Scarica - Collegio Geometri Genova
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il geometra ligure anno 53º - n. 5 • settembre- ottobre 2004 Tariffa Regime Libero: “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DBC Genova - Tassa pagata Autorizzazione del Tribunale di Genova n. 318 del 29/11/54 Direttore Responsabile Arnoldo Juvara Segretario di Redazione Marco Russello Redattori Foto di copertina Roberta Arena Pier Emilio Copello Alessio Danovaro Paolo De Lorenzi Ettore Fieramosca Filippo Finocchiaro Mario Gramigni Mauro Mattei Andrea Merello Maura Mignone Adolfo Morasso Liliana Olcese Alessandro Ombrina Roberto Ombrina Adriano Rodari Lorenzo Traverso Servizio fotografico e Coordinatore dell’immagine Adolfo Morasso Direzione Amministrazione 16129 Genova Redazione e Distribuzione Viale Brigata Bisagno, 8/1-2 Tel./Fax 010.5700735 [email protected] www.collegio.geometri.ge.it Ridolfo del Ghirlandaio “Ritratto di Cristoforo Colombo”. (Per gentile concessione dell’Archivio Fotografico del Comune di Genova). sommario 186 “Continuità dei percorsi formativi tra istruzione superiore ed Università: prospettive per gli Istituti Tecnici per Geometri” 191 L’acqua nelle case 197 Funicolari e ascensori in una città “verticale” 202 A proposito di… - Amianto: nuove disposizioni 204 Legislazione dello Stato La presente pubblicazione è distribuita gratuitamente agli iscritti all’albo professionale della Provincia di Genova ed ai Collegi dei Geometri d’Italia. La riproduzione degli articoli, schizzi e fotografie è permessa solo citando la fonte. Le opinioni espresse dagli Autori, Redattori, Corrispondenti non impegnano né la Direzione, né la Redazione, né il Collegio di cui il periodico è l’organo. Stampato nel mese di settembre 2004 dalle Grafiche Fassicomo Via Imperiale, 41 - 16143 Genova Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 215 Giurisprudenza 217 Informativa - Gestione della qualità delle acque potabili “le nuove normative per gli impianti idrici” 221 Assemblea per Bilancio Consuntivo 2003 226 Navigando in rete 227 Cultura Ligure - “L’Età di Rubens: dimore, committenti e collezionisti genovesi” 230 Recensioni 232 Atti del Collegio Seminario – Convegno, presso l’Istituto Secondario Superiore “Giovanni Falcone” in Loano (SV) “Continuità dei percorsi formativi tra istruzione superiore ed Università: prospettive per gli Istituti Tecnici per Geometri” geom. Filippo Finocchiaro C ome spesso avviene poche persone di buona volontà hanno organizzato un seminario / convegno presso l’Istituto per Geometri “G. Falcone” di Loano, rivolto ai giovani delle classi quarte e quinte, ma anche utile quale momento di confronto per gli “addetti ai lavori” (direttori didattici, docenti della scuola secondaria e dell’Università e rappresentanti di categoria). Tutta la mattinata del giorno 06 aprile 2004 è stata impegnata nell’esposizione dei programmati interventi e nelle risposte ai successivi quesiti; per il Comitato dei Collegi Liguri era presente il Presidente, Geom. Domenico ANSELMO. Il Dirigente Scolastico dell’ospitante ITG Falcone, Prof. Guglielmo MARCHISIO, ha introdotto i successivi interventi evidenziando l’importanza dei rapporti tra gli Istituti per geometri e l’Università e il significato positivo della collaborazione dei relativi docenti, anche manifestando forte preoccupazione per la riforma dei cicli scolastici che in futuro investirà la scuola secondaria; ha proseguito rilevando l’importanza sotto il profilo umano e delle risorse della figura professionale e tecnica del geometra, auspicando la sconfitta del pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà. Il Prof. Natale RUSSO, organizzatore di questa come di altre iniziative in favore dei geometri, ha esposto l’importanza del coordinamento tra i diversi ITG per confrontare i dati costantemente rilevabili nella Regione Liguria; l’istituto Falcone ha registrato un incremento del 25% nelle iscrizioni al corso per geometri. Il Prof. Giulio PEIRONE, per la “PROBLEM SOLVING” di Genova, in tema di statistiche ha riferito dell’esito di un’interessante indagine recentemente svolta nei mesi di febbraio e marzo 2004, nella provincie di Savona ed Imperia, presso le forze imprenditoriali, gli “opinion leader” e gli studenti. L’oggetto era il comparto edile, fonte di sviluppo economico, da sempre al centro di problematiche gravi quali: il lavoro nero, la concorrenza sleale, la frammentazione e la mancanza di sicurezza. In particolare, gli studenti contattati, di età compresa tra i 15 ed i 17 anni, nel 79% maschi e nel 21% femmine, tra le tante domande a cui sono stati sottoposti, hanno espresso l’intenzione di esercitare l’attività nel settore edile (43%) e, in particolare, l’attività in proprio (80%) e il lavoro dipendente (20%), cogliendo così il significato sociale di quella trasformazione in atto che non assicura più il “posto di lavoro” certo e inamovibile per tutta la vita lavorativa del soggetto. “Continuità dei percorsi formativi tra istruzione superiore ed università: … Gli stessi studenti hanno manifestato sensibilità ai problemi connessi alla sicurezza negli ambienti di lavoro (61%) e interesse alle mansioni di cantiere (38%). Pur con tutte le riserve che sono connesse alle problematiche dell’età adolescenziale, circa il 43,5% degli studenti ha dichiarato di aver scelto l’Istituto per Geometri per le buone prospettive lavorative nell’attività di geometra ma, anche, di architetto ed ingegnere. Lo scrivente,Geom. Filippo FINOCCHIARO, ha esposto i seguenti argomenti: “… L’opportunità offerta dall’iniziativa dell’Istituto ospitante e dell’Università è stata colta dalla Categoria con favore e con la consapevolezza che questa esperienza rappresenti e nobiliti la fase iniziale di un rapporto diretto tra gli studenti, la scuola, le istituzioni e il mondo del lavoro, sempre più legati dalle nuove logiche volute dalla comunità europea. La Categoria che, nell’occasione, rappresento (Vi porto i cordiali saluti dei Collegi Liguri) non è nuova alle iniziative in tema di istruzione e formazione nel presupposto dell’evoluzione positiva del ruolo insostituibile del geometra. In questo senso riteniamo siano indirizzati tanti giovani che hanno intrapreso un tipo di studio specifico e che stanno apprezzandone le caratteristiche conoscitive e tecnologiche. In contrapposizione alla staticità delle istituzioni e della società nel corso dei decenni passati, da qualche anno, sono state adottate una serie di normative modificatorie e sono state progettate diverse riforme con l’obiettivo di innovare profondamente la scuola, la formazione, il mondo del lavoro ed il vivere sociale. Ne consegue la necessità di cambiare la tradizionale mentalità, divenuta quasi abitudine, adeguandoci alle nuove esigenze di vita ed alla elasticità e duttilità di adattamento a cui proprio i giovani offrono maggior disponibilità. Non è di poco conto il segnale offertoci dall’indagine effettuata dalla “Problem Solving” che ha rilevato un’alta percentuale di giovani che intendono indirizzarsi verso la libera professione; d’altronde il tradizionale mito del lavoro dipendente che offre garanzia di sicurezza e continuità per tutto il percorso della vita lavorativa, si evolve velocemente in favore del riconoscimento di meriti e di scientificità che implica- 187 no un continuo aggiornamento, quale perenne sfida nel miglioramento del “saper fare” individuale nel lavoro. In questo processo “sociale” il ruolo del geometra ha una sua dignità che, dimostrata da sempre quale riferimento nelle piccole comunità e insostituibile professionista nelle città ove la vita rende il rapporto umano più anonimo, offre un servizio di tecnico intermedio insostituibile nel contesto di un processo che non deve essere considerato conflittuale ma collaborativo con le altre categorie di tecnici (ingegneri, architetti, periti, ecc.). Al di là delle prospettive future (la riforma dei cicli scolastici deve ancora attuare i percorsi della scuola secondaria), tutt’ora l’accesso alla professione del geometra è regolato dalla normativa della legge 07 marzo 1985, n°75; l’Albo è unico e le competenze sono multidisciplinari per tutti gli Iscritti. Nuove vie d’accesso agli albi sono state introdotte dalla normativa del D.P.R. 05 giugno 2001, n°328, che, tra 188 le diverse possibilità, prevede la “laurea di primo livello” e ammette la frequentazione di corsi “IFTS”, quali modi alternativi al tradizionale tirocinio biennale (presso studi tecnici) o quinquennale (rapporto di dipendenza con mansioni tecniche), conservando l’iscrizione obbligatoria al praticantato ai fini dell’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione di geometra. Le nuove prospettive richiedono l’equivalenza del titolo di geometra dal livello del tirocinio biennale (corrispondente a 120 crediti formativi) a quello di altre forme triennali per complessivi 180 crediti formativi. L’attuazione di questo obiettivo ha indotto la Categoria, nonostante i buoni risultati dati dall’esperienza dei corsi IFTS, a credere indispensabile la progettazione di percorsi nella futura scuola secondaria (istituti tecnologici) di corsi mirati alla professione del geometra (multidisciplinari o specialistici) che possano offrire continuità con la successiva adesione a corsi di laurea di primo livello (possibilmente anch’essi multidisciplinari e/o specialistici). Sempre sotto il profilo normativo, la riforma dell’istruzione non può essere pensata disgiuntamente dalla riforma delle professioni, nel senso che occorre un profondo adeguamento degli ordinamenti professionali, la cui portata deve “guardare” all’incalzante sviluppo delle tecnologie, con un concetto dinamico molto diverso dall’ori- Il geometra ligure ginaria staticità degli Ordini e Collegi le cui funzioni, per decenni, si sono limitate ai soli aspetti istituzionali di tutela. Si deve considerare che, comunque, in linea con le normative generali (europee o nazionali) l’attività dell’istruzione è gestita anche a livello locale, in quanto deve calarsi nelle diverse realtà territoriali; tanto più il taglio di questo seminario è calzante, in quanto una regione piccola come la nostra, ma dalle diverse culture, offre un fertile terreno per progettare e sperimentare esperienze diversificate nel rispetto delle fondamentali attività del geometra (la topografia, le costruzioni e l’estimo). Senza entrare nel dettaglio di tante iniziative nell’istruzione pre o post diploma, così come dell’attuazione, quasi ormai consueta, di corsi di “formazione–continua” per gli Iscritti agli albi (talune normative richiedono espressamente la frequentazione di corsi di durata definita per l’ammissione a funzioni tecniche e/o l’appartenenza ad albi specifici), mi piace ricordare che dalla collaborazione di tutti gli “addetti ai lavori” emergono potenzialità insperate che consentono di concretizzare percorsi formativi del tutto nuovi. È così che nello scorso anno 2003 l’Università, il Comitato Regionale dei Collegi Liguri, il Dipartimento Regionale del MPI, le Scuole Edili, le forze imprenditoriali e l’ITG di La Spezia, hanno consentito l’attuazione di un progetto corsuale IFTS, coerente con il disposto del D.P.R. 328/2001, della durata di 2.400 ore, con un tirocinio di almeno sei mesi presso studi tecnici ed imprese localizzati sul territorio delle rispettive province; a tale corso, che si svolge in La Spezia per le ore d’aula, hanno aderito una ventina di partecipanti, opportunamente selezionati tra oltre un centinaio provenienti dalle quattro province liguri, che sono sollevati da qualsiasi costo, anche di trasferta, grazie al riconoscimento del Consiglio Nazionale Geometri ed al contributo economico della Cassa Italiana Geometri. Ovviamente, una simile esperienza rappresenta una sorta di privilegio rispetto alle forme tradizionali di tirocinio e consentirà ai geometri che vi partecipano di accedere all’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione con un livello culturale e conoscitivo molto superiore rispetto a quello tradizionale. Il corso di laurea triennale di primo livello (“Tecniche per la Costruzione Edilizia”), illustrato più dettagliatamente dai docenti delle Facoltà di Ingegneria e Architettura, proviene da un progetto a cui ha partecipato anche la nostra Categoria, unitamente a tutte le tradizionali istituzioni, e offre una serie di discipline il più possibile estesa e rispondente alle aspettative della specifica attività del geometra La Categoria, più volte interrogatasi in proposito e attenta agli sviluppi delle si- “Continuità dei percorsi formativi tra istruzione superiore ed università: … tuazioni normative di cui si è fatto cenno, propende per l’istituzione di percorsi formativi all’interno dei futuri licei tecnologici mirati alla successiva adesione ai corsi di laurea triennale (anch’essi caratterizzati dalle discipline peculiari dell’attività del geometra); dalla loro corretta progettazione, con l’ausilio di tutte le istituzioni e delle attività imprenditoriali, potrebbe generarsi una sorta di percorso guida che preveda i giusti adattamenti a livello locale senza comportarne la nuova progettazione. Nel dare atto dell’importanza che rivestono momenti di incontro e di confronto come questo, ringrazio da parte del Comitato Regionale per la sensibilità mostrata dai promotori dell’inziativa, Prof. Russo, Prof. Dassori e il Dirigente Scolastico, Prof. Marchisio, nonché tutti coloro che, contribuendo allo studio ed alla realizzazione di attività formative, dimostrano di credere nel futuro della nobile professione di geometra, rappresentato dai giovani a cui offriamo tutta la nostra solidarietà e collaborazione.” Il Prof. Enrico DASSORI, docente della Facoltà d’Ingegneria di Genova, ha illustrato nelle grandi linee la gamma di corsi di laurea organizzati dalle Facoltà di Architettura e Ingegneria, sia i così detti CL3 (laurea breve triennale) sia i CLS (laurea specialistica quinquennale) con la possibilità di successivi masters. I corsi triennali (CL3), con il riconoscimento di 180 crediti solo in parte riconosciuti nel caso di prosieguo per la laurea specialistica, comportano la laurea e la cerimonia del titolo. La Facoltà d’Ingegneria di Genova ha organizzato, allo stato attuale, corsi di laurea triennale in Ingegneria Civile Ambientale (Ingegneria delle Coste, Ingegneria della Acque e Difesa Suolo e Ingegneria e Trasporti e Logistica); i diplomati geometri iscritti ad Ingegneria rappresentano circa un 25% / 30% del totale degli studenti di tale facoltà (anche il tasso generale di abbandono nel corso degli anni ha una forte incidenza). Sia i laureati triennali (LC3), ingegneri junior, sia i laureati specialistici (LCS), ingengeri senior, possono accedere all’Albo degli Ingegneri in due sezioni diverse (rispettivamente “B” e “A”), così come possono accedere all’Albo dei Geometri (unica sezione). Il compito dell’Università è la didattica: i corsi triennali danno la professionalità; sui temi formativi nei prossimi anni ci attenderanno importanti confronti. Infine, viene dato cenno al progetto congiunto Facoltà di Ingegneria, Facoltà di Architettura, Collegi dei Geometri, Imprenditori, ITG, Dipartimento Scolastico, per laurea triennale di primo livello (CL3), suddivisa in due corsi (uno per ciascuna facoltà) così titolati: • corso di laurea in tecniche per la progettazione architettonica (già attivato presso la Facoltà di Architettura); 189 • corso di laurea in tecniche per la costruzione edilizia (da attivare presso la Facoltà d’Ingegneria). Come si rileva dalla tabella allegata (fig.2) ben 114 crediti formativi sono in comune ai due corsi, lasciando alle due caratterizzazioni circa 66 crediti, che ne differenziano sostanzialmente la natura formativa. L’anzidetto corso di laurea che sarà gestito presso la Facoltà d’Ingegneria si presterà particolarmente alla formazione del geometra laureato visto i moduli formativi di cui è composto e tenuto conto che, come l’altro corso di laurea triennale, comporterà un tirocinio di almeno 600h. tale da consentirne il riconoscimento per l’accesso all’Albo dei Geometri previo il relativo Esame di Stato. Il Prof. Fausto NOVI, docente della Facoltà di Architettura di Genova, premesso che nel campo del “fare” l’Architetto si occupa di tutto così come si occupa del “costruire” dal cucchiaio alla città, ha illustrato nelle grandi linee la gamma di corsi di laurea organizzati dalla Facoltà di Architettura (sia CLS sia CL3). In particolare, per quanto attiene la Facoltà di Architettura, ha sviluppato gli aspetti del “Corso di Laurea Specialistica in Architettura CEE” e dei seguenti corsi di laurea triennali: • corso di laurea in tecniche della progettazione e costruzione; • corso di laurea in restauro: 190 • corso di laurea in paesaggio; • corso di laurea in pianificazione; • corso di laurea in disegno industriale e design navale e nautico. Nel corso del successivo dibattito sono emersi impor- Il geometra ligure tanti temi sull’argomento. Di particolare rilievo quelli sollevati dal Prof. RUSSO, circa il progetto di un prossimo “forum” quale confronto sulla formazione, la valenza della riforma dei cicli dell’istruzione superiore per quel che attiene gli “Istituti Professio- nali” o i “licei tecnologici”, la pari dignità formativa degli “Istituti Tecnici per Geometri”, il concetto di “minimi formativi” per i geometri e la certificazione dei “momenti formativi” acquisiti dagli studenti nei diversi percorsi di studio e di stages. acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua acqua l’acqua nelle case geom. Adolfo Morasso G li agglomerati residenziali, la città vecchia, i rustici di campagna e le ville che i narratori descrivono in tanti modi a seconda della storia che raccontano, sono posseduti da una naturale presenza: l’acqua. Mentre dentro ai muri di una casa coloro che vi abitano, benestanti o disagiati trovano il loro rifugio all’ostile vita quotidiana e non importa se la casa sia centrale o in vie dove di notte nessuno ama passare, se sia piccola o grande, di pochi piani o un grattacielo, antica o di recente costruzione, l’acqua è presente ovunque, dai sotterranei al tetto. In casa l’acqua si vede quando scende rumorosa dai rubinetti, frizzante dalla doccia, quieta nella vasca da bagno, precipitosa dalla cassetta di cacciata o muta nelle delicate goccioline delle condense, ma è invisibile nell’arioso vapore, nelle ingiu- ste infiltrazioni, nelle calme ed implacabili trasmigrazioni capillari tra gli interstizi delle murature. Quando capita di osservare una macchia talora bagnata sul soffitto o su di una parete, raramente si sa con certezza da dove l’acqua proviene, forse dal tetto solitario, forse da una vecchia condotta che perde, ma potrebbe essere un muro non protetto, o un vecchio intonaco fattosi poroso, una maledetta crepa Gli agglomerati residenziali, la città vecchia, i rustici di campagna e le ville, sono posseduti da una naturale presenza, l’acqua. 192 Il geometra ligure Quando capita di osservare una macchia talora bagnata sul soffitto o su di una parete, raramente si sa con certezza da dove l’acqua proviene. In casa l’acqua scende frizzante dalla doccia come la pioggia. o un insufficiente ricambio di aria nei locali, una superficie fredda come quella di un pilastro o di un trave in cemento armato che più scuro appare sul soffitto del solaio più alto. Nell’aria della casa sono sospese minute particelle di acqua la cui quantità varia in relazione alla temperatura, più alta è la temperatura maggiore è la quantità di vapore ed a seconda dei valori termici si determina una “umidità relativa”, relativa appunto alla temperatura dell’aria. Quando l’aria ad una certa temperatura con la corrispondente quantità di umidità lambisce una struttura più fredda, come muri di perimetro, o il solaio più alto insufficientemente isolato, o travi e pilastri che generano un ponte termico, l’aria su quella superficie si raffredda e le particelle di acqua sospesa, in quel punto condensano formando umidità sulla muratura. La presenza di acqua nelle murature ne riduce la resistenza termica, raffreddando ulteriormente le superfici inte- ressate ed aggravando il fenomeno della condensa. Se la superficie è impermeabile l’acqua si presenta sotto forma di goccioline che precipitando formano rigagnoli, ma se la superficie muraria è permeabile e porosa l’umidità penetra nella struttura muraria formando col tempo in superficie muffe di colore nero o verde, ciò avviene anche in prossimità di una condotta fredda che incassata nella muratura trasuda e sulle pareti dei locali senza circolazione di aria. Anche la pioggia spinta dal vento causa umidità nelle case quando i muri maestri non sono adeguatamente protetti dall’intonaco fattosi col tempo poroso, per capillarità l’acqua trasmigra negli interstizi della muratura giungendo talora all’interno della casa. La causa del degrado delle murature esposte ai fenomeni ambientali è sopra tutto nel contatto con aria ed acqua a temperature diverse che alterano chimicamente la composizione dei materiali di superficie, ma anche microrganismi e nelle città l’aggres- sione chimico fisica dell’inquinamento atmosferico producono un progressivo inevitabile indebolimento delle strutture esterne di una casa rendendo meno omogenee le malte facendole porose fino a sbriciolarsi in polvere. Quando piove l’acqua che cade sui tetti seguendo il verso della natura, scivola nelle pendenze fino ai canali di gronda che la raccolgono portandola ai pluviali dove precipita a terra in pozzetti collegati ad una condotta per sole acque piovane interrata e collegata alla fogna comunale. In tal modo l’acqua viene allontanata dalla casa, ma solo in parte, perchè è compito delle pareti esterne e degli infissi delle finestre impedire che l’acqua nelle giornate di pioggia entri nei locali abitati ed a terra l’intercapedine sotto al solaio più basso ed a perimetro della costruzione limita l’azione ascensionale nelle murature dell’umidità dalla terra. Nelle vecchie case, i muri portanti in pietra o mattoni che sorreggono le strutture portate, hanno le fondazioni, quando non c’è roccia, direttamente appoggiate sul terreno. Per il fenomeno della capillarità, che infrange il principio dei vasi comunicanti, i muri nella parte fondale a contatto con il terreno assorbono nel loro interno l’acqua dal sottosuolo che lentamente trasmigra e sale negli interstizi murari fino ad altezze notevoli. Tale fenomeno si manife- l’acqua nelle case sta sia sulle superfici interne che esterne delle pareti del piano terreno. L’acqua, che abbonda in tali murature, evapora depositando in superficie dei composti salini che formano in superficie effluorescenze, sfarinamento, rigonfiamento dell’intonaco e talora distacco, mentre l’aria di tali locali si raffredda per l’intensa evaporazione, ed aumenta l’umidità relativa che determina situazioni non igieniche e nocive. Nelle costruzioni recenti i Regolamenti Comunali, con l’intento di ovviare tale inconveniente, prescrivono la costruzione di una intercapedine ventilata sia sotto al solaio più basso che lungo il perimetro della casa. Le case moderne sono in muratura, sia nella struttura portante che portata, ma prima dell’introduzione del cemento armato in edilizia, il legno era largamente usato, nelle strutture portate come i solai, nella costruzione della copertura a tetto, in palificazioni di fondazione, nella realizzazione delle volte e degli sporti. Anche le strutture in legno delle vecchie case erano e sono soggette a degrado a causa non tanto degli insetti quanto dell’acqua e delle modificazioni dell’umidità e della temperatura, presentando sulle parti esterne un mutamento di colore. L’umidità nel legno favorisce la presenza di organismi infestanti (funghi e batteri) che talora, in ambiente con stasi di aria, portano un tale 193 Quando i muri non sono protetti dall’intonaco, per capillarità l’acqua della pioggia spinta dal vento trasmigra nella muratura talora fino all’interno della casa. degrado della struttura, sopra tutto agli appoggi, come le testate dei travi e delle capriate, a situazioni molto pericolose con l’eventuale rischio di un crollo. L’acqua in una casa è talora responsabile anche di dissesti, conseguenti a cedimenti fondali, siano essi compresi tra due contigue (intermedi) che interessanti le estremità del tronco murario (terminali). Mentre l’acqua viene allontanata dalla casa come un nemico temuto e dannoso, per altre vie l’acqua viene portata come un dono prezioso dentro alle mura, è l’acqua attinta dall’acquedotto municipale e convogliata con tubazioni di ferro zincato nella casa. In passato, nei palazzi delle città dall’acquedotto l’acqua potabile giungeva sul piano più alto da dove scendeva distribuita per gravità alle abitazioni sottostanti mediante un semplice ripartitore che alimentava in parti uguali dei serbatoi privati collocati o sul tetto o negli stessi alloggi in alto, da dove cadeva in tubi verso il basso alimentando gli apparecchi erogatori con una pressione che dipendeva dall’altezza di ubicazione del recipiente. Quando piove l’acqua scivola fino ai canali di gronda che la raccolgono portandola ai pluviali. 194 Un tempo l’uomo portò l’acqua tra le case, costruì fontane… Nelle case moderne l’acqua giunge direttamente ai rubinetti con una notevole pressione e la quantità utilizzata è misurata da un contatore. Gli edifici che attingono acqua potabile dalla condotta pubblica, in basso a livello della condotta stradale sono dotati di una cisterna, accuratamente protetta ed avvolta da intercapedini con sopra una In casa c’è acqua anche nei vasi sui terrazzi o sui poggioli. Il geometra ligure camera d’aria, quale deposito di riserva nel caso l’acqua venga a mancare e mediante idonei mezzi di sollevamento, l’acqua così portata nelle abitazioni sopperisce, limitatamente al periodo di interruzione del servizio, ai bisogni degli abitanti dello stabile. Un tempo l’acqua era attinta alle sorgenti ed ai corsi d’acqua, poi col passare del tempo l’uomo scavò dei pozzi, costruì canali e portò l’acqua tra le case, costruì fontane dove tutti potevano bere ed attingere, mentre le donne ai lavatoi pubblici lavavano i panni con intorno i bambini che giocavano. E’ dolce nel ricordo Fabrizio De Andrè: Nell’acqua della chiara fontana lei tutta nuda si bagnava quando un soffio di tramontana le sue vesti in cielo portava... Il dopo è sempre la conseguenza del prima. Passò ancora del tempo ed il dopo di allora diventò l’oggi con l’acqua corrente in casa. Oggi l’acqua che usiamo non è solo fredda e calda dai rubinetti, ma diventa caldissima nelle lavatrici e nelle lavastoviglie, bollente nelle pentole, vapore nei ferri da stiro e fredda fino a ghiacciare nei frigoriferi. Oltre all’acqua l’uomo moderno si è portato in casa anche il fuoco, e si sa col fuoco non si scherza, se non controllato potrebbe diventare un incendio e bruciare la casa, per ostacolarlo e per spegnerlo c’è l’acqua e nelle case più alte di 24 metri le norme di sicurezza prescrivono un impianto antincendio con acqua ad alta pressione in condotte, con al piede di ogni colonna idoneo attacco di mandata per autopompa, reti idranti, manichette e lance. Accade che l’acqua che giunge in un fabbricato dall’acquedotto sia in parte trattenuta, mentre la rimanente parte, dopo essere stata utilizzata, viene allontanata con le tubazioni discendenti di scarico insieme alle acque luride, raccolta alla base in pozzetti ed incanalata con andamento sub-orizzontale nella fognatura nera Comunale. Una parte dell’acqua che l’acqua nelle case rimane nella casa riempie un impianto particolare che serve a scaldare gli ambienti rendendo la temperatura dell’aria confortevole anche nei rigori invernali, inoltre il calore previene il formarsi della condensa . In tali impianti l’acqua è riscaldata in una caldaia dalla fiamma di un bruciatore. La caldaia è collegata mediante una rete di tubazioni di acciaio ai caloriferi nei locali degli appartamenti ai quali l’acqua giunge calda riscaldando l’involucro di metallo che la contiene, il metallo a sua volta cede calore all’aria ad esso esterna che ne lambisce la superficie (2° principio della termodinamica: “Il calore fluisce spontaneamente dai corpi più caldi a quelli più freddi. Mai viceversa”). Il caldo, come un’ignota e misteriosa magia vaga allora nelle nostre stanze riempendole di un benevole tepore che invisibile e silenzioso avvolge ogni cosa ma soprattutto il nostro corpo confortandolo dalle fredde offese del crudo inverno. L’acqua contenuta nell’impianto di riscaldamento non esce dalla casa, ma circola ininterrottamente in un circuito chiuso dove il flusso, un tempo naturale, è oggi impresso dalle pompe. Non solo le nostre abitazioni sono riscaldate con l’acqua, ma in un circuito separato dello stesso impianto si riscalda anche l’acqua che giunge fredda dall’acquedotto portandola calda a perdere ai gruppi erogatori. 195 Nelle abitazioni l’acqua è anche nei piccoli acquari. L’acqua dell’impianto idrico così riscaldata ed utilizzata, dopo l’uso si allontana dalla casa negli scarichi insieme all’acqua fredda. In casa l’acqua fredda o calda è usata oltre che in cucina e nel bagno per quei servizi che ben conosciamo, anche per l’igiene della casa in una continua pulizia dei pavimenti, dei vetri. marmi ecc. In casa c’è acqua anche nei vasi sui terrazzi o sui poggioli, nei piccoli acquari, nella scodella del cane, nella bottiglia sulla tavola e negli alimenti cucinati. L’acqua portata nella casa, come in natura, scende, riempie spazi e se ne va, non è sempre la stessa ma è sempre la stessa. La casa come la conosciamo è il rifugio dell’uomo dei nostri giorni, in tempi ancestrali l’uomo era una grossa scimmia e viveva tra gli alberi di lussureggianti foreste, oggi scomparse, nutrendosi di foglie, noci, frutti ed insetti, che allora erano abbondanti, ma non aveva un rifugio, non era necessario. Passarono milioni di anni, prima che i nostri progenitori lasciassero la foresta per avventurarsi negli spazi aperti a cacciare, fu in questa nuova condizione, anche di dieta, che maturò l’esigenza di un rifugio per proteggersi dalle intemperie, dai predatori e per le riserve di cibo. Lentamente quell’uomo primitivo abbandonò le grotte che erano vere e proprie tane, umide ed infestate da parassiti e costruì le prime case, ancora a scopo difensivo ma arieggiate ed asciutte su palafitte vicine all’acqua. Da quel momento in poi la storia dell’uomo e della sua casa con l’acqua vicina, fino ai giorni nostri è nota. E’ bello osservare non senza stupore, come nel tempo l’uomo si sia portato lentamente alcuni elementi della natura in casa, come l’acqua ad esempio; la sorgente è diventata il rubinetto, la piog- 196 Il geometra ligure Le ancestrali pozze dei torrenti e dei fiumi sono in casa nella vasca da bagno. gia scende dalla doccia, le quiete pozze dei fiumi sono nella vasca da bagno, nei piccoli acquari nuotano i pesciolini, i fiori del prato innaffiati nei vasi, gli uccellini in gabbia, il gatto sul sofà e l’ancestrale sciacallo dal manto dorato in svariate forme nel cane che conosciamo. Nelle chiese l’acqua benedetta non è corrente, è stagnante nelle acquasantiere artisticamente lavorate, quasi a trattenere un bene reso più prezioso nel simbolo, nelle gocce della benedizione o nel getto freddo del battesimo, purificatore di arcaiche colpe sconosciute. Anche il battesimo, un tempo donato agli innocenti sulle rive del Giordano, l’uomo moderno se l’è portato in casa, in una casa particolare, dove tutti possono entrare, dove in segreto si può manifestare la propria sofferenza e trovare in quella spontanea ed innocente purezza che si è potuta esprimere, il senso della specie in Dio, amore, comprensione e consolazione del cuore. Quando entriamo in quella “casa” cerchiamo subito l’acqua per intingerci le dita, con quel gesto si varca una soglia e l’intorno sembra illuminarsi, il quotidiano scompare in un senso di dolcissima pace. Che immensità per poche gocce d’acqua che scivolano sulle dita a nostra insaputa, residua presenza di una luce vuota senza stella che giunge fino a noi celando la sua trascendenza infinita. Gocce d’acqua, che per i bimbi di oggi non sono che il movimento di miliardi di elettroni che ruotano attorno al proprio atomo. Acqua sconosciuta e misteriosa anche nelle nostre case. L’uomo contemporaneo non vuole riconoscere che, pur con tutta la sua razionalità e la sua efficienza, è in balia di “forze”non controllabili. Carl Gustav Jung Funicolari e ascensori in una città “verticale” di Mauro Bocci Sono mezzi di trasporto a loro modo più discreti (e sicuramente meno inquinanti) dell’autobus. E funicolari e pubblici ascensori, magari con terminale panoramico, contano una presenza significativa a Genova: città da sempre cresciuta in altezza per mancanza di spazio, ne fa anche attualmente ampio uso. D ue funicolari, una ferrovia a cremagliera, nove ascensori pubblici - tutti gestiti dall’Azienda Mobilità e Trasporti (Amt) - costituiscono per moltissimi cittadini un sistema di collegamenti spesso insostituibile, e talvolta coordinato, che riesce a “tagliare” il traffico urbano, by-passando ingorghi e rallentamenti. Due elevatori un poco speciali possono poi essere presi a simbolo di due momenti di crescita per la Superba, l’ascensore più veloce del mondo - nel grattacielo di piazza Dante - negli anni Trenta e il Bigo negli anni Novanta. Risale all’ultimo Ottocento l’introduzione delle funicolari di Sant’Anna (a forza idraulica) e del Righi, e della ferrovia a cremagliera - dotata cioè di una ruota dentata, per meglio sopportare il dislivello di Granarolo. Queste strutture collegavano - e ancora collegano - alcuni punti urbani appena a ridosso dell’antico centro storico medioevale con la città collinare, che si era andata espandendo soprattutto a partire dal progetto di via Assarotti (1852), dall’apertura della Circonvallazione a monte e dall’allargamento negli anni Settanta del XIX secolo - ai sei Comuni della bassa valle bisagnina (Foce, San Francesco e San Martino d’Albaro, San Fruttuoso, Marassi e Staglieno). Sotto l’impulso del sindaco Andrea Podestà e di una classe imprenditoriale particolarmente attiva (e che avrebbe trovato il proprio momento di autocelebrazione nelle ma- nifestazioni colombiane del 1892), la Superba si andava dotando di civici servizi spesso all’avanguardia, attenta ai rapidi sviluppi tecnologici del tempo. Il costruttore americano Andrew Hallidie aveva inventato nel 1869 un mecca- 198 nismo che consentiva di agganciare e fissare una cabina a un cavo in continuo movimento. La prima funicolare venne introdotta nel 1873 a San Francisco in California, città dalla fisionomia in salita, dove fra l’altro la presenza di una forte e operosa comunità ligure risaliva addirittura agli anni della caccia all’oro (1848). Il geometra ligure Un altro statunitense, Elisha Otis, aveva ideato già nel 1853 un ascensore dotato di un dispositivo di sicurezza in grado di bloccare la caduta della cabina in caso di rottura della fune di sollevamento, che utilizzava una cremagliera posta di lato al vano di corsa per sostenere la struttura. Tre anni dopo, in un grande magazzino newyorkese fu installato il primo elevatore meccanico per il trasporto di persone. Fu invece il tedesco Werner von Siemens - esponente di una dynasty che tanto ha dato all’industria, compreso il settore siderurgico, così importante per Genova fra Otto e Novecento - a ideare una cabina a motore elettrico. Da allora, il mezzo divenne fa- miliare in alcuni spazi pubblici e urbani, e progressivamente anche all’interno di abitazioni private. In pieno e rigoglioso sviluppo industriale - anche le strutture portuali erano state poderosamente ampliate, fino al 1888, dopo la donazione del duca di Galliera - Genova realizzò tra l’altro una delle prime tramvie elettriche in Italia. Fu la Aeg, il colosso dell’elettrotecnica tedesca divenuto concessionario dei trasporti genovesi, che - mentre il tycoon Erasmo Piaggio andava attirando a Genova il capitale finanziario germanico e si creavano solidi legami marittimi con l’Impero guglielmino - cominciò a dare dal 1895 una razionale impostazione al problema della difficile viabilità sotto la Lanterna: rapidamente la Superba ebbe una rete tramviaria di poco più di cinquanta chilometri. La presenza tedesca nei trasporti pubblici genovesi continuò intanto fino alla Grande Guerra; nel 1903 l’Aeg fondava intanto in Germania una impresa insieme con la Siemens, la grande azienda del creatore dell’ascensore elettrico e dei suoi fratelli. Figlie di quell’epoca, le due funicolari - e poco dopo la ferrovia a cremagliera rendevano più vicine al cuore della città tanto zone in pieno fermento urbanistico (quella di Sant’Anna), quanto punti meno abitati, soprattutto allora, ma deputati alle scampagnate e al divertimento nel nascente concetto di tempo libero (Righi e Granarolo). Dall’alto di quelle colline si Funicolari e ascensori in una città “verticale” coglievano en plein air paesaggi altrove imprendibili sulle valli del Bisagno e del Polcevera, magari nelle tiepide giornate di primavera, con una tovaglia stesa sull’erba per un picnic a base di fave, formaggio e salame; o dopo allegre libagioni in qualche piccola trattoria. La tradizione delle domeniche fuori porta al Righi, paragonabile a quella del treno popolare degli anni Trenta, che a un certo punto la accompagnò, durò fin verso il 1960, quando la motorizzazione di massa e il boom dei consumi indussero altri interessi nelle fasce meno ricche. Particolarmente suggestivo risulta il percorso della funicolare che porta al Righi: costeggia, e lascia intravedere, antiche creuze dal selciato di mattoni incrociati. Forse Fabrizio De André ( 19401999), cantore in musica di una Genova d’antan ormai perduta, le aveva in mente quando creò uno dei suoi capolavori, la genovesissima Creuza de ma (1984). Se piace pensare alle salitine, ora ombrose e ora assolate, che costeggiano la funicolare del Righi - illustrate anche da tanta pittura locale, di taglio talvolta felicemente postimpressionista - come ispiratrici di una delle più belle canzoni di Faber, uno dei più grandi poeti novecenteschi, Giorgio Caproni (1912-1990) già aveva espresso nei suoi versi una passione speciale per quella funicolare, che nel suo percorso inclinato e verticalizzante diviene per lui veicolo di percezione in crescendo d’una fisicità paesaggistica di vibrante efficacia evocativa e, nel tempo stesso, metafora dell’esistenza e perfino del mistero della sua conclusione. I luoghi evocati da Caproni, livornese d’origine, genovese ad honorem e di sentimento, sono riconoscibilissimi, nel poema Stanze della funicolare (l952), della raccolta Il passaggio d’Enea (1943-1955): … I lati vibrano della muta arpa che inclina unicorde a altre balze, ma già un Righi 199 rosso da un’altra Genova la cima tira inflessibile al cavo dai gridi l’arca e dalle persiane verdi l’ora stacca come un sospiro, oltre cui sta di specchiere freschissima la sola stanza ove lieve era chiedere l’alt. A Genova, il più noto degli elevatori pubblici, quello che porta al belvedere della spianata di Castelletto, venne rea- 200 Il geometra ligure lizzato nei primi anni del Novecento, con chiosco d’arrivo in uno stile liberty ferrovetro, che non ha forse in città riscontri altrettanto brillanti. Già una foto Alinari del 1910 rendeva del resto celebre l’impareggiabile veduta della Superba - del suo centro storico e del suo mare - che si gode da quel punto panoramico. L’ascensore collega ora con due cabine - capaci di trasportare 25 persone ciascuna piazza Portello (vi si accede attraverso una interminabile galleria, che i ragazzi del liceo artistico hanno riempito di piccoli bassorilievi d’ardesia) con il belvedere Montaldo, viaggiando per un’altezza di 57 metri. E, sulla spianata, un capolinea d’autobus lo connette con i quartieri in collina. Altri versi caproniani, quelli di L’ascensore, lo rievocano, e sono fra i più citati del poeta. Il tono è lieve, quasi di scherzo, in questo caso, almeno nell’incipit, anche se poi l’atomosfera si vela di un sottile filo di malinconia nell’evocazione della madre, in una sorta di pensoso sguardo serale sul panorama della città (“Con lei mi metterò a guardare / le candide luci sul mare”). Quando andrò in paradiso non voglio che una campana lunga sappia di tegola all’alba - d’acqua piovana. Quando mi sarò deciso di andarci, in paradiso ci andrò con l’ascensore di Castelletto, nelle ore notturne, rubando un poco di tempo al mio riposo. Funicolari e ascensori in una città “verticale” Nei pressi dell’ascensore di Castelletto ne sbuca un altro, detto di Castelletto Ponente, che compie 61 metri fra la galleria Garibaldi - realizzata nel 1927 - e una strada vicino al belvedere. Ha pressappoco capienza e “prestazioni” del gemello. Ugualmente panoramico può essere considerato l’elevatore che conduce da via XX Settembre a corso Andrea Podestà, in vista del parco ottocentesco dell’Acquasola. Un altro ascensore particolarmente significativo - sebbene avulso dal contesto delle comunicazioni urbane - è quello, considerato per lungo tempo il più veloce del mondo, del più alto dei due grattacieli realizzati da Marcello Piacentini negli anni Trenta in piazza Dante. L’edificio era stato innalzato per diventare uno dei luoghi di rappresentanza del nuovo centro, la city mercantile e industriale; da piani alla sua cima - per lungo tempo luogo d’incontro mondano all’insegna di una marca di vermouth e oggi sede di Primocanale, la più popolare delle emittenti locali - si può avere un’altra visione di Genova e del suo porto dall’alto, di notevole suggestione. Da ultimo, con la profonda trasformazione del Porto Antico in occasione delle manifestazioni colombiane del 1992, un elevatore virtuale, il Bigo - che fin dal nome richiama i grossi alberi di un solo fusto utilizzati per alcuni lavori di forza sulle navi e negli arsenali - ha aggiunto agli ascensori utilizzati da una utenza cittadina un elevatore virtuale, assai spet- 201 tacolare, che supera l’altezza di 40 metri e ruota per 360 gradi, mostrando ai turisti da un lato lo specchio d’acque degli antichi moli ristrutturati da Renzo Piano e dall’alto gli strati successivi dello sviluppo in altezza di un significativo passaggio della città medioevale. Ma esistono a Genova anche altri ascensori, che ancora Caproni evoca, in quella Litania che rappresenta uno degli atti d’amore più alti riservati in versi a una città. Il poeta sembra coglierli nei turbamenti di una quotidianità che porta in sé affanni e grigiore, quasi che al momento del paradisiaco salire corrispondesse l’amaro ritorno alla realtà dello scendere, del doversi calare nelle cose. Genova d’ascensore patema, stretta al cuore. Sono, questi ultimi, elevatori che portano in quartieri popolosi, con il loro saliscendi distratto. L’arrivo di uno di essi quello di via Ponterotto - è addirittura nell’atrio di un edificio privato. Ma perfino questa circostanza dà una prova di quanto sia profondo e familiare il loro legame con la città. Tratto da La Casana n. 1 gennaio-marzo 2004 Le foto che illustrano questo articolo sono di Fulvio Magurno. A proposito di… Amianto: nuove disposizioni Alberto Verardo A l fine di consentire il trasferimento delle dovute informazioni ai propri Committenti o l’acquisizione delle medesime per l’eventuale esercizio dell’incarico di Responsabile Tecnico, di seguito si riportano, espresse in modo sintetico, le recenti novità normative riguardanti l’iscrizione all’Albo delle imprese che attuano bonifica da amianto. A far data dal 15 giugno 2004 le attività di bonifica da amianto, per effetto delle recenti normative adottate dal Ministero dell’ambiente e dal Comitato Nazionale dell’Albo, potranno essere svolte solamente da imprese iscritte nella categoria 10 “Bonifica dei beni contenenti amianto”. Infatti il D. I. 406/98, che aveva definito il regolamento dell’Albo istituendo tale categoria, è stato integrato dal D. I. 5 febbraio 2004 che ha fissato le modalità e gli importi delle garanzie finanziarie obbligatorie dovute per legge. Su questi presupposti il Comitato Nazionale dell’Albo delle Imprese che effettua- no la Gestione dei Rifiuti ha adottato, in data 30 marzo, le deliberazioni n. 1 con la quale ha stabilito i requisiti per l’iscrizione e n. 2 di approvazione della modulistica da utilizzare per l’iscrizione. L’iscrizione all’Albo nella categoria 10 - Bonifica del beni contenenti amianto - è obbligatoria e riguarda tutte le imprese che intendono operare indifferentemente nelle sub categorie 10A - materiali edili contenente amianto legato in matrice cementizia o resinoide 10B - materiali d’attrito, isolanti (pannelli, coppelle, carte e cartoni, tessili, spruzzati, stucchi, smalti, bitumi, colle, guarnizioni, altri isolanti), contenitori a pressione, apparecchiature fuori uso, materiali incoerenti contenenti amianto. L’iscrizione alla categoria 10B comprende anche l’iscrizione alla categoria 10A. Per potersi iscrivere occorre che l’impresa soddisfi alcuni requisiti: la titolarità delle attrezzature necessarie, la presenza di un responsabile tecnico, la dimostrazione della capacità finanziaria dell’impresa, l’osservanza degli obblighi stabiliti dai decreti le- gislativi 15.8.1991 n. 277 e 19.9.1994 n. 626. A far data dal 15 giugno 2004, le imprese che hanno presentato domanda di iscrizione all’Albo nella categoria 10, devono - in via transitoria e per il tempo necessario al Comitato Regionale dell’Albo di espletare le procedure di valutazione delle domande - allegare al piano di lavoro che viene inoltrato all’ASL per l’esame, copia della domanda medesima con sottoscrizione di attestazione di copia conforme o una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà (art. 47 DPR 445 del 28.12.2000); ha validità anche la copia della domanda con timbro di ricezione o corredata da documento postale equivalente. La figura del Responsabile Tecnico dell’impresa, prevista esplicitamente dalla normativa, può essere ricoperta da persona in possesso di specifici Diploma di Laurea (ingegnere, architetto, chimico, geologo, biologo o altro soggetto abilitato sulla base dei rispettivi ordinamenti professionali) o diploma di Scuola Media Superiore (geometra, perito industriale, perito Amianto: nuove disposizioni chimico o altro soggetto abilitato sulla base dei relativi ordinamenti professionali) o, se priva di titolo di studio adeguato, da persona che abbia frequentato gli specifici corsi previsti dalla delibera dell’Albo 3/99 che ne ha fissato i criteri, le modalità ed i contenuti. I corsi in questione si articolano in due momenti, uno di livello di base di 40 ore, il secondo di livello specialistico anch’esso di 40 ore; il livello specialistico non è chiesto per le persone che sono già in possesso o che conseguiranno l’abilitazione a “Di- 203 rigente delle Attività di Bonifica da Amianto” secondo i dettami del DPR 8.8.94. In tutti i casi il titolo scolastico o formativo è previsto sia accompagnato da un numero di anni di esperienza maturata nello specifico settore, variabile per categoria e classe di iscrizione. Per la regolarizzazione dell’iscrizione è necessario che le imprese interessate producano la seguente documentazione: Domanda di Iscrizione (art. 1 c. 1 dcna 2/04) Foglio notizie categoria 10A e/o 10B (Art. 2 c. 3 dcna 1/04) Attestazione conformità impresa ai requisiti 277/91 e 626/94 (art. 2 c. 4 dcna 1/ 04) Dimostrazione capacità finanziaria nel quinquennio (o in alternativa bilancio aziendale o fido bancario) (art. 4 dcna 1/04) Intercalare P di nomina di persona a specifica carica sociale Intercalare RT di nomina di responsabile tecnico Dichiarazione sostitutiva di atto notorio per dichiarazioni generiche qualora ve ne fossero o fossero ritenute utili o necessarie. L’indiano e le altre creature che erano nate qui e che vivono qui, avevano una madre comune: la Terra. Perciò egli era imparentato con tutto ciò che vive, e riconosceva a tutte le creature gli stessi diritti come a se stesso. Orso in piedi Legislazione dello Stato MINISTERO DELL’INTERNO DECRETO 21 giugno 2004 Norme tecniche e procedurali per la classificazione di resistenza al fuoco ed omologazione di parte ed altri elementi di chiusura. IL MINISTRO DELL’INTERNO Vista la legge 26 luglio 1965, n. 966, recante “Disciplina delle tariffe, delle modalità di pagamento e dei compensi al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per i servizi a pagamento”, e successive modifiche; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n.577, recante “Approvazione del regolamento concernente l’espletamento dei servizi di prevenzione e vigilanza antincendi”; Visto il proprio decreto 26 marzo 1985, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 95 del 22 aprile 1985, recante “Procedure e requisiti per l’autorizzazione e l’iscrizione di enti e laboratori negli elenchi del Ministero dell’interno di cui alla legge 7 dicembre 1984, n. 818”; Visto il proprio decreto 14 dicembre 1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 1993, recante “Norme tecniche e procedurali per la classificazione di resistenza al fuoco ed omologazione di porte ed altri elementi di chiusura”; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 12 gennaio 1998, n. 37, recante “Regolamento recante disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi, a norma dell’art. 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59”; Visto il proprio decreto 27 gennaio 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 1999, recante “Resistenza al fuoco di porte ed altri elementi di chiusura”; Visto il proprio decreto 20 aprile 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 102 del 4 maggio 2001, recante “Utilizzazione di porte resistenti al fuoco di grandi dimensioni”; Viste la norme UNI EN 1363-1:2001 e UNI EN 13632:2001 recanti rispettivamente “Prove di resistenza al fuoco: requisiti generali” e “Prove di resistenza al fuoco: procedure alternative ed aggiuntive”; Vista la norma UNI EN 1634-1:2001 recante “Prove di resistenza al fuoco per porte ed elementi di chiusura”; Viste le norme EN 1191:2000 ed EN 12605:2000 recanti rispettivamente “Windows and doors Resistance to repeated opening and closing - Test method” e “Industrial, commercial and garage doors and gates - Mechanical aspects - Test method”; Vista la decisione della Commissione della Comunità europea 2000/367/EC del 3 maggio 2000, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee del 6 giugno 2000, “che attua la direttiva 89/106/CEE del Consiglio per quanto riguarda la classificazione della resistenza all’azione del fuoco dei prodotti da costruzione, delle opere di costruzione e dei loro elementi”; Considerato lo sviluppo delle norme EN in materia di prove di resistenza al fuoco e la futura attivazione della procedura di marcatura CE dei prodotti da costruzione; Ritenuto quindi opportuno provvedere al recepimento della norma europea UNI EN 1634-1:2001 che specifica il metodo di determinazione della resistenza al fuoco delle porte e di altri elementi di chiusura da installare nelle aperture degli elementi di separazione verticali; Visto il parere favorevole espresso nella riunione n. 260 dell’11 marzo 2003 dal Comitato centrale tecnicoscientifico per la prevenzione incendi di cui all’art. 10 del decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 577; Esperita, con notifica 2003/0160/I, la procedura d’informazione di cui alla direttiva 98/34/CE, che codifica la prassi istituita dalla direttiva 83/189/CEE e successive modifiche; Visto il parere favorevole espresso, con comunicazione SG (2004) D/50563, dalla Commissione europea; Decreta: Art. 1. Classificazione 1. La valutazione delle caratteristiche, delle prestazioni, nonché le modalità di redazione del rapporto di prova in forma completa di porte ed elementi di chiusura resistenti al fuoco, si effettua secondo quanto specificato nella norma UNI EN 1634-1 e, per quanto Legislazione dello Stato da essa richiamato, nelle norme UNI EN 1363-1 e UNI EN 1363-2. 2. La valutazione delle prestazioni, da effettuare tramite la prova a fuoco secondo la curva di riscaldamento prevista dalla UNI EN 1363-1, va condotta previo il condizionamento meccanico previsto al punto 10.1.1, comma a) della norma UNI EN 1634-1. Il condizionamento meccanico va eseguito secondo quanto descritto nell’allegato A. 3. Ai fini della successiva omologazione, la classificazione delle porte resistenti al fuoco si effettua secondo quanto indicato nello specifico punto della tabella 4 della decisione della Commissione del 3 maggio 2000, riportato nell’allegato B al presente decreto. 4. Salvo diversa indicazione dei decreti di prevenzione incendi la classe di resistenza al fuoco richiesta per porte ed altri elementi di chiusura con la terminologia RE e REI è da intendersi, con la nuova classificazione, equivalente a E ed EIZ rispettivamente. Laddove nei decreti di prevenzione incendi di successiva emanazione sia prescritto l’impiego di porte ed altri elementi di chiusura classificati E ed EIZ potranno essere utilizzate porte omologate con la classificazione RE e REI nel rispetto di tutte le condizioni previste dal presente decreto. 5. La Direzione centrale per la prevenzione e sicurezza tecnica del Ministero dell’interno cura gli adempimenti previsti dal decreto del Ministero dell’interno 26 marzo 1985. Per l’effettuazione di prove valide ai fini delle omologazioni secondo le norme di cui al comma 1 del presente articolo, la suddetta Direzione centrale predisporrà la modulistica occorrente per il rilascio del rapporto e del certificato di prova. Art. 2. Definizioni Ai fini del presente decreto valgono le seguenti definizioni: a) per “Omologazione” si intende l’atto conclusivo attestante il corretto espletamento della procedura tecnico-amministrativa, illustrata nel presente decreto, finalizzata al riconoscimento dei requisiti certificati delle porte resistenti al fuoco. Con tale riconoscimento è autorizzata la riproduzione del prototipo e la connessa immissione in commercio di porte resistenti al fuoco omologate, con le variazioni consentite dalla norma UNI EN 1634-1 nel campo di applicazione diretta del risultato di prova integrate dalle variazioni riportate nell’allegato C; b) per “Prototipo” si intende il campione, parte del campione medesimo e/o la documentazione idonea alla completa identificazione e caratterizzazione della porta omologata, conservato dal laboratorio che rilascia il certificato di prova; c) per “Porta omologata” si intende la porta o altro elemento di chiusura per la quale il produttore ha espletato la procedura di omologazione; d) per “Produttore” della porta resistente al fuoco, si 205 intende il fabbricante residente in uno dei paesi dell’Unione europea, ovvero in uno dei paesi costituenti l’accordo SEE, nonché ogni persona che, apponendo il proprio nome, marchio o segno distintivo sulla porta resistente al fuoco, si presenti come rappresentante autorizzato dallo stesso purché residente in uno dei Paesi dell’Unione europea, ovvero in uno dei Paesi costituenti l’accordo SEE; e) per “Laboratorio” si intende l’area di protezione passiva della Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Ministero dell’interno o altro laboratorio italiano autorizzato ai sensi del decreto del Ministero dell’interno 26 marzo 1985, ovvero altro laboratorio, riconosciuto in uno dei Paesi dell’Unione europea o dei Paesi contraenti l’accordo SEE, che provvede alla esecuzione delle prove e all’emissione del certificato di prova ai fini dell’omologazione della porta resistente al fuoco; f) per “Certificato di prova” si intende il documento, rilasciato dal laboratorio o da un organismo di certificazione, con il quale, sulla base dei risultati contenuti nel rapporto di prova, si certifica la classe di resistenza al fuoco del campione sottoposto a prova; g) per “Rapporto di prova” si intende il documento, rilasciato dal laboratorio a seguito della prova, riportante quanto indicato al punto 12 della norma EN 16341 e al punto 12.1 della norma EN 1363-1; h) per “Dichiarazione di conformità” si intende la dichiarazione, rilasciata dal produttore, attestante la conformità della porta resistente al fuoco alla porta omologata e contenente, tra l’altro, i seguenti dati: h.1) nome del produttore; h.2) anno di costruzione; h.3) numero progressivo di matricola; h.4) nominativo del laboratorio e dell’organismo di certificazione se diversi; h.5) codice di omologazione; h.6) classe di resistenza al fuoco. Con la dichiarazione di conformità il produttore si impegna a garantire comunque la prestazione certificata, quali che siano le modifiche apportate alla porta resistente al fuoco tra quelle consentite nell’atto di omologazione; i) per “Marchio di conformità” si intende l’indicazione permanente ed indelebile apposta dal produttore sulla porta resistente al fuoco contenente almeno il numero progressivo di matricola ed il codice di omologazione; j) per “Libretto di installazione, uso e manutenzione” si intende il documento, allegato ad ogni singola fornitura di porte resistenti al fuoco, che riporta, come minimo, i seguenti contenuti: j.1) modalità ed avvertenze d’uso; j.2) periodicità dei controlli e delle revisioni con frequenza almeno semestrale; j.3) disegni applicativi esplicativi per la corretta installazione, uso e manutenzione della porta; j.4) le avvertenze importanti a giudizio del produttore. 206 Il geometra ligure Art. 3. Utilizzazione 1. Le porte ed altri elementi di chiusura resistenti al fuoco da impiegarsi nelle attività soggette all’applicazione delle norme e criteri di prevenzione incendi devono essere omologate. 2. La documentazione da disporre per la immissione in commercio di porte resistenti al fuoco è composta da: a) copia dell’atto di omologazione della porta; b) dichiarazione di conformità alla porta omologata; c) libretto di installazione, uso e manutenzione. 3. L’installatore è tenuto a redigere a propria firma la dichiarazione di corretta posa in opera ai sensi del decreto 4 maggio 1998 allegato II comma 2.1. 4. L’utilizzatore è tenuto a mantenere in efficienza ogni porta resistente al fuoco, mediante controlli periodici da parte di personale qualificato e secondo le indicazioni d’uso e manutenzione di cui all’art. 2, lettera j), presenti nel libretto di uso e manutenzione. Art. 4. Procedure per il rilascio dei certificati di prova 1. Le procedure di cui al presente articolo si applicano ai laboratori autorizzati ai sensi del decreto 26 marzo 1985. 2. Per l’ottenimento del certificato di prova ai fini del rilascio dell’omologazione si adotta la seguente procedura: a) il produttore trasmette l’istanza e la documentazione tecnica relativa al campione da sottoporre a prova; b) il laboratorio, verificata la correttezza della documentazione di cui alla lettera a), richiede, entro trenta giorni, l’invio della campionatura di prova e comunica l’importo della somma occorrente per l’esecuzione delle prove; c) il produttore invia la campionatura di prova richiesta comprensiva del campione testimone previsto all’art. 14 del decreto 26 marzo 1985 e l’attestato di versamento relativo alla somma di cui alla precedente lettera b) entro sessanta giorni dalla data della comunicazione del laboratorio; in caso di mancato invio, la pratica viene archiviata per decorrenza dei termini; d) il laboratorio iscrive la pratica nello specifico elenco cronologico, dandone comunicazione al richiedente entro quindici giorni dalla data di ricevimento della campionatura e del pagamento di cui alla lettera c); e) il laboratorio provvede al rilascio del certificato di prova entro novanta giorni dalla data di iscrizione nel suddetto elenco cronologico e si impegna a conservare, in locale idoneo, il campione testimone per un periodo di cinque anni dalla data di rilascio del certificato di prova. Art. 5. Procedure per il rilascio dell’atto di omologazione 1. Il rilascio dell’atto di omologazione rientra tra i servizi a pagamento previsti dalla legge 26 luglio 1965, n. 966, e successive modifiche. 2. Per l’ottenimento dell’atto di omologazione della porta resistente al fuoco si adotta la seguente procedura: a) il produttore inoltra apposita istanza all’area di protezione passiva della Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del Ministero dell’interno, corredata dal certificato di prova a lui intestato, rilasciato dal laboratorio, in originale; b) l’area di protezione passiva avvia il procedimento amministrativo e comunica all’interessato, entro trenta giorni dalla data di ricevimento dell’istanza, l’importo della somma occorrente per il rilascio; c) il produttore invia l’attestato di versamento relativo alla somma di cui alla precedente lettera entro trenta giorni dalla data della comunicazione dell’area di protezione passiva; in caso di mancato invio, la pratica viene archiviata per decorrenza dei termini; d) l’area di protezione passiva, valutata la documentazione presentata, provvede, entro sessanta giorni dalla data di ricevimento dell’istanza dell’attestato di versamento, a rilasciare al produttore l’atto di omologazione della porta resistente al fuoco contenente tutte le modifiche consentite sul prototipo, motivando l’eventuale diniego. 3. L’area di protezione passiva renderà noto, periodicamente, l’elenco aggiornato delle porte resistenti al fuoco omologate. Art. 6. Omologazione di porte certificate in ambito comunitario 1. Le porte resistenti al fuoco legalmente certificate in uno dei Paesi dell’Unione europea ovvero in uno dei Paesi contraenti l’accordo SEE, sulla base delle norme di cui all’art. 1 secondo metodi di controllo riconosciuti in uno degli stessi Paesi, possono essere omologate in Italia per essere impiegate nel campo di applicazione disciplinato dal presente decreto. 2. A tale fine, il produttore deve seguire le procedure previste all’art. 5, garantendo l’identificazione delle modalità di controllo riconosciute dal Paese dell’Unione europea ovvero contraente l’accordo SEE. 3. Tutta la documentazione deve essere accompagnata da traduzione in lingua italiana. Art. 7. Obblighi e responsabilità per il produttore 1. Il produttore è tenuto, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, alla osservanza dei seguenti adempimenti sotto la sua personale responsabilità civile e penale: a) emettere, per ogni porta resistente al fuoco, la dichiarazione di conformità di cui all’art. 2, lettera h); b) rilasciare, per ogni porta resistente al fuoco, copia dell’atto di omologazione cui fa riferimento la dichiarazione di cui al comma precedente; c) fornire, a corredo di ogni esemplare, il libretto d’uso e manutenzione di cui all’art. 2, lettera j); d) applicare, sulla porta resistente al fuoco, il marchio di conformità di cui all’art. 2, lettera i); 207 Legislazione dello Stato e) consentire l’accesso ai locali di deposito, fornire tutte le informazioni necessarie alla verifica della conformità dei prodotti stessi e consentire il prelievo di quanto necessario alle operazioni di controllo di cui al successivo art. 8. Art. 8. Controlli e vigilanza 1. Il Ministero dell’interno ha facoltà di effettuare controlli e verifiche, sulle porte resistenti al fuoco omologate. 2. Gli accertamenti di cui al comma precedente possono essere effettuati presso il magazzino del produttore, i depositi sussidiari del produttore, i grossisti, gli importatori, i commercianti e gli utilizzatori. 3. Con successivo provvedimento relativo ai controlli sui prodotti antincendio omologati dal Ministero dell’interno, saranno stabiliti i criteri e le modalità di individuazione, di prelievo e di esecuzione delle verifiche delle porte da sottoporre a controllo, nonché gli importi dei corrispettivi dovuti dai produttori per le operazioni descritte. Art. 9. Validità, rinnovo, decadenza e annullamento dell’omologazione 1. L’omologazione ha validità cinque anni ed è rinnovabile su istanza del produttore, ad ogni scadenza, per un ulteriore periodo di cinque anni. Tale rinnovo non comporta la ripetizione delle prove tecniche, qualora il produttore dichiari che la porta resistente al fuoco non abbia subito modifiche. Il rinnovo dell’atto di omologazione rientra tra i servizi a pagamento previsti dalla legge 26 luglio 1965, n. 966, e successive modifiche. 2. L’omologazione non è rinnovabile in caso di revoca. 3. L’omologazione decade automaticamente se la porta resistente al fuoco subisce una qualsiasi modifica non prevista nell’atto di omologazione. La nuova normativa stabilirà i tempi necessari per l’adeguamento dei sistemi di produzione e per lo smaltimento delle scorte. 4. Il Ministero dell’interno ha facoltà di revocare l’omologazione se: a) viene rilevata la non conformità della porta resistente al fuoco alla porta omologata; b) il produttore non ottempera in tutto o in parte agli obblighi fissati all’art. 7. 5. La revoca o la decadenza dell’omologazione comportano il divieto dell’immissione sul mercato e il divieto di emissione della dichiarazione di conformità per la porta resistente al fuoco omologata. Art. 10. Norme transitorie 1. Ai fini del rilascio dell’atto di omologazione di cui all’art. 3, comma 1, del presente decreto, a decorrere da sei mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, le prove di resistenza al fuoco si eseguono secondo le norme di cui all’art. 1, comma 1, del presente decreto. È inoltre consentito eseguire le prove di resistenza al fuoco anche secondo la norma UNI-CNVVF 9723/ FA1 fino all’entrata in vigore dell’obbligo della marcatura CE. 2. È consentito il rilascio di atti di omologazione del prototipo o per estensione dei risultati di porte certificate con la norma UNI-CNVVF 9723/FA1 nel rispetto delle procedure previste dal decreto 14 dicembre 1993 e, con decorrenza immediata, anche nel rispetto di quanto previsto agli articoli 5 e 6 del presente decreto. 3. Le omologazioni di porte resistenti al fuoco rilasciate ai sensi del decreto 14 dicembre 1993 non decadono. 4. La produzione e la immissione in commercio di porte resistenti al fuoco di grandi dimensioni, di cui all’art. 3 del decreto ministeriale 27 gennaio 1999, potrà avvenire nel rispetto delle condizioni previste all’art. 2 del decreto ministeriale 20 aprile 2001 e dal comma punto 2 dell’allegato C al presente decreto. Roma, 21 giugno 2004 Il Ministro: Pisanu ALLEGATO A Modalità di condizionamento meccanico 1. Prima di sottoporre il campione alla prova di resistenza al fuoco, va verificata la funzionalità del campione mediante un minimo di 500 cicli di apertura e chiusura, da eseguirsi secondo le procedure previste nella norma EN 1191 o EN 12605 a seconda della tipologia di porta. 2. Prima di sottoporre alla prova di resistenza al fuoco il campione va sottoposto ad un minimo di 5000 cicli di apertura e chiusura (sbattimento), da eseguirsi secondo le procedure previste nella norma EN 1191 o EN 12605 a seconda della tipologia di porta avendo cura di aumentare la velocità di apertura del 50% per porte ad apertura manuale e alla massima velocità operativa per porte automatizzate. 3. In alternativa alle procedure previste nelle norme EN 1191 e EN 12605 è consentita l’esecuzione dei 500 cicli per la verifica della funzionalità e dei 5000 cicli di sbattimento secondo le procedure di seguito indicate: Verifica di funzionalità a) Posizionare il campione sul supporto previsto per la prova a fuoco dalla norma UNI EN 1634-1. b) Misurare ed annotare, prima dell’inizio dei cicli, le seguenti grandezze: b.1) la forza massima espressa in N con precisione al 2% necessaria per aprire la porta con dispositivo di chiusura sbloccato; 208 Il geometra ligure b.2) la corsa dell’anta (o delle ante) espressa in gradi o in millimetri; b.3) le distanze tra i punti di riferimento individuati per testimoniare l’usura. c) Sbloccare il dispositivo di chiusura applicando una forza che aumenti del 50 ± 10% la forza operativa necessaria per lo sblocco per dispositivi a sblocco manuale ovvero alla massima forza imposta dal meccanismo di sblocco per dispositivi a sblocco motorizzato. d) Portare l’anta (o le ante) in posizione di apertura fino a 90° ± 10° (misurati dalla posizione di chiusura) ovvero fino alla posizione di arresto del limitatore o del dispositivo di chiusura se ciò accade prima dei 90°; in ogni caso la posizione di arresto non deve intervenire prima del 60% della posizione di fine corsa. Nel caso di porte ad apertura manuale, la velocità massima di apertura dell’anta (o delle ante) deve essere pari a 0,5 ± 0,05 m/s se la parte mobile ha una massa non superiore a 400 kg e pari a 0,2 ± 0,02 m/ s se la parte mobile ha una massa superiore a 400 kg. Nel caso di porte ad apertura motorizzata va settata la velocità come sopra descritto. Nel caso di motori a velocità non settabile la velocità di apertura sarà quella effettivamente permessa dal sistema. Detta velocità massima di apertura va raggiunta fra i 20° e i 60° di apertura o fra il 20% e il 60% della corsa dell’anta e mantenuta costante fino a fine corsa. e) Lasciare in posizione di apertura l’anta per un tempo non superiore a 4 s se la porta è ad apertura manuale. Per porte ad apertura motorizzata il tempo di apertura è quello previsto dal dispositivo di apertura nel funzionamento effettivo. f) Portare l’anta in chiusura con il dispositivo di autochiusura sincerandosi che l’arresto della fase di chiusura avvenga per battuta dell’anta (o delle ante) sul telaio. g) Bloccare il dispositivo di chiusura. h) Osservare un periodo di riposo nella posizione di chiusura così come previsto alla lettera d). i) Ripetere ed annotare, alla fine del numero di cicli previsto, le misure di cui alla lettera e), unitamente ad ogni anomalia riscontrata. Sbattimento a) Posizionare il campione sul supporto previsto per la prova a fuoco dalla norma UNI EN 1634-1 con i dispositivi di chiusura rimossi o interdetti. b) Ripetere l’operazione di apertura descritta per la verifica di funzionalità alla lettera d) avendo cura di aumentare la velocità operativa del 50% per porte ad apertura manuale e per porte ad apertura motorizzata con velocità settabile ovvero alla velocità realmente consentita per porte ad apertura motorizzata con velocità non settabile. c) Ripetere l’operazione descritta per la verifica di funzionalità alla lettera e). d) Effettuare l’operazione di chiusura come descritto alla lettera b) per la fase di apertura. e) Ripetere l’operazione descritta per la verifica di funzionalità alla lettera h). ALLEGATO B CLASSIFICAZIONE DELLE PORTE RESISTENTI AL FUOCO Il sistema di classificazione adottato per le porte resistenti al fuoco è di seguito illustrato: E 15 20 30 45 60 90 120 180 240 EI1 15 20 30 45 60 90 120 180 240 EI2 15 20 30 45 60 90 120 180 240 EW 20 30 60 Il requisito di tenuta E è l’attitudine di una porta o altro elemento di chiusura a non lasciar passare né produrre, se sottoposto all’azione dell’incendio su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto. La perdita del requisito E si ha al verificarsi di uno dei seguenti fenomeni: aperture di fessure passanti superiori a fissate dimensioni (punto 10.4.5.3 della UNI EN 1363-1); accensione di un batuffolo di cotone posto ad una distanza di 30 mm per un massimo di 30 s (punto 10.4.5.2 della UNI EN 1363-1) su tutta la superficie; presenza di fiamma persistente sulla faccia non esposta. Il requisito di isolamento I è l’attitudine di una porta od altro elemento di chiusura a ridurre entro un dato limite la trasmissione del calore dal lato esposto all’incendio al lato non esposto. La perdita del requisito di tenuta significa anche perdita del requisito di isolamento, sia che il limite specifico di temperatura sia stato superato o meno. Sono previsti due criteri di isolamento. Isolamento I1. Si considera che l’elemento in prova perde l’isolamento termico al verificarsi del primo dei seguenti fenomeni: l’aumento della temperatura media sulla faccia non esposta supera i 140°C (punto 9.1.2.2 della UNI EN 1634-1); l’aumento della temperatura su ogni punto dell’anta, con esclusione della zona entro 25 mm dal bordo visibile o foro di passaggio, supera i 180°C (punto 9.1.2.4 lettera b) della UNI EN 1634-1); l’aumento della temperatura sul telaio supera i 180°C a una distanza di 100 mm dal foro di passaggio se il telaio è più largo di 100 mm o alla massima distanza possibile se il telaio è inferiore o uguale a 100 mm (punto 9.1.2.3 lettera b) della UNI EN 1634-1). Isolamento I2. Si considera che l’elemento in prova perde l’isolamento termico al verificarsi del primo dei seguenti fenomeni: l’aumento della temperatura media sulla faccia non esposta supera i 140°C (punto 9.1.2.2 della UNI EN 1634-1); 209 Legislazione dello Stato l’aumento della temperatura su ogni punto dell’anta, con esclusione della zona entro 100 mm dal bordo visibile o foro di passaggio, supera i 180°C (punto 9.1.2.3 lettera c) della UNI EN 1634-1); l’aumento della temperatura sul telaio supera i 360°C a una distanza di 100 mm dal foro di passaggio se il telaio è più largo di 100 mm o alla massima distanza possibile se il telaio è inferiore o uguale a 100 mm (punto 9.1.2.3 lettera b) della UNI EN 1634-1). Il requisito di irraggiamento W è l’attitudine di una porta o altro elemento di chiusura a resistere all’incendio agente su una sola faccia, riducendo la trasmissione di calore radiante sia ai materiali costituenti la superficie non esposta sia ad altri materiali o a persone ad essa adiacenti. Una porta od altro elemento di chiusura che soddisfa i criteri di isolamento I1 o I2 si ritiene che soddisfi anche il requisito di irraggiamento W per lo stesso tempo. La perdita del requisito di tenuta E significa automaticamente perdita del requisito di irraggiamento W. ALLEGATO C VARIAZIONI CONSENTITE AGGIUNTIVE 1) Fatti salvi i limiti di estendibilità indicati nel campo di applicazione diretta dei risultati di prova, sono consentiti i seguenti trasferimenti dei risultati: a) è consentito il trasferimento dei risultati di prova da porte scorrevoli a più ante a porte scorrevoli con un minore numero di ante costruttivamente identiche in ogni dettaglio; b) è consentito il trasferimento dei risultati di prova da porta a due ante a battente, a porta realizzata con la sola anta primaria a condizione che il telaio fisso e la sezione dell’anta rimangano invariati mentre la nuova battuta dell’anta corrisponda alla battuta sul telaio perimetrale dell’anta del prototipo provato; c) è consentito il trasferimento dei risultati di prova da porta senza battuta a pavimento, a porta con battuta a pavimento; d) è consentito il trasferimento dei risultati di prova da porta a due ante uguali di cui una cieca e l’altra munita di specchiatura di diversa natura da quella di base di superficie non maggiore di 0,25 m2 e del 15% dell’intera superficie dell’anta stessa quale dei due inferiori, a porta con entrambe le ante o cieche o con specchiatura come l’anta del prototipo provato. In caso di prototipo con ante disuguali, le variazioni ammesse o da apportarsi sulla seconda specchiatura, corrispondono a quelle dei casi di variazione dimensionale di cui alla successiva lettera e); e) è consentito il trasferimento dei risultati di prova, nel caso di porte con ante con specchiatura, di diversa natura da quella di base, a porte con ante di dimensioni maggiori, minori o invariate nel rispetto delle se- guenti condizioni: la specchiatura può essere ridotta o eliminata, per prototipi provati con specchiatura di superficie non maggiore di 0,25 m2 o del 15% dell’intera superficie dell’anta stessa, quale dei due inferiore; la specchiatura può essere ridotta fino al 0,25 m2 o al 15% dell’intera superficie dell’anta stessa, quale dei due superiore, per prototipi provato con specchiatura di superficie maggiore di suddette dimensioni; le distanze dal bordo superiore e dai bordi laterali della nuova anta alla relativa specchiatura, devono essere non inferiori alle corrispondenti distanze del prototipo provato. Inoltre la distanza dal bordo inferiore della nuova anta alla relativa specchiatura non deve essere inferiore alla distanza del bordo superiore del prototipo provato alla relativa specchiatura; non è ammesso alcun aumento dell’altezza e/o della larghezza della specchiatura che, inoltre, deve mantenere la stessa figura geometrica senza alcuna possibilità di rotazione. Nel caso di specie, rettangoli e quadrati possono essere considerati come una stessa figura geometrica. 2) È ammesso il trasferimento dei risultati di prova a porte di dimensioni estese oltre il campo di applicazione diretta dei risultati di prova a condizione che: a) il campione in prova abbia dimensioni pari alle massime compatibili con la bocca del forno (2600 mm in larghezza e 2700 mm in altezza o superiori); b) il campione in prova abbia conseguito l’ulteriore margine di resistenza al fuoco previsto; c) il sistema costruttivo sia rigorosamente rispettato; d) siano presi tutti gli accorgimenti atti ad evitare un degrado della resistenza al fuoco (punti di chiusura, punti di ancoraggio fra i componenti, punti di fissaggio all’elemento di supporto proporzionali alle dimensioni lineari dell’elemento stesso e quant’altro il produttore ritenga necessario e adeguatamente sperimentato). Pubblicato su G. U. n. 155 del 05.07.2004 MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI DECRETO 22 giugno 2004 Procedura e schemi-tipo per la redazione e la pubblicazione del programma triennale, dei suoi aggiornamenti annuali e dell’elenco annuale dei lavori pubblici, ai sensi dell’art. 14, comma 11, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni ed integrazioni. IL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI Visto il titolo V della Costituzione; Visto l’art. 14, comma 11, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni e integrazioni; Visto il titolo III, capo I, del regolamento di esecuzio- 210 ne della legge-quadro in materia di lavori pubblici, emanato con decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554; Considerato che il comma 11 dell’art. 14 della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni e integrazioni demanda al Ministro dei lavori pubblici ora Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il compito di definire, con proprio decreto, gli “schemitipo” sulla base dei quali i soggetti di cui all’art. 2, comma 2, lettera a) della legge, redigono ed adottano il programma triennale, i suoi aggiornamenti annuali e gli elenchi annuali dei lavori; Considerato che i suddetti “schemi-tipo” debbono conformarsi alle disposizioni procedurali ed ai criteri di redazione contenuti nell’art. 14 della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni e integrazioni nonché agli articoli 11, 12, 13 e 14 del citato regolamento; Visto il testo unico delle leggi sull’ordinamento delle autonomie locali n. 267 del 18 agosto 2000 e successive modificazioni e integrazioni; Considerato altresì che, ai sensi dell’art. 14, comma 11, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni e integrazioni e dell’art. 14, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554, i programmi triennali, gli aggiornamenti annuali e gli elenchi annuali dei lavori debbono essere trasmessi all’Osservatorio dei lavori pubblici; Visto il decreto ministeriale del Ministero dei lavori pubblici 21 giugno 2000, n. 5374/21/65; Visto il decreto ministeriale del Ministero dei lavori pubblici 4 agosto 2000 per l’interpretazione autentica del decreto ministeriale 21 giugno 2000; Ritenuta la necessità di razionalizzazione e semplificazione delle disposizioni di cui al citato decreto ministeriale del Ministero dei lavori pubblici 21 giugno 2000, n. 5374/21/65 e delle relative schede allegate; Visto il decreto n. 172/CD del 16 febbraio 2004 con il quale è stato costituito un tavolo tecnico tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regioni e province autonome, allargato alla partecipazione di ANCI, UPI e UNCEM finalizzato alla razionalizzazione, rielaborazione e semplificazione delle disposizioni di cui al decreto ministeriale del Ministero dei lavori pubblici 21 giugno 2000 e delle schede allegate; Ritenuto che i siti internet individuati dal decreto ministeriale del Ministero dei lavori pubblici n. 20 del 6 aprile 2001 relativi alla pubblicazione dei bandi, degli avvisi di gara e degli avvisi di interventi realizzabili con capitali privati di cui al comma 2-bis dell’art. 37-bis della legge n. 109/1994, e successive modificazioni e integrazioni, hanno assunto, nell’ottica di un sistema informativo e informatico di tipo federato, rilevanza nazionale di libero e puntuale accesso; Vista la circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 685/IV del 7 maggio 2004; Vista la legge 17 maggio 1999, n. 144, ed in partico- Il geometra ligure lare l’art. 4 la cui rubrica reca “studi di fattibilità delle amministrazioni pubbliche e progettazione preliminare delle amministrazioni regionali e locali”; Ritenuta la necessità della pubblicazione informatica della programmazione triennale e dell’elenco annuale dei lavori pubblici; Considerato che ai sensi dell’art. 12 del decreto ministeriale del Ministero dei lavori pubblici 21 giugno 2000, a seguito di proposte di modifica al citato decreto, il Ministro dei lavori pubblici, ove ne ravvisi l’esigenza, provvede, entro il 30 giugno di ogni anno, ad approvare le opportune modifiche procedendo alla integrale pubblicazione del testo nella Gazzetta Ufficiale; Decreta: Art. 1. Redazione ed approvazione del programma triennale, dei suoi aggiornamenti annuali e dell’elenco annuale dei lavori 1. Le amministrazioni aggiudicatrici di cui all’art. 2, comma 2, lettera a) della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni e integrazioni, fatte salve le competenze legislative e regolamentari delle regioni e delle province autonome in materia, e, quando esplicitamente previsto, di concerto con altri soggetti, per lo svolgimento di attività di realizzazione di lavori pubblici, adottano il programma triennale e gli elenchi annuali dei lavori sulla base degli schemi tipo allegati al presente decreto. 2. Lo schema di programma e di aggiornamento sono redatti entro il 30 settembre di ogni anno, e, prima della loro pubblicazione, sono adottati entro il 15 ottobre di ogni anno dall’organo competente secondo i rispettivi ordinamenti. 3. Entro novanta giorni dall’approvazione della legge di bilancio le amministrazioni dello Stato procedono all’aggiornamento definitivo del programma triennale unitamente all’elenco annuale dei lavori da realizzare nel primo anno ai sensi dell’art. 13, comma 3, decreto del Presidente della Repubblica n. 554/1999. Gli altri soggetti di cui al precedente comma 1, approvano i medesimi documenti unitamente al bilancio preventivo, di cui costituiscono parte integrante ai sensi dell’art. 14, comma 9, legge n. 109/1994, e successive modificazioni e integrazioni e dell’art. 13, comma 1, decreto del Presidente della Repubblica n. 554/1999. 4. Per la redazione e pubblicazione delle informazioni sulla programmazione triennale e l’elenco annuale dei lavori pubblici, le amministrazioni individuano un referente da accreditarsi presso gli appositi siti internet predisposti rispettivamente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dalle regioni e dalle province autonome, competenti territorialmente. In caso di mancata attivazione da parte delle regioni e delle province autonome del sito di loro rispettiva competenza l’accreditamento avviene per il tramite del sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. 5. Presso gli stessi siti internet di cui al comma 4 Legislazione dello Stato è disponibile il supporto informatico per la compilazione delle schede tipo allegate al presente decreto. Art. 2. Attività preliminari alla redazione del programma 1. In relazione alle disponibilità finanziarie previste nei documenti di programmazione, dei bisogni che possono essere soddisfatti tramite la realizzazione di lavori finanziabili con capitale privato, in quanto suscettibili di gestione economica ai sensi dell’art. 14, comma 2, legge n. 109/1994, e dei beni immobili che possono essere oggetto di diretta alienazione ai sensi dell’art. 19, comma 5-ter, legge n. 109/1994, il quadro delle disponibilità finanziarie è riportato secondo lo schema della scheda 1, nella quale sono indicati, secondo le diverse provenienze, le somme complessivamente destinate all’attuazione del programma. Nella scheda 2, sezione B, sono invece riportate le indicazioni relative all’applicazione dell’art. 14, comma 4, della legge n. 109/1994. 2. Per l’inserimento nel programma di ciascun intervento di importo inferiore a 10 milioni di euro i soggetti di cui al precedente art. 1 provvedono a redigere sintetici studi ai sensi dell’art. 11, comma 2, decreto del Presidente della Repubblica n. 554/1999 nei quali sono indicati le caratteristiche funzionali, tecniche, gestionali ed economico-finanziarie dell’intervento stesso, corredati dall’analisi dello stato di fatto per quanto riguarda le eventuali componenti storico-artistiche, architettoniche, paesaggistiche e di sostenibilità ambientale, socio-economiche, amministrative e tecniche ai sensi dell’art. 14, comma 2, legge n. 109/ 1994. Gli studi approfondiscono gli aspetti considerati in rapporto alla effettiva natura dell’intervento di cui si prevede la realizzazione. 3. Per gli interventi di importo superiore a 10 milioni di euro i soggetti di cui all’art. 1, comma 1, provvedono alla redazione di studi di fattibilità, secondo quanto previsto dall’art. 4 della legge 17 maggio 1999, n. 144. 4. Per i lavori di manutenzione è sufficiente l’indicazione degli interventi accompagnata dalla stima sommaria dei costi, ai sensi dell’art. 14, comma 6, della legge n. 109/1994, e successive modificazioni e integrazioni. 5. I soggetti di cui all’art. 1, comma 1, possono inserire nel programma triennale i relativi interventi ove dispongano della progettazione preliminare redatta ai sensi dell’art. 16, comma 3, della legge n. 109/1994 e successive modificazioni e integrazioni. Art. 3. Contenuti del programma triennale, dei suoi aggiornamenti annuali e dell’elenco annuale dei lavori 1. Nel programma triennale, ovvero nei suoi aggiornamenti vengono indicati gli elementi richiesti nella scheda 2, in cui sono indicati la localizzazione dell’intervento, la stima dei costi, la tipologia e la cate- 211 goria recate nelle tabelle 1 e 2, gli apporti di capitale privato indicati nella tabella 3, allegate al presente decreto. 2. Nella scheda 3 è contenuta la distinta dei lavori da realizzarsi nell’anno cui l’elenco si riferisce oltre al responsabile del procedimento, lo stato della progettazione come da tabella 4 allegata, le finalità secondo la tabella 5 allegata, la conformità ambientale e urbanistica, l’ordine di priorità in conformità all’art. 14, comma 3, legge n. 109/1994, e successive modificazioni e integrazioni, secondo una scala di priorità espressa in tre livelli. Art. 4. Redazione dell’elenco dei lavori da realizzare nell’anno e adeguamento dell’elenco annuale a flussi di spesa 1. L’inclusione di un lavoro nell’elenco annuale è subordinata alla previa approvazione di uno studio di fattibilità o della progettazione preliminare secondo quanto disposto dall’art. 14, comma 6, della legge n. 109/1994, e successive modificazioni e integrazioni. 2. La formulazione dell’elenco annuale, corredato dell’elenco dei lavori da eseguire in economia, è riepilogata nella scheda 3. Ai sensi dell’art. 14, comma 9, della legge n. 109/1994, e successive modificazioni e integrazioni, un lavoro non inserito nell’elenco annuale può essere realizzato solo sulla base di un autonomo piano finanziario che non utilizzi risorse già previste disponibili tra i mezzi finanziari dell’amministrazione stessa al momento della formazione dell’elenco, fatta eccezione per le risorse resesi disponibili a seguito di ribassi d’asta o di economie. 3. Ove necessario, l’elenco annuale viene adeguato in fasi intermedie, attraverso procedure definite da ciascuna amministrazione, per garantire, in relazione al monitoraggio dei lavori, la corrispondenza agli effettivi flussi di spesa. 4. Al fine di limitare la formazione dei residui passivi le amministrazioni operano le opportune compensazioni finanziarie tra i diversi interventi e in caso di impossibilità sopravvenuta a realizzare un lavoro inserito nell’elenco annuale procedono all’adeguamento dello stesso elenco, o, ove indispensabile, del programma triennale. 5. Le operazioni di cui ai commi 1, 2, 3 e 4 sono effettuate nell’osservanza delle norme di bilancio proprie delle varie amministrazioni. Art. 5. Pubblicità e pubblicazione del programma triennale, dei suoi aggiornamenti annuali e dell’elenco annuale dei lavori da realizzare nell’anno stesso 1. Ai fini della loro pubblicità e della trasparenza amministrativa gli schemi adottati dei programmi triennali ed i relativi elenchi annuali, sono affissi, prima dell’approvazione dei programmi triennali ed i relativi elenchi annuali, per almeno sessanta giorni conse- 212 Il geometra ligure cutivi, nella sede dell’amministrazione procedente, che può adottare ulteriori forme di informazione nei confronti dei soggetti comunque interessati al programma, purché queste siano predisposte in modo da assicurare il rispetto dei tempi di cui all’art. 1, comma 3. 2. Quando il programma dell’amministrazione è redatto sulla base di un insieme di proposte provenienti da uffici periferici, la pubblicità va effettuata anche presso le sedi dei medesimi uffici. 3. La pubblicità degli adeguamenti dei programmi triennali nel corso del primo anno di validità degli stessi è assolta attraverso la pubblicazione dell’atto che li approva. 4. Il programma triennale, l’elenco annuale dei lavori pubblici e i relativi aggiornamenti sono pubblicati sugli appositi siti internet predisposti rispettivamente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dalle regioni e dalle province autonome, fermo restando gli adempimenti di cui all’art. 14, comma 11, della legge n. 109/1994 e successive modificazioni e integrazioni e all’art. 14 del decreto del Presidente della Repubblica n. 554/1999. Art. 6. Applicazione e aggiornamento 1. Sulla base della concreta esperienza applicativa i soggetti di cui all’art. 1 inviano, entro il 30 marzo di ciascun anno, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - Direzione generale per la regolazione dei lavori pubblici, eventuali proposte di integrazione e modifica al presente decreto. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ove ne ravvisi l’esigenza, provvede, entro il 30 giugno di ogni anno, ad approvare le opportune modifiche, procedendo alla integrale nuova pubblicazione del testo nella Gazzetta Ufficiale. Il presente decreto con le relative schede allegate modifica e sostituisce il decreto ministeriale del Ministero dei lavori pubblici 21 giugno 2000, n. 5374/ 21/65. Il presente decreto si applica dal giorno successivo alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Il presente decreto è inviato alla Corte dei conti per la registrazione. Roma, 22 giugno 2004 p. Il Ministro: Martinat Registrato alla Corte dei conti il 25 giugno 2004 Ufficio controllo atti Ministeri delle infrastrutture ed assetto del territorio, registro n. 6, foglio n. 66 Pubblicato su G. U. n. 151 del 30.06.2004 DECRETO LEGISLATIVO 10 giugno 2004, n.152 Modifiche all’articolo 23 del decreto legislativo 12 giugno 2003, n. 210, in materia di impianti a fune adibiti al trasporto di persone. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione; Visto l’articolo 1, commi 1 e 4, della legge 1° marzo 2002, n. 39, recante disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee (legge comunitaria 2001); Visto il decreto legislativo 12 giugno 2003, n. 210, recante attuazione della direttiva 2000/9/CE in materia di impianti a fune adibiti al trasporto di persone e relativo sistema sanzionatorio; Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 25 marzo 2004; Acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano; Acquisiti i pareri delle competenti commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 21 maggio 2004; Sulla proposta del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell’economia e delle finanze, delle attività produttive e per gli affari regionali; Emana il seguente decreto legislativo: Art. 1. Modifica all’articolo 23 del decreto legislativo 12 giugno 2003, n. 210 1. Il comma 2 dell’articolo 23 del decreto legislativo 12 giugno 2003, n. 210, è sostituito dal seguente: “2. La costruzione e la messa in servizio degli impianti, i cui progetti definitivi siano stati presentati per l’approvazione o il rilascio del nulla osta tecnico ai fini della sicurezza entro il 2 maggio 2004, ferma restando l’applicazione delle altre norme del presente decreto, è consentita in deroga a quanto previsto dagli articoli 9 e 11 a condizione che: a) siano comunque rispettate le procedure, le norme e le specifiche tecniche nazionali vigenti necessarie e rilevanti per garantire la rispondenza dei componenti di sicurezza e dei sottosistemi utilizzati nell’impianto ai requisiti essenziali di cui all’articolo 5, comma 1; b) la costruzione dell’impianto sia completata entro e non oltre ventiquattro mesi dalla data del 2 maggio 2004; c) la messa in servizio avvenga entro gli ulteriori sei mesi dalla scadenza della data di cui alla lettera b).”. Art. 2. Entrata in vigore 1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Legislazione dello Stato Repubblica italiana. Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare. Dato a Roma, addì 10 giugno 2004 CIAMPI BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei Ministri BUTTIGLIONE, Ministro per le politiche comunitarie LUNARDI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti FRATTINI, Ministro degli affari esteri CASTELLI, Ministro della giustizia TREMONTI, Ministro dell’economia e delle finanze MARZANO, Ministro delle attività produttive LA LOGGIA, Ministro per gli affari regionali Visto, il Guardasigilli: CASTELLI Pubblicato su G. U. n. 144 del 22.06.2004 TESTO COORDINATO DEL DECRETO-LEGGE 26 Aprile 2004, n. 107 Testo del decreto-legge 26 aprile 2004, n. 107 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 98 del 27 aprile 2004), coordinato con la legge di conversione 24 giugno 2004, n. 162, recante: “Proroga di termini in materia di attestazione e qualificazione per gli esecutori di lavori pubblici”. Avvertenza: Il testo coordinato qui pubblicato è stato redatto dal Ministero della giustizia ai sensi dell’art. 11, comma 1, del testo unico delle disposizioni sulla promulgazione delle leggi, sull’emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana, approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 1092, nonché dell’art. 10, comma 3, del medesimo testo unico, al solo fine di facilitare la lettura sia delle disposizioni del decretolegge, integrate con le modifiche apportate dalla legge di conversione, che di quelle richiamate nel decreto, trascritte nelle note. Restano invariati il valore e l’efficacia degli atti legislativi qui riportati. Le modifiche apportate dalla legge di conversione sono stampate con caratteri corsivi. A norma dell’art. 15, comma 5, della legge 23 agosto 1988, n. 400 (Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri), le modifiche apportate dalla legge di conversione hanno efficacia dal giorno successivo a quello della sua pubblicazione. 213 Art. 1. L’articolo 4 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 355, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 47, è sostituito dal seguente: Art. 4 (Validità attestazioni SOA). - 1. È prorogata al 15 luglio 2004 la validità delle attestazioni di cui al comma 5 dell’articolo 15 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n. 34, e successive modificazioni rilasciate dalle Società Organismi di attestazione (SOA) agli esecutori di lavori pubblici, per tutte le attestazioni per le quali la scadenza del termine per la verifica triennale ivi prevista interviene prima di tale data. Riferimenti normativi: - Il testo dell’art. 15, comma 5 del decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n. 34, recante: “Istituzione del sistema di qualificazione per gli esecutori dei lavori pubblici, ai sensi dell’art. 8 della legge 11 febbraio 1994, n. 109” e successive modificazioni, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 49 del 29 febbraio 2000, supplemento ordinario n. 35, è il seguente: “5. La durata dell’efficacia dell’attestazione è pari a cinque anni con verifica triennale del mantenimento dei requisiti di ordine generale, nonché dei requisiti di capacità strutturale di cui all’art. 15-bis. La efficacia delle attestazioni già rilasciate alla data di entrata in vigore della legge 1° agosto 2002, n. 166, è prorogata a cinque anni. Almeno tre mesi prima della scadenza del termine, l’impresa che intende conseguire il rinnovo dell’attestazione deve stipulare un nuovo contratto con la medesima SOA o con un’altra autorizzata”. Art. 1-bis. 1. Sono prorogati al 31 dicembre 2005 i termini relativi alla qualificazione nelle categorie OG5, OG9 e OG10, di cui all’articolo 22, commi 2 e 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n. 34. Riferimenti normativi: - Il testo dell’art. 22, commi 2 e 4 del decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n. 34, è il seguente: “2. Fino al 31 dicembre 2002 per la qualificazione nelle categorie OG5, OG9 e OG10, gli importi previsti all’art. 18, comma 5, lettera b), sono quelli realizzati nei migliori cinque anni del decennio antecedente la data di sottoscrizione del contratto con la SOA. (Omissis). 4. Fino al 31 dicembre 2002 per la qualificazione nelle categorie OG5, OG9 e OG10, i lavori di cui all’art. 18, comma 5, lettera c), sono quelli realizzati nel decennio antecedente la data di sottoscrizione del contratto con la SOA”. Art. 1-ter. 1. Le disposizioni relative alla certificazione per l’ese- 214 Il geometra ligure cuzione dei lavori della categoria OS12, previste dall’articolo 18, comma 8, quinto e sesto periodo, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n. 34, e successive modificazioni, si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2006. Riferimenti normativi: - Il testo dell’art. 18, comma 8 del decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n. 34, è il seguente: “8. L’adeguata attrezzatura tecnica consiste nella dotazione stabile di attrezzature, mezzi d’opera ed equipaggiamento tecnico, in proprietà o in locazione finanziaria o in noleggio, dei quali sono fornite le essenziali indicazioni identificative. Detta dotazione contribuisce al valore della cifra di affari in lavori di cui al comma 2, lettera b), effettivamente realizzata, rapportata alla media annua dell’ultimo quinquennio, sotto forma di ammortamenti e canoni di locazione finanziaria o canoni di noleggio, per un valore non inferiore al 2% della predetta cifra d’affari, costituito per almeno la metà dagli ammortamenti e dai canoni 5 di locazione finanziaria. L’attrezzatura tecnica per la quale è terminato il piano di ammortamento contribuisce al valore della cifra di affari sotto forma di ammortamenti figurativi, da evidenziarsi separatamente, calcolati proseguendo il piano di ammortamento precedentemente adottato per un periodo pari alla metà della sua durata. L’ammortamento figurativo è calcolato con applicazione del metodo a quote costanti con riferimento alla durata del piano di ammortamento concluso. Per la esecuzione dei lavori della categoria OS12 aggiudicati o subappaltati a decorrere dal primo gennaio 2005, al fine di acquisire o rinnovare la qualificazione nella categoria per le classifiche di importo pari o superiore alla III (euro 1.032.913), l’impresa deve essere titolare della certificazione di sistema di qualità conforme alle norme europee della serie UNI EN ISO 9001/2000 relativamente alla produzione, al montaggio e alla installazione dei beni oggetto della categoria. Per le classifiche di importo inferiore e in via transitoria per le altre classifiche le imprese non certificate presentano, ai fini della collaudazione di lavori della categoria OS12 di importo superiore a 50.000 euro, una dichiarazione del produttore dei beni oggetto della categoria, attestante il corretto montaggio e installazione degli stessi.”. Art. 2. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge. Pubblicato su G.U. n. 148 del 26.6.2004 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA Indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, relativi al mese di maggio 2004, che si pubblicano ai sensi dell’art. 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle locazioni di immobili urbani), ed ai sensi dell’art. 54 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica). Gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativi ai singoli mesi del 2003 e 2004 e le loro variazioni rispetto agli indici relativi al corrispondente mese dell’anno precedente e di due anni precedenti risultano: Pubblicato su G. U. n. 142 del 19.06.04 Il testo completo dei provvedimenti legislativi qui richiamati è disponibile, per gli iscritti, presso la sede del Collegio. I sensi non ingannano, inganna il giudizio Johann Wolfgang von Goethe Giurisprudenza GEOMETRA Maggio 2004 CASSAZIONE CIVILE, II SEZIONE, 13 gennaio 2003, n. 311 - SPADONE Presidente - ELEFANTE Relatore. Zavattaro e Abbo (avv.ti Pontecorvo, Guadagnini) Mariotto (avv. Contaldi). Professioni intellettuali - Geometra - Responsabilità professionale - Responsabilità contrattuale Azione risarcimento danni - Prescrizione - Decorrenza (C. c. artt. 1218, 2935, 2946). L’art. 2935 c. c, norma generale sulla decorrenza della prescrizione, che colloca il dies a quo nel “giorno in cui il diritto può essere fatto valere” va inteso in relazione a ciascuna situazione protetta, in caso di divergenza tra interesse tutelato in astratto e richiesta in concreto di tutela. Pertanto nell’azione di responsabilità contrattuale, legata essenzialmente all’elemento del danno, il momento iniziale della decorrenza del termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno va individuato in quello in cui, a seguito dell’altrui condotta, si verifica la lesione concreta (e non potenziale) nella sfera giuridica del danneggiato. (Nella specie la S. C. ha ritenuto che la prescrizione del diritto ad ottenere il risarcimento del danno, causato dall’inadempimento o dall’inesatto adempimento professionale da parte di un geometra nella richiesta di condono edilizio, danno consistente nella perdita di tale beneficio, inizi a decorrere dalla data in cui è scaduto il termine per poter presentare la domanda di condono). TECNICA LEGALE maggio 2004 APPELLO LECCE, II SEZIONE, 26 febbraio 2002, n. 104 - LAMORGESE Presidente - CASABURI Consigliere FARINA Relatore. - Cesaria G., Cesaria L., Cesaria G. e Leobilla P. (avv.ti Costantino, De Mauro) - Cesaria C. (avv. Sgura). Comodato - Comodato per un uso determinato Destinazione ad uso abitativo “vita natural durante” - Termine di adempimento della obbligazione di restituzione - Determinazione della destinazione d’uso per facta concludentia - Sussistenza (C. c. artt. 1803, 1809, 1810). Comodato - Estinzione - Morte del comodante Richiesta eredi del comodante - Comodato “vita natural durante” - Fattispecie relativa a comodato di immobile - Insussistenza (C. c. artt. 1803,1811). Nel contratto di comodato, caratterizzato dalla destinazione ad un determinato uso, la mancanza di un termine finale direttamente previsto dalle parti non autorizza il comodante a richiedere ad nutum la restituzione dell’immobile, laddove sia possibile configurare una indiretta determinazione di durata per facta concludentia, vale a dire attraverso la delimitazione dell’uso consentito della cosa, desumibile dalla natura stessa, dal rapporto di parentela intercorrente tra le parti, dal comportamento del comodante, dall’esame degli interessi e dalle utilità perseguite dai contraenti ed assegnatari, nonché dalle finalità del negozio. La morte del comodante non determina, cosi come previsto dall’art. 1811 c. c. nel caso di morte del comodatario, la estinzione del contratto di comodato. In tale fattispecie l’elemento della fiducia caratterizza esclusivamente il rapporto intercorrente tra comodante e comodatario e non viceversa. Ne consegue che, stante il carattere eccezionale dell’art. 1811 c. c., è riconosciuto solo e soltanto al comodante la facoltà di richiedere agli eredi del comodatario la restituzione dei beni concessi in comodato. maggio 2004 CASSAZIONE CIVILE, II SEZIONE, 1° aprile 2003, n 4905 - SPADONE Presidente - SETTIMJ Estensore - RUSSO P.M. (conf.). - Aleya Imm. s.r.l. (avv. De Tilla) - Cond. Via Riviera di Chiaia n. 9/A Napoli (avv. Campese). Conferma Trib. Napoli, 29 ottobre 1999. Comunione e condominio - Condominio negli edifici - Parti comuni - Alloggio del portiere - Attribuzione in proprietà esclusiva ad uno dei condomini - Mantenimento del vincolo di destinazione - Am- 216 Il geometra ligure missibilità - Natura giuridica del vincolo – Obbligazione propter rem (C. c. art. 1117). Controparte - Dubbio - Insufficienza (C. c. artt. 1147, 1159). Configura un’obbligazione propter rem, suscettibile di trasmissione ai successivi acquirenti dell’immobile anche in assenza di trascrizione, il mantenimento dell’originaria destinazione al servizio condominiale del locale adibito ad alloggio del portiere, che sia di proprietà esclusiva di uno dei condomini. L’esatta individuazione del bene nel titolo e l’identità di tale bene con quello successivamente posseduto sono elementi necessari al fine del verificarsi dell’usucapione abbreviata a prescindere dalla qualità di possessore dell’alienante. La buona fede ai fini del verificarsi dell’usucapione abbreviata va verificata al momento della conclusione del contratto, o in quello successivo dell’immissione nel possesso e la sua mancanza deve essere provata dalla controparte. A tal fine non è sufficiente l’allegazione di un mero sospetto di una situazione illegittima ma il dubbio deve risultare comprovato da circostanze serie, concrete e non meramente ipotetiche. maggio 2004 CASSAZIONE CIVILE, II SEZIONE, 18 aprile 2003, n. 6323 - CORONA Presidente - DE JULIO Relatore - CARESTIA P.M. (conf.). - Basili (avv. Brigida) - Cond. Via Appia Nuova, 270, Roma (avv. Pinto). Conferma App. Roma, 18 novembre 1999. Comunione e condominio - Condominio negli edifici - Spese necessarie per la conservazione della cosa comune - Obbligo di contribuzione - Insorgenza - Trasferimento della proprietà esclusiva Soggetto obbligato (C. c. art. 1123; Disp. att. c. c. art. 63). L’obbligo del condomino di contribuire alle spese necessarie alla conservazione delle parti comuni dell’edificio sorge per effetto dell’esecuzione dei lavori di restauro (nell’applicare tale principio la Corte ha confermato la sentenza di merito che aveva condannato un condomino, che aveva alienato il suo appartamento, a contribuire ad un intervento di restauro anteriore alla vendita, reputando irrilevante la circostanza che le delibere assembleari di approvazione della spesa sostenuta e di ripartizione della stessa fossero intervenute successivamente alla vendita). maggio 2004 CASSAZIONE CIVILE, II SEZIONE, 21 maggio 2003, n. 7966 - SPADONE Presidente - GOLDONI Relatore - UCCELLA P.M. (conf.). - Esposito Luigi e altri (avv. Maglione) Papaccio Antonio e altri (avv.ti Aievola, Iovino). Conferma App. Napoli, 29 luglio 1999. Usucapione - Abbreviata - Possesso - Alienazione Possesso del dante causa - Non necessarietà (C. c. artt. 1159, 1479). Usucapione - Abbreviata - Buona fede - Prova - URBANISTICA Maggio 2004 CONSIGLIO DI STATO, V SEZIONE, 21 ottobre 2003, n. 6529 (decisione) - QUARANTA Presidente - PULLANO Estensore. - Immovilli e Tambolla (avv.ti Cassietti, Menghini) Comune di Verbania (avv.ti Santilli, Romanelli). Edilizia e urbanistica - Procedimento di rilascio della concessione edilizia - Potere e dovere dell’amministrazione di verificare la sussistenza del requisito della legittimazione del richiedente - Sussiste (L. 28 gennaio 1977, n. 10, art.4). Edilizia e urbanistica - Richiesta di concessione in sanatoria (ex art. 13 L. 28 febbraio 1985, n. 47) Potere e dovere dell’amministrazione di verificare la sussistenza del requisito della legittimazione del richiedente - Sussiste - Trova applicazione la regola generale di cui all’art. 4 della legge n. 10/1977. La necessaria distinzione fra gli aspetti civilistici e quelli pubblicistici dell’attività edificatoria non impedisce di riconoscere l’esistenza di significativi punti di contatto fra i due profili, non può pertanto porsi in dubbio che nel procedimento di rilascio della concessione edilizia l’amministrazione abbia il potere ed il dovere di verificare se sussiste il requisito della legittimazione del richiedente. La richiesta di sanatoria è pur sempre volta al rilascio di una concessione o autorizzazione edilizia con l’unica differenza che si tratta - in tale ipotesi - di dare il consenso ad un progetto edilizio già realizzato; trova dunque applicazione la regola generale di cui all’art. 4 della legge n. 10/1977. Le note giurisprudenziali sopra riportate sono state tratte dalla rivista “Giurisprudenza Italiana” edita dalla UTET. Informativa Gestione della qualità delle acque potabili “le nuove normative per gli impianti idrici” Alberto Verardo Funzionario della Regione Liguria Dipartimento Sanità - Servizio Igiene Pubblica e Veterinaria I l coacervo della normativa in essere riguardante l’acqua destinata al consumo umano definisce una strategia integrata finalizzata a garantire al consumatore uno standard di qualità adeguato ai bisogni ed alle aspettative. L’acqua è l’alimento principale di ogni essere vivente che la consuma con continuità ed in misura maggiore rispetto a qualsiasi altro alimento. È altresì elemento importante ed insostituibile che contribuisce ad assicurare all’uomo un buon livello di qualità della vita sempre che l’acqua sia salubre. Condizioni di scarsa igiene o di qualità inidonea rendono l’acqua fattore di diffusione di malattie e conseguentemente inidonea al consumo umano. Il rilevante incremento nella produzione di rifiuti urbani ed industriali da parte della popolazione e delle aziende produttive, determina l’esigenza di vigilare con sempre maggiore attenzione sulle acque superficiali e sotterranee che di fatto sono i potenziali ricettori di questi scarichi, spesso inquinati da sostanze tossiche o cancerogene (metalli, solventi, pesticidi, ce.). A queste acque viene attinto in modo crescente ed è quindi necessario che le stesse siano tutelate e vigilate in funzione del conseguimento dell’obiettivo già citato in precedenza di garantire al consumatore un adeguato standard di qualità. La stessa Unione Europea ha operato per elaborare e definire una strategia integrata di livello comunitario basata sulla selezione dei corsi d’acqua da utilizzare per produrre acqua potabile, scartando quelle acque che – per la presenza di fonti inquinanti (insediamenti produttivi, ce.) – dovessero risultare inquinate e non trattabili e dettando regole per evitare l’utilizzo, da parte dell’uomo, di acqua che non abbia precisi requisiti di qualità. All’interno delle norme di riferimento da considerare, pare opportuno richiamare in questa circostanza: 218 - il decreto legislativo 152/99 laddove detta criteri in base ai quali le Regioni dovranno classificare le acque superficiali di fiumi e laghi che dovranno essere destinate alla potabilizzazione prima dell’utilizzo ed esclude le acque sotterranee in quanto meno soggette ad inquinamento e non verificabili visivamente nel loro percorso; - il decreto legislativo 31/01 che stabilisce invece i requisiti di qualità che devono possedere le acque destinate al consumo umano qualunque ne sia l’origine (fonte o acquedotti pubblici); - l’accordo Stato Regioni del 12 dicembre 2002 che definisce le linee guida per la tutela della qualità delle acque destinate al consumo umano e criteri generali per l’individuazione delle aree di salvaguardia delle risorse idriche. Le disposizioni nazionali in materia di acqua potabile, risalenti al recepimento della Direttiva del Consiglio delle Comunità Europee n°778 del 15 luglio 1980 (80/778/CEE) concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, traevano origine da studi e ricerche iniziati intorno al 1975 e rispecchiavano le conoscenze scientifiche e tecnologiche del periodo. Essenzialmente l’obiettivo della Direttiva fu quello di stabilire i requisiti di qualità delle acque destinate al consumo umano. Il Consiglio dell’Unione europea incaricò nel 1993 la Commissione di procedere all’adeguamento della direttiva al progresso scientifico e tecnologico istituendo un quadro normativo visibile e trasparente ed al riesame della direttiva nel rispetto del principio della sussidiarietà che è alla base dell’azione comunitaria a sostegno ed integrazione delle autorità competenti negli Stati membri. Venne così elaborata ed approvata la Direttiva del Consiglio dell’Unione Europea n°83 del 3 novembre1998 (98/83/CE) concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano che ha come obiettivo la protezione della salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano garantendone salubrità e pulizia. A decorrere dal 25 dicembre 2003, la Di- Il geometra ligure rettiva 80/778/CEE sarà abrogata dalla Direttiva 98/83/CE che intende rafforzare i criteri di valutazione ed i controlli dell’inquinamento delle acque destinate al consumo umano oltre che accelerare l’armonizzazione di tali criteri a livello europeo. Le acque minerali naturali e le acque medicinali non rientrano nel campo di applicazione della nuova direttiva; sono invece incluse le acque utilizzate nell’industria alimentare. Per acque destinate al consumo umano si intendono tutte le acque che siano - destinate al consumatore (per usi domestici, tramite acquedotti o cisterne) - utilizzate da un’impresa alimentare come ingrediente per la fabbricazione, il trattamento e la conservazione di cibi e bevande - distribuite da un’impresa alimentare tramite bottiglie o contenitori. Il Decreto Legislativo 2.2.2001 numero 31 e successive integrazioni - è norma di riferimento per la concreta attuazione alla normativa comunitaria. - allarga il concetto di potabilità non solo alle acque destinate all’alimentazione, ma anche ad usi igienici o, più in generale, domestici (pulizia, innaffiamento, ecc.), in quanto i rischi possono sussistere anche se dell’acqua non viene fatto un uso alimentare (es. rischi di dermatiti per contatto con sostanze nocive) - regolamenta le acque utilizzate nelle imprese alimentari, quando tali acque entrano a far parte o possono comunque influenzare il prodotto alimentare finale. Il titolare dell’impresa è responsabile della qualità dell’acqua impiegata nel ciclo di produzione, sia che si tratti di acqua utilizzata come materia prima, sia che si tratti semplicemente di acqua utilizzata per il lavaggio dei prodotti o dei macchinari. Sulle acque destinate al consumo umano debbono essere svolte specifiche analisi tossicologiche di laboratorio che non riguardano (nè potrebbero riguardare) tutti gli innumerevoli composti chimici esistenti in natura (giova segnalare che ogni anno vengono me- “le nuove normative per gli impianti idrici” diamente immessi nel mercato diverse centinaia di nuove sostanze chimiche i cui effetti sulla salute dell’uomo potrebbero risultare di difficile determinazione). La scelta conseguente è stata quella di fissare degli standards di sicurezza per tutta una serie di parametri che in modo più frequente determinano l’inquinamento dell’acqua. Sono stati, pertanto, fissati dei limiti che non possono essere superati perché, in caso contrario, il consumo dell’acqua diventerebbe pericoloso per la salute e sono stati introdotti nuovi parametri più specifici per la qualità delle acque fissando limiti più restrittivi per i metalli valutati più tossici (piombo, nichel, arsenico). E’ oramai superata la convinzione che il controllo di qualità dell’acqua erogata sia unicamente o prevalentemente di competenza della struttura sanitaria (ASL coadiuvata per i prelievi e le analisi da ARPAL). Infatti le precise normative nazionali, recepite a livello locale, che individuano negli enti acquedottistici i soggetti deputati ad esercitare la delicata funzione di controllo ai fini della garanzia della qualità dell’acqua erogata. I controlli obbligatori previsti sono definiti esterni ed interni; nel dettaglio essi si connotano nel modo seguente: - i controlli esterni, di competenza dell’ASL, mirano ad accertare la qualità dell’acqua distribuita per il consumo umano onde adottare, in caso di fornitura di acqua di qualità non conforme, i provvedimenti necessari a salvaguardare la salute pubblica (e per applicare le sanzioni previste) - i controlli interni sono controlli che l’ente gestore dell’acquedotto (o il titolare dell’azienda alimentare) è tenuto ad eseguire per verificare e garantire egli stesso le condizioni di potabilità dell’acqua che va a distribuire alla popolazione (o che usa come ingrediente nel ciclo produttivo dei cibi e bevande). Gli acquedotti devono dotarsi di un laboratorio interno per il controllo analitico dei parametri del ciclo della potabilizzazione. La legge consente altresì di appoggiarsi in tutto o in parte a laboratori esterni qualificati. Relativamente ai punti di prelievo essi sono 219 specificamente individuati e pertanto i controlli periodici andranno effettuati: - al punto di presa delle acque (alla sorgente per le acque superficiali, ai pozzi per le acque sotterranee) - agli impianti di adduzione (pompe aspiranti, ecc.) - nei serbatoi di accumulo - alla rete di distribuzione - agli impianti di confezionamento di acqua in bottiglia o in contenitori - sulle acque utilizzate dalle imprese alimentari - sul mezzo di trasporto quando l’acqua viene fornita tramite cisterna. Per quanto riguarda le acque utilizzate dalle industrie alimentari, i prelievi e le relative analisi vanno ripetute almeno una volta all’anno per ciascun punto di prelievo interessato. Pare opportuno a questo punto fare un doveroso riferimento al Decreto Ministeriale 21.12.1990 numero 443. Il Ministero della Sanità, verificata la crescente presenza sul mercato di apparecchi propagandati e venduti quali tendenti a migliorare le caratteristiche dell’acqua, ha ritenuto opportuno, da tempo, emanare una normativa che ne regolasse la circolazione. Tali apparecchi innanzitutto non rendono potabile un’acqua inquinata, ma vengono uti- 220 lizzati su acque già potabili al fine di migliorarne alcune caratteristiche, quali la durezza, per meglio adattarla a specifici usi domestici (bucato, cottura alimentare, ecc.). Inoltre, se tali apparecchiature non vengono adeguatamente installate e, soprattutto, gestite correttamente (es. sostituzione periodica dei filtri, ecc.), potrebbero dar luogo ad inconvenienti di ordine igienico sanitario (peggioramento dell’acqua erogata e rischi di inquinamento). L’identificazione dei soggetti tenuti a rispettare gli obblighi derivanti dall’applicazione del Decreto Legislativo 31/01 presuppone, come visto, che la distribuzione dell’acqua a terzi derivi da un’iniziativa organizzata, sia che essa avvenga: - tramite consumo diretto (acqua fornita da acquedotti, cisterne mobili o imbottigliate) - tramite consumo indiretto (acqua utilizzata per la preparazione di prodotti alimentari). Obblighi per gli acquedotti: - dotazione di laboratori interni per il controllo (consentito ricorrere a laboratori esterni riconosciuti) Il geometra ligure - controlli periodici sull’acqua (campionamento ed analisi di laboratorio) - rispetto di tutti i parametri contenuti nell’allegato al Decreto (conformemente ai parametri richiesti nel “controllo di routine” e nel “controllo di verifica”) - tempestiva attuazione dei provvedimenti necessari a ripristinare la qualità dell’acqua. Obblighi per le imprese alimentari; - controllo almeno annuale sull’acqua usata nel processo produttivo - rispetto di tutti i parametri contenuti nello specifico allegato al Decreto (conformemente ai parametri chiesti nel “controllo di routine” e nel “controllo di verifica”) - garanzia di rispetto della qualità dell’acqua utilizzata in ogni punto di prelievo identificato dalla norma: al punto di presa, nei serbatoi di accumulo, negli impianti di lavaggio, ecc. L’inosservanza delle norme contenute nell’atto di riferimento comporta l’applicazione di sanzioni amministrative che sono qui espresse: - fornitura tramite acquedotti o cisterne mobili, di acqua potabile priva dei requisiti di qualità (limiti tabellari annessi al decreto) - vendita per le imprese alimentari di acqua in bottiglie o contenitori (con dicitura “acqua da tavola”) priva dei requisiti di qualità (stessi limiti tabellari) - per gli edifici e le strutture nelle quali l’acqua è fornita al pubblico priva dei requisiti di qualità, nel punto in cui l’acqua fuoriesce dal rubinetto (sanzione a carico del titolare o del responsabile dell’edificio o della struttura) - utilizzo di acqua per le imprese alimentari che, pur conforme al punto di consegna (contatore), non lo sia al punto in cui essa fuoriesce dal rubinetto o dal macchinario (inquinamento interno all’azienda). Informativa Assemblea per Bilancio Consuntivo 2003 geom. Filippo Finocchiaro I n data 23 aprile 2004 presso la sala conferenze del Collegio si è svolta l’Assemblea degli iscritti per l’approvazione del bilancio consuntivo 2003, tenutasi in seconda convocazione, alle ore 17,30; erano presenti, oltre circa n. 100 iscritti, tutti i Consiglieri, il Presidente, Geom. Luciano PICCINELLI, il Segretario, Geom. Filippo FINOCCHIARO, e il Tesoriere, Geom. Eugenio GORI SAVELLINI. Il Presidente, Geom. Piccinelli, dopo un minuto di silenzio in ricordo dei Colleghi che sono recentemente deceduti ed un ringraziamento alla Segreteria (in questi ultimi mesi con personale ridotto), nel preannunciare una prossima inaugurazione delle sale conferenze dedicate ai Geometri Cravero e Vignale, ha esposto la propria relazione sui temi di seguito trattati. Riforma delle professioni: si segnala la proposta di alcuni senatori, in alternativa al progetto di riforma “Vietti”, che prevede la formazione a cura dei Consigli Nazionali, degli Ordini e dei Collegi. Il giorno 09 maggio 2004 si terrà a Napoli un importante convegno sull’argomento. Esami di abilitazione: almeno ancora per quest’anno si terranno gli Esami di Stato, con inizio anticipato al 26 ottobre 2004 e prosieguo nei giorni 28-29 con le prove scritto/grafiche; al momento risultano iscritti circa 110 candidati. Come ogni anno il Collegio organizza, con la collaborazione di Colleghi iscritti, per le docenze, un corso di preparazione che avrà inizio il 31 agosto 2004. Sito internet: rileviamo un crescente interesse nei confronti del sito del Collegio che viene mantenuto aggiornato in tempo reale con notizie e informazioni di maggior interesse. Condono edilizio: la Regione Liguria, sulla scorta della previsione della legge 326/2003, Il tavolo della presidenza. 222 Il geometra ligure una soluzione più pratica e veloce per la visura presso l’Archivio Progetti del Comune di Genova, prossimamente si provvederà a consegnare all’Assessore all’Edilizia Privata una proposta, allo stato, in fase di studio presso il Collegio Il Presidente del Collegio di Geometri di Genova Geom. Luciano Piccinelli espone ai presenti la propria relazione. Privacy: la specifica disciplina introdotta dalla L.675/96 è stata recentemente rivisitata dal D.Lgs.196/2003 che prevede l’adozione, entro il 30 giugno 2004, di una serie di adempimenti da parte del singolo professionista, tra l’altro, di recente (22 marzo 2004) riveduti e corretti dal Garante della Privacy; sull’argomento il Collegio ha provveduto a chiedere un parere legale di cui sarà data notizia agli iscritti. ha provveduto alla adozione della legge n°5 del 29 marzo 2004 (entrata in vigore in data 01 aprile 2004) che puntualizza diversi aspetti inerenti le zone a vincolo, adegua gli importi delle oblazioni e oneri concessori, introduce una importante norma derogatoria per gli abusi antecedenti la data del 01 settembre 1967 (fortemente voluta e caldeggiata dal Collegio) e introduce norme circa la definizione dei condoni edilizi pregressi. Comune di Genova: unitamente alla Consulta per l’Edilizia il Collegio ha portato avanti l’iniziativa promossa dal “S.I.T.” del Comune di Genova afferente l’informatizzazione delle carte tematiche (PUC, vincoli, ecc.). Per quanto attiene l’esigenza di ricercare Un aspetto della sala conferenze del Collegio. Informatizzazione del Collegio: è stata recentemente completata l’installazione del sistema audio-video della sala conferenze; quanto prima sarà reso più funzionale l’arredo della sala informatica, peraltro da tempo disponibile e a servizio degli iscritti. Analisi delle proposte di legge: nell’ambito dell’obiettivo di collaborare con le diverse istituzioni per lo studio e la stesura di normative tecniche specifiche, il Collegio ha seguito con attenzione l’evoluzione della normativa regionale in tema di condono edilizio. Si ricorda che il giorno 01 maggio 2004 entrerà in vigore il nuovo “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” ai sensi dell’art.10 della legge 06 luglio 2002, n°137; sull’argomento, che prevede tra l’altro l’impossibilità di ottenere il titolo abilitativo in sanatoria successivamente alla realizzazione anche parziale degli interventi, il Collegio, grazie all’opera encomiabile di alcuni iscritti, sta portando avanti una serie d’iniziative a livello nazionale nel tentativo di rivedere la norma. Convenzioni: Sulla traccia di quanto già fin qui effettuato è in corso di approntamento una convenzione con l’ANACI inerente le attività preliminari di ricerca e studio della regolarità edilizia degli immobili amministrati dai rispettivi iscritti. Assemblea per Bilancio Consuntivo 2003 223 Prosegue l’attività di alcuni iscritti nella convenzione sottoscritta con la Provincia di Genova per la redazione di stati testimoniali di consistenza. È in corso una proposta di collaborazione con il Servizio Centro Storico del Comune di Genova per il rilievo topografico di alcuni isolati del “Ghetto”. Promozione e tutela della Categoria: in tema di promozione della figura professionale del geometra, oltre l’informazione della attività di categoria tramite gli organi di stampa e televisione nel contesto di convegni, incontri, ecc., stiamo prendendo in considerazione la partecipazione ad una serie di trasmissioni televisive nel corso delle quali saranno trattati specifici aspetti dell’attività tecnica del geometra. Restiamo ancora in attesa della discussione del ricorso al TAR Liguria avverso il Comune di Genova circa la presunta incompatibilità del geometra alla redazione di relazioni ex-lege 10/1991. Ancora da discutere in sede di TAR Liguria il ricorso avverso il Comune di Genova sull’applicazione dell’art.62 del REC. Ristampa Albo Professionale: entro fine anno si procederà alla ristampa dell’Albo che, peraltro, è visionabile ed aggiornato in tempo reale sul sito del Collegio; il Consiglio cercherà il modo più economico e soddisfacente per procedere alla ristampa. Formazione e aggiornamento professionale: entro la fine del prossimo mese di maggio sarà attivato il corso di aggiornamento su “Pregeo 8”, a cui hanno aderito circa 50 iscritti. Nel corso del prossimo mese di giugno avrà inizio il corso CTU, della durata di circa quattro giornate oltre un seminario di aggiornamento in convocazione con l’Associazione Geometri. Il giorno 07 maggio p.v., alla presenza del Presidente del CNG Geom. Pietro PANUNZI, sarà presentata l’inizativa di costruzione presso il Collegio dello “Sportello della Conciliazione” Appuntamenti: il giorno 29 aprile si terrà presso “Palazzo Tursi” la presentazione del volume “Il Recupero del Centro Storico di Genova”, contenente la pubblicazione degli atti del convegno tenutosi presso il Palazzo della Commenda il 14 dicembre 2002, con la partecipazione del Collegio. Il giorno 19 maggio 2004 si terrà presso il Collegio un seminario organizzato dall’ALP sul tema del “fascicolo del fabbricato”. Il Tesoriere, Geom. Gori Savellini, premesso che il Consiglio ha sviluppato una politica promozionale e di tagli ad alcune spese per mantenere il bilancio nella normalità pur adeguando il Collegio alle sempre crescenti esigenze, ha dato lettura della relazione del “bilancio consuntivo dell’anno 2003”. Posto in votazione, il bilancio è stato approvato all’unanimità degli iscritti presenti. Il Segretario, Geom. Finocchiaro, ricordando l’importanza della frequentazione del sito del Collegio quale strumento di aggiornamento continuo dell’attività di Categoria, aggiornamento professionale e normativo, iniziative di altre categorie nel campo tecnico, ecc., ha informato brevemente sull’attività di istruzione e formazione a cui il Collegio sta dedicandosi: Corsi IFTS di 1200h per la figura del “Tecnico Superiore di Cantiere”, organizza- Il Segretario del Collegio dei Geometri dl Genova Geom. Filippo Finocchiaro relaziona sul lavoro svolto. 224 to dalle “Scuole Edili Savonese e Genovese”, finanziato dalla Regione Liguria, così come altro corso di formazione di 600h per “Assistente Tecnico Edile”, in via di approvazione da parte della Provincia di Genova; partecipazione dei quattro Collegi Liguri ad un Convegno, organizzato dall’ITG di Loano e dalle Facoltà di Ingegneria ed Architettura di Genova, sul tema “CONTINUITA’ DEI PERCORSI FORMATIVI TRA ISTRUZIONE SUPERIORE ED UNIVERSITA’: PROSPETTIVE PER GLI ISTITUTI TECNICI PER GEOMETRI”. Per quanto attiene l’immagine del geometra quale figura di tecnico intermedio con un ruolo sociale ed operativo indispensabile, oltre l’azione continua sia del Collegio sia delle altre istituzioni di categoria, costante è la nostra azione presso gli istituti tecnici per geometri (alternanza scuola/lavoro e incontri con gli studenti del quinto anno), estesa anche all’affiancamento degli itg nel reperimento di nuove iscrizioni provenienti dalla scuola media inferiore. Il Consigliere, Geom. Copello, riferisce del progetto di “Geoval – Esperti” per la formazione, con TecnoBorsa, di una banca dati dei valori immobiliari; inoltre, evidenzia quale successo del Collegio di Genova il “Corso Nazionale per Tutors in materia estimativa” La sala vista dal banco della presidenza. Il geometra ligure tenutosi in Genova nel mese di novembre 2003. Dopo aver illustrato la natura istitutiva dell’Associazione “TEGOVA” (che riunisce tutti gli esperti estimatori del settore), preannuncia che la stessa ha organizzato un convegno internazionale del settore in Santa Margherita Ligure, dal 10 al 13 maggio 2004. Il Consigliere, Geom. Torri, comunica l’organizzazione di un incontro esplicativo sulla nuova versione per la procedura del Catasto Terreni (“Pregeo 8”), fissata presso il Collegio di Genova per il giorno 14 maggio 2004; altro analogo corso sarà organizzato nel Levante; i contatti con l’Agenzia del Territorio sono costanti e mirati a migliorare l’operatività degli addetti ai lavori. Il Delegato CIG, Geom. Juvara, esordisce con un riferimento agli ottimi risultati della rivista “Il Geometra Ligure”, di cui è il Direttore Responsabile, ribadendo che la Redazione è aperta a nuovi eventuali redattori. Per quanto riguarda la Cassa Italiana Geometri accenna brevemente agli argomenti che saranno oggetto del prossimo Comitato dei Delegati. IL CPA del 4% adottato dalla CIG non trova l’allineamento dell’Inarcassa; sono pre- Assemblea per Bilancio Consuntivo 2003 225 viste riduzioni del sistema sanzionatorio per i futuri tardivi pagamenti dei contributi; si dovrebbe modificare la rivalutazione delle pensioni di vecchiaia dal principio di ripartizione a quello di capitalizzazione. Il Direttore Responsabile della rivista del Collegio “Il geometra ligure” Geom. Arnoldo Juvara, relaziona sul successo ed i riconoscimenti ottenuti per la stupenda pubblicazione. Il Presidente dell’Associazione Geometri del Levante, Geom. Vircillo, illustra l’importanza del varo dello “Sportello della Conciliazione” presso il Collegio di Genova che si terrà il giorno 07 maggio 2004; si diffonde poi sui diversi aspetti organizzativi e culturali dell’iniziativa il cui peso avremo modo di valutare nei prossimi mesi, cioè dopo che i relativi corsi formeranno un certo numero di conciliatori. Il Presidente dell’Associazione Geometri di Genova, Geom. Mattei, preannuncia il programma per la determinazione dei costi della sicurezza dall’Associazione elaborato con IPSOA, che presto sarà concretizzato con un testo i cui ricavi saranno dedicati dall’Associazione per la formazione di un fondo di solidarietà per gli iscritti. La comunità, anche quando viene messa di fronte a concetti nuovi brillanti e stimolanti, basati sull’applicazione di una intelligenza pura ed obbiettiva, resta attaccata a pregiudizi ed abitudini familiari. Desmond Morris Pagina dell’informatica Navigando in rete geom. Alessio Danovaro Continuiamo ad inserire in questa pagina brevi note informative di aziende presenti sul mercato italiano dei materiali edili, tratte dai rispettivi siti Internet. Euwork (www.euwork.it) Il gruppo Euwork si occupa del risanamento, della protezione e dell’impermeabilizzazione di strutture, siano esse in calcestruzzo o in muratura. Sul sito sono disponibili le schede tecniche dei prodotti commercializzati. Fassa Bortolo (www.fassabortolo.com/it) Fassa Bortolo è un’azienda da anni impegnata nella produzione di materiali per l’edilizia, tra cui intonaci premiscelati e leganti a base calce. On-line è disponibile il catalogo prodotti con le schede tecniche in formato Acrobat (.pdf). Per chi volesse è anche possibile richiedere il catalogo prodotti su cd-rom. Laterlite (www.laterlite.it) Laterlite è un’azienda che nasce negli anni ’60 e si occupa della diffusione del marchio Leca® in Italia. Nel sito è presente il catalogo aggiornato dei prodotti Leca®, con schede tecniche e voci di capitolato. Gras Calce (www.grascalce.it) Gras Calce è un’azienda italiana nata nel 1967 con la produzione di calce spenta. Oggi produce malte predosate, fornendo il Nord Italia ed il Canton Ticino. Nel sito è possibile visionare e scaricare le schede tecniche e di sicurezza dei materiali commercializzati. Ruredil (www.ruredil.it) Il gruppo Ruredil è un pool di cinque aziende che sviluppano, producono e commercializzano materiali e tecnologie per l’edilizia, tra i quali confezionamento, risanamento e manutenzione del calcestruzzo, delle murature, rinforzi strutturali in fibre di carbonio, ... Sul sito è disponibile il catalogo prodotti; per poterne stampare le schede occorre eseguire la registrazione gratuita. Tassullo (www.tassullo.it) Tassullo è una ditta che dal 1909 studia, produce e commercializza prodotti a base calce idraulica naturale. Nel sito è disponibile il catalogo prodotti ed è possibile scaricare, previa registrazione, le singole schede tecniche. L’amore è cieco e gli innammorati non possono vedere le leggiadre follie che essi commettono. William Shakespeare Cultura Ligure “L’Età di Rubens: dimore, committenti e collezionisti genovesi” Dott.sa Chiara Finocchiaro Si è da poco conclusa a Palazzo Ducale una delle mostre più importanti per “Genova 2004 – Capitale europea della cultura”, un’esposizione di rilievo non solo per il livello delle opere esposte, quanto per il significato simbolico che colloca la città, facendo il punto definitivo sulla situazione, nella posizione di rilevante centro per la committenza artistica europea nella prima metà del 1600. Il filo conduttore è costituito dall’opera artistica di Rubens, presente in città dal 1604, entrerà in contatto con molte di quelle famiglie di banchieri, finanzieri e grandi mercanti che avrebbero costituito una committenza variegata, favorita dal regime repubblicano vigente a Genova e non costretta sotto un gusto ufficiale imposto da un sovrano, caratterizzata pertanto da una libertà di scelte e di gusto, orientate per lo più verso le aree ove il collezionista svolgeva i propri affari (Venezia e Anversa per i Balbi, Napoli e Milano per i Doria). Pertanto, l’aspetto nuovo dell’esposizione era costituito dalla divisione in sezioni per famiglie di committenti, nell’intento di ricostruire le ambientazioni delle quadrerie dei nobili genovesi, collezioni che ospitavano sicuramente al- meno un’opera di Rubens, l’artista che quella nobiltà aveva celebrato oltre che nei suoi favolosi e incisivi ritratti, nella sua opera senza precedenti di descrizione delle magnifiche dimore genovesi, il volu- 1. Pietro Paolo Rubens Siegen 1577Antwerp 1640 Ritratto equestre di Gio. Carlo Doria Databile al 1606 “Un ritratto del S.r Gio: Carlo a cavallo di Pietro Paolo cornice finta et oro” Genova, Galleria Nazionale della Liguria a Palazzo Spinola 228 me “I Palazzi di Genova” edito per la prima volta ad Anversa nel 1622. La ricostruzione e la celebrazione di un’epoca tanto economicamente ed artisticamente viva per la città, quale fu il seicento genovese, la specificità del collezionismo ed il suo rilievo internazionale, sono all’origine delle celebrazioni per Genova 2004, che non si concludono con questa significativa esposizione, ma proseguono nelle magnifiche dimore riportate al loro antico splendore, con la riapertura dei 2. Pietro Paolo Rubens Siegen 1577Antwerp 1640. Ritratto di Brigida Spinola Doria 1606. Washigton, National Gallery of Art, Collezione Samuel H. Kress Image©2003 Board of Trustees National Gallery of Art Il geometra ligure palazzi di Strada Nuova, delle quadrerie di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso, dimora-museo di origine seicentesca di proprietà della famiglia Brignole Sale, con gli arredi storici e i cicli di affreschi, fino alla dimora che è stata scelta come sede distaccata della mostra di Palazzo Ducale, conservatasi integra nel tempo e sempre visitabile in quanto Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, che ospita l’importante collezione di Ansaldo Pallavicino, ricca di dipinti di scuola genovese, dal Piola allo Strozzi a Gregorio de Ferrari, oltre che di opere di grande pregio, quali il bellissimo “Sacrificio di Isacco” di Orazio Gentileschi, l’intenso “Ecce Homo” di Antonello da Messina ed il meraviglioso “Ritratto equestre di Gio Carlo Doria” dipinto da Rubens nel 1606 (foto 1) opera ammirevole perché ritrae in dimensioni più grandi del naturale, sullo sfondo di un buio bosco e un cielo burrascoso, il signore sul suo cavallo e con il suo cane, simbolo di fedeltà e di potere, ma mentre la figura del nobile è piuttosto statica, non fosse per il drappo rosso legato al braccio che svolazza, unica nota di colore, ciò che conquista lo spettatore è quel cavallo, con le zampe anteriori sollevate nel gesto di imbizzarrirsi, mentre il cane sotto è fermato nel momento in cui scatta per non essere investito, la luce che illumina tutta la parte anteriore del cavallo, le zampe sollevate, il petto imponente, il muso, e soprattutto gli occhi di dell’animale catturano chi guarda, è dipinto con tale maestria difficile da dimenticare, come se l’attenzione dell’artista fosse tutta concentrata sul ritratto dell’animale. Tali opere conservate nelle nobili dimore fanno ormai parte del patrimonio artistico cittadino, al contrario l’importanza dell’esposizione di Palazzo Ducale stava proprio nell’aver riportato temporaneamente nella città che le ha originate, tutta una serie di altre opere di committenza genovese, ormai sparse nelle collezioni pubbliche o private del mondo. “L’Età di Rubens: dimore, committenti e collezionisti genovesi” Seguendo la divisione per famiglie di committenti adottata nel percorso espositivo, si potevano pertanto ammirare nella sala dei Doria, il “Ritratto a Brigida Spinola” commissionato al Rubens da Giacomo Doria in occasione del suo matrimonio con la nobildonna nel 1606, attualmente nella National Gallery di Washington (foto 2), opera in cui si può ammirare la sapiente tecnica dell’artista nella resa delle ricche stoffe, delle perle dell’acconciatura, degli alti pizzi del collo, che circondano fino a concentrare l’attenzione su quel viso, cosi splendidamente reso, e quello sguardo, al tempo stesso vacuo ed incisivo. Altro dipinto di Rubens degno di nota sia per le dimensioni sia per la complessità del tema trattato con grande maestria, è “Giunone e Argo” di collezione Balbi, datato 1658 e conservato al museo di Colonia (foto 3): l’episodio tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, racconta di come Argo, dotato di molti occhi, fosse stato ucciso da Mercurio su incarico di Giove, geloso della sua giovane amante Io, mentre a Giunone sarebbe spettato il compito di applicare i suoi numerosi occhi sulla coda del pavone, animale che sarebbe stato caratterizzato da quel particolare disegno della coda diventando simbolo della dea stessa. La scena dipinta da Rubens vede Argo decapita- to in torsione come un corpo michelangiolesco nella parte inferiore destra della tela, dietro a lui un’ancella tiene avvolta in un drappo la testa del dio mentre Giunone rimuove dal capo i molti occhi e li sparge sulla coda di due meravigliosi pavoni multicolori che occupano tutta la parte centrale del dipinto. Sempre di collezione Balbi, ora di proprietà della Fondazione Carige di Genova, era presente in mostra una delle versioni di “Susanna e i vecchioni” del Veronese insieme ad una grande “Cena” dello stesso autore proveniente dalla Galleria Sabauda di Torino. Esposta in mostra anche la famosa tela del Caravag- 229 gio “Giuditta e Oloferne” ora alla Galleria Nazionale di Palazzo Barberini a Roma, facente parte della collezione del banchiere ligure Ottavio Costa, il quale, trasferitosi a Roma nella prima metà del seicento era entrato a far parte dell’ambiente dei grandi collezionisti romani ed aveva potuto commissionare la tela al già noto artista. Sempre appartenenti al filone del realismo seicentesco caravaggesco, erano esposte una bellissima “Morte di Lucrezia” di Artemisia Gentileschi dalla collezione Etro di Milano e il già citato “Sacrificio di Isacco” di Orazio Gentileschi temporaneamente trasportato da Palazzo Spinola. 3. Pietro Paolo Rubens Siegen 1577Anversa 1640. Giunone e Argo “Giunone et Argo del Rubens palmi 10.10” Riferibile al 1610-1611 circa Colonia, WallrafRichartzMuseum, Fondazione Corboud Recensioni Tullio D’Angelo – “LA DIVISIONE DEGLI IMMOBILI” – trattato teorico pratico di consulenze tecniche, manuale operativo con esempi commentati di perizie giudiziali – Editore DARIO FLACCOVIO – Palermo, febbraio 2004 – pagine 985Prezzo Euro 58,00 Il trattato dedicato integralmente alla divisione degli immobili ed ai problemi ad essa connessi, nasce nella rinnovata edizione con l’intento di fornire una guida non solo esclusivamente teorica. Il nuovo testo è stato, infatti, elaborato per formare sulla concretezza dei casi attinenti la divisibilità degli immobili esponendo con esattezza il concetto di comoda divisibilità ed apportando un cospicuo numero di esempi. Il consulente tecnico è chiamato a sviluppare ed operare in materia di divisibilità di immobili in tutti quei casi in cui si richieda la divisione o lo scioglimento di una qualsiasi comunione. In questo intervento il professionista procede alla valutazione ed alla stesura del prospetto di divisione dei beni immobili, prestando attenzione agli aspetti estimativi ed ai fondamenti essenziali della consulenza tecnica. Il volume “ LA DIVISIONE DEGLI IMMOBILI” è strutturato in due parti, distinguendo quella teorica da quella operativa, utili, la prima per impostare e sviluppare la consulenza, la seconda per favorire l’acquisizione di una praticità che deve rivelarsi flessibile e coerente nello stesso tempo. L’esemplificazione di stime riportate nella seconda parte del libro, alcune semplici, altre particolari, sono integrate con note esplicative, commenti, giurisprudenza, riferimenti bibliografici ed una antologia di testi. Trattano una vastità di tipologie che illustrano gli innumerevoli modi di operare nell’ambito della divisibilità degli immobili valutandone la loro idoneità ad essere suddivisi. Nell’insieme l’opera vuole soddisfare l’esigenza di coloro che hanno necessità di conoscere, attraverso un testo specifico, le attività tecnico estimative di ausilio all’attività giudiziaria in materia di stime divisionali. Individua, nella ricchezza di materiale conoscitivo: pareri, interpretazioni dottrinarie e applicazioni di diritto; uno strumento di suggerimento e confronto e le metodologie appropriate per predisporre un elaborato compiuto e logico. geom. Liliana Olcese Recensioni 231 Mario di Nicola – “Beni Culturali e del Paesaggio: nuove procedure, nuove autorizzazioni” – Maggioli Editore – Giugno 2004 – pagg. 307 – contiene CD ROM – Prezzo euro 32,00 Questo testo si rifà, ovviamente, al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, di cui al D. Lvo. 22 Gennaio 2004 n. 42, percorrendone tutti gli aspetti più significativi e, ciò che più conta per noi tecnici, approfondisce gli aspetti per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, dedicando un intero capitolo che, per molti aspetti, è innovativo. L’opera si divide in due parti: • Beni Culturali; • Beni Paesaggistici e, nell’ambito di queste due parti, in capitoli sulla individuazione dei beni, la loro tutela e conservazione e sulle sanzioni. Per i beni paesaggistici in particolare, si parla anche di controllo e gestione degli stessi, procedimenti e modulistica. Si tratta pertanto di un buon strumento per l’approfondimento di una materia spesso trascurata, che invece ha sempre avuto grande rilevanza ed ora è stata ulteriormente “perfezionata”, la cui inosservanza comporta conseguenze serie che non possono essere ignote a noi che operiamo con frequenza nel settore immobiliare e della progettazione. Esso, tra l’altro, oltre che divulgativo, è anche altamente operativo, nel senso che indica al professionista come meglio muoversi nell’ambito delle non sempre facilmente interpretabili norme cui il testo fa riferimento e ciò anche grazie ad un CD-ROM unito al testo, che contiene la modulistica per la formazione dei progetti, degli atti procedurali, degli atti amministrativi e la normativa di alcune regioni, tra cui la Liguria. Geom. Arnoldo Juvara Mario Vettori – La chiave dell’ ”Arco Latino” – Edizione aprile 2004 – Tipografia Moderna Chiavari Ho aderito alla richiesta, fattami in Redazione, di recensire quest’ultima fatica del Collega Mario Vettori per puro spirito di servizio poiché, se la recensione di un libro è sempre un impegno un po’ condizionante, quando si tratta dell’opera di un Collega il condizionamento è ancora maggiore, in quanto maggiore è il rischio di essere scarsamente obiettivi. Per l’Autore, l’occasione di rimettere mano alla penna è stata, questa volta, la designazione di Genova quale Capitale Europea della Cultura per l’anno 2004 e lo scopo che si è posto è stato quello di ricordare il passato di questa nostra stupenda città per farcene apprezzare il presente e, per quanto di nostra competenza e possibilità, per stimolarci a contribuire al disegno di un suo degno futuro. Dopo una presentazione del Presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti, una prefazione del Presidente della Società Economica di Chiavari, G. Carosini, e un prologo dell’Autore, l’opera si sviluppa in 15 capitoli e si conclude con un epilogo, il tutto in 38 pagine. Ebbene, seppur di modeste dimensioni, il “libretto” riesce a farci trovare molti aspetti di Genova e dei Liguri, ma soprattutto ci fa capire quanto affetto e orgoglio Mario Vettori provi per questa terra e per coloro che l’hanno resa grande. Per questi nobili sentimenti che impregnano la sua opera, il Collega ci induce a perdonargli le contorsioni di alcuni periodi e le numerose “scivolatine” che con una più attenta rilettura delle bozze si sarebbero potute eliminare. Ritengo di essere stato sufficientemente obiettivo, ma attendo la prossima occasione per una recensione di maggior peso. geom. Ettore Fieramosca Atti del Collegio SEDUTA DI CONSIGLIO DEL 01.06.2004 NUOVE ISCRIZIONI Albo N.3237/2004 – BRUNO Laura s) 16046 GENOVA GE: Via San Luca d’Albaro, 61/4 – Tel.010/318906 DIMISSIONI POCHINTESA Luigi SEDUTA DI CONSIGLIO DEL 15.06.2004 Albo N.3238/2004 – MANIGLIA Giuseppe s) 16153 GENOVA GE: Piazza S. Arrivabene, 1/2 – Tel.010/6044173 DIMISSIONI CARELLI Dante SEDUTA DI CONSIGLIO DEL 29.06.2004 Albo N.3239/2004 – CAPELLETTI Diego s) 16043 CHIAVARI GE: Via N. Sauro, 13/18 – Tel.0185/370398 Albo N.3240/2004 – ZAGHETTO Cristian s) 16040 COGORNO GE: Corso Risorgimento, 80/8 – Tel.0185/382894 VARIAZIONI DI INDIRIZZI DEMARTINI Edoardo -s) 16129 GENOVA GE: Viale Brigate Partigiane, 6/5 – Tel.010/5958974 FADDA Emanuele -s) 16044 CICAGNA GE: Via Isolalunga, 8 – Tel.0185/92134 FAZZARI Marco -s) 16152 GENOVA GE: Via Cornigliano, 53/5A – Tel.010/6143048