NERO E` L`ALBERO DEI RICORDI, AZZURA L`ARIA di Rosetta Loy

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NERO E` L`ALBERO DEI RICORDI, AZZURA L`ARIA di Rosetta Loy
NERO E’ L’ALBERO DEI RICORDI, AZZURA L’ARIA di Rosetta Loy
Scelgo il romanzo di Rosetta Loy per via del titolo che è uno splendido verso di Sylvia Plath.
“Nero è l’albero dei ricordi, azzurra l’aria”.
C’è evidentemente un contrasto di buio e di luce. Un grumo di ricordi, un intrico di rami buio e
luttuoso che però viene riscattato dall’azzurro del cielo, come si vede anche nella bella foto di
copertina di Franco Fontana.
Spiego alle ragazze del gruppo che mi piace Rosetta Loy per la sua abilità nell’intrecciare i fatti
storici alla vita quotidiana dei suoi personaggi. E’suggestivo leggere la “grande storia” dall’interno
attraverso gli occhi e la memoria di chi vi è immerso. La memoria si muove liberamente nel tempo
e nello spazio. In questo romanzo si passa dai primi mesi della seconda guerra mondiale ai giorni
bui dell’occupazione tedesca per risalire alle battaglie in Nordafrica – Tobruk ed El Alamein - e
infine tornare alle speranze dell’immediato dopoguerra. Ogni personaggio è in qualche modo
compromesso con la Storia ed il bene ed il male non sono così distinti come appare sui manuali
scolastici.
Nel primo capitolo la voce narrante è quella di Giulia, ultima dei tre fratelli protagonisti della
storia. Poi i ricordi si affastellano così dolorosi che è difficile raccontare e allora si ricorre alla terza
persona e alla voce di un immaginario narratore.
Giulia si reca a Gravello dove la famiglia possedeva una villa di campagna requisita dai tedeschi
dopo l’8 settembre 1943. E’ qui che si annida il ricordo più brutto, quello che Giulia metterà anni a
superare e di cui si parlerà solo alla fine del libro: Lucia, la sorella maggiore, viene uccisa dai
partigiani mentre fugge in macchina con l’ufficiale tedesco di cui si è innamorata.
Lei italiana, lui tedesco, nelle pagine di Rosetta Loy non viene emesso nessun giudizio nei
confronti degli individui, sono solo persone. Ovunque il suo occhio partecipe ci mostra il buono e il
cattivo che convivono dentro di noi.
E’ straziante il brano di pag. 234 in cui la mamma cerca di trattenere Lucia dall’andar via con il
Leutnant ma viene malamente respinta. Io leggo alle ragazze le ultime due pagine commoventi e
bellissime, ecco il finale: “Là in cima dovevano sentirsi i padroni del mondo. Nessuno poteva
vederli, sentire le loro voci e lo scricchiolio delle assi sotto la stretta dei corpi. Le parole sussurrate
e le altre, quelle forti e gridate dell’amore. Le loro risate. Perché erano molto giovani e avranno
anche riso: magari così, per niente, solo per la felicità di essere insieme” Sarà azzurra l’aria?