BS 196.pub - Il Dialogo
Transcript
BS 196.pub - Il Dialogo
Voci dai territori occupati 16 luglio 2014 www.bocchescucite.org numero 196 Foto di STEVEN ERLANGER Operazione “confine protettivo”. Ovvero, chi proteggerà più milioni di esseri umani chiusi in gabbia nella loro terra? La fontana di Gaza Cencenighe agordino-Gaza, 12 luglio 2014, ore 19.50 terrestri del secondo esercito del mondo. Ma dimmi Mamo, ora dove sei? [19:23:26] Mamo, come stai? Stiamo soffrendo con voi ed io che conosco la tua Gaza, vi immagino provati dai bombardamenti di questi giorni. Dimmi, fratello, come stai? Mahmoud: In questo momento sono a Alqarara sulla strada principale della Striscia. Sto andando da alcuni amici. Io non ci penso ma...io come tutti i gazawi, siamo possibili bersagli per Israele. La chat di Skype improvvisamente solleva la matitina e compaiono rapide ma densissime parole che mi riportano proprio lì, sulla strada principale di Gaza City, in quella casa di amici proprio sopra al negozio di alimentari dove andavo sempre a riposarmi alla fine delle mie giornate piene di racconti e immagini di una popolazione che allora -era il 2010- usciva stremata dal massacro di Piombo Fuso: un mese di tempesta di fosforo bianco e le armi più mostruose, per uccidere più di 1400 persone, tra cui 400 bambini.. Mahmoud: Che bello sentirti, don. Ma che Ramadan quest'anno! La gente è piena di paura. Nandino: Dimmi, Mamo, come sta la tua famiglia? Mahmoud: Bene fratello! Ho appena mangiato insieme a loro ma questo Ramadan è durissimo. E' terribile, sai. Le bombe cadono dappertutto. Altro che “rampe missilistiche” come ho letto su Repubblica.it. Che vengano qui a vedere le nostre case saltare in aria, con dentro intere famiglie. E ieri hanno colpito anche una clinica per disabili. Nandino: E la tua casa è in un posto più sicuro? Mahmoud: Nessun posto è sicuro questa volta. Dicono che sono “attacchi mirati” ma intanto contiamo più di centocinquanta morti. Ci mandano un SMS come minaccia di morte e pochi minuti dopo le bombe fanno una nuova strage. Ti giuro don che appena ti dicono bombardiamo la tua casa hai meno di un minuto per uscire. E tanti non ce l'hanno fatta. E poi, dovremmo “allontanarci”... ma per andare dove?non c'è nessun posto dove andare. Sono più di centomila a lasciare la loro casa ma la Striscia è limitata e noi siamo come in gabbia. Nandino: Ti ricordi Mamo? Durante Piombo Fuso eri in Italia e ti portavo in palestre gremite di studenti che non avevano nemmeno l'idea di cosa volesse dire subire un'occupazione da sessant'anni e raccontavi dei tuoi amici che resistevano alle umiliazioni più efferate. I ragazzi capivano e si commuovevano. Mamo, se tu fossi ancora qui a vedere i nostri TG...che vergogna...Sai bene che...siete tutti terroristi...E la Striscia è tutta una rampa di lancio per missili paragonati alla macchina da guerra israeliana... razzi contro... bombardamenti aerei , navali e Newsletter BoccheScucite Nandino: Ecco, Mamo, ti ricordi quante volte sei venuto con me a raccontare della tua terra in tante parrocchie. E ti meravigliavi che la gente non avesse idea dell'infinita umiliazione sopportata dal tuo popolo. E quanta fatica a capire le cose più evidenti. Ieri un giornalista ha chiesto al parroco di Gaza come vivono i cristiani questa situazione e lui ovviamente ha detto: “Mah, veramente, i cristiani la vivono come qualsiasi altro palestinese di Gaza che si trova sotto le bombe!” Mahmoud: Don nessuno si occupa più di noi: tutto il mondo zitto e non guardano neanche. Una volta il mondo guardava senza agire tanto. Ma adesso non guarda proprio. Nandino: Te l'ho chiesto tante volte: cosa possiamo fare noi da qui? Mahmoud: Pregate Dio che fermi questa carneficina. Non sto esagerando. Stanno facendo un vero genocidio. Ci vogliono eliminare. E il mondo assiste e li difende sempre: ma i miei amici italiani che sento capiscono benissimo che è tutta una montatura per continuare a schiacciarci e portare avanti il loro piano di genocidio. Nandino: che preghiera facciamo insieme, fratello mio Mamo?....cosa diciamo all'unico nostro Dio clemente e misericordioso? Mahmoud: Che posso dire. Prega Dio di salvare tutti innocenti e fermare questa fontana di sangue. Nandino: Ti prometto, fratello, che appena possibile prendo l'aereo e vengo ad abbracciarti. Mahmoud: Prega Dio che ci mette la serenità e la tranquillità nei nostri cuori Nandino: Ricordati di salutare papà e mamma che ricordo con quanta tenerezza mi accoglievano nel salotto di casa vostra...E parlavamo di te in Italia...cerca di stare attento nei prossimi giorni, custodisci i tuoi fratelli Mahmoud: Da 6 giorni non sono usciti di casa. Mangiamo quello che c'è in casa. Nandino: ti abbraccio tanto e prego per voi. Mahmoud: e io ti aspetto! Nandino Capovilla per BoccheScucite 2 Gaza: chiamatelo per nome Fermate il massacro di civili Come lo chiamate? Forse operazione chirurgica? O effetto collaterale? Ma se conosceste i loro nomi, la disperazione delle loro madri o anche solo i volti dei loro compagni di giochi, non sopportereste che i giornali ne diano solo il macabro conteggio: ieri 27, ad oggi siamo ad 182. Ma sono Khalil e Hamad, Mehdi e Suha e Abdul con Suleiman e Abd. E il fatto che siano bambini rende il massacro solo più abnorme. Perché comunque erano civili anche quei palestinesi che sono saltati in aria da una bomba mentre guardavano come noi i mondiali al bar. Ecco, chiamatelo con il suo nome questo orrendo massacro di civili. Sì, perché la caratteristica di questa nuova “operazione” che sta scaricando sulla popolazione della Striscia di Gaza tonnellate di bombe che mirano a fare -non sappiamo come- un “confine protettivo”, è l'uccisione di civili. Chi conosce come noi le case di tanti amici che, nei Territori Occupati e a Gaza, da sempre vivono sotto occupazione militare, ha indelebile nel cuore il calore delle famiglie palestinesi e con questo cuore in pazzi non immagina cosa significhi ricevere questi famosi SMS dall'esercito come “avviso di bombardamento”. E, come ci ha chattato una giovane bocchescucita in queste ore da Gaza City, “pochi minuti dopo le bombe fanno una nuova strage. Ti giuro don che appena ti dicono bombardiamo la tua casa hai meno di un minuto per uscire. E tanti non ce l'hanno fatta. E poi, dovremmo “allontanarci”... ma per andare dove?non c'è nessun posto dove andare”. spondente da Gerusalemme (non certo da Gaza!) di Repubblica, ha dato grande evidenza alla prima vittima israeliana: una anziana signora che a Tel Aviv è morte d'infarto dopo la sirena. Ci auguriamo che questo macabro confronto di morti si sostituisca al più presto con una tregua che fermi questa resistenza violenta di un popolo da sempre assediato e aggredito. Ecco, chiamatelo con il suo nome questo orrendo massacro di civili. E chiamate per nome i piccoli bimbi di Gaza che forse, almeno per la commozione, riuscirà a scuotere le nostre coscienze indifferenti. Assistendo al consueto mascheramento della verità, per cui, ascoltando i media sembra che ci siano due contraeree che si fronteggiano e due eserciti che si minacciano in un campo conteso; leggendo attoniti i nostri giornali che non ci dicono che la terra palestinese di Gaza è sotto permanente, brutale e illegale assedio, ci rivolgiamo ai giornalisti. Dopo aver riportato nei vostri media tutti i dati sul numero di razzi che Hamas lancia da Gaza, dopo averne mostrato il puntino luminoso nel cielo e denunciato la potenzialità distruttiva sulle città israeliane, chiamate per nome un crimine di stato che massacra donne, bambini e tanti, tanti civili. Chiamate per nome non solo questo annichilimento della dignità umana, per cui i figli di Dio, se abitano in uno stato riconosciuto sono persone ma se la loro terra e la loro casa è in Palestina, diventano solo dei terroristi, piccoli o grandi, e-non serve aggiungerlo- di conseguenza terroristi. Chiamate per nome il massacro. E chiamate per nome i piccoli bimbi di Gaza che forse, almeno per la commozione che muove i sentimenti umani, riuscirà a scuotere le nostre coscienze indifferenti. BoccheScucite Altro che “infrastrutture del terrorismo”: sono abitazioni gli obiettivi dei bombardamenti di questi giorni. E non ci diamo pace al fatto che questo non stia suscitando nessuna indignata protesta della comunità internazionale. Case abitate da bambini chiassosi con i rispettivi nonni acciaccatti, da mamme tuttofare che dai fornelli non si staccheranno dopo aver ricevuto l'SMS assassino, perché è una vita che vengono minacciati e come sono nati, così sanno che moriranno sulla loro terra. Nella loro casa. Ma ora preveniamo chi scriverà che non siamo abbastanza bipartisan e condanniamo la continua pioggia di razzi che da Gaza raggiunge Israele. Ci auguriamo che nessuno di questi ordigni possa ferire e tantomeno uccidere un cittadino di Sderot o Tel Aviv. Ma stamattina l'insopportabile equilibrista Fabio Scuto, corri- Newsletter BoccheScucite 3 Ecco i nomi dei 181 bambini, donne, tanti, troppi civili palestinesi uccisi a Gaza da martedì 8 luglio (dati confermati dalle fonti mediche, www.imemc.org ) Uccisi lunedi 14: 1. Adham Abdul-Fattah Abdul-‘Aal, 27 2. Hamid Suleiman Abu al-‘Araj, 60, Deir al-Balah. Uccisi domenica 13: 1. Ezzeddin Bolbol, 25, Rafah. 2. Rami Abu Shanab, 25, Deir al-Balah. 3. Fawziyya Abdul-al, 73, Gaza City. 4. Mo’ayyad al-‘Araj, 3, Khan Younis.* 5. Husam Ibrahim Najjar, 14, Jabalia. 6. Hijaziyya Hamed al-Hilo, 80, Gaza City. 7. Ruwaida abu Harb Zawayda, 30, central Gaza. 8. Haitham Ashraf Zo’rob, 21, Rafah. 10. Laila Hassan al-‘Odaat, 41, al-Maghazi. 11. Hussein Abdul-Qader Mheisin, 19, Gaza. 12. Qassem Talal Hamdan, 23, Beit Hanoun. 13. Maher Thabet abu Mour, 23, Khan Younis 14. Mohammad Salem Abu Breis, 65, Deir al-Balah 15. Moussa Shehda Moammer, 60, Khan Younis. 16. Hanadi Hamdi Moammer, 27, Khan Younis. 17. Saddam Mousa Moammer, 23, Khan Younis. Uccisi sabato 12: 1. Anas Yousef Qandil, 17, Jabalia. 2. Islam Yousef Mohammad Qandil, 27, Jabalia. 3. Mohammad Edrees Abu Sneina, 20, Jabalia. 4. Abdul-Rahim Saleh al-Khatib, 38, Jabalia. 5. Husam Thieb ar-Razayna, 39, Jabalia. 6. Ibrahim Nabil Hamada, 30, at-Tuffah - Gaza City. 7. Hasan Ahmad Abu Ghush, 24, at-Tuffah Gaza City. 8. Ahmad Mahmoud al-Bal’awy, 26, at-Tuffah Gaza City 9. Ali Nabil Basal, 32, at-Tuffah - Gaza City. 10. Mohammad Bassem al-Halaby, 28, western Gaza City. 11. Mohammad Sweity (Abu Askar), 20, western Gaza City. 12. Khawla al-Hawajri, 25, Nuseirat refugee camp. 13. Ola Wishahi, 31, Mabarra association for the disabled in Jabalia. 14. Suha Abu Saade, 38, Mabarra association for the disabled in Jabalia. 15. Mohammad Edrees Abu Sweilem, 20, Jabalia 16. Rateb Subhi al-Saifi, 22, Sheikh Radwan – Gaza City. 17. Azmi Mahmoud Obeid, 51, Sheikh Radwan – Gaza City. 18. Nidal Mahmoud Abu al-Malsh, 22, Sheikh Radwan – Gaza City. 19. Suleiman Said Obeid, 56, Sheikh Radwan – Gaza City. 20. Mustafa Muhammad Inaya, 58, Sheikh Radwan – Gaza City. 21. Ghassan Ahmad al-Masri, 25, Sheikh Radwan – Gaza City. 22. Rif’at Youssef Amer, 36, al-Saftawi. 23. Rif’at Syouti, western Gaza City.* 24. Nahedh Na’im al-Batsh, 41, Khan Younis. 25. Baha’ Majed al-Batsh, 28, Khan Younis. 26. Qusai Issam al-Batsh, 12, Khan Younis. Newsletter BoccheScucite 27. Aziza Yousef al-Batsh, 59, Khan Younis. 28. Ahmad No’man al-Batsh, 27, Khan Younis. 29. Mohammad Issam al-Batsh, 17, Khan Younis. 30. Yahia ‘Ala’ Al-Batsh, 18, Khan Younis. 31. Jalal Majed al-Batsh, 26, Khan Younis. 32. Mahmoud Majed al-Batsh, 22, Khan Younis 33. Majed Sobhi al-Batsh, Khan Younis. 34. Marwa Majed al-Batsh, 25, Khan Younis. 35. Khaled Majed al-Batsh, 20, Khan Younis. 36. Ibrahim Majed al-Batsh, 18, Khan Younis. 37. Manar Majed al-Batsh, 13, Khan Younis. 38. Amal Hussein al-Batsh, 49, Khan Younis. 39. Anas Ala’ al-Batsh, 10, Khan Younis. 40. Qusai Ala’ al-Batsh, 20, Khan Younis. 41. Mohannad Yousef Dheir, 23, Rafah. 42. Shadi Mohammad Zo’rob, 21, Rafah. 43. Imad Bassam Zo’rob, 21, Rafah. 44. Mohannad Yousef Dheir, 23, Rafah. 45. Mohammad Arif, 13, eastern Gaza City. 46. Mohammad Ghazi ‘Arif, 35, eastern Gaza City. 47. Ghazi Mustafa Arif, 62, eastern Gaza City. 48. Ahmad Yousef Dalloul, 47, Gaza. 49. Fadi Ya’coub Sukkar, 25, Gaza. 50. Qassem Jaber Odah, 16, Khan Younis. 51. Mohammad Abdullah Sharatha, 53, Jabalia. 52. Mohammad Ahmed Basal, 19, Gaza City. Uccisi venerdi 11: 1. Wisam Abdul-Razeq Hasan Ghannam, 31, Rafah. 2. Mahmoud Abdul-Razeq Hasan Ghannam, 28, Rafah. 3. Kifah Shaker Ghannam, 33, Rafah. 4. Ghalia Thieb Ghannam, 57, Rafah. 5. Mohammad Munir ‘Ashour, 26, Rafah. 6. Nour Marwan an-Ajdi, 10, Rafah. 7. Anas Rezeq abu al-Kas, 33, Gaza City (doctor). 8. Abdullah Mustafa abu Mahrouq, 22, Deir al-Balah. 9. Mahmoud Waloud, 26, Jabalia 10. Hazem Ba’lousha, Jabalia. 11. Ala' Abdul Nabi, Beit Lahia.* 12. Ahmed Zaher Hamdan, 24, Beit Hanoun. 13. Mohammad Kamel al-Kahlout, 25, Jabalia. 14. Sami Adnan Shaldan, 25, Gaza City 15. Salem al-Ashhab, 40, Gaza City. 16. Raed Hani Abu Hani, 31, Rafah. 17. Mohammad Rabea Abu- Hmeedan, 65, Jabalia. 18. Shahrman Ismail Abu al-Kas, 42, Al-Bureij. 19. Mazin Mustafa Aslan, 63, Al Bureij. 21. Mohammad Samiri, 24, Deir al-Balah. 22. Rami Abu Mosa’ed, 23, Deir al-Balah. 23. Saber Sokkar, 80, Gaza City. 24. Hussein Mohammad al-Mamlouk, 47, Gaza City. 25. Nasser Rabah Mohammad Sammama, 49, Gaza City. 26. Abdul-Halim Abdul-Mo’ty Ashra, 54, Deir al-Balah. 27. Sahar Salman Abu Namous, 3, Beit Hanoun. 28. Odai Rafiq Sultan, 27, Jabalia. 29. Jom’a Atiyya Shallouf, 25, Rafah. 30. Bassam Abul-Rahman Khattab, 6, Deir alBalah 4 Uccisi giovedi 10: 1. Mahmoud Lutfi al-Hajj, 58, Khan Younis. (father of six killed) 2. Bassema Abdul-fatteh Mohammad al-Hajj, 48, Khan Younis. (mother of six killed) 3. Asma’ Mahmoud al-Hajj, 22, Khan Younis. 4. Fatima Mahmoud al-Hajj, 12, Khan Younis 5. Sa’ad Mahmoud al-Hajj, 17, Khan Younis. 6. Najla’ Mahmoud al-Hajj, 29, Khan Younis. 7. Tareq Mahmoud al-Hajj, 18, Khan Younis. 8. Omar Mahmoud al-Hajj, 20, Khan Younis. 9. Baha’ Abu al-Leil, 35, Gaza City. 10. Suleiman Saleem Mousa al-Astal, 17, Khan Younis. 11. Ahmed Saleem Mousa al-Astal, 24, Khan Younis (Suleiman’s brother) 12. Mousa Mohammed Taher al-Astal, 50, Khan Younis. 13. Ibrahim Khalil Qanan, 24, Khan Younis. 14. Mohammad Khalil Qanan, 26, Khan Younis (Ibrahim’s brother). 15. Ibrahim Sawali, 28, Khan Younis. 17. Hamdi Badea’ Sawali, 33, Khan Younis. 18. Mohammad al-‘Aqqad, 24, Khan Younis. 19. Ismael Hassan Abu Jame’, 19, Khan Younis. 20. Hussein Odeh Abu Jame’, 75, Khan Younis. 21. Abdullah Ramadan Abu Ghazal, 5, Beit Hanoun. 22. Mohammad Ehsan Ferwana, 27, Khan Younis. 23. Salem Qandil, 27, Gaza City. 24. Amer al-Fayyoumi, 30, Gaza City. 25. Ra’ed az-Zourah, 32, Khan Younis Uccisi mercoledì 9: 1. Hamed Shihab, Journalist – Gaza. 2. Salima al-‘Arja, 53, Rafah. 3. Miriam ‘Atiya al-‘Arja, 9, Rafah. 4. Rafiq al-Kafarna, 30. 5. Abdul-Nasser Abu Kweik, 60. 6. Khaled Abu Kweik, 31. 7. Mohammad Mustafa Malika, 18 months. 8. Hana’ Mohammed Fu’ad Malaka, 28 (Mohammad’s Mother), 27. 9. Hatem Abu Salem, Gaza City. 10. Mohammad Khaled an-Nimra, 22. 11. Sahar Hamdan (al-Masry), 40, Beit Hanoun. 12. Mohammad Ibrahim al-Masry, 14, Beit Hanoun. 13. Amjad Hamdan, 23, Beit Hanoun. 14. Hani Saleh Hamad, 57, Beit Hanoun. 15. Ibrahim Hani Saleh Hamad, 20, Beit Hanoun. 16. Mohammad Khalaf Nawasra, 4, al-Maghazi. 17. Nidal Khalaf Nawasra, 5, al-Maghazi. 18. Salah Awad Nawasra, 24, al-Maghazi. (father of Mohammad and Nidal) 19. ‘Aesha Najm al-Nawasra, 23, al-Maghazi (mother of Mohammad and Nidal, pregnant in the fourth month). 20. Naifa Mohammed Zaher Farajallah, 80, alMughraqa. 21. Amal Yousef Abdul-Ghafour, 20, Khan Younis. 22. Nariman Jouda Abdul-Ghafour, 18 months, Khan Younis. 23. Ibrahim Daoud al-Bal’aawy. Newsletter BoccheScucite 24. Abdul-Rahman Jamal az-Zamely. 25. Ibrahim Ahmad ‘Abdin. 26. Mustafa Abu Murr. 27. Khaled Abu Murr. 28. Mazin Faraj Al-Jarba. 29. Marwan Eslayyem. 30. Ra’ed Mohammed Shalat, 37, al-Nussairat. 31. Yasmin Mohammad Matouq, 4, Beit Hanoun. Uccisi martedì 8: 1. Mohammad Sha’ban, 24, Gaza. 2. Amjad Sha’ban, 30, Gaza. 3. Khader al-Basheeleqety, 45, Gaza. 4. Rashad Yassin, 27, Nusseirat. 5. Mohammad Ayman ‘Ashour, 15, Khan Younis. 6. Riyadh Mohammad Kaware’, 50, Khan Younis. 7. Bakr Mohammad Joudeh, 50, Khan Younis. 8. Ammar Mohammad Joudeh, 26, Khan Younis. 9. Hussein Yousef Kaware’, 13, Khan Younis. 10. Bassem Salem Kaware’, 10, Khan Younis. 11. Mohammad Ibrahim Kaware’, 50, Khan Younis. 12. Mohammad Habib, 22, Gaza. 13. Ahmed Mousa Habib, 16, Gaza. 14. Saqr ‘Aayesh al-‘Ajjoury, 22, Jabalia. 15. Ahmad Nael Mahdi, 16, Gaza. 16. Hafeth Mohammad Hamad, 26, Beit Hanoun. 17. Ibrahim Mohammad Hamad, 26, Beit Hanoun. 18. Mahdi Mohammad Hamad, 46, Beit Hanoun. 19. Fawziyya Khalil Hamad, 62, Beit Hanoun. 20. Donia Mahdi Hamad, 16, Beit Hanoun. 21. Soha Hamad, 25, Beit Hanoun. 22. Suleiman Salam Abu Sawaween, 22, Khan Younis. 23. Siraj Eyad Abdul-‘Aal, 8, Khan Younis. 24. Abdul-Hadi Soufi, 24, Rafah. 5 Il castigo perenne di Eduardo Galeano E di Palestina ne rimane poca. Passo dopo passo, Israele la sta cancellando dalle mappe. Dal 1948 i palestinesi vivono condannati ad un’umiliazione perenne. Non possono neanche respirare senza avere il permesso. Hanno perso la patria, la terra, l’acqua, la libertà, tutto. Tantomeno hanno diritto a eleggere i propri governanti. Quando votano quelli che non devono votare, vengono castigati. Gaza adesso viene castigata. L’hanno trasformata in una trappola senza uscita, da quando Hamas ha vinto in modo trasparente le elezioni del 2006. Qualcosa di simile è successo nel 1932, quando il Partito comunista ha trionfato nelle elezioni in Salvador. Affogati nel sangue, i salvadoregni hanno espiato la loro cattiva condotta e da allora hanno vissuto sottomessi alle dittature militari. La democrazia è un lusso che non tutti meritano. Sono figli dell’impotenza i razzi che i militanti di Hamas, rinchiusi a Gaza, sparano con puntigliosa imperizia sulle terre che erano palestinesi e che sono state usurpate dall’occupazione israeliana. E la disperazione, al limite della follia suicida, è la madre delle bravate che negano il diritto all’esistenza di Israele, grida senza nessuna efficacia, mentre l’efficacissima guerra di sterminio sta negando, da molti anni, il diritto all’esistenza della Palestina. E di Palestina ne rimane poca. Passo dopo passo, Israele la sta cancellando dalle mappe. I coloni invadono, e intanto i soldati correg-gono la frontiera. Le pallottole consacrano lo spoglio dei resti, per legittima difesa. Non c’è guerra di aggressione che non dica di essere per difesa. Hitler invase la Polonia per evitare che la Polonia invadesse la Germania. Il Manifesto, 12 luglio 2014 Casa palestinese distrutta Newsletter BoccheScucite 6 Potessimo almeno aver imparato la tua parresia! Il nostro grazie a don Walter Fiocchi Quanta passione nelle sue parole e che competente, saggio e lungimirante lavoro ha compiuto l'amico di BoccheScucite DON WALTER FIOCCHI, che è morto pochi giorni fa ad Alessandria. Ci piace ricordarlo pubblicando UN VECCHIO TESTO DEL NOVEMBRE 2012, ovviamente datato e riferito ad un altro tempo ma tragicamente attuale (da Adista, 27 novembre 2012): Resistenza, non terrorismo! di don Walter Fiocchi “Tu prendi la mia acqua, bruci i miei ulivi, distruggi la mia casa, prendi il mio lavoro, rubi la mia terra, imprigioni mio padre, assassini mia madre, bombardi il mio paese, affami tutti noi, umilii tutti noi, ma… il colpevole sono io: ti ho lanciato un razzo!”. Mi pare un’ottima sintesi del nuovo “pretesto” per attaccare Gaza. Dal 1948 i Palestinesi sono in una condizione di espropriazione ed esilio. La diaspora palestinese conta nove milioni di persone. Dal 1967 i Palestinesi “vivono” sotto occupazione militare: checkpoint, il Muro di segregazione, enormi difficoltà di accesso a terreni, ospedali, scuole e l’umiliazione è la loro vita quotidiana. Da anni chiedono pace nella giustizia e la possibilità – sempre negata – di uno Stato libero e indipendente. Da decenni l’esercito israeliano conduce una sporca guerra fatta di esecuzioni extragiudiziali, omicidi di donne e bambini, distruzione delle infrastrutture economiche e sociali dei Palestinesi, furto di terreni, sradicamento degli ulivi. Da anni semina terrore e disperazione, ma non ha raggiunto l’obiettivo fondamentale: il popolo palestinese non ha rinunciato ai propri sogni di sovranità e indipendenza. Né ha dato sicurezza a Israele, malgrado la sua violenza distruttiva. In questi giorni si sono sentite voci di politici e di intellettuali che un’ipocrita convenienza e copertura definisce “pacifisti”, favorevoli a una possibile deportazione e all’omicidio di massa dei Palestinesi. La violenza razzista non vede persone, ma solo terroristi. Anche gli israeliani sono vittime in questa guerra. I carri armati non hanno potuto fermare la disperazione che esplode nei caffè o sugli autobus. E stanno uccidendo la scelta della “resistenza pacifica” attuata almeno dal 2006. Ma questo è il cancro che consuma il corpo sociale israeliano: una “politica” che ha solo creato degli esseri umani la cui umanità sparisce nella disperazione e nell’umiliazione. Il cancro degli insediamenti ha fatto diventare l’esercito, Forza di Difesa di Israele, IDF, nel braccio armato dei coloni, fanatici e violenti. L’esercito non da sicurezza a Israele, ma garantisce che continui il furto della terra Palestinese. E mentre la Cisgiordania, passo dopo passo diventa proprietà assoluta di Israele, lo sforzo Newsletter BoccheScucite mai confessato ma metodico è quello di rendere impossibile la vita a Gaza, sperando in una deportazione di un milione e mezzo di persone nella penisola del Sinai, dove “potrebbero vivere felici”! Israele ha cominciato la sua storia con la forza delle armi e non con quella del diritto… Ai vicini, dentro e fuori i suoi confini ha sempre e solo mostrato la forza e un pugno pronto a colpire, mai una vera offerta di pace. Il “mantra” ripetuto dai media e dai politici di tutto il mondo è che Israele ha avuto attorno solo nemici pronti a colpirlo: ma con l’Egitto e la Giordania ha un trattato di pace; e rimpiange i vecchi regimi. Con la Siria aveva un modus vivendi favorevole, tanto che spera che sopravviva il regime di Assad; ha avuto scontri con Hetzbollah per cui tutto il Libano ha sempre duramente pagato. Con Gaza poteva non avere alcun problema se avesse iniziato un dialogo vero con la preponderante parte razionale e pragmatica di Hamas, mentre ora sta dando corpo e fiato agli estremisti. L’Iran è sufficientemente lontano e alle prese con problemi interni gravi per il regime; l’Iraq non conta più; tutti gli altri fanno affari con Israele… Questo è il cancro che consuma il corpo sociale israeliano: una “politica” che ha solo creato degli esseri umani la cui umanità sparisce nella disperazione e nell’umiliazione. Dov’è quell’orda di nemici che lo vogliono massacrare? Io credo invece che a Israele non convenga la pace! Non gli conviene perché dovrebbe accettare di non essere, come ora, il padrone dell’acqua; non gli conviene perché dovrebbe dare ai Palestinesi uno scampolo di terra che vuole invece per sé; non gli conviene perché dovrebbe riconoscere che ci sono cinque milioni di profughi che se non possono rientrare hanno almeno diritto a una compensazione economica; non gli conviene perché gli Stati Uniti non avrebbero più la necessità di tenere aperto il rubinetto di miliardi di dollari ogni anno né continuare a fare di Israele la portaerei più armata del mondo; non gli conviene perché non potrebbe più pretendere la proprietà esclusiva, unica ed eterna di Gerusalemme, ma aprirsi al mondo e alle religioni… E allora di fronte all’ennesimo massacro di civili, uomini, donne, bambini che “stupidamente” non vogliono andarsene dalla loro terra e dalla loro casa e dalla loro vita, non voglio essere equidistante! Quello Palestinese non si chiama “terrorismo”, ma Resistenza! 7 Nelle scuole già in 50.000, già 49 edifici ONU distrutti… Appello dell’UNRWA di Gaza Una popolazione strangolata economicamente e assediata fisicamente, rinchiusa in una prigione a cielo aperto. Noi Gaza la conosciamo perché ci lavoriamo e lì abbiamo imparato cos'è la sofferenza, ma anche la resistenza. “Abbiamo già aperto le porte di 20 delle nostre scuole per ospitare le famiglie in emergenza, finora 17.000 sfollati. Siamo in grado di dare un rifugio sicuro nei nostri edifici scolastici fino a 50.000 persone, ma in caso di attacco da terra, la situazione sarebbe catastrofica. Nonostante l’inviolabilità degli edifici ONU, 49 di essi sono stati distrutti in questa settimana di bombardamenti: scuole, ambulatori e magazzini per la distribuzione alimentare”. È drammatico l'Appello dell'Agenzia ONU che da 64 anni provvede alla protezione dei profughi e allo sviluppo umano della popolazione. L’UNRWA, che conta su finanziamenti volontari per realizzare i servizi di assistenza, segnala che l’alluvione dello scorso dicembre 2013 che ha colpito la Striscia, ha consumato molte delle scorte umanitarie a disposizione per le emergenze, servono fondi urgenti per i soccorsi. Mancano le risorse necessarie a far fronte a questa tragedia. Tra le esigenze più immediate, abbiamo bisogno di cibo per sfamare le persone, di acqua potabile, di saponi e altri materiali sanitari per garantire l’igiene e scongiurare la diffusione di malattie infettive, di carburante per far funzionare gli impianti elettrici e idrici e tutti i mezzi di soccorso e di distribuzione degli aiuti, di medicinali per curare i feriti e assistere i malati. Ogni scuola può accogliere circa tre famiglie per classe a cui viene fornito cibo e un kit di aiuti umanitari, che si compone di: una coperta per ciascun membro della famiglia, un materasso singolo per ciascun adulto e uno ogni due bimbi, una stuoia sottile, un kit da cucina (pentola, ciotole e utensili vari), una tanica per contenere l’acqua potabile, un kit igienico per adulti e per neonati (asciugamani, sapone, dentifricio, spazzolino, detergenti e shampoo) e pannolini per i bambini al di sotto dei tre anni. Ancora una volta la popolazione civile di Gaza è costretta a pagare il prezzo della guerra. Dopo il blocco serrato e i successivi attacchi la popolazione di Gaza è ancora più indifesa e vulnerabile. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per far fronte a questa emergenza umanitaria. Servono fondi urgenti per fornire assistenza medica, nutrire la popolazione, riparare le case danneggiate, garantire un rifugio sicuro, e molto altro. Ogni donazione, di qualsiasi entità, verrà inviata sul campo affinché si trasformi subito in un sostegno concreto. PER DONARE DALL’ITALIA www.unrwaitalia.org/sostienici CCP 1009954163 intestato a Comitato Italiano per l’UNRWA onlus Bonifico bancario: ibanIT05T0326803213052840084400 intestato a Comitato Italiano per l’UNRWA onlus, Online: http://www.unrwaitalia.org/sostienici/dona-ora Cooperanti a Gaza: basta falsità! Basta con chi fa finta di non vedere. Basta con chi dà del terrorista a un’intera popolazione senza mai aver voluto ascoltare le voci di Gaza. Basta con le condanne bipartisan e con le parole misurate. Siamo operatori umanitari e condanniamo la violenza verso i civili, sempre. Per questo non possiamo restare silenti dinanzi ad un attacco Newsletter BoccheScucite armato indiscriminato verso una popolazione che non ha rifugi, posti sicuri o possibilità di fuga. Una popolazione strangolata economicamente e assediata fisicamente, rinchiusa in una prigione a cielo aperto. Noi Gaza la conosciamo perché ci lavoriamo, perché la viviamo e lì abbiamo imparato cos'è la sofferenza, ma anche la resistenza. 8 Vescovi: resistenza e non terrorismo “Occorre riconoscere che la resistenza contro l’occupazione non può essere equiparata al terrorismo. La resistenza all’occupazione è un diritto legittimo, il terrorismo è parte del problema. La responsabilità del nuovo sangue sparso in Terra Santa appartiene in larga misura a leadership politiche che versano benzina sul fuoco, alimentando il conflitto con parole e atti irresponsabili. E utilizzare l’omicidio dei tre israeliani per infliggere una punizione collettiva al popolo palestinese nel suo complesso e nel suo legittimo desiderio di essere libero, rappresenta una tragica strumentalizzazione di quella tragedia e non fa che aumentare la violenza e l’odio. (Commissione Giustizia e Pace dell’Assemblea dei Vescovi cattolici in Terra Santa, 8 luglio 2014) Caritas Gerusalemme: Gaza ha già pagato un prezzo altissimo Caritas Gerusalemme del Patriarcato Latino, condanna la violenza e lo spargimento di sangue contro vittime innocenti, soprattutto contro donne e bambini. Crediamo che ogni essere umano ha il diritto di vivere in pace e senza paura. tre aggressioni in otto anni. Ha già pagato un prezzo molto pesante. La via più breve per la pace e la sicurezza è la giustizia e la risoluzione di questo conflitto, dando alla popolazione palestinese la loro libertà nella loro terra e aprendo Gaza al mondo. Gaza è già in una situazione molto drammatica in quanto è sotto assedio da 12 anni e ha subito Se hai uno smartphone verrai rimandato direttamente al sito... Tutti i destinatari della mail sono inseriti in copia nascosta (L. 675/96). Gli indirizzi ai quali mandiamo la comunicazione sono selezionati e verificati, ma può succedere che il messaggio pervenga anche a persone non interessate. VI CHIEDIAMO SCUSA se ciò è accaduto. Se non volete più ricevere "BoccheScucite" o ulteriori messaggi collettivi, vi preghiamo di segnalarcelo mandando un messaggio a [email protected] con oggetto: RIMUOVI, e verrete immediatamente rimossi dalla mailing list. Newsletter BoccheScucite 9