ECO Open 60`
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ECO Open 60`
ECO Open 60’ di Stéphan Jules Buchet L Una nuova, vecchia, classe d’imbarcazioni oceaniche da regata o scorso 17 ottobre, dal porto francese di La Rochelle sono partite le imbarcazioni monochiglia a vela impegnate nella regata Velux 5 Oceans che porterà un gruppo di navigatori solitari a circumnavigare il globo, effettuando quattro soste prima di ritornare al porto di partenza, dopo aver passato i capi di Buona Speranza, Leeuwin, e Horn. Ideata nel 1982 dal navigatore britannico Sir Robin Knox-Johnston con il nome di BOC Around Alone, la regata si svolge ogni quattro anni e questa è la sesta edizione. In quasi tutte le regate del passato vi sono state delle novità che hanno riguardato il nome piuttosto che il percorso o particolari tecnici, novità che sono presenti anche in quella di quest’anno e la più importante riguarda le imbarcazioni partecipanti. È, infatti, stata ideata una nuova classe, poco costosa ed ecocompatibile con l’ambiente: la ECO Open 60’. I costi da sostenere per affrontare delle regate transoceaniche o addirittura delle circumnavigazioni, sono molto alti: l’imbarcazione, l’armamento, il supporto di terra sia in navigazione sia durante le soste, i pezzi di rispetto ecc.. Dopo la recente crisi mondiale, molti sponsor, anche quelli che non necessariamente volevano avere un grande ritorno economico, ma che consentivano a persone valide di poter affrontare un’avventura che da soli non potevano permettersi, hanno limitato il loro supporto. 14 marzo-aprile 2011 Così, se da un lato le regate transoceaniche e quelle in solitario, di fatto, non sono diminuite, è sempre più difficile trovare i fondi necessari ad affrontare imprese del genere. Nel frattempo, esiste un buon numero d’imbarcazioni di alto livello tecnico, come le Open 60’, inutilizzate perché chi vuole avere delle chances di vittoria in queste regate, costruisce o fa realizzare dei modelli sempre più spinti (e costosi). Si è pensato di utilizzare questo patrimonio impiegando le “vecchie” Open 60’, in regate dedicate; il loro acquisto ha un costo molto inferiore a una nuova imbarcazione, così che navigatori con meno possibilità possono essere aiutati da sponsor invogliati a partecipare, con costi molto ridotti rispetto al passato. I criteri di costruzione e di sicurezza di un’imbarcazione Open da regata transoceanica monochiglia, dove per imbarcazione monochiglia s’intende una barca che ha il piano di galleggiamento che rimane continuo nella sua sezione trasversale sia quando l’imbarcazione è ferma sia quando è in navigazione con le vele, sono contenuti: nel regolamento dell’“International 60ft Monohull Class Association” (IMOCA), l’associazione che raggruppa le imbarcazioni monochiglia Open da 60 piedi, riconosciuta dall’“International SAiling Federation” (ISAF), e nelle “ISAF Offshore Special Regulations, version 1 - 2010” (categoria 0), valide sino al dicembre 2011. Nello scafo di questa ECO Open 60’ si possono notare la chiglia basculante, i due timoni e la fenditura della deriva retrattile di sinistra; in apertura, il logo del sito dedicato, in rete, a questa nuova classe La categoria 0 comprende le imbarcazioni che compiono regate transoceaniche o che si svolgono in aree in cui l’acqua o/e l’aria può raggiungere temperature inferiori a 5°C (condizioni non temporanee né episodiche). Queste devono resistere alle condizioni meteomarine avverse, senza subire danni irreparabili, devono essere completamente autosufficienti per periodi prolungati, capaci di resistere a burrasche di notevole intensità e di affrontare inconvenienti seri da risolversi senza l’aiuto esterno. Nel caso delle barche della classe ECO Open 60’, le imbarcazioni dovranno essere in linea anche con quanto previsto dalle “ECO 60’ class Rules, version 3”, del 15 giugno 2010. Le caratteristiche costruttive Le imbarcazioni ECO Open ‘60 devono essere state varate prima dell’1 gennaio 2003. Un’imbarcazione Open ha un progetto che non deve seguire un disegno definito ma che, comunque, deve essere contenuto entro certi parametri stabiliti, fra i quali la lunghezza, fra i 59 e i 60 piedi (17,983 -18,288 m) estremi inclusi, e l’immersione che non deve eccedere i 4,50 m. Le eventuali aste prodiere/poppiere (compresi bompresso e boma) non possono sporgere complessivamente più di 6 piedi (1,829 m). Lo scafo, nella sua completezza (chiglia, coperta, cabina, pozzetti ecc), deve formare un unico pezzo stagno, e qualsiasi apertura deve avere la possibilità di essere chiusa immediatamente in sicurezza. La chiglia basculante può muoversi solo su un asse, e la sua base deve essere alloggiata in uno spazio stagno; inoltre, l’equipaggio deve avere la possibilità di manovrarla manualmente dall’interno, qualsiasi sia l’angolo di sbandamento. Il sistema di bilanciamento della zavorra mobile deve funzionare sempre, a prescindere dall’angolo di sbandamento; oltre a un controllo manuale, deve esistere un sistema di riserva che entra in funzione in caso di avaria del sistema principale. L’imbarcazione deve essere autoraddrizzante, marzo-aprile 2011 15 cioè tornare in posizione normale senza l’intervento esterno dell’equipaggio. Questa caratteristica è indicata in un apposito certificato che è rilasciato dopo un test di autoraddrizzamento, partendo da una posizione della barca rovesciata di 180°. La prova è svolta con lo skipper all’interno della barca, con la possibilità di agire su eventuali meccanismi per iniziare il raddrizzamento senza lasciare l’interno. Questo test fornisce anche la possibilità di verificare l’efficienza del sistema di movimentazione in situazione d’emergenza, la tenuta stagna di tutti i passi uomo e dei compartimenti, e il corretto posizionamento delle masse mobili di bordo. Un’altra caratteristica che queste imbarcazioni devono avere riguarda l’inaffondabilità: se tutti i compartimenti sono allagati, l’imbarcazione deve continuare a galleggiare. I compartimenti, in numero minimo di cinque e non più lunghi di 5 m ciascuno, devono essere chiusi da paratie stagne trasversali che consentano il passaggio di una persona, così come le condotte di cavi o altro, che però non devono compromettere la caratteristica stagna dei locali. A poppavia del dritto di prora deve essere posizionata una “crash box”, cioè una cella impermeabile capace di assorbire le conseguenze maggiori di un urto frontale, senza danneggiare l’integrità dell’imbarcazione. Il pozzetto deve essere facilmente evacuabile dall’acqua per gravità con qualunque sbandamento. In quest’area, che su questi Open è, di solito, molto piccola, il navigatore solitario ha tutta la strumentazione per la condotta della navigazione, compresa la regolazione delle vele, grazie a winch situati a portata di mano. Per quanto riguarda la motorizzazione e la produzione di energia a bordo, l’imbarcazione deve essere dotata di un motore entrobordo, amovibile, capace di erogare una potenza minima di 27 HP. Ogni imbarcazione ECO Open 60’ deve avere a bordo tre sistemi indipendenti per la generazione dell’energia necessaria per tutta la navigazione; e di questi sistemi, due devono utilizzare fonti ener- Attorno al pozzetto di Spirit of Canada sono visibili i 5 winch che, unitamente a quello collocato sulla colonna portante nera, al centro, consentono al navigatore di intervenire su tutte le regolazioni delle vele 16 marzo-aprile 2011 getiche alternative, come quelli che sfruttano il sole, il vento o l’acqua (con gli idrogeneratori). Di questa produzione, almeno il 30% deve provenire dai due sistemi a energia alternativa, e se la quantità è inferiore, l’imbarcazione viene penalizzata. La navigazione La dotazione minima obbligatoria dei vari sistemi di navigazione e di sicurezza prevede: una bussola magnetica, fissa e aggiornata con le tabelle di deviazione; una girobussola; un radar, dotato di tutti gli allarmi, da posizionare ad almeno 5 m metta, a prescindere dalla posizione dell’imbarcazione nell’acqua, l’erezione di un’antenna volante VHF e l’emissione di segnali dai trasponditori radar e dalla boa d’emergenza; una radio ricetrasmittente VHF portatile (stagna o con copertura waterproof); un apparato ricetrasmettitore per comunicazioni satellitari; un apparato radio ricevente per i bollettini meteo; un sistema elettronico di rilevamento della posizione; un sistema d’identificazione automatico (AIS); un sistema standard Inmarsat C interfacciato con GPS e dotato di software capace d’interrogazione dello stato dei vari dispositivi di bordo e del riporto dei dati, la cui antenna deve essere posizionata ad almeno 55 cm sopra il ponte ed avere un campo libero di almeno 60 cm; un misuratore di velocità; uno scandaglio elettronico; la cartografia elettronica e quella cartacea, relative al percorso da fare. Le ISAF OSR cat. 0, nonostante tutto questo dispiegamento di apparati elettronici, raccomandano anche di tenere a bordo il caro, vecchio, sestante e le tavole relative. Il numero delle vele è limitato; in particolare, per ciascuna regata, è permesso avere a bordo solo una randa, 4 fiocchi e 3 spinnaker. Le vele da tempesta o vento forte, tinteggiate con colori accesi e ben visibili, non possono essere fatte in fibre di poliammidi o carbonio o similari, mentre sono permesse quelle in Spectra/Dyneema. La sicurezza e il salvataggio Una bella immagine dell’ECO Open 60’ Le Pingouin di Brad Van Liew, fotografato durante la regata intorno al mondo per solitari Velux 5 Oceans dalla linea di galleggiamento; un trasponditore radar portatile (freq. 9.2 ÷ 9.5 GHz), con alimentazione autonoma; due apparati EPIRB portatili con frequenza di 406 MHz e trasmettitore su frequenza 121,5 MHz; un apparato radio ricetrasmittente VHF da 25 W con antenna fissa, dotato di antenna d’emergenza; un sistema d’emergenza che per- Per quanto riguarda questi aspetti, a bordo devono essere presenti un certo numero di sistemazioni/apparati e dotazioni di sicurezza fra le quali: due gommoni di salvataggio, accessibili a prescindere dalla posizione in acqua della barca, di cui uno fuori e l’altro all’interno, e delle dimensioni tali da poter passare da qualsiasi uscita; salvagente individuale, con una qualifica di galleggiamento superiore a 150N e con impresso il nome di chi l’indossa o dell’imbarcazione, con strisce di materiale catarifrangente, un fischietto, una luce bianca con intensità luminosa maggiore di 0,75 candele e di durata superiore alle otto ore, un Personal Locator Beacon (PLB), cioè un localizzatore portatile dotato di sistema EPIRB con frequenze da 406 MHz e 121,5 MHz e, se autogonfiabile, avere un sistema di gonfiamento a gas compresso; cintura di sicurezza con un cavo di determinate caratteristiche non più lungo di 2 m; due pacchi di luci di localizzazione o minifuochi, di cui uno deve essere addosso al navigatore quando è in coperta; una tor- marzo-aprile 2011 17 L’ECO Open 60’ Operon Racing del polacco Zbigniew “Gutek” Gutkowski in navigazione con gennaker e venti portanti cia lampeggiante a tenuta d’acqua; 6 segnali pirotecnici rossi a paracadute, 4 fuochi rossi a mano, 4 fuochi bianchi a mano, 2 fumogeni arancione; almeno due estintori da 2,5 kg di polvere o equivalente, messi in posti facilmente accessibili. Inoltre lo skipper deve aver fatto addestramento specifico, negli ultimi cinque anni, su un certo numero di aspetti riguardanti la sicurezza, conseguendo il relativo certificato al termine di un corso specifico, l’ISAF Offshore Personal Survival Training, che si basa su una parte teorica e una pratica. La parte pratica verte invece su: l’utilizzo delle zattere di salvataggio e dei salvagente individuali; le predisposizioni per prevenire gli incendi e l’uso degli estintori; le tecniche di primo soccorso, e i basilari interventi medici, come cura delle ferite, iniezioni e otturazioni dentarie provvisorie; l’impiego dei sistemi di comunicazione (ricetrasmettitori e di soccorso); l’addestramento specifico all’immersione per gli interventi di riparazione in carena; l’uso dei segnali pirotecnici e degli apparati EPIRB. Il personale di bordo La parte teorica e quella pratica Questo ultimo aspetto da curare comprende la conoscenza di: mantenimento e cura degli equipaggiamenti di sicurezza; organizzazione e metodi per la ricerca e il soccorso; le predisposizioni per prevenire le cadute in acqua e azioni per recupero dell’uomo fuori bordo; le vele da tempesta; il controllo e riparazione dei danni; attività dell’equipaggio, cura e condotta dell’imbarcazione e uso delle ancore in caso di tempo cattivo; il fenomeno dell’ipotermia; le previsioni meteo. 18 marzo-aprile 2011 Per ridurre drasticamente i costi, il numero massimo di persone che possono comporre il team di terra è di due, incluso il direttore a terra, e una terza persona è ammessa, come PR o media supporter, ma non può lavorare con il team di terra durante le soste. La Velux 5 Oceans 2010-11 è la prima regata di circumnavigazione del globo a utilizzare le imbarcazioni della classe ECO Open 60’, ma è probabile che queste saranno presto protagoniste di molte altre regate transoceaniche. ■