Sagunto: l`assedio, la città antica, il Museo

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Sagunto: l`assedio, la città antica, il Museo
Sagunto: l'assedio, la città antica, il Museo
di Nicoletta Marini
Indice
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Premessa
Arse-Sagunto prima di Annibale
La scelta di Annibale
L'assedio
La città romana
Il Museo
Cenni sito-bibliografici
Veduta della rocca di Sagunto, detta il Castillo di Murviedro1. Qui sorgeva l'acropoli della città antica.
1. Premessa
La moderna città di Sagunto, situata venticinque chilometri a nord di Valencia, in Spagna, è divisa
tra due nuclei: in alto la ciutad, a ridosso dell'antica acropoli (oggi Castell / Castillo di Murviedro),
e, in basso, a est, il porto, con i quartieri moderni e più popolosi.
La ciutad sorge addossata a uno scosceso sperone roccioso, ancor oggi impressionante per la sua
posizione di dominio sul territorio. In confronto al passato, il Mediterraneo appare arretrato rispetto
alla fertile pianura alluvionale, che si estende intorno su tre lati, un tempo coltivata a viti, ulivi e
1 Dove non indicato, le foto sono dell'autrice del contributo.
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frumento, adesso prevalentemente ad agrumi.
Una prima occupazione del promontorio si avrebbe intorno alla metà del VI sec. a.C.: è il periodo in
cui i Greci colonizzano il Mediterraneo occidentale. Sappiamo con sicurezza che gli Iberi, nel V
sec. a.C., vi fondano il nucleo di Arse. La posizione della città è strategica per il controllo militare
ed economico di una regione ricca per l'agricoltura, lo sfruttamento dei metalli e il commercio
marittimo e terrestre. In breve tempo Arse (Saguntum per i Romani, Zavkanqa per i Greci) acquista
una notevole forza economica. Ma, nonostante la sua ricchezza, Arse-Sagunto non diventò mai uno
dei principali centri del mondo antico. Lo è nella memoria storica degli antichi e dei moderni per
l'assedio con cui Annibale scatenò le ostilità contro Roma, la miccia che fece esplodere la Seconda
Guerra Punica.
Obiettivo del percorso qui delineato è di far conoscere attraverso le fonti letterarie e i risultati
dell'indagine archeologica i luoghi in cui si svolse l'assedio del 219 a.C., suggerendo un eventuale
viaggio di istruzione in una zona di notevole interesse storico, facilmente raggiungibile con
qualsiasi mezzo di trasporto ed eccellentemente attrezzata per il turismo.
2. Arse-Sagunto prima di Annibale
L'indagine archeologica ha dimostrato che il territorio di Sagunto era abitato già nell'età del Bronzo
(metà del II millennio a.C.). Su questa fase più antica sono in corso campagne di scavo e ricerche.
Meglio documentate appaiono le fasi storiche successive, ampiamente attestate nelle fonti antiche
che mettono in relazione Sagunto con la colonizzazione greca.
Livio ricorda (XXI 7,2):
Civitas ea longe opulentissima ultra Hiberum fuit, sita passuum mille
ferme a mari. Oriundi a Zacintho insula dicuntur, mixtique etiam ab
Ardea Rutulorum quidam generis; ceterum in tantas brevi creverant
opes seu maritimis seu terrestribus fructibus seu multitudinis
incremento seu disciplinae sanctitate, qua fidem socialem usque ad
perniciem suam coluerunt.
Quella città, posta a circa un miglio dal mare, fu di gran lunga la più
ricca al di là del fiume Ebro. Si dice che i suoi abitanti siano originari
dell'isola di Zacinto e che a loro si unirono anche alcuni Rutuli
provenienti da Ardea. In poco tempo erano diventati straordinariamente
ricchi vuoi per i proventi delle attività marittime e terrestri, vuoi per la
crescita della popolazione e l'affidabilità della loro politica con cui
rispettarono i patti verso i loro alleati a prezzo della loro rovina.
La notizia della fondazione greca di Arse-Sagunto compare anche in Strabone (III 159) e in
Appiano (Hisp. 7), ma, secondo la maggior parte degli studiosi moderni, è scarsamente
attendibile in quanto viziata dall'ideologia, tipica nel mondo greco-latino, di riportare a
fondazioni elleniche gran parte dei principali centri dell'antichità. Gli storici, oggi,
preferiscono infatti parlare non tanto di fondazione quanto di frequentazione da parte di
mercanti greci, forse provenienti da Massalia (oggi Marsiglia). L'antica Arse-Sagunto sarebbe
stata invece fondata dagli Iberi. Della fase iberica sopravvivono alcune porzioni delle mura
ciclopiche, frammenti di un'iscrizione in lingua iberica e sculture in pietra raffiguranti tori.
Questi ultimi reperti sono esposti nel Museo Archeologico di Sagunto, recentemente
risistemato.
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La sala dedicata ai reperti iberici del Museo Archeologico di Sagunto. In primo piano la scultura in pietra di un
toro, datata al IV sec. a.C. (foto tratta da www.cult.gva.es/dgpa/museosagunto/sala2_c.html)
3. La scelta di Annibale
Senz'altro una delle principali motivazioni che spinsero Annibale ad attaccare Sagunto fu la
ricchezza della città. Lo chiarisce Polibio (Storie III 17,3-7):
3. Nevmontai de; cwvran oiJ katoikou'nte" aujth;n pavmforon kai;
diafevrousan ajreth'/ pavsh" th'" jIbhriva": 4. h|/ tovte parastratopedeuvsa"
jAnnivba" ejnergo;" ejgivneto peri; th;n poliorkivan, polla; proorwvmeno"
eu[crhsta pro;" to; mevllon ejk tou' kata; kravto" eJlei'n aujthvn. [...] 7. ...
eujporhvsein me;n corhgiw'n aujto;" uJpelavmbanen pro;" ta;" ejpibolav",
proqumivan d j ejnergavsesqai tai'" dunavmesin ejk th'" ejsomevnh" eJkavstoi"
wjfeleiva", prokalevsesqai de; th;n eu[noian tw'n ejn oi[kw/ Karchdonivwn dia;
tw'n ajpostalhsomevnwn aujtoi'" lafuvrwn.
3. Gli abitanti possiedono un territorio fertilissimo, il più produttivo di tutta
l'Iberia. 4. Annibale, posto in quel tempo l'accampamento vicino alla città,
si preparò all'assedio, prevedendo numerosi vantaggi per il futuro qualora
l'avesse espugnata. [...] 7. ... pensava di ottenere una gran quantità di mezzi
per le sue imprese, di dare stimoli alle truppe grazie ai vantaggi che
ciascuno avrebbe potuto ottenere, di accattivarsi il favore dei Cartaginesi in
patria, una volta inviato lì il bottino.
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Nello stesso passo, con un salto temporale, Polibio anticipa l'esito dell'assedio, con il
compimento di questo obiettivo di Annibale:
9. pa'san de; kakopavqeian kai; mevrimnan uJpomeivna" tevlo" ejn ojktw; mhsi;
kata; kravto" ei|le th;n povlin. 10. Kuvrio" de; genovmeno" crhmavtwn
pollw'n kai; swmavtwn kai; kataskeuh'", ta; me;n crhvmata eij" ta;" ijdiva"
ejpibola;" parevqeto kata; th;n ejx ajrch'" provqesin, ta; de; swvmata
dievneime kata; th;n ajxivan eJkavstoi" tw'n sustrateuomevnwn, th;n de;
kataskeuh;n paracrh'ma pa'san ejxevpemye toi'" Karchdonivoi".
9. Dopo aver sopportato ogni difficoltà e tormento, alla fine in otto mesi
espugnò la città. 10. Impadronitosi di ricchezze, prigionieri e suppellettili
in gran numero, da un lato mise da parte le ricchezze per i suoi progetti
futuri, secondo il suo piano iniziale, dall'altro distribuì secondo il merito i
prigionieri tra chi aveva combattuto e inviò subito a Cartagine tutto il
bottino.
Un altro obiettivo è considerato prioritario da Annibale: precludere ai Romani la possibilità di
combattere in territorio iberico. Il suo "piano iniziale" contempla infatti l'idea di portare il
conflitto in Italia, valicando le Alpi.
5. Prw'ton me;n ga;r uJpevlabe parelevsqai JRwmaivwn th;n ejlpivda tou'
susthvsasqai to;n povlemon ejn jIbhriva/: deuvteron de; kataplhxavmeno"
a{panta" eujtaktotevrou" me;n ejpevpeisto paraskeuavsein tou;" uJf j
aujto;n h[dh tattomevnou", eujlabestevrou" de; tou;" ajkmh;n aujtokravtora"
o[nta" tw'n jIbhvrwn, 6. to; de; mevgiston, oujde;n ajpolipw;n o[pisqen
polevmion ajsfalw'" poihvsesqai th;n eij" tou[mprosqen poreivan.
5. In primo luogo, infatti, supponeva di eliminare dai Romani la speranza di
combattere la guerra in Iberia. In secondo luogo, poi, dopo averli intimoriti
tutti quanti, era convinto di rendere più ubbidienti quanti tra gli Iberi erano
stati già sottomessi e più guardinghi quanti erano ancora autonomi; 6.
soprattutto pensava che, se non si fosse lasciato alcun nemico alle spalle,
avrebbe potuto proseguire in tutta sicurezza la sua avanzata.
4. L'assedio
Come racconta Livio (XXI 5), Annibale procede, prima di sferrare l'attacco, a destabilizzare
l'area intorno a Sagunto. Attraverso mirate azioni militari che da un lato provocano il terrore
nei nemici e dall'altro rinsaldano alleanze - nonché speranze di bottino -, Annibale isola
Sagunto, alleata di Roma. Espugna e saccheggia la ricca città di Cartala, capitale degli Olcadi.
Muove guerra ai Vaccei, di cui conquista le città di Ermandica (oggi Salamanca) e Arbocala.
Attacca il popolo dei Carpetani.
Livio conclude (XXI 5,17): Et iam omnia trans Hiberum praeter Saguntinos
Carthaginiensium erant ("E ormai tutto, al di là dell'Ebro, ad eccezione di Sagunto, era in
mano cartaginese").
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Il cerchio intorno Sagunto si stringe.
Come racconta Livio (XXI 6,1), Annibale spinge i Turdetani, popolo confinante con Sagunto
e alleato con i Cartaginesi, a "stuzzicare" Sagunto. Il primo atto della sua guerra con Roma ha
del resto bisogno di una legittimazione: con i Cartaginesi in patria, infatti, Annibale si
giustifica dicendo di dover attaccare Sagunto in aiuto degli alleati Turdetani, ingiustamente
vessati da Sagunto.
Anche Sagunto, intanto, chiede aiuto ai Romani. Quando il senato romano decide finalmente
di inviare un'ambasceria ad Annibale, giunge la notizia che l'assedio è già iniziato (XXI 6,5):
hac legatione decreta necdum missa omnium spe celerius Saguntum oppugnari adlatum est
("Quando l'ambasceria era stata decisa ma non ancora inviata, giunse la notizia dell'assedio di
Sagunto, prima di quanto tutti si aspettassero").
I Romani decidono di porre di nuovo la questione all'ordine del giorno, in senato. Prevalgono
le colombe: non conviene concentrare le truppe contro Annibale e scatenare la guerra contro i
Cartaginesi, è meglio inviare ambasciatori in Spagna. Il comportamento dei patres, con il
senno di poi, può apparire poco lungimirante. Oggi, non si esclude che il senato non fosse
stato bene informato sulla situazione in Iberia. Ma è più probabile pensare a ragioni militari,
come ci suggeriscono le fonti antiche: i Romani evitavano, in quell'epoca, di essere impegnati
su più fronti, preferendo concentrare le truppe su un unico obiettivo, quello ritenuto più
importante. E, in quegli anni, c'era già un fronte caldo, l'Illiria, dove il potente Demetrio di
Faro saccheggiava e distruggeva le città alleate di Roma.
Polibio lo sottolinea quando ricorda che "i Romani ritenevano che la dinastia dei Macedoni
fosse molto forte: si affrettarono così a dare sicurezza ai territori a Oriente dell'Italia,
pensando di poter prevenire il nemico" (Storie III 16,5-6).
Dieyeuvsqhsan de; toi'" logismoi'": katetavchse ga;r aujtou;" jAnnivba", ejxelw;n
th;n Zakanqaivwn povlin. Kai; para; tou'to sunevbh to;n povlemon oujk ejn
jIbhriva/, pro;" aujth/' de; th/' JRwvmh/ kai; kata; pa'san genevsqai th;n jItalivan.
Ma sbagliarono i loro calcoli: infatti li prevenne Annibale, che espugnò la città di
Sagunto. E così la guerra si fece non in Iberia, ma proprio alle porte di Roma e in
tutt'Italia" .
Annibale scatena l'attacco nel marzo 219 a.C., consapevole dei rischi e delle difficoltà.
Livio, nel suo dettagliato resoconto, scrive (XXI 7,1): Dum ea Romani parant consultantque,
iam Saguntum summa vi oppugnabatur ("Mentre i Romani discutevano e preparavano questi
provvedimenti, ormai Sagunto era attaccata senza risparmio di forze").
L'espressione summa vi lascia intendere la feroce determinazione di Annibale e l'entità del
suo schieramento. Livio tramanda che gli uomini armati di Annibale erano 150.000 (XXI
8,3), mentre i Saguntini che combattevano su più punti del circuito murario "non erano
sufficienti a difendere e ad accorrere dappertutto" (oppidani ad omnia tuenda atque
obeunda ... non sufficiebant). Annibale impiega senza risparmio tutti gli armamentari per
l'assedio: vinee, arieti, torri mobili, catapulte e balestre. Il condottiero punico non sottovaluta
che Sagunto è protetta da un circuito murario di due chilometri, con bastioni molto alti, e sa
che i sentieri per accedere alla città sono impervi e completamente esposti alla vista di chi
difende le mura.
Ancora oggi è possibile capire, dalla posizione naturale del sito, ma anche dai resti delle mura
antiche e dal disegno della cinta moderna, le difficoltà che doveva incontrare un esercito
invasore nell'attaccare la rocca di Sagunto.
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Veduta dal basso della cittadella di Sagunto.
Viene spontaneo pensare che, se solo Sagunto avesse avuto a disposizione un maggior
numero di soldati e di forze (gli alleati romani?), non sarebbe caduta. Ma Annibale sa
prevenire e superare le difficoltà dell'assedio lungo otto mesi di attacchi, ritirate, inganni e
una grave ferita alla coscia che lo tiene lontano dal combattimento per un certo tempo (Livio
III 7,10). Dopo questo momento critico, i Cartaginesi riescono nell'impresa più ardua, vista la
natura accidentata del terreno: accostare gli arieti alle mura e ad abbatterne un segmento.
Crollano anche tre torri. Si apre così un varco.
È questo, nel racconto di Livio, il momento cruciale: i Saguntini pur di fermare il nemico,
"oppongono i loro corpi a difesa della patria rimasta sguarnita di mura; nessuno indietreggia,
per non permettere ai nemici di occupare lo spazio abbandonato da lui" (III 8,8 Saguntinis
pro nudata moenibus patria corpora opponentibus nec ullo pedem referente, ne in relictum a
se locum hostem inmitteret). Contro le aspettative dei Cartaginesi, i Saguntini respingono il
nemico e resistono. A questo punto arriva l'ambasceria romana che, in modo pretestuoso,
viene dirottata a Cartagine. Per Sagunto è l'ennesima perdita di tempo prezioso. Per Annibale
la possibilità di sferrare l'assalto decisivo. Gli assediati sono già allo stremo.
A Cartagine, secondo Livio, solo Annone, sin dall'inizio contrario all'attacco di Sagunto e in
generale alle imprese del giovane e troppo impetuoso Annibale, difende le ragioni del trattato
con Roma (Livio III 10,2). È il trattato stipulato tra Romani e Cartaginesi nel 241 a.C., al
termine della Prima Guerra Punica. Ma Annone ha contro il senato cartaginese. E mentre a
Cartagine la discussione si impastoia nei distinguo, Annibale, a Sagunto, infiamma i soldati,
lasciati a riposo qualche giorno, con la speranza di ricchezze (Livio III 11,3). "Poi scatenò
contro Sagunto un attacco molto più violento del precedente" (Inde oppugnatio eos aliquanto
atrocior quam ante adorta est III 11,6).
Simul crescit inopia omnium longa obsidione et minuitur expectatio
externae opis, cum tam procul Romani, unica spes, circa omnia hostium
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essent (III 11,12).
Nello stesso tempo aumenta la mancanza di tutto per il perdurare
dell'assedio e diminuisce l'aspettativa in un aiuto esterno, dal momento
che, tanto lontani i Romani, unica speranza, tutto intorno è del nemico.
Alla fine la città capitola. Tutti gli uomini adulti sopravvissuti - molti si sono uccisi prima vengono passati a fil di spada, le donne e i bambini fatti schiavi: sono i swvmata di cui parla
Polibio, che fanno parte del bottino dei soldati. Benché gran parte degli oggetti preziosi siano
già stati distrutti dai Saguntini che hanno così inteso sottrarli al nemico, Annibale si
impadronisce, com'era nei suoi piani, di un enorme bottino. È, secondo le parole di Livio,
l'ingens praeda che servirà, inviata in patria, a rinfocolare simpatie e alleanze (XXI 15,1-2).
Captum oppidum est cum ingenti praeda. Quamquam pleraque ab dominis de
industria corrupta erant et in caedibus vix ullum discrimen aetatis ira fecerat et
captivi militum praeda fuerant, tamen et ex pretio rerum venditarum aliquantum
pecuniae redactum esse constat et multam pretiosam suppellectilem vestemque
missam Carthaginem.
La città fu presa con un enorme bottino. Benché la maggior parte delle ricchezze
fosse stata distrutta volutamente dai proprietari, benché nelle stragi la furia (dei
Cartaginesi) non avesse quasi tenuto in nessuna considerazione l'età (dei vinti) e
i prigionieri fossero stati preda dei soldati, tuttavia risulta che molto denaro fu
ottenuto dal prezzo di quanto venne messo in vendita e che a Cartagine furono
inviati in gran quantità oggetti e tessuti preziosi.
5. La città romana
Sagunto viene poi riconquistata da Publio Cornelio Scipione nel 212 a.C. e ricostruita.
Diventa civitas foederata di Roma, come ricorda Cicerone (Pro Balbo 9,23). La cinta muraria
viene ampliata e consolidata. La spianata in cima all'antica acropoli assume l'assetto tipico
delle città romane, con il suo centro politico, sociale e religioso, cioè il foro: la basilica sul
lato ovest; le tabernae su quello a est; il tempio, che verrà dedicato ai membri della famiglia
imperiale, e la curia a nord; un ampio porticato a sud. Molti di questi edifici vengono
innalzati o ampliati in età augustea, periodo di nuova e grande espansione della città in
concomitanza con la risistemazione e il potenziamento della via Augusta, la principale strada
romana che costeggiava il litorale mediterraneo dell'Iberia e passava proprio per Sagunto. Il
Museo Archeologico di Sagunto e l'Antiquarium sull'acropoli espongono molti reperti e
iscrizioni rinvenuti nell'oppidum.
Senza dubbio, l'edificio più interessante è il teatro, innalzato intorno alla metà del I sec. d.C.
alle pendici della rocca. Si tratta del teatro romano meglio conservato in Spagna: la cavea, in
pietra, è addossata all'acropoli, mentre la scenae frons, andata distrutta, si ergeva con
imponenti colonnati verso nord-ovest. L'elegante teatro antico di Sagunto ha subito nei secoli
gravi danneggiamenti e spoliazioni, che ne hanno distrutto soprattutto il proscenium e la
scenae frons. Tra gli anni '80 e '90 del secolo scorso ed è stato oggetto di recupero da parte
dell'architetto italiano Giorgio Grassi, che non si è limitato a restaurare la parte antica, ma ha
saputo restituire l'edificio al suo ruolo urbano. Il teatro è infatti oggi una struttura polivalente
impiegata anche per spettacoli all'aperto.
Infine, nella parte bassa della città, lungo il torrente Palancia, i Romani costruiscono un circo
per le competizioni delle quadrighe (354 x 73 m.), capace di contenere anche 20.000
spettatori. Del circo, edificato alla metà del II sec. d.C., sopravvivono pochi resti.
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Il teatro di Sagunto come si presenta oggi, dopo il restauro dell'Arch. Grassi.
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6. Il Museo
Il Museo Archeologico di Sagunto è situato poco prima dell'ingresso alla zona archeologica e
al teatro romano, in Calle Castell, nella cosiddetta Casa del Mestre Peña. Il Museo, non solo
per la chiarezza espositiva, ma anche per l'efficacia didattica dei materiali audiovisivi, dei
plastici, delle carte e dei pannelli, consente al visitatore, e in particolare alle scolaresche, una
piacevole immersione nella città di duemila anni fa e nella sua evoluzione storica.
A pianterreno si aprono tre sale:
- sala 1: Quattro secoli di archeologia a Sagunto
- sala 2: La romanizzazione: da Arse a Sagunto
- sala 3. La città romana di Sagunto
Le prime due sale sono dedicate alla fondazione della città di Arse, alla fase iberica e alla
transizione da Arse a Sagunto, con le vicende dell'assedio. Oltre ai materiali di età iberica, cui
si è accennato, notevoli appaiono le collezioni di bronzetti del I sec. a.C. raffiguranti divinità
maschili. La terza sala, con materiali audiovisivi, espone reperti dell'oppidum romano.
Al primo piano le sale sono quattro:
- sala 4: L'economia
- sala 5: L'evoluzione della città
- sala 6: Gli spazi della vita
- sala 7: La vita domestica
La sala sull'economia illustra le molteplici attività produttive della regione dalla fondazione
all'epoca romana, evidenziando l'importanza dell'agricoltura e dei commerci del vino,
dell'olio e dei metalli. Sono esposte monete in oro, argento e bronzo dal IV sec. a.C. all'età
imperiale. Le restanti sale presentano sculture, bassorilievi, frammenti di mosaici con
rappresentazioni mitologiche, una gran quantità di utensili domestici e oggetti quotidiani. Tra
le curiosità, ricordiamo quattro lamine di metallo con defixiones, ritrovate sull'acropoli. Una
sembra suggerire la presenza di una comunità ebraica nella città romana.
Come si è detto, una parte del materiale archeologico rinvenuto nell'oppidum è esposto
nell'Antiquarium sulla vetta del Castello di Murviedro.
7. Cenni sito-bibliografici
- Sul Museo di Sagunto:
http://www.cult.gva.es/dgpa/museosagunto.html
- Sul Teatro di Sagunto:
http://www.arch.unige.it/did/l2/architettura/quarto0607/labrestauroa/galleria/sagunto.pdf
- Su Annibale:
F. Razzetti, Il ritratto di Annibale. Livio XXI 4, in
www.loescher.it/mediaclassica/latino/autori/livio.asp
- C. Aranegui Guascó, Guía de los monumentos romanos y del Castillo de Sagunto,
Generalitat Valenciana, Valencia 1987.
- G. Cipriani, L'epifania di Annibale. Saggio introduttivo a Livio, Annales XXI, Bari, 1984.
- G. Grassi- M. Portaceli, Projecte de restauració i rehabilitació del teatre romà de Sagunt,
Generalitat Valenciana, Valencia 1986.
- G. Grassi, Un parere sul restauro dei monumenti (a proposito del Teatro di Sagunto), in
Teatros Romanos in Hispania, Cuadernos de Arquitectura Romana, vol. II, 1993, pp.
47-50.
- P. Olmos Peris, Sagunto. Museum of Archeology. Arse-Saguntum and the Castle of
Murviedro, Official Guide, Generalitat Valenciana, Valencia 2009.
- P.P. Ripollès, Opulentissima Saguntum, Bancaja, Sagunto 2004.
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