rete ecologica - ecologiadelpaesaggio

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rete ecologica - ecologiadelpaesaggio
RETE ECOLOGICA
Università degli Studi di Roma la Sapienza
Prima Facoltà di Architettura L. Quaroni C.d.l. Magistrale in Paesaggio Lab.
di Pianificazione del Territorio ed Ecologia
Prof. E. Trusiani; G. Cozzolino
GRUPPO 19: S. Borgia; S. Lauriello; S. Russo
GRUPPO 20: C. Machava Bianchi; S. Giuliano
LA RETE ECOLOGICA
1. Che cos’è una rete ecologica?
2. La scala di una rete ecologica
3. Struttura della rete ecologica
LA RETE ECOLOGICA
1. Che cos’è una rete ecologica?
2. La scala di una rete ecologica
3. Struttura della rete ecologica
Che cos’è la Rete ecologica?
CHE COS’ E’ UNA RETE ECOLOGICA?
“….un sistema interconnesso di habitat, di cui salvaguardare la
biodiversità, ponendo quindi attenzione alle specie animali e
vegetali potenzialmente minacciate.”
“Un sistema coerente di zone naturali e/o semi naturali che è
strutturato e gestito con l’obiettivo di mantenere o ripristinare la
funzionalità ecologica per conservare la biodiversità e allo
stesso tempo creare appropriate opportunità per l’uso
sostenibile delle risorse naturali.” (Bennet e Wit, 2001)
Che cos’è la Rete ecologica?
• Insieme dei collegamenti tra le aree di
interesse naturale del territorio
• Struttura per mantenere un legame tra i
diversi ambienti naturali sparsi in una
determinata regione
Strumento per la
conservazione
della natura
Gestione
sostenibile
del territorio
LA RETE ECOLOGICA
1. Che cos’è una rete ecologica?
2. La scala di una rete ecologica
3. Struttura della rete ecologica
Rete ecologica: scale
SCALA DELLA RETE ECOLOGICA
Un elemento rilevante del concetto di rete
ecologica è la scala geografica. La rete
ecologica infatti è un sistema gerarchico dal
locale all’area vasta e perciò ad esso si deve
sempre riferire. Esisteranno quindi reti
ecologiche locali basate su elementi (aree
centrali e corridoi) di piccola dimensione e
reti ecologiche di area vasta basate su
elementi a scala regionale o addirittura
nazionale e transnazionale.
Rete ecologica: scale
SCALA DELLA RETE ECOLOGICA
a scala locale
come ad esempio un
insieme di siepi che
circondano campi coltivati
a grande scala
collega aree protette
lontane tra loro
LA RETE ECOLOGICA
1. Che cos’è una rete ecologica?
2. La scala di una rete ecologica
3. Struttura della rete ecologica
Struttura di una Rete ecologica
STRUTTURA DI UNA RETE ECOLOGICA
Una rete ecologica è costituita solitamente da
core areas generalmente incluse in buffer
zones connesse attraverso i corridoi
ecologici a questi elementi possono essere
associate delle aree di riqualificazione per il
recupero di ecosistemi, habitat e paesaggi e
le aree di uso sostenibile con sufficienti
opportunità per lo sfruttamento delle risorse
naturali e il mantenimento delle funzioni
ecosistemiche.
Struttura di una Rete ecologica
•
•
•
•
core areas (o aree centrali),
coincidono con biotopi, habitat
naturali e seminaturali,
caratterizzati da un elevato grado
di naturalità spesso aventi già un
regime di protezione;
buffer zones (o zone cuscinetto),
rappresentano le zone contigue e
le fasce di rispetto adiacenti alle
core areas;
corridoi di connessione lineari o
spaziali (linear o landscape
corridors), sono finalizzati a
favorire i fenomeni di dispersione
e lo svolgersi delle relazioni
dinamiche fra i diversi habitat;
stepping stones (pietre da
guado), patches di habitat
naturale collocati in una matrice
antropizzata, possono fungere da
aree di sosta e rifugio per specie
relativamente vagili o di
collegamento tra le diverse aree
core.
La frammentazione di ambienti naturali
1. Il processo di frammentazione
1 Frammentazione ambienti naturali
La frammentazione degli
ambienti naturali:
Frammentazione:
Processo che genera una progressiva riduzione della
superficie degli ambienti naturali ed un aumento del loro
isolamento
1 Frammentazione ambienti naturali
Il processo di frammentazione:
E’ analizzabile nelle sue diverse componenti:
• scomparsa e/o riduzione in superficie di
determinate tipologie ecosistematiche;
• insularizzazione progressiva;
• aumento dell’effetto margine indotto dalla
matrice antropizzata sui frammenti residui ;
•creazione e aumento in superficie di tipologie
ecosistematiche di origine antropogenica.
3 Intervenire sugli elementi della rete
1 Frammentazione ambienti naturali
Il processo di frammentazione :
può interessare differenti tipologie ecosistematiche
terrestri ad esempio foreste, praterie, zone
umide e costiere e marine.
In Italia risultano maggiormente sensibili a questo
processo:
•Gli ambienti costieri dunali e retrodunali
•I boschi montani maturi
•Le formazioni steppiche mediterranee,
•Gli ecosistemi igrofili di pianura.
1 Frammentazione ambienti naturali
La frammentazione degli ambienti
naturali
Costituisce
una gravissima minaccia alla diversità biologica ed
è un processo in fase di accelerazione
esponenziale a livello globale, in special modo
nelle aree tropicali.
1. Frammentazione ambienti naturali
Tipologie e fasi differenti della
frammentazione
Metodologie di pianificazione e
gestione di una rete ecologica
1. Analizzare il territorio
2. Identificare la struttura della rete
3. Linee di permeabilità ecologica lungo corsi d’acqua
4. Intervenire sugli elementi della rete
5. Esempio di deframmentazione
Metodologie di pianificazione e
gestione di una rete ecologica
1. Analizzare il territorio
2. Identificare la struttura della rete
3.Linee di permeabilità ecologica lungo corsi d’acqua
4. Intervenire sugli elementi della rete
5.Esempio di deframmentazione
1. Analizzare il territorio
Realizzare un progetto di rete
ecologica
- Struttura e funzione degli ecomosaici su cui si poggerà la
rete ecologica;
- Modalità spazio-temporali con cui sono presenti le specie
animali e vegetali che insieme concorrono a definire la
biodiversità sulle aree di progetto;
- Fattori di pressione che generano condizioni di criticità o
nuove condizioni potenziali per le reti ecologiche;
- Contesto in cui si colloca la rete determinato dai confini
amministrativi, dalla presenza e dalla distribuzione delle aree
protette e dai vincoli.
1. Analizzare il territorio
Indicatori ambientali in grado di semplificare le operazioni di
raccolta delle informazioni
-Indicatori di specie e di comunità: utili per quantificare gli
effetti della frammentazione, il loro numero totale, le frequenze, i
rapporti reciproci forniscono utili informazioni sul valore
ambientale degli ecosistemi
-Indicatori di ecomosaico: si riferiscono da un lato alle
caratteristiche della geometria dei sistemi di unità ambientali di
differente natura; dall’altro a valutazioni che consentono di
riconoscere priorità di valore
-Indicatori di contesto territoriale e di paesaggio:
contribuiscono a definire i caratteri qualitativi e quantitativi delle
aree naturali con valenze culturali e paesistiche e i carichi delle
risorse territoriali
1. Analizzare il territorio
Individuare sul territorio le unità ecosistemiche esistenti e il
loro grado di isolamento e frammentazione
L’individuazione a livello cartografico di una continuità
ambientale non è sempre funzionale agli obiettivi di
conservazione delle specie
SPECIE TARGET
Assumono valore di indicatore dell’effettivo grado di
efficacia delle aree di connettività individuata dalla
cartografia
Metodologie di pianificazione e
gestione di una rete ecologica
1. Analizzare il territorio
2. Identificare la struttura della rete
3.Linee di permeabilità ecologica lungo corsi d’acqua
4. Intervenire sugli elementi della rete
5.Esempio di deframmentazione
2. Identificare la struttura della rete
Realizzazione di una rete ecologica
Oltre all’analisi della geometria attuale degli
elementi di naturalità è essenziale anche la loro
collocazione all’interno delle previsioni di
trasformazione relative al territorio in oggetto
Un progetto di una rete ecologica per interagire
efficacemente con le altre reti che costituiscono
il territorio dovrà adattare lo schema generale di
unità di rete in categorie effettivamente
applicabili a realtà territoriali complesse
2. Identificare la struttura della rete
Identificare la struttura della rete
Categorie di elementi da prendere in
considerazione
• Matrici naturali primarie in grado di costituire sorgente di
diffusione per elementi di interesse, ai fini della biodiversità
• Fasce di appoggio alla matrice naturale primaria
• Gangli (nodi) primari e secondari della rete ecologica
• Linee di permeabilità ecologica lungo corsi d’acqua
• Barriere significative prodotte da infrastrutture esistenti
• Varchi la cui chiusura a causa dell’espansione insediativa
comporterebbe rischi significativi per la rete ecologica
• Zone extraurbane con presupposti per l’attivazione di progetti
di consolidamento ecologico
• Zone periurbane su cui attivare politiche di riassetto fruitivo ed
ecologico
• Fasce di margine tra agricoltura ed insediamenti
Metodologie di pianificazione e
gestione di una rete ecologica
1. Analizzare il territorio
2. Identificare la struttura della rete
3.Linee di permeabilità ecologica lungo corsi d’acqua
4. Intervenire sugli elementi della rete
5.Esempio di deframmentazione
3.Linee di permeabilità ecologica
Linee di permeabilità ecologica
lungo corsi d’acqua
Reti ecologiche fluviali
3. Rete ecologiche fluviali
La rete idrografica come
matrice delle rete ecologiche
3. Rete ecologiche fluviali
All’interno di un paesaggio, il reticolo fluviale
risulta caratterizzato da proprietà ecologiche
che assumono molta importanza come
elementi filtro-tampone di depurare
I fiumi e i loro sistemi di vegetazione fluviale (arbustiva
e arborea) rappresentano i principali corridoi
ecologici naturali
I corsi d’acqua possono essere classificati in: corridoi ecologici
primari, secondari….
3. Rete ecologiche fluviali
L’intervento umano ha portato:
Compromissione della funzione di connettività
conseguente
Diminuzione della biodiversità
È dunque essenziale ristabilire la funzionalità delle
dinamiche idrologiche e idrauliche per riformare
l’ecosistema fluviale.
3. Rete ecologiche fluviali
In quanto
Lo scopo dei corridoi ecologici fluviali è:
- garantire il collegamento fisico tra gli habitat
anche in ambienti molto utilizzati dall’uomo, per
consentire la migrazione, la distribuzione geografica e
lo scambio genetico tra le diverse specie;
-ripristinare lo spazio attuale del fiume con i suoi
biotopi pionieri, costituiti dalla foresta alluvionale;
-ricostituire una buona connessione con la rete
idrologica secondaria, in modo da ridare funzionalità
all’intero sistema idrologico.
quindi
L’intervento su superfici limitrofe al corso d’acqua offre una
grande possibilità per sviluppare nicchie ecologiche in grado
di assumere un ruolo ai fini della biodiversità
3. Rete ecologiche fluviali
Come preservare una rete fluviale
- Proteggere le dinamiche fluviali e le connessioni tra i
vari elementi dell’ecosistema
- Integrazione del corridoio fluviale a livello del bacino
idrografico
- Controllo della qualità dell’acqua, in quanto essa
garantisce la possibilità della vita per le specie animali
e vegetali dell’ambiente acquatico
-Vicinanza, lungo il corso d’acqua, degli habitat simili non in
modo da prevenire l’isolamento genetico delle popolazioni
-Connessioni tra i corsi principali e i loro tributari minori per
consentire le migrazioni laterali.
Metodologie di pianificazione e
gestione di una rete ecologica
1. Analizzare il territorio
2. Identificare la struttura della rete
3.Linee di permeabilità ecologica lungo corsi d’acqua
4. Intervenire sugli elementi della rete
5.Esempio di deframmentazione
4. Intervenire sugli elementi della rete
Realizzare una rete ecologica
• Interventi passivi (salvaguardia delle valenze
naturali esistenti)
• Azioni specifiche:
- interventi di gestione degli habitat esistenti;
- interventi di riqualificazione degli habitat
esistenti;
- costruzione di nuovi habitat;
- opere specifiche di deframmentazione
4. Intervenire sugli elementi della rete
Realizzare una rete ecologica
Interventi di gestione degli habitat
esistenti
Miglioramento della funzionalità ecologica
degli habitat:
•Selvicoltura;
•Agricoltura;
•Aree verdi pubbliche e private
4. Intervenire sugli elementi della rete
Realizzare una rete ecologica
Interventi di riqualificazione degli habitat
•Interventi spondali di ingegneria naturalistica;
•Consolidamento di versante;
•Siepi e filari arborei-arbustivi in aree agricole;
•Rinaturazioni polivalenti;
•Colture a perdere;
•Piantagione di essenze gradite alla fauna;
•Formazione di microhabitat.
4 Intervenire sugli elementi della rete
Realizzare una rete ecologica
Costruzione di nuovi habitat
•Nuovi nuclei boscati extraurbani;
•Bacini di laminazione;
•Recuperi di cave;
•Ecosistemi-filtro;
•Barriere antirumore;
•Fasce tampone;
•Fasce arboree stradali e ferroviarie;
•Filari stradali;
•Strutture ricreative con elementi di interesse naturalistico;
•Oasi di frangia periurbana.
4. Intervenire sugli elementi della rete
Realizzare una rete ecologica
Opere specifiche di deframmentazione
•Ponti biologici su infrastrutture;
•Sottopassi faunistici;
•Passaggi per pesci;
•Formazione di alvei di magra a flusso idrico
permanente in situazioni a deflusso idrico
critico
Metodologie di pianificazione e
gestione di una rete ecologica
1. Analizzare il territorio
2. Identificare la struttura della rete
3.Linee di permeabilità ecologica lungo corsi d’acqua
4. Intervenire sugli elementi della rete
5.Esempio di deframmentazione
Un esempio di deframmentazione
Barriere infrastrutturali
5. Barriere infrastrutturali
Gli interventi umani spesso hanno portato
alla formazione di:
barriere infrastrutturali
Portando alla
formazione
Spazi frammentati e residuali
Interrompendo la
Continuità ambientale
5. Barriere infrastrutturali
È possibile cercare di riformare una
connessione ecologica attraverso:
La riqualificazione delle infrastrutture
(ponti, antichi tracciati di ferrovie, strade)
progettando
-Parchi lineari
-Boulevard
In modo da ricreare le diverse nicchie
ecologiche per le specie animali.
5. Barriere infrastrutturali
A volte non bastano interventi di natura ecosistematica
ma sono necessari la realizzazione di manufatti
artificiali
- Ponti biologici: sovrappassi o gallerie artificiali
utilizzabili soprattutto per ungulati ed altri mammiferi terrestri. La
loro realizzazione può prevedere utilizzi multipli, come ad esempio
il transito di persone, ecc.
-
Sottopassi: tunnel utilizzabili da anfibi, rettili e mammiferi
di mole medio-piccola. La dimensione di detti manufatti dovrà
essere valutata in funzione della taglia e delle caratteristiche
comportamentali delle specie animali da salvaguardare. Ove
possibile si potrà intervenire con interventi di adeguamento o di
miglioria degli attraversamenti dei corsi d'acqua.
- Zone umide: nel caso di piccoli anfibi, in alcuni casi è
possibile prevedere la formazione di zone umide, onde evitare che
durante le loro migrazioni stagionali gli animali siano costretti ad
attraversare zone a rischio.
5. Barriere infrastrutturali
-ponti biologici
-sottopassi
Quadro normativo
2. Quadro normativo
3. Rete ecologica provinciale (PTPG)
Reti ecologiche
1. Quadro normativo
2. Rete ecologica provinciale (PTPG)
Quadro normativo
•
•
1. Quadro normativo
•
•
Direttiva comunitaria “Oiseaux”(79/409/CEE)
Z.P.S
Relativa alla protezione di alcune specie di uccelli selvatici, indicate negli allegati
della direttiva stessa, tramite l’ individuazione di Zone di Protezione Speciale (ZPS).
Direttiva comunitaria “Habitat” (92/43/CEE)
S.I.C
Relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali della flora e della
fauna selvatiche tramite l’ ‟individuazione dei Siti di Interesse Comunitario (SIC) per
la costruzione della Rete Ecologica Europea Natura 2000.
NATURA 2000
Rete europea di grande valore biologico e naturalistico S.I.C. - Z.P.S.
•
•
Progetto EECONET(1991)
Propone la rete ecologica europea come riferimento per le politiche e le azioni di
conservazione internazionale delle aree naturali.
Pan European Ecological Network (1996)
Strategia Pan Europea per la Diversità Biologica e del Paesaggio sottoscritta a Sofia
da 54 paesi. Tra gli obiettivi di questa strategia c’è quello di conservare, migliorare e
recuperare gli ecosistemi chiave, le specie e le strutture del paesaggio attraverso la
creazione e la gestione della Pan European Ecological Network (PEEN).
1. Quadro normativo
All’interno del Ministero dell’Ambiente L’A.P.A.T.(Agenzia Nazionale
Ambiente e Servizi Tecnici, ex A.N.P.A.), referente per le tematiche
relative alle reti ecologiche, propone le seguenti definizioni di rete
ecologica, da intendersi in maniera integrata:
A -Rete ecologica come sistema interconnesso di habitat
di cui salvaguardare la biodiversità;
B -Rete ecologica come sistema di parchi e riserve
inseriti in un sistema di infrastrutture e servizi;
C -Rete ecologica come sistema paesistico a supporto
prioritario di fruizioni percettive e ricreative;
D- Rete ecologica come scenario ecosistemico polivalente
a supporto di uno sviluppo sostenibile.
“Sistema interconesso di aree naturali e seminaturali collegate tra loro
per garantire la buona conservazione delle specie selvatiche e del
relativo patrimonio genetico, attraverso la riproduzione,lo scambio e il
ripopolamento”(A.N.P.A. 1999)
•Recepimento nazionale della Direttiva Habitat:
1. Quadro normativo
In ITALIA il recepimento della direttiva è avvenuto nel 1997
attraverso il D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357. L'Italia dal 1995 al
1997 ha individuato nel proprio territorio nazionale, attraverso il
programma «Bioitaly» , le aree proponibili come Siti di Interesse
Comunitario (SIC).
Il progetto Bioitaly è stato avviato dal Ministero dell'Ambiente in
attuazione della Direttiva Habitat 92/43. Sono stati individuati
provvisoriamente 2425 siti di importanza comunitaria (SIC) e
267 zone di protezione speciale (ZPS), molti di questi si
sovrappongono spesso nelle aree protette nazionali.
1. Quadro normativo
Reti ecologiche
1. Quadro normativo
2. Rete ecologica provinciale (PTPG)
3 Rete Ecologica Provinciale PTPG
Rete ecologica provinciale
PTPG-Rete Ecologica Provinciale di ROMA
3 Rete Ecologica Provinciale PTPG
3 Rete Ecologica Provinciale PTPG
PTPG-Rete Ecologica Provinciale di ROMA
Rete ecologica provinciale - orig. scala 1:100.000
3 Rete Ecologica Provinciale PTPG
3 Rete Ecologica Provinciale PTPG
3 Rete Ecologica Provinciale PTPG
Reti ecologiche
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
Rete ecologica Monti Lucretili, Monti Simbruini, Monti Ruffi
L’ area in oggetto in
quanto parte
integrante di un
macrocorridoio
ecosistemico, funge
da area di continuità
tra le aree protette del
confine meridionale
abruzzese (in
particolare il Parco
Nazionale d’ Abruzzo)
e le strutture
ambientali del Lazio
nord orientale
(Provincia di Rieti)
che si innestano poi,
senza soluzione di
continuità, verso i
settori centrosettentrionali dell’
Appennino.
Area di studio (contorno nero) in rapporto agli spazi
biopermeabili (in grigio) dislocazione dei SIC (barrato nero
sottile) e delle aree protette (barrato grigio)
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
La geografia locale della continuità ambientale
Nell’area sono presenti porzioni di territorio con contrastanti connotati ambientali che
comprendono gradi di naturalità molto diversi tra loro. I massimi livelli sono
naturalmente riscontrabili nell’avancorpo appenninico del Monti Simbruini.
Per i Monti Ruffi e Lucretili è da riconoscere una situazione intermedia per quanto
riguarda il grado di naturalità. Infatti le condizioni climatiche, la morfologia e le quote
hanno consentito una antropizzazione più intensa anche se prevalentemente limitata agli
usi produttivi tradizionali senza episodi rilevanti di sfruttamento intensivo.
Ancora distinto è il Monte Catillo segnato da un intervento antropico più incisivo e
prolungato di cui è espressione un esteso cantiere di escavazione che intacca
largamente il suo versante occidentale.
Quadro di riferimento locale della continuità ambientale
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
In linea complessiva i singoli blocchi morfologici-ambientali possono ritenersi al loro
interno abbastanza continui in termini ecosistemici, senza significative fratture.
Le discontinuità nella connessione ecologica a media scala si trovano invece in
corrispondenza del settore vallivo dell’ Aniene, prima lungo la strada Sublacense, e poi
nella parte mediana nella quale si trova il segmento autostradale dell’ A24 compreso tra
la Piana di Carsoli e lo svincolo di Vicovaro-Mandela.
Il fascio infrastrutturale formato dall’autostrada, dalla parallela S.S. Tiburtina e dalla
ferrovia rappresenta il maggiore ostacolo occlusivo della continuità ambientale che l’area
di studio mostra. Oltretutto, subito dopo l’abitato di Arsoli, la valle è anche fortemente
incassata, con fisionomia di forra, il che aggiunge anche un ulteriore ostacolo morfologico al
contatto ecosistemico dei due versanti.
In
ambedue
i
casi
introdotti si associa alla
dislocazione infrastrutturale
anche una concentrazione
di ambienti a bassa
biopermeabilità, con usi
del suolo prevalenti di tipo
agricolo
e
colturale
specializzato. In altre parole
si tratta di occlusioni spesso
parziali e in circostanze
ecosistemiche da verificare
attentamente sulla base
delle specie presenti e
potenziali.
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
Si deve però notare che tale occlusione non ha carattere di permanenza, in quanto
spesso interrotta dalle opere di superamento delle infrastrutture in quasi tutti i
solchi vallivi, con ponti e viadotti frequentemente paralleli per l’autostrada e la
ferrovia, ma molto meno per la Tiburtina, che viene così a costituire il vero e principale
elemento di frammentazione, anche a causa dell’entità del disturbo di traffico che
sostiene, seppur con forti oscillazioni di intensità giornaliera. L’alta valle dell’ Aniene,
lungo la valle sublacense, presenta la problematica del rilevante flusso oscillante di
traffico unito ad alcuni episodi di insediamento filamentoso distribuito lungo il percorso
dell’asse stradale, creando coaguli di dimensioni variabili. Una terza, minore nella
portata, linea di cesura ecosistemica è attribuibile al passante stradale S. Polo dei
Cavalieri-Marcellina che scavalca l’incisione morfologica tra i Lucretili e il Monte
Catillo, ma con un apparentemente limitato effetto di frammentazione. Questo
sembrerebbe peraltro più dovuto alla intensità della attività colturale specializzata
(prevalentemente oliveti) che non alla occlusione stradale.
Verso la pianura romana la
“balconata
dei
Lucretili”
comporta
una
brusca
interruzione nel gradiente di
naturalità, con un transito da
relativamente alti gradi della
stessa ad un valore al contrario
molto basso, corrispondente a
quello della periferia urbana in
corso di formazione.
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
Tale è infatti tutta l’area a ovest
del Monte Catillo, con aspetti del
mosaico territoriale fortemente
alternati tra residualità agricole,
paesaggi misti di risulta e
metastasi
insediative
in
espansione a bassa qualità
urbana.
Indubbiamente si tratta di un
contesto
ad
elevato
rischio
ambientale a causa dell’azione
catalizzatrice della metropoli che
ne insidia velocemente le integrità
ancora apprezzabili.
La naturalità tipicamente appenninica dei Monti Lucretili, subisce comunque
un abbattimento brusco dei propri valori passando nel settore Montecelio-Monti
Cornicolani, venendo a mancare, sia per ragioni morfologiche, sia di modalità
di sviluppo degli insediamenti, alcuni tasselli di transizione tra le unità
ambientali medio-montane e quelle della pianura in via di urbanizzazione.
Una riflessione su questo carattere di discontinuità ecosistemica potrà
indubbiamente riguardare alcuni gruppi di specie tipicamente legati all’ambiente
dell’Appennino che, lungo un ideale transetto ovest-est, trovano nella
“balconata dei Lucretili” forse la maggiore e più secca interruzione del
proprio habitat riscontrabile lungo il versante tirrenico della catena
peninsulare centrale.
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
Analisi della frammentazione causata dall’insediamento
Unità geografiche biopermeabili: porzioni di territorio non interessate da interventi di urbanizzazione
e di accentuata antropizzazione ivi comprese alcune forme agricole intensive.
Continuità ambientale: concetto che riguarda la valenza ecologica degli elementi del territorio lasciati
liberi dalle iniziative di consumo antropico ad alta intensità oppure ritornati disponibili ad una
ricolonizzazione naturale in seguito all’abbandono degli usi precedenti.
Il concetto di continuità ambientale non può essere ritenuto vero in ogni caso, in quanto non si può
affermare che una semplice adiacenza, seppur spazialmente estesa, di ambiti naturali e semi-naturali
possa formare la condizione necessaria e sufficiente per il mantenimento e la tendenziale
stabilizzazione degli ecosistemi, oltrechè veicolo di miglioramento della biodiversità. La reale struttura
ecologica del territorio, non solo in termini di “connessione” (legami strutturali mappabili tra gli
elementi della struttura), ma soprattutto di “connettività” (misura i processi attraverso i quali le
popolazioni di organismi sono interconnesse in una unità demografica funzionale), può essere
delineata esclusivamente a partire dalla disponibilità di informazioni specifiche sulla tipologia,
dimensione e dislocazione degli areali relativi ai gruppi di specie ivi presenti e della maglia di relazioni
tra loro intercorrente (carta ecosistemica).
Nella realtà la continuità ambientale si pone rispetto al piano territoriale ed urbanistico come
principio precauzionale, ovvero di considerazione probabilistica che, anche in carenza di dati
ecosistemici avanzati, la geografia di adiacenza degli spazi naturali e semi-naturali contenga i sistemi
ambientali di maggiore importanza per specie meno adattabili a condividere gli spazi dell’uomo.
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
Viene posta quindi l’attenzione anche verso quegli spazi che difficilmente venivano presi
in considerazione in una analisi ambientale ma anche urbanistica: i siti degradati e gli
incolti di vario tipo, perché potrebbero essere dotati di una grande importanza
ecologico-relazionale nei confronti degli ecosistemi limitrofi di riconosciuta rilevanza.
La continuità ambientale può fornire un supporto di una certa validità ai piani di
coordinamento, mentre esiste la necessità di arricchire il dato ecologico in maniera ben
più consistente se si vuole che questo supporto possa estendersi al livello locale, cioè di
pianificazione intercomunale e comunale.
Il mantenimento della continuità ambientale nel caso di realizzazione di infrastrutture è
uno dei primi requisiti da verificare per evitare interventi di frammentazione spesso
pressoché irreversibile.
Evidenziare la biopermeabilità di una regione territoriale significa sostanzialmente
valutare il punto cui il processo di modificazione ingenerato dalla attività umana è giunto
in termini di disgregazione della matrice naturale. Può anche servire per verificare quali
spazi di reversibilità sono ancora disponibili per il ripristino delle condizioni ambientali
utili alla sopravvivenza delle componenti biocenotiche diverse da quella antropica.
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
Si ritiene che la presenza di una maglia diffusa di spazi naturali e seminaturali, all’interno
della quale si articola, si snoda, e a tratti si concentra, il tessuto urbanizzato, rappresenti
comunque un elemento di elevata qualità territoriale per le numerose funzioni che essa può
assolvere a tutte le scale di considerazione:
- miglioramento delle condizioni di qualità dell’aria attraverso la distribuzione delle aree con
vegetazione;
- riduzione delle polveri;
- assorbimento dei disturbi sonori;
- offerta variegata di spazi ricreativi ed educativi con discreta qualità naturalistica;
- possibilità di mantenimento ed espansione delle specie vegetali che vengono soppresse
nelle aree agricole ed urbane;
- possibilità di integrazione con i percorsi di collegamento urbano con modalità alternative
senza commistione nel traffico (pedonale, bicicletta,
mezzi elettrici, natanti,..);
\
- possibilità di mantenimento e movimento delle specie faunistiche presenti sul territorio;
- formazione del supporto territoriale per eventuali azioni future di ripristino e riqualificazione
ecosistemica;
- riduzione della insularità ecologica delle aree protette;
- controllo dei fenomeni esasperati di sprawl insediativo, favorendo l’applicazione di tecniche
di progettazione urbana che ottimizzino e contengano lo spazio della città;
- diffusione delle modalità di gestione della conservazione naturale a paesaggistica su tutto il
territorio, anche quello non interessato da provvedimenti localizzati di tutela ambientale.
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
Gli indici di frammentazione ambientale
La frammentazione ambientale e l’insularizzazione degli ecosistemi
costituisce un momento centrale per il conseguimento degli standards
di“sostenibilità” nelle procedure di governo del territorio, è allora
indispensabile che, così come accade per forme di impatto più consolidate
nella cultura amministrativa e sociale (inquinamenti, degrado fisico e
paesaggistico del suolo, etc..) le tematiche della disgregazione
ecosistemica assumano un carattere “misurabile”, entrando nel novero
degli indicatori di qualità urbana e territoriale che gli indirizzi europei alle
comunità nazionali, attualmente considerano irrinunciabili e decisivi per
denunciare l’efficienza della gestione e le correzioni apportate al
management ambientale.
L’uso degli indicatori ambientali attiene le fasi di ricognizione e di
ricostruzione delle fisionomie ecosistemiche attuali del territorio (prima
delle azioni previste di pianificazione), nell’allestimento degli scenari
previsionali alternativi e, infine, nel monitoraggio e nel controllo degli esiti
progressivi conseguenti all’attuazione delle trasformazioni introdotte nel
piano.
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
La frammentazione ambientali provocata dagli insediamenti
L’organismo insediativo, formato dalle aree urbanizzate più le aree
destinate alle infrastrutture viarie, produttive e di servizio, realizza
condizioni di frammentazione del tessuto ecosistemico riconducibili a tre
forme principali di manifestazione a carico degli habitat naturali e delle
specie presenti:
•
•
•
la dissociazione spaziale causata dalle infrastrutture lineari (viabilità e reti
tecnologiche);
la disgregazione e la soppressione spaziale determinata dalle espansioni delle
aree edificate e urbanizzate;
il disturbo causato da movimenti, rumori e illuminazioni.
Le modalità elencate di frammentazione possono essere articolate
secondo tre tipologie:
•
•
•
Frammentazione attuale
Frammentazione potenziale
Frammentazione tendenziale
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Indice di frammentazione causata da infrastrutture di mobilità
Per calcolare questa frammentazione si fa ricorso al calcolo dell’indice IFI
(Infrastructural Fragmentation Index)
L’indice risulta tanto più elevato in valore quanto più densa ed occlusiva è la maglia
viaria. Al contrario, il livello di frammentazione decresce all’aumentare del perimetro
dell’unità frammentata (in questo caso il comune) - in quanto aumentano i contatti fisici
con le unità adiacenti - e della superficie complessiva della stessa.
Esempi di diverse corrispondenze tra le estensioni delle unità territoriali di calcolo dell’IFI e la
distribuzione degli elementi infrastrutturali
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dove:
Li = Lunghezza dei tratti di viabilità intermodale (autostrada, ferrovia, strada statale,
strade comunali, altre strade);
oi = coefficiente di frammentazione relativo alla tipologia viaria:
O1 = Coefficiente di occlusività del livello 1 (1,00) – Autostrade e ferrovie nazionali 14
O2 = Coefficiente di occlusività del livello 2 (0,50) – Strade statali e ad elevato flusso di
traffico
O3 = Coefficiente di occlusività del livello 3 (0,30) – Strade locali e a basso flusso di traffico
hi = larghezza della sede stradale
Au = Superficie dell’unità territoriale di calcolo dell’indice.
Il carattere di occlusività delle infrastrutture viene espresso mediante l’applicazione del
coefficiente oi:
Livello 1 – Autostrade e ferrovie (occlusioni totali derivanti dalla presenza delle
recinzioni laterali);
Livello 2 – Strade con elevato volume di traffico (occlusione pronunciata derivante dal
disturbo acustico e di movimento permanente);
Livello 3 – Strade con medio volume di traffico (occlusione di media portata dovuta alle
condizioni di disturbo).
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I paesaggi della frammentazione ambientale
La capacità di descrivere una certa circostanza di relazione tra l’insediamento e
l’ambiente, viene sostenuta da un procedimento di campionamento attraverso il quale si
cercano le corrispondenze tra i valori assunti dagli indicatori e i connotati insediativi.
I valori dell’ IFI distribuiti per comune
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
1. Rete Ecologica Monti Lucretili
IFI inferiore a 0,30
Frammentazione irrilevante
Ambiti attraversati da reticoli di viabilità di
comunicazione locale e rurale, con flussi di traffico
molto ridotti, in contesti comunali interessati da
fenomeni di spopolamento di carattere
“appenninico” con larghe fasce di territorio naturale
e seminaturale.
IFI compreso tra 0,30 e 0,65
Basso livello di frammentazione
Territori con presenza di linee infrastrutturali di
viabilità ordinaria di livello locale, con limitati
flussi di traffico in ambiti comunali interessati da
usi del suolo agricoli, semi-naturali e naturali.
IFI compreso tra 0,65 e 1,23
Medio livello di frammentazione
Contesti spaziali contraddistinti da presenza di linee
infrastrutturali di viabilità ordinaria, con poche
discontinuità trasversali e medi flussi di traffico
concentrati in fasce orarie, in ambiti comunali
interessati da usi del suolo agricoli estensivi e
specializzati.
IFI compreso tra 1,23 e 1,90
Alto livello di frammentazione
Contesti spaziali contraddistinti da presenza di fasci
infrastrutturali o da viabilità ordinaria a scorrimento
veloce, con numerose discontinuità trasversali,
elevati flussi di traffico sulle 24 ore (in particolare
sulla viabilità ordinaria) in ambiti comunali
interessati da usi del suolo sia agricoli che seminaturali.
IFI oltre 1,90
Livello di frammentazione molto alto
Contesti spaziali contraddistinti da presenza
massiccia di fasci infrastrutturali formati da
autostrada, ferrovia e viabilità ordinaria, con poche
discontinuità trasversali, elevati flussi di traffico
sulle 24 ore (in particolare sulla viabilità ordinaria)
in ambiti comunali interessati da usi del suolo
prevalentemente agricoli estensivi e specializzati.
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La condizione che si rileva in questa area è quella di una “matrice ecosistemica di congiuntura” nella
quale appaiono pendenti molti fenomeni in più o meno rapida evoluzione, in grado di alterare e
compromettere, nel prossimo futuro molti dei valori di biodiversità oggi riscontrabili, fagocitandoli in un
processo di consumo di suolo.
Perdita del gradiente progressivo di naturalità del territorio
Realtà insediative ad elevata densità ed intensità di trasformazione e di uso
in contatto diretto con
contesti di caratura “appenninica”
per l’assenza di
Spazi tampone che consentono il graduale adeguamento biocenotico
Lo zoccolo meridionale dei Monti Lucretili e la cospicua urbanizzazione di Marcellina, dove in poche centinaia
di metri il grado di naturalità collassa letteralmente
Bibliografia
•Battisti C., Frammentazione ambientale Connettività reti ecologiche, Provincia di Roma –
Assessorato alle Politiche Ambientali - Agricoltura e Protezione civile, 2004.
•Battisi C., Romano B., Tamburino G., Corridore G., Ciabò S., Gualtieri A., Rete ecologica:
Monti Lucretili, MontiSimbruini, Monti Ruffi – Analisi delle interferenze ambientali
dell’insediamento e linee di pianificazione, Provincia di Roma – Università dell’Aquila
(Relazione finale), 2004.
•Farina A. Ecologia del Paesaggio, Principi, metodi e applicazioni, UTET, 2003.
Sitografia
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Elaborati strutturali PTPG della Provincia di Roma (REP)
http://ptpg.provincia.roma.it:8080/
Rapporto territorio PTPG della Provincia di Roma (REP)
http://ptpg.provincia.roma.it:8080/
APAT, progetto reti ecologiche: http://www.ecoreti.sinanet.apat.it/
http://www.isprambiente.gov.it