BS 196.pub - Il Dialogo

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BS 196.pub - Il Dialogo
Voci dai territori occupati
16 luglio 2014
www.bocchescucite.org
numero 196
Foto di STEVEN ERLANGER
Operazione “confine protettivo”.
Ovvero, chi proteggerà più milioni di esseri umani chiusi in gabbia nella loro terra?
La fontana di Gaza
Cencenighe agordino-Gaza,
12 luglio 2014, ore 19.50
terrestri del secondo esercito del mondo. Ma
dimmi Mamo, ora dove sei?
[19:23:26] Mamo, come stai? Stiamo soffrendo
con voi ed io che conosco la tua Gaza, vi
immagino provati dai bombardamenti di questi
giorni. Dimmi, fratello, come stai?
Mahmoud: In questo momento sono a Alqarara
sulla strada principale della Striscia. Sto
andando da alcuni amici. Io non ci penso
ma...io come tutti i gazawi, siamo possibili
bersagli per Israele.
La chat di Skype improvvisamente solleva la
matitina e compaiono rapide ma densissime
parole che mi riportano proprio lì, sulla strada
principale di Gaza City, in quella casa di amici
proprio sopra al negozio di alimentari dove
andavo sempre a riposarmi alla fine delle mie
giornate piene di racconti e immagini di una
popolazione che allora -era il 2010- usciva
stremata dal massacro di Piombo Fuso: un mese
di tempesta di fosforo bianco e le armi più
mostruose, per uccidere più di 1400 persone, tra
cui 400 bambini..
Mahmoud: Che bello sentirti, don. Ma che
Ramadan quest'anno! La gente è piena di
paura.
Nandino: Dimmi, Mamo, come sta la tua
famiglia?
Mahmoud: Bene fratello! Ho appena mangiato
insieme a loro ma questo Ramadan è durissimo.
E' terribile, sai. Le bombe cadono dappertutto.
Altro che “rampe missilistiche” come ho letto
su Repubblica.it. Che vengano qui a vedere le
nostre case saltare in aria, con dentro intere
famiglie. E ieri hanno colpito anche una clinica
per disabili.
Nandino: E la tua casa è in un posto più sicuro?
Mahmoud: Nessun posto è sicuro questa volta.
Dicono che sono “attacchi mirati” ma intanto
contiamo più di centocinquanta morti. Ci
mandano un SMS come minaccia di morte e
pochi minuti dopo le bombe fanno una nuova
strage. Ti giuro don che appena ti dicono
bombardiamo la tua casa hai meno di un
minuto per uscire. E tanti non ce l'hanno fatta.
E poi, dovremmo “allontanarci”... ma per
andare dove?non c'è nessun posto dove andare.
Sono più di centomila a lasciare la loro casa
ma la Striscia è limitata e noi siamo come in
gabbia.
Nandino: Ti ricordi Mamo? Durante Piombo
Fuso eri in Italia e ti portavo in palestre gremite
di studenti che non avevano nemmeno l'idea di
cosa volesse dire subire un'occupazione da
sessant'anni e raccontavi dei tuoi amici che
resistevano alle umiliazioni più efferate. I
ragazzi capivano e si commuovevano. Mamo, se
tu fossi ancora qui a vedere i nostri TG...che
vergogna...Sai bene che...siete tutti terroristi...E
la Striscia è tutta una rampa di lancio per missili
paragonati alla macchina da guerra israeliana...
razzi contro... bombardamenti aerei , navali e
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BoccheScucite
Nandino: Ecco, Mamo, ti ricordi quante volte
sei venuto con me a raccontare della tua terra in
tante parrocchie. E ti meravigliavi che la gente
non avesse idea dell'infinita umiliazione
sopportata dal tuo popolo. E quanta fatica a
capire le cose più evidenti. Ieri un giornalista ha
chiesto al parroco di Gaza come vivono i
cristiani questa situazione e lui ovviamente ha
detto: “Mah, veramente, i cristiani la vivono
come qualsiasi altro palestinese di Gaza che si
trova sotto le bombe!”
Mahmoud: Don nessuno si occupa più di noi:
tutto il mondo zitto e non guardano neanche.
Una volta il mondo guardava senza agire tanto.
Ma adesso non guarda proprio.
Nandino: Te l'ho chiesto tante volte: cosa
possiamo fare noi da qui?
Mahmoud: Pregate Dio che fermi questa
carneficina. Non sto esagerando. Stanno
facendo un vero genocidio. Ci vogliono
eliminare. E il mondo assiste e li difende
sempre: ma i miei amici italiani che sento
capiscono benissimo che è tutta una montatura
per continuare a schiacciarci e portare avanti il
loro piano di genocidio.
Nandino: che preghiera facciamo insieme,
fratello mio Mamo?....cosa diciamo all'unico
nostro Dio clemente e misericordioso?
Mahmoud: Che posso dire. Prega Dio di
salvare tutti innocenti e fermare questa fontana
di sangue.
Nandino: Ti prometto, fratello, che appena
possibile prendo l'aereo e vengo ad abbracciarti.
Mahmoud: Prega Dio che ci mette la serenità e
la tranquillità nei nostri cuori
Nandino: Ricordati di salutare papà e mamma
che ricordo con quanta tenerezza mi
accoglievano nel salotto di casa vostra...E
parlavamo di te in Italia...cerca di stare attento
nei prossimi giorni, custodisci i tuoi fratelli
Mahmoud: Da 6 giorni non sono usciti di casa.
Mangiamo quello che c'è in casa.
Nandino: ti abbraccio tanto e prego per voi.
Mahmoud: e io ti aspetto!
Nandino Capovilla per BoccheScucite
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Gaza: chiamatelo per nome
Fermate il massacro di civili
Come lo chiamate? Forse operazione chirurgica? O effetto collaterale?
Ma se conosceste i loro nomi, la disperazione
delle loro madri o anche solo i volti dei loro
compagni di giochi, non sopportereste che i
giornali ne diano solo il macabro conteggio: ieri
27, ad oggi siamo ad 182. Ma sono Khalil e
Hamad, Mehdi e Suha e Abdul con Suleiman e
Abd.
E il fatto che siano bambini rende il massacro
solo più abnorme. Perché comunque erano civili anche quei palestinesi che sono saltati in aria
da una bomba mentre guardavano come noi i
mondiali al bar.
Ecco, chiamatelo con il suo nome questo orrendo massacro di civili.
Sì, perché la caratteristica di questa nuova
“operazione” che sta scaricando sulla popolazione della Striscia di Gaza tonnellate di bombe
che mirano a fare -non sappiamo come- un
“confine protettivo”, è l'uccisione di civili.
Chi conosce come noi le case di tanti amici che,
nei Territori Occupati e a Gaza, da sempre vivono sotto occupazione militare, ha indelebile
nel cuore il calore delle famiglie palestinesi e
con questo cuore in pazzi non immagina cosa
significhi ricevere questi famosi SMS dall'esercito come “avviso di bombardamento”. E, come
ci ha chattato una giovane bocchescucita in
queste ore da Gaza City, “pochi minuti dopo le
bombe fanno una nuova strage. Ti giuro don
che appena ti dicono bombardiamo la tua casa
hai meno di un minuto per uscire. E tanti non
ce l'hanno fatta. E poi, dovremmo
“allontanarci”... ma per andare dove?non c'è
nessun posto dove andare”.
spondente da Gerusalemme (non certo da Gaza!) di Repubblica, ha dato grande evidenza alla
prima vittima israeliana: una anziana signora
che a Tel Aviv è morte d'infarto dopo la sirena.
Ci auguriamo che questo macabro confronto di
morti si sostituisca al più presto con una tregua
che fermi questa resistenza violenta di un popolo da sempre assediato e aggredito.
Ecco, chiamatelo con il suo
nome questo orrendo massacro
di civili. E chiamate per nome i
piccoli bimbi di Gaza che
forse, almeno per la
commozione, riuscirà a
scuotere le nostre coscienze
indifferenti.
Assistendo al consueto mascheramento della
verità, per cui, ascoltando i media sembra che ci
siano due contraeree che si fronteggiano e due
eserciti che si minacciano in un campo conteso;
leggendo attoniti i nostri giornali che non ci
dicono che la terra palestinese di Gaza è sotto
permanente, brutale e illegale assedio, ci rivolgiamo ai giornalisti.
Dopo aver riportato nei vostri media tutti i dati
sul numero di razzi che Hamas lancia da Gaza,
dopo averne mostrato il puntino luminoso nel
cielo e denunciato la potenzialità distruttiva
sulle città israeliane, chiamate per nome un
crimine di stato che massacra donne, bambini e
tanti, tanti civili.
Chiamate per nome non solo questo annichilimento della dignità umana, per cui i figli di
Dio, se abitano in uno stato riconosciuto sono
persone ma se la loro terra e la loro casa è in
Palestina, diventano solo dei terroristi, piccoli o
grandi, e-non serve aggiungerlo- di conseguenza terroristi.
Chiamate per nome il massacro.
E chiamate per nome i piccoli bimbi di Gaza
che forse, almeno per la commozione che muove i sentimenti umani, riuscirà a scuotere le
nostre coscienze indifferenti.
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Altro che “infrastrutture del terrorismo”: sono
abitazioni gli obiettivi dei bombardamenti di
questi giorni. E non ci diamo pace al fatto che
questo non stia suscitando nessuna indignata
protesta della comunità internazionale. Case
abitate da bambini chiassosi con i rispettivi
nonni acciaccatti, da mamme tuttofare che dai
fornelli non si staccheranno dopo aver ricevuto
l'SMS assassino, perché è una vita che vengono
minacciati e come sono nati, così sanno che
moriranno sulla loro terra.
Nella loro casa.
Ma ora preveniamo chi scriverà che non siamo
abbastanza bipartisan e condanniamo la continua pioggia di razzi che da Gaza raggiunge
Israele. Ci auguriamo che nessuno di questi
ordigni possa ferire e tantomeno uccidere un
cittadino di Sderot o Tel Aviv. Ma stamattina
l'insopportabile equilibrista Fabio Scuto, corri-
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Ecco i nomi dei 181 bambini, donne, tanti, troppi civili
palestinesi uccisi a Gaza da martedì 8 luglio
(dati confermati dalle fonti mediche, www.imemc.org )
Uccisi lunedi 14:
1. Adham Abdul-Fattah Abdul-‘Aal, 27
2. Hamid Suleiman Abu al-‘Araj, 60, Deir al-Balah.
Uccisi domenica 13:
1. Ezzeddin Bolbol, 25, Rafah.
2. Rami Abu Shanab, 25, Deir al-Balah.
3. Fawziyya Abdul-al, 73, Gaza City.
4. Mo’ayyad al-‘Araj, 3, Khan Younis.*
5. Husam Ibrahim Najjar, 14, Jabalia.
6. Hijaziyya Hamed al-Hilo, 80, Gaza City.
7. Ruwaida abu Harb Zawayda, 30, central Gaza.
8. Haitham Ashraf Zo’rob, 21, Rafah.
10. Laila Hassan al-‘Odaat, 41, al-Maghazi.
11. Hussein Abdul-Qader Mheisin, 19, Gaza.
12. Qassem Talal Hamdan, 23, Beit Hanoun.
13. Maher Thabet abu Mour, 23, Khan Younis
14. Mohammad Salem Abu Breis, 65, Deir al-Balah
15. Moussa Shehda Moammer, 60, Khan Younis.
16. Hanadi Hamdi Moammer, 27, Khan Younis.
17. Saddam Mousa Moammer, 23, Khan Younis.
Uccisi sabato 12:
1. Anas Yousef Qandil, 17, Jabalia.
2. Islam Yousef Mohammad Qandil, 27, Jabalia.
3. Mohammad Edrees Abu Sneina, 20, Jabalia.
4. Abdul-Rahim Saleh al-Khatib, 38, Jabalia.
5. Husam Thieb ar-Razayna, 39, Jabalia.
6. Ibrahim Nabil Hamada, 30, at-Tuffah - Gaza City.
7. Hasan Ahmad Abu Ghush, 24, at-Tuffah Gaza City.
8. Ahmad Mahmoud al-Bal’awy, 26, at-Tuffah Gaza City
9. Ali Nabil Basal, 32, at-Tuffah - Gaza City.
10. Mohammad Bassem al-Halaby, 28, western
Gaza City.
11. Mohammad Sweity (Abu Askar), 20, western Gaza City.
12. Khawla al-Hawajri, 25, Nuseirat refugee camp.
13. Ola Wishahi, 31, Mabarra association for the
disabled in Jabalia.
14. Suha Abu Saade, 38, Mabarra association
for the disabled in Jabalia.
15. Mohammad Edrees Abu Sweilem, 20, Jabalia
16. Rateb Subhi al-Saifi, 22, Sheikh Radwan –
Gaza City.
17. Azmi Mahmoud Obeid, 51, Sheikh Radwan
– Gaza City.
18. Nidal Mahmoud Abu al-Malsh, 22, Sheikh
Radwan – Gaza City.
19. Suleiman Said Obeid, 56, Sheikh Radwan –
Gaza City.
20. Mustafa Muhammad Inaya, 58, Sheikh Radwan – Gaza City.
21. Ghassan Ahmad al-Masri, 25, Sheikh Radwan – Gaza City.
22. Rif’at Youssef Amer, 36, al-Saftawi.
23. Rif’at Syouti, western Gaza City.*
24. Nahedh Na’im al-Batsh, 41, Khan Younis.
25. Baha’ Majed al-Batsh, 28, Khan Younis.
26. Qusai Issam al-Batsh, 12, Khan Younis.
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27. Aziza Yousef al-Batsh, 59, Khan Younis.
28. Ahmad No’man al-Batsh, 27, Khan Younis.
29. Mohammad Issam al-Batsh, 17, Khan Younis.
30. Yahia ‘Ala’ Al-Batsh, 18, Khan Younis.
31. Jalal Majed al-Batsh, 26, Khan Younis.
32. Mahmoud Majed al-Batsh, 22, Khan Younis
33. Majed Sobhi al-Batsh, Khan Younis.
34. Marwa Majed al-Batsh, 25, Khan Younis.
35. Khaled Majed al-Batsh, 20, Khan Younis.
36. Ibrahim Majed al-Batsh, 18, Khan Younis.
37. Manar Majed al-Batsh, 13, Khan Younis.
38. Amal Hussein al-Batsh, 49, Khan Younis.
39. Anas Ala’ al-Batsh, 10, Khan Younis.
40. Qusai Ala’ al-Batsh, 20, Khan Younis.
41. Mohannad Yousef Dheir, 23, Rafah.
42. Shadi Mohammad Zo’rob, 21, Rafah.
43. Imad Bassam Zo’rob, 21, Rafah.
44. Mohannad Yousef Dheir, 23, Rafah.
45. Mohammad Arif, 13, eastern Gaza City.
46. Mohammad Ghazi ‘Arif, 35, eastern Gaza City.
47. Ghazi Mustafa Arif, 62, eastern Gaza City.
48. Ahmad Yousef Dalloul, 47, Gaza.
49. Fadi Ya’coub Sukkar, 25, Gaza.
50. Qassem Jaber Odah, 16, Khan Younis.
51. Mohammad Abdullah Sharatha, 53, Jabalia.
52. Mohammad Ahmed Basal, 19, Gaza City.
Uccisi venerdi 11:
1. Wisam Abdul-Razeq Hasan Ghannam, 31, Rafah.
2. Mahmoud Abdul-Razeq Hasan Ghannam, 28,
Rafah.
3. Kifah Shaker Ghannam, 33, Rafah.
4. Ghalia Thieb Ghannam, 57, Rafah.
5. Mohammad Munir ‘Ashour, 26, Rafah.
6. Nour Marwan an-Ajdi, 10, Rafah.
7. Anas Rezeq abu al-Kas, 33, Gaza City (doctor).
8. Abdullah Mustafa abu Mahrouq, 22, Deir al-Balah.
9. Mahmoud Waloud, 26, Jabalia
10. Hazem Ba’lousha, Jabalia.
11. Ala' Abdul Nabi, Beit Lahia.*
12. Ahmed Zaher Hamdan, 24, Beit Hanoun.
13. Mohammad Kamel al-Kahlout, 25, Jabalia.
14. Sami Adnan Shaldan, 25, Gaza City
15. Salem al-Ashhab, 40, Gaza City.
16. Raed Hani Abu Hani, 31, Rafah.
17. Mohammad Rabea Abu- Hmeedan, 65, Jabalia.
18. Shahrman Ismail Abu al-Kas, 42, Al-Bureij.
19. Mazin Mustafa Aslan, 63, Al Bureij.
21. Mohammad Samiri, 24, Deir al-Balah.
22. Rami Abu Mosa’ed, 23, Deir al-Balah.
23. Saber Sokkar, 80, Gaza City.
24. Hussein Mohammad al-Mamlouk, 47, Gaza City.
25. Nasser Rabah Mohammad Sammama, 49,
Gaza City.
26. Abdul-Halim Abdul-Mo’ty Ashra, 54, Deir
al-Balah.
27. Sahar Salman Abu Namous, 3, Beit Hanoun.
28. Odai Rafiq Sultan, 27, Jabalia.
29. Jom’a Atiyya Shallouf, 25, Rafah.
30. Bassam Abul-Rahman Khattab, 6, Deir alBalah
4
Uccisi giovedi 10:
1. Mahmoud Lutfi al-Hajj, 58, Khan Younis.
(father of six killed)
2. Bassema Abdul-fatteh Mohammad al-Hajj,
48, Khan Younis. (mother of six killed)
3. Asma’ Mahmoud al-Hajj, 22, Khan Younis.
4. Fatima Mahmoud al-Hajj, 12, Khan Younis
5. Sa’ad Mahmoud al-Hajj, 17, Khan Younis.
6. Najla’ Mahmoud al-Hajj, 29, Khan Younis.
7. Tareq Mahmoud al-Hajj, 18, Khan Younis.
8. Omar Mahmoud al-Hajj, 20, Khan Younis.
9. Baha’ Abu al-Leil, 35, Gaza City.
10. Suleiman Saleem Mousa al-Astal, 17, Khan Younis.
11. Ahmed Saleem Mousa al-Astal, 24, Khan
Younis (Suleiman’s brother)
12. Mousa Mohammed Taher al-Astal, 50,
Khan Younis.
13. Ibrahim Khalil Qanan, 24, Khan Younis.
14. Mohammad Khalil Qanan, 26, Khan Younis
(Ibrahim’s brother).
15. Ibrahim Sawali, 28, Khan Younis.
17. Hamdi Badea’ Sawali, 33, Khan Younis.
18. Mohammad al-‘Aqqad, 24, Khan Younis.
19. Ismael Hassan Abu Jame’, 19, Khan Younis.
20. Hussein Odeh Abu Jame’, 75, Khan Younis.
21. Abdullah Ramadan Abu Ghazal, 5, Beit Hanoun.
22. Mohammad Ehsan Ferwana, 27, Khan Younis.
23. Salem Qandil, 27, Gaza City.
24. Amer al-Fayyoumi, 30, Gaza City.
25. Ra’ed az-Zourah, 32, Khan Younis
Uccisi mercoledì 9:
1. Hamed Shihab, Journalist – Gaza.
2. Salima al-‘Arja, 53, Rafah.
3. Miriam ‘Atiya al-‘Arja, 9, Rafah.
4. Rafiq al-Kafarna, 30.
5. Abdul-Nasser Abu Kweik, 60.
6. Khaled Abu Kweik, 31.
7. Mohammad Mustafa Malika, 18 months.
8. Hana’ Mohammed Fu’ad Malaka, 28
(Mohammad’s Mother), 27.
9. Hatem Abu Salem, Gaza City.
10. Mohammad Khaled an-Nimra, 22.
11. Sahar Hamdan (al-Masry), 40, Beit Hanoun.
12. Mohammad Ibrahim al-Masry, 14, Beit Hanoun.
13. Amjad Hamdan, 23, Beit Hanoun.
14. Hani Saleh Hamad, 57, Beit Hanoun.
15. Ibrahim Hani Saleh Hamad, 20, Beit Hanoun.
16. Mohammad Khalaf Nawasra, 4, al-Maghazi.
17. Nidal Khalaf Nawasra, 5, al-Maghazi.
18. Salah Awad Nawasra, 24, al-Maghazi.
(father of Mohammad and Nidal)
19. ‘Aesha Najm al-Nawasra, 23, al-Maghazi
(mother of Mohammad and Nidal, pregnant in
the fourth month).
20. Naifa Mohammed Zaher Farajallah, 80, alMughraqa.
21. Amal Yousef Abdul-Ghafour, 20, Khan Younis.
22. Nariman Jouda Abdul-Ghafour, 18 months,
Khan Younis.
23. Ibrahim Daoud al-Bal’aawy.
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24. Abdul-Rahman Jamal az-Zamely.
25. Ibrahim Ahmad ‘Abdin.
26. Mustafa Abu Murr.
27. Khaled Abu Murr.
28. Mazin Faraj Al-Jarba.
29. Marwan Eslayyem.
30. Ra’ed Mohammed Shalat, 37, al-Nussairat.
31. Yasmin Mohammad Matouq, 4, Beit Hanoun.
Uccisi martedì 8:
1. Mohammad Sha’ban, 24, Gaza.
2. Amjad Sha’ban, 30, Gaza.
3. Khader al-Basheeleqety, 45, Gaza.
4. Rashad Yassin, 27, Nusseirat.
5. Mohammad Ayman ‘Ashour, 15, Khan Younis.
6. Riyadh Mohammad Kaware’, 50, Khan Younis.
7. Bakr Mohammad Joudeh, 50, Khan Younis.
8. Ammar Mohammad Joudeh, 26, Khan Younis.
9. Hussein Yousef Kaware’, 13, Khan Younis.
10. Bassem Salem Kaware’, 10, Khan Younis.
11. Mohammad Ibrahim Kaware’, 50, Khan Younis.
12. Mohammad Habib, 22, Gaza.
13. Ahmed Mousa Habib, 16, Gaza.
14. Saqr ‘Aayesh al-‘Ajjoury, 22, Jabalia.
15. Ahmad Nael Mahdi, 16, Gaza.
16. Hafeth Mohammad Hamad, 26, Beit Hanoun.
17. Ibrahim Mohammad Hamad, 26, Beit Hanoun.
18. Mahdi Mohammad Hamad, 46, Beit Hanoun.
19. Fawziyya Khalil Hamad, 62, Beit Hanoun.
20. Donia Mahdi Hamad, 16, Beit Hanoun.
21. Soha Hamad, 25, Beit Hanoun.
22. Suleiman Salam Abu Sawaween, 22, Khan Younis.
23. Siraj Eyad Abdul-‘Aal, 8, Khan Younis.
24. Abdul-Hadi Soufi, 24, Rafah.
5
Il castigo perenne
di Eduardo Galeano
E di Palestina ne rimane poca.
Passo dopo passo, Israele la sta
cancellando dalle mappe.
Dal 1948 i palestinesi vivono condannati ad
un’umiliazione perenne. Non possono neanche
respirare senza avere il permesso. Hanno perso
la patria, la terra, l’acqua, la libertà, tutto. Tantomeno hanno diritto a eleggere i propri governanti. Quando votano quelli che non devono votare,
vengono castigati. Gaza adesso viene castigata.
L’hanno trasformata in una trappola senza uscita, da quando Hamas ha vinto in modo trasparente le elezioni del 2006. Qualcosa di simile è
successo nel 1932, quando il Partito comunista
ha trionfato nelle elezioni in Salvador.
Affogati nel sangue, i salvadoregni hanno espiato la loro cattiva condotta e da allora hanno vissuto sottomessi alle dittature militari. La democrazia è un lusso che non tutti meritano. Sono
figli dell’impotenza i razzi che i militanti di Hamas, rinchiusi a Gaza, sparano con puntigliosa
imperizia sulle terre che erano palestinesi e che
sono state usurpate dall’occupazione israeliana.
E la disperazione, al limite della follia suicida, è
la madre delle bravate che negano il diritto all’esistenza di Israele, grida senza nessuna efficacia,
mentre l’efficacissima guerra di sterminio sta
negando, da molti anni, il diritto all’esistenza
della Palestina.
E di Palestina ne rimane poca.
Passo dopo passo, Israele la sta cancellando dalle mappe. I coloni invadono, e intanto i soldati
correg-gono la frontiera. Le pallottole consacrano lo spoglio dei resti, per legittima difesa.
Non c’è guerra di aggressione che non dica di
essere per difesa. Hitler invase la Polonia per
evitare che la Polonia invadesse la Germania.
Il Manifesto, 12 luglio 2014
Casa palestinese distrutta
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BoccheScucite
6
Potessimo almeno aver imparato la tua parresia!
Il nostro grazie a don Walter Fiocchi
Quanta passione nelle sue parole e che competente, saggio e lungimirante lavoro ha compiuto
l'amico di BoccheScucite DON WALTER FIOCCHI, che è morto pochi giorni fa ad Alessandria.
Ci piace ricordarlo pubblicando UN VECCHIO TESTO DEL NOVEMBRE 2012, ovviamente
datato e riferito ad un altro tempo ma tragicamente attuale (da Adista, 27 novembre 2012):
Resistenza, non terrorismo!
di don Walter Fiocchi
“Tu prendi la mia acqua, bruci i miei ulivi, distruggi la mia casa, prendi il mio lavoro, rubi la
mia terra, imprigioni mio padre, assassini mia
madre, bombardi il mio paese, affami tutti noi,
umilii tutti noi, ma… il colpevole sono io: ti ho
lanciato un razzo!”.
Mi pare un’ottima sintesi del nuovo “pretesto”
per attaccare Gaza. Dal 1948 i Palestinesi sono
in una condizione di espropriazione ed esilio.
La diaspora palestinese conta nove milioni di
persone. Dal 1967 i Palestinesi “vivono” sotto
occupazione militare: checkpoint, il Muro di
segregazione, enormi difficoltà di accesso a
terreni, ospedali, scuole e l’umiliazione è la loro
vita quotidiana. Da anni chiedono pace nella
giustizia e la possibilità – sempre negata – di
uno Stato libero e indipendente. Da decenni
l’esercito israeliano conduce una sporca guerra
fatta di esecuzioni extragiudiziali, omicidi di
donne e bambini, distruzione delle infrastrutture
economiche e sociali dei Palestinesi, furto di
terreni, sradicamento degli ulivi. Da anni semina terrore e disperazione, ma non ha raggiunto
l’obiettivo fondamentale: il popolo palestinese
non ha rinunciato ai propri sogni di sovranità e
indipendenza. Né ha dato sicurezza a Israele,
malgrado la sua violenza distruttiva.
In questi giorni si sono sentite voci di politici e
di intellettuali che un’ipocrita convenienza e
copertura definisce “pacifisti”, favorevoli a una
possibile deportazione e all’omicidio di massa
dei Palestinesi. La violenza razzista non vede
persone, ma solo terroristi. Anche gli israeliani
sono vittime in questa guerra. I carri armati non
hanno potuto fermare la disperazione che esplode nei caffè o sugli autobus. E stanno uccidendo
la scelta della “resistenza pacifica” attuata almeno dal 2006.
Ma questo è il cancro che consuma il corpo
sociale israeliano: una “politica” che ha solo
creato degli esseri umani la cui umanità sparisce
nella disperazione e nell’umiliazione. Il cancro
degli insediamenti ha fatto diventare l’esercito,
Forza di Difesa di Israele, IDF, nel braccio armato dei coloni, fanatici e violenti. L’esercito
non da sicurezza a Israele, ma garantisce che
continui il furto della terra Palestinese.
E mentre la Cisgiordania, passo dopo passo
diventa proprietà assoluta di Israele, lo sforzo
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mai confessato ma metodico è quello di rendere
impossibile la vita a Gaza, sperando in una deportazione di un milione e mezzo di persone
nella penisola del Sinai, dove “potrebbero vivere felici”!
Israele ha cominciato la sua storia con la forza
delle armi e non con quella del diritto… Ai vicini, dentro e fuori i suoi confini ha sempre e solo
mostrato la forza e un pugno pronto a colpire,
mai una vera offerta di pace. Il “mantra” ripetuto dai media e dai politici di tutto il mondo è
che Israele ha avuto attorno solo nemici pronti a
colpirlo: ma con l’Egitto e la Giordania ha un
trattato di pace; e rimpiange i vecchi regimi.
Con la Siria aveva un modus vivendi favorevole, tanto che spera che sopravviva il regime di
Assad; ha avuto scontri con Hetzbollah per cui
tutto il Libano ha sempre duramente pagato.
Con Gaza poteva non avere alcun problema se
avesse iniziato un dialogo vero con la preponderante parte razionale e pragmatica di Hamas,
mentre ora sta dando corpo e fiato agli estremisti. L’Iran è sufficientemente lontano e alle prese con problemi interni gravi per il regime; l’Iraq non conta più; tutti gli altri fanno affari con
Israele…
Questo è il cancro che consuma
il corpo sociale israeliano: una
“politica” che ha solo creato
degli esseri umani la cui umanità sparisce nella disperazione
e nell’umiliazione.
Dov’è quell’orda di nemici che lo vogliono
massacrare? Io credo invece che a Israele non
convenga la pace! Non gli conviene perché dovrebbe accettare di non essere, come ora, il padrone dell’acqua; non gli conviene perché dovrebbe dare ai Palestinesi uno scampolo di terra
che vuole invece per sé; non gli conviene perché dovrebbe riconoscere che ci sono cinque
milioni di profughi che se non possono rientrare
hanno almeno diritto a una compensazione economica; non gli conviene perché gli Stati Uniti
non avrebbero più la necessità di tenere aperto il
rubinetto di miliardi di dollari ogni anno né continuare a fare di Israele la portaerei più armata
del mondo; non gli conviene perché non potrebbe più pretendere la proprietà esclusiva, unica
ed eterna di Gerusalemme, ma aprirsi al mondo
e alle religioni…
E allora di fronte all’ennesimo massacro di civili, uomini, donne, bambini che “stupidamente”
non vogliono andarsene dalla loro terra e dalla
loro casa e dalla loro vita, non voglio essere
equidistante! Quello Palestinese non si chiama
“terrorismo”, ma Resistenza!
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Nelle scuole già in 50.000, già 49 edifici ONU distrutti…
Appello dell’UNRWA di Gaza
Una popolazione strangolata
economicamente e assediata
fisicamente, rinchiusa in una
prigione a cielo aperto. Noi
Gaza la conosciamo perché ci
lavoriamo e lì abbiamo
imparato cos'è la sofferenza,
ma anche la resistenza.
“Abbiamo già aperto le porte di 20 delle nostre
scuole per ospitare le famiglie in emergenza,
finora 17.000 sfollati. Siamo in grado di dare un
rifugio sicuro nei nostri edifici scolastici fino a
50.000 persone, ma in caso di attacco da terra, la
situazione sarebbe catastrofica. Nonostante l’inviolabilità degli edifici ONU, 49 di essi sono
stati distrutti in questa settimana di bombardamenti: scuole, ambulatori e magazzini per la
distribuzione alimentare”.
È drammatico l'Appello dell'Agenzia ONU che
da 64 anni provvede alla protezione dei profughi
e allo sviluppo umano della popolazione. L’UNRWA, che conta su finanziamenti volontari per
realizzare i servizi di assistenza, segnala che
l’alluvione dello scorso dicembre 2013 che ha
colpito la Striscia, ha consumato molte delle
scorte umanitarie a disposizione per le emergenze, servono fondi urgenti per i soccorsi. Mancano le risorse necessarie a far fronte a questa tragedia.
Tra le esigenze più immediate, abbiamo bisogno
di cibo per sfamare le persone, di acqua potabile,
di saponi e altri materiali sanitari per garantire
l’igiene e scongiurare la diffusione di malattie
infettive, di carburante per far funzionare gli
impianti elettrici e idrici e tutti i mezzi di soccorso e di distribuzione degli aiuti, di medicinali
per curare i feriti e assistere i malati.
Ogni scuola può accogliere circa tre famiglie per
classe a cui viene fornito cibo e un kit di aiuti
umanitari, che si compone di: una coperta per
ciascun membro della famiglia, un materasso
singolo per ciascun adulto e uno ogni due bimbi,
una stuoia sottile, un kit da cucina (pentola, ciotole e utensili vari), una tanica per contenere
l’acqua potabile, un kit igienico per adulti e per
neonati (asciugamani, sapone, dentifricio, spazzolino, detergenti e shampoo) e pannolini per i
bambini al di sotto dei tre anni.
Ancora una volta la popolazione civile di Gaza è
costretta a pagare il prezzo della guerra. Dopo il
blocco serrato e i successivi attacchi la popolazione di Gaza è ancora più indifesa e vulnerabile. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per far
fronte a questa emergenza umanitaria. Servono
fondi urgenti per fornire assistenza medica, nutrire la popolazione, riparare le case danneggiate, garantire un rifugio sicuro, e molto altro. Ogni donazione, di qualsiasi entità, verrà inviata
sul campo affinché si trasformi subito in un sostegno concreto.
PER DONARE DALL’ITALIA
www.unrwaitalia.org/sostienici
CCP 1009954163 intestato a Comitato Italiano per l’UNRWA onlus
Bonifico bancario: ibanIT05T0326803213052840084400 intestato a Comitato
Italiano per l’UNRWA onlus,
Online: http://www.unrwaitalia.org/sostienici/dona-ora
Cooperanti a Gaza: basta falsità!
Basta con chi fa finta di non vedere. Basta con
chi dà del terrorista a un’intera popolazione senza mai aver voluto ascoltare le voci di Gaza.
Basta con le condanne bipartisan e con le parole
misurate.
Siamo operatori umanitari e condanniamo la
violenza verso i civili, sempre. Per questo non
possiamo restare silenti dinanzi ad un attacco
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armato indiscriminato verso una popolazione
che non ha rifugi, posti sicuri o possibilità di
fuga. Una popolazione strangolata economicamente e assediata fisicamente, rinchiusa in una
prigione a cielo aperto. Noi Gaza la conosciamo
perché ci lavoriamo, perché la viviamo e lì abbiamo imparato cos'è la sofferenza, ma anche la
resistenza.
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Vescovi: resistenza e non terrorismo
“Occorre riconoscere che la resistenza contro
l’occupazione non può essere equiparata al terrorismo. La resistenza all’occupazione è un diritto
legittimo, il terrorismo è parte del problema.
La responsabilità del nuovo sangue sparso in
Terra Santa appartiene in larga misura a
leadership politiche che versano benzina sul
fuoco, alimentando il conflitto con parole e atti
irresponsabili. E utilizzare l’omicidio dei tre
israeliani per infliggere una punizione collettiva
al popolo palestinese nel suo complesso e nel
suo legittimo desiderio di essere libero, rappresenta una tragica strumentalizzazione di quella
tragedia e non fa che aumentare la violenza e
l’odio.
(Commissione Giustizia e Pace dell’Assemblea
dei Vescovi cattolici in Terra Santa, 8 luglio
2014)
Caritas Gerusalemme:
Gaza ha già pagato un prezzo altissimo
Caritas Gerusalemme del Patriarcato Latino,
condanna la violenza e lo spargimento di sangue contro vittime innocenti, soprattutto contro
donne e bambini. Crediamo che ogni essere
umano ha il diritto di vivere in pace e senza
paura.
tre aggressioni in otto anni. Ha già pagato un
prezzo molto pesante. La via più breve per la
pace e la sicurezza è la giustizia e la risoluzione
di questo conflitto, dando alla popolazione palestinese la loro libertà nella loro terra e aprendo
Gaza al mondo.
Gaza è già in una situazione molto drammatica
in quanto è sotto assedio da 12 anni e ha subito
Se hai uno smartphone verrai
rimandato direttamente al sito...
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indirizzi ai quali mandiamo la comunicazione sono selezionati e verificati,
ma può succedere che il messaggio pervenga anche a persone non
interessate. VI CHIEDIAMO SCUSA se ciò è accaduto. Se non volete più
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