Impaginato caritas Marzo 2012_Layout 1
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“Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” (Eb,10,24) NOTIZIE CARITAS Foglio periodico di collegamento della CARITAS DIOCESANA DI PERUGIA-CITTAʼ DELLA PIEVE (Piazza B. Michelotti, 1 – 06123 Perugia – tel. 075/5737392 -5736922 e fax 075/5733234), I. R. LA VOCE (periodico settimanale – sped. in abb. post. 45% art. 2 co. 20/b L. 662/96 – Fil. di Perugia Uff. A/P) n° 12 del 30/03/2012, curato da Riccardo Liguori (rec. tel. 338/6928633) – E-mail: [email protected] Anno XIV Numeri 3-4 (226-227) Marzo - Aprile 2012 Il messaggio di Papa Benedetto XVI per la Quaresima 2012 ci invita a riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità, attraverso il brano della lettera agli Ebrei “Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” (Eb,10,24). Mentre nel nostro Paese, ma anche nel mondo le prime pagine sono occupate da fatti e vicende dai toni spesso cupi e oscuri (crisi, scandali, omicidi, …) il Papa ci esorta innanzi tutto a gareggiare nella carità, prestando attenzione gli uni agli altri. Tutto, anche nella carità viene da uno sguardo attento, capace di cogliere anche un dolore, una richiesta d’aiuto inespressa. Prestare attenzione gli uni agli altri ci dice che nessuno è solo donatore, ma che la reciprocità è segno di vera carità. Solo se ci lasciamo anche osservare, amare, correggere anche da chi pensiamo di aiutare possiamo vivere la carità. Molto spesso pensiamo di essere indispensabili, peggio ancora dei salvatori…, ma non è così, è solo Dio che può servirsi di noi e renderci capaci di accogliere l’altro. Prestare attenzione agli altri significa essere capaci di leggere nella trama ordinaria dei giorni la presenza di Gesù che ci visita ogni giorno attraverso il volto di chi ha sete, ha fame, è forestiero, malato, carcerato. Per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone è necessario condividere un cammino di Chiesa: nessuno arriva per primo, nessuno arriva da solo! Ecco allora il ringraziamento a tutte quelle persone che ci danno ogni giorno, con il loro esempio, lo stimolo a vivere la carità. Penso a Lia Trancanelli, che proprio in questi giorni ha ricevuto dai lettori del quotidiano «La Nazione» il premio “Umbro dell’anno” (vedi articolo a pagina 7, n.d.r.), ma anche ad Anna Piazza, la mamma che ci ha scritto (vedi “La lettera” a pagina 2, n.d.r.) per condividere la sua storia di accoglienza quotidiana; penso a tutti i responsabili delle tante opere di carità delle nostre diocesi, ma soprattutto a tutti coloro che vivono nella quotidianità non solo la condivisione dei beni con chi è più povero, ma anche soprattutto il dono del loro tempo, della loro presenza. Proprio in queste settimane mi è capitato di osservare come davvero la vita di alcune persone è di stimolo a camminare insieme nella santità, alla carità, ad aprirsi a qualcosa di più grande di ciò che i nostri occhi sono abituati a cercare. “Purtroppo – scrive il Santo Padre – è sempre presente la tentazione della tiepidezza, del soffocare lo Spirito, del rifiutare di trafficare i talenti che ci sono donati per il bene nostro e altrui. Tutti abbiamo ricevuto ricchezze spirituali o materiali utili per il compimento del piano divino, per il bene della Chiesa e per la salvezza personale. I maestri spirituali ricordano che nella vita di fede, chi non avanza retrocede (…). Di fronte ad un mondo che esige dai cristiani una testimonianza rinnovata di amore e di fedeltà al Signore, tutti sentano l’urgenza di adoperarsi per gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere buone”. Tutti vuol dire ogni cristiano, perché la testimonianza della carità non può essere delegata ad alcuno, ma è tanto più luminosa, quanto più è testimonianza condivisa di una famiglia, di una comunità, di una Chiesa. Scriveva a riguardo Madre Teresa: “Ricordate le cinque dita (lo - avete - fatto - a - me). Ricordate: l’amore comincia nella propria casa, la nostra comunità, la nostra famiglia. Ricordate: le opere d’amore sono opere di pace”. Daniela Monni LA LETTERA «Tra noi ci sono tante famiglie che possono» L’A.Ge., l’Associazione italiana Genitori, fa proprio l’appello dell’arcivescovo Gualtiero Bassetti a sostenere le famiglie in difficoltà Come A.Ge., Associazione Genitori, siamo spesso interpellati dai servizi sociali e dalle Caritas chiedendo se ci sono famiglie disponibili ad accogliere minori di famiglie in difficoltà, anche solo per alcuni pomeriggi alla settimana, per il pranzo e l’aiuto compiti. Come famiglia stiamo facendo questo con una bambina nigeriana conosciuta in chiesa, dando così la possibilità alla mamma di lavorare anche in orari oltre la scuola. Sempre più c’è questa richiesta. Credo che come famiglie cristiane dobbiamo dare un segno concreto di accoglienza, come ci viene richiesto prima di tutto dal Vangelo e dal nostro Vescovo». E’ quanto scrive una mamma, Anna Piazza, alla nostra redazione dopo aver letto l’articolo-appello dell’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti pubblicato nel primo numero di “Notizie Caritas” del 2012 dal titolo “Le famiglie che possono, sostengano quelle in difficoltà”. «Accogliere nella propria casa bambini o ragazzi in difficoltà – aggiunge la signora Anna –, aiuta i nostri figli a sapersi accontentare, a condividere, ad essere disponibili e a saper rinunciare. Tutti valori che servono per crescere bene ed educare concretamente i figli alla Vita buona del Vangelo!». «Come associazioni familiari – sottolinea la nostra lettrice – siamo chiamate anche a dare un segno concreto di collaborazione con le istituzioni e i servizi che non riescono a soddisfare tutte le richieste di chi sta vivendo momenti di grande difficoltà. Gesù nel Vangelo di domenica scorsa (4 marzo, n.d.r.) ci invita a non rimanere estasiati dalla sua luce sul monte, ma a scendere nel mondo per portare quella luce agli altri attraverso le nostre mani, il nostro tempo, i nostri beni... Vorrei invitarvi a raccogliere l’invito del Vescovo perché sicuramente tra noi ci sono tante famiglie che possono». L’A.Ge., l’Associazione Italiana Genitori, della quale fa parte la famiglia di Anna Piazza, è, dal 1968, la federazione di circa duecento associazioni locali di genitori rappresentative di tutte le regioni italiane. Le associazioni A.Ge. raccolgono gruppi di genitori che, ispirandosi ai valori della Costituzione Italiana, delle Dichiarazioni dei Diritti dell’Uomo e del Fanciullo e dell’etica cristiana, intendono partecipare alla vita sociale per fare della famiglia un soggetto politico: educare richiede “competenza”, e associazione vuol dire superamento della solitudine, ricchezza progettuale, forza di intervento, partecipazione democratica, animazione sociale e capacità di incidere. L’A.Ge. opera prevalentemente nella formazione dei genitori, negli organismi di partecipazione scolastica, nelle politiche della famiglia, dei media, dell’educazione. OPPURE SUL C.C. BANCA POPOLARE DI SPOLETO - IBAN: IT28 S 05704 03000 000000071452 PAGINA 2 NOTIZIE CARITAS Al Centro di Ascolto diocesano di Perugia la crisi ha un “nuovo volto”: Le famiglie che lavorano non ricevono da mesi lo stipendio, invisibili per gli ammortizzatori sociali. Una possibile soluzione: ritornare a costituire “famiglie di famiglie” per condividere i beni e i valori Con il rilancio nello scorso mese di dicembre del “Fondo di solidarietà delle Chiese umbre per le famiglie in difficoltà” da parte della Conferenza episcopale umbra (Ceu), questa importante iniziativa, avviata esattamente tre anni fa (marzo 2009), prosegue anche nel 2012. La nuova raccolta di denaro ha visto anche il contributo della Regione dell’Umbria e dell’ANCI regionale e della Consulta delle Fondazioni bancarie umbre, come ampiamente riportato nel precedente numero di “Notizie Caritas”. Anche le istituzioni politiche locali, infatti, hanno confermato la valenza dell’aiuto offerto dalle otto Chiese diocesane umbre alle tante famiglie in difficoltà a causa della crisi. Pur avendo a disposizione ancora dei dati parziale relativi all’ultima raccolta, il “Fondo di solidarietà” sfiora ad oggi i due milioni e 500mila euro (circa 600mila euro sono stati raccolti tra dicembre 2011 e gennaio 2012), così da poter aiutare più di 80 famiglie negli ultimi sessanta giorni per complessi 1.138 nuclei familiari sostenuti a partire dal 2009. «La nuova fotografia della situazione – spiega Stella Cerasa, vice direttore della Caritas perugina e responsabile del Centro di Ascolto diocesano – ci mostra purtroppo scenari ancora inediti. L’80% delle famiglie che viene a richiedere l’aiuto del fondo si presenta da noi per la prima volta. Si tratta in moltissimi casi di nuclei familiari il cui capo famiglia non ha perso il lavoro e quindi non risulta disoccupato, ma purtroppo non riceve dal datore di lavoro lo stipendio già da diversi mesi. Per questo motivo, non potendo produrre documenti che attestano la propria reale situazione economica, non può accedere alle forme di amNUMERI 3-4 mortizzazione sociale previste, ma vive con la sua famiglia le criticità della mancanza di denaro per la gestione della vita quotidiana». Altre cosiddette “nuove povertà” sono rappresentate dalle giovani famiglie in cui i coniugi possono contare solo su contratto di lavoro precario (anche intellettuale). Presso il Centro di Ascolto diocesano della Caritas perugina, abbiamo raccolto la testimonianza di una giovane donna, Chiara M., venuta per richiedere il sostegno del “Fondo”: «Mio marito – ci ha raccontato – ha un contratto a progetto che non offre purtroppo nessun tipo di garanzia, né di continuità, né di regolarità nella ricezione dei pagamenti, a fronte di esigenze di spesa fisse. Basti pensare alla rata mensile del mutuo, così come alla quota dell’asilo per il nostro bambino di un anno, ed anche il pagamento delle utenze, purtroppo, non è rimandabile». Un panorama poco incoraggiante anche per quanti si affacciano alla costituzione di una nuova famiglia, come ha ricordato recentemente l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti, in un incontro di preparazione al Meeting mondiale delle famiglie (Milano, 30 maggio - 3 giugno 2012). L’arcivescovo ha citato il libro “Famiglie Sole” che denunciava, da un lato, la crisi forse “irreversibile” delle cosiddette “reti informali” sulle quali da sempre si era sviluppata in passato la famiglia italiana e, dall’altro lato, auspicava la creazione di un nuovo sistema di Stato sociale che aiutasse concretamente le famiglie, in particolare, quelle con più figli. «Forse una possibile risoluzione alla profonda crisi economica renderà necessaria una riorganizzazione dei valori della nostra società». E’ stato il commento alla fine del nostro colloquio con la giovane donna incontrata al Centro di Ascolto diocesano, che ha aggiunto: «forse sarà necessario ritornare a condividere alcuni beni tra più famiglie, come si faceva un tempo quando c’era più miseria, ma c’era anche più solidarietà tra la gente. L’automobile, la televisione, ma soprattutto sarà necessario (e magari scopriremo che è anche bello) trascorrere più tempo assieme, condividendo pasti, aiutandoci nel crescere i figli e prendersi cura dei nostri anziani, nella condivisione delle difficoltà di tutti i giorni. Chissà che la crisi non renda il mondo più umano e più vivibile». Mariangela Musolino PAGINA 3 Mons. Gualtiero Bassetti vicino ai ventitré profughi accolti dalla Caritas a San Giovanni del Prugneto Uno dei giovani: «l’arcivescovo mi ricorda il Papa in visita nel mio Paese» Una delle due “forti” testimonianze di vita alla Veglia di preghiera di Quaresima dei giovani con l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti nella cattedrale di Perugia, la sera del 15 marzo, è stata quella di un loro coetaneo di fede musulmana, scappato dal suo Paese, il Burkina Faso, alla ricerca di un futuro migliore che l’ha portato fino in Italia, profugo giunto dalla Libia ed oggi accolto dalla Caritas diocesana presso la parrocchia di San Giovanni del Prugneto insieme ad altri ventidue giovani del suo Paese, della Costa d’Avorio e del Mali. Pietro - così lo chiamano gli amici della Caritas perché tra i suoi ricordi c’è quello del deserto dove trova una pietra sulla quale si inginocchia per pregare Dio affinché gli dia la forza per andare avanti - ha raccontato del lungo viaggio verso la “libertà” durato molti giorni in cui più volte ha rischiato la vita, ma anche delle persone che l’hanno aiutato. Commovente è stato quando ha detto di essere felice di incontrare l’arcivescovo, perché gli ricorda quando da bambino vide Giovanni Paolo II in visita nel suo Paese: «ogni anno in Burkina Faso – ha raccontato Pietro – si fa festa il giorno della ricorrenza dell’arrivo del Papa, pur essendo il nostro un Paese dove la maggioranza dei credenti è di fede musulmana». I vent itr é pr ofu gh i hanno incontrato più volte mons. Bassetti in questi primi nove mesi di permanenza a San Giovanni del Prugneto. L’arcivescovo è stato particolarmente vicino a questi ragazzi interessandosi del passato e, soprattutto, del futuro di ognuno di loro. Ricordano con piacere la serata del 23 febbraio quando l’arcivescovo è andato a trovarli in parrocchia, trattenendosi a cena con loro insieme al direttore della Caritas, Daniela Monni, e ad alcuni operatori e volontari che seguono quotidianamente i profughi. Mons. Bassetti, dopocena, ha ascoltato le preoccupazioni e le speranze dei ragazzi. Dopo questo momento di confronto e riflessione, i volontari, pensando agli anni che l’arcivescovo ha trascorso visitando i Seminari d’Italia e non dubitando neanche un momento delle sue qualità e capacità ludiche, gli hanno proposto una sfida a calciobalilla con gli ospiti. La partita, giocata con intensità e allegria, si è conclusa con la vittoria per 11 reti a 9 per la squadra di mons. Bassetti. «Je suis désolé»: respinte 22 su 23 richieste di asilo presentate dai profughi ospiti della Caritas perugina, ma in loro prevale la speranza sulla delusione I ventitré profughi ospitati dalla Caritas perugina sono arrivati in Italia lo scorso giugno: per i primi sei mesi la legge sull’immigrazione impediva a loro di lavorare. E’ da circa due mesi che hanno questa possibilità occupazionale che non vogliono lasciarsi sfuggire anche se il loro futuro nel nostro Paese è alquanto incerto. Infatti, due mesi fa sono stati accompagnati a Roma dagli operatori Caritas per essere ascoltati dalla Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato politico. Sono rimasti un lungo periodo in attesa della risposta della Commissione. Da tenere presente che in Umbria i profughi accolti dalla Caritas perugina sono stati chiamati per ultimi dalla Commissione e per ultimi sono stati convocati dalla Questura per conoscere il risultato. Gli operatori Caritas li hanno accompagnati in Questura il 19 e il 20 marzo suddivisi in due gruppi. Le ri- sposte della Commissione sono state tutte negative tranne per un ragazzo che ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Insomma 22 risposte negative su 23. I ragazzi erano stati preparati a questo, ma diverso è stato sentire i “no” dati direttamente dagli ispettori di polizia. L’interprete della Questura iniziava dicendo: «je suis désolé», che già preannunciava l’esito negativo della loro richiesta. Nonostante la delusione, l’amarezza legate a queste riposte, i giovani profughi hanno dimostrato una grande dignità nel gestire questa forte emozione. In questi giorni verrà avviato l’iter per il ricorso nella speranza che nel momento in cui arriverà la notifica della prossima decisione, le Istituzioni preposte in materia operino delle scelte diverse per il futuro di questi giovani. Pagina a cura di Paolo Montori PAGINA 4 NOTIZIE CARITAS “Una tenda per conoscersi, una tenda per accogliere” E’ un progetto Scuola-Caritas per sensibilizzare le giovani generazioni su una delle attuali e più gravi emergenze umanitarie, i profughi, e per essere consapevoli delle tante povertà della nostra epoca Il Liceo Scientifico Statale “Galeazzo Alessi” di Perugia ha “aperto” le sue porte ai profughi provenienti dal Nord Africa, accolti dalla Caritas diocesana presso la parrocchia di San Giovanni del Prugneto dopo essere sbarcati a Lampedusa con imbarcazioni di fortuna all’inizio della scorsa estate. Il Liceo “Alessi” ha voluto partecipare al progetto proposto dalla Caritas perugina denominato “Una tenda per conoscersi, una tenda per accogliere”, il cui obiettivo è quello di far conoscere agli alunni delle quarte classi la realtà dei profughi fuggiti dalla Libia, dove erano giunti dai loro Paesi di origine per motivi di lavoro e di sicurezza. Questo progetto, che ha coinvolto non solo gli insegnanti di religione cattolica per il suo taglio multidisciplinare e che ha visto la partecipazione di circa 250 ragazzi delle 12 classi del IV anno, è stato focalizzato sull’esperienza del Centro di Accoglienza profughi allestito dalla Caritas diocesana presso la canonica di San Giovanni del Prugneto, dove sono ospitati ventitré giovani originari del Burkina Faso, Costa d’Avorio e Mali. Inoltre, il progetto ha previsto approfondimenti tematici per comprendere, a vari livelli (giuridico di diritto internazionale e di accoglienza in Italia), il fenomeno dell’immigrazione e della sua gestione sul territorio. Molto interessanti sono stati gli incontri tra studenti, due profughi, Yameogo Adoul Wahabo e Moussà Zoure, ed alcuni responsabili e operatori Caritas che seguono i ventitré giovani africani. Tra tutti loro si è instaurato un dialogo che ha permesso una maggiore conoscenza dello status di profugo non più limitata a ciò che gli alunni avevano appreso dai media (internet, tv, radio e carta stampata) nelle settimane di massima “emergenza” sbarchi a Lampedusa. Gli incontri si sono svolti nell’aula magna dell’ ”Alessi” dal 3 al 24 marzo ed il primo è stato con tutte le 12 classi delle quarte, mentre i successivi con due classi alla volta, così da permettere una NUMERI 3-4 maggiore interazione tra profughi, operatori Caritas e studenti. Questi ultimi hanno formulato domande di vario genere, spazianti sui perché milioni di persone migrano da un capo all’altro del mondo, sul loro sfruttamento e le loro povertà, ma anche come possono essere aiutati nei propri Paesi e in quelli che li ospitano dove spesso è forte la volontà di respingerli alle frontiere. Si è discusso della responsabilità dell’Italia e dell’Unione Europea nei confronti degli immigrati. Si è parlato di integrazione nel rispetto reciproco delle proprie culture e fedi religiose, ma anche di problemi sociali e della sicurezza, del lavoro e della scolarizzazione degli immigrati. Insomma, ci sono molti spunti per la realizzazione da parte degli studenti di elaborati multimediali (foto, video, riflessioni scritte…), che costituiscono la seconda parte del progetto attualmente in corso. Il materiale prodotto verrà successivamente elaborato dal regista televisivo Riccardo Truffarelli, il quale è intervenuto ad alcuni incontri, che l’assemblerà con filmati registrati durante lo svolgimento dei diversi momenti del progetto, così da consegnarlo alla Scuola che lo visionerà come sintesi del lavoro e lo acquisirà come documento per le proprie attività didattiche. Questo progetto è stato fortemente voluto anche dall’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti e dal suo vicario generale, mons. Paolo Giulietti, come contributo educativo e formativo per gli studenti delle Scuole superiori fornito da un organismo pastorale ecclesiale quale è la Caritas. Soddisfazione è stata espressa per la riuscita dell’iniziativa da parte sia degli insegnati sia dei responsabili e operatori Caritas intervenuti nel corso degli incontri: Daniela Monni, direttore della Caritas diocesana; Stella Cerasa, vice direttore e responsabile del Centro di Ascolto diocesano; Angelo Avola, avvocato, che segue la situazione giuridica dei profughi; Maurizio Ferrari, operatore, che presta assistenza ai profughi presso la parrocchia di San Giovanni del Prugneto; Alfonso Dragone, operatore, che aiuta i profughi a trovare lavoro attraverso la stesura dei propri curriculum; Paolo Montori, operatore, che insegna la lingua italiana ai profughi; Riccardo Liguori, responsabile dell’Ufficio stampa e comunicazione della Caritas diocesana. Durante gli incontri sono stati presentati, da parte di questi operatori, agli studenti dell’“Alessi” le attività della Caritas in diocesi e in Umbria. Per i ragazzi desiderosi di approfondire questo progetto con una esperienza di volontariato in una delle strutture di accoglienza per persone in difficoltà, la Caritas sta elaborando alcune proposte da concordare con gli insegnati referenti del progetto stesso. R. L. PAGINA 5 L'edizione 2012 dei "Dialoghi con la Scuola" "Leggere la crisi: per comprendere e contrastare un allarmante intreccio di vecchie e nuove povertà" Stella Cerasa, vice direttore della Caritas diocesana: «la lotta alla povertà si incomincia, anche dalle piccole cose, riscoprendo le risorse di ognuno» “Leggere la crisi: per comprendere e contrastare un allarmante intreccio di vecchie e nuove povertà” è stato il tema della dodicesima edizione dei "Dialoghi con la Scuola", iniziativa promossa dal Centro culturale diocesano “Leone XIII” di Perugia con il patrocinio dell’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria. L’intento dei “Dialoghi” è da sempre quello di avvicinare gli studenti liceali all’analisi dei problemi del nostro tempo, attraverso un dialogo con docenti universitari ed esperti dei vari settori affrontati. Quest'anno gli studenti hanno trattato i temi della crisi economica e della povertà, per comprenderne le cause, le forme in cui si manifestano, le modalità di intervento per contrastarle. Al ciclo dei “Dialoghi 2012” hanno preso parte Pierluigi Grasselli, economista dell’Università degli Studi di Perugia, Luca Calzola, dell’Istat Umbria, Andrea Fora, del Forum del Terzo Settore, Mariano Borgognoni, dell’Istituto Teologico di Assisi (ITA), e Stella Cerasa, vice direttore della Caritas diocesana di Perugia. A Stella Cerasa abbiamo rivolto alcune domande a margine dell'incontro svoltosi lo scorso 16 marzo presso il Liceo Classico Statale “Mariotti” del capoluogo umbro. Quali sono le difficoltà più rilevanti nel venire incontro ai poveri? «Un errore tipico nell'approccio alla povertà è quello di considerarla un'emergenza legata alla crisi economica, invece che un fenomeno radicato nella nostra società. Questo porta ad affrontare ogni situazione di povertà come se fosse isolata, caso per caso, ricominciando ogni volta daccapo, anziché adottare un metodo condiviso e una sinergia tra le istituzioni. Spesso manca persino il dialogo tra gli enti preposti, manca un'adeguata condivisione delle informazioni che è il primo passo per costruire una sinergia. A questo si aggiunge la compressione delle risorse disponibili da parte dei Comuni e degli enti locali, che inevitabilmente si riverbera indebolendo la capacità di far fronte al problema. La Caritas, come organo pastorale della Cei, può contare sul sostegno proveniente dall'Otto per Mille. Ogni persona che mette una crocetta per destinare questo contributo alla Chiesa, contribuisce in modo decisivo alla sopravvivenza di questi luoghi in cui gli ultimi trovano accoglienza e sostegno». PAGINA 6 Che ruolo ha il volontariato giovanile nella Caritas diocesana? «Un esempio significativo è quello della mensa comunale “San Lorenzo” di via Imbriani a Perugia, che è stata presa in gestione dalla Caritas e funziona grazie al volontariato di alcuni giovani universitari. Questi giovani vogliono che li si coinvolga anche nelle decisioni organizzative, e questo contribuisce ad arricchire il servizio con idee nuove. Un tempo la mensa era il luogo in cui le persone si recavano solo per consumare i pasti. I giovani ci hanno spronato a chiederci se, stando così le cose, non fosse più opportuno stipulare una convenzione con un ristorante self service. Il ragionamento era provocatorio, ma utile a far emergere la specificità della mensa Caritas, che deve esprimere un senso ulteriore. Da quel momento, a poco a poco, la mensa si è trasformata in un luogo di aggregazione: il primo piatto viene servito a tutti nello stesso momento e si aspetta che tutti abbiamo finito, prima di servire il secondo; il caffè viene servito a un ora stabilita, così le persone restano a tavola più a lungo e si creano occasioni di socializzazione. E così si scoprono i volti, le storie personali. Può capitare che uno di loro ci legga il De amicitia di Cicerone, tradotto all'impronta dal latino, e che ciascuno ne offra la sua personale interpretazione. La lotta alla povertà si incomincia, anche dalle piccole cose, riscoprendo le risorse di ognuno». Giulio Lizzi NOTIZIE CARITAS Riceviamo e volentieri pubblichiamo A Lia Sabatini Trancanelli il premio L’ “umbro dell’anno” del quotidiano «La Nazione» Fa piacere constatare che, anche in un’epoca apparentemente intrisa di egoistico cinismo, il cuore della gente è coinvolto da chi testimonia generosità e altruismo. La redazione umbra de «La Nazione» ha toccato con mano la diffusa sensibilità dimostrata da tanti dei suoi lettori spontaneamente pronti ad indicare in Lia Sabatini Trancanelli l’ “umbro dell’anno”. Tanti voti (inoltrati via-mail o con la consegna del tagliando pubblicato dal giornale) hanno posto sul podio più alto questa donna umile e da anni dedita alle urgenze del prossimo. Grazie al consenso di persone che evidentemente apprezzano il suo impegno, costantemente condotto dietro le quinte, Lia ha vinto la sfida alla quale (previa selezione maturata del corpo redazionale) hanno partecipato l’imprenditore del cashmere Brunello Cucinelli, il vescovo di Terni Vincenzo Paglia, Daniele Presciutti (che ha salvato una bimba in mare), Walter Baldaccini (imprenditore che ha adottato 71 fanciulli a distanza), il calciatore Daniele Gregori (tornato allo sport dopo una dura lotta col tumore). Apprezzamento di ignoti votanti per una donna che (con l’apporto di pochi volontari) prosegue la missione avviata assieme al marito, il noto chirurgo Vittorio Tran- NUMERI 3-4 canelli, il “santo laico” prematuramente scomparso. Dapprima l’ospitalità (in casa) di bimbi sull’orlo della misera (non solo economica), poi l’avvio di una Comunità che ha aperto le porte a pers o n e ( s o p ra t t u t t o mamme e fanciulli) alle prese con amare vicende esistenziali. Tutto senza chiedere un solo centesimo ai pubblici bilanci. Rinunce personali e collaborazione (non sollecitata) di chi desidera dare una mano ai più silenziosi protagonisti dell’umana generosità. L’attestato è stato consegnato al teatro di Solomeo dal direttore de «La Nazione» Mauro Tedeschini. Fra i tanti invitati dal giornale anche l’arcivescovo, monsignor Gualtiero Bassetti, e il suo predecessore, monsignor Giuseppe Chiaretti. «Tu preferisci lavorare in silenzio – ha detto Bassetti rivolgendosi a Lia –, ma l’iniziativa de “La Nazione” ti ha giustamente definito una donna dalla parte dei deboli, evidenziando, oltre al tuo, quei raggi di sole che hanno squarciato le nubi di questo lungo inverno sulla città. E non intendo in senso meteorologico». E poi: «Persone come monsignor Paglia, Cucinelli, Baldaccini, Gregori e Presciutti ac- cendono una luce nuova e positiva. Abbiamo apprezzato la tua solidarietà verso gli ultimi condivisa per tanti anni con quella creatura santa, Vittorio, che la Provvidenza ti aveva messo accanto su questa terra. Si, il tuo e nostro Vittorio. Sappiamo bene che tu, davanti a queste pubbliche manifestazioni di affetto e di riconoscenza, avverti forse un senso di imbarazzo e di disagio. Anche Vittorio era così. Ma non possiamo impedire alla luce e all’amore di manifestarsi nei fatti della vita. E certe sottolineature e testimonianze sono di valido esempio soprattutto per i più giovani». E ancora monsignor Bassetti rivolgendosi a Lia: «In questi faticosi anni tu e i tuoi preziosi collaboratori avete condiviso sofferenze e speranze, gioie e preoccupazioni, ma sempre avete accolto nella vostra casa chi ha bussato alla porta del vostro cuore. “Alla Querce di Mamre”, la struttura che hai creato con tuo marito, si respira aria pulita, aria di primavera, di profondo rispetto per chiunque arriva e viene accolto sempre con un sorriso, una carezza di Dio». Ha aggiunto monsignor Chiaretti: «Chissà perché il bene spesso non fa notizia? Un riconoscimento come questo voluto da “La Nazione” testimonia, invece, che c’è disponibilità agli atti generosi ed è anche diffusa la voglia di manifestare schietto apprezzamento». Gianfranco Ricci giornalista de «La Nazione» PAGINA 7 Notizie Caritas dal mondo Per contrastare la carestia nel Sahel bisogna agire in fretta «Esorto la comunità internazionale ad affrontare seriamente l’estrema povertà di queste popolazioni le cui condizioni di vita si stanno deteriorando». Con queste parole Papa Benedetto XVI ha salutato recentemente i membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, denunciando la grave situazione in cui versa una vasta area del Sahel colpita da una crisi alimentare che rischia di espandersi ed aggravarsi come già è accaduto nel Corno d’Africa. Sono già 7 milioni le persone colpite dalla siccità che rischiano la malnutrizione, ma le cifre potrebbero aumentare di molto se non si interverrà in modo rapido e deciso. Alcune stime parlano addirittura di oltre 20 milioni di persone a rischio malnutrizione. I Paesi particolarmente coinvolti sono: Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Senegal, Mauritania. Una si- tuazione molto simile a quella del Corno d’Africa, dove l’indifferenza e la lentezza dell’intervento della comunità internazionale ha provocato una crisi di dimensioni epocali. Le piogge del 2011 sono state insufficienti e hanno generato un raccolto deficitario (25% in meno rispetto all’anno precedente), a cui è seguito l’aumento dei prezzi dei beni alimentari, soprattutto cereali, che ha colpito in modo drammatico le popolazioni del Sahel, che dal 2000 subiscono ciclicamente crisi alimentari. A queste cause contingenti si uniscono fattori socio-politici come povertà cronica, forte pressione demografica, basso tasso di alfabetizzazione, debolezza delle economie locali e loro dipendenza dai mercati internazionali, oltre alle recenti crisi politiche in Costa d’Avorio, e Libia e al conflitto nella zona nord del Mali. «C’è il rischio di una nuova catastrofe umanitaria; per questo ascoltiamo e condividiamo l’appello delle popolazioni colpite e cerchiamo di rispondere rapidamente, intensificando gli aiuti immediati per prevenire una crisi più grave». Questo è il messaggio lanciato dalla Caritas italiana e dalle altre Caritas del “Gruppo di lavoro sul Sahel” riunitosi recentemente a Bamako, capitale del Mali. La rete Caritas ha messo in atto una strategia d’intervento comune, attivando sin dai primi mesi di siccità un sistema di allerta delle diocesi e delle parrocchie, per poter avere informazioni precise e capillari e dare rispose adeguate. Sono stati così avviati i primi interventi di emergenza, che prevedono la distribuzione di cibo e sementi gratuite o a prezzi agevolati, il rifornimento dei granai di riserva dei villaggi, il sostegno a piccole attività generatrici di reddito e a sistemi di assistenza alternativi quali “denaro per lavoro” (cash for work) e “cibo per lavoro” (food for work). La Caritas italiana partecipa attivamente al piano di emergenza, anche grazie alla presenza di una operatrice nella zona, e ha subito messo a disposizione 100.000 euro a sostegno delle attività della rete Caritas nel Sahel, destinandone in particolare 30.000 in risposta all’appello di emergenza della Caritas Mali. L’appello della Caritas diocesana di Foligno per Jamal, 36 anni residente in Marocco, bisognoso del nostro aiuto La dimensione del mondo come “villaggio globale” sta entrando ormai stabilmente in tutte le attività e le attenzioni della Caritas italiana e con essa della Caritas diocesana di Foligno. Nel 2010, anno europeo della lotta alla povertà, il Papa (in visita alla Caritas di Roma) ha incoraggiato ogni uomo di buona volontà, e in particolare quanti hanno responsabilità istituzionali, «ad impegnarsi nella costruzione di un futuro degno dell’uomo, riscoprendo nella carità la forza per un autentico sviluppo e per realizzare una società più giusta e fraterna». In questa missione la Caritas di Foligno si pone in prima linea con azioni pastorali volte all’integrazione con le diverse realtà presenti sia sul territorio, che verso l’aiuto ai fratelli poveri nel Mondo. In virtù delle parole del Papa è posto all’attenzione PAGINA 8 delle parrocchie e di tutta la comunità ecclesiale e civile il caso del nostro fratello Jamal, residente in Marocco, di cui è giunto a noi l’appello per una carrozzina elettrica. «Jamal ha 36 anni – ci spiega Nadia, mediatrice culturale araba presso la Caritas diocesana – prima di scoprire che era affetto dal diabete, era un uomo pieno di vita e lavorava come tassista. Con il suo lavoro manteneva la sua famiglia composta da tre bambini insieme alla mamma e alla due sorelle. Purtroppo, la mamma scopre di avere il diabete in stato avanzato, con la conseguenza della perdita della mano e della gamba, ma questo non le salva la vita. Jamal, in sovrappeso e scioccato dalla sorte della mamma fa dei controlli medici e scopre di essere affetto dal diabete. Anche lui ha perso la mano e la gamba, ma non la responsabilità della sua famiglia, che vive grazie al sostegno di alcuni amici. Quello di cui ha bisogno Jamal è una carrozzina elettrica per aiutarlo a spostarsi autonomamente, oltre che all’aiuto per procurarsi le medicine, che in Marocco costano molto». Coloro che volessero donare un contributo possono contattare la Caritas diocesana di Foligno, telefonando al numero 0742 357337. NOTIZIE CARITAS Notizie Caritas dal mondo In Siria è una carneficina ed il Medio Oriente, teatro di continue violenze, è un immenso campo profughi La situazione della Siria ha raggiunto un livello di violenza e di gravità insopportabile. Governo e opposizione hanno finora rifiutato le proposte di cessare il fuoco e le migliaia di morti che si contano non sono stati ancora sufficienti nemmeno a dichiarare una tregua. La “Primavera Araba”, la coraggiosa richiesta, soprattutto dei giovani, di una maggiore libertà e dignità, non ha ancora definito una direzione precisa, ma in Siria è diventata una carneficina. La Caritas italiana si unisce alla voce del Papa e di tutte quelle istanze internazionali che hanno invocato la fine di quella che ormai è una guerra civile e l’avvio di un dialogo per rispondere adeguatamente alle legittime aspirazioni della popolazione. Questi appelli, finora caduti nel vuoto, dimostrano purtroppo ancora una volta l’incapacità e l’impotenza della comunità internazionale. In Siria vive circa un milione e mezzo di cristiani, il 10 % della popolazione, che ora, a causa del violento conflitto in atto non possono che accentuare la progressiva tendenza all’emigrazione gettando così una pesante ipoteca sul patrimonio di convivenza pacifica con l’Islam costruito nel tempo. Le autorità delle varie denominazioni cristiane manifestano dolore e impotenza. I lutti si uniscono a una crisi economica crescente che rende sempre più urgente l’assistenza di base a migliaia di persone. La Caritas Siria sta facendo il possibile in favore di molte famiglie, distribuendo aiuti in particolare a 500 famiglie ad Homs e 125 ad Aleppo. Per questi primi interventi la Caritas italiana ha messo a disposizione un contributo di 30.000 euro. Anche le altre Caritas della regione fanno fronte al continuo afflusso di profughi: oltre 5 mila sono arrivati in Giordania, 7 mila in Libano e 14 mila in Turchia. Il problema però va inquadrato nella situazione generale del Medio Oriente con la presenza di centinaia di migliaia di profughi iracheni accolti da anni in Siria e in Giordania a seguito della guerra in Iraq. Negli ultimi mesi circa 15 mila siriani sono fuggiti in Giordania e 5 mila in Libano, insieme a molti iracheni, costretti così a fuggire una seconda volta. Senza dimenticare gli almeno 4 milioni di palestinesi nei vari Paesi dell’area e i gruppi di africani dispersi nel Sinai. È dello scorso 20 marzo la denuncia dei Vescovi della Terra Santa che parlano di una situazione “orribile” di questi profughi, soprattutto eritrei. Il Medio Oriente, teatro di continue violenze e di questi scontri sempre più cruenti in Siria, è ormai un immenso campo profughi con fiumane di varie nazionalità che si spostano in cerca di salvezza. Le Caritas del Medio Oriente sono chiamate dunque a rispondere a una continua, crescente e urgente domanda di aiuti. La Caritas italiana - insieme all’intera rete internazionale Caritas - rinnova vicinanza e sostegno concreto per consentire la prosecuzione di interventi in favore di sfollati e profughi. 2 mila migranti morti in mare e 33 mila profughi al “Centro Astalli” Nel 2011 almeno 2 mila migranti sono morti in mare nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. E sono stati 32.660, il doppio dell’anno precedente, i richiedenti asilo e rifugiati che si sono rivolti al “Centro Astalli” dei padri Gesuiti di Roma per chiedere aiuto. Il 90% delle persone che richiedono protezione internazionale sono entrate in Europa in modo irregolare. Sono i dati drammatici che sono stati ricordati il 29 marzo, in due conferenze stampa a Roma sullo stesso tema: una organizzata dal “Centro Astalli”, l’altra dal NUMERI 3-4 Consiglio italiano per i rifugiati. Il Centro dei Gesuiti ha registrato, nel corso del 2011, un forte aumento dei migranti che hanno cercato assistenza, dovuto «all’interruzione della politica dei respingimenti» e «alla grave crisi economica che si è abbattuta con maggior violenza sui soggetti più vulnerabili». E’ infatti raddoppiato, ad esempio, il totale dei pasti distribuiti alla mensa, circa 400 ogni giorno. Sempre numerose le vittime di tortura assistite: 363 in un solo anno, la maggior parte da Paesi africani. PAGINA 9 Riceviamo e volentieri pubblichiamo le riflessioni di don Paolino Trani, direttore della Caritas diocesana di Città di Castello «Il futuro del cristianesimo si gioca sulla capacità dei cristiani di piegarsi sulle fatiche e le ferite delle persone del nostro tempo, come ci insegna il Samaritano» Quarant’anni di Caritas nella Chiesa italiana e specificamente nelle varie diocesi, sono stati indubbiamente una novità e un arricchimento significativo dell’esperienza cristiana. A questo punto è necessario guardare all’oggi; magari con uno sguardo al futuro per dare alle varie Caritas diocesane e parrocchiali, la capacità di rispondere alle richieste di questo tempo. Vorrei premettere a queste riflessioni una considerazione. Secondo me l’icona più significativa di Gesù Cristo che emerge dal Vangelo e che quindi vuole essere quella del prete e del cristiano di oggi, è l’icona del Samaritano che “viene accanto a ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza” (prefazio comune VIII). Il Samaritano è uno straniero che si prende cura e si fa carico fino a farlo star bene dell’uomo “nemico”, ma percosso, ferito e moribondo. Credo che forse qui si può giocare il futuro del cristianesimo: sulla capacità dei cristiani di piegarsi sulle fatiche e le ferite delle persone del nostro tempo, soffermandosi sulle medesime, senza chiedere chi sono, da dove vengono e che hanno combinato; cioè senza pregiudizi. Per fare questo oggi è necessario organizzarsi, essere in più, essere possibilmente in rete secondo il linguaggio del tempo. Da soli si fa ben poco. La semplice elemosina è onestamente insufficiente. Aggiungo alcune domande. Una comunità cristiana può celebrare l’Eucaristia nella sua chiesa senza farsi carico dei poveri che fanno riferimento territorialmente a quella chiesa? Non ne viene fuori un’Eucaristia quanto meno monca e dimezzata? Se non si finisce con il riconoscere Cristo nei poveri, che vale riconoscerlo nella Parola e nel Pane? Certo la frontiera dei poveri è una frontiera dura, difficile, dolorosa, a volte disperata, spesso sempre quella fino allo sfinimento. Come si fa da soli, con il rischio che alla fine si soccombe e si abbandona? Oppure come possiamo far finta di niente, PAGINA 10 come se la fede non ci spingesse in quella direzione? Perché tanta fatica a costituire nelle parrocchie operatori Caritas come quelli liturgici, catechistici, o magari economici? Credo fra l’altro che questo sia il giusto necessario completamento di tutto il lavoro pastorale. Credo anche che l’annuncio cristiano sia fortemente penalizzato se i cristiani non si muovono in questa direzione. Diversamente una testimonianza di carità paziente, umile, generosa, comunitaria, può essere un annuncio di speranza, di fraternità e di amore, senza misurarsi nei successi o negli eventuali fallimenti. In questi anni ho imparato che quello che ci fa star bene è l’amore che diamo, non tanto quello che riceviamo; perché se ci crediamo, l’amore l’abbiamo già ricevuto e continuamente lo riceviamo da Dio. Questo è il senso della gratuità. Nel passato le varie Caritas sono sempre state in prima linea negli eventi catastrofici (terremoti, carestie, alluvioni, adozioni a distanza etc…). Ora a questo è necessario aggiungere il valore paziente e tenace della quotidianità, di una vicinanza anche fisica tra chi opera e i poveri che bussano e magari quelli che si vanno a cercare. C’è poi il versante del rapporto con la politica e l’economia. Perché qualcuno da tempo non li chiama più poveri, ma “impoveriti”. Dai ricchi, dai politici, dalle leggi ingiuste che governano i territori, le nazioni e il mondo. È urgente, necessario, riscoprire la profezia che sa chiamare le cose con il loro nome, senza timori riverenziali o paura di perdere privilegi. Cercare un rapporto franco con la politica e i politici, se è vero che la politica è un’alta forma di carità. A me pare che i politici, almeno in Italia, non siano aiutati dalle varie chiese. Sono abbandonati a loro stessi, ai loro giochi, in una corruzione sempre più dilagante, in una feroce ricerca del potere che penalizza i poveri e crea sempre più poveri. Un’ultima considerazione sull’immigrazione. Intanto è necessario riconoscere che è un fenomeno frutto di un’ingiusta economia mondiale che, a partire dall’800 con il colonialismo, “costringe” le persone a tentare l’avventura dalle nostre parti. Se è vero, come è vero, che l’Africa è da secoli il continente più rapinato in uomini (schiavi) e materie prime, non possiamo meravigliarci se gli africani arrivano sulle nostre coste. Cerchiamo di vedere gli immigrati come una risorsa soprattutto per le novità che portano in cultura, religioni e incontri umani. Non bisogna aver paura, confrontarci e saper ascoltare quello che ci dicono. Un’opportunità da sfruttare pur con tutti i problemi che vi sono collegati. Qui anche nella nostra diocesi dovremo impegnarci di più e credere che si tratta di un modo serio per costruire il futuro. Don Paolino Trani NOTIZIE CARITAS Perugia La “Quaresima di Carità 2012” dedicata alle opere segno diocesane L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti ha inteso dedicare la “Quaresima di Carità 2012” alla sensibilizzazione della comunità diocesana verso le opere segno, le strutture di accoglienza dove trovano ospitalità duecento persone ogni giorno e alla raccolta di offerte in denaro per contribuire alla loro gestione. Infatti, domenica 25 marzo, la V di Quaresima, nelle parrocchie dell’Archidiocesi si è pregato e promosso la colletta per queste opere segno. La Caritas diocesana ricorda che per tutto il tempo quaresimale possono essere devolute offerte a sostegno delle attività ed iniziative caritative in favore di persone che vivono nella povertà e nell’emarginazione. Inoltre, precisa che la raccolta per le opere segno diocesane è stata promossa negli ultimi anni sempre nel periodo di Avvento. Quest’anno, invece, la raccolta di Avvento è stata dedicata a rifinanziare il “Fondo di Solidarietà delle Chiese umbre” a favore delle famiglie in difficoltà a causa della crisi. Nessuna delle opere segno potrebbe essere tale se non attraverso la generosità di tante persone che le sostengono. O g n i g i o r n o m o l t e persone sono ospitate e accolte, persone che arrivano spesso dalle nostre parrocchie, dalle nostre comunità... e che hanno bisogno di un luogo dove qualcuno possa prendersi cura di loro. L’intera comunità diocesana non faccia mancare il suo sostegno a queste opere, soprattutto in Quaresima, momento forte dell’Anno liturgico in cui la Chiesa richiama tutti i cristiani ad uno stile di vita più sobrio e a praticare il digiuno anche per sostenere i fratelli in difficoltà. R. L. Incontro dell’Arcivescovo Mons. Gualtiero Bassetti con gli Operatori pastorali e i Volontari delle Caritas parrocchiali Martedì 17 Aprile (ore 21) Centro “Mater Gratiae” Montemorcino - Perugia “Le famiglie che possono sostengano quelle in difficoltà” NUMERI 3-4 PAGINA 11 Due articoli sulle Caritas dell’Umbria Recentemente il quotidiano «Avvenire» ha dedicato due interessanti servizi alle realtà delle Caritas diocesane umbre, che proponiamo di seguito. Umbria, futuro garantito per le case Caritas di Giacomo Gambassi Da più di dieci anni sono ponte di speranza per chi sarebbe destinato a restare ai margini. «Sei fiori all’occhiello per l’Umbria», le ha definite l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, davanti ai giornalisti. Immerse nel verde della regione (con un’appendice che arriva fino alla ex Jugoslavia), le sei case d’accoglienza della Caritas umbra hanno abbracciato lo stile della famiglia per testimoniare la vicinanza della Chiesa agli “ultimi”. «Opere segno» sono state chiamate dai vescovi della regione, che nell’ultima riunione della Conferenza episcopale umbra hanno sottolineato «il servizio insostituibile che svolgono ogni giorno – con generosità e competenza – in favore di tanti bisognosi di aiuto morale e materiale». Nate con l’esperienza del campo di volontariato che era stato realizzato dopo il terremoto del 1997, sono impostate su gratuità e condivisione che si traducono in comunità aperte a chiunque bussi. E si tratta soprattutto di tossicodipendenti o persone con disagi psico-fisici che trascorrono le giornate fra preghiera e lavoro. Nelle strutture vivono in duecentocinquanta, tra ospiti e operatori. I nomi delle case rimandano a un futuro nuovo: «Il germoglio meraviglioso» si chiama quella di Foligno sorta nel 2001 (che è anche sede della delegazione regionale della Caritas) o «La fattoria della misericordia» è stata ribattezzata quella di Eggi a Spoleto che è aperta dallo stesso anno. Poi ci sono le case di Sanfatucchio a Castiglione del Lago e di Deruta (entrambe nell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve) e «L’abbazia di Villa San Faustino» a Massa Martana (nella diocesi di Orvieto-Todi). Ma la prima che è stata impiantata ha le sue radici in Kosovo: è il campo-missione nella municipalità di Klina – attivo dal 1999 – che dà ospitalità a quaranta orfani che vivono nella povertà più estrema e a venti giovani-adulti. Nelle scorse settimane le case erano state coinvolte dai media in notizie su presunti abusi da parte di un sacerdote: sul caso un’apposita commissione, richiesta dai vescovi della regione e istituita dall’arcivescovo Bassetti, ha concluso i suoi lavori d’indagine. Nello stesso tempo, in un esposto alla magistratura erano state ipotizzate irregolarità nella loro gestione. Ad oggi risulta che la procura della Repubblica abbia sollecitato l’archiviazione della denuncia. Adesso la gestione delle case è affidata a un’associazione denominata «La corPAGINA 12 data» che è presieduta dal diacono permanente Vincenzo Genovese. L’accompagnamento pastorale dei responsabili e degli ospiti è assicurato da tre sacerdoti: padre Vittorio Viola, dei Frati Minori, don Vito Stramaccia, dell’arcidiocesi di SpoletoNorcia, e don Francesco Valentini, della diocesi di Orvieto-Todi. («Avvenire», venerdì 2 marzo 2012) La porta aperta: simbolo di una comunità che accoglie e permette all’ospite di lasciarla quando lo desidera NOTIZIE CARITAS La solidarietà dell’Umbria in Perù e Bolivia di Maria Rita Valli Si ripeterà per il decimo anno la raccolta cibo promossa in Quaresima dall’Ufficio per la pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve insieme all’«Operazione Mato Grosso» (Omg) e alla Caritas. Dai bambini delle elementari agli studenti universitari, tutti saranno coinvolti. A inizio Quaresima l’annuncio dell’iniziativa è stato dato casa per casa anche con volantino in cui è spiegato cosa raccogliere e a chi andrà il cibo. In un secondo momento gli organizzatori torneranno a bussare alle case per ritirare il materiale raccolto. Sono coinvolti più di un migliaio di giovani ma il numero esatto non lo sa neppure Diego Ottavi, coordinatore della raccolta: «Le parrocchie che aderiscono sono molte, si organizzano in modo autonomo», spiega. Tra coloro che lavorano all’iniziativa, nota Ottavi, ci sono anche ragazzi che non sono abituali frequentatori della parrocchia o dell’oratorio. Tutti, però, conoscono bene finalità e destinatari finali dell’iniziativa: li hanno conosciuti attraverso il racconto fatto con video e fotografie da altri giovani, che hanno vissuto alcuni mesi o anche alcuni anni nelle missioni dell’Omg in Perù. «È un’esperienza di educazione alla carità e alla missione», commenta don Riccardo Pascolini, responsabile della Pastorale giovanile diocesana. «Lavorare per i poveri e far riscoprire ai giovani la vocazione missionaria – aggiunge – è l’obiettivo anche della proposta per l’estate che la Pastorale giovanile di Perugia sta preparando con la diocesi “gemella” di Zomba in Malawi». I container con gli aiuti raggiungeranno il Perù, «uno prima di Pasqua», spera Ottavi e altri due più avanti. Ma anche in questo ambito si fa sentire l’attuale crisi economica: a Gubbio i ragazzi hanno già concluso la raccolta e forse non riusciranno a mandare più di un container, mentre l’anno scorso erano due. Giovanna Barbetti, studentessa universitaria, ha trascorso alcuni mesi in Perù e ora è tra le organizzatrici della raccolta nella diocesi eugubina. Giovanna, dice, si meraviglia «ogni volta di come i ragazzi si lasciano coinvolgere per aiutare altri giovani che neppure conoscono!». La raccolta eugubina è iniziata molti anni fa con l’Omg e ne mantiene lo stile e lo spirito anche ora che è destinata alle parrocchie affidate ai due preti diocesani fidei donum in Bolivia, don Leonardo Giannelli e don Antonio Zavatarelli. La raccolta della diocesi di Gubbio è gestita dalla pastorale giovanile e gli stessi ragazzi durante l’anno si impegnano in diversi lavori per raccogliere i 5mila euro necessari per spedire il container. La forza educativa dell’esperienza è particolarmente evidente nell’impegno assunto dalle famiglie dell’Omg. A Perugia hanno deciso di mettere da parte per i poveri «un chilo al giorno» e hanno un «calendario» della Quaresima in cui è proposta ogni sera una preghiera e delle riflessioni da fare insieme genitori e figli. A Gubbio circa 50 famiglie formano un «Oratorio familiare» e fanno una raccolta viveri mensile oltre all’animazione con i laboratori per i bambini. «È una delle esperienze più belle», commenta Ottavi pensando ai suoi bambini che l’aspettano a casa dopo il lavoro. («Avvenire», mercoledì 29 febbraio 2012) Giovani impegnati nel caricare un container durante la “Grande raccolta viveri” degli anni scorsi NUMERI 3-4 PAGINA 13 La Grande Raccolta Viveri 2012 promossa da Operazione Mato Grosso, Caritas diocesana e Pastorale giovanile di Perugia-Città della Pieve Un pensiero per i bambini delle Ande peruviane, un’opportunità di crescita cristiana per i nostri ragazzi, per le nostre comunità nel far sentire la propria vicinanza alle popolazioni in gravi difficoltà di un mondo sempre più individualista. Si raccolgono in Quaresima: PASTA, RISO, ZUCCHERO, FARINA, OLIO IN LATTINA, SCATOLAME, ALIMENTI PER BAMBINI tutto a lunga scadenza. Anche quest’anno molte parrocchie hanno aderito a questa significativa iniziativa, ma se non verrete contattati personalmente, richiedete il punto di raccolta viveri più vicino a casa al nostro numero verde: 800-199343 VUOI ESSERE AGGIORNATO SU TUTTE LE NOTIZIE E GLI APPUNTAMENTI DELLE CARITAS DIOCESANE DELL’UMBRIA? CONSULTA IL SITO DELLA DELEGAZIONE REGIONALE CARITAS ALL’INDIRIZZO www.chiesainumbria.it/caritas PAGINA 14 NOTIZIE CARITAS A Perugia riaperto il punto di ristoro “San Lorenzo” Per due settimane ospiti e volontari accolti a Casa “Sant’Anna dei Servitori” per permettere dei lavori, finanziati dalla GSA s.r.l. del Gruppo GeSeNu, che hanno reso più funzionali gli ambienti dell’antico Oratorio dei SS. Simone e Giuda Taddeo dove è ospitato il punto di ristoro sociale Comune-Caritas Lo scorso 12 marzo i cinquanta e più ospiti del Punto di ristoro sociale “San Lorenzo”, attivato in collaborazione dal Comune e dalla Caritas diocesana di Perugia, sono rientrati a “casa”, nell’antico Oratorio dei SS. Simone e Giuda Taddeo Apostoli, adiacente alla storica chiesa del Carmine, in pieno centro, dove dall’autunno 2008 è ospitato questo servizio di grande rilevanza sociale ed aggregativa. Un servizio che ben presto, grazie alla presenza di diversi giovani volontari, in gran parte studenti universitari, si è rivelato luogo di incontro, di ascolto e di dialogo dal clima molto familiare nel non limitarsi al semplice consumo di un pasto caldo. Oggi il Punto di ristoro “San Lorenzo” è un luogo di riferimento anche per la vita di tutto il quartiere del Carmine e alcuni studenti, nello svolgere attività di volontariato al suo interno, hanno preso lo spunto per redigere la loro tesi di laurea. Ospiti e volontari sono ritornati dopo un paio di settimane di “chiusura”, ma in realtà il servizio del “San Lorenzo” è proseguito quotidianamente presso la “Sant’Anna dei Servitori”, la struttura di prima accoglienza della Caritas perugina situata anch’essa in pieno centro, in via Vincioli. Questo trasferimento momentaneo del Punto di ristoro sociale è stato necessario per permettere dei lavori di ristrutturazione che hanno reso più funzionali gli ambienti dell’antico Oratorio e per rinnovare gli arredi della mensa, le cui spese sono state finanziate interamente dalla GSA s.r.l. (Gestione Servizi Aziendali) del Gruppo Ge- NUMERI 3-4 SeNu, l’azienda perugina che gestisce i servizi di nettezza urbana. Da tempo la GSA s.r.l. aveva espresso alla direzione della Caritas la volontà di devolvere un contributo economico per le finalità socio-caritative dell’organismo pastorale della Chiesa diocesana. Il contributo, su espressa richiesta della stessa Caritas, è stato devoluto non in denaro, ma in opere finalizzate a realizzare il progetto di rendere più funzionali ed accoglienti gli spazi del Punto di ristoro “San Lorenzo”. Cinzia, perugina del quartiere di Monteluce, ha sentito la nostalgia della mensa e dei ragazzi nelle ultime due settimane, perché non è potuta andare alla “Sant’Anna dei Servitori”: «oggi sono felice di essere ritornata alla “base” – ha raccontato sorridendo –. Questo luogo rappresenta per me una famiglia, perché, dalla Stella Cerasa (il vice direttore della Caritas diocesana, n.d.r.) ai ragazzi volontari, Agnese, Eros, Paolo, Selene e Silvia, mi vogliono tutti bene». Ma un po’ per tutti gli altri ospiti, anche se la gran parte di loro ha continuato a condividere con i volontari il momento del pranzo alla “Sant’Anna”, è stato un giorno atteso, di ritorno alla “base”, riscaldato da un sole quasi primaverile, i cui raggi attraversavano i vetri del nuovo finestrone laterale all’altare dell’antico Oratorio dei SS. Simone e Giuda Taddeo Apostoli, un luogo sempre più luminoso ed accogliente. R. L. PAGINA 15 COME POSSONO ESSERE AIUTATI ATTRAVERSO LA CARITAS COLORO CHE SONO IN DIFFICOLTA’ A CAUSA DELLA CRISI *FONDO DI SOLIDARIETA’ DELLE CHIESE UMBRE* Possono accedervi le famiglie italiane e straniere con regolare permesso di soggiorno che hanno perso il lavoro e non sono sostenute da alcun ammortizzatore sociale e con contratto di affitto o di mutuo, la cui situazione è conosciuta dal parroco che la comunica tramite lettera di presentazione alla Caritas diocesana (sede Piazza B. Michelotti 1 - Perugia, tel. 075.5733666), organo preposto a ricevere tutta la documentazione richiesta e a rilasciare informazioni alle famiglie interessate. *MICROCREDITO PERUGIA* E’ un’iniziativa finalizzata ad erogare prestiti di piccola entità a persone italiane e straniere con regolare permesso di soggiorno e residenti nella provincia di Perugia, che sono prive delle garanzie normalmente richieste per accedere al credito bancario. Per i prestiti destinati alle necessità familiari (affitti, utenze, ristrutturazioni, tutela della propria salute…) è previsto un tetto massimo di euro 5.000, mentre per i prestiti destinati allo stimolo all’impresa il tetto massimo è di euro 7.000 eccezionalmente elevabile a euro 10.000 con tasso annuo effettivo globale (taeg) per ciascun tipo di finanziamento pari al 4% per una durata massima del prestito di 60 mesi (5 anni). Le domande di accesso a questo tipo di aiuto possono essere fatte pervenire alla sede della Caritas diocesana. *IL PRESTITO DELLA SPERANZA* E’ un’iniziativa della Conferenza episcopale italiana (Cei) e dell’Associazione bancaria italiana (Abi) per l’erogazione di finanziamenti a tasso agevolato, concessi dalle banche aderenti e garantiti da un Fondo straordinario specificatamente costituito. Il nuovo accordo Cei-Abi del 23 dicembre 2010 ammette due forme di finanziamento: “microcredito sociale” di importo non superiore a 6.000 euro per le famiglie in condizioni di particolare vulnerabilità economica e sociale (il prestito potrà essere rinnovato per una sola volta se sussistono i requisiti e previa valutazione della banca); “microcredito di impresa” di importo non superiore a 25.000 euro a persona fisica o società di persone o società cooperative, per l’avvio o l’esercizio di attività di lavoro autonomo o di microimpresa. I destinatari del Prestito della speranza, per il “microcredito sociale” sono le famiglie giuridicamente costituite o il genitore affidatario dei figli, in temporanea difficoltà economica, perché rappresentano uno degli ammortizzatori sociali più efficienti e la trama relazionale per un armonico sviluppo delle persone e della società. L’obiettivo è assicurare un’integrazione al reddito in un momento di difficoltà e, nello stesso tempo, educare all’uso responsabile del denaro, al dovere della restituzione una volta raggiunto l’obiettivo del reinserimento lavorativo. Alla sede della Caritas diocesana vanno presentati i seguenti documenti: certificato di matrimonio; per i separati la documentazione attestante lo stato di separazione con l’affidamento dei figli; certificato di Stato di famiglia; compilazione del bilancio familiare in alternativa all’autocertificazione ISEE. PAGINA 16 NOTIZIE CARITAS