A MOSCA … PER ASCOLTARE Fra José Rodriguez Carballo in

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A MOSCA … PER ASCOLTARE Fra José Rodriguez Carballo in
A MOSCA …
PER ASCOLTARE
Fra José Rodriguez Carballo in dialogo fraterno
con i rappresentanti della chiesa cattolica e della chiesa ortodossa
Mosca, 21-24 marzo 2006
Un piccolo inconveniente o incidente di percorso sembrava danneggiare o togliere qualcosa
alla riuscita dell’atteso incontro tra Fra José Rodriguez Carballo, Ministro generale dei frati minori,
ed Alessio II, Patriarca della Chiesa ortodossa russa: recandosi all’appuntamento Fra José si accorge
di aver dimenticato in hotel il testo del breve discorso che aveva preparato. A conclusione
dell’incontro, unanimemente si è preso atto che la dimenticanza non ha creato nessun
inconveniente, anzi, ha dimostrato ancora una volta che il vero dialogo incomincia dall’ascolto. Di
fatto, fu il Patriarca a prendere per primo la parola e a dare il tono al discorso e Fra José, che si era
recato a Mosca proprio per dialogare, cioè per mettersi in sintonia con il suo interlocutore, non ha
avuto fatica a inserirsi nella stessa lunghezza d’onda in un dialogo veramente fraterno e sincero,
sempre nella dovuta chiarezza e coerenza.
Non è stato difficile applicare questo metodo in tutti gli incontri programmati, perché Fra
José, eccetto che in un caso, è sempre stato preceduto dal discorso dell’interlocutore ospitante. Ed è
stato proprio l’attento ascolto che gli ha permesso di trasmettere in maniera viva e convincente il
suo messaggio.
In questa maniera Fra José si è inserito perfettamente in quel circolo di dialogo che ha
ispirato fin dagli inizi la presenza dei frati minori in Russia. Un dialogo che, per essere autentico, si
sviluppa in cinque direzioni: prima di tutto si deve sviluppare all’interno, fra i membri della
comunità locale; in secondo luogo è importante il dialogo fra la comunità e il proprio Ordine, in
modo che l’esperienza della comunità coinvolta possa essere conosciuta e condivisa da tutto
l’Ordine; in terzo luogo è necessario un dialogo con le autorità e direttive centrali ufficiali della
propria chiesa, attuandone con coerenza i principi: nel nostro caso i principi del Vaticano II; in
quarto luogo, è necessario un dialogo con i rappresentanti locali della propria chiesa, comprendendo
le loro difficoltà e aiutandoli a superarle, tendendo verso una sintonia con i principi fondamentali
del Concilio; solo sulla base di quest’esperienza di dialogo interno è poi possibile intrattenere un
dialogo con l’esterno.
Varie sono state le vicende della presenza dei frati minori in Russia a partire dal primo
incontro di un Ministro generale con il Patriarca di Mosca, quando Fra Hermann Schalück, nel
gennaio 1993, si è inserito in territorio ortodosso con il saluto di “Pace e Bene”. Un saluto bene
accolto, perché accompagnato dall’assicurazione di una presenza francescana caratterizzata prima
di tutto dalla condivisione spirituale, con l’impegno di piena disponibilità, di rispetto e di
collaborazione con i responsabili e i fedeli della chiesa locale. Per confermare tutto questo, nei
giorni 21-24 marzo si è ripresentato fra José, accompagnato da Fra Miguel Vallecillo, Definitore
generale e Presidente del Servizio per il dialogo, da Fra Jim Edmiston, Presidente delle fraternità
dei frati minori presenti in Russia e Kazakistan, da Fra Roland Shakals, Parroco della Parrocchia del
S. Cuore a S. Pietroburgo, e da Fra Tecle Vetrali, Segretario del Servizio per il dialogo dell’Ordine.
Il dialogo del Ministro ha avuto cinque punti di concentrazione espressi, rispettivamente,
negli incontri con il Vescovo cattolico locale, Mons. Thadeusz Kondruziewicz, con il Nunzio
pontificio Mons. Antonio Mennini, con il Patriarca Alessio II, con il Presidente del Dipartimento
per gli affari esteri del Patriarcato di Mosca il Metropolita Cirillo di Smolensk e con i rappresentanti
dei frati locali.
Con il Vescovo romano cattolico Mons. Thadeusz Kondruziewicz
Per un cattolico non ci può essere un dialogo ecumenico al di fuori del dialogo con la chiesa
cattolica locale. Per questo è significativo che Fra José apra i suoi colloqui con un incontro con il
Vescovo cattolico della chiesa locale. Egli illustra lo spirito della presenza dei frati minori
nell’ambito della diocesi di Mosca e S. Pietroburgo e lo scopo del suo viaggio: confermare e
rafforzare i vincoli di comunione con la chiesa cattolica e con la chiesa ortodossa presenti in Russia.
L’ambito di comunione privilegiato dai frati minori è quello della condivisione della propria
esperienza spirituale, in modo particolare curando un rapporto fraterno con i monaci ortodossi.
La cordiale accoglienza offerta dall’Arcivescovo è stata arricchita da preziose e concrete
illustrazioni sulla situazione ecumenica locale: i rapporti con il Patriarcato sono migliorati, almeno
ufficialmente ed esternamente; il Metropolita Ilarion, rappresentante della Chiesa ortodossa russa a
Vienna, vede possibile e auspicabile un’ “alleanza strategica” fra la chiesa ortodossa e quella
cattolica contro i fenomeni del materialismo, della secolarizzazione …; la commissione cattolica –
ortodossa per esaminare i casi di proclamato proselitismo funziona abbastanza bene: ci sono meno
lamentele, legate per lo più ad alcune attività della Caritas; attualmente la Chiesa ortodossa ha gravi
problemi nei rapporti con i musulmani, in seguito alla pubblicazione di un libro che diffonde
discredito nei confronti dell’islam; la parte musulmana ha risposto con un libro analogo contro
l’Ortodossia e soprattutto preannunciando l’uscita dal Comitato delle religioni riconosciute come
tradizionali in Russia; la situazione si è acuita in seguito alla presentazione della legge
sull’insegnamento della religione ortodossa nelle scuole. Buoni sono i rapporti sia ufficiali che
personali dei cattolici con i musulmani (fenomeno non raro fra le minoranze). Il Mufti di Mosca sta
pensando di inviare suo figlio a studiare in qualche centro che gli permetta di conoscere la teologia
cristiana e cattolica. Dopo uno scambio informale di pareri, l’Arcivescovo si ripromette di mettersi
in contatto con l’Istituto ecumenico di Venezia, nel caso che il Mufti ritorni sull’argomento.
L’Arcivescovo chiede informazioni sulla situazione nell’Europa occidentale riguardo ai
problemi dell’insegnamento della religione e del rapporto con l’islam, soprattutto dopo le recenti
dichiarazioni dei Cardinali Martino e Ruini riguardo all’insegnamento del Corano nelle scuole
italiane.
Concluso lo scambio di informazioni, Fra José offre all’Arcivescovo i tre sussidi per la
formazione al dialogo che il Servizio per il dialogo mette a disposizione di tutti i frati come
strumento di sensibilizzazione a una delle dimensioni fondamentali della spiritualità francescana.
Con il Nunzio pontificio Mons. Antonio Mennini
Il Nunzio a Mosca, Mons. Antonio Mennini coglie tutti di sorpresa. Egli prende subito la
parola, non solo per dare il benvenuto, ma soprattutto per compiacersi ed esprimere apprezzamento
per l’iniziativa di dialogo intrapresa dal Ministro generale. La sorpresa è legata soprattutto alla
sintonia che emerge fra le originarie linee direttive della presenza dei frati minori in Russia e le
parole del Nunzio. Sorprendono soprattutto alcune accentuazioni che difficilmente si riscontrano in
ambienti ufficiali e diplomatici: l’importanza della testimonianza dei martiri, che però non va
sfruttata dai sopravissuti come bandiera per la rivendicazione di prestigio o superiorità ecclesiale o
spirituale: tutti i martiri hanno dato la vita per la stessa causa; non lasciarsi abbagliare dal
proclamato principio della reciprocità, che vale fra entità che si riconoscono nei medesimi principi e
fondamenti; il dialogo cristiano parte da un profondo sentimento di grande amicizia; la presenza in
queste terre deve essere animata da un grande amore per tutta la gente, non solo del proprio gruppo;
bisogna avere un cuore aperto che sappia scoprire soprattutto la ricchezza spirituale dell’altro e
chiedersi prima di tutto che cosa l’altro ci può dare; occorre entrare nella realtà concreta dei
problemi degli altri e saper comprendere con amore i loro punti deboli; anche in Russia ci sono
realtà positive di dialogo che vanno conosciute, apprezzate e valorizzate come esempio trainante: a
questo proposito egli cita l’attività che i nostri frati di S. Pietroburgo portano avanti in stretta
collaborazione con il sacerdote ortodosso e il pastore luterano.
Di fronte a queste parole risulta superfluo illustrare lo scopo della visita e lo spirito della
presenza dei frati minori in Russia. Non resta che ringraziare il Nunzio per le sue parole di guida e
incoraggiamento, segnalandogli che proprio analoghe considerazioni hanno ispirato la prima
presenza dei frati minori nella Russia ortodossa; ne rende testimonianza il primo capitolo del
secondo sussidio di formazione al dialogo che viene offerto al Nunzio.
Altra sorpresa è offerta dal Vescovo ospitante quando, per poter prolungare il tempo del
dialogo, invita a pranzo tutta la delegazione: un’opportunità per uno scambio di informazioni sulla
vita dell’Ordine e della Chiesa.
Con Sua Santità il Patriarca Alessio II
Anche se condotto secondo tutte le norme degli incontri ufficiali, con la presenza di
fotografi e rappresentanti della stampa, il colloquio con il Patriarca Alessio è molto cordiale,
concreto e costruttivo; i veri problemi non sono coperti da accorgimenti diplomatici. Chi ha
partecipato ad incontri analoghi nei tempi passati nota che qualche cosa sta cambiando
nell’atteggiamento del Patriarcato di Mosca nei confronti della Chiesa cattolica.
Alessio II prende subito la parola e si dimostra informato sulla storia e sulla presenza dei
suoi ospiti nell’ambito del suo territorio pastorale. Da lui sappiamo che i francescani erano presenti
a Kiev già nel 1245. Anche oggi egli è a conoscenza della presenza dei frati minori per la cura
pastorale dei cattolici latini condotta senza proselitismo e senza voler portare il cattolicesimo agli
ortodossi. Per il Patriarca è importante che i francescani seguano le direttive del Papa Benedetto
XVI che nell’enciclica “Deus Caritas est” afferma che il servizio sociale non deve essere il motivo
della presenza della chiesa in un territorio, naturalmente anche in Russia. In ogni caso sarà da
evitare ogni forma di proselitismo.
Subito dopo il capo della Chiesa ortodossa russa scende nel concreto, indicando molte cose
che le due chiese possono fare assieme: in un mondo secolarizzato e materialista esse possono
levare una voce comune nei campi della morale, della famiglia, della bioetica. Egli è convinto che
una collaborazione in questi campi avrebbe successo ed assicura di volere fermamente una
collaborazione in questi settori: “il mondo secolarizzato di oggi ha bisogno della nostra
testimonianza”.
Il Patriarca si compiace nel sentire da Fra José che egli intende proseguire il pellegrinaggio
avviato dal suo predecessore nel 1993 e che la linea dei frati minori è quella tracciata dal Concilio
Vaticano II che riconosce le chiese cattolica e ortodossa come “chiese sorelle”; particolare
soddisfazione esprime quando il Ministro generale riconosce la Russia come territorio ortodosso e
ribadisce l’impegno dei frati minori ad astenersi da ogni proselitismo, indirizzando la propria
attività all’assistenza pastorale delle comunità cattoliche latine, in uno spirito di collaborazione
fraterna con la Chiesa ortodossa.
Ma Fra José, alla disponibilità alla piena collaborazione nei campi segnalati dal Patriarca
aggiunge un motivo specifico che lo ha portato a questo incontro: è noto che la spiritualità e la
tradizione ortodossa e quella francescana hanno molti elementi in comune; dopo la prima visita del
Ministro generale nel 1993 sono nati incontri per condividere esperienze spirituali: frati francescani
si sono recati a incontrare monaci russi nei loro monasteri in Russia e monaci ortodossi si sono
recati in santuari e conventi francescani, sempre nel rispetto delle diversità. Egli si dichiara convinto
che i francescani hanno molto da ricevere dalla spiritualità ortodossa, come anche che essi possono
offrire qualche cosa; S. Francesco è un uomo che ha vissuto e predicato la fraternità universale.
Il discorso entra più in profondità quando il Patriarca ricorda le sofferenze dei cristiani in
Russia negli anni 70 del secolo scorso: “agli occidentali è difficile anche solo immaginare quale era
la vita della Chiesa ortodossa: tanti martiri, confessori e testimoni, più che nei primi secoli del
cristianesimo; tanta gente adesso capisce che senza Dio non si può vivere; bisogna impostare la vita
del popolo russo in senso cristiano”.
L’incontro si conclude in un’atmosfera di aperta e sincera fraternità, carica di significato
spirituale, e anche il consueto scambio di doni non ha nulla di banale. Si incomincia con lo scambio
dei ringraziamenti, che non rivela nulla di formale. Fra José ringrazia il Patriarca per l’accoglienza,
per le sue parole, per l’apprezzamento e l’incoraggiamento ricevuto e per l’invito alla
collaborazione. Egli ricorda che i frati minori, sparsi in 154 paesi, stanno pregando per la Chiesa
russa e per il suo Patriarca e per il buon esito del presente incontro. Sorprendente e particolarmente
gradito il ringraziamento del Patriarca per la presenza dei frati minori in Russia e nel mondo; egli
ringrazia pure per l’impegno dichiarato di collaborare con la Chiesa ortodossa nei settori da lui
indicati, convinto che la voce unanime delle due chiese troverà la gente pronta ad ascoltare.
Messo al corrente che la delegazione si accinge a partire in pellegrinaggio alla tomba di San
Sergio, il Patriarca ricorda che è un posto dove la gente va da secoli per rafforzarsi spiritualmente
sotto la protezione di San Sergio e augura a tutti noi l’amore del santo.
Il primo dono che ci si scambia è l’assicurazione della preghiera reciproca, quindi il
Patriarca offre a Fra José la sua medaglia e una preziosa icona della Madonna del Kazan e agli altri
membri della delegazione un libro che illustra la sua attività pastorale e i suoi viaggi.
All’uscita dall’incontro i frati si sono guardati nel volto scambiandosi le prime impressioni: i
volti erano sereni e sorridenti e le parole esprimevano gratitudine, speranza e fondata fiducia.
L’incontro con il Patriarca Alessio assume significato anche dalla cornice in cui è stato
inserito. La visita alla pinacoteca di Tretjakov, santuario che custodisce alcune fra le più preziose
icone russe, è stata la vera preghiera e canto di lode del mattino e il primo momento di incontro e di
ascolto di tutta una tradizione spirituale. Dopo la visita eravamo nello stato d’animo migliore per
incontrare il rappresentante ufficiale della chiesa che ora incarna quella tradizione.
Dopo l’incontro con il Patriarca la delegazione è partita in pellegrinaggio alla tomba di S.
Sergio: sia il tempo che il luogo hanno favorito momenti di serenità e di riflessione, assistendo alla
preghiera quaresimale nella chiesa principale. Simpatico è stato l’incontro con una studentessa di
musica la quale, appena ci ha notato si è accostata a noi, esprimendo la sua simpatia per i
francescani che ha conosciuto in Terra Santa. Ha insistito per introdurci nella cappella del
seminario, dove abbiamo potuto gustare un’accurata esecuzione della tipica salmodia ortodossa. Ciò
che ha particolarmente meravigliato è stato il saluto sorridente di monaci, monache e laici, alcuni
dei quali, accostandoci ci chiedevano chi fossimo e a quale chiesa appartenessimo. Abbiamo potuto
gustare quanto è bello farsi conoscere attraverso il sorriso.
Con il Metropolita Cirillo di Smolensk, Presidente del Dipartimento dei rapporti con l’estero
Molto più concreto, ma ugualmente importante e positivo, è stato il discorso con Il
Metropolita Cirillo di Smolensk, Presidente del Dipartimento dei rapporti con l’estero. Egli
dimostra subito di aver colto il significato del nostro incontro ricordando che i rapporti della Chiesa
russacon le congregazioni religiose cattoliche risalgono al 1969; le delegazioni del Patriarcato che si
recavano in Italia visitavano sempre Assisi. Per lui i contatti con gli Ordini religiosi sono stati
importanti per i rapporti tra le chiese fra gli anni 60 e gli inizi degli anni 80 del secolo scorso; anche
oggi egli reputa importanti i rapporti spirituali, come i pellegrinaggi ai loro e ai nostri luoghi santi,
poiché i credenti e la gente semplice vanno avanti più attraverso il cuore che attraverso la mente;
per tal motivo è importante che la gente semplice e i monaci si conoscano e condividano le loro
esperienze spirituali.
Sono espressioni che Fra José non può che condividere e accogliere con entusiasmo: il suo
desiderio e la sua proposta di condivisione e collaborazione fra monaci russi e frati minori non ha
bisogno di ulteriori perorazioni. Non gli resta che riaffermare che è veramente il cuore quello che
capisce di più e che senza il dialogo del cuore diventa inutile il dialogo dottrinale; per questo è
fondamentale il dialogo della spiritualità. Ricordando che fu proprio il Metropolita Cirillo a inviare
la prima delegazione dei monaci russi in pellegrinaggio ai santuari francescani, egli ribadisce che
attraverso la mediazione delle nostre strutture per il dialogo è nostro desiderio continuare e
intensificare la collaborazione; è pure possibile una collaborazione a livello accademico fra le
nostre istituzioni: l’Ordine può realizzare questo tipo di collaborazione attraverso l’Istituto di Studi
Ecumenici di Venezia. In ogni caso, i monaci russi sono sempre i benvenuti ad Assisi e in tutti i
nostri conventi.
Come responsabile dei rapporti con l’estero, il Metropolita non può astenersi dal tracciare un
quadro della situazione circa i rapporti con la Chiesa cattolica. Negli anni 60 del secolo scorso i
rapporti erano ottimi, mentre problemi sono sorti negli ultimi anni; posiamo guarire le nostre ferite e
un incontro con il Papa Benedetto XVI lo fa sperare: c’è comune volontà di cambiare la situazione;
“la cosa più importante per lui e per noi è la consapevolezza che siamo chiese sorelle: così si entra
nel cuore del problema”; purtroppo la realtà concreta è lontana da questa verità.
Con grande sincerità il Metropolita traccia un duplice quadro enumerando prima le cose che
si devono fare e poi le cose da non fare.
Le cose che dobbiamo fare sono: conoscerci, scambiarci esperienze spirituali, collaborare
difendendo i valori cristiani in Europa e nelle istituzioni internazionali di fronte a incombenti
legislazioni che contrastano i valori cristiani; le chiese ortodossa e cattolica possono salvare
l’Europa dalla deriva proponendo un’antropologia teologica che hanno in comune. Il Metropolita
registra da parte cattolica, e in particolare nel Papa Benedetto XVI, una forte volontà di
collaborazione.
Le cose da non fare sono: invadere i territori tradizionalmente legati a una chiesa,
organizzando al loro interno strutture di attrazione e di espansione di altre tradizioni; “se
appariranno francescani russi soffrirò molto”, afferma il Metropolita, ammettendo che si possano
verificare casi particolari, “ma non può essere una strategia quella di aprire conventi per attirare la
gente”; non ci si può appellare alle leggi civili per rivendicare la libertà di coscienza; certamente
ogni persona può scegliere liberamente la propria religione, ma non si può impostare una strategia
delle conversioni e nei nostri rapporti abbiamo bisogno di rispettare le rispettive tradizioni; la
commissione mista per risolvere i casi sospetti di proselitismo funziona e si spera di risolvere tutti i
casi difficili.
E’ sorprendente constatare la corrispondenza fra le aspettative e le proposte del Metropolita
Cirillo e quelle di Fra José: intensificare e sviluppare la reciproca conoscenza e condividere
esperienze spirituali fra monaci ortodossi e frati minori. In base a questo accordo, la segreteria del
Metropolita e quella del Servizio per il dialogo si metteranno all’opera per concretizzare una serie
di iniziative che coinvolgano tutti gli interessati a questo scambio di doni. Anche questo incontro,
quindi, si conclude all’insegna della speranza e della fiducia, con la prospettiva di un futuro di
amicizia e condivisione.
Con i frati Jim e Roland, rappresentanti dei frati locali
Ma il viaggio del Ministro in Russia non è stato solo un incontro con persone ancora non
conosciute: è stato contemporaneamente una festa di famiglia. Frate Jim Edmiston, Presidente delle
nostre Raternità in Russia e Kazakistan, e Frate Roland Schakals, Parroco della Parrocchia del S.
Cuore a S. Pietroburgo, sono stati accanto al Ministro dall’arrivo fino alla partenza. La loro
presenza ai vari appuntamenti e momenti del viaggio non aveva nulla di formale: il Ministro ha
voluto la loro presenza perché è attraverso i 27 fratelli che vivono in quelle regioni che si incarna
concretamente la presenza dell’Ordine. Senza di loro il Ministro non avrebbe potuto svolgere un
vero dialogo, nel senso accennato all’inizio. Ciò è stato sottolineato dalle parole rivolte dal Ministro
al Patriarca Alessio: “la presenza del presidente delle nostre fraternità in Russia è testimonianza e
garanzia dello spirito della nostra presenza”.
Questa fraternità ha avuto occasione di manifestarsi in numerose circostanze, quando i frati
hanno confidato al loro Ministro le loro aspirazioni, i loro sentimenti e i loro problemi, talvolta in
termini molto commoventi, che indotto a una seria riflessione tutti i membri della delegazione.
Come rimanere indifferenti di fronte ad affermazioni come questa: “noi abbiamo scelto la vita
francescana e sacerdotale quando ciò significava emarginazione, forse persecuzione o comunque
esclusione da ogni prospettiva di vita dignitosa; ringraziando il Signore, ora la situazione è
cambiata”. Per i frati presenti è stata di grande conforto la promessa del loro Ministro che si è
impegnato a ritornare, forse il prossimo anno, proprio per stare in mezzo a loro.
Conclusione ... o introduzione?
Il ritorno in Patria del Ministro non conclude un ciclo di iniziative ma riapre un tipo di
impegno che viene rilanciato con nuovo vigore. In questa serie di incontri Fra José si è confermato
nella sua convinzione sul valore del dialogo come componente fondamentale dell’identità e della
spiritualità francescana. Con il Patriarca Alessio II e con il Metropolita Cirillo ha impegnato
l’Ordine a sviluppare e approfondire i rapporti con la Chiesa ortodossa russa sia nel campo della
condivisione di esperienze spirituali sia in campo accademico, attraverso gli organismi appropriati. I
segretari delle due parti si sono già dati appuntamento per entrare nel concreto delle iniziative.
Ma non è solo un accrescimento delle iniziative comuni che segnerà l’esito positivo di questi
incontri. Fra José ha dichiarato ad Alessio II che il mondo francescano era in preghiera per la
Chiesa russa e per l’esito dell’incontro; all’interno di questo mondo sono da segnalare numerosi
monasteri di clarisse; nel momento del commiato il Ministro ha rassicurato il Patriarca di contare
sulla preghiera dei frati. E’ tutto un mondo spirituale che ha ripreso vigore. Anche il sacrificio
iniziale di Fra Finian McGinn che, appena arrivato all’aeroporto di Mosca ha dovuto subito
rientrare a Roma per motivi burocratici, accettando la disavventura e offrendola al Signore con
serenità, è stato certamente accolto da Dio ed ha sicuramente contribuito alla felice riuscita
dell’incontro. Riuscita veramente felice, anche se non si registrano e probabilmente non si
registreranno risultati esterni o decisioni operative eclatanti. Ma il lasciarsi con il cuore più caldo di
quando ci si è incontrati, e per di più con il comune proposito di proseguire e intensificare i rapporti,
non è piccola cosa. Al di là dei significativi doni che ci si è scambiati, restano le gradite e
inaspettate parole di commiato di Alessio II: “grazie per quanto fate in Russia e nel mondo”.