L`Epopea di Culquaber

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L`Epopea di Culquaber
L'Epopea di Culquaber
(6 agosto - 21 novembre 1941)
(dettaglio del quadro di Nistri - Museo Storico dell'Arma)
Premessa
Nel 1941, dopo la caduta di Cheren e dell'Amba Alagi, le operazioni
militari in Africa Orientale vennero ad accentrarsi nell' Amhara, dove
il Generale Nasi si era arroccato nel sistema difensivo costituito dal
ridotto centrale di Gondar e da una serie di caposaldi.
La difesa di Gondar dipendeva dalla tenuta del caposaldo della Sella
di Culquaber, attraversata da una rotabile a tornanti. Questa rotabile
rappresentava infatti l'unica via di transito attraverso la quale il
nemico poteva far transitare i suoi mezzi corazzati e le sue artiglierie
in direzione di Gondar.
Il terreno della difesa era costituito da una serie di alture ad andamento irregolare, con sommita' a
cono e ad amba, intersecate da profondi burroni e di difficile percorribilita'.
La difesa
Il 6 agosto 1941, il generale Nasi rinforzo' la difesa di Culquaber con
il 1. Gruppo Carabinieri Mobilitato, articolato su due Compagnie
nazionali ed una di zaptie' ed al comando del maggiore Alfredo
Serranti.
Il Gruppo Carabinieri fu destinato ad occupare il Costone dei
Roccioni, che si protendeva, con ciglioni a strapiombo, ad ovest
della rotabile per Gondar ed il retrostante Sperone del Km. 39, il piu'
avanzato a sud, dal lato di Dessie'-Debra Tabor.
Il primo impegno che i Carabinieri dovettero assolvere fu quello di
procedere alla fortificazione del caposaldo.
("Carabiniere e Zaptie'" di Tafuri)
In breve, utilizzando pesanti tronchi d'albero tratti dai burroni e scavando nella roccia del Costone
posti a scoglio a feritoie multiple, in modo da assicurare continuita' di fuoco in tutte le direzioni,
l'opera di apprestamento difensivo fu completata.
Nel Settembre, le formazioni nemiche, attestate sul fiume Guarno' e sulle alture del Dangurie',
iniziarono a premere verso le posizioni tenute dai Carabinieri sullo Sperone del Km. 39.
Contemporaneamente, l'afflusso di forze nemiche nella vallata del Gumera' aveva creato una
barriera che impediva le comunicazioni con Gondar.
Il caposaldo di Culquaber era ormai praticamente isolato ed assediato.
L'assedio
Con l'assedio, il rifornimento viveri venne a cessare ed inizio' il periodo degli stenti. Spesso l'unico
pasto era costituito dalla bargutta : grossolana farina, ottenuta macinando tra grosse pietre
granaglie, biade e, perfino, mangime per quadrupedi, impastata con acqua e cotta tra sassi roventi e
braci.
Ma se la fame era un grave problema per la sussistenza dei difensori del caposaldo, ben piu' grave
risulto' quello della sete. I due fiumiciattoli, l'Arno-Guarno' e il Gumera', dai quali il caposaldo
aveva fino ad allora attinto l'acqua necessaria, erano infatti ormai sotto il controllo delle forze
assedianti e delle loro artiglierie. I tentativi di rifornimento divennero pertanto estremamente
pericolosi, con uno stillicidio di perdite.
L'unica fonte di approvvigionamento rimase una scarsa sorgente fuori dalle linee. In
quell'occasione, i Carabinieri diedero prova della consueta (e tipica) capacita' di adattamento degli
italiani : usando asciugamani appositamente stesi, in grado di captare l'elevata umidita' notturna,
riuscirono ad integrare le scarse risorse idriche, almeno per quanto riguardava la cura personale.
Ma, nonostante gli espedienti messi in atto, la situazione diventava sempre piu' critica. Fu pertanto
deciso di operare puntate offensive, al duplice scopo di allentare la pressione del nemico sul
caposaldo e di sottrargli vettovagliamenti.
Le sortite
La prima puntata offensiva (18 ottobre 1941), che aveva come obiettivo l'allestimento sull' altura di
Lamba'-Mariam, 15 chilometri a nord del caposaldo, risulto' la piu' importante e cruenta fra le molte
che caratterizzarono la resistenza di Culquaber. Con il preminente contributo dei Carabinieri,
furono conseguiti risultati insperati in temini di perdite inflitte al nemico e di cattura di armi,
munizioni e vettovagliamento.
Sfruttando la sorpresa, i Carabinieri mossero all'assalto frontale e, incalzando il nemico all'arma
bianca, lo misero in rotta conquistando l'intero complesso di Lamba'-Mariam. A quel punto il
colonnello Ugolini, comandante della difesa, fidando (come si vedra', a ragione) nella saldezza dei
Carabinieri, ordino' al maggiore Serranti di mantenere le posizioni occupate mentre lui, con i reparti
coloniali, inseguiva l'avversario in fuga, ricacciandolo oltre il Gumera'.
Mentre le truppe coloniali si riportavano verso Lamba'-Mariam, la posizione venne attaccata sul
lato est da gruppi avversari. I Carabinieri furono pero' pronti a respingere il nemico e, operando
quale retroguardia attiva, permisero il rientro delle nostre truppe nel caposaldo di Culquaber al
termine di una notte di marcia, seguita ad una giornata di duri combattimenti, con morti e feriti
barellati e i piedi sanguinanti.
Per l'operazione di Lamba'-Mariam, i Carabinieri furono premiati con la Menzione Onorevole nel
Bollettino del Quartier Generale delle FF.AA. n.505.
L'efficace operazione consenti' ai difensori di Culquaber un temporaneo respiro dalla pressione
avversaria e, grazie al bottino di vettovaglie e materiali vari, le risorse necessarie a permettere il
proseguimento della resistenza.
Ma la tregua fu, ahime', di breve durata.
La controffensiva nemica
Nei giorni seguenti i Comandi nemici fecero affluire nella zona reparti corazzati e rinforzi di ogni
genere, incluse decine di migliaia di irregolari al comando di ufficiali britannici.
Contemporaneamente inizio' una sorta di guerra psicologica, con lanci di manifestini e intimazioni
di resa, intervallati da martellamenti di artiglierie e bombardamenti aerei.
Ma ne' lusinghe, ne' assalti fiaccarono la fibra dei difensori.
Dal 21 ottobre la pressione degli assedianti si fece asfissiante. Tutti i mezzi di terra ed aerei a
disposizione furono impiegati per martellare senza sosta le difese del caposaldo. Il 2 novembre
venne distrutto l'ospedaletto da campo e sconvolto il cimitero. Il 5 novembre la 1. Compagnia
Carabinieri blocco' un massiccio attacco operato sul settore meridonale del caposaldo, ricevendo un
encomio dal comandante della difesa. La notte del 12 novembre inizio' quella che, nelle intenzioni
del nemico, doveva essere la battaglia decisiva per la conquista della Sella di Culquaber.
Ma i britannici avevano fatto i conti senza...il 1. Gruppo Carabinieri!!
La sera del 13 novembre la battaglia, aspra e condotta tra sanguinosi
scontri all'arma bianca, si concluse con la piena vittoria delle
Compagnie Carabinieri e della Compagnia Zaptie', che ricacciarono
nei burroni del Costone dei Roccioni le bande di mercenari Uollo e le
truppe regolari sudanesi e kikuyu che i britannici avevano lanciato
all'assalto del caposaldo.
Il 14 novembre fu un giorno di tregua per difensori ed assedianti. I Carabinieri impiegarono questa
giornata per soccorrere i feriti e per tumulare i caduti, compresi quelli avversari.
Tra il 15 e il 19 novembre il nemico reitero' i suoi tentativi di sfondamento delle nostre linee
difensive, riuscendo a conquistare qualche posizione, puntualmente riconquistata dai Carabinieri
con furiosi contrattacchi e scontri corpo a corpo. I tentativi del nemico erano appoggiati da ingenti
forze aeree, che si lanciavano in picchiata sulle posizioni tenute dai Nostri, bombardando e
spezzonando senza posa e costringendo i difensori nei camminamenti e nelle trincee. Ma anche
sotto i piu' violenti attacchi, la volonta' di resistere non venne mai meno : il 18 novembre ben nove
aerei vennero abbattuti dal tiro delle mitragliatrici.
La saldezza dello spirito dei militari dell'Arma e' testimoniata dalle numerose azioni
in cui, con sprezzo del pericolo, Carabinieri si offrirono volontari per infiltrarsi nello
schieramento avversario. Primo fra tutti, spicca il carabiniere Penzo Poliuto, autore di
gesta leggendarie nell'intero corso della resistenza, divenuto cieco per azioni di guerra
(Medaglia d'Oro al V.M.).
L' epilogo
Nella giornata del 20 novembre il caposaldo fu investito da una
forza aerea di ben 57 velivoli, mentre centinaia di camionette,
ingenti forze corazzate e non meno di 20 mila uomini iniziavano
ad avanzare verso la Sella di Culquaber.
Alle 3 del mattino del 21 novembre inizio' l'assalto finale, che
abbatte' sulle posizioni del Costone dei Roccioni e sullo Sperone
del Km. 39 un uragano di ferro e di fuoco.
I combattimenti raggiunsero subito livelli di incredibile violenza,
tra attacchi e contrattacchi e sanguinosi scontri all'arma bianca. I
Carabinieri della 1. Compagnia, impegnati nella difesa del Km. 39
non cedettero neppure un palmo di terreno fino a quando, attaccati
da forze preponderanti ormai padone del caposaldo, non furono
costretti a furiosi corpo a corpo, nei quali quasi tutti persero la vita.
Sul fronte del Costone, meno protetto da apprestamenti difensivi, la giornata vide un alternarsi di
azioni e reazioni, durante le quali i Carabinieri, con baionette e bombe a mano, ripristinavano, volta
per volta, le posizioni perdute.
Fu in questa occasione che rifulse il valore del maggiore Serranti (Medaglia d'Oro
al V.M. alla Memoria) il quale, pur sanguinante per le ferite ricevute, rifiuto' di
lasciarsi medicare per non abbandonare i suoi uomini, galvanizzati dalla sua
presenza. Ed i Carabinieri seguirono l'esempio e la sorte del loro eroico Comandante,
facendosi uccidere tutti piuttosto che cedere.
Il 21 novembre 1941 si spense l'ultima resistenza del caposaldo di Culquaber.
I Carabinieri avevano scritto un'altra pagina luminosa nell'Albo d'Oro dell'Arma.
La riconoscenza ai Caduti
La caduta del caposaldo di Culquaber fu citata nel Bollettino delle FF.AA. n.539 del 23 novembre 1941 :
"...gli indomiti reparti di Culquaber-Fercaber, dopo aver continuato a combattere anche con le baionette e le bombe a
mano, sono stati infine sopraffatti dalla schiacciante superiorita' numerica avversaria. Nell'epica difesa si e'
gloriosamente distinto, simbolo del valore dei reparti nazionali, il Battaglione Carabinieri, il quale, esaurite le
munizioni, ha rinnovato sino all'ultimo i suoi travolgenti contrattacchi all'arma bianca. Quasi tutti i Carabinieri sono
caduti".
Per l'eroismo dimostrato nella difesa di Culquaber la Bandiera dell'Arma e' stata insignita della
seconda Medaglia d'Oro al Valor Militare con la seguente motivazione :
"Glorioso veterano di cruenti cimenti bellici, destinato a rinforzare un caposaldo di vitale importanza, vi diventava
artefice di epica resistenza. Apprestato saldamente a difesa l'impervio settore affidatogli, per tre mesi affrontava con
indomito valore la violenta aggressivita' di preponderanti agguerrite forze che conteneva e rintuzzava con audaci atti
controffensivi contribuendo decisamente alla vigorosa resistenza dell'intero caposaldo, ed infine, dopo aspre giornate
di alterne vicende, a segnare, per ultima volta in terra d'Africa, la vittoria delle nostre armi.
Delineatasi la crisi, deciso al sacrificio supremo, si saldava graniticamente agli spalti difensivi e li contendeva al
soverchiante avversario in sanguinosa impari lotta corpo a corpo nella quale comandante e carabinieri, fusi in un solo
eroico blocco simbolico delle virtu' italiche, immolavano la vita perpetuando le gloriose tradizioni dell'Arma".
Fonti bibliografiche :
"AbBeCeDario del carabiniere" - Dizionario storico essenziale per la conoscenza dell'Arma. A cura di Paolo Di
Paolo, con la collaborazione di Aldo Raciti - (edito a cura del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri)
"Nei Secoli Fedele" di Mauro Pucciarelli