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DOMENICA 29 GIUGNO 2014 “ In bianco e nero Francesco e Giuliana in una foto di trent’anni fa «Capii subito che con lui sarebbe sorta una bella alchimia umana e professionale» LA PAGINA DELLA DOMENICA •• L’incontro Trent’anni fa, fra «Io, Chiara e lo scuro» e «Casablana, Casablanca» la grande attrice fu compagna sul set e nella vita dell’allora emergente attore pratese GIULIANA DE SIO «Io e Nuti, legati nei film e nell’amore Se lo rendesse felice, verrei subito da lui» 1983: FRANCESCO Nuti e Giuliana De Sio, giovani attori belli e bravi che sarebbero diventati ricchi, premiati e famosi. Con Io Chiara e lo Scuro diretto da Maurizio Ponzi, nasce una nuova coppia del cinema italiano. Un successo, bissato due anni dopo da Casablanca Casablanca. Ora la grande attrice ricorda le due esperienze professionali e la tenera storia d’amore vissuta con il Cecco di Narnali, tra i due set. avrebbe girato Il signor Quindicipalle ancora sul mondo del biliardo con Sabrina Ferilli, ci rimasi male». Per dieci anni è stato protagonista del cinema comico italiano. «E’stato un ottimo attore di commedie ma credo che avrebbe potuto esserlo anche nei ruoli drammatici. La sua era una comicità malinconia. Era un ragazzo malinconico». Vi siete più incontrati? «Per molto tempo non ci siamo visti né sentiti. Prima dell’incidente, è capitato di uscire a cena un paio di volte. Intuivo che qualcosa non andava, oltre a ciò che sentivo dagli addetti ai lavori. Capii che non era lucidissimo e aveva un forte disagio dentro» Come ha conosciuto per la prima volta Francesco Nuti ? «Nell’ufficio della produzione di Gianfranco Piccioli. Fui convocata per Io Chiara e lo Scuro. Capii subito che si trattava di una persona non co- Mai a Prato «Il film non decollò subito e io lui e il regista Ponzi girammo l’Italia per promuoverlo ma non venimmo mai a Prato Che peccato» 11 «GELOSA» DELLA FERILLI «Restai male sapendo che avrebbe girato con lei Il signor Quindicipalle pure ambientato nel biliardo» mune, sensibile, con cui avrei stabilito una bella alchimia umana e professionale. E così è stato» Lei era affermata. Francesco no. «Conoscevo i Giancattivi. Sapevo chi fosse Francesco, veniva da Madonna che silenzio c’è stasera che peraltro non avevo visto. Io quell’anno addirittura girai tre film fondamentali per la mia carriera. Appena avevo firmato per Scusate il ritardo di Troisi, Francesco si fece avanti. Che clima si respirava sul set? «Bella atmosfera. Assicuro che non è facile stabilire empatia, sul set. Sul momento non ci siamo resi conto del bel lavoro che stavamo facendo. Ricordo che l’ufficio stampa mi disse: Molti sostengono che il mondo del cinema gli abbia voltato le spalle. BELLI, GIOVANI E DI SUCCESSO Francesco Nuti e Giuliana De Sio in una immagine del 1983 dopo «Io, Chiara e lo Scuro». L’anno dopo girarono «Casablanca Casablanca» Giuliana… forse non ti rendi conto fino in fondo dell’effetto che questo film e questo personaggio avrà sulla tua carriera. Una donna così moderna, una suonatrice di sax. Ed era proprio vero». Eppure il film stentò a decollare. «I primi risultati erano negativi. Cominciammo a girare l’Italia io, Francesco e il regista Maurizio Ponzi. Adesso che ci penso però non siamo mai venuti a Prato. Che strano…. poi scattò il passaparola e fu un successo. A Roma rimase sei mesi». Due anni dopo il sequel con Casablanca Casablanca. «Che segnò il debutto di Francesco nella regia. Le nostre carriere erano esplose, avevamo vinto tutti i premi disponibili e vissuto una breve storia d’amore tra la fine del primo film e l’inizio del secondo. Francesco mi telefonò per propormi il sequel: “la notizia è che io sarò il regista”. Rimasi sorpresa: “A Francè ma lo sai fare?” Mi rispose “Sì. no, boh”. I primi giorni nella casbah furono abbastanza confusi. Solo lì capì davvero cos’era fare il regista. Fasi di imbarazzo, poi per fortuna...». Non ci fu più occasione di lavorare insieme però…. «Putroppo. E sinceramente non so perché. Lui prese una strada che lo portò a lavorare con altre attrici, anche giustamente. Io avrei continuato volentieri con lui. Quando seppi che «Onestamente non credo. Penso piuttosto che i suoi amici più cari fossero arrabbiatissimi con lui perché si stava facendo del male. Da solo. Un autolesionismo fortissimo che all’apice del successo gli ha impedito di gestire bene il lavoro. A volte ha esposto il suo disagio pubblicamente, creando un certo imbarazzo. E per gli amici, chi gli ha voluto bene, me compresa, vederlo così era un dolore fortissimo». Dopo l’incidente ha avuto sue notizie, lo ha frequentato? «Notizie sempre. Vederlo mai. Volutamente. Non ce la faccio. Sono terrorizzata all’idea di procurargli dolore o sofferenza. O di smuovere in lui e cose o ricordi che lo possano far stare male. So che si commuove e che piange nel vedere qualcuno. Per questo, non ce la faccio. Non voglio dargli sofferenza. Ma se sapessi che sarebbe contento, che gli servirebbe vedermi, partirei immediatamente per Prato». Federico Berti