Impaginato caritas Marzo 2012_Layout 1

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Impaginato caritas Marzo 2012_Layout 1
“Prestiamo attenzione gli uni agli altri,
per stimolarci a vicenda nella carità
e nelle opere buone” (Eb,10,24)
NOTIZIE CARITAS
Foglio periodico di collegamento della CARITAS DIOCESANA DI PERUGIA-CITTAʼ DELLA PIEVE
(Piazza B. Michelotti, 1 – 06123 Perugia – tel. 075/5737392 -5736922 e fax 075/5733234), I. R. LA VOCE
(periodico settimanale – sped. in abb. post. 45% art. 2 co. 20/b L. 662/96 – Fil. di Perugia Uff. A/P) n° 12 del 30/03/2012,
curato da Riccardo Liguori (rec. tel. 338/6928633) – E-mail: [email protected]
Anno XIV
Numeri 3-4
(226-227)
Marzo - Aprile
2012
Il messaggio di Papa Benedetto XVI per la
Quaresima 2012 ci invita a riflettere sul
cuore della vita cristiana: la carità, attraverso il brano della lettera agli Ebrei “Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per
stimolarci a vicenda nella carità e nelle
opere buone” (Eb,10,24).
Mentre nel nostro Paese, ma anche nel
mondo le prime pagine sono occupate da
fatti e vicende dai toni spesso cupi e oscuri
(crisi, scandali, omicidi, …) il Papa ci esorta
innanzi tutto a gareggiare nella carità, prestando attenzione gli uni agli altri.
Tutto, anche nella carità viene da uno
sguardo attento, capace di cogliere anche
un dolore, una richiesta d’aiuto inespressa.
Prestare attenzione gli uni agli altri ci dice
che nessuno è solo donatore, ma che la reciprocità è segno di vera carità. Solo se ci
lasciamo anche osservare, amare, correggere anche da chi pensiamo di aiutare possiamo vivere la carità. Molto spesso
pensiamo di essere indispensabili, peggio
ancora dei salvatori…, ma non è così, è solo
Dio che può servirsi di noi e renderci capaci
di accogliere l’altro.
Prestare attenzione agli altri significa essere capaci di leggere nella trama ordinaria
dei giorni la presenza di Gesù che ci visita
ogni giorno attraverso il volto di chi ha
sete, ha fame, è forestiero, malato, carcerato.
Per stimolarci a vicenda nella carità e nelle
opere buone è necessario condividere un
cammino di Chiesa: nessuno arriva per
primo, nessuno arriva da solo!
Ecco allora il ringraziamento a tutte quelle
persone che ci danno ogni giorno, con il
loro esempio, lo stimolo a vivere la carità.
Penso a Lia Trancanelli, che proprio in questi giorni ha ricevuto dai lettori del quotidiano «La Nazione» il premio “Umbro
dell’anno” (vedi articolo a pagina 7, n.d.r.),
ma anche ad Anna Piazza, la mamma che
ci ha scritto (vedi “La lettera” a pagina 2,
n.d.r.) per condividere la sua storia di accoglienza quotidiana; penso a tutti i responsabili delle tante opere di carità delle
nostre diocesi, ma soprattutto a tutti coloro
che vivono nella quotidianità non solo la
condivisione dei beni con chi è più povero,
ma anche soprattutto il dono del loro
tempo, della loro presenza.
Proprio in queste settimane mi è capitato
di osservare come davvero la vita di alcune
persone è di stimolo a camminare insieme
nella santità, alla carità, ad aprirsi a qualcosa di più grande di ciò che i nostri occhi
sono abituati a cercare.
“Purtroppo – scrive il Santo Padre – è sempre presente la tentazione della tiepidezza,
del soffocare lo Spirito, del rifiutare di trafficare i talenti che ci sono donati per il bene
nostro e altrui. Tutti abbiamo ricevuto ricchezze spirituali o materiali utili per il compimento del piano divino, per il bene della
Chiesa e per la salvezza personale. I maestri spirituali ricordano che nella vita di
fede, chi non avanza retrocede (…). Di
fronte ad un mondo che esige dai cristiani
una testimonianza rinnovata di amore e di
fedeltà al Signore, tutti sentano l’urgenza
di adoperarsi per gareggiare nella carità,
nel servizio e nelle opere buone”.
Tutti vuol dire ogni cristiano, perché la testimonianza della carità non può essere delegata ad alcuno, ma è tanto più luminosa,
quanto più è testimonianza condivisa di
una famiglia, di una comunità, di una
Chiesa.
Scriveva a riguardo Madre Teresa:
“Ricordate le cinque dita (lo - avete - fatto
- a - me). Ricordate: l’amore comincia nella
propria casa, la nostra comunità, la nostra
famiglia. Ricordate: le opere d’amore sono
opere di pace”.
Daniela Monni
LA LETTERA
«Tra noi ci sono tante famiglie che possono»
L’A.Ge., l’Associazione italiana Genitori, fa proprio l’appello
dell’arcivescovo Gualtiero Bassetti a sostenere le famiglie in difficoltà
Come A.Ge., Associazione Genitori, siamo
spesso interpellati dai servizi sociali e dalle Caritas chiedendo se ci sono famiglie disponibili ad
accogliere minori di famiglie in difficoltà, anche
solo per alcuni pomeriggi alla settimana, per il
pranzo e l’aiuto compiti. Come famiglia stiamo
facendo questo con una bambina nigeriana conosciuta in chiesa, dando così la possibilità alla
mamma di lavorare anche in orari oltre la
scuola. Sempre più c’è questa richiesta. Credo
che come famiglie cristiane dobbiamo dare un
segno concreto di accoglienza, come ci viene richiesto prima di tutto dal Vangelo e dal nostro
Vescovo». E’ quanto scrive una mamma, Anna
Piazza, alla nostra redazione dopo aver letto
l’articolo-appello dell’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti pubblicato nel primo numero di
“Notizie Caritas” del 2012 dal titolo “Le famiglie
che possono, sostengano quelle in difficoltà”.
«Accogliere nella propria casa bambini o ragazzi
in difficoltà – aggiunge la signora Anna –, aiuta
i nostri figli a sapersi accontentare, a condividere, ad essere disponibili e a saper rinunciare.
Tutti valori che servono per crescere bene ed
educare concretamente i figli alla Vita buona del
Vangelo!».
«Come associazioni familiari – sottolinea la nostra lettrice – siamo chiamate anche a dare un
segno concreto di collaborazione con le istituzioni e i servizi che non riescono a soddisfare
tutte le richieste di chi sta vivendo momenti di
grande difficoltà. Gesù nel Vangelo di domenica
scorsa (4 marzo, n.d.r.) ci invita a non rimanere
estasiati dalla sua luce sul monte, ma a scendere nel mondo per portare quella luce agli altri
attraverso le nostre mani, il nostro tempo, i nostri beni... Vorrei invitarvi a raccogliere l’invito
del Vescovo perché sicuramente tra noi ci sono
tante famiglie che possono».
L’A.Ge., l’Associazione Italiana Genitori, della
quale fa parte la famiglia di Anna Piazza, è, dal
1968, la federazione di circa duecento associazioni locali di genitori rappresentative di tutte le
regioni italiane. Le associazioni A.Ge. raccolgono gruppi di genitori che, ispirandosi ai valori
della Costituzione Italiana, delle Dichiarazioni
dei Diritti dell’Uomo e del Fanciullo e dell’etica
cristiana, intendono partecipare alla vita sociale
per fare della famiglia un soggetto
politico: educare richiede “competenza”, e associazione vuol dire superamento della solitudine, ricchezza progettuale, forza di intervento,
partecipazione democratica, animazione sociale
e capacità di incidere. L’A.Ge. opera prevalentemente nella formazione dei genitori, negli organismi di partecipazione scolastica, nelle
politiche della famiglia, dei media, dell’educazione.
OPPURE SUL C.C. BANCA POPOLARE DI SPOLETO - IBAN: IT28 S 05704 03000 000000071452
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NOTIZIE CARITAS
Al Centro di Ascolto diocesano di Perugia la crisi ha un “nuovo volto”:
Le famiglie che lavorano non ricevono da mesi
lo stipendio, invisibili per gli ammortizzatori sociali.
Una possibile soluzione: ritornare a costituire
“famiglie di famiglie” per condividere i beni e i valori
Con il rilancio nello scorso mese di dicembre del
“Fondo di solidarietà delle Chiese umbre per le famiglie in difficoltà” da parte della Conferenza episcopale umbra (Ceu), questa importante iniziativa, avviata esattamente tre anni fa (marzo
2009), prosegue anche nel 2012.
La nuova raccolta di denaro ha visto anche il contributo della Regione dell’Umbria e dell’ANCI regionale e della Consulta delle Fondazioni bancarie
umbre, come ampiamente riportato nel precedente numero di “Notizie Caritas”. Anche le istituzioni politiche locali, infatti, hanno confermato la
valenza dell’aiuto offerto dalle otto Chiese diocesane umbre alle tante famiglie in difficoltà a causa
della crisi.
Pur avendo a disposizione ancora dei dati parziale
relativi all’ultima raccolta, il “Fondo di solidarietà”
sfiora ad oggi i due milioni e 500mila euro (circa
600mila euro sono stati raccolti tra dicembre 2011
e gennaio 2012), così da poter aiutare più di 80
famiglie negli ultimi sessanta giorni per complessi
1.138 nuclei familiari sostenuti a partire dal 2009.
«La nuova fotografia della situazione – spiega
Stella Cerasa, vice direttore della Caritas perugina
e responsabile del Centro di Ascolto diocesano – ci
mostra purtroppo scenari ancora inediti. L’80%
delle famiglie che viene a richiedere l’aiuto del
fondo si presenta da noi per la prima volta. Si
tratta in moltissimi casi di nuclei familiari il cui
capo famiglia non ha perso il lavoro e quindi non
risulta disoccupato, ma purtroppo non riceve dal
datore di lavoro lo stipendio già da diversi mesi.
Per questo motivo, non potendo produrre documenti che attestano la propria reale situazione
economica, non può accedere alle forme di amNUMERI 3-4
mortizzazione sociale previste, ma vive con la sua
famiglia le criticità della mancanza di denaro per
la gestione della vita quotidiana».
Altre cosiddette “nuove povertà” sono rappresentate dalle giovani famiglie in cui i coniugi possono
contare solo su contratto di lavoro precario (anche
intellettuale).
Presso il Centro di Ascolto diocesano della Caritas
perugina, abbiamo raccolto la testimonianza di
una giovane donna, Chiara M., venuta per richiedere il sostegno del “Fondo”: «Mio marito – ci ha
raccontato – ha un contratto a progetto che non
offre purtroppo nessun tipo di garanzia, né di continuità, né di regolarità nella ricezione dei pagamenti, a fronte di esigenze di spesa fisse. Basti
pensare alla rata mensile del mutuo, così come
alla quota dell’asilo per il nostro bambino di un
anno, ed anche il pagamento delle utenze, purtroppo, non è rimandabile».
Un panorama poco incoraggiante anche per quanti
si affacciano alla costituzione di una nuova famiglia, come ha ricordato recentemente l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti, in un incontro di
preparazione al Meeting mondiale delle famiglie
(Milano, 30 maggio - 3 giugno 2012). L’arcivescovo ha citato il libro “Famiglie Sole” che denunciava, da un lato, la crisi forse “irreversibile” delle
cosiddette “reti informali” sulle quali da sempre si
era sviluppata in passato la famiglia italiana e,
dall’altro lato, auspicava la creazione di un nuovo
sistema di Stato sociale che aiutasse concretamente le famiglie, in particolare, quelle con più
figli.
«Forse una possibile risoluzione alla profonda crisi
economica renderà necessaria una riorganizzazione dei valori della nostra società». E’ stato il
commento alla fine del nostro colloquio con la giovane donna incontrata al Centro di Ascolto diocesano, che ha aggiunto: «forse sarà necessario
ritornare a condividere alcuni beni tra più famiglie, come si faceva un tempo quando c’era più
miseria, ma c’era anche più solidarietà tra la
gente. L’automobile, la televisione, ma soprattutto
sarà necessario (e magari scopriremo che è anche
bello) trascorrere più tempo assieme, condividendo pasti, aiutandoci nel crescere i figli e prendersi cura dei nostri anziani, nella condivisione
delle difficoltà di tutti i giorni. Chissà che la crisi
non renda il mondo più umano e più vivibile».
Mariangela Musolino
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Mons. Gualtiero Bassetti vicino ai ventitré profughi
accolti dalla Caritas a San Giovanni del Prugneto
Uno dei giovani: «l’arcivescovo mi ricorda il Papa in visita nel mio Paese»
Una delle due “forti” testimonianze
di vita alla Veglia di preghiera di
Quaresima dei giovani con l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti
nella cattedrale di Perugia, la sera
del 15 marzo, è stata quella di un
loro coetaneo di fede musulmana,
scappato dal suo Paese, il Burkina
Faso, alla ricerca di un futuro migliore che l’ha portato fino in Italia,
profugo giunto dalla Libia ed oggi
accolto dalla Caritas diocesana
presso la parrocchia di San Giovanni del Prugneto insieme ad altri
ventidue giovani del suo Paese,
della Costa d’Avorio e del Mali.
Pietro - così lo chiamano gli amici
della Caritas perché tra i suoi ricordi c’è quello del deserto dove
trova una pietra sulla quale si inginocchia per pregare Dio affinché gli
dia la forza per andare avanti - ha raccontato del lungo
viaggio verso la “libertà” durato molti
giorni in cui più
volte ha rischiato la
vita, ma anche delle
persone che l’hanno
aiutato.
Commovente è stato
quando ha detto di
essere felice di incontrare l’arcivescovo, perché gli ricorda quando da bambino vide
Giovanni Paolo II in visita nel suo
Paese: «ogni anno in Burkina Faso
– ha raccontato Pietro – si fa festa
il giorno della ricorrenza dell’arrivo
del Papa, pur essendo il nostro un
Paese dove la maggioranza dei credenti è di fede musulmana».
I vent itr é pr ofu gh i
hanno incontrato più
volte mons. Bassetti in
questi primi nove mesi
di permanenza a San
Giovanni del Prugneto.
L’arcivescovo è stato
particolarmente vicino
a questi ragazzi interessandosi del passato
e, soprattutto, del futuro di ognuno di loro.
Ricordano con piacere la serata del
23 febbraio quando l’arcivescovo è
andato a trovarli in parrocchia, trattenendosi a cena con loro insieme
al direttore della Caritas, Daniela
Monni, e ad alcuni operatori e volontari che seguono quotidianamente i profughi. Mons. Bassetti,
dopocena, ha ascoltato le preoccupazioni e le speranze dei ragazzi.
Dopo questo momento di confronto
e riflessione, i volontari, pensando
agli anni che l’arcivescovo ha trascorso visitando i Seminari d’Italia
e non dubitando neanche un momento delle sue qualità e capacità
ludiche, gli hanno proposto una
sfida a calciobalilla con gli ospiti. La
partita, giocata con intensità e allegria, si è conclusa con la vittoria per
11 reti a 9 per la squadra di mons.
Bassetti.
«Je suis désolé»: respinte 22 su 23 richieste di asilo
presentate dai profughi ospiti della Caritas perugina,
ma in loro prevale la speranza sulla delusione
I ventitré profughi ospitati dalla Caritas perugina sono
arrivati in Italia lo scorso giugno: per i primi sei mesi
la legge sull’immigrazione impediva a loro di lavorare.
E’ da circa due mesi che hanno questa possibilità occupazionale che non vogliono lasciarsi sfuggire anche
se il loro futuro nel nostro Paese è alquanto incerto.
Infatti, due mesi fa sono stati accompagnati a Roma
dagli operatori Caritas per essere ascoltati dalla Commissione territoriale per il riconoscimento dello status
di rifugiato politico. Sono rimasti un lungo periodo in
attesa della risposta della Commissione. Da tenere
presente che in Umbria i profughi accolti dalla Caritas
perugina sono stati chiamati per ultimi dalla Commissione e per ultimi sono stati convocati dalla Questura
per conoscere il risultato.
Gli operatori Caritas li hanno accompagnati in Questura il 19 e il 20 marzo suddivisi in due gruppi. Le ri-
sposte della Commissione sono state tutte negative
tranne per un ragazzo che ha ottenuto un permesso
di soggiorno per motivi umanitari. Insomma 22 risposte negative su 23. I ragazzi erano stati preparati a
questo, ma diverso è stato sentire i “no” dati direttamente dagli ispettori di polizia. L’interprete della Questura iniziava dicendo: «je suis désolé», che già
preannunciava l’esito negativo della loro richiesta.
Nonostante la delusione, l’amarezza legate a queste
riposte, i giovani profughi hanno dimostrato una
grande dignità nel gestire questa forte emozione.
In questi giorni verrà avviato l’iter per il ricorso nella
speranza che nel momento in cui arriverà la notifica
della prossima decisione, le Istituzioni preposte in materia operino delle scelte diverse per il futuro di questi
giovani.
Pagina a cura di Paolo Montori
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NOTIZIE CARITAS
“Una tenda per conoscersi, una tenda per accogliere”
E’ un progetto Scuola-Caritas per sensibilizzare le giovani generazioni
su una delle attuali e più gravi emergenze umanitarie, i profughi,
e per essere consapevoli delle tante povertà della nostra epoca
Il Liceo Scientifico Statale “Galeazzo Alessi” di Perugia ha “aperto” le sue porte ai profughi provenienti dal Nord Africa, accolti dalla Caritas diocesana
presso la parrocchia di San Giovanni del Prugneto
dopo essere sbarcati a Lampedusa con imbarcazioni
di fortuna all’inizio della scorsa estate.
Il Liceo “Alessi” ha voluto partecipare al progetto
proposto dalla Caritas perugina denominato “Una
tenda per conoscersi, una tenda per accogliere”, il
cui obiettivo è quello di far conoscere agli alunni
delle quarte classi la realtà dei profughi fuggiti dalla
Libia, dove erano giunti dai loro Paesi di origine per
motivi di lavoro e di sicurezza.
Questo progetto, che ha coinvolto non solo gli insegnanti di religione cattolica per il suo taglio multidisciplinare e che ha visto la partecipazione di circa
250 ragazzi delle 12 classi del IV anno, è stato focalizzato sull’esperienza del Centro di Accoglienza
profughi allestito dalla Caritas diocesana presso la
canonica di San Giovanni del Prugneto, dove sono
ospitati ventitré giovani originari del Burkina Faso,
Costa d’Avorio e Mali. Inoltre, il progetto ha previsto
approfondimenti tematici per comprendere, a vari
livelli (giuridico di diritto internazionale e di accoglienza in Italia), il fenomeno dell’immigrazione e
della sua gestione sul territorio. Molto interessanti
sono stati gli incontri tra studenti, due profughi, Yameogo Adoul Wahabo e Moussà Zoure, ed alcuni responsabili e operatori Caritas che seguono i ventitré
giovani africani. Tra tutti loro si è instaurato un dialogo che ha permesso una maggiore conoscenza
dello status di profugo non più limitata a ciò che gli
alunni avevano appreso dai media (internet, tv,
radio e carta stampata) nelle settimane di massima
“emergenza” sbarchi a Lampedusa.
Gli incontri si sono svolti nell’aula magna
dell’ ”Alessi” dal 3 al 24 marzo ed il primo è stato con
tutte le 12 classi delle quarte, mentre i successivi
con due classi alla volta, così da permettere una
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maggiore interazione tra profughi, operatori Caritas
e studenti. Questi ultimi hanno formulato domande
di vario genere, spazianti sui perché milioni di persone migrano da un capo all’altro del mondo, sul
loro sfruttamento e le loro povertà, ma anche come
possono essere aiutati nei propri Paesi e in quelli che
li ospitano dove spesso è forte la volontà di respingerli alle frontiere. Si è discusso della responsabilità
dell’Italia e dell’Unione Europea nei confronti degli
immigrati. Si è parlato di integrazione nel rispetto
reciproco delle proprie culture e fedi religiose, ma
anche di problemi sociali e della sicurezza, del lavoro e della scolarizzazione degli immigrati. Insomma, ci sono molti spunti per la realizzazione da
parte degli studenti di elaborati multimediali (foto,
video, riflessioni scritte…), che costituiscono la seconda parte del progetto attualmente in corso.
Il materiale prodotto verrà successivamente elaborato dal regista televisivo Riccardo Truffarelli, il
quale è intervenuto ad alcuni incontri, che l’assemblerà con filmati registrati durante lo svolgimento
dei diversi momenti del progetto, così da consegnarlo alla Scuola che lo visionerà come sintesi del
lavoro e lo acquisirà come documento per le proprie
attività didattiche.
Questo progetto è stato fortemente voluto anche
dall’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti e dal suo
vicario generale, mons. Paolo Giulietti, come contributo educativo e formativo per gli studenti delle
Scuole superiori fornito da un organismo pastorale
ecclesiale quale è la Caritas. Soddisfazione è stata
espressa per la riuscita dell’iniziativa da parte sia
degli insegnati sia dei responsabili e operatori Caritas intervenuti nel corso degli incontri: Daniela
Monni, direttore della Caritas diocesana; Stella Cerasa, vice direttore e responsabile del Centro di
Ascolto diocesano; Angelo Avola, avvocato, che
segue la situazione giuridica dei profughi; Maurizio
Ferrari, operatore, che presta assistenza ai profughi
presso la parrocchia di San Giovanni del Prugneto;
Alfonso Dragone, operatore, che aiuta i profughi a
trovare lavoro attraverso la stesura dei propri curriculum; Paolo Montori, operatore, che insegna la lingua italiana ai profughi; Riccardo Liguori, responsabile dell’Ufficio stampa e comunicazione della Caritas diocesana.
Durante gli incontri sono stati presentati, da parte di
questi operatori, agli studenti dell’“Alessi” le attività
della Caritas in diocesi e in Umbria. Per i ragazzi desiderosi di approfondire questo progetto con una
esperienza di volontariato in una delle strutture di
accoglienza per persone in difficoltà, la Caritas sta
elaborando alcune proposte da concordare con gli
insegnati referenti del progetto stesso.
R. L.
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L'edizione 2012 dei "Dialoghi con la Scuola"
"Leggere la crisi: per comprendere e contrastare
un allarmante intreccio di vecchie e nuove povertà"
Stella Cerasa, vice direttore della Caritas diocesana: «la lotta alla povertà
si incomincia, anche dalle piccole cose, riscoprendo le risorse di ognuno»
“Leggere la crisi: per comprendere e contrastare un
allarmante intreccio di vecchie e nuove povertà” è
stato il tema della dodicesima edizione dei "Dialoghi
con la Scuola", iniziativa promossa dal Centro culturale diocesano “Leone XIII” di Perugia con il patrocinio
dell’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria.
L’intento dei “Dialoghi” è da sempre quello di avvicinare gli studenti liceali all’analisi dei problemi del nostro tempo, attraverso un dialogo con docenti
universitari ed esperti dei vari settori affrontati. Quest'anno gli studenti hanno trattato i temi della crisi
economica e della povertà, per comprenderne le
cause, le forme in cui si manifestano, le modalità di
intervento per contrastarle.
Al ciclo dei “Dialoghi 2012” hanno preso parte Pierluigi
Grasselli, economista dell’Università degli Studi di Perugia, Luca Calzola, dell’Istat Umbria, Andrea Fora, del
Forum del Terzo Settore, Mariano Borgognoni, dell’Istituto Teologico di Assisi (ITA), e Stella Cerasa, vice
direttore della Caritas diocesana di Perugia. A Stella
Cerasa abbiamo rivolto alcune domande a margine
dell'incontro svoltosi lo scorso 16 marzo presso il Liceo
Classico Statale “Mariotti” del capoluogo umbro.
Quali sono le difficoltà più rilevanti nel venire incontro
ai poveri?
«Un errore tipico nell'approccio alla povertà è quello
di considerarla un'emergenza legata alla crisi economica, invece che un fenomeno radicato nella nostra
società. Questo porta ad affrontare ogni situazione di
povertà come se fosse isolata, caso per caso, ricominciando ogni volta daccapo, anziché adottare un metodo condiviso e una sinergia tra le istituzioni. Spesso
manca persino il dialogo tra gli enti preposti, manca
un'adeguata condivisione delle informazioni che è il
primo passo per costruire una sinergia. A questo si aggiunge la compressione delle risorse disponibili da
parte dei Comuni e degli enti locali, che inevitabilmente si riverbera indebolendo la capacità di far fronte
al problema. La Caritas, come organo pastorale della
Cei, può contare sul sostegno proveniente dall'Otto per
Mille. Ogni persona che mette una crocetta per destinare questo contributo alla Chiesa, contribuisce in
modo decisivo alla sopravvivenza di questi luoghi in
cui gli ultimi trovano accoglienza e sostegno».
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Che ruolo ha il volontariato giovanile nella Caritas diocesana?
«Un esempio significativo è quello della mensa comunale “San Lorenzo” di via Imbriani a Perugia, che è
stata presa in gestione dalla Caritas e funziona grazie
al volontariato di alcuni giovani universitari. Questi
giovani vogliono che li si coinvolga anche nelle decisioni organizzative, e questo contribuisce ad arricchire
il servizio con idee nuove. Un tempo la mensa era il
luogo in cui le persone si recavano solo per consumare
i pasti. I giovani ci hanno spronato a chiederci se,
stando così le cose, non fosse più opportuno stipulare
una convenzione con un ristorante self service. Il ragionamento era provocatorio, ma utile a far emergere
la specificità della mensa Caritas, che deve esprimere
un senso ulteriore. Da quel momento, a poco a poco,
la mensa si è trasformata in un luogo di aggregazione:
il primo piatto viene servito a tutti nello stesso momento e si aspetta che tutti abbiamo finito, prima di
servire il secondo; il caffè viene servito a un ora stabilita, così le persone restano a tavola più a lungo e si
creano occasioni di socializzazione. E così si scoprono
i volti, le storie personali. Può capitare che uno di loro
ci legga il De amicitia di Cicerone, tradotto all'impronta
dal latino, e che ciascuno ne offra la sua personale interpretazione. La lotta alla povertà si incomincia,
anche dalle piccole cose, riscoprendo le risorse di
ognuno».
Giulio Lizzi
NOTIZIE CARITAS
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
A Lia Sabatini Trancanelli il premio
L’ “umbro dell’anno” del quotidiano «La Nazione»
Fa piacere constatare che, anche
in un’epoca apparentemente intrisa di egoistico cinismo, il cuore
della gente è coinvolto da chi testimonia generosità e altruismo.
La redazione umbra de «La Nazione» ha toccato con mano la diffusa sensibilità dimostrata da tanti
dei suoi lettori spontaneamente
pronti ad indicare in Lia Sabatini
Trancanelli l’ “umbro dell’anno”.
Tanti voti (inoltrati via-mail o con
la consegna del tagliando pubblicato dal giornale) hanno posto sul
podio più alto questa donna umile
e da anni dedita alle urgenze del
prossimo.
Grazie al consenso di persone che
evidentemente apprezzano il suo
impegno, costantemente condotto
dietro le quinte, Lia ha vinto la
sfida alla quale (previa selezione
maturata del corpo redazionale)
hanno partecipato l’imprenditore
del cashmere Brunello Cucinelli, il
vescovo di Terni Vincenzo Paglia,
Daniele Presciutti (che ha salvato
una bimba in mare), Walter Baldaccini (imprenditore che ha
adottato 71 fanciulli a distanza), il
calciatore Daniele Gregori (tornato allo sport dopo una dura
lotta col tumore).
Apprezzamento di ignoti votanti
per una donna che (con l’apporto
di pochi volontari) prosegue la
missione avviata assieme al marito, il noto chirurgo Vittorio Tran-
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canelli, il “santo laico”
prematuramente
scomparso. Dapprima
l’ospitalità (in casa) di
bimbi sull’orlo della
misera (non solo economica), poi l’avvio di
una Comunità che ha
aperto le porte a pers o n e ( s o p ra t t u t t o
mamme e fanciulli)
alle prese con amare
vicende esistenziali.
Tutto senza chiedere
un solo centesimo ai
pubblici bilanci.
Rinunce personali e
collaborazione (non
sollecitata) di chi desidera dare una mano ai più silenziosi protagonisti dell’umana generosità.
L’attestato è stato consegnato al
teatro di Solomeo dal direttore de
«La Nazione» Mauro Tedeschini.
Fra i tanti invitati dal giornale
anche l’arcivescovo, monsignor
Gualtiero Bassetti, e il suo predecessore, monsignor Giuseppe
Chiaretti.
«Tu preferisci lavorare in silenzio
– ha detto Bassetti rivolgendosi a
Lia –, ma l’iniziativa de “La Nazione” ti ha giustamente
definito una donna dalla
parte dei deboli, evidenziando, oltre al tuo, quei
raggi di sole che hanno
squarciato le nubi di
questo lungo inverno
sulla città. E non intendo in senso meteorologico». E poi: «Persone
come monsignor Paglia,
Cucinelli, Baldaccini,
Gregori e Presciutti ac-
cendono una luce nuova e positiva. Abbiamo apprezzato la tua
solidarietà verso gli ultimi condivisa per tanti anni con quella
creatura santa, Vittorio, che la
Provvidenza ti aveva messo accanto su questa terra. Si, il tuo e
nostro Vittorio. Sappiamo bene
che tu, davanti a queste pubbliche
manifestazioni di affetto e di riconoscenza, avverti forse un senso
di imbarazzo e di disagio. Anche
Vittorio era così. Ma non possiamo
impedire alla luce e all’amore di
manifestarsi nei fatti della vita. E
certe sottolineature e testimonianze sono di valido esempio soprattutto per i più giovani». E
ancora monsignor Bassetti rivolgendosi a Lia: «In questi faticosi
anni tu e i tuoi preziosi collaboratori avete condiviso sofferenze e
speranze, gioie e preoccupazioni,
ma sempre avete accolto nella vostra casa chi ha bussato alla porta
del vostro cuore. “Alla Querce di
Mamre”, la struttura che hai
creato con tuo marito, si respira
aria pulita, aria di primavera, di
profondo rispetto per chiunque arriva e viene accolto sempre con
un sorriso, una carezza di Dio».
Ha aggiunto monsignor Chiaretti:
«Chissà perché il bene spesso non
fa notizia? Un riconoscimento come questo voluto da “La Nazione”
testimonia, invece, che c’è disponibilità agli atti generosi ed è
anche diffusa la voglia di manifestare schietto apprezzamento».
Gianfranco Ricci
giornalista de «La Nazione»
PAGINA 7
Notizie Caritas dal mondo
Per contrastare la carestia nel Sahel
bisogna agire in fretta
«Esorto la comunità internazionale
ad affrontare seriamente l’estrema
povertà di queste popolazioni le cui
condizioni di vita si stanno deteriorando». Con queste parole Papa
Benedetto XVI ha salutato recentemente i membri della Fondazione
Giovanni Paolo II per il Sahel, denunciando la grave situazione in cui
versa una vasta area del Sahel colpita da una crisi alimentare che rischia di espandersi ed aggravarsi
come già è accaduto nel Corno
d’Africa. Sono già 7 milioni le persone colpite dalla siccità che rischiano la malnutrizione, ma le
cifre potrebbero aumentare di
molto se non si interverrà in modo
rapido e deciso. Alcune stime parlano addirittura di oltre 20 milioni
di persone a rischio malnutrizione.
I Paesi particolarmente coinvolti
sono: Mali, Burkina Faso, Niger,
Ciad, Senegal, Mauritania. Una si-
tuazione molto simile a quella del
Corno d’Africa, dove l’indifferenza e
la lentezza dell’intervento della comunità internazionale ha provocato
una crisi di dimensioni epocali.
Le piogge del 2011 sono state insufficienti e hanno generato un raccolto deficitario (25% in meno
rispetto all’anno precedente), a cui
è seguito l’aumento dei prezzi dei
beni alimentari, soprattutto cereali,
che ha colpito in modo drammatico
le popolazioni del Sahel, che dal
2000 subiscono ciclicamente crisi
alimentari.
A queste cause contingenti si uniscono fattori socio-politici come povertà cronica, forte pressione demografica, basso tasso di alfabetizzazione, debolezza delle economie
locali e loro dipendenza dai mercati
internazionali, oltre alle recenti crisi
politiche in Costa d’Avorio, e Libia
e al conflitto nella zona nord del
Mali.
«C’è il rischio di una nuova catastrofe umanitaria; per questo
ascoltiamo e condividiamo l’appello
delle popolazioni colpite e cerchiamo di rispondere rapidamente,
intensificando gli aiuti immediati
per prevenire una crisi più grave».
Questo è il messaggio lanciato
dalla Caritas italiana e dalle altre
Caritas del “Gruppo di lavoro sul
Sahel” riunitosi recentemente a
Bamako, capitale del Mali.
La rete Caritas ha messo in atto
una strategia d’intervento comune,
attivando sin dai primi mesi di siccità un sistema di allerta delle diocesi e delle parrocchie, per poter
avere informazioni precise e capillari e dare rispose adeguate. Sono
stati così avviati i primi interventi
di emergenza, che prevedono la distribuzione di cibo e sementi gratuite o a prezzi agevolati, il rifornimento dei granai di riserva dei
villaggi, il sostegno a piccole attività generatrici di reddito e a sistemi di assistenza alternativi quali
“denaro per lavoro” (cash for work)
e “cibo per lavoro” (food for work).
La Caritas italiana partecipa attivamente al piano di emergenza, anche grazie alla presenza di una
operatrice nella zona, e ha subito
messo a disposizione 100.000 euro
a sostegno delle attività della rete
Caritas nel Sahel, destinandone in
particolare 30.000 in risposta all’appello di emergenza della Caritas
Mali.
L’appello della Caritas diocesana di Foligno per Jamal,
36 anni residente in Marocco, bisognoso del nostro aiuto
La dimensione del mondo come “villaggio globale” sta entrando ormai
stabilmente in tutte le attività e le
attenzioni della Caritas italiana e
con essa della Caritas diocesana di
Foligno. Nel 2010, anno europeo
della lotta alla povertà, il Papa (in
visita alla Caritas di Roma) ha incoraggiato ogni uomo di buona volontà, e in particolare quanti hanno
responsabilità istituzionali, «ad impegnarsi nella costruzione di un futuro degno dell’uomo, riscoprendo
nella carità la forza per un autentico
sviluppo e per realizzare una società
più giusta e fraterna».
In questa missione la Caritas di Foligno si pone in prima linea con
azioni pastorali volte all’integrazione
con le diverse realtà presenti sia sul
territorio, che verso l’aiuto ai fratelli
poveri nel Mondo. In virtù delle parole del Papa è posto all’attenzione
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delle parrocchie e di tutta la comunità ecclesiale e civile il caso del nostro fratello Jamal, residente in
Marocco, di cui è giunto a noi l’appello per una carrozzina elettrica.
«Jamal ha 36 anni – ci spiega
Nadia, mediatrice culturale araba
presso la Caritas diocesana – prima
di scoprire che era affetto dal diabete, era un uomo pieno di vita e lavorava come tassista. Con il suo
lavoro manteneva la sua famiglia
composta da tre bambini insieme
alla mamma e alla due sorelle. Purtroppo, la mamma scopre di avere
il diabete in stato avanzato, con la
conseguenza della perdita della
mano e della gamba, ma questo
non le salva la vita. Jamal, in sovrappeso e scioccato dalla sorte
della mamma fa dei controlli medici
e scopre di essere affetto dal diabete. Anche lui ha perso la mano e
la gamba, ma non la responsabilità
della sua famiglia, che vive grazie al
sostegno di alcuni amici. Quello di
cui ha bisogno Jamal è una carrozzina elettrica per aiutarlo a spostarsi
autonomamente, oltre che all’aiuto
per procurarsi le medicine, che in
Marocco costano molto».
Coloro che volessero donare un
contributo possono contattare la
Caritas diocesana di Foligno, telefonando al numero 0742 357337.
NOTIZIE CARITAS
Notizie Caritas dal mondo
In Siria è una carneficina ed il Medio Oriente, teatro di
continue violenze, è un immenso campo profughi
La situazione della
Siria ha raggiunto un
livello di violenza e di
gravità insopportabile. Governo e opposizione hanno finora
rifiutato le proposte
di cessare il fuoco e
le migliaia di morti
che si contano non sono stati ancora sufficienti nemmeno a dichiarare una tregua. La “Primavera Araba”,
la coraggiosa richiesta, soprattutto dei giovani, di
una maggiore libertà e dignità, non ha ancora definito una direzione precisa, ma in Siria è diventata
una carneficina.
La Caritas italiana
si unisce alla voce
del Papa e di tutte
quelle istanze internazionali che hanno
invocato la fine di
quella che ormai è
una guerra civile e
l’avvio di un dialogo per rispondere adeguatamente
alle legittime aspirazioni della popolazione. Questi
appelli, finora caduti nel vuoto, dimostrano purtroppo ancora una volta l’incapacità e l’impotenza
della comunità internazionale.
In Siria vive circa un milione e mezzo di cristiani, il
10 % della popolazione, che ora, a causa del violento
conflitto in atto non possono che accentuare la progressiva tendenza all’emigrazione gettando
così una pesante ipoteca sul patrimonio di
convivenza pacifica con l’Islam costruito nel
tempo. Le autorità delle varie denominazioni cristiane manifestano dolore e impotenza. I lutti si uniscono a una crisi economica crescente che rende sempre più urgente l’assistenza di base a migliaia di persone.
La Caritas Siria sta facendo il possibile in favore di
molte famiglie, distribuendo aiuti in particolare a 500
famiglie ad Homs e 125 ad Aleppo. Per questi primi
interventi la Caritas italiana ha messo a disposizione
un contributo di 30.000 euro. Anche le altre Caritas
della regione fanno fronte al continuo afflusso di profughi: oltre 5 mila sono arrivati in Giordania, 7 mila
in Libano e 14 mila in Turchia.
Il problema però va inquadrato nella situazione generale del Medio Oriente con la presenza di centinaia
di migliaia di profughi iracheni accolti da anni in Siria
e in Giordania a seguito della guerra in Iraq. Negli
ultimi mesi circa 15 mila siriani sono fuggiti in Giordania e 5 mila in Libano, insieme a molti iracheni,
costretti così a fuggire una seconda volta. Senza dimenticare gli almeno 4 milioni di palestinesi nei vari
Paesi dell’area e i gruppi di africani dispersi nel Sinai.
È dello scorso 20 marzo la denuncia dei Vescovi della
Terra Santa che parlano di una situazione “orribile” di
questi profughi, soprattutto eritrei. Il Medio Oriente,
teatro di continue violenze e di questi scontri sempre
più cruenti in Siria, è ormai un immenso campo profughi con fiumane di varie nazionalità che si spostano in cerca di salvezza.
Le Caritas del Medio Oriente sono chiamate dunque
a rispondere a una continua, crescente e urgente domanda di aiuti. La Caritas italiana - insieme all’intera
rete internazionale Caritas - rinnova vicinanza e sostegno concreto per consentire la prosecuzione di interventi in favore di sfollati e profughi.
2 mila migranti morti in mare
e 33 mila profughi al “Centro Astalli”
Nel 2011 almeno 2 mila migranti sono morti in
mare nel tentativo di attraversare il Mediterraneo.
E sono stati 32.660, il doppio dell’anno precedente, i richiedenti asilo e rifugiati che si sono rivolti al “Centro Astalli” dei padri Gesuiti di Roma
per chiedere aiuto. Il 90% delle persone che richiedono protezione internazionale sono entrate
in Europa in modo irregolare. Sono i dati drammatici che sono stati ricordati il 29 marzo, in due
conferenze stampa a Roma sullo stesso tema:
una organizzata dal “Centro Astalli”, l’altra dal
NUMERI 3-4
Consiglio italiano per i rifugiati.
Il Centro dei Gesuiti ha registrato, nel corso del
2011, un forte aumento dei migranti che hanno
cercato assistenza, dovuto «all’interruzione della
politica dei respingimenti» e «alla grave crisi economica che si è abbattuta con maggior violenza
sui soggetti più vulnerabili». E’ infatti raddoppiato, ad esempio, il totale dei pasti distribuiti alla
mensa, circa 400 ogni giorno. Sempre numerose
le vittime di tortura assistite: 363 in un solo anno,
la maggior parte da Paesi africani.
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo le riflessioni di don Paolino Trani,
direttore della Caritas diocesana di Città di Castello
«Il futuro del cristianesimo si gioca sulla capacità dei
cristiani di piegarsi sulle fatiche e le ferite delle persone
del nostro tempo, come ci insegna il Samaritano»
Quarant’anni di Caritas nella Chiesa italiana e specificamente nelle varie diocesi, sono stati indubbiamente una novità e un arricchimento significativo
dell’esperienza cristiana. A questo punto è necessario guardare all’oggi; magari con uno sguardo al futuro per dare alle varie Caritas diocesane e
parrocchiali, la capacità di rispondere alle richieste di
questo tempo.
Vorrei premettere a queste riflessioni una considerazione. Secondo me l’icona più significativa di Gesù
Cristo che emerge dal Vangelo e che quindi vuole essere quella del prete e del cristiano di oggi, è l’icona
del Samaritano che “viene accanto a ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite
l’olio della consolazione e il vino della speranza” (prefazio comune VIII). Il Samaritano è uno straniero che
si prende cura e si fa carico fino a farlo star bene dell’uomo “nemico”, ma percosso, ferito e moribondo.
Credo che forse qui si può giocare il futuro del cristianesimo: sulla capacità dei cristiani di piegarsi
sulle fatiche e le ferite delle persone del nostro
tempo, soffermandosi sulle medesime, senza chiedere chi sono, da dove vengono e che hanno combinato; cioè senza pregiudizi. Per fare questo oggi è
necessario organizzarsi, essere in più, essere possibilmente in rete secondo il linguaggio del tempo.
Da soli si fa ben poco. La semplice elemosina è onestamente insufficiente. Aggiungo alcune domande.
Una comunità cristiana può celebrare l’Eucaristia
nella sua chiesa senza farsi carico dei poveri che
fanno riferimento territorialmente a quella chiesa?
Non ne viene fuori un’Eucaristia quanto meno monca
e dimezzata? Se non si finisce con il riconoscere Cristo nei poveri, che vale riconoscerlo nella Parola e nel
Pane? Certo la frontiera dei poveri è una frontiera
dura, difficile, dolorosa, a volte disperata, spesso
sempre quella fino allo sfinimento. Come si fa da soli,
con il rischio che alla fine si soccombe e si abbandona? Oppure come possiamo far finta di niente,
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come se la fede non ci spingesse in quella direzione?
Perché tanta fatica a costituire nelle parrocchie operatori Caritas come quelli liturgici, catechistici, o magari economici?
Credo fra l’altro che questo sia il giusto necessario
completamento di tutto il lavoro pastorale. Credo
anche che l’annuncio cristiano sia fortemente penalizzato se i cristiani non si muovono in questa direzione. Diversamente una testimonianza di carità
paziente, umile, generosa, comunitaria, può essere
un annuncio di speranza, di fraternità e di amore,
senza misurarsi nei successi o negli eventuali fallimenti. In questi anni ho imparato che quello che ci fa
star bene è l’amore che diamo, non tanto quello che
riceviamo; perché se ci crediamo, l’amore l’abbiamo
già ricevuto e continuamente lo riceviamo da Dio.
Questo è il senso della gratuità.
Nel passato le varie Caritas sono sempre state in
prima linea negli eventi catastrofici (terremoti, carestie, alluvioni, adozioni a distanza etc…). Ora a questo è necessario aggiungere il valore paziente e
tenace della quotidianità, di una vicinanza anche fisica tra chi opera e i poveri che bussano e magari
quelli che si vanno a cercare.
C’è poi il versante del rapporto con la politica e l’economia. Perché qualcuno da tempo non li chiama più
poveri, ma “impoveriti”. Dai ricchi, dai politici, dalle
leggi ingiuste che governano i territori, le nazioni e il
mondo. È urgente, necessario, riscoprire la profezia
che sa chiamare le cose con il loro nome, senza timori riverenziali o paura di perdere privilegi. Cercare
un rapporto franco con la politica e i politici, se è vero
che la politica è un’alta forma di carità. A me pare
che i politici, almeno in Italia, non siano aiutati dalle
varie chiese. Sono abbandonati a loro stessi, ai loro
giochi, in una corruzione sempre
più dilagante, in una feroce ricerca del potere che penalizza i poveri e crea sempre più poveri.
Un’ultima considerazione sull’immigrazione. Intanto
è necessario riconoscere che è un fenomeno frutto di
un’ingiusta economia mondiale che, a partire dall’800
con il colonialismo, “costringe” le persone a tentare
l’avventura dalle nostre parti. Se è vero, come è vero,
che l’Africa è da secoli il continente più rapinato in
uomini (schiavi) e materie prime, non possiamo meravigliarci se gli africani arrivano sulle nostre coste.
Cerchiamo di vedere gli immigrati come una risorsa
soprattutto per le novità che portano in cultura, religioni e incontri umani. Non bisogna aver paura, confrontarci e saper ascoltare quello che ci dicono.
Un’opportunità da sfruttare pur con tutti i problemi
che vi sono collegati. Qui anche nella nostra diocesi
dovremo impegnarci di più e credere che si tratta di
un modo serio per costruire il futuro.
Don Paolino Trani
NOTIZIE CARITAS
Perugia
La “Quaresima di Carità 2012”
dedicata alle opere segno diocesane
L’arcivescovo mons. Gualtiero
Bassetti ha inteso dedicare la
“Quaresima di Carità 2012” alla
sensibilizzazione della comunità
diocesana verso le opere segno, le
strutture di accoglienza dove trovano ospitalità duecento persone
ogni giorno e alla raccolta di offerte in denaro per contribuire alla
loro gestione. Infatti, domenica
25 marzo, la V di Quaresima, nelle
parrocchie dell’Archidiocesi si è
pregato e promosso la colletta per
queste opere segno.
La Caritas diocesana ricorda che
per tutto il tempo quaresimale
possono essere devolute offerte a
sostegno delle attività ed iniziative caritative in favore di persone
che vivono nella povertà e nell’emarginazione. Inoltre, precisa
che la raccolta per le opere segno
diocesane è stata promossa negli
ultimi anni sempre nel periodo di
Avvento. Quest’anno, invece, la
raccolta di Avvento è stata
dedicata a rifinanziare il
“Fondo di Solidarietà delle
Chiese umbre” a favore
delle famiglie in difficoltà a
causa della crisi.
Nessuna delle opere segno
potrebbe essere tale se
non attraverso la generosità di tante persone che le
sostengono.
O g n i g i o r n o m o l t e persone sono ospitate e accolte, persone che arrivano
spesso dalle nostre parrocchie,
dalle nostre comunità... e che
hanno bisogno di un luogo dove
qualcuno possa prendersi cura di
loro. L’intera comunità diocesana
non faccia mancare il suo sostegno a queste opere, soprattutto in
Quaresima, momento forte dell’Anno liturgico in cui la Chiesa richiama tutti i cristiani ad uno stile
di vita più sobrio e a praticare il
digiuno anche per sostenere i fratelli in difficoltà.
R. L.
Incontro dell’Arcivescovo Mons. Gualtiero Bassetti
con gli Operatori pastorali
e i Volontari delle Caritas parrocchiali
Martedì 17 Aprile (ore 21)
Centro “Mater Gratiae” Montemorcino - Perugia
“Le famiglie che possono
sostengano quelle in difficoltà”
NUMERI 3-4
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Due articoli sulle Caritas dell’Umbria
Recentemente il quotidiano «Avvenire»
ha dedicato due interessanti servizi alle realtà
delle Caritas diocesane umbre, che proponiamo di seguito.
Umbria, futuro garantito per le case Caritas
di Giacomo Gambassi
Da più di dieci anni sono ponte di speranza per chi
sarebbe destinato a restare ai margini. «Sei fiori
all’occhiello per l’Umbria», le ha definite l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, davanti ai giornalisti. Immerse nel verde
della regione (con un’appendice che arriva fino
alla ex Jugoslavia), le sei case d’accoglienza della
Caritas umbra hanno abbracciato lo stile della famiglia per testimoniare la vicinanza della Chiesa
agli “ultimi”. «Opere segno» sono state chiamate
dai vescovi della regione, che nell’ultima riunione
della Conferenza episcopale umbra hanno sottolineato «il servizio insostituibile che svolgono ogni
giorno – con generosità e competenza – in favore
di tanti bisognosi di aiuto morale e materiale».
Nate con l’esperienza del campo di volontariato
che era stato realizzato dopo il terremoto del
1997, sono impostate su gratuità e condivisione
che si traducono in comunità aperte a chiunque
bussi. E si tratta soprattutto di tossicodipendenti o
persone con disagi psico-fisici che trascorrono le
giornate fra preghiera e lavoro. Nelle strutture vivono in duecentocinquanta, tra ospiti e operatori.
I nomi delle case rimandano a un futuro nuovo:
«Il germoglio meraviglioso» si chiama quella di
Foligno sorta nel 2001 (che è anche sede della delegazione regionale della Caritas) o «La fattoria
della misericordia» è stata ribattezzata quella di
Eggi a Spoleto che è aperta dallo stesso anno. Poi
ci sono le case di Sanfatucchio a Castiglione del
Lago e di Deruta (entrambe nell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve) e «L’abbazia di Villa San
Faustino» a Massa Martana (nella diocesi di Orvieto-Todi). Ma la prima che è stata impiantata ha
le sue radici in Kosovo: è il campo-missione nella
municipalità di Klina – attivo dal 1999 – che dà
ospitalità a quaranta orfani che vivono nella povertà più estrema e a venti giovani-adulti. Nelle
scorse settimane le case erano state coinvolte dai
media in notizie su presunti abusi da parte di un
sacerdote: sul caso un’apposita commissione, richiesta dai vescovi della regione e istituita dall’arcivescovo Bassetti, ha concluso i suoi lavori
d’indagine. Nello stesso tempo, in un esposto alla
magistratura erano state ipotizzate irregolarità
nella loro gestione. Ad oggi risulta che la procura
della Repubblica abbia sollecitato l’archiviazione
della denuncia. Adesso la gestione delle case è
affidata a un’associazione denominata «La corPAGINA 12
data» che è presieduta dal diacono permanente
Vincenzo Genovese. L’accompagnamento pastorale dei responsabili e degli ospiti è assicurato da
tre sacerdoti: padre Vittorio Viola, dei Frati Minori,
don Vito Stramaccia, dell’arcidiocesi di SpoletoNorcia, e don Francesco Valentini, della diocesi di
Orvieto-Todi.
(«Avvenire», venerdì 2 marzo 2012)
La porta aperta:
simbolo di una comunità che accoglie
e permette all’ospite
di lasciarla quando lo desidera
NOTIZIE CARITAS
La solidarietà dell’Umbria in Perù e Bolivia
di Maria Rita Valli
Si ripeterà per il decimo anno la raccolta cibo promossa in Quaresima dall’Ufficio per la pastorale
giovanile dell’arcidiocesi di Perugia-Città della
Pieve insieme all’«Operazione Mato Grosso»
(Omg) e alla Caritas. Dai bambini delle elementari agli studenti universitari, tutti saranno coinvolti. A inizio Quaresima l’annuncio dell’iniziativa è
stato dato casa per casa anche con volantino in
cui è spiegato cosa raccogliere e a chi andrà il
cibo. In un secondo momento gli organizzatori
torneranno a bussare alle case per ritirare il materiale raccolto. Sono coinvolti più di un migliaio di
giovani ma il numero esatto non lo sa neppure
Diego Ottavi, coordinatore della raccolta: «Le
parrocchie che aderiscono sono molte, si organizzano in modo autonomo», spiega. Tra coloro che
lavorano all’iniziativa, nota Ottavi, ci sono anche
ragazzi che non sono abituali frequentatori della
parrocchia o dell’oratorio. Tutti, però, conoscono
bene finalità e destinatari finali dell’iniziativa: li
hanno conosciuti attraverso il racconto fatto con
video e fotografie da altri giovani, che hanno vissuto alcuni mesi o anche alcuni anni nelle missioni
dell’Omg in Perù. «È un’esperienza di educazione
alla carità e alla missione», commenta don Riccardo Pascolini, responsabile della Pastorale giovanile diocesana. «Lavorare per i poveri e far
riscoprire ai giovani la vocazione missionaria – aggiunge – è l’obiettivo anche della proposta per
l’estate che la Pastorale giovanile di Perugia sta
preparando con la diocesi “gemella” di Zomba in
Malawi». I container con gli aiuti raggiungeranno
il Perù, «uno prima di Pasqua», spera Ottavi e
altri due più avanti. Ma anche in questo ambito si
fa sentire l’attuale crisi economica: a Gubbio i ragazzi hanno già concluso la raccolta e forse non
riusciranno a mandare più di un container, mentre
l’anno scorso erano due. Giovanna Barbetti, studentessa universitaria, ha trascorso alcuni mesi in
Perù e ora è tra le organizzatrici della raccolta
nella diocesi eugubina. Giovanna, dice, si meraviglia «ogni volta di come i ragazzi si lasciano coinvolgere per aiutare altri giovani che neppure
conoscono!». La raccolta eugubina è iniziata molti
anni fa con l’Omg e ne mantiene lo stile e lo spirito anche ora che è destinata alle parrocchie affidate ai due preti diocesani fidei donum in Bolivia,
don Leonardo Giannelli e don Antonio Zavatarelli.
La raccolta della diocesi di Gubbio è gestita dalla
pastorale giovanile e gli stessi ragazzi durante
l’anno si impegnano in diversi lavori per raccogliere i 5mila euro necessari per spedire il container. La forza educativa dell’esperienza è particolarmente evidente nell’impegno assunto dalle
famiglie dell’Omg. A Perugia hanno deciso di mettere da parte per i poveri «un chilo al giorno» e
hanno un «calendario» della Quaresima in cui è
proposta ogni sera una preghiera e delle riflessioni
da fare insieme genitori e figli. A Gubbio circa 50
famiglie formano un «Oratorio familiare» e fanno
una raccolta viveri mensile oltre all’animazione
con i laboratori per i bambini. «È una delle esperienze più belle», commenta Ottavi pensando ai
suoi bambini che l’aspettano a casa dopo il lavoro.
(«Avvenire», mercoledì 29 febbraio 2012)
Giovani impegnati nel caricare un container durante
la “Grande raccolta viveri” degli anni scorsi
NUMERI 3-4
PAGINA 13
La Grande Raccolta Viveri 2012 promossa da
Operazione Mato Grosso,
Caritas diocesana
e Pastorale giovanile
di Perugia-Città della Pieve
Un pensiero per i bambini delle Ande peruviane,
un’opportunità di crescita cristiana
per i nostri ragazzi, per le nostre comunità
nel far sentire la propria vicinanza
alle popolazioni in gravi difficoltà
di un mondo sempre più individualista.
Si raccolgono in Quaresima:
PASTA, RISO, ZUCCHERO,
FARINA, OLIO IN LATTINA,
SCATOLAME, ALIMENTI PER BAMBINI
tutto a lunga scadenza.
Anche quest’anno molte parrocchie hanno aderito a questa significativa iniziativa,
ma se non verrete contattati personalmente,
richiedete il punto di raccolta viveri più vicino a casa al nostro numero verde:
800-199343
VUOI ESSERE AGGIORNATO SU TUTTE LE NOTIZIE E GLI APPUNTAMENTI
DELLE CARITAS DIOCESANE DELL’UMBRIA?
CONSULTA IL SITO DELLA DELEGAZIONE REGIONALE CARITAS ALL’INDIRIZZO
www.chiesainumbria.it/caritas
PAGINA 14
NOTIZIE CARITAS
A Perugia riaperto il punto di ristoro “San Lorenzo”
Per due settimane ospiti e volontari accolti a Casa “Sant’Anna
dei Servitori” per permettere dei lavori, finanziati dalla GSA s.r.l.
del Gruppo GeSeNu, che hanno reso più funzionali gli ambienti
dell’antico Oratorio dei SS. Simone e Giuda Taddeo dove
è ospitato il punto di ristoro sociale Comune-Caritas
Lo scorso 12 marzo i cinquanta e più ospiti del Punto
di ristoro sociale “San Lorenzo”, attivato in collaborazione dal Comune e dalla Caritas diocesana di Perugia, sono rientrati a “casa”, nell’antico Oratorio dei
SS. Simone e Giuda Taddeo Apostoli, adiacente alla
storica chiesa del Carmine, in pieno centro, dove dall’autunno 2008 è ospitato questo servizio di grande
rilevanza sociale ed aggregativa. Un servizio che ben
presto, grazie alla presenza di diversi giovani volontari, in gran parte studenti universitari, si è rivelato
luogo di incontro, di ascolto e di dialogo dal clima
molto familiare nel non limitarsi al semplice consumo
di un pasto caldo. Oggi il Punto di ristoro “San Lorenzo” è un luogo di riferimento anche per la vita di
tutto il quartiere del Carmine e alcuni studenti, nello
svolgere attività di volontariato al suo interno, hanno
preso lo spunto per redigere la loro tesi di laurea.
Ospiti e volontari sono ritornati dopo un paio di settimane di “chiusura”, ma in realtà il servizio del “San
Lorenzo” è proseguito quotidianamente presso la
“Sant’Anna dei Servitori”, la struttura di prima accoglienza della Caritas perugina situata anch’essa in
pieno centro, in via Vincioli. Questo trasferimento
momentaneo del Punto di ristoro sociale è stato necessario per permettere dei lavori di ristrutturazione
che hanno reso più funzionali gli ambienti dell’antico
Oratorio e per rinnovare gli arredi della mensa, le cui
spese sono state finanziate interamente dalla GSA
s.r.l. (Gestione Servizi Aziendali) del Gruppo Ge-
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SeNu, l’azienda perugina che gestisce i servizi di nettezza urbana. Da tempo la GSA s.r.l. aveva espresso
alla direzione della Caritas la volontà di devolvere un
contributo economico per le finalità socio-caritative
dell’organismo pastorale della Chiesa diocesana. Il
contributo, su espressa richiesta della stessa Caritas, è stato devoluto non in denaro, ma in opere finalizzate a realizzare il progetto di rendere più
funzionali ed accoglienti gli spazi del Punto di ristoro
“San Lorenzo”.
Cinzia, perugina del quartiere di Monteluce, ha sentito la nostalgia della mensa e dei ragazzi nelle ultime due settimane, perché non è potuta andare alla
“Sant’Anna dei Servitori”: «oggi sono felice di essere
ritornata alla “base” – ha raccontato sorridendo –.
Questo luogo rappresenta per me una famiglia, perché, dalla Stella Cerasa (il vice direttore della Caritas diocesana, n.d.r.) ai ragazzi volontari, Agnese,
Eros, Paolo, Selene e Silvia, mi vogliono tutti bene».
Ma un po’ per tutti gli altri ospiti, anche se la gran
parte di loro ha continuato a condividere con i volontari il momento del pranzo alla “Sant’Anna”, è
stato un giorno atteso, di ritorno alla “base”, riscaldato da un sole quasi primaverile, i cui raggi attraversavano i vetri del nuovo finestrone laterale
all’altare dell’antico Oratorio dei SS. Simone e Giuda
Taddeo Apostoli, un luogo sempre più luminoso ed
accogliente.
R. L.
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COME POSSONO ESSERE AIUTATI ATTRAVERSO
LA CARITAS COLORO CHE SONO IN DIFFICOLTA’
A CAUSA DELLA CRISI
*FONDO DI SOLIDARIETA’ DELLE CHIESE UMBRE*
Possono accedervi le famiglie italiane e straniere con regolare permesso di soggiorno che hanno perso il lavoro e non
sono sostenute da alcun ammortizzatore sociale e con contratto di affitto o di mutuo, la cui situazione è conosciuta dal
parroco che la comunica tramite lettera di presentazione alla
Caritas diocesana (sede Piazza B. Michelotti 1 - Perugia, tel.
075.5733666), organo preposto a ricevere tutta la documentazione richiesta e a rilasciare informazioni alle famiglie interessate.
*MICROCREDITO PERUGIA*
E’ un’iniziativa finalizzata ad erogare prestiti di piccola entità a persone italiane e straniere con regolare permesso di
soggiorno e residenti nella provincia di Perugia, che sono
prive delle garanzie normalmente richieste per accedere al
credito bancario. Per i prestiti destinati alle necessità familiari (affitti, utenze, ristrutturazioni, tutela della propria salute…) è previsto un tetto massimo di euro 5.000, mentre
per i prestiti destinati allo stimolo all’impresa il tetto massimo è di euro 7.000 eccezionalmente elevabile a euro
10.000 con tasso annuo effettivo globale (taeg) per ciascun
tipo di finanziamento pari al 4% per una durata massima del
prestito di 60 mesi (5 anni). Le domande di accesso a questo tipo di aiuto possono essere fatte pervenire alla sede
della Caritas diocesana.
*IL PRESTITO DELLA SPERANZA*
E’ un’iniziativa della Conferenza episcopale italiana (Cei) e dell’Associazione bancaria italiana (Abi) per l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato, concessi dalle banche aderenti e garantiti da un Fondo straordinario specificatamente costituito. Il nuovo accordo Cei-Abi del 23
dicembre 2010 ammette due forme di finanziamento: “microcredito sociale” di importo non superiore a 6.000 euro per le famiglie
in condizioni di particolare vulnerabilità economica e sociale (il prestito potrà essere rinnovato per una sola volta se sussistono i requisiti e previa valutazione della banca); “microcredito di impresa”
di importo non superiore a 25.000 euro a persona fisica o società
di persone o società cooperative, per l’avvio o l’esercizio di attività
di lavoro autonomo o di microimpresa.
I destinatari del Prestito della speranza, per il “microcredito sociale”
sono le famiglie giuridicamente costituite o il genitore affidatario
dei figli, in temporanea difficoltà economica, perché rappresentano
uno degli ammortizzatori sociali più efficienti e la trama relazionale
per un armonico sviluppo delle persone e della società. L’obiettivo
è assicurare un’integrazione al reddito in un momento di difficoltà
e, nello stesso tempo, educare all’uso responsabile del denaro, al
dovere della restituzione una volta raggiunto l’obiettivo del reinserimento lavorativo.
Alla sede della Caritas diocesana vanno presentati i seguenti documenti: certificato di matrimonio; per i separati la documentazione
attestante lo stato di separazione con l’affidamento dei figli; certificato di Stato di famiglia; compilazione del bilancio familiare in alternativa all’autocertificazione ISEE.
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NOTIZIE CARITAS