali cambiamenti che si notano nel paziente. Se ciò è vero per il paziente, Nursing Oggi, numero 3, 2002 Aggiornamenti sul trattamento dell’incontinenza fecale lo è ancor di più per lo stomaterapista: mentre il primo dovrà risolvere la propria situazione, il secondo è chiamato ad interagire con i soggetti e questo favorisce la continua crescita professionale ed integra la performance dello stomaterapista. La crescita professionale si dimostra nel momento in cui è di fronte a situazioni non gestibili con il normale iter riabilitativo. In questi casi, esso deve ricorrere all’esperienza: ad esempio, alcuni pazienti con gravi problemi relazionali, a causa del loro stato, espletano l’iter riabilitativo con timore e sfiducia perché non notano evidenti risultati terapeutici immediati; il ricorso all’utilizzo di microclismi (clismafleet) da eseguire ogni 2-3 giorni oppure l’utilizzo di presidi contenitivi assicurano la continenza ed aiutano, oltre che il paziente a continuare il processo d’apprendimento, anche lo stomaterapista chiamato a risolverlo. Il trattamento clinico dell’incontinenza fecale ha l’obiettivo di rinforzare la muscolatura del pavimento pelvico e ripristinare la continenza. L’iter riabilitativo prevede l’utilizzo di tre presidi terapeutici che sono complementari fra di loro: - la F.K.T. (fisiokinesiterapia); - l’E.M.S. (elettromiostimolazione); - il B.F.B. (Biofeedback, pressorio o elettromiografico). La tecnica fisioterapica prevede l’esecuzione di determinati esercizi di facile attuazione, questi sono indirizzati al rafforzamento della muscolatura del pavimento pelvico e del complesso sfinteriale, in maniera specifica e selettiva. Gli esercizi sono sincronizzati con i movimenti respiratori e possono essere eseguiti con tre diverse metodiche: 1) con assistenza dall’esterno per le persone con un importante deficit muscolare; 2) in maniera facilitata se esiste una diff icoltà all’esecuzione; 3) liberamente, quando c’è la presa di coscienza da parte del paziente. Il primo esercizio si esegue in posizione eretta, il paziente deve inspirare profondamente e contrarre velocemente l’ano, rimanervi per 4-5 secondi, espirare e rilasciare lentamente ritornando alla posizione iniziale. Il secondo esercizio si esegue in posizione supina con le mani dietro la nuca, le gambe flesse ed i piedi ben Nursing Oggi, numero 3, 2002 ancorati al lettino. Si invita il paziente a inspirare lentamente alzando il bacino e rimanervi per circa 4-5 secondi, successivamente si espira e si ritorna alla posizione di partenza. Il terzo esercizio prevede la stessa posizione precedentemente descritta, ma questa volta con la palla medica (2 Kg) fra le ginocchia. Si invita il paziente ad inspirare lentamente stringendo la palla medica per 4-5 secondi, espirare e tornare alla posizione di partenza. Il quarto esercizio prevede lo stesso decubito di prima. Si invita il paziente ad inspirare lentamente alzando il bacino e stringendo la palla medica fra le ginocchia, rimanervi per 4-5 secondi, dopo di che, bisogna espirare e tornare alla posizione di partenza. La ginnastica deve essere eseguita sotto diretto controllo dell’operatore ma, una volta recepiti, i movimenti possono essere espletati anche a domicilio almeno una volta al giorno per 15 minuti. Durante il training riabilitativo strumentale il paziente deve assumere la posizione di Sims (supina sul fianco sinistro con le ginocchia piegate verso l’addome). L’elettromiostimolazione è una tecnica passiva che viene eseguita con una sonda anale munita di due elettrodi ad anello di superficie ed introdotta nel canale anale. Una volta collegata al c o m p u t e r, la sonda invia, attraverso un generatore di corrente, stimoli elettrici intermittenti (10 secondi di lavoro e 5 di riposo) programmabili in ampiezza, durata e frequenza. La durata complessiva della prestazione è di 15 minuti. Il Biofeedback perineale pressorio o elettromiografico è una riabilitazione attiva, per mezzo dell’introduzione nel canale anale di una sonda a palloncino che si gonfia con 4 cc di aria. L’uso di un monitor permette alla persona di ricevere, sottoforma di un grafico immagini o/e suoni, informazioni di ritorno sulla contrazione perineale che egli esercita. Questo ha lo scopo di portare a conoscenza del paziente funzioni motorie o viscerali che fisiologicamente non è in grado di controllare con la propria volontà. La durata è di 10 minuti ed i tempi di lavoro e di riposo variano secondo la tipologia dell’incontinenza, di norma il lavoro corrisponde alla metà esatta del tempo di riposo. I protocolli riabi- litativi in uso nei vari Centri Nazionali, compreso il nostro, prevedono 10 sedute della durata di 25 minuti, da ripetere ogni tre mesi per un anno. Il biofeedback pressorio o elettromiografico ha lo scopo di: - migliorare i tempi di risposta allo stimolo rettale; - diminuire il volume che evoca la risposta; - aumentare la compliance rettale; - aumentare la forza di contrazione anale. Al termine dell’intero iter terapeutico, è importante eseguire il controllo coloproctologico e l’esecuzione della manometria ano-rettale, per verificare l’oggettività della riabilitazione. La filosofia che deve ispirare un Centro per la riabilitazione del pavimento pelvico è quella di offrire un prodotto-servizio che risponda ai requisiti standard richiesti e la progettazione di un ambulatorio dedicato deve rispondere a requisiti minimi necessari: in particolare, una sala operativa di piccole dimensioni, arredata in modo semplice e funzionale, che non offra distrazioni di nessun genere, ma tranquillità e silenzio durante le sedute, e con l’operatore sempre presente. Rispettati questi standard di risorsa, è possibile dedicarsi al training riabilitativo, coinvolgendo in modo attivo il paziente che impara da solo a curare il proprio disturbo. Bibliografia - Atti del “Congresso Nazionale A.I.O.S.S.” (Associazione Italiana Operatori Sanitari Stomaterapia), Cervia, 1993. - Atti del “Congresso Nazionale A.I.O.S.S”, Folgaria (TN), 1998. - Atti del “Congresso Nazionale A.I.O.S.S.”, Scalea (CZ), 1999. - Atti del “Congresso U.C.P. Club”, Milano, 27 Novembre 1998. - Atti del “Congresso U.C.P. Club” Associazione Italiana Unità di Colonproctologia, Milano, 11 - 1 2 Novembre 1999. - “La riabilitazione dello stomizzato”, A.I.Stom., Silvia Editrice, Milano, 1989. Claudio Perboni U.O. di Chirurgia Generale Azienda Universitario-Ospedaliera Fondazione Macchi di Varese, Presidio Filippo Del Ponte, Varese 69