Quattro giorni di grandi lavori per non perdere la partita russa L
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Quattro giorni di grandi lavori per non perdere la partita russa L
MONDO & MERCATI IL SOLE-24 ORE C + FORUM A ROMA Al via a luglio le nuove quote sui tessili cinesi PECHINO 1 Entreranno in vigore il 20 luglio le nuove quote all’esportazione di prodotti tessili decise dalla Cina dopo l’accordo raggiunto dieci giorni fa tra il ministro del Commercio di Pechino, Bo Xilai, e il commissario europeo al Commercio Peter Mandelson. Il 12 giugno le due parti avevano stabilito che fino al 2008 l’export di dieci prodotti cinesi verso la Ue non sarebbe potuto aumentare più di una percentuale compresa fra l’8 e il 12,5% rispetto alla performance dell’anno precedente: ieri il ministero del Commercio di Pechino ha esplicitato il nuovo meccanismo di ripartizione delle quote per ogni singola azienda, che funzionerà in base al calcolo di quanto ciascuna ha esportato nei 12 mesi scorsi. La Cina aveva raggiunto la cancellazione del sistema delle quote verso l’Unione europea e gli Stati Uniti a partire dal gennaio scorso, ma dopo l’impennata del suo export registrata nei primi mesi dell’anno si è vista costretta dalle pressioni internazionali a limitare nuovamente i quantitativi. Con il meccanismo in vigore da luglio, le quote per gli abiti di cotone destinati al mercato Ue saliranno però dell’80% fra il 2005 e il 2007 rispetto a quelle esistenti nel 2004, mentre i limiti per le tovaglie saliranno del 90 per cento. Se pur sempre di aumenti si tratta, è anche vero tuttavia che in assenza delle quote le merci cinesi destinate al mercato occidentale sarebbero state molte di più: secondo i calcoli fatti dal network televisivo cinese Cctv, infatti, le T-shirt made in China esportate nella Ue nel 2004 ammontavano, ad esempio, a 120 milioni in presenza delle vecchie quote e avrebbero potuto raggiungere i 490 milioni quest’anno in assenza di restrizioni. Il nuovo meccanismo fissato ieri potrebbe essere d’aiuto al Governo di Pechino anche nelle trattative con gli Usa (che hanno imposto un limite del 7% alle importazioni) con i quali non è ancora stato raggiunto un accordo. Ma i dubbi della Cina di fronte all’operazione quote restano: «È un atteggiamento comprensibile ma davvero frustrante per noi — ha detto ieri Fan Gang, direttore dell’Istituto nazionale cinese per la ricerca economica, intervenuto a Milano a un convegno organizzato dalla Camera di commercio — La speranza è che la struttura dell’economia cambi, cosicché nel 2008 potremo eliminare davvero il protezionismo». Lo stesso ministro del Commercio di Pechino non manca di ricordare che la riduzione volontaria delle esportazioni costerà al suo Paese qualcosa come 2 miliardi di dollari in mancati guadagni e circa 160mila posti di lavoro fra i 19 milioni di addetti impiegati dalle aziende tessili cinesi. Conferma invece la sua fede per dazi (quantomeno temporanei) il vicepresidente del Consiglio italiano, Giulio Tremonti, mentre replica a Giovanni Sartori che lunedì in un convegno aveva rivendicato la paternità della ricetta protezionistica in materia di rapporti commerciali con Pechino e aveva concesso a Tremonti il "diritto di copiare" questa sua idea del 1993. «Non conoscevo la profezia di Sartori sulla Cina — ha affermato il vicepremier —. Comunque, dopo averla letta, ho l’impressione che Sartori abbia copiato da Napoleone. Ma non escludo neppure il contrario». Pronti i limiti all’export in Europa Tremonti a Sartori: sui dazi certo non ho copiato ROMA 1 «C’è una previsione che, meglio di ogni altro dato, conferma l’interesse verso il mercato della Russia: i tassi di crescita dei consumi della classe media sono in forte aumento. Tanto che nei prossimi cinque anni sono destinati a raddoppiare». Riccardo Monti, direttore della sede di Roma e delle attività internazionali della Value partners, spiega che l’aumento atteso è di almeno il 6% l’anno e riguarderà telecomunicazioni e beni di largo consumo, servizi finanziari e grande distribuzione. «Incrementi di gran lunga superiori a quelli dell’Unione europea, che nei prossimi dieci anni crescerà del 2-2,5% l’anno», aggiunge Monti. Proprio Value partners ha collaborato alla preparazione del seminario su «Riforme strutturali, privatizzazioni e opportunità d’investimento nella Federazione russa», che si terrà domani a Roma a cura del ministero degli Affari esteri italiano e del Ministero per lo sviluppo economico e il commercio russo, nell’ambito del Forum RussiaItalia in programma da oggi a venerdì nella capitale. Ma i riflettori romani su Mosca si sono accesi già ieri, con l’incontro fra il ministro italiano degli Esteri, Gianfranco Fini, e il ministro delle Finanze russo Alexey Kudrin nel quadro dell’ottava riunione del Consiglio di cooperazione economica e finanziaria tra i due Paesi. Una cooperazione che va rafforzata. Negli ultimi cinque anni gli investimenti diretti esteri in Russia sono cresciuti del 20% l’anno, superando quota 8,3 miliardi di dollari nel 2004. Performance significative, anche se molto inferiori a Cina (57 miliardi di dollari) e Brasile (16). Marginali, nonostante qualche eccezione, risultano però gli MI.CA. 1 Mercoledì 22 Giugno 2005 - N. 169 — PAGINA 11 Oggi al via gli incontri istituzionali e quelli tra aziende hanno già puntato sulla Russia risorse significative. Indesit ha conquistato la leadership negli elettrodomestici, Duferco ha una presenza significativa nell’acciaio, Elsag nell’automazione, Pirelli nei pneumatici, Alenia nell’industria aeronautica, Intesa nei servizi bancari, Enel, Aem, Amga e Eni nell’energia. «Le prospettive di sviluppo risultano interessanti per quattro motivi: le dimensioni del mercato, la grande disponibilità di materie prime, la scolarità elevata, la tenUniti, il 7% da Olanda e Francia. verso l’Italia di petrolio e gas (pari ri, per un interscambio commercia- denza all’aumento dei consumi» Meno deludenti, invece, risultano i all’86% dell’export). Tra le impor- le complessivo che nel 2004 am- dice Monti, che ritiene «assolutadati dell’interscambio, su cui inci- tazioni spiccano beni di consumo, montava a 14,6 miliardi di euro. mente infondato il timore d’instadono le esportazioni dalla Russia in particolare di lusso, e macchinaUna decina d’imprese italiane bilità politica», ritenuto «un problema relativo». Pesano, invece, barriere linguistiche importanti (anche I SETTORI TRAINANTI se l’inglese risulta sempre CONSUMI AUTOMOBILI TLC ENERGIA più diffuso) e la 1 Boom di linee. Nel 1 Gas. La Russia è 1 Mercato interno. 1 Marche estere. A burocrazia Tra il 1999 e il 2003 crescere sono 2004 il 25% dei russi il principale dell’amministraproduttore mondiale le vendite al dettaglio soprattutto le vendite aveva il telefono fisso zione pubblica di auto straniere, in Russia sono più e il 37% possedeva di gas naturale (a cui peraltro aumentate in media un cellulare: il che raddoppiate ed (27,6% del gli italiani sono del 19% all’anno dal margine di crescita entro cinque anni mercato). abituati). 1997, a scapito di sono destinate a degli utenti del 1 Petrolio. Nei prossimi valere nuovamente il quelle russe. settore è ancora alto. Il Paese è il mesi, per quan1 Delocalizzazione. 1 Telecom straniere. secondo produttore doppio. to riguarda le In aumento anche la La presenza di mondiale di greggio 1 Grandi catene. imprese italiaproduzione di vetture operatori stranieri è Nel Paese cresce (11,1%). ne, le operaziostraniere destinata a crescere anche la presenza 1 Elettricità. In ni in arrivo sodirettamente in grazie anche alla delle grandi catene vista della riforma no quelle avviaprivatizzazione del distributive straniere, Russia: erano del settore, il te dall’Enel e 53.650 nel 2003, principale operatore come Auchan, comparto è dall’Eni (rispetdiventeranno russo di telefonia destinato ad attirare Carrefour e la tivamente la 215mila nel 2006. fissa. tedesca Real. nuovi investimenti. partecipazione alla prima privatizzazione nella distribuzione di energia elettrica e l’entrata nel capitale della Yugankneftagoz), dalla Finmeccanica (nell’aerospazio e nella difesa), da UniCredit (trattative per la Rote i settori industriali interessati. ito 22 impianti. Stiamo lavorando sottolineata anche da Yuri Ra- sbank). «Tanto interesse si spiega «Il gruppo ha una lunga tradizio- nei parchi industriali di Lipetzk per dchenko, presidente di Litintern: «I perché la classe dei cittadini con ne in Russia — ha commentato Ari- elettrodomestici e componentistica vertici di Litintern hanno avuto mo- profili di consumo analoghi a quelstide Merloni, presidente di Merloni elettromeccanica e Dubna per i beni do di apprezzare il partner italiano li europei ha raggiunto i 40 milioProgetti — dal 1975 abbiamo costru- di consumo». Una collaborazione nella realizzazione di opere di gran- ni» spiega Monti, che aggiunge de portata industriale, elevata com- una raccomandazione alle impreplessità e ampi contenuti, solide dal se industriali interessate a crescere punto di vista delle strategie indu- in Russia: «Cercarsi un partner locale, che faciliti il rapporto con striali e del finanziamento». «Proprio in Russia abbiamo ini- le istituzioni e aiuti a capire meROMA 1 La Russia spera di completare le trattative per l’inziato la nostra attività di ambasciato- glio il mercato, compresa la scelta gresso nella Wto entro il 2006, ma non è da escludere un ri dell’ingegneria italiana con la rea- del pacchetto d’incentivi più interitardo fino al 2007-2008. A sostenerlo è Alexey Kudrin, lizzazione del primo stabilimento a ressante tra i molti disponibili». ministro delle Finanze di Mosca, intervenuto ieri a Roma alla Kirov — ha spiegato Marco MarFABIO TAMBURINI conferenza «La Russia nella Wto» organizzata da Banca Intesa chioni, amministratore delegato di e dall’Istituto affari internazionali. Perde quindi valore l’ipotesi Merloni Progetti — Questi accordi ottimistica di un ingresso di Mosca — l’ultima grande econosono la conferma della validità della mia ancora esclusa dall’Organizzazione mondiale del comemrnostra recente apertura verso nuove cio — già a fine anno, in corrispondenza del vertice interminitecnologie nei settori delle costruziosteriale di Honk Kong. ni, dell’energia e dell’ambiente». Quattro giorni di grandi lavori per non perdere la partita russa M + Italia in ritardo come investitore - Risultati migliori per l’interscambio investimenti delle imprese italiane, pari nel 2003 al solo 3% del totale contro il 25% in arrivo dalla Germania, il 12% da Regno Unito e Stati A Merloni commesse per 140 mln ROMA 1 Una partnership storica che si rafforza, quella tra Merloni e la Russia. La società di ingegneria del gruppo di Fabriano, Merloni Progetti, ha firmato contratti per 140 milioni di euro con Litintern Consult, società russa specializzata nell’ammodernamento di impianti industriali. Il finanziamento delle opere sarà erogato nell’ambito della linea di credito concordata tra Mediobanca e Vnesheconombank (la terza banca russa) e ratificata ieri in occasione del Consiglio di cooperazione italo-russo che ha anticipato i lavori del Forum che si apre oggi a Roma. Si prevede che i lavori, di cui Merloni Progetti è main contractor, siano completati entro due anni; meccanica leggera, energia, ambien- Per Mosca niente Wto fino al 2006 La sfida asiatica / Il ministro degli Esteri K. Natwar Singh a Roma L’impresa punta sull’India Pressing di Confindustria per mettere a frutto il «disgelo» d’inizio anno ROMA 1 Confindustria non vuol perdere esteri senza l’obbligatorietà di un’autorizla partita indiana. La parola d’ordine é: zazione ufficiale», ha tenuto a sottolineare non far calare la spinta propulsiva al rilan- Montezemolo in chiusura del suo saluto cio dei rapporti tra Italia e India innescata all’ospite indiano. dalla missione d’affari nel grande mercato Iniziative di "follow up", quelle di Conasiatico dello scorso febbraio, al seguito findustria, che danno progressiva attuaziodella visita di Stato del presidente Ciampi. ne agli accordi di collaborazione firmati a Con l’obiettivo di recuperare il ritardo ac- febbraio con le due associazioni industriali cumulato, in ogni caso inferiore di quello indiane (Fcci e Cii). E che possono sfruttache scontano in terra cinese, le aziende sono così in prima linea. Ed è apparso chiaro ieri in occasione dell’incontro tra il ministro degli Esteri di New Delhi K. Natwar Singh, in visita a Roma, e il presidente degli industriali Luca Cordero di Montezemolo. Presenti i vertici di quasi tutti i grandi gruppi italiani che avevano contribuito, insieme ad altre 250 aziende, al "disgelo" dei rapporti di inizio d’anno. L’impegno è quello di marciare a tappe forzate nell’individuare occasioni di business, in India come in Italia, senza rinunciare ad avanzare richieste ben precise all’Esecutivo del premier Manmohan Singh, Il ministro degli Esteri indiano K. Natwar Singh (Ap) alla guida di un Paese di oltre un miliardo di abitanti e per lungo tempo re la vivacità dell’economia indiana: una piuttosto chiuso agli scambi internazionali crescita del +8,5% nel 2004 e, dato reso così come all’ingresso di capitali esteri. «Il pubblico ieri da Ernst & Young, un aumenGoverno indiano deve mettere a punto stra- to del 638% dei capitali raccolti con le Ipo tegie appropriate e iniziative per attirare e (offerte pubbliche iniziali) sempre nello supportare nuovi investitori italiani. Au- scorso anno. Con una progressiva apertura mentando, ad esempio, il numero dei setto- alle imprese estere che arrivano sempre ri industriali e retail aperti agli investitori più numerose, anche alla luce delle occa- sioni di business che si potranno aprire in futuro grazie all’inedita voglia di cooperazione economica tra giganti fatta balenare da Cina e India. È così che, già in aprile, Confindustria insieme al ministero dei Trasporti ha realizzato, anche in vista della visita del ministro Lunardi a luglio, una missione tecnica a New Delhi e Munbai sul fronte caldissimo delle infrastrutture. Un fronte il cui potenziamento è obiettivo strategico per lo sviluppo dell’India. È seguito, a metà giugno, un seminario tecnico a Roma cui hanno partecipato le principali compagnie del settore unitamente alle banche. E i primi frutti per le imprese italiane starebbero già arrivando a maturazione. Tessile, arredamento e componentistica auto sono gli altri campi su cui si sta lavorando. Nell’incontro di ieri è emersa anche la possibilità di una missione in India, guidata dal presidente di Confindustria, agli inizi del prossimo anno. A settembre è invece già prevista una riunione del gruppo di lavoro sull’agroalimentare. Con l’Università Bocconi si sta identificando un pacchetto di formazione mirato al Paese asiatico. Esponenti del Gruppo Tata, il gigante industriale indiano estremamente diversificato, arriveranno invece in Italia per possibili investimenti sul nostro turismo. SARA CRISTALDI DALLA PRIMA PAGINA B + Le famiglie italiane spendono una parte cospicua del loro reddito, quasi il 10%, su tessili, abbigliamento e calzature. Un calo medio dei prezzi di tali beni del 20% aumenterebbe il reddito reale delle famiglie del 2 per cento. Il maggior potere di acquisto delle famiglie italiane si tradurrebbe in un aumento della domanda anche per altri beni con ricadute positive sugli altri settori e sui consumi aggregati. Si potrebbe obiettare che una parte importante della domanda italiana di beni d’abbigliamento non si rivolge ai beni cinesi, troppo specializzati nella bassa gamma. Verissimo. Ma allo stesso tempo va ricordato come il peso dei consumi dei beni di minore qualità cresce al diminuire del reddito. Le importazioni sono a loro volta molto sbilanciate verso i beni a più bassa qualità. Una riduzione del prezzo di tali beni avreb- Pechino non fa paura be quindi effetti del tutto benefici sulle classi meno abbienti e, di riflesso, un effetto redistributivo di segno favorevole. La minaccia cinese. E’ indubbio che i volumi delle importazioni di tessili e abbigliamento dalla Cina siano cresciuti a ritmi molto rapidi, mettendo in difficoltà una parte delle nostre imprese. Va però ricordato come all’aumento delle quantità ha fatto riscontro un calo significativo dei prezzi, come ricordava Daniel Gros su lavoce.info. L’aumento in valore rimane nondimeno significativo: nei primi tre mesi del 2005, secondo Eurostat, le importazioni dalla Cina verso i principali mercati dell’area dell’euro sono cresciute del 47% rispetto al periodo corrispondente del 2004. Il dato ca si ponga l’obiettivo di contenere questi costi e agevolare il processo di ristrutturazione delle nostre imprese, attuando veramente le politiche di sostegno alla competitività - favorendo gli investimenti in ricerca e sviluppo, quelli in capitale umano, l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, riducendo l’onere fiscale a carico delle imprese, introducendo un moderno sistema di ammortizzatori - spesso promessi, ma ancora più spesso rinviati. Anche le imprese dovranno ovviamente fare la loro parte, abbandonando produzioni per le quali si è eroso il vantaggio competitivo e investendo in capitale umano e ricerca e sviluppo. Altrimenti, fra qualche anno, alla scadenza dell’accordo, il cosiddetto «problema cinese» si ripresenterà con ben maggiore gravità. più sorprendente è però un altro: nel loro complesso, le importazioni di tessili e abbigliamento dai paesi extra Ue sono diminuite. L’aumento delle importazioni dalla Cina è avvenuto quindi a scapito di altri paesi, soprattutto di quelli in via di sviluppo. Analoghi andamenti si riscontrano per le importazioni di calzature. La crescita delle importazioni extracomunitarie non è quindi la causa precipua delle difficoltà dei nostri produttori. In estrema sintesi, le opportunità che l’integrazione della Cina nell’economia mondiale offre ai nostri consumatori e alle nostre imprese sono sicuramente maggiori dei costi che questo processo impone ad alcuni settori produttivi. Nondimeno è es- GIORGIO BARBA NAVARETTI senziale che la politica economiRICCARDO FAINI Y +