Analisi della vota ione federale del 21 maggio 2000
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Analisi della vota ione federale del 21 maggio 2000
Analisi della vota ione federale del 21 maggio 2000 Hans Hirter, Wolf Linder Risultati della votazione Accordi settoriali fra la Confederazione Svizzera e la Comunità europea Participazione SI NO 1 497 192 67.2% 730 854 22.8% 48.0% GfS-Istituto di Ricerca Ufficio di Berna, Hirschengraben 5, Casella postale 6323, 3011 Bern, Telefono 031 311 08 06, Telefax 031 311 08 19 [email protected] Università di Berna Università di Berna, Istituto di Scienze Politiche Unitobler, Lerchenweg 36, 3000 Berna 9 Telefono 031 631 83 31, Telefax 031 631 85 90 Giugno 2000 Pubblicazione n o 70 Principali risultati della vota ione federale del 21 maggio 2000 Il 21 maggio 2000 gli elettori sono stati chiamati a pronunciarsi su un unico documento, l'Approvazione degli accordi bilaterali con l'Unione Europea. Con una partecipazione al voto superiore alla media, pari al 48% degli aventi diritto, gli accordi sono stati approvati con una maggioranza di "Sì" del 67%. Gli elettori si sono espressi quindi a favore della liberalizzazione reciproca dei rapporti tra la Svizzera e l'Unione Europea in sette ambiti politici. I due accordi pi rilevanti dal punto di vista politico comportano per la Svizzera una graduale introduzione della libera circolazione delle persone e l'abolizione del limite di 28 tonnellate per i camion. La votazione sugli accordi bilaterali è stata a giudizio delle cittadine e cittadini svizzeri la pi importante dopo quella sull'ingresso nello spazio economico europeo. Soprattutto le sostenitrici e i sostenitori dell'ingresso nell'UE hanno attribuito a questa votazione una grande importanza, sia per il paese nel complesso che per se stessi come cittadini. L'elevata partecipazione al voto è stata dovuta soprattutto a coloro che avevano un'opinione chiara - positiva o negativa - sul problema dell'ingresso nell'Unione Europea. Benché la campagna per il "sì" avesse dato grande risalto ai vantaggi per i giovani, nel senso di maggiori possibilità di soggiorni all'estero, questi non hanno dimostrato grande interesse per la votazione. Il livello di informazione dei votanti è stato decisamente buono. Nell'intervista di controllo, praticamente tutti si ricordavano ancora il quesito della votazione e il 35% hanno saputo elencare almeno tre dossier. Non sorprende a questo proposito che gli accordi pi citati siano stati quelli pi discussi (libera circolazione delle persone e traffico stradale). Rispetto alla stragrande maggioranza delle votazioni precedenti, l'opinione dei votanti si è formata molto precocemente. Per il 60% dei votanti la decisione per il "sì" o per il "no" era già chiara non meno di sei settimane prima del voto. La percentuale di coloro che hanno maturato una decisione soltanto nel corso delle ultime due settimane prima del voto è stata del 22%, pari alla metà di quanto succede abitualmente per le votazioni federali. Soltanto pochissimi elettori hanno cambiato opinione sugli accordi bilaterali nel corso della campagna, passando dal fronte del "sì" a quello del "no" o viceversa. Tra coloro che all'inizio della campagna elettorale erano ancora incerti, i fautori degli accordi bilaterali hanno ottenuto maggiori successi che gli oppositori. Per quanto riguarda il profilo sociodemografico del voto si è delineato anche questa volta uno schema già noto da altre votazioni di politica estera: gli elettori svizzeri di lingua francese, gli abitanti delle città e quelli con il livello di istruzione pi alto hanno votato "sì" in misura maggiore rispetto alla media complessiva. La differenza tra la Svizzera tedesca e quella francese è stata però minore che nella votazione sull'ingresso nello spazio economico europeo, quella tra città e campagna è rimasta stabile e quella tra i diversi livelli di istruzione è aumentata ulteriormente. A differenza della votazione sullo spazio economico europeo, questa volta sono andate alle urne soprattutto persone dotate di una formazione professionale. Mentre nel caso dello spazio economico europeo queste avevano votato "no" nella stessa percentuale degli elettori con la sola scuola dell'obbligo, questa volta hanno dato la loro chiara approvazione agli accordi bilaterali. Pi ancora che dalle caratteristiche sociodemografiche, il voto è stato influenzato dalle convinzioni e opinioni politiche. La questione centrale era quella dell'apertura o dell'isolamento della Svizzera. Il 93% dei fautori di un'apertura della Svizzera hanno votato "sì" agli accordi, contro il 13% di chi favorisce l'isolamento. Grande importanza ha avuto anche la questione, strettamente connessa, dell'adesione all'Unione Europea. Praticamente tutti i sostenitori dell'ingresso nell'UE hanno votato a favore degli accordi. Un chiaro rifiuto è stato opposto invece dai decisi avversari dell'adesione all'UE. Diverso il caso degli avversari pi moderati dell'ingresso nell'UE, che hanno approvato gli accordi con una maggioranza di due terzi. Altrettanto chiara la differenza di comportamento tra i simpatizzanti dei quattro partiti di governo. Tre su quattro simpatizzanti dell'UDC hanno votato "no" all'approvazione degli accordi. Tra i simpatizzanti dei tre altri partiti di governo, quelli del PS e del PLR hanno optato decisamente per il "sì", mentre nel PPD si è registrato un terzo di "no". Il motivo principale per l'approvazione degli accordi è stato la convinzione che la Svizzera debba aprirsi all'esterno e non isolarsi rispetto all'evoluzione europea. Altrettanto spesso sono stati addotti come motivi i vantaggi che gli accordi portano alla Svizzera e ai suoi abitanti. La motivazione di voler eliminare con l'approvazione degli accordi la necessità di un ingresso nell'UE è stata addotta dal 10% degli elettori che hanno votato "sì". Nelle due maggiori aree linguistiche la vittoria dei "sì" ha avuto motivazioni leggermente diverse. Nella Svizzera tedesca era molto forte il desiderio di una generale apertura della Svizzera e la speranza di vantaggi soprattutto economici. Nell'area linguistica francese pi della metà dei votanti ha dichiarato di aver votato "sì" perché favorevoli in generale all'ingresso nell'UE. Il fronte del "sì" si è mostrato particolarmente ricettivo per le argomentazioni volte a sottolineare la necessità degli accordi con l'UE; la loro importanza per l'economia e i loro effetti positivi sulle opportunità di studio e di lavoro all'estero. Nel fronte del "no" ha dominato la paura di una forte immigrazione straniera. Un numero leggermente minore, ma comunque un buon 38%, dei "no" sono stati dettati anche dall'opposizione all'UE. Tra gli argomenti a sfavore degli accordi, questo gruppo di elettori ha dimostrato di condividere soprattutto quelli degli alti costi, della maggiore concorrenza sul mercato del lavoro e dell'immigrazione straniera. In confronto alla votazione sullo spazio economico europeo del 1992, gli accordi bilaterali hanno approfittato di una mobilitazione molto meno forte delle persone che normalmente non partecipano al voto e/o si interessano poco di politica. Nel caso dello spazio economico europeo queste persone avevano votato "no" in misura superiore alla media; il 21 maggio invece non si sono recate alle urne. Questo non è stato però determinante per l'esito della votazione. Molto pi importante è stato il fatto che, a differenza del voto sullo spazio economico europeo, questa volta ha votato "sì" il grande gruppo di elettori dotati di un titolo di studio di tipo professionale. Nessun altro gruppo ha fatto registrare un così forte aumento dei voti a favore. Questo comportamento non è spiegabile unicamente con gli interessi economici di queste persone: il desiderio di una maggiore apertura della Svizzera o di un ingresso nell'UE è infatti altrettanto forte in questo gruppo quanto tra gli altri fautori degli accordi. Un secondo motivo importante per l'alta percentuale di "sì" agli accordi bilaterali è stato il mutato comportamento degli avversari dell'adesione all'UE. Di questi, nel 1992 soltanto il 28% aveva votato a favore dello spazio economico europeo, mentre questa volta il 45% ha approvato gli accordi bilaterali. Per questo gruppo di elettori, la motivazione principale del "sì" non è stata tanto la volontà di impedire l'ingresso nell'UE, quanto il desiderio di una maggiore apertura della Svizzera e la speranza di vantaggi economici. La presente ricerca si basa su un'inchiesta di controllo effettuata dai partner VOX. L'Istituto di ricerca GfS ha effettuato l'inchiesta nelle prime due settimane dopo il voto del 21 maggio 2000. I dati sono stati quindi analizzati dall'Istituto di Scienze Politiche dell'Università di Berna. Le interviste sono state svolte telefonicamente da 42 intervistatori operanti dal proprio domicilio; l'Istituto GfS, in quanto istanza di controllo, aveva però la possibilità di sorvegliare le interviste dall'esterno, all'insaputa sia degli intervistatori che degli intervistati. Il campione di elettori per l'intervista di controllo è stato definito con un processo di scelta casuale in tre fasi successive. Il campione selezionato comprendeva 1017 elettori. Spiegazioni del Consiglio federale.