start up imprenditori - Ufficio Stampa

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il Trentino
www.provincia.tn.it
Rivista della Provincia autonoma di Trento
novembre 2012
anno XLVIII - numero 321
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sommario 321
novembre 2012
Start up e imprenditoria giovanile3
il Trentino
Rivista della Provincia autonoma di Trento
Anno XLVIII – numero 321
Novembre 2012
Piazza Dante n. 15, 38122 Trento
Tel. 0461 494684-37
www.riviste.provincia.tn.it
Direttore responsabile: Giampaolo Pedrotti
Coordinatore editoriale: Carlo Martinelli
NOTIZIE
Fare insieme
8
Abbraccio “montanaro”
10
L’assegno di cura per prendersi cura 12
Vaccinarsi, perché sì
16
Bambino e dintorni
18
Il record mondiale
20
Il nodo italiano
22
Cantiere di qualità24
Le radici del futuro
26
La radio è digitale
28
Primi passi Itea
30
Auto, quanto mi costi!
33
TERRITORIO
Vita nuova al Maso
I Denti del Pasubio
Speciale Strade
Del Grappa e di passo Rolle
34
36
cultura
Homo sapiens
Stampa e partiti
Guarda, il Guardi
Pastori scrittori
Doppio Bonporti
Antologia Rossi Zen
Ski nelle Gallerie
46
48
50
52
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39
Redazione: Pier Francesco Fedrizzi, Mauro Neri,
Marco Pontoni, Lorenzo Rotondi, Fausta Slanzi,
Arianna Tamburini, Corrado Zanetti
Vanda Campolongo, Marina Malcotti,
Elisabetta Valduga, Silvia Vernaccini
Amministrazione: Lara Degasperi
Hanno collaborato: Sandra Chighizola, Roberta Corazza,
Annamaria Eccli, Giorgia Fasanelli, Silvia Gadotti, Laura Meijere,
Davide Modena, Alessia Negriolli, Francesca Patton,
Luca Rizzonelli, Francesca Rocchetti, Salvatore Romano,
Rossella Saltini, Ierma Sega, Mario Simonini,
Francesco Suomela Girardi, Daniele Valersi.
Fotografie: Archivio: Ufficio stampa Provincia autonoma Trento;
Accademia Roveretana Musica Antica; EIT ICT Labs
(Lucio Tonina); Fisu; Informatica Trentina; Itea;
Museo delle Scienze; MUCGT; Museo dei Tatra – Zakopane (POL);
PURE; Servizio Europa; Soprintendenza per i Beni Storico-artistici
(foto R. Michelotti, N. Eccher); Trentino sviluppo;
Agfbernardinatti, Giovanni Cavulli, Dino Panato,
Romano Magrone
Impaginazione: Artimedia - Trento
Copertina: immagine tratta da “Fare impresa in Trentino”
di Trentino Sviluppo
Stampa: S.I.E. Spa Società Iniziative Editoriali - Trento
Biblioteca
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61
La rivista “il Trentino” è consultabile sul sito www.ufficiostampa.provincia.tn.it/il_trentino
Registrazione del Tribunale di Trento n. 100
del 13.08.1963 – iscrizione nel R.O.C. n. 480
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LA RESPONSABILITà
DI SCEGLIERE BENE.
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il Trentino • Novembre
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ALL’IMP
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nvestire sui giovani è condizione per
avere un futuro positivo per la nostra
comunità e l’aspetto dell’imprenditorialità giovanile è tanto particolare quanto importante. Noi abbiamo bisogno di nuove imprese e di nuovi imprenditori, abbiamo
bisogno di valorizzare, anche sul piano delle imprese, i talenti che i ragazzi portano
con loro. Quello a cui dunque puntiamo per il Trentino è mettere in campo una nuova batteria di strumenti, sia finanziari che organizzativi e di accompagnamento, e
si tratta prima di tutto di fare spazio a nuove proposte, a nuove creatività, a nuova
capacità di innovazione».
di Marco Pontoni
Così Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento ha presentato
il nuovo importante progetto varato dalla
Giunta provinciale per potenziare il sostegno alla nascita e allo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile. Obiettivo
dell’iniziativa, che si affianca alle
altre già avviate sul territorio in favore dei giovani,
è accrescere la capacità di fare impresa
in settori con elevate potenzialità di sviluppo
e di creazione
di posti di
lavoro, e relativamente ad
attività oggetto di processi di
esternalizzazione
da parte del settore
pubblico. Oltre al suo impatto in termini
economici ed occupazionali, il progetto
consentirà anche di ampliare e migliorare
l’offerta di beni e servizi alla persona e alla
comunità.
Per favorire la nascita di nuove imprese sa-
ranno creati – da qui al marzo 2013 – un
fondo di capitale di rischio o di partecipazione riservato alle sole imprese sociali e
un analogo fondo per tutte le altre imprese giovanili, nonché promossa la
costituzione di hub specialistici. Per la realizzazione delle diverse
misure previste
verranno utilizzate
le
risorse europee,
in
particolare i
fondi Fesr e
Fse: complessivamente 19,5
milioni di euro nel
periodo 2012-2014.
Sarà inoltre creato un apposito sportello (con relativo
sito web dedicato) a cui gli aspiranti
imprenditori potranno rivolgersi per avere
informazioni sulle opportunità loro offerte
e sui servizi pubblici esternalizzati dall’ente pubblico. Le prime azioni verranno sviluppate entro dicembre 2012. Si segnala,
infine, che è previsto il varo di un nuovo
programma per il supporto di imprese
tecnologiche, in particolare nel settore ICT,
che sarà presentato nelle prossime settimane. Per l’attuazione di tale programma
saranno coinvolti Trentino Sviluppo, gli
enti di ricerca, Trento RISE e società di venture capital. Alla presentazione, accanto al
presidente Dellai, l’assessore all’industria,
artigianato e commercio, Alessandro Olivi, che ha ricordato come queste misure
non siano alternative, bensì cumulabili con
quelle già previste nell’ambito della legge
6; il dirigente generale Ivano Dalmonego e
il professor Carlo Borzaga, che del Gruppo
di lavoro per il sostegno all’imprenditoria
giovanile è il coordinatore.
I settori di intervento
Nel Progetto si considerano imprese giovanili le imprese individuali costituite da
soggetti con età non superiore a 35 anni,
le imprese di persone in cui la maggioranza dei soci abbia un’età non superiore
a 35 anni e gli organi di gestione siano
composti in maggioranza da questi soci,
le imprese di capitale dove la maggioranza
del capitale sottoscritto da persone sia di
proprietà di persone con età non superiore a 35 anni. I nove macrosettori che, per le
loro caratteristiche e dinamiche di crescita,
sono ritenuti particolarmente promettenti
per lo sviluppo di nuova imprenditorialità, sono: Welfare; Benessere (Wellbeing);
Cultura; Educazione; Servizi al turismo; Valorizzazione/tutela ambientale; Attività di
comunicazione e gestione di dati e informazioni; Green economy; Agricoltura.
il Trentino • Novembre
4
Perché proprio questi
settori e non altri?
Le ragioni sono diverse. Vediamole in
sintesi:
•non sono ancora adeguatamente
supportati dalle politiche pubbliche
riguardanti la nuova imprenditorialità;
•saranno probabilmente oggetto di
esternalizzazione da parte delle amministrazioni provinciale e locali;
• riguardano attività generalmente ad
elevata intensità di manodopera e a
bassa intensità di capitale;
• sono caratterizzati da una domanda
privata pagante in crescita, ma spesso
ancora non facilmente individuabile
ex-ante, in quanto relativa a bisogni
non ancora completamente espressi;
• sono in grado di promuovere innovazione sociale, intesa come ricerca di
nuove modalità di risposta ai bisogni;
inoltre, anche se non hanno natura tecnologica, possono utilizzare in
modo innovativo le tecnologie disponibili;
• sono in grado di assorbire una vasta
gamma di competenze e profili professionali qualificati di cui c’è ampia
offerta (soprattutto giovanile) e per i
quali i canali di impiego tradizionali si
stanno chiudendo;
• sono caratterizzati dalla presenza sul
territorio provinciale di diverse iniziative non ancora con veste imprenditoriale (volontariato/associazionismo) che potrebbero stabilizzare e
potenziare l’attività, assumendo forme imprenditoriali;
• sono meglio gestibili, in talune attività, data la natura dei servizi prodotti,
da imprese di natura collettiva e non
finalizzate al profitto, i cui fondatori,
investitori e lavoratori dovrebbero essere motivati soprattutto dall’interesse per l’attività in sé e dalle possibilità
occupazionali;
•sono in grado di generare, oltre a
risultati in termini economici e occupazionali, anche un significativo
impatto sociale, incrementando i livelli di coesione della comunità provinciale e delle comunità locali e/o
rafforzando alcuni settori economici
(turismo).
giovani all'estero
La Giunta provinciale su proposta dell’assessore all’industria, artigianato e commercio, Alessandro Olivi, d’intesa con
gli assessori Tiziano Mellarini e Franco Panizza, ha approvato i nuovi criteri attuativi dei contributi a sostegno
dell’internazionalizzazione delle imprese trentine. «Si tratta – sottolinea l’assessore Olivi – di un ulteriore
tassello della riforma degli incentivi che entra a regime ed investe una delle aree strategiche per lo sviluppo
delle nostre imprese. Si confida che l’apertura ai mercati internazionali delle imprese trentine, si
rifletta in un importante presidio dell’occupazione e in un fondamentale fattore per l’incremento
del PIL provinciale». Gli interventi delineati si declinano in 5 strumenti. Il primo riguarda i
contributi sulle spese sostenute da piccole e medie imprese per la partecipazione a fiere
internazionali, con percentuali d’intervento che variano dal 70 al 25 per cento. Il
secondo riguarda i contributi per le azioni di sistema. Il terzo intervento riguarda
i contributi per progetti imprenditoriali di internazionalizzazione. Il quarto
intervento è inerente i contributi alle piccole e medie imprese per
servizi specialistici di sostegno all’internazionalizzazione. Nel quinto
intervento – che riguarda i contributi alle piccole e medie
imprese – spicca l’assunzione a tempo indeterminato di
giovani (fino a 35 anni di età) laureati o diplomati
con esperienza lavorativa, da allocare all’estero
presso le loro filiali commerciali ovvero
presso altre imprese legate da
accordi commerciali o produttivi
formalizzati giuridicamente.
il Trentino • Novembre
5
Le azioni per promuovere
l’imprenditorialità giovanile
In termini generali, per promuovere la
nascita e il consolidamento di imprese
giovanili nei settori di interesse, oltre
ad una razionalizzazione delle misure
esistenti e ad un loro coordinamento
con le potenzialità di utilizzo delle risorse europee, si è constatata l’esigenza di
operare nella direzione di creare nuove
opportunità di mercato (in particolare
attraverso i processi di esternalizzazione), diffondere la conoscenza e l’informazione sul fare impresa, rafforzare i
servizi di supporto ai giovani imprenditori, integrare gli interventi di sostegno
economico.
Nei settori individuati, la domanda è
di origine pubblica, privata o mista. La
domanda di natura pubblica può derivare, come detto, da esternalizzazioni di
attività per servizi sia permanenti che a
termine, come già avviene per molti servizi sociali (proprio la forte presenza del
pubblico è uno dei limiti alla nascita di
nuove imprese).
La domanda privata è legata in genere
all’esistenza di un bisogno non soddisfatto, ma che potrebbe emergere in
presenza di un’offerta strutturata. La domanda mista è quella attivata da forme
di sostegno pubbliche cui si aggiungono quote variabili di domanda privata
(stimolata dall’’introduzione di voucher
che possono essere utilizzati per l’acquisto dei servizi).
Le nuove misure verranno attivate,
come già detto, utilizzando i fondi europei. In particolare verranno riproposti
i bandi per il sostegno alla creazione di
iniziative imprenditoriali mediante seed
money, aprendo alle imprese che operano nel campo dell’innovazione sociale. I bandi possono prevedere il finanziamento di servizi per l’avvio dell’idea
imprenditoriale, l’accompagnamento
alla gestione e il consolidamento dell’attività, compresi i servizi di tutoraggio. Si
pensa inoltre ad attivare un bando seed
money per la creazione di hub specialistici.
Gruppo di lavoro
Per la messa a punto
del Progetto, la Giunta
provinciale ha costituito,
senza ulteriori oneri a carico del bilancio provinciale,
un Gruppo di lavoro, con il
duplice scopo, da un lato, di effettuare una ricognizione e un’analisi critica delle misure rivolte alla
promozione dell’imprenditorialità giovanile attivate dai soggetti pubblici e privati operanti sul territorio provinciale e,
dall’altro lato, di avanzare nuove proposte di intervento. Del gruppo di lavoro,
incardinato presso il Servizio Programmazione della Provincia, fanno parte, in
qualità di componenti del Comitato per
lo sviluppo provinciale, i professori Carlo
Borzaga, come coordinatore, e Enrico
Zaninotto, esperti di Euricse, della Provincia e degli enti strumentali, rappresentanti dei settori economici, degli
istituti di credito, della cooperazione, del
volontariato.
III
formazione e innovazione
Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di
Trento: «La Provincia ha investito molto in formazione
delle risorse umane e in accesso al lavoro, anche con
modalità di ingresso dei giovani innovative rispetto al
panorama nazionale. Nella nuova Finanziaria ci sono
tra l'altro misure contenenti incentivi all'assunzione
dei giovani in imprese che fanno innovazione e ricerca
e per promuovere l'apertura di attività imprenditoriali
all'estero. In generale vogliamo riservare un'attenzione
straordinaria alla creazione da parte dei giovani di nuove
imprese».
Alessandro Olivi, assessore all'industria, artigianato
e commercio della Provincia autonoma di Trento:
«Il compito delle istituzioni è quello di creare un
habitat favorevole per la cultura d'impresa. La
politica deve cercare di preservare con politiche
attente e personalizzate la diversificazione della
nostra piattaforma produttiva. Il Trentino produttivo
è multiforme e molto spesso si ha la fortuna di veder
convivere, talvolta anche fisicamente in luoghi contigui,
eccellenze industriali che fanno delle ricerca e dello
sviluppo la ricetta per superare la crisi, un artigianato
operoso che si espande puntando su innovazione e
formazione e piccole eccellenze dove la creatività e la
cultura plasmano i prodotti».
il Trentino • Novembre
6
S
i chiama 103 Startup, ed è un progetto che punta a creare in Trentino, nei prossimi quattro anni, oltre cento nuove aziende innovative nel settore delle Ict-tecnologie della comunicazione e informazione. Il progetto segna un ulteriore passo
avanti nel percorso intrapreso dal Trentino allo scopo di trasformarsi in uno dei primi
“smart territory” d’Italia, un territorio che, con la sua Università e i suoi centri di ricerca, investe nell’economia dell’intelligenza e nell’innovazione, prova ne è il fatto
che è diventato nodo di rete italiano (e unico per tutta l’Europa meridionale) dell’EitEuropean institute of technology. Al progetto contribuisce, tra gli altri, il Gruppo
Earlybird Venture Capital, nato in Germania nel 1997 e attivo nel sostegno di startup
innovative.
«Il Trentino ha già una base produttiva solida – ha detto il presidente della
Provincia autonoma di Trento Lorenzo
Dellai presentando l’iniziativa – e di
questo siamo contenti: ma è necessario
consolidarla attraverso robuste iniezioni di innovazione. Con questo progetto
noi diciamo a giovani aspiranti imprenditori non solo trentini, ma italiani, europei e anche del Sud America: venite
in Trentino ad aprire la vostra azienda».
Il progetto, che verrà presentato prossimamente in Italia e all’estero con un
road show, prevede la messa a disposizione di un vero e proprio spazio fisico,
un hub dove le giovani imprese possano muovere i primi passi. Un’apposita
commissione valutatrice composta
da soggetti che operano sul mercato
valuterà in 4 anni circa 2000 progetti;
ai migliori andranno i finanziamenti pubblico-privati e gli altri servizi a
supporto dell’idea di impresa, a partire
dall’alloggio per i giovani imprenditori
provenienti da fuori Trentino. La Provincia, che ha già stanziato 20 milioni
di euro (provenienti da finanziamenti
europei) per lo sviluppo di imprese giovanili, mette a disposizione per questa
specifica iniziativa 7 milioni di euro, già
sul budget di Trento Rise, partner operativo dell’iniziativa, più altri 6-7 per la
fase successiva. Analoghi fondi saranno mesi a disposizione per altre filiere
rispetto a questa delle Ict. Al progetto
parteciperà anche la Fondazione ahref.
Se il Trentino vuole davvero trasformare il suo tessuto produttivo in un’economia della conoscenza, sempre più
competitiva, dinamica e soprattutto
innovativa, deve puntare sui giovani, e
sulla loro capacità di trasformare competenze scientifiche e tecnologiche
in nuove imprese innovative. Uno dei
settori su cui puntare è senza dubbio
quello delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dove il territorio, grazie al suo ateneo, a centri di
ricerca come FBK e al significativo numero di studenti, laureati e ricercatori
informatici, può contare su un solido
punto di partenza per sviluppare una
produzione tecnologica esportabile su
scala globale tramite Internet.
«Il progetto rientra nell’insieme delle
politiche di rigenerazione de nostro
il Trentino • Novembre
7
tessuto imprenditoriale che stiamo
mettendo a punto – dice il presidente
Lorenzo Dellai . – Puntiamo alla nascita
di nuove imprese promosse soprattutto
dalle nuove generazioni. Una recente
indagine del Sole 24Ore dimostra che
senza startup l’Italia perde 15 punti di
pil. Il nostro Paese destina per il sostegno alla nascita di iniziative imprenditoriali nei settori innovativi poco più
di 1 euro pro capite, la Germania
10, gli Usa 80. Il Trentino oggi si
colloca a metà strada fra l’Italia e
l’Europa del Nord; molto meglio
rispetto alla media nazionale ma
ancora lontano dagli obiettivi
considerati ottimali a livello europeo. Con questa nuova iniziativa
vogliamo avvicinarci ancora di
più alle posizioni di testa a livello
continentale. Per questo la logica non può essere localistica ma
internazionale. Quindi ci rivolgiamo ai giovani talenti trentini, certamente, ma non solo trentini. Venire a Trento
deve essere considerato “bello” dai giovani di tutto il mondo: non solo, come
già avviene oggi, per studiare e fare ricerca ma anche per aprire delle startup».
È toccato quindi al professor Fausto
Giunchiglia, presidente di Trento Rise,
sigla che raggruppa le varie realtà del
sistema della ricerca trentino nel campo
dell’Ict e che costituisce uno
dei sei nodi
di rete a livello europeo dell’Eit, entrare
nel merito del progetto. «In Trentino c’è
il know how giusto per sviluppare questo progetto, perché abbiamo alle spalle
anni di investimenti in ricerca. È chiaro
che non siamo i soli ad avere questa
idea. Arriviamo dopo il “decreto digitale”
del Governo e vogliamo, entro 10 anni,
diventare il luogo fisico, il territorio per
Il Trentino oggi si colloca
a metà strada fra l’Italia
e l’Europa del Nord; molto
meglio rispetto alla media
nazionale ma ancora lontano
dagli obiettivi considerati
ottimali a livello europeo
eccellenza in Italia dove si aprono delle
startup. A Trento ci sarà un incubatore,
uno spazio fisico dove tenere a battesimo le nuove iniziative imprenditoriali. Un
network di mentori esterni, di prestigio,
persone cioè che sanno fare azienda, ci
aiuteranno a valutare le proposte che ci
arriveranno. Presenteremo questa iniziativa in
tutta Italia, in Europa, appoggiandoci
agli altri nodi di rete Eit, e anche in Brasile. Andremo a dire essenzialmente: vuoi
fare un’azienda? Puoi venire a Trento, ti
daremo il supporto logistico, alloggio,
vitto, assistenza per la burocrazia, e poi
finanziamenti e assistenza per avviare
l’azienda. Creeremo anche un network
di investitori. Si punterà in particolare a
partnership pubblico-private,
con una chiara divisione dei
ruoli. Ci aspettiamo di valutare
2000 progetti in 4 anni. La commissione valutatori sarà composta da privati, non dal settore
pubblico. A chi vince la prima selezione daremo 50mila euro, 30 in
cash e 20 in servizi.
I neoimprenditori avranno un anno
di tempo per trovare altri investitori,
altrimenti saranno fuori. Tanto quanto prenderanno dal mercato tanto
prenderanno anche dal fondo creato
per questo progetto. Per le startup
che cresceranno ancora Earlybird finanzierà la fase successiva».
III
il Trentino • Novembre
8
Fare insieme
Gestioni associate, percorso necessario
tra risparmio e razionalizzazione
F
a il punto sulle gestioni associate, Mauro Gilmozzi, assessore all’urbanistica,
enti locali e personale. Per ribadire – anche con l’ausilio di cifre e dati – il senso
di un percorso intrapreso che è «alternativo a quanto deciso a livello nazionale,
dove le gestioni associate obbligatorie hanno assunto una dinamica che va nella
direzione opposta alla nostra. Mentre nel resto del Paese quel che lo Stato sta
facendo è, di fatto, chiudere i piccoli Comuni accorpando obbligatoriamente le
funzioni principali».
Va sfatata, aggiunge Gilmozzi, «la diceria che la Provincia voglia togliere competenze ai Comuni per darle alle Comunità. Non si tratta di togliere qualcosa ai
Comuni, quanto di aiutarli a creare le
allenze più opportune per vincere le
sfide che abbiamo davanti. Le gestioni
associate – ed è una decisione condivisa, frutto di un cammino di confronto
lungo ed articolato, con centinaia di incontri – a livello provinciale riguardano
contratti ed appalti, entrate e ICT. Basta
soltanto scorrere l'elenco delle funzioni
coinvolte a livello nazionale per capire
come il Trentino abbia fatto ben altra
scelta, quella del risparmio, della razionalizzazione, per raggiungere evidenti
benefici, per tutti, a fronte di uno scenario che sarebbe colpevole ignorare
o sottostimare. Gestioni associate vuol
dire ricadute positive per l'economia,
si pensi all'edilizia in particolare, vuol
dire modernizzare la Pubblica amministrazione, vuol dire contenere la spesa
pubblica: si pensi al risparmio atteso di
1,6 milioni per quel che riguarda acquisti e servizi informatici. O il passaggio
da 1.100.00 euro a 830 mila per la sola
gestione del servizio entrate per la realtà delle Giudicarie. Le cifre dimostrano
che i risparmi ci sono e sono possibili,
anche in misura maggiore se ci si vuole credere. Il punto è che la situazione
ora ci permette ancora di ragionare, il
rischio, cui non vogliamo neppure pensare, è che tra qualche anno le scelte
ricadrebbero sulla testa, e nelle tasche,
dei cittadini.
Lo abbiamo detto e lo ripetiamo –
continua Gilmozzi – che il confronto è
benvenuto. Lo è per quei sindaci che
vogliono approfondire il lavoro di analisi e migliorarlo in modo costruttivo,
non può esserlo per chi ha boicottato il
lavoro, non ha fornito dati, non ha partecipato ai tavoli di lavoro del territorio
e basa il suo ragionamento su opinioni
anziché sui fatti.
Con il documento sottoposto all'attenzione della Giunta – conclude l'assessore – abbiamo voluto definire il necessario confronto tra livello nazionale
e provinciale, ribadito il perché delle
gestioni associate e il cammino, serio,
per arrivare ad una riorganizzazione
che nascesse proprio da quel confron-
to, prima di tutto. E poi ci sono le cifre
degli evidenti benefici che, progressivamente, nei prossimi cinque anni,
andremo ad ottenere. Il confronto tra
il costo dello scenario attuale e il costo
del servizio appalti e acquisti e il servizio
entrate, con l'attivazione delle gestioni
associate è chiaro. È nel termine stesso, gestione associata, ovvero nel fare
le cose insieme – quando conviene, ci
fa risparmiare, mette in moto nuova
energia – che si capisce bene quale sia
la sfida che abbiamo davanti. È la sfida
di un territorio che non rinuncia alla sua
Autonomia e alle sue peculiarità, che rifiuta omologazioni quelle sì umilianti,
che risponde alla crisi scegliendo un
percorso che punta, appunto, allo stare assieme. Scagliarsi contro le gestioni
associate, oggi, vuol dire negare lo stare assieme di una comunità. Possiamo
permettercelo?»
III
APPALTI
• La gestione associata oltre a ridurre
la frammentazione ed il costo del
servizio, risponde alla necessità di dare
risposte coordinate e procedure
omogenee nel settore dell'edilizia.
• Non solo è pronta la proposta di
gestione associata, ma sono pronti
i programmi di appalto Comunitá
per Comunitá delle relative opere
pubbliche per i prossimi anni.
• La gestione associata è la modalità
più idonea per consolidare questo
metodo di lavoro e garantire i risultati
attesi dal settore.
I modelli organizzativi entrate ed appalti presentano degli evidenti benefici, Citiamo solo alcuni esempi
Entrate
Appalti
Scenario
attuale
Scenario
Gestione
Associata
Riduzione
%
Scenario
attuale
Scenario
Gestione
Associata
Riduzione
%
Numero
dipendenti
70
17
-76%
86
5
-94%
FTE
Giudicarie (Dipendenti
equivalenti)
20
16
-20%
5,9
5
-15%
€ 830.000
-25%
€ 365.000
€ 227.000
-38%
Costo
€ 1.100.000
del servizio
Numero
dipendenti
29
10
-66%
51
4
-92%
FTE
Alta
(Dipendenti
Valsugana
equivalenti)
10
9
-10%
5
3,5
-30%
€ 456.000
-14%
€ 318.000
€ 216.000
-32%
Costo
€ 530.000
del servizio
il Trentino • Novembre
9
Tecnologie
informatiche
Acquisti
Entrate
• Fatto salvo gli acquisti
"sotto casa" si tratta
di fare massa critica
sufficiente per poter
sostenere non solo
riduzioni di costi, ma
anche opportunità di
costituzione di nuove
imprese in questi settori,
sul territorio.
• Oltre a produrre evidenti risparmi, la riduzione
della frammentazione degli uffici interni, non
degli sportelli al cittadino, e l'omogenizzazione
di sistemi informatici e banche dati, consentirà
di aumentare i livelli di entrate per arretrati o
con recupero di evasione.
• Per costruire reti, per attivare il
telelavoro, per ridurre i costi di
manutenzione e di risoluzione dei
problemi del settore, per avere
una amministrazione pubblica più
moderna.
• Permetterà inoltre di coordinare le politiche
fiscali di livello locale con i programmi
di sviluppo del territorio stesso da cui
dipenderanno sempre più anche le disponibilità
finanziarie degli Enti Locali.
• Si stima inoltre un risparmio di circa
1,6 Mln € sugli acquisti di beni e
servizi in ambito informatico, grazie
alla capacità delle gestioni associate
di fare massa critica e governare le
forniture con competenza.
il Trentino • Novembre
10
Abbraccio “montanaro”
Da Rocchetta di Vara la cittadinanza
onoraria al presidente della Provincia
«P
er i paesi di montagna, poter contare sulla presenza di una scuola significa
presidiare il territorio, evitare che si spopoli, significa in sostanza preservare la
nostra identità». Ce ne sono molti, in Trentino come in altre regioni italiane, di paesi
abbarbicati sulle montagne come Rocchetta di Vara, in Liguria, e dunque le parole
pronunciate dal presidente della Provincia autonoma Lorenzo Dellai davanti al cantiere della nuova scuola che, grazie anche all’aiuto del Trentino, sta sorgendo qui, in
uno dei borghi più colpiti dall’alluvione di un anno fa in provincia de La Spezia, sono
parole che valgono per “un’ altra Italia”, quella della solidarietà tra comunità e territori
diversi, un Paese che «se lo guardiamo dal basso, comprendiamo che è molto migliore di come lo si rappresenta».
Sono montanari come i trentini gli abi- il cantiere della nuova scuola e ringratanti di Rocchetta di Vara, montanari e ziare le maestranze locali che si sono
orgogliosi. Durissimo è stato lo schiaffo impegnate ad ultimare l’edificio per
inferto a questo territorio fragile e dif- gennaio, dopo le vacanze di Natale.
ficile da preservare nella sua integrità Di pietre e legname, assieme ad un
fisica dall’alluvione che un anno fa ne mare di fango, erano sommerse in quei
terribili giorni dell’alluvione le strade,
stravolse i connotati.
Il desolato edificio della vecchia scuola i giardini, gli orti e molte case di Rocdi Rocchetta di Vara resta oggi come chetta e di Brugnato, dove la Protezioun monito a ricordare la provvidenziale ne civile trentina insediò allora il prosalvezza, quel drammatico 25 ottobre prio campo base. E di pietra e legno è
2011, dei 48 piccoli alunni della scuo- fatta la nuova scuola, progettata dall’arla materna e delle prime quattro classi chitetto Fabio Andreatta della Provindella scuola elementare, evacuati poco cia, quella stessa pietra che per secoli è
prima che un fiume d’acqua, fango e stata utilizzata dalle genti del luogo per
sassi invadesse le aule fino al primo pia- costruire muri di sostegno e caseggiati
no. E un sasso del torrente Vara è quello rurali, unita al legno lamellare di abete
che Sebastiano e Benedetta, due bam- del Trentino assemblato in pannelli con
bini di Rocchetta di Vara, consegnarono la tecnologia X-LAM, già impiegata dai
il 21 marzo di quest’anno a Vernazza al volontari trentini per realizzare edifici
presidente della Repubblica Giorgio analoghi, case di civile abitazione e lo
Napolitano, che lo pose come prima stesso nuovo Auditorium de L’Aquila
pietra della nuova scuola che si sta durante la ricostruzione post terremoto
costruendo grazie al sostegno della in Abruzzo. Ancora una volta, dunque,
Provincia autonoma di Trento. Dellai è la solidarietà del Trentino “innesca” l’intornato a Rocchetta di Vara, per visitare contro, un abbraccio si potrebbe dire,
tra comunità e territori simili. Un piccolo nodo di un’ Italia diversa, che cerca
di unire e non dividere, di ricomporre
e ricostruire anziché abbandonare, di
aprirsi invece che fare catenaccio.
Ad invitare Dellai è stata l’amministrazione comunale di Rocchetta, che
ha voluto insignire il presidente della
Provincia autonoma della cittadinanza
onoraria, un modo per ringraziare tutti
i trentini, furono quasi 200, che nell’autunno 2011 scesero in Liguria per dare
una mano, “come sempre fanno i montanari quando c’è da aiutare qualcuno”,
a superare quell’emergenza ma anche
a ricostruire quei presidi, come la scuola, senza i quali questi piccoli lembi
d’Italia sarebbero altrimenti destinati a
scomparire.
«La Provincia autonoma di Trento – ha
affermato il sindaco di Rocchetta di
Vara, Riccardo Barotti – è il territorio
che meglio sa rappresentare lo sforzo
di coniugare rispetto, ambiente e sviluppo. Si sta discutendo molto sulla
sua autonomia, ma Trento è l’esempio
di cosa vuol dire difendere i diritti dei
piccoli territori».
Dellai si è detto “onorato”, a nome di
tutta la comunità trentina, della cittadinanza onoraria che il consiglio comunale di Rocchetta di Vara ha scelto all’unanimità di conferire al Trentino. «Un
riconoscimento – ha detto Dellai – che
cementa una vera amicizia». Se Rocchetta è stata investita da una calamità
naturale, è però il Paese intero che per
Dellai è oggi investito da una calamità
più forte e pericolosa: «il rischio della
dissoluzione della coscienza nazionale,
del sentirsi parte di una casa comune,
l’Italia, che va difesa, e di un “villaggio”
più ampio che è l’Europa. Due ambiti
nei quali va costruita una visione collaborativa orientata al futuro».
Perché il Trentino si è ancora una volta
mosso in soccorso di un altro territorio?
«Perché chi è più autonomo deve essere più responsabile – la risposta di Dellai, che a Rocchetta di Vara ha voluto
esprimere anche grande riconoscenza
allo Stato Italiano perché ha ritenuto,
riconoscendo la complessità del nostro
territorio, di darci fiducia. Ed è per questo che ci sentiamo più responsabili di
altri, non perché ci consideriamo più
bravi ma perché abbiamo incorporato
l’obbligo di dover restituire al nostro
paese una parte di quel grande investimento di fiducia che l’Italia fece al tempo di Alcide Degasperi».
«Penso – così ha concluso Dellai prima di ricevere la cittadinanza onoraria
– che noi territori di montagna diamo
esempio di come si possa fare bene
Nella pagina a fianco: Dellai riceve
la cittadinanza onoraria a Rocchetta di Vara.
senza distruggere la rete delle piccole
istituzioni. Noi incorporiamo un senso
di serietà e sobrietà. Se questo Paese
lo si guarda dal basso, dalla prospettiva
delle piccole comunità, scopriamo che
in fondo è molto meglio di come lo si
rappresenta. Vorrei che questa nostra
collaborazione fosse intesa come segnale che il Paese è pronto a ricostruire
questo tessuto di civiltà senza dover
11
il Trentino • Novembre
Qui e in basso due immagini dell’Auditorium
de L’Aquila.
distruggere l’impianto delle autonomie
locali, perché anche se sono piccoli i
territori hanno diritto della loro dignità
istituzionale».
III
Dellai: “l’AUDITORIUM”
de L’aquila
È UN MESSAGGIO
DI RINASCITA CIVILE”
«Ho poche cose da dire perché i protagonisti
sono gli aquilani, aggiungo solo che questo
auditorium è per noi un messaggio di fiducia,
di rinascita civile, è uno dei tanti segnali
che ci fa capire che esiste anche un tessuto
civile e istituzionale ancora sano, che ispira
la propria attività a quei principi semplici
ma importanti che si chiamano solidarietà e
responsabilità». Queste le parole del presidente
della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo
Dellai, alla conferenza stampa che si è
tenuta prima dell’inaugurazione del nuovo
Auditoriumalparco della città de L’Aquila.
«Per noi è motivo di soddisfazione vedere
completata quest’opera – ha proseguito
Dellai – per l’emergenza hanno lavorato 2758
trentini, di cui due terzi volontari e un terzo
funzionari e tecnici. Ne è nato un rapporto
molto stretto con gli aquilani e ci è sembrato
in qualche modo significativo chiudere questa
esperienza offrendo un luogo dove fruire
buona musica, un simbolo di un ritorno alla
normalità. L’Aquila ha bisogno anche di queste
cose, rimarrà poi un segno visibile, fatto del
legno del Trentino, il segno di una presenza che
ci ha fatto scoprire tanti amici e che durerà nel
tempo».
Al termine della conferenza stampa, il
sindaco de L’Aquila Cialente ha voluto dare
simbolicamente le chiavi della città e «dei
nostri cuori» – queste le sue parole – al
presidente Lorenzo Dellai, al maestro Abbado
e all’architetto Piano consegnando loro una
targa a ricordo di questa memorabile giornata.
il Trentino • Novembre
12
L’ASSEGNO
DI CURA
PER PRENDERSI CURA
L'
assegno di cura, “per
prendersi cura”, è il messaggio
della campagna promossa
dall'Assessorato alla salute e politiche
sociali per diffondere la conoscenza di
questo nuovo strumento, previsto dalla
legge provinciale 15 del 2012 in materia
di tutela delle persone non autosufficienti
e delle loro famiglie, approvata lo scorso
luglio dal Consiglio provinciale. Hanno
diritto all'assegno di cura le persone
che già percepiscono l'indennità di
L'assessore alla salute
accompagnamento residenti in provincia di
e politiche sociali, Ugo Rossi
Trento da almeno tre anni. Si prevede che
siano almeno 3.700 le persone che potranno beneficiare di questo importante
strumento.
Tre sono i punti di forza di questo strumento: «Vogliamo innanzi tutto garantire
– dice l'assessore provinciale Rossi – un aiuto alle famiglie che già oggi hanno in
casa una persona non autosufficiente, ovvero cercare di favorire il più possibile
la domiciliarità a fronte di un invecchiamento della popolazione che non può
non destare qualche preoccupazione. L'assegno di cura vuole anche essere
un'occasione per innescare un processo di miglioramento del nostro sistema di
welfare, valorizzando l'apporto dei soggetti del privato-sociale nel settore dei
servizi rivolti a persone non autosufficienti e alle loro famiglie: per questa misura,
che si aggiunge ai 77 milioni dell'indennità di accompagnamento, sono stati
messi a bilancio circa 12 milioni di euro, sono risorse importanti che speriamo si
trasformino in occasioni di crescita del lavoro e dell'occupazione. Infine, il terzo
elemento, è che questo provvedimento è una buona prova dell'autonomia e
della politica: si tratta di una legge approvata a larga maggioranza dal Consiglio
provinciale la scorsa estate e già attiva, grazie a un grande lavoro svolto dai
collaboratori dell'Azienda sanitaria».
La Legge provinciale 24 luglio 2012, n. 15
per favorire la permanenza a domicilio di
persone non autosufficienti, ha istituito un
beneficio economico (assegno di cura) in
misura correlata al bisogno assistenziale
e alle condizioni economiche del nucleo
familiare.
Le domande
per ottenere l’assegno
di cura sono aperte
dal 5 novembre 2012
Cos’è l’assegno di cura?
L’assegno di cura (AC) è un intervento
assistenziale integrativo dell’indennità di
accompagnamento, diretto alle persone
con una accertata condizione di non
autosufficienza. L’assegno di cura prevede
la corresponsione di somme in denaro
proporzionali sia alla gravità dei casi che
alla condizione economico – patrimoniale (ICEF) dei singoli richiedenti e delle loro
famiglie.
Sono individuati 4 livelli di gravità; per ogni
livello di gravità è definito un importo minimo ed un importo massimo in relazione
al valore ICEF.
Quali sono i requisiti per
ottenere l’assegno di cura?
L’assegno può essere concesso a chi ha i
seguenti requisiti:
1 riconoscimento dello stato di invalidità
civile e del diritto a beneficiare dell’INDENNITÀ DI ACCOMPAGNAMENTO
o in possesso di analoga prestazione
per l’assistenza personale continua.
Chi non beneficia dell’indennità di accompagnamento può presentare domanda contemporaneamente per il
riconoscimento dello stato di invalidità
il Trentino • Novembre
13
2
3
civile con diritto a percepire l’indennità
di accompagnamento e per l’assegno
di cura sempre presso i Patronati, gli
Sportelli di assistenza e informazione
al pubblico della Provincia autonoma
di Trento.
RESIDENZA continuativa in provincia
di Trento da almeno 3 anni; nel caso
di minore il requisito della residenza
deve essere posseduto dal minore
stesso oppure da uno dei due genitori;
CONDIZIONE ECONOMICA del nucleo familiare determinata attraverso
ICEF con valore non superiore a 0,28
Qual è il percorso
per ottenerlo?
Il percorso per ottenere l’assegno di cura
prevede essenzialmente 3 fasi:
1 La domanda per ottenere l’assegno
di cura va presentata ai Patronati,
oppure agli Sportelli di assistenza
e informazione al pubblico della Provincia autonoma di Trento dalla persona non autosufficiente o da un suo
rappresentante. Questi Uffici provvedono a calcolare l’indicatore ICEF e a
trasmettere direttamente la domanda
e il valore ICEF al distretto sanitario di
residenza dell’interessato; la domanda
può essere presentata anche all’Agenzia per la assistenza e previdenza integrativa se si è già in possesso della
dichiarazione ICEF;
2 Qualora siano rispettati i requisiti previsti, il distretto sanitario invita alla visita per la valutazione del grado di non
autosufficienza per l’individuazione
dell’importo e, in accordo con la persona e la famiglia, redige il Piano Assistenziale Individualizzato (PAI);
3 Il
distretto sanitario comunica
alla Agenzia per la previdenza integrativa (APAPI) il livello di non
autosufficienza e questa provvede direttamente alla liquidazione.
Dove e quando avviene
la valutazione medica
ed assistenziale?
La valutazione viene effettuata in ambulatorio presso il distretto di residenza. La
persona che ha presentato domanda al
patronato e che rispetta i requisiti indicati
riceverà quindi a casa dal distretto una
lettera di convocazione alla visita, con
data, ora e luogo; qualora le condizioni
della persona comportino, in caso di
trasporto anche in ambulanza, un grave
problema per la salute, alla domanda di
assegno di cura dovrà essere allegata la
certificazione di intrasportabilità redatta
dal proprio medico di famiglia. In questo
secondo caso, il distretto comunicherà
alla famiglia la data della visita a casa.
Come avviene la valutazione
medica ed assistenziale?
L’accertamento della condizione della
non autosufficienza e la definizione del
livello di gravità sono determinati dalla
Unità Valutativa Multidisciplinare (UVM).
L’Unità Valutativa Multidisciplinare comprende le professionalità del medico,
dell’infermiere e dell’assistente sociale ed
ha i seguenti compiti:
• valutare il livello di non autosufficienza e
verificare i bisogni assistenziali;
• costruire assieme alla persona e alla famiglia il Piano Assistenziale Individualizzato (PAI).
Cos’è il Piano Assistenziale
Individualizzato (PAI)?
Il Piano Assistenziale Individualizzato (PAI)
è un documento che contiene:
• il livello di gravità assistenziale (da I a IV)
il Trentino • Novembre
14
Qual è il valore
dell’assegno e quali sono
i tempi per la erogazione?
Il valore dell’assegno di cura si
articola in 4 fasce:
La misura dell’assegno è graduata tra l’importo massimo e l’importo minimo sotto
stabilito, in relazione alla condizione economica accertata attraverso l’ICEF.
Alle persone che alla data del 1° settembre 2012 risultano titolari dell’indennità di
accompagnamento o di analoga prestazione concessa per l’assistenza personale
continua l’assegno è concesso con decorrenza 1° settembre 2012, purché presentino la domanda entro il 31 gennaio 2013.
Per tutti gli altri beneficiari, la liquidazione
dell’assegno è corrisposto a decorrere dal
primo giorno del mese successivo a quello della presentazione della domanda, a
prescindere dal momento in cui è avvenuta la visita per l’accertamento della non
autosufficienza.
assegnato dalla UVM e quindi l’importo
dell’assegno di cura;
• la sintesi degli interventi di cura ed assistenza, fra i quali la decisione concordata con la famiglia circa l’utilizzo dell’assegno di cura.
Il Piano Assistenziale Individualizzato (PAI)
viene sottoscritto dal beneficiario o da un
suo familiare.
Per cosa può essere
utilizzato l’assegno
di cura?
L’assegno di cura può essere finalizzato a:
1 contribuire al costo derivante dalla collaborazione di assistenti familiari (“badanti”) assunte con regolare contratto
di lavoro (nelle varie forme previste
dalla attuale legislazione);
2 acquistare servizi assistenziali presso
soggetti accreditati: ad esempio per
assicurare alla persona non autosufficiente servizi di assistenza domiciliare;
3 compensare l’assistenza prestata alla
persona non autosufficiente direttamente da parte di un familiare: coniuge, convivente, parenti fino al 3° grado,
affini di 1° grado;
4 pagare la compartecipazione al costo
dei servizi assistenziali pubblici a sostegno della permanenza a casa.
Il distretto di riferimento della persona
concorda con la famiglia la finalizzazione
dell’assegno; detto utilizzo viene registrato nel Piano Assistenziale Individualizzato
(PAI) e costituisce un vincolo per la famiglia.
L’assegno è cumulabile
con altri interventi di cui
la persona già beneficia?
L’assegno di cura si aggiunge alla indennità di accompagnamento che continua
ad essere erogata con le attuali modalità.
L’assegno di cura è incompatibile con:
• contributo forfettario sulle spese di assistenza per favorire la permanenza a domicilio delle persone eleggibili ad RSA
con livello assistenziale NAMIR (Nuclei
di Accoglienza Minima Responsività),
destinati alle persone con patologie di
stato vegetativo o di minima responsività e similari;
• Intervento a favore di persone con handicap grave, conosciuto come “Progetto di vita indipendente”;
• congedo biennale retribuito al 100%
il Trentino • Novembre
15
per l’assistenza di persone in situazioni
di gravità, certificata ai sensi dell’articolo 3 comma 3 della L. n. 104/1992;
• “Vecchio assegno di cura”, cioè il sussidio economico corrisposto al familiare
che si assume la responsabilità dell’assistenza della persona non autosufficiente, erogato in base alla precedente
Legge provinciale n.6 del 1998 (ora sostituita dalle disposizioni della presente
Legge provinciale n.15 del 2012);
• Assegno mensile previsto dalla Legge
provinciale n.11 del 1990 (ora abrogata) in favore di invalidi e sordomuti ultrasessantacinquenni e di invalidi civili
di età inferiore a 18 anni in presenza di
determinate condizioni di reddito;
• accoglienza stabile (non posto letto di
sollievo) in qualsiasi tipo di struttura
residenziale, quale la RSA, ed ogni altra
sociosanitaria o socio assistenziale.
Le persone che beneficiano delle prestazioni sopra indicate, possono fare domanda per assegno di cura; la concessione
dell’assegno, a conclusione del processo
valutativo, è subordinata alla presentazione della formale rinuncia alla fruizione di
tali prestazioni/ interventi.
Poiché l’assegno è finalizzato a mantenere la persona non autosufficiente al
proprio domicilio, esso viene sospeso
per il periodo in cui il beneficiario è ricoverato in ospedale, in hospice o in
qualsiasi altra struttura residenziale
sociosanitaria o socio assistenziale
per un periodo consecutivo superiore a 30 giorni, con decorrenza dal trentunesimo giorno.
CI SONO CONTROLLI
SULL’ASSEGNO
DI CURA?
Dopo l’avvio della liquidazione, dell’assegno
da parte di APAPI, l’Azienda sanitaria, in
accordo con i servizi sociali, provvederà a
verificare l’adeguatezza e l’appropriatezza
degli interventi assistenziali concordati
con la persona e la famiglia, sia per adeguare il piano di assistenza all’evolversi
dei bisogni, sia per verificare che l’assegno sia stato utilizzato secondo quanto
concordato nel piano stesso. L’assegno di
cura viene revocato qualora venga meno
uno dei requisiti indicati per accedere
al beneficio. Viene inoltre sospeso se
l’assistito non acconsente alla verifica
periodica di adeguatezza e appropriatezza degli interventi.
Per verificare le condizioni
richieste e presentare
domanda per l’assegno
di cura rivolgersi
ai patronati di zona
È possibile chiedere
una revisione
dell’accertamento?
La persona non autosufficiente, decorsi
180 giorni dalla data di ricevimento dell’esito dell’accertamento della non autosufficienza, può presentare domanda di rivalutazione del livello di gravità all’Agenzia
provinciale per la previdenza integrativa,
dimostrando il peggioramento delle condizioni, attestato dal medico di medicina
generale.
III
acai
acli
anmil
enapa
enasco
epaca
inac
inas
inapa
inca
ital
itaco
inpal
Agli Sportelli di assistenza
e informazione al pubblico
della Provincia autonoma di Trento
All’Agenzia per la Previdenza
e Assistenza integrativa-apapi
A chi posso chiedere
ulteriori informazioni?
848806806
PRONTOSANITà
il Trentino • Novembre
16
Vaccinarsi, perché sì
Intervista al direttore dell’Unità operativa
di igiene e sanità pubblica dell’Apss
V
alter Carraro è il direttore dell’Unità operativa di igiene e sanità pubblica dell’Azienda provinciale per i
servizi sanitari del Trentino. Lo abbiamo intervistato sul tema delle vaccinazioni.
Dal gennaio 2012 in provincia di Trento sono state abolite le sanzioni per chi non
vaccina i propri figli. Alcuni genitori si chiedono se le vaccinazioni sono oggi meno
importanti e perché bisogna vaccinare i bambini.
di Sandra Chighizola
Come medico posso dire che le vaccinazioni sono lo strumento più efficace per
proteggerci da malattie gravi e potenzialmente mortali.
Tutti i bambini dovrebbero ricevere le
vaccinazioni raccomandate dal Servizio
Sanitario.
Prima dell’introduzione delle vaccinazioni ogni anno in Italia si registravano circa
3.000 casi di poliomielite, 12.000 di difterite, 700 casi di tetano, circa 60.000 casi di
morbillo e 30.000 di pertosse. Grazie alla
vaccinazione, alcune malattie (come la
polio o la difterite) sono state eliminate o
sono diventate rare nel nostro Paese. Tuttavia, è importante continuare a vaccinarsi
contro queste malattie. Dal momento che
non sono state eradicate a livello mondiale, è, infatti, possibile che si ripresentino.
Altre malattie, come il morbillo, la rosolia,
la pertosse, la parotite, la meningite da
Haemophilus influenzale tipo b (Hib) sono
diminuite notevolmente, ma queste ma-
antinfluenzale in corso
È in corso in provincia di Trento la campagna
di vaccinazione antinfluenzale stagionale. Le
persone interessate possono farsi vaccinare
negli ambulatori vaccinali dei distretti sanitari
dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari o
dal proprio medico di famiglia. Le vaccinazioni
saranno eseguite fino al 15 dicembre, ma è
consigliabile non aspettare l’ultimo momento.
La vaccinazione antinfluenzale è raccomandata
e offerta gratuitamente alle persone dai 65
anni di età e a tutti i coloro che, a prescindere
dall’età, sono esposti al rischio di complicanze
gravi come ad esempio le persone con patologie
croniche, i ricoverati in istituti per lungodegenti
e le donne nel secondo e nel terzo trimestre di
gravidanza.
lattie continuano a verificarsi nel nostro
Paese e possono avere delle gravi complicanze.
Per esempio, il morbillo è ancora presente
e diffuso in Italia e anche in Trentino; vista
l’elevata contagiosità del virus, il rischio di
ammalarsi per le persone non vaccinate è
elevato. Il morbillo può causare gravi complicanze, tra cui la polmonite (nell’1-6% dei
casi), l’encefalite (1 ogni 1000-2000 casi) e
il decesso. La rosolia, invece, ha, generalmente, un decorso lieve ma, se contratta
durante la gravidanza, può causare morte
fetale, aborto spontaneo, malformazioni
gravi, fino al decesso del neonato (sindrome della rosolia congenita).
Dopo la sospensione delle sanzioni vaccinare i propri figli è diventato ancora più
importante perché presuppone un atteggiamento più consapevole e attivo di tutti
i genitori. Vaccinare è una scelta responsabile per proteggere per primo la salute
del proprio bambino e per contribuire a
tenere lontano le malattie nella collettività
in cui viviamo.
Le vaccinazioni vengono effettuate
a partire dai primi mesi di vita.
Alcuni genitori si chiedono
“non è troppo presto?” e anche
“non saranno troppi presi tutti
insieme?”
No. L’efficacia e la sicurezza delle vaccinazioni somministrate già a quest’età è ampiamente documentata. La scelta dell’ètà
momento in cui somministrare i vaccini
non è arbitraria, ma basata sulla valutazione di alcuni fattori per dare la protezione
migliore e più precoce contro le malattie.
Il sistema immunitario del bambino è in
grado di rispondere fin dai primi mesi ai
vaccini; basti ricordare che è normale che
ogni giorno il bambino venga a contatto
con migliaia di antigeni presenti nell’am-
biente di vita; una qualunque infezione
virale delle prime vie aeree, come un comune raffreddore, espone il sistema immunitario a 4-10 antigeni, ed una tonsillite
streptococcica a 25-50 antigeni.
Rispetto a tale enorme massa di microorganismi e di antigeni, i vaccini consentono
di acquisire una protezione specifica contro alcuni microrganismi, con un minimo
carico per il sistema immunitario del bimbo.
Il bambino è in grado di reagire a tutti
questi stimoli. I pochi antigeni “mirati” contenuti nei vaccini rappresentano una minima parte dell’enorme massa di antigeni a
cui viene quotidianamente esposto e non
c’è alcun rischio di “sovraccaricare” o indebolire il suo sistema immunitario.
La pratica della somministrazione di vaccini combinati (che, cioè, contengono antigeni di più microrganismi) e quella della
cosomministrazione di più vaccini nel corso della stessa seduta, sono state adottate
da anni e gli studi effettuati non hanno
evidenziato né modifiche nell’efficacia
(ovvero della protezione acquisita grazie
alla vaccinazione) né un aumento delle
reazioni avverse.
È importante quindi che il bambino riceva i vaccini all’età prevista; non ritardare
la somministrazione e non dilazionare le
vaccinazioni, perché alcune malattie infettive possono avere un quadro più grave e
complicato nei bambini molto piccoli (es.
malattie batteriche invasive, pertosse); è
quindi necessaria una protezione precoce.
Le vaccinazioni hanno
delle controindicazioni?
La sicurezza dei vaccini è elevata; accurati
studi di sicurezza vengono effettuati sia
prima dell’autorizzazione che dopo l’immissione in commercio di ogni vaccino
e inoltre viene effettuata una costante
attività di sorveglianza dei possibili eventi
avversi.
Le vaccinazioni sono indicate per quasi
tutti i bambini, anche per i bambini che
hanno problemi di salute o patologie croniche che spesso sono più a rischio di ammalarsi e di avere complicanze.
il Trentino • Novembre
17
Tuttavia, in alcuni casi specifici, la vaccinazione può essere controindicata oppure
può essere necessario prendere delle precauzioni.
Ad esempio, le persone con un sistema
immunitario deficitario e le donne in gravidanza devono evitare i vaccini vivi attenuati, come il vaccino contro il morbillo e
quello contro la rosolia.
Il personale sanitario che esegue una vaccinazione deve verificare la presenza di
controindicazioni e/o precauzioni in ogni
persona prima di somministrare il vaccino. La raccolta di queste informazioni può
essere effettuata con poche e precise do-
mande. Non è necessario, invece, misurare
la temperatura o eseguire una visita medica prima della vaccinazione, a meno che
il bambino non appaia malato o i genitori
non riferiscano che ha una malattia.
Si possono verificare eventi avversi
dopo una vaccinazione?
Dopo la somministrazione di un vaccino si
possono osservare degli eventi indesiderati che, spesso, sono solo temporalmente
coincidenti con la vaccinazione. In alcuni
casi, invece, possono essere correlati ad
essa: come le reazioni locali nel sito di iniezione (gonfiore, dolore, arrossamento) o la
febbre, che rappresenta, generalmente, il
segnale che l’organismo sta reagendo al
vaccino somministrato.
Reazioni gravi alle vaccinazioni sono invece molto rare; nel bilancio tra benefici
e rischi legati alle vaccinazioni predominano nettamente i benefici perché il rischio
legato alle malattie (che i vaccini permettono di evitare) è molto, molto più grande
di quello derivato da possibili effetti collaterali derivati dalle vaccinazioni.
III
il Trentino • Novembre
18
Bambino e dintorni
Ecco “Scommettiamo sui giovani”
Un progetto per aiutare i genitori
A
ll’Auditorium dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari un seminario di lavoro per fare il punto sul progetto sperimentale “Scommettiamo sui giovani”,
a due anni dal suo avvio. Dal titolo si potrebbe pensare a un progetto sugli adolescenti: riguarda invece il bambino nei suoi primissimi anni di vita e la sua interazione con le figure di riferimento e l’ambiente circostante.
L’obiettivo perseguito è quello di offrire concretamente supporto e aiuto, attraverso specifici servizi domiciliari, a genitori individuati tramite parametri predefiniti.
Favorire la crescita in un ambiente familiare, sereno e positivo, nel quale il genitore possa riconoscere e “gestire” le diverse e nuove situazioni nonché le proprie
emozioni, favorendo il pieno sviluppo delle risorse e delle potenzialità proprie di
ciascun bambino.
Recenti studi sullo sviluppo in età evolutiva e sugli interventi di supporto ai
genitori hanno confermato la loro particolare valenza ed efficacia se effettuati nei primissimi anni di vita del bambino. Due in particolare sono i fattori
decisivi: l’importanza dell’interazione
fra le diverse persone coinvolte e la necessità di competenze, eventualmente
supportate da presenze esperte.
Un progetto fortemente voluto dalla Provincia autonoma di Trento, reso
possibile grazie alla partecipazione di
professionisti dell’Azienda provinciale
per i servizi sanitari, delle Comunità di
Valle, del privato sociale e del Dipartimento di scienze della cognizione e
della formazione dell’Università degli
Studi di Trento. Un progetto ambizioso
in un ambito estremamente delicato, in
grado di coniugare ricerca, valutazione e alta formazione, perseguendo al
contempo obiettivi concreti attraverso
l’erogazione di servizi sociali e sanitari.
La nascita e l’accompagnamento alla
crescita rappresentano momenti e fasi
complesse e difficoltose a causa dei
grandi cambiamenti e responsabilità
che esse inevitabilmente portano con
sé.
Centrale al fine del perseguimento
degli obiettivi evidenziati è l’intervento domiciliare, sanitario e sociale, a
valenza educativa e di sostegno, degli
operatori sanitari e sociali, ostetriche
ed educatrici professionali, dell’Azienda
sanitaria anche con la collaborazione
del privato sociale. Il progetto, per la
sua contestuale finalità di ricerca, ha
visto la presenza attiva di psicologhe
con funzioni valutative degli interventi operati. Gli interventi proposti sono
stati con dovizia e sistematicità ampiamente illustrati in un manuale di intervento (www.trentinosalute.net) accolto
positivamente dal mondo accademico
e in particolare dal professor Ammaniti, uno dei massimi esperti in materia,
sostenitore del valore determinante
degli interventi precoci di tutela in età
pediatrica.
Tre le aree del Trentino interessate: la
Valsugana con il Primiero e il Tesino, l’Alto-Garda e Ledro e il Comune di Trento,
suddiviso con rispettosa attenzione, in
un campione sperimentale e uno di
controllo. Sessantasei le coppie madre
e bambino coinvolte.
Gli esiti presentati in occasione del seminario confermano gli studi a oggi
condotti e sono incoraggianti da diversi punti di vista. Per il supporto specialistico fornito a situazioni di difficoltà, che difficilmente sarebbero state
La promozione della salute e le disuguaglianze sociali
La promozione della salute ha la finalità di favorire l’adozione
e la diffusione della consapevolezza dell’incidenza dei
comportamenti salutari e responsabili sul proprio benessere. La
promozione della salute, a differenza della prevenzione delle
malattie, non può quindi essere basata sul modello biomedico
di contrasto di singole malattie e fattori di rischio, ma deve
fare riferimento a un modello socio-ecologico finalizzato
all’aumento della resilienza e delle risorse di salute, in
particolare intervenendo sui determinanti sociali della salute.
Risulta evidente come il progetto “Scommettiamo sui giovani”
risponde appieno a questa definizione intervenendo sul
contesto sociale fin dai primi momenti vita. L’intervento
sulle condizioni di base per una partenza in salute permette
alla salute di prosperare in tutte le sue componenti – fisica,
mentale e sociale – e rappresenta un investimento
importante per ridurre le disuguaglianze. Un investimento
che paga non solo dal punto di vista sanitario, ma anche
economicamente. In particolare i risultati di un progetto
americano, raccolti negli anni ottanta, dimostrano che il
supporto fornito nell’ambito della crescita e dell’educazione
fin dai primi anni di vita di un bambino ha migliorato
significativamente le condizioni di vita relativamente
all’impiego di determinati parametri (fra gli altri, si ricordano,
il tasso di occupazione, il reddito medio, i conflitti con la
legge). Insomma “investire” sui bambini “fa bene” a loro e alla
società, anche da un punto di vista economico. Non per caso
James Heckman, premio Nobel per l’economia, ritiene che
investire nei bambini rappresenti l’intervento più vantaggioso
dal punto di vista economico. Per non parlare del benessere dei
singoli e della collettività.
il Trentino • Novembre
19
http://www.trentinosalute.it/Contenuti/Pubblicazioni/Focus/
6-Scommettiamo-sui-giovani.-Manuale-d-intervento
conosciute dai servizi sociali e sanitari
se non in momenti successivi, quindi
superabili con un impiego di energie
e risorse maggiori. Per la possibilità di
aggiornamento professionale e formazione continua dei professionisti che
hanno deciso di impegnarsi con entusiasmo in questo progetto, “uscendo”
da orari, schemi, modelli di intervento
consolidati. Per il reperimento di dati e
informazioni scientifiche e teoriche che
ampiamente confermano le risultanze
e le evidenze scientifiche. Per l’opportunità di creare nell’area dell’integrazione dei servizi socio-sanitari, fortemente
voluta dalla riforma del sistema sanitario provinciale con la legge di tutela
della salute n. 16 del 2010, la possibilità
di condividere concretamente linguaggi, metodi, strumenti, discipline spesse
volte distanti per appartenenza istituzionale e professionale.
Flessibilità, tempo, domicilio… queste
alcune delle parole chiave emerse dai
vissuti degli operatori e dalle testimonianze riportate. L’”estraneità” terreno
di incontro tra l’operatore e
la madre. Il bambino davvero al centro di un modello
di servizi a supporto dell’età
evolutiva.
In un’epoca dove la sostenibilità è un criterio irrinunciabile di valutazione delle
politiche pubbliche, mai
come in questo caso la direzione è quella di un welfare
sostenibile, a favore di un investimento
nella domiciliarità e nella prevenzione
precoce.
Insomma una “scommessa” su “chi” rappresenta il nostro futuro.
alcuni dati
A 2 anni dall’inizio del progetto, il campione di diadi madre-bambino reclutate nella
zona Alta/Bassa Valsugana e Primiero è di 22 soggetti nel campione sperimentale
(con l’intervento) e 11 nel campione di controllo. Nella zona dell’Alto Garda Ledro e
Trento sono 20 diadi nel campione sperimentale e 13 in quello di controllo.
Sperimentale Alta/Bassa Valsugana/Primiero/Tesino
Controllo Alta/Bassa Valsugana/Primiero/Tesino
III
Per info
Assessorato alla salute e politiche sociali
Dipartimento lavoro e welfare
tel. 0461.494171
e-mail: [email protected]
il Trentino • Novembre
20
Il record mondiale
Dino Pedrotti e il primato del Trentino
nel tasso di mortalità infantile
L
asciare il mondo migliore di quello che si è trovato è il dovere d’uno scout. Uno scout è rimasto per tutta la vita, questo
Fotoservizio: Dino Panato
giovanissimo, appassionato pediatra, che Trento vede sfrecciare in bicicletta a dispetto delle sue 80 primavere. Dino Pedrotti, primario all’ospedale
Santa Chiara dal 1982 al 1997, al camice bianco non ha mai rinunciato e oggi lo troviamo ancora al lavoro al Nido del San Camillo.
di Annamaria Eccli
Da “eretico”, contrario agli eccessi della
medicalizzazione e ai dogmi, 40 anni fa
creava il Centro di Neonatologia di Trento, grazie al quale la nostra provincia può
oggi vantare un record mondiale: un tasso di mortalità infantile inferiore a quello
svedese (vedi box). Non che lavorare con
le statistiche lo rassereni: dietro a quei numeri sta la vita, o la disperazione. Sono numeri assordanti. Anima dell’associazione
"Amici della Neonatologia Trentina" e di
tutta una serie i progetti che hanno visto
esportare il sistema trentino in Vietnam,
Cambogia, Birmania, Laos, il dottor Pedrotti di bimbi ne ha visti nascere davvero
molti, oltre 50 mila. Nuove vite gonfie di
pianto e di speranza, neonati che a volte
gli stavano sul palmo della mano, che ha
aiutato a crescere fino a vincere definitivamente la battaglia per la vita. E al cospetto
di un frugoletto sospeso, mezzo chilo di
resistenza concentrata in pochi decimetri,
ieri come oggi esclama: «Potresti diventare un premio Nobel, piccolo!». Mostra
con affetto le foto dei suoi ex “prematuri”
immortalati col tocco universitario calato
in testa, mentre snocciola nomi di tutto
riguardo, da Popper a Bobbio da Jonas a
Fromm, a sostegno della sua tesi: il mondo deve darsi un nuovo ordine e a guidarci devono essere proprio loro, i bambini.
«Il Dio-Amore non lo si scopre guardando
in alto, nei cieli: lo si scopre negli occhi di
ogni bambino, nel sorriso di un bambino
che abbiamo aiutato a vivere». È quello che chiama il «Mondo 3», a misura di
bambino. Nel suo ultimo libro, Parola di
bambino, scrive: «La rivoluzione del ’68
ha rovesciato i valori della famiglia, della
scuola, della religione, che erano solo apparentemente solidi. È anche scomparso
quel “sacro timore” verso un Dio che ti
puniva dall’alto. Oggi ci creiamo idoli e
un dio fai-da te, ma chi è alla ricerca della
verità riesce a scoprire con infinita gioia la
presenza in sé di un Dio-amore, solo dopo
che si è chinato sui più piccoli e sui più
poveri del mondo». Un idealista? «Volere
un mondo “a misura di bambino”, del più
debole, potrà sembrare un’utopia, ma
l’utopia è stata la molla che ha portato a
grandi cambiamenti storici, dalla liberazione degli schiavi, alla Rivoluzione Francese, dal riconoscimento dei diritti delle
donne, all’uguaglianza tra neri e bianchi».
Dottore, dunque il Trentino, assieme al
Friuli, batte persino la Svezia, lo Stato
tradizionalmente con l’indice più basso al mondo di mortalità infantile…
Sì, non è una bella notizia? Chissà perché
passa in secondo piano; i bambini non
interessano, sono i più impotenti e i più
poveri.
Lei ha fondato e coltivato il servizio di
Neonatologia di Trento, 40 anni fa.
Già e siamo orgogliosi di quanto ottenuto, senza sprechi di risorse, sulla base di
una certa filosofia.
Il dottor Dino Pedrotti.
In basso, in attività presso il Nido
dell’Ospedale San Camillo di Trento.
Quale filosofia?
La stessa che regge la Fiat, lavorando con
i numeri, analizzando dati su natalità, decessi, loro cause, confrontandoli, cercando strade. Realizzare il Centro Immaturi
per tutelare il più possibile i neonati dalle
infezioni e organizzare il trasporto assistito sono stati passi fondamentali, come
favorire la formazione di una “cultura della nascita”, con la valorizzazione del latte
materno.
Quando si è accorto di stare per vincere una lunga partita?
Quando abbiamo potuto vedere sorridere neonati di 23, 24 settimane; neonati
sani, oltre che vivi. La Neonatologia trentina era diventata un punto di riferimento
nazionale, medicalizzando al minimo, prestando cure personalizzate, monitorando
costantemente i nati prematuri. È l’etica
della “care”.
Nel 1981 ha scritto Bambini sani e felici,
tre anni fa A scuola dai bambini, oggi
esce Parola di Bambino. Cosa ha imparato dai suoi piccoli pazienti?
Tutto, i bambini sono il punto di riferimento delle mie scelte di vita. Tra l’ascensore
e la scala, tra l’automobile o la bicicletta,
scelgo le seconde, con responsabilità.
21
L’etica della responsabilità ha alla base il
bambino, cioè il futuro.
Lei, che bambino è stato?
Ero balilla di Mussolini, vigeva l’etica paternalistica, le ragioni le avevano i grandi,
punto. Ma poi è arrivato
don Milani, e l’obbedienza non è stata più una virtù, quindi il ’68 e la patria
senza confini di Alexander
Langer. Anche la figura del
bambino ha attraversato
queste tappe e da oggetto
di proprietà è diventato oggetto di piacere, per ritrovarsi, finalmente, ad essere
soggetto di diritto.
Colpisce il fatto che lei ragioni sempre a “triadi”…
Ce l’ha insegnato Norberto Bobbio e…
la storia: ieri c’era l’autorità del padre e
quella di Dio, oggi c’è il pensiero liquido,
al femminile e gli idoli “fai da te”, il futuro sarà l’amore incarnato in una piccola,
nuova, vita.
Considera il bambino come il simbolo
politico più concreto, ma di bambini si
continua a parlare poco.
Oggi c’è tanta confusione, ma è la prima
volta che se ne parla davvero. Una volta
valevano zero. È dal 1989 che in tutto il
mondo si riconoscono i Diritti dell’infanzia sanciti dall’Onu. Amo ricordare quanto
ebbe a dire Abramo Lincoln: «Un bambino è colui che proseguirà ciò che voi
avete intrapreso. Egli siederà nel posto
in cui voi vi siete seduti e, quando ve ne
sarete andati, dedicherà le sue cure alle
questioni che voi oggi ritenete importanti. Voi potete adottare tutte le linee di
condotta che vorrete; ma a lui spetterà il
modo di metterle in opera. Egli prenderà
la direzione delle vostre città, stati, nazioni». Come tanti Cristoforo, stiamo portando sulle spalle i nostri figli, nelle cui mani
sta già il mondo futuro. Ecco, la riva solida,
autoritaria, del passato è franata e ci troviamo in mezzo a un guado; c’è gente che
torna indietro e chi crede d’essere approdato, senza accorgersi di trovarsi solo su
un’isoletta. È il neonato, archetipo di ogni
il Trentino • Novembre
Dino Pedrotti con la moglie Lorvena.
responsabilità, a dover diventare unità di misura dei nostri
comportamenti, se vogliamo
passare il guado.
È questa la “conversione a
U” a cui s’appella?
Sì, se prima il diritto e l’ordine
discendevano dall’alto, nel
nome di Dio, del re, del popolo sovrano, o della scienza, oggi bisogna ripartire
dal bambino per ascendere verso la responsabilità, il
dialogo, il rispetto dell’essere
più debole, della giustizia, della sessualità
responsabile, del mercato equo e solidale, della pace… Bisogna educare i ragazzi
al rispetto del pianeta e dell’altro. Baden
Powell ha insegnato l’altruismo. Io consiglio a ogni genitore di mandare il proprio
figlio negli scout.
È una sorta di palingenesi, la sua. Ma,
tra incubatrici e stetoscopi, c’è posto
anche per qualche hobby?
No, se si pensa all’hobby come a un semplice “passatempo”. Ma amo la montagna,
la bicicletta e la lettura.
Quali sono gli errori più frequenti
commessi in famiglia?
L’errore principale credo stia nella superficialità con la quale si accettano i messaggi consumistici. Il consumismo è un
concentrato di “avere” e “apparire”, nulla a
che vedere con l’Essere.
E la sua famiglia?
Nasco nel 1932, in una famiglia modesta
ma determinante, mio padre faceva il
ferroviere. Uno non impara la sobrietà se
non la respira alle origini e sobrietà fa rima
con felicità. Un bambino non è felice se
ha tanto. È felice quando si sente rispettato, accettato, capito, amato, quando vive
in un’atmosfera serena, in armonia con
quanto lo circonda, quando è ascoltato
e quando dialoga con i suoi genitori. Io
ho avuto la fortuna di avere una famiglia
semplice ma onesta. Come diceva mio
padre, ad andare dritti si fa un bel solco. Il
dialogo lo si impara nei primi anni di vita,
quando si gettano le fondamenta della
personalità. Poi tutto è in discesa.
III
alcuni dati
I tassi di mortalità infantile nel triennio 20062007 parlano di un Trentino decisamente
virtuoso, tanto più se si considera che solamente
nel 1970 nella nostra provincia morivano
circa 30 bambini ogni mille nati (in Svezia
ne morivano solo 10 e negli Usa 20 su mille).
Oggi muoiono 1,9 bambini ogni mille. Ecco le
percentuali comparative più interessanti:
Trentino
Friuli Venezia Giulia
Svezia
Veneto
Italia
Francia E Germania
Regno Unito
Stati Uniti
1,9
1,9
2,7
2,8
3,3
3,8
4,8
6,4
il Trentino • Novembre
22
Il nodo italiano
Trento crocevia europeo per la comunità
della conoscenza e dell’innovazione
D
al primo gennaio 2012 Trento è sede del nodo italiano
degli EIT ICT Labs, la “comunità della conoscenza e dell’innovazione” sulle tecnologie della comunicazione e dell’informazione dell’Istituto
europeo di tecnologia e innovazione (EIT). Ma cosa significa più esattamente questo per il nostro territorio?
di Laura Meijere
L’Europa da anni investe nella ricerca per
aumentare la competitività dei suoi prodotti e migliorare il benessere e le
condizioni di vita dei suoi cittadini. Tali investimenti non potrebbero però raggiungere il loro obiettivo se non vi fossero attenzione e
investimenti tali da favorire il transito dei risultati dalla ricerca al mercato. Il processo di innovazione cura
in modo particolare questa seconda
fase, connettendo tra loro i suoi attori
principali: la ricerca, le imprese, le persone. Nell’ambito di tale processo, inoltre, è
di importanza fondamentale che gli sforzi
si concentrino su un numero limitato di
punti di eccellenza, permettendo a questi
ultimi di agire da catalizzatori e aggregatori nei confronti delle realtà economiche
e sociali.
Questi sono i principali obiettivi con cui
l’Unione Europea ha lanciato l’EIT, l’Istituto
europeo per l’innovazione e la tecnologia.
Dalla sua sede centrale di Budapest l’EIT
ha la responsabilità di attivare processi di
innovazione in Europa, operando in tre
grandi aree: il clima, l’energia e le tecnologie della comunicazione e dell’informazione (Information and Communication
Technologies - ICT). Per ciascuna di queste
aree sono stati attivati finanziamenti che
vengono erogati annualmente a centri di
eccellenza nei rispettivi settori. In quello
dell’ICT la gara per l’aggiudicazione dei
fondi, svoltasi nel 2009, ha visto prevalere EIT ICT Labs, una cordata composta da
cinque “nodi nazionali”, corrispondenti a
Francia, Germania, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia, che è riuscita ad aggregare un forte nucleo di imprese, università e centri di
ricerca. Alla cordata ha partecipato, come
partner associato, Trento RISE (il soggetto
creato da FBK e Università di Trento per
stimolare l’innovazione nel settore ICT a
livello locale), portatore delle tante affer-
mate eccellenze del Trentino in questo
campo. Quando nel 2011 EIT ICT Labs ha
indetto una competizione per un sesto
nodo nazionale, l’Italia è riuscita a costituire un raggruppamento forte e credibile,
che è stato infine selezionato dal livello
centrale: si tratta di EIT ICT Labs Italy, con
partners quali Engineering, Telecom Italia,
Trento RISE, Centro Ricerche Fiat, ST Microelectronics, CNR e le università di Bologna,
Pisa, Politecnico di Milano e Torino. Un
ruolo fondamentale nel successo conseguito da Trento su candidati eccellenti, quali l’Inghilterra, è stato svolto,
tra il resto, dall’alto profilo territoriale della proposta italiana,
sostenuta dalla credibilità
che la Provincia autonoma
di Trento si è guadagnata in
virtù della sua costante e pluriennale azione in favore dell’innovazione.
Da gennaio, quindi, Trento ospita EIT
ICT Labs Italy, il nodo italiano dell’EIT ICT Labs, sulla
collina di Povo, presso il
polo scientifico-tecnologico. In pochi mesi esso
è cresciuto a tal punto da
porsi oggi come realtà
I loghi dei partners dell’EIT ICT Labs;
L’Europa con i sei nodi.
consolidata e pienamente integrata nel
panorama europeo dei nodi EIT ICT Labs
(Berlino, Helsinki, Eindhoven, Parigi, Stoccolma), anche a motivo del successo conseguito nella competizione per il piano di
attività del 2013, nella quale il nodo italiano
si è aggiudicato un alto numero di progetti,
secondo solo a quello della Germania.
23
il Trentino • Novembre
La sede del nodo italiano;
Roberto Saracco, responsabile del nodo italiano.
Venendo ora al dettaglio delle attività poste
in essere dall’EIT ICT
Labs, ed in particolare
dal nodo italiano, troviamo in primo luogo
l’organizzazione, sulla
base di progetti specifici,
di diverse attività, che vengono definite anno per anno,
a cominciare da temi di forte impatto
per la collettività, quali l’evoluzione dei
sistemi di trasporto, gli spazi intelligenti
(scuole, case, ospedali), le città digitali (o
come adesso è di moda dire: smart cities),
la salute e il benessere, la sicurezza, ed altri ancora. Su tali tematiche, i quasi cento
partners di EIT ICT Labs propongono attività che vengono selezionate attraverso
un processo di valutazione competitiva
volto all’individuazione, ai fini di un possibile finanziamento, dei progetti che hanno maggiore impatto stimato in termini di
innovazione.
Le attività approvate da EIT ICT Labs per
il piano di lavoro 2013 possono contare,
per il solo nodo italiano, su oltre 6 milioni
di finanziamenti dall’Europa, cifra, questa,
destinata ad aumentare negli anni a venire se il nodo italiano confermerà la sua
dinamicità. I finanziamenti provenienti
dall’Unione Europea, tuttavia, rappresentano solo la “punta dell’iceberg” dei benefici che conseguono allo status di nodo.
Infatti, questi finanziamenti europei sono
erogati a fronte di investimenti, da parte
dei partners, per un volume almeno quattro volte superiore, che corrispondono ad
attività di forte interesse ed impatto sul
territorio, con quest’ultimo chiamato a va-
lutare gli effetti sociali di
quanto sviluppato.
Molte delle attività di ricerca
e di stimolo alle imprese, specialmente alle piccole e medie imprese (PMI), vengono svolte nei “co-location
centres”, luoghi nei quali si concentrano
e interagiscono le migliori risorse di ogni
nodo nazionale, offrendo servizi di supporto alla brevettazione, al trasferimento
tecnologico, allo sviluppo di modelli di
business e così via. Inoltre, accanto ai colocation centres, si svolgono anche attività di alta formazione – nel caso di Trento,
attraverso le strutture dell’Università – tramite le quali vengono formati gli imprenditori, i tecnici, i professionisti e i ricercatori del futuro, attraverso specifici corsi di
laurea specialistica e di dottorato. Tali processi stanno richiamando nella sede del
nodo, nel nostro caso Trento, un numero
crescente di persone particolarmente motivate e qualificate, creando un importante valore aggiunto per il territorio in termini di risorse umane, indotto economico
e immagine. L’obiettivo che Trento, al pari
degli altri nodi nazionali, si è posto per i
prossimi anni è incrementare il numero
dei dottorandi e favorire la creazione di
nuove imprenditorialità tra i propri studenti e ricercatori – per esempio, tramite
il lancio di start up e di nuove aziende –
contribuendo così ad aumentare il tasso
di innovazione del territorio.
Il nodo italiano, inoltre, esercita una supervisione diretta su tutte le attività di EIT ICT
Labs appartenenti a due aree particolarmente significative: quella del trasporto
intelligente e quella della sicurezza, privacy e affidabilità. L’affidamento al nodo
italiano di tali aree è espressione della riconosciuta eccellenza dei partners italiani
al riguardo. Ma Trento sta anche giocando
un ruolo di primo piano nella definizione
di una nuova area di attività, sempre più
strategica, che consentirà di mettere a
frutto l’enorme quantità di dati che la nostra società produce: i cosiddetti “Big Data”.
I dati sono, infatti, la nuova infrastruttura
dello sviluppo economico della società,
sono alla base dello sviluppo di moltissimi altri ambiti tecnologici e costituiscono
il tessuto su cui si sviluppano i servizi del
futuro. Il Trentino, in questo settore, è all’avanguardia, sia sotto il profilo tecnologico
(basti pensare alla cosiddetta “semantic
valley”, con le sue numerose start up, e al
laboratorio SKIL di Telecom Italia a Povo),
sia sotto quello scientifico (Università di
Trento e FBK), sia sotto quello – fondamentale – dell’interesse e del supporto dei
partner pubblici.
Siamo ancora soltanto agli inizi di un lungo cammino; EIT ICT Labs Italy è infatti una
struttura aperta, che punta a stimolare la
curiosità e la voglia di diventare protagonisti in queste iniziative.
Per approfondire attività, risultati e possibili modalità di partecipazione da parte
dei cittadini è inoltre in preparazione, assieme al MUSE , una serie di incontri aperti
al pubblico che, a partire da gennaio 2013,
daranno la possibilità di conoscere e discutere i percorsi che portano al futuro.
III
il Trentino • Novembre
24
Cantiere di qualità
Meccatronica, così sicurezza e qualità
del lavoro sono al centro dell’intesa
I
l Parco Tecnologico, 20 mila metri quadrati su tre piani, rappresenta uno dei nuovi edifici del Polo della Meccatronica di
Rovereto. Costo 16,7 milioni di euro, sarà pronto ad ospitare le
imprese entro l’estate 2013.
Il Parco Tecnologico, 20 mila metri quadrati su tre piani, rappresenta uno dei nuovi edifici del Polo della Meccatronica di Rovereto. Costo 16,7 milioni di euro, sarà
pronto ad ospitare le imprese entro l’estate 2013. Un progetto sul quale la Provincia di Trento investirà complessivamente 85 milioni di euro nei prossimi 5 anni e
che prevede anche la costruzione di due innovativi edifici scolastici dove si trasferiranno l’ITI Marconi e il CFP Veronesi.
Le gru e le autobetoniere lavorano or- che sul fronte delle relazioni sindacali,
mai a pieno regime. Si stanno gettan- grazie ad un Accordo Quadro che non
do le fondazioni del Parco Tecnologico, ha precedenti in Trentino.
il nuovo edificio che nello “scacchiere” Attorno al tavolo, il 18 ottobre scorso, le
del Polo della Meccatronica di Rovereto tre rappresentanze sindacali della cateospiterà dall’estate 2013 le attività pro- gorie edili che hanno promosso l’iniziaduttive: imprese pesanti e leggere che tiva (Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil),
combinano lavorazioni meccaniche ANCE Trento e l’impresa Collini, capotradizionali ai più avanzati sistemi elet- gruppo dell’ATI che si è aggiudicata i latronici e di sensoristica. Un Polo inno- vori. Intesa sottoscritta anche da Trentivativo – con le sue tre anime impresa, no Sviluppo, in qualità di committente
formazione e ricerca – che fa scuola an- e dalla Provincia autonoma di Trento
di Davide Modena
con l’assessore all’Industria Alessandro
Olivi.
Nove i punti contenuti nell’Accordo. Si
va dalle relazioni sindacali, con la predisposizione di un apposito locale per
lo svolgimento delle assemblee sindacali che ospiterà anche uno “sportello”
sindacale, alla logistica di cantiere con
spazi e servizi adeguati per le esigenze
dei lavoratori.
Per quanto riguarda sicurezza e prevenzione, il cantiere sarà considerato
come un’unica entità, indipendentemente dal numero e dalla tipologia
delle imprese operanti al suo interno.
Sono inoltre previsti incontri periodici,
almeno mensili, dove verranno affrontati temi quali la sorveglianza sanitaria,
i piani di sicurezza, l’applicazione delle
normative, la formazione dei lavoratori. In riferimento a quest’ultimo punto
è poi prevista l’attivazione di moduli
formativi specifici, in base alle esigenze
Rendering del Parco tecnologico.
il Trentino • Novembre
25
manifestate da imprese e lavoratori, avvalendosi degli enti bilaterali di settore
quali Cassa Edile e Centrofor. Per evitare
l’insorgere di controversie per inadempienze contrattuali in materia di regolarità retributiva, il bonifico bancario sarà
l’unica modalità di pagamento ammessa per le retribuzioni dei lavoratori subordinati. Altre disposizioni regolano
l’accesso al cantiere (ogni lavoratore
sarà dotato di un tesserino nominativo)
ed il rapporto con gli organi ispettivi.
Unanime il plauso all’iniziativa. «Mi
sembra significativo – ha evidenziato
Alessandro Olivi, assessore all’Industria,
Artigianato e Commercio della Provincia autonoma di Trento – che un’opera
che rappresenta il più importante intervento di politica industriale degli ultimi
anni in Trentino venga valorizzata da
questa capacita di aver trovato un’intesa sul terreno delle relazioni sindacali
avanzate».
Diego Laner, presidente di Trentino
Sviluppo, si è detto particolarmente
soddisfatto che un accordo di questo
tipo possa partire su un cantiere come
quello della Meccatronica. «Qui dentro porteremo soluzioni innovative nei
rapporti tra imprese, mondo della formazione e della ricerca. Un mix inedito
che non poteva partire nel modo migliore».
«Vogliamo creare – ha sottolineato
Maurizio Zabbeni, segretario Fillea Cgil
del Trentino – una filiera della regolarità
che parta dal sistema di aggiudicazione
degli appalti per arrivare all’esecuzione
delle opere». «L’edilizia sta vivendo un
momento difficile – ha evidenziato Stefano Pisetta, segretario Filca-Cisl – con
un’aggressione dall’esterno che non
ha precedenti. Accordi come questo
rilanciano un nuovo modello di relazioni sindacali a favore dell’intero sistema
trentino». Soddisfatto anche Gianni
Tomasi, segretario della Feneal Uil: «Un
accordo molto positivo per i risvolti che
potrà avere sulla qualità del lavoro e
delle relazioni sindacali».
Anche il sistema trentino delle imprese guarda con favore ad accordi come
questi. «Negli appalti pubblici – ha
auspicato Enrico Garbari, presidente
di ANCE Trento – si dovrebbe sempre
premiare chi sottoscrive accordi di questo tipo, che sono esemplari anche per
chi da fuori aspira ad aggiudicarsi commesse in Trentino».
III
il Trentino • Novembre
26
Le radici del futuro
Il Trentino all’edizione 2012 di Smau
tra impresa, innovazione, start up e spin off
I
l Trentino è tornato all’edizione 2012 di Smau, l’evento fieristico dedicato all’informatica e alle nuove tecnologie, per presentare strategie e progetti che investono l’intera provincia e sono destinati a cambiare nei prossimi anni il volto di un territorio che sempre più si candida ad essere
punto di riferimento per la ricerca e l’innovazione in Italia e in Europa.
di Giorgia Fasanelli
L’assessore provinciale all’industria, artigianato e commercio Alessandro Olivi,
nel corso del convegno inaugurale, ha infatti ricordato che «il Trentino è presente
a Smau con le sue imprese innovative, un
sistema della ricerca riconosciuto a livello
internazionale e il settore pubblico che
da tempo lavora per creare un territorio
favorevole all’innovazione e trasformare i
risultati della ricerca in concrete opportunità di business per il sistema economico
e in nuovi servizi ai cittadini. Impresa e
innovazione sono i due assi strategici su
cui il Trentino ha deciso di investire per
affrontare l’attuale crisi economica e mettere le radici ad un futuro di sviluppo».
Tre, secondo l’assessore Olivi, i punti carLe start up trentine a Smau 2012
Esempi concreti di trasferimento tecnologico
IIICLS - Cross Library Services
Spin off della Fondazione Bruno Kessler, offre soluzioni
per l’organizzazione e la fruizione del patrimonio
culturale digitale.
A Smau ha presentato Synopsis, una nuova modalità per
avvicinarsi ad un testo letterario. Un motore semantico
scompone il testo in elementi narrativi e propone
così nuove chiavi di lettura arricchite da contenuti
extratestuali e collaborativi. Il testo, sempre presente
e accessibile nella sua forma originale, non viene
manipolato, ridotto o banalizzato, ma se ne moltiplicano
le possibilità di fruizione. Synopsis si propone sia come
strumento didattico collaborativo, sia come paradigma
innovativo di lettura individuale.
IIIOkkam
Okkam nasce a fine 2010 per portare sul mercato i
risultati del progetto di ricerca europeo “OKKAM –
enabling the web of entities” nel settore dell’integrazione
di dati e servizi mediante l’utlizzo di tecnologie
semantiche.
A Smau ha proposto un utilizzo innovativo delle
dine della politica economica in Trentino:
promuovere incentivi meno numerosi e
più mirati; stimolare l’innovazione anche
nelle piccole e medie imprese; coinvolgere il sistema creditizio nel sostegno agli
investimenti.
Tra i momenti che hanno visto il nostro
territorio alla ribalta a Smau, l’evento
promosso da Trento RISE dedicato al
Pre-Commercial Procurement, uno strumento di appalto pubblico all’avanguardia che permette di definire partnership
pubblico/private finalizzate allo sviluppo
di soluzioni sui grandi temi dell’innovazione. O ancora, la presentazione dedicata a Smart Campus, un laboratorio territoriale per la sperimentazione di innovative
soluzioni ICT, a cura di Trento Rise. Molto
apprezzata anche la presentazione del
progetto I-Scope, promosso dalla Fondazione Graphitech e da Informatica Trentina, che grazie al portale Trento Smart
City ridisegna – in una visualizzazione
tecnologie semantiche per arricchire informazioni
provenienti da fonti di diverse e il potenziamento
dell’utilizzo del QR-Code per la comunicazione mobile.
La prima linea di prodotto si chiama DataLinks e la
sua più importante area di applicazione riguarda
oggi l’incrocio di dati in ambito fiscale; la seconda,
denominata ObjectLinks, ha trovato interessanti
applicazioni nel supporto al servizio di trasporto
pubblico locale e nel turismo.
IIIOpenContent
OpenContent è una start up della Fondazione Bruno
Kessler specializzata nella realizzazione di web
application basandosi sulla tecnologia eZ Publish.
A Smau ha presentato OpenMagazine, una piattaforma
che semplifica i flussi di lavoro di una redazione
complessa al fine di gestire la distribuzione di contenuti
digitali su più canali. La piattaforma è finalizzata
all’automazione dei processi editoriali: consente la
composizione di contenuti e permette di generare
rapidamente giornali e riviste in formati diversificati
in base al canale di distribuzione. Inoltre, mette a
disposizione dei redattori funzionalità di archiviazione
di documenti, di ricerca e di consultazione attraverso
grafici e integrando funzionalità semantiche avanzate.
27
3D – informazioni e servizi intelligenti in
tre ambiti fondamentali (quali mobilità,
energia ed ambiente), offrendo informazioni puntuali per gli amministratori che
devono gestire un territorio ma anche
suggerimenti utili ai cittadini, che possono contribuire in prima persona ad
arricchire il sistema condividendo informazioni. Infine, il Trentino ha ottenuto un
prestigioso riconoscimento al premio nazionale per i migliori progetti sulle Smart
City per un sistema innovativo per il monitoraggio della qualità dell’aria promosso dall’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente.
A rappresentare il Trentino a Smau c’erano Informatica Trentina con l’obiettivo di
preparare il “Trentino Digitale” attraverso
nuovi servizi e infrastrutture all’avanguardia, e Trentino Network, azienda impegnata a portare internet veloce in tutto
in Trentino con la realizzazione della dorsale in fibra ottica di circa 900 chilometri,
la cablatura delle aree industriali e delle
sedi pubbliche, l’apertura di 500 aree
wifi (inclusi 80 rifugi alpini) e l’installazione su tutto il territorio delle centrali a 20
Mb. Accanto a loro, Trentino Sviluppo si è
proposto come partner ideale per il supporto alle start up, attraverso l’assistenza
nella fase di avvio delle attività, la messa a
disposizione di spazi attrezzati e Business
Innovation Centre, e due poli di eccellenza dedicati al Green e alla Meccatronica.
Le eccellenze del Trentino presentate a
IIIPractix
Spin off della Fondazione Bruno Kessler, nasce nel
2012 per promuovere un nuovo genere di tecnologia
nell’ambito dell’interazione di gruppo e nella
progettazione e realizzazione di interfacce collaborative
uomo-machina.
A Smau ha mostrato alcuni esempi applicativi su
differenti tipologie di tavoli interattivi sviluppati
per musei, per l’apprendimento cooperativo, la
divulgazione promozionale e la comunicazione. Lo
staff di Practix è specializzato nella progettazione e
sviluppo di piattaforme multitouch e multiutente per
supportate attività sociali. Tali applicazioni permettono
di manipolare oggetti virtuali, risorse multimediali,
documenti, il tutto in chiave cooperativa su qualsiasi
tipo di tavolo interattivo in commercio.
IIISpazio Dati
Start up tecnologica nata dalla collaborazione con
la Fondazione Bruno Kessler, ha come core business
la distribuzione e l’arricchimento semantico di dati
proprietari e Open Data.
A Smau ha proposto Data TXT, un servizio web in grado
di identificare, all’interno di un testo, nomi di persone,
luoghi, aziende e altri tipi di entità per poi collegarle ad
il Trentino • Novembre
Maurizio Tava, dell’APPA,
che ritira il premio come Migliore progetto
sulle smart city.
Smau hanno riguardato anche gli acceleratori di innovazione, che favoriscono
il trasferimento tecnologico alle aziende.
Ecco, quindi, Trento RISE, che sta contribuendo alla trasformazione del Trentino
grazie alla capacità attrattiva di aziende
all’avanguardia in grado di generare un
ecosistema favorevole all’innovazione. E
ancora la Fondazione Bruno Kessler (FBK),
che ha presentato alcuni interessanti
risultati della ricerca. Accanto a loro, Semantic Valley, consorzio di imprese che,
attraverso la semantica, sta sviluppando
servizi per migliorare la qualità della vita
dei cittadini, e Health Innovation Hub
(HIH), il consorzio che ha l’ambizione di
aggregare le migliori competenze locali
e nazionali in un laboratorio di idee per
l’innovazione dei servizi sanitari e sociali.
III
altre basi dati e riproporre una ricerca e classificazione
dedicata. Data TXT può facilmente essere integrato
in applicazioni web, desktop e mobile e il servizio, al
momento in fase di sperimentazione per la lingua
italiana e inglese, può essere provato gratuitamente fino
ad un limite di 25.000 interrogazioni al mese all’indirizzo
http://spaziodati.eu/dataTXT
il Trentino • Novembre
28
La radio è digitale
Inizia dal Trentino la nuova era
dell’apparecchio di Guglielmo Marconi
È
passato più di un secolo da quando l’apparecchio del
marchese Guglielmo Marconi si dimostrò valido nel comunicare e ricevere segnali a distanza.
Da quel giorno la radio ha iniziato a vivere nelle nostre case. La gente ha iniziato a
essere informata rapidamente, accorciando i tempi della stampa. Onde radio diffondevano il segnale, e lentamente entravano nelle case italiane per rimanerci fino
a oggi e accompagnare la nostra esistenza. Oggi, però, si assiste a una seconda
rinascita di questo importante mezzo di comunicazione.
di Francesca Patton
La provincia di Trento, infatti, è stata
scelta dall’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) come terra
da cui iniziare il processo di trasmissione
radio in digitale. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha rilasciato i diritti in
uso delle frequenze in Trentino e, anche
con il supporto della società di sistema
Trentino Network, si sta avviando la fase
di diffusione del segnale digitale da parte dei consorzi assegnatari.
Di tutto questo si è parlato lo scorso giovedì 18 ottobre durante il convegno La
radio cambia; cambia la radio!, tenutosi presso il palacongressi di Sardagna,
organizzato dall’azienda inglese di prodotti elettronici PURE in collaborazione
con Trentino Network.
Un momento del convegno svoltosi
al Palacongressi di Sardagna.
L’iniziativa ha visto riuniti i protagonisti
di questa nuova “impresa tecnologica”
in una tavola rotonda orientata a comprendere i prossimi passaggi per l’avvio
di una nuova generazione di apparecchi
ricevitori radiofonici; non solo per l’automobile, ma anche per le case, i negozi
e gli uffici.
Il seminario è stato così aperto da Hanns
Wolter del WorldDMB Forum il quale ha
spiegato che attualmente sono 40 i paesi in tutto il mondo che hanno adottato la tecnologia DAB+. A livello Europeo questa nuova tecnologia si è già
affermata in numerose nazioni come
Gran Bretagna, Germania, Svizzera e
Norvegia: «I paesi europei – ha esordito
Hanns Wolter – hanno reagito positiva-
mente alla radio digitale. Si calcola che
in Inghilterra il 30% dell’ascolto avviene
in digitale, in Norvegia nel 2017 verranno spente le frequenze FM e in Svizzera, paese che ha registrato un numero
sorprendente di vendite di apparecchi
radiofonici DAB+, é l’operatore di rete
nazionale ad auspicare il passaggio al
digitale, dato che i costi di gestioni delle reti digitali sono molto più bassi. In
Germania è stata attivata l’anno scorso
una nuova rete radiofonica digitale nazionale ed i risultati sono stati ottimi:
sono disponibili 14 canali radio su tutto
il territorio nazionale che raggiungo 40
milioni di persone (la metà di quelle che
vive in Germania)».
A livello nazionale invece la situazione è
un po’ più complessa: in Italia ci sono circa un migliaio di stazioni locali, 15 radio
nazionali ed i servizi della radio pubblica
ai quali deve essere garantito un accesso al digitale. Oggi però la situazione è
migliorata: il Governo ha approvato il
regolamento che stabilisce la procedura per lo sviluppo della radio digitale
in Italia ed ha rilasciato i diritti in uso in
Trentino. «Il Trentino – ha proseguito
Hanns Wolter – è la prima provincia scelta dall’AGCOM per iniziare il processo di
trasmissione in digitale. Da qui, dunque,
il servizio partirà e potrà poi diffondersi
nel resto del paese diventando un servizio ordinario».
Il Trentino, infatti, grazie ad una infrastruttura di rete capillare messa in
campo per volontà della Provincia dalla società di sistema Trentino Network,
si presta a essere un territorio all’avanguardia anche in questo settore. «Le
infrastrutture a banda larga presenti sul
territorio – ha continuato l’Amministratore Delegato di Trentino Network, Alessandro Zorer – consentono ai cittadini
di poter godere di molteplici opportunità. La radio digitale in Trentino si potrà
ricevere a breve con gli appositi ricevitori DAB+ e, al contempo, si aggiungerà
la possibilità di fruire della radio digitale
via web accedendo in modalità gratuita presso le aree Free WiFi localizzate in
il Trentino • Novembre
29
tutta la nostra provincia». Ma quali sono
i benefici di questa nuova tecnologia?
A rispondere a questa domanda ci ha
pensato Giorgio Guana della PURE: «Il
DAB+ porta una superiore qualità sonora dell’audio, funzioni innovative come
DLS, testi che scorrono, SLS, immagini
che ruotano e la possibilità di mettere in
pausa e riascoltare una parte della trasmissione digitale. Inoltre una radio digitale è facilissima da usare. Non sarà più
indispensabile ricordare la frequenza
della radio preferita, ma sarà sufficiente
digitare il nome di ciò che si desidera
ascoltare».
In tutta Italia sarà presto possibile sintonizzarsi su frequenze radio digitali e godere dunque dei molteplici vantaggi di
questa nuova tecnologia.
Al momento sulle frequenze digitali a
Trento è già possibile trovare i tre canali
nazioni della RAI e diversi altri canali di
musica leggera e classica oltreché GRParlamento e Isoradio. Inoltre – come
hanno riportato Sergio Natucci del Club
DAB Italia, Elena Porta della Digiloc, Luigi Seppi del Digital Broadcasting del
Trentino Alto Adige e Gianluca Sigillo di
Raiway – grazie all’attivazione del progetto Pilota, nelle prossime settimane si
moltiplicheranno i canali radio ricevibili
in Trentino, aggiungendo i programmi
trasmessi dai diversi consorzi ai quali il
Ministero assegna la frequenze.
I nuovi ricevitori per la radio digitale si
trovano già presso i migliori punti vendita dell’elettronica di consumo della
provincia di Trento e Bolzano ma, occhio
al bollino: per facilitare il riconoscimento degli apparecchi adatti alla ricezione
della Radio Digitale, in tutto il territorio
nazionale, oggi e in futuro, ARD, l’associazione per
la radiofonia digitale che
raggruppa quasi tutte le
emittenti pubbliche locali
e nazionali, ha stabilito una serie di funzioni minime identificate per l’appunto
con un bollino bianco ARD (maggiori
informazioni al sito www.arditalia.it).
Va infine sottolineato che nel caso della radio non si parla di una migrazione
dall’analogico al digitale come lo è stato
per la televisione, bensì di una aggiunta. A fianco del sistema analogico si aggiungerà quello digitale, mantenendo
dunque attive le frequenze radio attuali
e aggiungendo a queste delle frequenze che vengono assegnate dal Governo
a consorzi, esistenti e da costituire, che
si occuperanno delle trasmissioni del
segnale.
III
Alcune radio digitali.
il Trentino • Novembre
30
Primi passi Itea
Il micronido aziendale riapre le porte
per rispondere alle esigenze della comunità
D
a settembre è nuovamente attivo il nido aziendale voluto da ITEA per rispondere alle esigenze della comunità locale: una sintesi di professionalità, flessibilità di orario e un ottimo rapporto
qualità/prezzo.
di Alessia Negriolli
Il nuovo micro nido ITEA (superficie
complessiva 328 mq) riapre al terzo piano della sede della società in via Guardini 22 a Trento. Ampi spazi luminosi con
arredi all’avanguardia in legno, circondati da una terrazza a verde e con giochi
per le attività all’aperto. Questa è l’iniziativa portata a termine nel settembre
2010 da ITEA S.p.A. grazie all’adesione al
progetto di conciliazione “Audit Famiglia
& Lavoro”, promosso dalla Provincia autonoma di Trento, per servire al meglio
il territorio locale e offrire un servizio
di qualità e professionalità alle famiglie
trentine.
«Questo nido d’infanzia è aperto ai dipendenti ITEA, ma anche agli utenti
privati che cercano un servizio flessibi-
QUANDO
L’asilo nido “Primi Passi” è aperto dal lunedì
al venerdì secondo il seguente orario:
7.30-18.00. Offre tre diverse tipologie
di servizio con orari flessibili:
Tempo pieno
08.00-18.00 - 7.30-17.30
Tempo parziale
I fascia
08.00-14.30 - 7.30-14.00
ziale
Tempo par
II fascia
13.30-18.00
12.30-17.30 -
COME E DOVE
Ubicazione: terzo piano della sede
con uscita su terrazza esterna.
Accesso (da via Lunelli):
è indipendente rispetto all’entrata
della sede ITEA ed è controllato da
videocitofono e sistema di allarme
e videosorveglianza.
Superficie e capienza (interni):
116 mq; è in grado di ospitare
max 15 bambini.
Composizione: zona ingresso,
bagno e spogliatoio personale,
bagno infanti, cucina, zona giochi e
alimentazione, zona notte
e ripostiglio.
Arredi: vano cucina (completo
di elettrodomestici), fasciatoii,
tavolini e sedie, giochi vari in legno,
tappeti, armadi e lettini.
le nell’organizzazione, innovativo nelle
proposte e di alta qualità sul profilo pedagogico educativo – ha affermato la
presidente Aida Ruffini. Il micro nido offre una fruizione diversificata e flessibile,
che permette ad ogni famiglia di individuare tempi e modi personalizzati. Una
sfida, questa, che conferma ITEA S.p.A.
all’avanguardia nel panorama provinciale ed extra regionale, una società dinamica ed attenta ai bisogni dei propri
dipendenti e al contesto sociale entro il
quale opera».
ITEA ha affidato la gestione del micro-nido alla società “Nido Primi Passi”di Trento, che garantirà orari flessibili (tempo
normale/prolungato, part-time mattutino/pomeridiano, pacchetti trimestrali,
orari personalizzati) e potrà accogliere al
massimo 15 bambini, di cui 4 posti riservati ai figli dei dipendenti ITEA.
III
Terrazza esterna (212 mq):
completa di zona giochi all’aperto
e delimitata da un arredo verde
costituito da vasche con piante
e fiori. L’area giochi è composta
da un’area ombreggiata
con pavimentazione antitrauma
in gomma, zona sabbiera
e zona orto.
Per le domande contattare
la Società “Nido Primi Passi”
tel: 0461 820269
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31
il Trentino • Novembre
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Auto, quanto mi costi!
il Trentino • Novembre
33
Il trasporto pubblico locale come valida
alternativa al percorso tra casa e lavoro
I
l percorso da casa al lavoro e viceversa è spesso oggetto di
riflessione in quanto incide sempre più sul bilancio familiare
e sulla qualità della nostra vita: è stancante essere costretti a passare del tempo prezioso
in auto per andare al lavoro e preoccupante vedere che il costo del carburante continua
a crescere. In inverno poi, per abbattere l’inquinamento dell’atmosfera da particolato
fine e da sostanze gassose (soprattutto monossido e biossido di azoto) prodotto dal
traffico veicolare è necessario limitarne l’uso se non, in alcuni casi, rinunciare al mezzo
proprio a causa dei divieti di circolazione.
Di fronte a questo stato di cose cosa pos- all’anno. Se utilizzassi il mezzo pubblico
siamo fare?
il costo si limiterebbe a 392,80 €, pari al
Se il lavoro obbliga a continui spostamen- costo dell’abbonamento annuale per la
ti in orari imprevedibili, la scelta dell’auto corriera extraurbana.
privata è obbligata; ma nei casi in cui il Quindi in un anno il risparmio sarebbe
luogo di lavoro (ufficio, negozio, bar) si pari a:
trovi in centro città allora si può valutare – 452,20 € se considero solo il costo di
carburante e non ho problemi di parseriamente l’utilizzo del mezzo pubblico,
cheggio;
tanto più se per gli spostamenti in orario
di ufficio si è supportati dalla possibilità di – 1.052,20 € circa se devo parcheggiare
l’auto a pagamento;
utilizzare l’auto di servizio o la bicicletta.
– 1.817,20 € se considero costi fissi, variabili e parcheggio (tariffe ACI).
Ecco uno spunto di riflessione per un
Da aggiungere anche il vantaggio oggetesempio concreto:
Lavoro in centro a Trento, nella zona a tivo del miglioramento della qualità della
traffico limitato in un ufficio a pochi metri vita: sul mezzo pubblico posso dormire,
da piazza Duomo; ho un lavoro a tempo leggere o ascoltare musica tanto viaggio
pieno (circa 250 gg. all’anno) e tutti i gior- con l’autista!
ni vado e torno da Vezzano a Trento (26 Ovviamente il risparmio aumenta se in
Km) con un’automobile di cilindrata 1400 famiglia c’è una seconda auto!
cc., 90 CV. Facendo due rapidi conti, il mio
percorso casa-lavoro mi costa:
Ma… in termine di tempi di spostamen– circa 845 € all’anno (26 Km x 250 gg. x to? Chi vince?
0.13 €/Km) di solo carburante;
Anche in questo caso il mezzo pubblico
– circa 600 € all’anno di parcheggio (ta- può essere competitivo:
riffe di Trentino mobilità S.p.A.) se l’uf- in 25 minuti la corriera percorre il tratto
ficio dove lavoro non dispone di un da Vezzano a Trento e arriva comodamente in stazione delle autocorriere, viparcheggio per i dipendenti;
– circa 2.210 € all’anno se considero il cinissimo alla zona pedonale. Con l’auto
totale delle spese variabili (quota ca- privata si può percorrere velocemente il
pitale, carburante, pneumatici, manu- tragitto ma si perde tempo per parchegtenzione e riparazioni) e dei costi fissi giare e poi raggiungere la Zona a Traffico
(bollo auto, assicurazione, quota inte- Limitato a piedi.
ressi). La spesa è stata calcolata utilizzando le tariffe ACI secondo cui, con Quindi, se gran parte, se gran parte delle
un’assicurazione di 350 € all’anno, il persone incolonnate decidessero di adatbollo auto di 170 € all’anno e una per- tarsi un po’ agli orari e di scegliere il mezcorrenza annua sui 35.000 Km, la spesa zo pubblico, il traffico sarebbe notevola Km è pari a circa 0,34 €/Km.
mente ridotto a vantaggio di tutti coloro
La spesa complessiva di combustibile e che si spostano e della qualità dell’aria
parcheggio sarebbe pertanto di 1.445 € che respiriamo.
all’anno, mentre includendo le spese fisse È quindi molto importante informarsi per
e variabili ammonterebbe a circa 2.810 € capire qual è la scelta più razionale per
di Mario Simonini
muoversi e se esiste un’alternativa possibile e funzionale alle proprie esigenze di
spostamento.
Se si vive in località periferiche distanti e
non servite adeguatamente dai mezzi di
trasporto pubblico un’alternativa possibile è il Car pooling (www.carpooling.it,
www.jungo.it), cioè la condivisione del
viaggio in auto con qualcuno che fa il
nostro stesso tragitto e con i nostri stessi orari: anche in questo caso si dimezza
il consumo di energia, l’occupazione di
spazio, la generazione di traffico, l’inquinamento atmosferico e acustico.
Se invece si utilizza il trasporto pubblico e si ha la necessità di spostarsi in città, si può caricare la bicicletta sul treno
o sulla corriera o utilizzare il servizio di
bike sharing (bici gialle “C’entro in bici”
www.centroinbici.it) o il car sharing
(www.carsharing.tn.it).
III
SAPERNE DI PIù
fonti costi variabili del carburante
www.servizi.aci.it
soste parcheggio a Trento
www.trentinomobilita.it/
sosta_ pagamento_strutture.htm
tariffeautobus
www.ttesercizio.it
il Trentino • Novembre
34
Vita nuova al Maso
Limarò, rivive un luogo dal forte valore:
economia e sociale, turismo e ambiente
A
settembre è stato inaugurato Maso Limarò, complesso secolare allora destinato ai fattori della mensa vescovile. Un
tempo questo era un luogo rurale e di sostentamento per le numerose famiglie numerose che vi vivevano.
di Silvia Gadotti
Oggi invece è tornato a nuova vita grazie ad una complessa opera di ristrutturazione da parte dell’Istituto Diocesano
di Sostentamento del Clero di Trento.
Sospeso tra le forre del Sarca e il cielo
del Brenta, il Maso è situato nel Comune di Calavino, a quattro chilometri di
distanza dalle Sarche, ed è circondato
da tre ettari di terreno coltivabile ed altri quaranta di bosco. Le mura di Maso
Limarò sono intrise di vicende che attraversano i secoli, aneddoti e fatti storici, ma anche racconti di vita quotidiana
della popolazione a cavallo tra le Valli
Giudicarie e la Valle dei Laghi. Come un
guardiano sulla gola incisa dal Sarca, fu
costruito su un terrazzamento naturale
di circa quattro ettari tra grandi massi
di frana e negli anni
della massima occunelle terre
di terreno, pazione
del Principato Vedi cui 3 bonificati scovile ospitava fino
ed adattati a sessanta persone
tra adulti e bambia culture ni. Se ne trova tracspecializzate, cia nei documenti
già nel 1494,
oltre a 40 ettari storici
quando viene nomidi bosco nato con il termine
“Nimarò” in un atto
pubblico. Dalla metà del Settecento la
località compare con il nome attuale
sulle carte geografiche, quella francese
del Vendôme e quella più famosa, l’Atlas Tyrolensis di Anich Hueber del 1774.
Ma cosa vuol dire veramente Limarò?
Deriva dal termine latino limes, “linea
di confine/limite”. Maso Limarò indicava una “divisione di competenze” tra
Lomaso e Sarche. E ancora a tutt’oggi,
nelle sue immediate vicinanze, si trova il
confine amministrativo tra la Comunità
Valle dei Laghi e quella delle Giudicarie.
Nella sua nuova veste il Maso si è pre-
43 ettari
sentato alla comunità trentina con una
grande festa, svelando i propri intimi
segreti e raccontando la storia di un
luogo altrimenti sconosciuto, per quanti percorrono la strada statale del Caffaro (dalla frazione Sarche in direzione di
Tione-Storo) e che solo di sfuggita tra
una galleria e l’altra possono, in parte,
ammirare uno degli angoli più selvaggi
del territorio provinciale. La struttura è
stata benedetta da Monsignor Umber-
il Trentino • Novembre
35
Un momento dell’inaugurazione ufficiale.
Nelle altre due foto due vedute di Maso Limarò.
(Archivio Istituto Diocesano per il Sostentamento
del Clero di Trento).
to Giacometti, vicepresidente dell’Istituto, e la giornata è stata allietata dai canti
proposti dal “Coro Trentino Lagolo” diretto da Anna Nicolodi.
Iniziata nel 2009 e portata a compimento nel 2012, la ristrutturazione ha voluto
mantenere l’antica fisionomia del luogo e dello stabile, utilizzando materiali
naturali come la pietra e il legno. Sono
stati rimessi a nuovo i tetti e i ballatoi,
i muri portanti e l’antico pozzo è stato
collegato ad una sorgente che sgorga
a due chilometri, sotto il tunnel di mezzo della strada statale. L’edificio supera i
1.800 metri cubi, ed è composto di vari
locali, aree e depositi agricoli, con uno
splendido pozzo esterno, circondato da
43 ettari di terreno, di cui 3 bonificati
ed adattati a culture specializzate, oltre
a 40 ettari di bosco. E accanto si trova
la Forra del Limarò, lunga 6,5 chilome-
tri con delle profondità, in alcuni punti,
che superano i 250 metri di strapiombo:
un vero e proprio canyon dove scorre
il Sarca. La bellezza selvaggia e gli straordinari elementi naturalistici ne fanno
senza dubbio uno dei più spettacolari
ambienti fluviali del Trentino.
Il destino del Maso ha da sempre seguito la viabilità: dapprima quella della Via
Stefanèa (inaugurata nel 1842 dall’arciduca Stefano, da Sarche al Limarò),
poi altre vie che, nel corso dei secoli,
l’hanno messo in collegamento con
Sarche, da una parte, e con San Lorenzo
in Banale dall’altra. In tempi più recenti
la nuova galleria del Limarò ha leggermente spostato il piano stradale, determinando l’abbattimento della casa cantoniera e dando una migliore visibilità
al Maso. Oggi la nuova pista ciclabile,
che percorre in modo affascinante l’ottocentesca “strada dei crozzi” del Limarò, attraversa il compendio, a fianco del
Maso, valorizzandolo per un utilizzo che
lega intimamente la cultura, la natura,
l’agricoltura ed il turismo.
Il futuro del Maso ancora non è stato
deciso, ma le idee ci sono. Proprio dalla
volontà di far rivivere un luogo dal forte valore storico locale è nata la spinta
per la ristrutturazione ed il progetto di
possibile futura gestione che vorrebbe
fondere economia e sociale, turismo
e ambiente. Questo infatti è l’indirizzo
che l’Istituto Diocesano vorrebbe dare
alla destinazione del Maso: forse un
agritur, forse un b&b, anche grazie alla
visibilità fornita dalla nuova ciclabile già
immessa in circuiti turistici europei. Tra
le ipotesi auspicate è anche il coinvolgimento di una cooperativa sociale, che
attraverso la gestione del maso e la coltivazione dei tre ettari di terreno bonificati, potrebbe interessare l’occupazione
di persone svantaggiate. Maso Limarò è
quindi rinato. Ora si attende l’iniziativa
pubblica/privata per la sua futura gestione.
www.idsc.trento.it
III
il Trentino • Novembre
36
I Denti del Pasubio
Tra guerra di trincea e mine
Uno dei luoghi drammatici del conflitto
P
asubio. Solo il nome di questa montagna è sufficiente per evocare il dramma della Grande Guerra, un massiccio calcareo fatto di aspre rocce, dove si svolsero alcune delle più
violente battaglie sul territorio regionale e dove esplose la più grande mina di
questo tratto di fronte.
I due famosi Denti del Pasubio ricordano tutto
questo. Due alture che prima della guerra nemmeno avevano un nome, ma che al termine del
conflitto la storia ha consegnato come luogo
simbolo delle sofferenze patite dai soldati degli eserciti che si disputarono il possesso della
montagna.
Il massiccio fu occupato senza scontri dai soldati dell’esercito italiano già nel maggio 1915 e
per un anno, fino all’offensiva degli altipiani nel
maggio 1916, non si registrò sulla montagna
alcun evento di rilievo. Fu soltanto dopo la Strafexpedition che la guerra avvolse il Pasubio in
un turbine di inaudita violenza.
L’esercito italiano riuscì a mantenere sempre il
possesso della cima meridionale del massiccio
e della cresta orientale. Quando l’offensiva austriaca si affievolì, senza aver conseguito i risultati auspicati, gli italiani ripartirono all’assalto per
riprendere quanto gli austriaci avevano conquistato sulla montagna.
Nell’estate 1916 le battaglie sul Pasubio furono
violentissime: tra giugno e agosto gli italiani
persero più di tremila uomini per contendere
agli austriaci pochi metri di terreno. I Kaiserjäger
definirono la montagna il loro inferno, soprattutto quando, nel mese di ottobre, per respingere gli assalti italiani e mantenere le posizioni, essi
di Arianna Tamburini
riportarono la perdita del 75% dei loro soldati
(3.492 uomini, gli italiani ne persero altri 4.370).
È impossibile determinare con esattezza il numero di uomini che caddero sulla montagna nel
corso del conflitto: c’è chi li stima in 10.000, altri
in numeri ancora superiori. L’ufficiale austriaco
Robert Skorpil, testimone delle terribili battaglie
sulla montagna, scrisse nella premessa del suo
volume “Pasubio 1916-1918” che: «Quando nei
resoconti di guerra ci imbattiamo in espressioni
come ‘il suolo era imbevuto di sangue’ o ’il campo
di battaglia era sommerso di cadaveri‘, non siamo
inclini a interpretarle alla lettera. Se però sorvolassimo i campi di battaglia della prima guerra mondiale per ritrovare alcuni metri quadrati che effettivamente furono inzuppati di sangue, che furono
per davvero coperti da mucchi di cadaveri, troveremmo questo posto su un monte dove una volta
correva il confine tra l’Austria e l’Italia: sul Pasubio.
Troveremmo questo terribile posto su un piccolo
angolo di quel mare di rocce che è il Pasubio, su di
un tratto pianeggiante e sassoso lungo circa 200
metri e largo 80; volendo essere ancora più precisi,
lo vedremmo nel settore sud di questa piana, nel
suo primo terzo. Là, nell’autunno del 1916, il sangue scorreva sulle rocce, là giacevano a mucchi i
cadaveri: di amici e nemici».
Solo l’arrivo dell’inverno 1916-17 placò la violenza degli scontri, ma non pose fine al conflitto,
che divenne “guerra di mine”. La più famosa di
queste, ben 50 tonnellate di esplosivo posizionate sul fondo della galleria “Ellison” scavata degli austriaci, scoppiò sotto il “Dente italiano” il 13
marzo 1918, sgretolando l’altura e facendo oltre
500 morti.
Proprio per la sua importanza storica, il Pasubio
è sempre stato oggetto di interventi volti a conservare le numerose testimonianze della guerra,
disseminate sulla montagna. Ultimo fra i progetti di recupero portati a termine, e oggetto
dell’itinerario qui proposto, è stato completato
nel corso dell’estate 2012. Il progetto, avviato
nel 2008 della Provincia autonoma di Trento, da
quella di Vicenza, dai cinque Comuni del Pasubio e dalle Comunità Montane “Spettabile RegDall’alto verso il basso: il Dente Italiano
visto dal Groviglio; il restaurato cimitero
della Brigata Liguria con l’arco romano e la trincea
presso la Selletta Comando.
il Trentino • Novembre
37
Chiesa di Santa Maria del Pasubio.
In basso: la scalinata situata nella retrovie del Dente
Italiano; la postazione avanzata del Dente Austriaco,
dominante la selletta dei due Denti.
genza 7 Comuni” e “Leogra-Timonchio”, grazie al
sostegno di numerosi volontari e associazioni,
ha trasformato la zona sommitale in un “libro
aperto” del conflitto.
Sono stati condotti lavori di sistemazione della Strada delle 52 gallerie e di altre mulattiere
e sentieri militari sul monte Palon e sui Denti.
Inoltre, sono state recuperate sulle pendici della
montagna le strutture delle teleferiche, presso il
Rifugio Balasso e Malga Busi, e infine sono stati
recuperati i principali manufatti della zona sommitale del Pasubio, quali i camminamenti dei
due Denti, il tratto iniziale della Galleria Ellison
sul Dente Austriaco, alcune gallerie e percorsi
del Dente Italiano e ancora il camminamento
“Generale Ghersi”, la galleria “Zamboni”, le postazioni della “Selletta del Comando”. Da ultimo
sono stati condotti lavori di sistemazione della
Strada degli Eroi e altri interventi di recupero del
cimitero di guerra italiano della Brigata Liguria
e del monumento “Arco Romano”. Il Pasubio e la
Grande Guerra. Segni della memoria, pubblicazione edita dalla Soprintendenza provinciale per i
Beni architettonici e curata da Mauro Passarin,
Vittorio Corà e Marica Piva, illustra nel dettaglio
il progetto di ripristino.
L’itinerario di guerra proposto si diparte dal Passo Pian delle Fugazze (1.162 m), che si raggiunge con l’auto risalendo la Vallarsa. Qui si percorre la Strada degli Eroi che si diparte presso
il valico. Nel periodo estivo è possibile usufruire
di un servizio di bus-navetta fino alla galleria
“Generale d’Havet” a circa 1800 m di quota, che
consente di risparmiare almeno un’ora e mezza
di cammino. Dalla galleria si raggiunge il rifugio
“generale Achille Papa” in circa 30 minuti. Presso
il rifugio termina anche la “Strada delle 52 gallerie” che parte invece da Colle Xomo (1.058 m),
località del vicentino che si raggiunge scendendo dal passo Pian delle Fugazze.
Poco dopo il rifugio si aprono le “Porte del Pasubio” e si entra nella “Zona Sacra”, istituita con
regio decreto al termine del conflitto. Proseguendo lungo il sentiero Sat n. 120 si incontra
il cimitero di guerra italiano della Brigata Liguria,
contrassegnato da un imponente arco romano.
Poco sopra vi è la chiesetta di “Santa Maria del
Pasubio” (2.060 m), nelle cui vicinanze si può fare
visita ai recuperati camminamenti della “Selletta
del Comando”. Riprendendo il sentiero n. 120
si raggiungono le “Sette Croci”, a sinistra si può
osservare il tetro spettacolo del macereto del
Dente Italiano. Presso le Sette Croci si imbocca
sulla sinistra la traccia di un sentiero che sale verso il Dente Austriaco, passando per il “Groviglio”
(2.125 m), settore nel quale le battaglie per il
possesso della montagna furono violentissime.
Saliti sul vicino Dente Austriaco, appare subito la
croce eretta in ricordo dei Kaiserjäger caduti sulla montagna. Ci si inoltra tra resti di postazioni e
trincee e si incontra, quasi subito, l’ingresso della
famosa “Galleria Ellison” così chiamata in onore
del comandante degli imperiali che progettò le
difese del Dente. Chi è munito di torcia elettrica
e caschetto può inoltrarsi, con cautela, in questa spettacolare galleria, lunga circa 270 metri,
che dal lato nord del Dente Austriaco scende
la montagna, passando sotto la selletta dei due
Denti e terminando in corrispondenza della parte settentrionale del Dente Italiano, con la camera per mina che nel marzo 1918 sbriciolò l’altura.
Lungo la poderosa opera ipogea si dipartono in
più occasioni rami secondari. Dall’ingresso della
Galleria Ellison si raggiungono le trincee avanzate del Dente Austriaco, dominanti la selletta,
dove presso alcune opere rinforzate in cemento armato si trova una lapide a ricordo dei Kaiserjäger, il cui ultimo comandante di settore fu il
capitano Giovanni Conzatti di Sacco (Rovereto).
Dalle feritoie dell’opera si apre l’impressionante
spettacolo del Dente Italiano ridotto in macerie.
Scendendo dal Dente Austriaco (2.203 m) e attraversata la selletta, si sale tra massi sul Dente
Italiano e lo si attraversa completamente. Sul
retro del Dente si diparte il camminamento “Generale Ghersi”, che in circa venti minuti conduce
alla chiesetta di “Santa Maria del Pasubio”, dalla
quale ci si può incamminare sulla via del ritorno,
seguendo il percorso dell’andata.
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Strade
7 / Del Grappa
e di passo Rolle
foto di Giovanni Cavulli
Un viaggio alla scoperta delle antiche vie
testo di Ierma Sega
Settima puntata del viaggio lungo le strade
storiche del Trentino. In queste pagine la strada
statale 50 del Grappa e di passo Rolle.
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C
on questo servizio dedicato alla strada statale 50 del Grappa e di passo Rolle giunge alla sua penultima puntata il
viaggio de “il Trentino” alla scoperta e riscoperta di alcune delle strade storiche più significative della nostra provincia.
Un’avventura che si è sviluppata tra rocce scoscese, panorami
mozzafiato e accessi impossibili in ogni dove del territorio guidati dalle immagini di Paolo Calzà e Giovani Cavulli. Un percorso
che ha aperto finestre su storie, curiosità, emozioni e luoghi che,
in differente misura, hanno segnato il corso della nostra storia,
tracciato inedite geografie di scambi e comunicazioni di merci
e persone, condotto a sviluppi altrimenti impossibili se la natura
avesse conservato gli originari sbarramenti, ostacoli e asperità.
Un viaggio intrapreso seguendo la direzione imposta dall’obiettivo dei due fotografi promotori e interpreti del progetto che
hanno scelto l’uno la strada del bianco e nero e la dominanza
della natura, l’altro quella del colore e della presenza dell’uomo.
Stili e approcci differenti ma con la finalità condivisa di portare
il lettore-osservatore a riflettere sulle particolarità che altrimenti
spesso sfuggono a sguardi poco avvezzi ad osservare.
Le strade uniscono, creano rapporti, scambi, comunicazioni,
contaminazioni e, in Trentino come altrove, la lungimiranza e il
volere di cittadini, mecenati, progettisti che hanno aperto nuove vie e ne hanno promosso la realizzazione ha camminato di
pari passo con il lavoro di maestranze e operai. Un impegno di
proporzioni di prima grandezza che, a distanza di anni e alla luce
dei progressi ingegneristici e tecnologici, appare oggi come una
vera e propria conquista sulla natura.
Il reportage fotografico di queste pagine, opera di Giovanni
Cavulli, descrive il tratto tra Predazzo e passo Rolle della strada
statale 50 del Grappa e del passo Rolle che collega le due province di Trento e Belluno. Statale nonostante il declassamento a
provinciale successivamente al Decreto Legislativo 2 settembre
1997 n. 320, la strada si sviluppa in Trentino lungo un itinerario che è un autentico inno al turismo collegando tra loro mete
conosciute e apprezzate da vacanzieri invernali ed estivi: San
Martino di Castrozza, Predazzo, il Parco naturale di Paneveggio
e il valico alpino di passo Rolle che, a 1984 metri sul livello del
mare, è un luogo spettacolare della natura dove le rocce in porfidi quarziferi del Lagorai nelle loro colorazioni tra rosso, bruno e
verde, si contrappongono alle candide cime dolomitiche delle
Pale di San Martino.
Come in altri precedenti reportage, Cavulli ha scelto di far coesistere nei suoi scatti natura e uomo e ha dato vita ad un percorso
nel quale, sullo sfondo di scorci ineguagliabili fatti di rocce, ardite verticalità, prati, boschi, convivono presenze umane, mezzi di
trasporto, animali ripresi intenti a condividere il luogo con automobili e turisti.
Turisti, infatti… Proprio il turismo è una delle evidenti costanti
delle località messe in collegamento dalla strada che conduce a
quella che è la sua vetta simbolo: il Cimon della Pala. Asceso per
la prima volta il 3 giugno 1870 da E.R. Whitwell e Santo Siorpaès
di Cortina e Christian Lauener di Lauterbrunnen, il Cimon della
Pala è una cima nota non solo a turisti e appassionati di montagna ma anche a lettori e bibliofili. Il suo “battesimo letterario”
è del 1867 allorché l’irlandese John Ball (1818-1889) diede alle
stampe la prima guida turistica delle Alpi Orientali. Fu lui a coniare un paragone rimasto caro a tanta parte di letteratura e mettere in relazione il Cimon della Pala col Cervino. «Per quanto ardito
sia lo sviluppo del Cervino, esso ha tuttavia l’impronta della solidità, mentre pel Cimon è da supporre che il cader di una sola
pietra dell’immane torrione, trarrebbe con sé in rovina tutta la
gigantesca costruzione», scrisse anticipando le osservazioni che,
anni dopo, saranno riproposte anche dall’alpinista, scrittore e fotografo Guido Rey (1861-1935). Pure quest’ultimo paragonò il Cimon della Pala a «un Cervino più scosceso, più sottile del mio…
non so se per magia di questo cielo orientale che ha trasparenze
e veli ignoti agli altri cieli delle Alpi, o pel segreto delle proporzioni mirabili delle architetture dolomitiche». Nel 1872 la scrittrice,
giornalista ed egittologa inglese Amelia Edwards (1831-1892)
nel suo Cime inviolate e valli sconosciute descrive «spaccature
il Trentino • Novembre
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verticali così terrificati che sembra debbano spalancarsi da un
momento all’altro e fare precipitare l’intera massa di rocce» e tre
anni dopo l’alpinista inglese Douglas William Freshfield (18451934) nel suo capolavoro letterario The Italian Alps scrive come
una «vetta del Cimone irrompente attraverso la nebbia può spaventare un viaggiatore nervoso, il quale può avere l’impressione
di sentirsela crollare addosso da un momento all’altro».
La fortuna letteraria del Cimon della Pala trova compimento
anche al di fuori del genere della letteratura di montagna. Nel
1924 sarà lo scrittore e drammaturgo tedesco Arthur Schnitzler
(1862-1931) a far esprimere alla sua signorina Else, protagonista
dell’omonimo romanzo, sentimenti di estatica ammirazione. «È
così bello che quasi piangerei − afferma lei, per poi aggiungere ­− troppo grande il Cimon, fa paura; pare che voglia cascarmi
addosso».
E il viaggiatore moderno? Quale la sua reazione al cospetto di un
simile spettacolo della natura?
Difficile sottrarsi alla malia di tanta forza. Chi ha la fortuna di ammirare il Cimon della Pala al tramonto difficilmente ne scorda
l’emozione: l’accesa tonalità rosso-porpora che si esalta alla luce
crepuscolare ed è dovuta alla presenza di una piccola percentuale di ossidi di ferro nella roccia, è uno spettacolo imperdibile.
Così come lo sguardo sulle montagne visibili dal passo: oltre al
Cimon della Pala, Cima Vezzena − la più alta del gruppo con i
suoi 3192 metri di altitudine sul livello del mare−, Cima Colbricon a inizio della catena del Lagorai, Cima Bocche e Cima Juribrutto, la Val di Fiemme con il gruppo Adamello-Brenta.
Ma l’incontro con un luogo tanto generoso non si esaurisce così.
Percorrendo il tratto descritto dalle foto di Giovanni Cavulli è impossibile non lasciar indugiare lo sguardo sui fienili con tronchi
di legno nei pascoli e prati in località Bellamonte, sul lago artificiale di Fortebuso, su Forte Dossaccio che da qui si raggiunge,
sul Parco Paneveggio Pale di San Martino. Con una superficie di
quasi 20mila ettari, il parco è l’habitat ideale di numerosi animali
tra i quali il cervo e, su un’area di 2700 ettari, ospita la foresta di
violini, un’area ricca di abeti rossi che gli antichi liutai utilizzarono
per realizzare le casse armoniche di strumenti ineguagliabili. Ad
aguzzare bene la vista, sullo sfondo pare ancora di intravvedere
l’incedere lento di Stradivari, attento a cogliere nel fremere della
foresta la risonanza perfetta di uno dei suoi magici violini…
il Trentino • Novembre
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Homo sapiens
In mostra la grande storia
della diversità umana
U
na grande mostra per raccontare una grande storia. Forse la storia più bella di
tutte: la nostra. A partire da una piccola valle africana, qualche milione di anni
fa, un gruppo di primati di grossa taglia comincia a muoversi sugli arti posteriori in
posizione eretta e da allora il nostro cammino non si è più fermato. Homo sapiens è il
racconto di questo cammino fatto di ripetute uscite dall’Africa di gruppi umani via via
più simili a noi, di incontri e incroci tra le diverse popolazioni sparse sui diversi continenti, di un progredire di conquiste tecnologiche e culturali fino al giorno d’oggi. Una
mostra che apre a nuovi orizzonti di pensiero. Un percorso che ci aiuta a comprendere la trama profonda delle affinità e delle diversità dei popoli del mondo.
Homo Sapiens, al Museo delle Scienze di
Trento dal 21 settembre 1012 al 13 gennaio 2013 è anche un’occasione speciale,
l’ultima grande esposizione nella sede
storica di via Calepina. Una sorta di arrivederci prima del trasferimento nel nuovo
avveniristico edificio del Muse, progettato
da Renzo Piano.
Curata da Luigi Luca Cavalli-Sforza e da
Telmo Pievani, Homo sapiens è anche il
racconto di un approccio scientifico particolare all’antropologia, in cui genetica,
paleontologia e linguistica si incrociano
e confermano l’una con l’altra. Il percorso,
articolato in 4 sezioni, presenta delle caratteristiche di grande attrazione: reperti
unici presentati per la prima volta al pubblico, grandi apparati espositivi, un ricco
Nelle foto, ricostruzioni
presenti all’interno
dell’esposizione.
Dall’alto
in basso:
Eva mitocondriale,
Neanderthal, il
piccolo
ominide
di Flores.
insieme di risorse multimediali e di spazi
per l’interattività… per sperimentare e conoscere in prima persona.
Come in una macchina del tempo, saremo riportati in Africa oltre tre milioni di
anni fa durante un’eruzione vulcanica, per
scoprire, impresse nel fango di ceneri vulcaniche, le più antiche impronte di antichi
antenati.
Tra i reperti più preziosi, troviamo il calco
di un flauto ricavato da un osso di orso
(forse il più antico strumento musicale mai
scoperto) ritrovato in Slovenia, e le ossa
originali di uccello, provenienti dal sito
veneto di Fumane, che testimoniano l’uso
di penne per adornare il corpo. I fossili neolitici originali del Cranio di Mompaderno
e della mandibola di Lonche rivelano un
particolare affascinante e curioso: sulla
mandibola è stata trovata un’otturazione
effettuata con cera d’api, la
più antica testimonianza di
cure dentali della storia.
I reperti trentini paleolitici, mesolitici e
neolitici del riparo
Gaban e del Riparo Dalmeri, infine,
(statuette femminili in osso,
strumenti musicali, graffiti su
pietra, strumenti litici) raccontano i popolamenti preistorici delle Alpi, la dimensione
cultuale, le strategie di caccia, l’organizzazione degli spazi abitativi…
Homo sapiens sarà occasione per molte
iniziative, che coinvolgeranno il pubblico di ogni età: visite guidate organizzate
nei weekend, incontri con personalità
di spicco nel mondo della ricerca o con i
protagonisti della ricerca archeologica del
Museo delle Scienze daranno la possibilità al pubblico di approfondire tematiche
diverse e interessanti. Per i più piccoli gli
Angoli del racconto a tema e le sempre
richiestissime nanne al museo… in compagnia dell’uomo delle caverne.
La mostra, organizzata dal Museo delle
Scienze di Trento con Codice. Idee per la
cultura è stata insignita dell’Alto patronato del Presidente della Repubblica e può
vantare il patrocinio del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, della Commissione nazionale italiana per l’UNESCO,
dell’ANMS, dell’ICOM e di ECSITE.
Promossa dalla Provincia autonoma di
Trento, ha De Agostini quale partner
scientifico e fruisce del sostegno della
Fondazione Cassa di Risparmio di Trento
e Rovereto e Apt Trento Monte Bondone
Valle dei laghi.
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da un’idea di LUIGI LUCA CAVALLI-SFORZA
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Mostra promossa da
Organizzata da
Partner scientifico
www.hoMoSapienS.neT
Con il supporto di
Sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica
Con il patrocinio della
Presidenza del Consiglio
dei Ministri e del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali
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Stampa e partiti
I quotidiani e gli ideali politici
fra Otto e Novecento in Trentino
L
o sviluppo dell’editoria sul territorio trentino fra Otto e
Novecento è un fenomeno che per le sue caratteristiche
non trova eguali con altre realtà confinanti, fatto particolarmente significativo se si
considerano le contenute dimensioni della regione. A cavallo dei due secoli, l’analfabetismo presente in Trentino stava crollando.
di Luca Rizzonelli
L’effetto di questo processo è certamente dipeso da un’organizzazione scolastica
che aveva dimostrato negli anni di saper
sopperire alle diverse esigenze d’istruzione degli abitanti del territorio, fornendo
un’efficace formazione dei bambini attraverso le scuole elementari, ma anche
attraverso l’attivazione di scuole serali e
domenicali di recupero. Dal 1880 al 1910,
la percentuale di analfabeti trentini era
diminuita dal 14% al 3,4% della popolazione totale, mentre nel Regno d’Italia si
passò dal 62% al 43%, rimanendo a livelli
di analfabetismo ancora molto alti in termini assoluti.
Questa particolare caratteristica del contesto trentino ebbe forti conseguenze su
una lunga serie di fenomeni locali, ma in
un modo del tutto particolare sul mondo dell’editoria; le pubblicazioni cartacee ebbero una grandissima diffusione
proprio grazie alla crescente estensione
dell’alfabetizzazione.
I giornali svolsero in quegli anni principalmente un’opera di divulgazione, che
venne sfruttata non solo per informare
sul piccolo e sul grande mondo, attraverso la descrizione delle vicende che
avevano luogo o tra le valli trentine o al
di fuori del Tirolo italiano, ma anche in
funzione di uno scopo ideologico, nel
tentativo di formare un’identità che fosse
politica, sociale o territoriale.
Allo stesso tempo, questo periodo storico coincise con la progressiva riorganizzazione dei movimenti politici in partiti
moderni, con una struttura ben precisa:
all’interno di questo cambiamento di paradigma, il mezzo della stampa fu considerato uno strumento che doveva essere
ulteriormente potenziato per cercare di
diffondere con maggiore facilità ed efficacia gli ideali e le iniziative politiche
promosse dalle organizzazioni partitiche,
cercando di contrastare la stampa ufficiale filogovernativa.
Le discussioni che animarono il dibattito
politico a cavallo tra Otto e Novecento
trovarono modo di essere diffuse attraverso gli organi di stampa
dei tre principali partiti del
periodo, ovvero i liberali, i
socialisti e i cattolici.
L’Associazione Nazionale
Liberale Trentina, costituitasi nel 1871, si può definire come il primo partito
in senso moderno nato
all’interno della regione.
Inizialmente l’organo di
stampa fu “Il Trentino”, fondato nel 1868 da Giovanni
a Prato; successivamente
il 1o aprile 1886 nacque
il quotidiano “L’Alto Adige”, per iniziativa di Paolo
Cronologia
Date di nascita dei giornali trentini
2 gennaio 1866 “La Voce Cattolica”
2 gennaio 1868 “Il Trentino” (liberale)
1 aprile 1886 “L’Alto Adige”
1 ottobre 1896 “L’avvenire del lavoratore”
7 aprile 1900 “Il Popolo”
17 marzo 1906 “Il Trentino” (cattolico)
11 aprile 1913 “Risveglio tridentino”
20 maggio 1916 “Il risveglio austriaco”
Oss Mazzurana, Vittorio Riccabona, Carlo
Dordi, Luigi Brugnara e Antonio Sartori,
divenendo il nuovo punto di riferimento dei liberali. L’ambito economico ebbe
un grande risalto all’interno della rivista,
in anni contraddistinti dalla grande depressione ottocentesca e dalle energiche
iniziative pubbliche dell’amministrazione
comunale trentina per dare sviluppo alla
regione, come espresso fin dall’editoriale
inaugurale: «ci parve giunto il momento di
fondare un giornale, che anche nel nostro
paese, si occupi più specialmente di questa
evoluzione economica».
La seconda formazione politica che si costituì in partito fu il socialismo trentino,
che si diede una struttura nel 1894, ponendo le basi della successiva fondazione di un settimanale, nato due anni dopo
con il nome di “L’avvenire del lavoratore”.
il Trentino • Novembre
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Le immagini sono tratte da testate giornalistiche
presenti alla Biblioteca Comunale di Trento.
Ben presto, le potenzialità derivanti dalla
nascita di un quotidiano furono colte da
Cesare Battisti e dalla moglie Ernesta Bittanti. Al II congresso socialista di Trento
venne espressa la necessità di diffondere
gli ideali socialisti con maggiore efficacia
anche nelle valli, nelle quali prevaleva la
controparte politica cattolica, attraverso
la fondazione di un foglio giornaliero che
rispondesse ai nuovi bisogni del partito.
“Il Popolo” esordiva il 7 aprile 1900 esponendo fin dal primo numero due obiettivi principali che venivano perseguiti:
«doppio è il compito che a noi oggi spetta:
educazione civile e politica della borghesia
onde spingerla a riprendere le tradizioni
gloriose contro gli avanzi del feudalesimo,
e propaganda politica e sociale delle masse
operaie».
Per quanto riguarda la terza formazione politica, i cattolici, per quarant’anni il
giornale di riferimento fu “La Voce Cattolica”, fondato nel 1866. Il partito, prima
con il nome di “Unione Politica Popolare”
(1904), poi come “Partito Popolare Trentino” (1905), mantenne come proprio
punto di riferimento giornalistico tale
quotidiano, alla cui guida vi era Alcide
De Gasperi; il 17 marzo 1906 il nome
della testata fu cambiato in “Il Trentino”.
La decisione fu presa dal vescovo Celestino Endrici, in accordo con il direttore,
nel tentativo di dare maggiore peso alle
istanze autonomistiche trentine, provocando la decisa reazione sia dei socialisti, sia dei liberali, i quali rivendicavano
la propria maggiore partecipazione a
sostegno nella rivendicazione dell’autonomia e consideravano tale iniziativa
strumentale ed opportunistica.
La linea editoriale del giornale rimase
inalterata, esprimendo una serie di ideali
fin dalla presentazione della nuova testata: «il giornale nostro mira a ricostituire l’unità morale del Trentino, sulla triplice base
della religione, dello spirito positivamente
nazionale e della democrazia».
Tale decisione fu presa in un particolare momento di svolta per l’Impero: nel
1907 l’introduzione del suffragio universale maschile per le elezioni della camera
dei rappresentanti di Vienna, anticipata
da un allargamento della base elettorale
avvenuta nel 1896, ridimensionò fortemente l’influenza dei liberali, i quali furono penalizzati dalla fine del precedente
sistema elettorale per censo, favorendo
l’ascesa dei cattolici e dei socialisti.
Allo scoppio della guerra fra Monarchia
asburgica e Regno d’Italia tutti i quotidiani politici furono soppressi: l’unico giornale che sopravvisse fu il governativo
“Risveglio tridentino”, fondato nel 1913, il
quale però dovette ben presto cambiare nome nel 1916, per lasciare spazio ad
una titolatura non interpretabile in un’ottica nazionale italiana, ovvero “Risveglio
austriaco”.
III
bibliografia essenziale
Sergio Benvenuti, Il II. congresso socialista a Trento e la fondazione del “Popolo” di
Cesare Battisti, Bollettino / Museo del Risorgimento e della lotta per la libertà, Trento,
A. 27 (1978), n. 1, pp. 3-9.
Valerio Castronovo, Tranfaglia Nicola (a cura di), La stampa italiana nell’età liberale,
Laterza, Roma-Bari, 1979.
Annalia Dongilli, Un giornale per “Il Popolo”. L’impresa culturale dei coniugi Battisti
(1900-1914), UCT, Trento, 2005.
Maria Garbari (a cura di), Giornali e giornalisti nel Trentino dal Settecento al 1948,
Edizioni Panchieri, Rovereto, 1992.
Paolo Pombeni, Il primo De Gasperi. La formazione di un leader politico, Il Mulino,
Bologna, 2007.
il Trentino • Novembre
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Guarda, il Guardi
Il grande artista celebrato
a Venezia e dal Trentino
U
ltimo grande interprete del vedutismo veneziano, Francesco Guardi (1712-1793), neArchivio fotografico Soprintendenza gletto dopo la morte fino alla sua rivalutazione
per i Beni Storico-artistici
in Francia, quasi un secolo più tardi, nell’ambito
della nuova moda per lo stile rococò, viene oggi celebrato nel terzo centenario della
sua nascita da una mostra monografica al Museo Correr di Venezia (fino al 6 gennaio
2013) e da un prezioso cammeo curato dalla Soprintendenza per i Beni Storico-artistici della provincia di Trento con la collaborazione del Castello del Buonconsiglio –
Francesco Guardi nella terra degli avi. Dipinti di figura e capricci floreali – che dell’artista
originario della Val di Sole illustra la rara e importante produzione in terra trentina.
«Ella sa però che questo pittore lavo- dei capricci e delle feste: superando la
rava per la pagnotta giornaliera»: così percezione “ottica” di Canaletto e Bellotscriveva Pietro Edwards nel 1804 in una to, il suo stile disinvolto e sentimentale
lettera memorabile ad Antonio Canova, tesse l’immagine di una laguna quasi
in cui peraltro le «cose del Guardi» veni- preromantica. Il mezzo pittorico sfalda
vano definite «scorrette quantomai, ma le forme, corrode e rende evanescenspiritosissime». In una Venezia ormai ti le architetture, riducendo la figura
crepuscolare e consapevole del proprio umana a una macchietta indefinita, tra
ineluttabile declino, quando la cultura malinconiche penombre e luminosità
ufficiale del tempo si immergeva to- abbaglianti.
talmente nel gusto neoclassico, Guar- Se di tutto ciò danno ampia testimodi lavorava per committenti che, pur nianza le cinque sezioni del percorso al
quando raffinati, non rappresentavano tempo stesso cronologico e tematico
certo la vecchia aristocrazia cittadina, del Museo Correr, di ben altra temperama borghesi dalle fortune spesso re- tura, diverso nell’approccio e per certi
centi, tra qui i vari Lena, Sasso, Vianelli, o aspetti più originale è il pendant appagli inglesi residenti, come John Strange. recchiato al Buonconsiglio, nella Sala
Nulla poteva far presagire la straordi- Grande e nella Sala degli Specchi, dove
naria fortuna postuma, apprezzamento il “singolare binomio” di figura umana e
misurabile anche attraverso la pernicio- fiori, chiave di lettura proposta a parsa attività dei falsari, dei quali ancora tire dall’Apparizione dell’angelo a san
nel 1973 lo storico Antonio Morassi, in Francesco d’Assisi della sagrestia della
occasione dell’uscita della sua grande parrocchiale di Vigo di Ton, conferma
monografia guardesca, lamentava la la straordinaria inventiva di uno dei più
originali artisti di tutto il XVIII secolo.
non trascurabile sopravvivenza.
Il Guardi più noto è quello delle vedute, D’altra parte è proprio il ciclo delle lunette di Vigo, realizzato con il fratello
Antonio nel 1738 – ne fanno parte, con
l’Apparizione, la Lavanda dei piedi, la
Comunione sacrilega di Udone vescovo
di Magdeburgo e i due Spicchi con vasi
di fiori e stemma Guardi – che abbiamo
le prime attestazioni di quella produzione, pur marginale nella parabola
artistica di Francesco, a lungo terreno
di schermaglie da parte della critica
guardesca, di occasionali nature morte di fiori, che partendo dai modelli di
Margherita Caffi, Elisabetta Marchioni e
2 Francesco Duramano, innovano ed ele-
di Francesco Suomela Girardi
1
vano il genere fino ad alcune delle sue
espressioni più alte.
La già menzionata Apparizione, quasi
un saggio giovanile del futuro catalogo
di Francesco, mostra infatti ai lati della
scena sacra un paesaggio lacustre con
case rustiche e un precoce quanto esuberante “capriccio floreale”, cromaticamente animato da malvoni e papaveri,
dove «l’arte del fiorista Guardi appare
con maggiore risalto e ad un più alto
grado di libertà creativa» (A. Morassi).
I fiori, s’è detto, rappresentano un
aspetto relativamente secondario della più articolata “questione guardesca”
che investì la storia dell’arte del Novecento. D’altra parte, davvero esiguo è il
numero di nature morte riconducibile
con certezza alla mano di Francesco.
Non mancherà allora di rilanciare tale
spinoso argomento il fatto che proprio
in questa sede vengano presentate, accanto ai già noti Fiori all’aperto e in un
cesto con un gallo, alcune tele inedite di
collezione privata (sul Grande bouquet
di fiori in un vaso di maiolica decorato
è stata riconosciuta la sigla “F.G.”), con
ogni probabilità destinate ad assumere
un’importanza fondamentale negli studi futuri.
Queste invenzioni bizzarre e capricciose, al tempo stesso scompigliate ma
di notevole sperimentalismo formale
e cromatico – «un impeto di gaiezza
irrequieta tutta rococò» – deflagrano
verso lo spettatore grazie anche a una
proverbiale velocità di tocco che esalta
il colore a protagonista della scena.
Così come nella sua produzione maggiore Francesco Guardi rinunciò «all’effetto di realtà che contraddistingueva
la corrente principale del vedutismo»
1.Francesco Guardi
La santissima Trinità con i santi Pietro e Paolo,
particolare, olio su tela, cm 295 x 155
Roncegno, Chiesa dei SS. Pietro e Paolo.
il Trentino • Novembre
51
2.Francesco Guardi
Cesto di fiori con coppia di colombi
olio su tela, cm 75 x 99, Collezione privata.
3.Francesco Guardi
Santo in adorazione dell’Eucarestia
(San Norberto), olio su tela, cm 87x 69
Trento, Castello del Buonconsiglio, monumenti
e collezioni provinciali Castel Thun.
4.Francesco Guardi
Lavanda dei piedi, particolare
olio su tela, cm 410 x 115
Vigo di Ton, Chiesa di S. Maria Assunta,
sagrestia.
3
(A. Corboz), qui, in queste ipertrofiche
quanto opulente e chiassose rappresentazioni vegetali, ciò che conta non
è la “verità” botanica (né, tantomeno,
il significato metaforico del fiore), ma
la rielaborazione appunto coloristica,
per assemblaggi anche improbabili, di
bouquet quasi al limite della provocazione olfattiva. Quanto poi alla fortuna
di queste “scene floreali”, un indizio di
tutto rilievo può essere colto nel seguito avuto, presso i non pochi imitatori,
dall’irreale tulipano blu, invenzione e
“firma” del pittore veneto.
A proposito del Guardi “fiorante”, in
conclusione il catalogo della mostra
trentina insiste, come già fecero eminenti studiosi del secolo passato, sulle
perduranti ristrettezze economiche
che costrinsero il Nostro ad applicarsi
a qualsiasi richiesta in campo pittorico. «Se tracciò disegni e bozzetti per
decorazioni di vario tipo come soffitti,
sovrapporte, cornici, paliotti o semplici pannelli, e barche da regata, se
esistono documenti che provano una
sua attività figurativa in pale d’altare
anche nel periodo maturo, se ottenne
la sua prima importante committenza
pubblica unicamente a 70 anni e
se fu ammesso all’Accademia
in qualità di ‘pittore prospettico’ solo a 72
anni, non ancora
in limine vitae, […],
5
5.Francesco Guardi
Apparizione dell’angelo a san Francesco
d’Assisi olio su tela, cm 403 x 117
Vigo di Ton, Chiesa di S. Maria Assunta,
sagrestia.
per quali motivi avrebbe dovuto rifiutare occasionali incarichi per nature
morte, battaglie, tempeste o altri lavori
minori, a maggior ragione negli anni
Cinquanta e Sessanta, quando aveva
disperato bisogno di lavoro?» (G. Bocchi).
Nel volume, a cura di Elvio Mich, ventunesimo titolo della collana Beni Artistici e Storici del Trentino. Quaderni, oltre alle schede delle opere esposte al
Buonconsiglio, trovano ampio spazio
le ricerche che collegano la riscoperta
ottocentesca dei “pittori di Mastellina”
alla pittura di soggetto religioso (il Santo in adorazione dell’Eucarestia di Castel
Thun, l’atipica Ultima Cena di collezione
privata, la pala della parrocchiale di Vigo
di Ton e la splendida Trinità coi santi Pietro e Paolo di Roncegno), la vicenda dei
Capricci Manfroni, attualmente dispersi,
nonché importanti capitoli dedicati alla
storia del restauro del ciclo di Vigo di
Ton e alle novità emerse dalle indagini
scientifiche.
Guardando alla candidatura di Venezia
4
con il Nordest a Capitale Europea della
Cultura per il 2019, la collaborazione tra
il Museo Correr e la Soprintendenza di
Trento, questo centenario, assume un
significato ulteriore nell’ambito delle
buone pratiche di valorizzazione del
nostro patrimonio.
III
sAPERNE DI PIù
Francesco Guardi nella terra degli avi.
Dipinti di figura e capricci floreali
Trento, Castello del Buonconsiglio
fino al 6 gennaio 2013
Info:
Castello del Buonconsiglio
via Bernardo Clesio, 5 – Trento
tel. 0461 233770
Servizi educativi 0461 492811
[email protected]
www.buonconsiglio.it
Soprintendenza per i Beni Storico-artistici
via San Marco, 27 – Trento
tel 0461 492127
[email protected]
il Trentino • Novembre
52
Pastori scrittori
A San Michele la mostra su tre secoli
di graffitismo rupestre della val di Fiemme
6
anni di ricerche, 2.682 pareti rilevate, circa 30.000 scritte individuate,
5.000 già catalogate: questi i numeri della ricerca condotta dal
Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina sui monti della
valle di Fiemme, che per la prima volta propone al pubblico i risultati ottenuti con un sito internet www.scrittedeipastori.it
e una mostra a cura di Marta Bazzanella visitabile fino al 16
dicembre 2012: Le scritte dei pastori. Tre secoli di graffitismo
rupestre fiemmese in prospettiva etnoarcheologica.
La ricerca condotta dal team del Museo di
San Michele all’Adige, secondo i metodi
dell’etnoarcheologia, ha permesso di ottenere precisi risultati relativi alla frequentazione del monte Cornón, massiccio della val di Fiemme sovrastante gli abitati di
Tesero, Panchià, Ziano e Predazzo, per la
pratica della pastorizia, collocandone gli
inizi già durante l’epoca preistorica. Sono
state indagate le migliaia di scritte lasciate sulla roccia tra la seconda metà del ‘600
e la prima metà del ‘900, testimoni dell’intensa attività pastorale sulle pendici di
questa montagna.
I supporti rocciosi calcarei che separano
le grandi praterie d’alta quota, lasciati alla
fienagione, dalle fasce pascolive intermedie ospitano una vera e propria opera di
graffitismo, che li ha trasformati in grandi lavagne a cielo aperto. Il pastore fiem­
mese, deciso a dichiarare la propria iden-
tità, il proprio
saper scrivere
– non diversamente dai
suoi antenati
pre e protostorici o, per
altri versi, dai
moderni
writer
della trasgressione
metropolitana – è diventato graffitaro, scrittore, artista, fissando sulla
roccia, per quasi trecento anni,
qualcosa del proprio mondo: le iniziali
del nome e cognome, seguite dall’indicazione dell’anno, spesso con mese e giorno, e dal conteggio del bestiame portato
al pascolo, a volte racchiuse da cornici
e accompagnate da messaggi di saluto,
annotazioni diaristiche, simboli religiosi o
Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina
Le scritte dei pastori - Tre secoli di graffitismo rupestre fiemmese in prospettiva
etnoarcheologica, a cura di Marta Bazzanella
Dal 20 settembre al 16 dicembre 2012 Orario 9:00 – 12:30 / 14:30 – 18:00
(chiuso il lunedì) – San Michele all’Adige (TN)
disegni con figure di animali, scene di
caccia, ritratti, autoritratti. Quasi sempre il
pastore marcava il segno di casa, in passato molto importante perché attestava
di chi fosse la proprietà delle pecore rispetto al grande gregge, il proprietario
degli attrezzi da lavoro e così via.
Scritte che restano a tutt’oggi indelebili
e incredibilmente chiare sulle falesie calcaree della valle a dispetto di tre secoli
di intemperie, grazie anche al pigmento
usato, un’ocra rossa localmente chiamata
ból che, mescolata con latte di capra o saliva, produceva una densa poltiglia stesa
poi sulla roccia con l’ausilio di un rametto.
Il sito www.scrittedeipastori.it contiene
numerose immagini, descrizioni dettagliate dei luoghi interessati dal progetto
e della cronotipologia delle scritte, oltre
alle scheda di catalogo usata per costruire il database delle scritte e alle varie fasi
che hanno caratterizzato i progetti di ricerca condotti dal Museo.
III
Doppio Bonporti
il Trentino • Novembre
53
Il concorso internazionale
tra violino e fortepiano
T
ra le iniziative culturali che danno lustro
al Trentino in sede internazionale si colFoto: Accademia Roveretana di Musica Antica
loca, con la sua più che decennale continuità, il Concorso internazionale di Interpretazione musicale su Strumenti originali “Francesco Antonio Bonporti”, riconoscimento tra i più ambiti per gli specialisti del settore.
di Daniele Valersi
Organizzato dall’Accademia di Musica Antica di Rovereto, ente finalizzato a promuovere la musica antica e la prassi esecutiva
su strumenti originali, il Premio Bonporti è
nato nel 1996 e offre ai giovani esecutori
l’opportunità di esibirsi in un contesto altamente qualificato.
Hanno fatto parte della giuria del concorso
alcuni tra i musicisti più illustri nel campo
della musica antica: Gustav Leonhardt, Rinaldo Alessandrini, Gloria Banditelli, Alan
Curtis, Ottavio Dantone, Jill Feldman, Enrico
Gatti e Barthold Kuijken, Lucy van Dael. La
violinista svizzera Chiara Banchini, massima
interprete delle musiche di Francesco Antonio Bonporti, ha presieduto la giuria nelle
edizioni 2003 e 2005. Il concorso ha visto
crescere la qualità artistica delle proprie
proposte e l’attenzione del mondo musicale, affermandosi come uno dei maggiori
concorsi di musica antica a livello internazionale assieme allo storico concorso di
Bruges. Il Premio Bonporti ha trovato felice
conferma della propria vitalità e dell’eccellente livello artistico nell’attenzione riservatagli dai “mass media” internazionali: il
Premio Bonporti è stato l’unico evento musicale non austriaco seguito mezzi propri
dalla radio nazionale austriaca, che dal 2000
in avanti registra le prove del concorso per
poi diffonderle sul circuito radiofonico europeo. Motivo di soddisfazione è anche la
collaborazione con la Rai (dal 2002, nelle
trasmissioni “Radio Tre Suite” e “I concerti
del mattino di Radio Tre”). La soddisfazione
è più che legittima, poiché in Italia la musica antica è stata a lungo considerata un
settore di nicchia rispetto ad altre espressioni della musica colta e, in questo campo,
si riscontra un considerevole ritardo rispetto alle conquiste raggiunte in altri paesi
europei, in particolare Germania e Olanda,
dove fin dagli anni Cinquanta è nato un fervido movimento culturale attorno all’idea
dell’esecuzione filologica di musica del Sei
e Settecento, che ha portato alla riscoperta
di strumenti dell’epoca e di tesori musicali
fino a quel momento rimasti nell’oblio.
Il Concorso Bonporti termina da quest’anno le edizioni dedicate al genere cameristico e, d’ora in avanti, si rivolgerà esclusivamente al violino, alternandosi con cadenza
biennale a una nuova competizione dedicata al fortepiano (pianoforte storico) e intitolata a un importante musicista trentino,
il roveretano Giacomo Gotifredo Ferrari.
Quest’anno si è tenuta pertanto la prima
edizione del “Premio Ferrari per fortepiano”, conclusasi il quattro novembre con il
concerto di gala del vincitore. Della giuria,
presieduta da un indiscusso maestro come
Malcolm Bilson, hanno fatto parte Stefania
Neonato, Andrea Coen, Temenuschka Vesselinova (fondatrice del Museo del Fortepiano di Ala), Viviana Sofronitsky.
Il “Premio Ferrari 2012” comprende anche
un progetto europeo di formazione, perfezionamento orchestrale e corale e di
promozione, nato dalle premesse di una
forte attenzione per le radici culturali che
caratterizzano l’Eureoregione Trentino-Alto
Adige/Südtirol come territorio di sintesi e
rielaborazione delle tradizioni artistiche e
culturali centro-europee e italiane. Ha sede
a Rovereto e opera in collaborazione con il
progetto transfrontaliero “Theresia”.
III
il Trentino • Novembre
54
Antologia Rossi Zen
Cinquant’anni di pittura
tra realtà e memoria
P
alazzo Trentini, sede del Consiglio della Provincia autonoma di Trento, ha recentemente ospitato la mostra antologica di Annamaria Rossi Zen. La poliedrica pittrice, che ha all’attivo 50 anni
di attività artistica, ben si colloca fra le personalità dell’arte trentina promotrici di
valori culturali ed artistici non solo in ambito locale, ma in contesti europei ed internazionali.
di Rossella Saltini
I numerosi critici d’arte che si sono occupati di lei, assimilano la sua opera a quella
degli impressionisti, dei macchiaioli, dei
postimpressionisti o a taluni maestri contemporanei del paesaggio veneto.
Nell’intervista che segue Annamaria Rossi
Zen ripercorre il suo cammino personale
ed artistico.
Annamaria, quando ha capito che la
pittura sarebbe diventata la passione
della sua vita?
Ho scoperto di avere questa passione ancora da bambina. La pittura, che definisco
la mia “Dea ammaliatrice”, mi ha rapita ai
tempi dell’infanzia. All’epoca vivevo nel
Polesine e ai giochi all’aperto preferivo
la quiete dell’ambiente domestico. Nella mia casa trovavo fonti di ispirazione
ovunque. Copiavo un vasetto di fiori, un
cestino di frutta, un soprammobile, visioni semplici eppure capaci di trasmettermi
grandi emozioni.
ti in una realtà molto differente. Le acque
morbide e lente del Canal Bianco, su cui
si affacciava la mia casa natale di Adria,
erano state sostituite dal paesaggio aspro
delle montagne. La luce stessa era diversa. Non ritrovavo più i toni caldi dei tramonti polesani e la luce lattiginosa delle
albe padane, tuttavia anno dopo anno,
i paesaggi trentini hanno offerto nuovi
spunti per i miei quadri.
E come è avvenuto tutto ciò?
Per circa 20 anni ho sperimentato la pittura “en plein air” con tecniche ad olio. Se da
una parte mi sono immersa nella natura
trentina in una sorta di simbiosi, dall’altra
non ho abbandonato i paesaggi dei miei
luoghi d’origine, dove continuavo a tornare. Le tele di quegli anni, infatti, alter-
nano i colori decisi dei boschi e dei cieli
trentini a quelli smorzati e malinconici
degli scenari padani. Grazie a questo tipo
di esperienza ho acquisito immediatezza
e sicurezza nel tratto. La forza delle pennellate ha sorpreso alcuni critici, tanto da
far pensare a una pittura tipicamente maschile. In realtà i tratti decisi trovano una
loro precisa ragione nella pittura all’aperto: bisogna cogliere l’attimo fuggente
perché la luce cambia velocemente, le
ombre mutano per un’improvvisa folata
di vento o per una nuvola che oscura il
sole. L’occhio dell’artista non deve avere
indecisioni nel fissare le immagini sulla
tela.
Con la pittura “en plein air” arriviamo
attorno agli anni ‘80, come procede
poi la sua attività?
È un periodo, questo, in cui riaffiorano le
memorie. I soggetti dei quadri di quegli
anni non scaturiscono dall’esterno, bensì
dall’interno. Si tratta di paesaggi aerei, che
si stemperano lungo una linea d’orizzonte alta e indefinita. Avverto la necessità di
“svuotare” il magazzino della memoria per
riversarne il contenuto sulle tele, abban-
Visioni ed emozioni che si sono poi riproposte in Trentino
Il Trentino mi ha “adottata” all’età di 10
anni. Erano gli inizi degli anni ’50 quando
mio padre, dipendente delle Poste, venne trasferito qui per lavoro. I miei fratelli,
mia madre ed io ci ritrovammo catapulta-
1
La pittrice Annamaria Rossi Zen.
2
3
2.Antica città, presenze, 2012.
3.Un po’ d’estate, 2007.
4.Scenografia in rosso, 2000.
5.Oltre la luce, 1995.
dono la pittura all’aperto per dedicarmi
alla pittura in studio. La pittura in luoghi
chiusi mi impone, inoltre, di rivedere i materiali usati, in particolare i colori.
Abbandona i colori ad olio?
Non del tutto. Per evitare gli effetti nocivi provocati dagli acidi e dai solventi alla
nitro esalati dai colori ad olio, ne alterno
l’uso con colori ad acqua. E grazie all’uso
combinato di queste tecniche miste, sono
riuscita negli anni ad ottenere quel effetto
frottage che caratterizza il mio lavoro. Agli
inizi degli anni ’90, inoltre, affianco alla
pittura una breve parentesi: mi dedico alla
creazione di vetrate, sculture in bronzo e
soggetti in ceramica raku. Ma si tratta di
un intervallo piuttosto breve, visto che la
“Dea ammaliatrice” mi reclama di nuovo.
alla rivisitazione di paesaggi e scenografie
un tempo molto amate. Riprendo ad attingere dalla memoria e dal vissuto personale e da allora la mia pittura segue il
filone delle scenografie urbane, vegetali e
lagunari.
Annamaria, in quegli anni Le viene a
mancare una persona cara e la sua pittura subisce un drastico cambiamento.
Nel 1990 mio marito Vittorio muore prematuramente, sono sgomenta davanti a
questo fortissimo dolore, è un momento
nel quale temo di non riuscire più a dipingere. Invece riprendo. Mi ritrovo ad utilizzare in prevalenza colori scuri, imbriglio il
paesaggio in griglie nere, che lo rendono
simile a una scacchiera. Anche la natura,
prima così presente nelle mie tele, è relegata ai margini. La mia pittura lambisce i
territori dell’astrazione.
Nei suoi paesaggi l’orizzonte assume
spesso contorni non meglio definiti.
C’è un motivo preciso in questa scelta?
Mi piace che i fruitori delle mie opere
vengano coinvolti in immagini personali
e visioni dinamiche. Vorrei che la mia pit-
Che cosa la riporta sulla strada della
figurazione?
Nel 1996 l’invito a esporre le mie opere in
un’importante mostra, ha su di me l’effetto di una scossa benefica che mi riporta
4
5
Qual è il momento della giornata in cui
preferisce dipingere?
Dipingo solo al mattino per la limpidezza della luce e dei colori. Nelle mie opere
la luce illumina la tela da sinistra, proprio
perché nel mio studio il sole al mattino si
trova in quella posizione.
Fra le scenografie urbane, vegetali e
lagunari quali sono i soggetti da Lei
prediletti?
Amo molto i paesaggi lagunari, le ombre
lunghe delle case scrostate dall’umidità
che si riflettono sul Canal Bianco, le cui
acque ne restituiscono le immagini ammorbidite e sfumate. Queste scenografie
vengono molto apprezzate anche in occasione delle mie personali organizzate
all’estero. Inoltre ho una passione per papaveri e girasoli, fiori spesso presenti nei
miei quadri.
55
il Trentino • Novembre
tura sollecitasse infinite ipotesi di lettura e
i ricordi delle nebbie polesane mi sono di
grande aiuto in tutto questo. Uso la nebbia per offuscare l’orizzonte e sollecitare la
fantasia di chi guarda a vedere oltre.
1.Giallo d’estate, 1990.
Annamaria, un’ultima domanda: come
vede il suo futuro di pittrice?
Ho ancora molta voglia di lavorare, io stessa mi meraviglio dell’energia data dalla
pittura. La mattina, quando entro nel mio
studio, mi sorprendo per l’entusiasmo che
mi trasmettono ancora le tele e i pennelli.
E più ci penso e più mi convinco che al
futuro chiedo un’unica cosa: la capacità di
stupirmi ancora e di provare emozioni davanti alle piccole grandi cose del creato.
Niente di più e niente di meno di ciò che
mi capitava da bambina di fronte a un vasetto di margherite.
III
Adria, trento, salisburgo…
Annamaria Zen nasce ad Adria (Rovigo) nel 1940. Prima di tre figli, mostra già in età
infantile grande passione per la pittura. All’età di 10 anni si trasferisce a Trento con
la famiglia e nel capoluogo trentino risiede tuttora. Studia pittura a Verona presso
l’Accademia di Belle Arti “G.B Cignaroli”, tecniche incisorie e sperimentali a Venezia e
infine Arte applicata a Urbino. Perfeziona le tematiche artistiche presso la Künstlerhaus di
Salisburgo. Nel 1962 sposa Vittorio Rossi e l’anno seguente dà alla luce il figlio Guido.
La sua attività espositiva prende l’avvio nei primi anni ’60 con numerose collettive in Italia
e all’estero. Annamaria Rossi Zen espone in Argentina, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cile,
Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Paesi Baschi e Stati Uniti.
Ha all’attivo più di un centinaio di mostre personali e antologiche, organizzate presso
gallerie private, istituzioni pubbliche e rassegne fieristiche internazionali d’arte
contemporanea in Italia e all’estero. Grande importanza per la sua formazione artistica
hanno avuto i contatti con i maestri Carlo Bonacina, Mariano Fracalossi, Riccardo
Licata, Franco Patuzzi, Angelo Prudenziato e Wilhelm Kaufmann. Con la sua opera
conseguirà numerosi premi e importanti riconoscimenti fra cui il Premio del Presidente
della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la medaglia d’oro per meriti artistici del Comune
di Rovigo e il premio Rotary per l’Arte dal Rotary Club di Adria, sua città natale. Il suo
lungo itinerario artistico è seguito e commentato da critici illustri e documentato in varie
monografie. In occasione dei suoi 50 anni di attività, la Presidenza del Consiglio Provinciale
ha promosso a Palazzo Trentini la mostra “Annamaria Rossi Zen: 50 anni di arte”, con il
Patrocinio della Regione autonoma Trentino Alto Adige/Südtirol e del Comune di Trento.
il Trentino • Novembre
56
Ski nelle Gallerie
Trento, immagini e oggetti raccontano
la storia delle discipline nordiche
U
na mostra a carattere internazionale quella
inaugurata a Trento negli spazi de “Le Gallerie” di Piedicastello, a Trento: “SKI PAST: storie nordiche in Fiemme e nel mondo”. Il percorso espositivo approfondisce la storia delle discipline nordiche
con attenzione particolare agli ultimi due secoli e qualche accenno alle epoche più antiche.
Lo sci arriva tardi nelle Alpi, nel XIX secolo.
Molto più tardi che nei paesi del nord Europa, del nord dell’Asia, del nord America, dove
le prime tracce risalgono a
diverse migliaia di anni fa. Ci
si è mai chiesti il perché? Per
quale motivo sono le regioni
scandinave a segnare il pasmetri quadrati
so? Come è arrivato lo sci in
Trentino, a quali modelli si è
di spazio
ispirato, quali tecniche, quali
espositivo
materiali ha utilizzato? Quali
a Piedicastello
sono stati i personaggi che lo
hanno animato? Che influenper SKI-PAST
za hanno esercitato le grandi
in Fiemme
esplorazioni delle regioni polari? E cosa c’entra la Grande
e nel mondo
Guerra con la storia dello sci?
A quando risalgono le prime gare, la prima
Marcialonga, il primo Tour de Ski, i primi Giochi Olimpici invernali, le gare di fondo, il salto
con gli sci, la combinata nordica? E qual è la
storia di una valle – la Val di Fiemme – capace
di Francesca Rocchetti
4.000
di “produrre” un numero elevatissimo di campioni olimpici?
“SKI-PAST: storie nordiche in Fiemme e nel
mondo” cerca di dare risposta a queste domande in uno spazio espositivo di oltre 4.000
metri quadrati.
Il percorso inizia nella Galleria bianca con un’area dedicata agli oggetti e alle loro storie. Oggetti di ieri e di oggi, di vita di montagna, di
vittorie, di competizioni.
L’allestimento prosegue con il racconto della
vita in Val di Fiemme prima e durante la diffusione dello sci nelle Alpi. Si prosegue poi con la
storia delle prime grandi esplorazioni, a partire
da quella nel 1888 dello scienziato norvegese
Fridtjof Nansen, di cui sono esposti gli sci. Alcuni approfondimenti sono riservati ai pionieri
trentini e austriaci le cui gesta hanno favorito
l’uso dello sci nell’arco alpino durante l’Ottocento; si passa poi al 1914 quando lo scoppio
del primo conflitto mondiale impone ai soldati
di muoversi con gli sci, dando così un impulso
decisivo alla diffusione di questo strumento e
all’apprendimento della tecnica. Una sezione
è infine dedicata alla Scuola Alpina di Predazzo
e alla sua storia ultracentenaria.
La Galleria nera – la parte più scenografica del
percorso – ospita spazi dedicati allo sci nordi-
il Trentino • Novembre
57
Nella pagina precedente e a fianco, foto Fisu Archives.
Sotto, foto archivio Museo dei Tatra - Muzeum
Tatrzanskie, Zakopane (POL).
co, al salto con gli sci, alle proiezioni di filmati
d’epoca e contemporanei.
Una grande “linea del tempo” si sofferma sui
fatti e sugli eventi più importanti accaduti tra il
1924 (data della prima Olimpiade) e i Mondiali
di Fiemme del 2013, svelando i legami nascosti e inediti tra la storia dello sport e gli scenari
politico-internazionali. Installazioni e postazioni interattive spiegano infine l’evoluzione del
gesto, della tecnica e dei materiali mediante
simulatori, videogiochi e aree tecnologiche.
A interrompere la “Linea del tempo”, al centro
della Galleria nera, uno spazio speciale è dedicato agli oggetti dei grandi atleti del presente
e del passato: le loro medaglie, gli sci, le coppe
del mondo.
Per immergersi completamente nell’atmosfera della mostra è disponibile anche un campo
gara che ricostruisce, attraverso grandi installazioni, alcuni ambienti del mondo dello sci
nordico e delle competizioni. All’uscita della
Galleria bianca e prima dell’ingresso nella Galleria nera si potrà “sciare” su un anello artificiale
e provare un mini-trampolino per il salto con
gli sci.
Il percorso espositivo – che sarà disponibile fino alla fine di giugno 2013 ed è legato ai
Campionati del mondo di sci nordico che si
terranno in Val di Fiemme nel febbraio 2013
– è promosso dalla Fondazione Museo storico
del Trentino in collaborazione con il Comitato
Mondiali Fiemme 2013. Per la rilevanza dell’argomento scelto e il carattere internazionale
della mostra, partner dell’iniziativa sono la Federazione internazionale sci (FIS), l’Holmenkollen Ski Museum di Oslo e il Museo Olimpico di
Losanna. La mostra è realizzata con il patrocinio della Guardia di Finanza.
III
la mostra, dove e quando
Ski past: storie nordiche in Fiemme e nel mondo
a cura della Fondazione Museo storico del Trentino
Le Gallerie, Piedicastello – Trento
fino al 30 giugno 2013
Ingresso libero
Martedì-domenica: 9:00 – 18:00 / Lunedì chiuso
Informazioni / Prenotazioni 0461 230482
[email protected] - www.museostorico.it
www.legallerie.tn.it
Biblioteca
il Trentino • Novembre
58
Michele Rigillo,
La mia Guerra in Vallarsa e sul Pasubio.
Lettere a Giustino Fortunato
(a cura di Gianni Poletti), Associazione
Il Chiese, Storo (TN), 2012, pp. 152.
In vendita presso l’Associazione
Il Chiese, euro 12
Sono ventidue le lettere qui raccolte
dell’ufficiale italiano Michele Rigillo, scritte
dal 21 aprile al 20 giugno 1916, prima dalle zone di guerra in Vallarsa e sul Pasubio
poi da ospedali militari, all’amico e conterraneo – Rigillo, insegnate di ginnasio,
veniva dal potentino – Giustino Fortunato,
grande meridionalista
all’epoca senatore del
Regno. Un epistolario
dal sapore quasi di un
reportage giornalistico,
con riflessioni e osservazioni “dietro la guerra” accompagnate da
ricordi e curiosità biografiche, che si legge
come un romanzo grazie alla sensibile cura
editoriale dello storico
Gianni Poletti e all’inquadramento storico
di Claudio Gattera; le fotografie in bianco e
nero che muovono le pagine appartengono al Museo Storico Italiano della Guerra di
Rovereto che, assieme al Comune di Vallarsa, ha sostenuto la pubblicazione.
a cura di Silvia Vernaccini
Renato Trinco (a cura di),
Conventus scuola di democrazia palestra dell’etica, La Grafica, Mori (TN), 2012, pp. 288.
In vendita a offerta presso la Casa Natale
di Antonio Rosmini a Rovereto: tel. 0464 420788
(Padri Rosminiani) / 431427 (Biblioteca)
Fin dal suo esordio l’impegno dell’Associazione culturale “Conventus” di Rovereto, sorta nel 1987 sulle
fondamenta di una precedente unione di studenti
universitari (1943-44) è quello di testimoniare i valori
cristiani nella nostra società tramite incontri-dibattito supportati da relatori di rilievo. In occasione
dei suoi 25 anni di attività ecco dunque l’uscita di
questo volume curato dal presidente Renato Trinco, dove ad un primo
excursus storico seguono interessanti contributi – del monsignor
Valentino Felicetti, dei giornalisti Anna Maria Eccli, Sonia Severini, Monica Signorati – volti a far memoria del percorso
culturale, spirituale e sociale di “Conventus”.
Rolando Pizzini, Nel tempo del Sogno.
Un prete fra gli aborigeni, La Fontana di Siloe,
Torino, 2012, pp. 92, euro 9,50
La Fontana di Siloe, il nuovo marchio editoriale delle Edizioni
Lindau specializzate in libri di argomento religioso, fa il suo
esordio con questo titolo dedicato a don Angelo Confalonieri
(1813-1848), sacerdote missionario trentino, il primo europeo
a scegliere di stabilirsi tra gli aborigeri nel Nord dell’Australia.
Dopo una precisa quanto appassionata prefazione di Piero
Gheddo, sacerdote e firma indiscussa nel panorama missionario mondiale, la vicenda culturale, religiosa e umana di
Confalonieri viene raccontata da Rolando Pizzini (già autore di una prima monografia
scientifica dedicata alla figura di Angelo Confalonieri: Nagoyo. La vita di don Angelo Confalonieri fra gli Aborigeni d’Australia, 1846-1848, (2011) nella veste di un
Mauro Passarin,
emozionante romanzo.
Vittorio Corà e Marica
Piva, Il Pasubio e la Grande
Guerra. Segni della MemoErmanno Detti, Piccoli lettori crescono,
ria, Soprintendenza per i Beni
Collana “Capire con il cuore”,
architettonici-Provincia autonoma
Erickson, Trento, 2012, pp. 134, euro 14,50
di Trento, 2012, pp. 88, euro 7 (per
Ermanno Detti è una firma tra i massimi esperti in Italia di prol’acquisto rivolgersi alla Biblioteca
blemi riguardanti i mezzi di comunicazione, dal libro alla tv dal
della Giunta: tel. 0461 495088)
computer agli e-book. Direttore
L’Accordo di Programma siglato nel 2008 per “l’attuazione degli interventi
responsabile di “Articolo33”, testadi recupero, restauro, valorizzazione dei beni della Prima Guerra Mondiale
ta sulla formazione, in questo suo
ubicati sul massiccio del Pasubio” che si legge in fondo al libro, rivela l’imstudio per le edizioni Erickson sugportante collaborazione su larga scala dei diversi Enti (Provincia di Vicengerisce utili strategie per avvicinare
za, Comunità Montana dei 7 Comuni…) che ruotano attorno al gruppo
bambini e ragazzi al piacere della
montuoso. Si tratta in questo caso di una pubblicazione arricchita
lettura, partendo dalla constatazioda tante fotografie storiche e immagini attuali che ripercorre, per
ne che lettori si diventa anche grazie
recuperare, le “testimonianze” qui lasciate dal conflitto monanche a una crescita costante, sostenuta
diale a partire dal 1916 all’oggi: un progetto avviato nel
da interventi adeguati da parte della fami2009 che ben si inserisce nelle manifestazioni ceglia e degli insegnanti: è infatti importante, se
lebrative per il centesimo anniversario
non fondamentale, sapersi muovere con disindella Grande Guerra.
voltura tra i titoli per riuscire ad aiutare i più giovani
a scegliere quelli più adatti, in base ad età e personalità.
Fulvio Zanoni,
Mozart ai Confini d’Italia,
La Grafica, Associazione Mozart Italia,
Rovereto, 2012, pp. 358, euro 20
(per i soci dell’Associazione, fino al 31.12.2012 euro 15)
«È davvero la Rovereto del Settecento di cui non avete
mai letto!» questo libro centrato sugli anni della presenza
del compositore e musicista tedesco Wolfgang Amadeus
Mozart in Trentino (1769-1773), in particolare dei suoi 4
giorni in città, dal 24 al 27 dicembre 1769. Si tratta di una
ricerca storica accurata del musicista e docente Fulvio Zanoni, che rivisita le diverse e nutrite fonti settecentesche e
oltre, del viaggio e della permanenza di Amadeus con padre Leopold in una Rovereto in pieno fermento e crescita,
animata dalla fiorente industria serica, dalla prestigiosa Accademia degli Agiati, dalla schiera di nobili mecenati nelle
arti che abita in lussuosi palazzi… Un modo affascinante
per leggere la Roveredo di un tempo e affiancarla a quella
dell’oggi, anche grazie all’appendice dedicata a un “tour
mozartiano” per le vie della città.
Lillo Gullo,
Lo scialo dei fatti,
Lieto Colle, Collana Oro,
Faloppio (CO), 2012,
pp. 80, euro 13
Giornalista Rai in Trentino ma
siciliano d’origine, sociologo e
poeta raffinato, Lillo Gullo inizia
a pubblicare raccolte di poesie
nel 1998: già l’anno successivo
è tra i vincitori del Premio di
poesia Montale con Il disertore.
Questo sua ultima raccolta di
poesie, che prende il titolo dai
versi di Eugenio Montale «La vita è questo scialo / di triti fatti,
vano / più che crudele» tratti dalla raccolta “Ossi di Seppia”,
raffigura «lo scialo dei fatti, festoso e amoroso, drammatico
e inquietante, (…) un esempio mirabile di forza e ricchezza poetica…» come conclude il poeta e critico letterario di
chiara fama Giorgio Bàrberi Squarotti nella presentazione
al libro. Sono quartine veloci e musicali, intessute di similitudini bizzarre giustamente inserite in questa Collana Oro
“dei poeti senza tempo”; un libriccino da collezione, come
suggerisce l’Editore, prezioso ed elegante anche nella sua
veste grafica.
Fiorenzo Degasperi,
Andar per malghe
in Trentino,
Curcu & Genovese,
Trento, 2012,
pp. 176, euro 15
Sono 30 itinerari divisi
in Trentino occidentale e orientale con
meta le malghe, queste magiche realtà rurali, legami con il passato, continuità nella
tradizione: da sempre risorsa economica. Caratteristiche che
l’autore, Fiorenzo Degasperi appassionato conoscitore del
Trentino Alto Adige, descrive in questa sua nuova guida. Oltre
all’aspetto più tecnico, utile – la precisa cartografia TopMap e
le info insostituibili – il bello del libro sta anche nella descrizione più letteraria dei singoli percorsi, nei racconti che riportano le testimonianze, i ricordi di vita semplice, contadina
che s’intrecciano magari ai colori delle leggende, delle emozioni di una natura sempre generosa. Passeggiate/escursioni
che, se possono portare “in premio” l’assaggio di un saporito
formaggio, sempre regalano il piacere di poter apprezzare
più da vicino angoli di storia solo apparentemente lontana.
59
il Trentino • Novembre
Vanda Liber, I bambini di cristallo,
Saturnia, Trento, 2012,
pp. 176, euro 12
Basterebbero solo le parole scelte
dall’autrice per la dedica del suo libro al
marito e al figlio per avvertire la carica
emotiva che il lettore riceverà leggendo
queste pagine. E Vanda Liber, scrittrice
“quasi per caso”, con questo suo primo
romanzo vince il concorso letterario di
Savona “Insieme nel mondo”. Una storia
che entra nel cuore dell’India, nelle sue
infinite contraddizioni, un “universo umano” verso il quale Vanda nutre un grande
affetto, tanto che ha così scelto che tutti
i proventi del libro vengano devoluti ai
bambini di FR.L.M.Zucol S.J. di Pariyaram,
a Kerala in India.
Elvio Pederzolli, Renzo Saffi, Saxa Fracta.
Storia e itinerari tra le fortificazioni dell’Alto Garda,
Panorama, Trento, 2011, pp. 168, euro 15
“Rocce fratturate, rotte” suona la traduzione del titolo del
libro: rocce e pietre comunque cariche di storia che i due
giovani autori, appassionati cultori di storia locale e della
valorizzazione di luoghi magici come possono essere i
castelli, sanno trasmettere in queste pagine. Oltre a una
prima parte dedicata infatti a Le fortificazioni – dai primi
e originari castellieri alle fortezze della Grande Guerra
– segue la parte de Gli Itinerari, 15 percorsi da fare a
piedi o in bicicletta attraverso manieri medioevali
ricchi di fascino, trincee e postazioni militari
testimoni di battaglie crudeli per meglio
conoscere e capire lo svolgersi del passato nelle terre dell’Alto Garda.
18 ⁄ ottobre
october
2012
30 ⁄ giugno
june
2013
Storie
Nordiche in
Fiemme e
nel Mondo
Ingresso libero ⁄ Free entry
Martedì – Domenica: 09:00 – 18:00 ⁄ Lunedì chiuso
Tuesday – Sunday: 9 am – 6 pm ⁄ closed on Monday
Informazioni ⁄ Prenotazioni +39 0461 230 482
Info ⁄ Booking +39 0461 230 482
www.museostorico.it ⁄ [email protected]
Histories of
Nordic Sport
in Fiemme
and Worldwide
Partner
In Europa grazie ai programmi
del Fondo sociale europeo
S
ono ben 600 i ragazzi trentini che solo nel 2012 hanno beneficiato dei programmi di formazione all’estero promossi dalla Provincia autonoma di Trento con il
co-finanziamento del Fondo Sociale Europeo.
Nel 2012 infatti, il Servizio Europa della Provincia di Trento, peraltro già da anni
estremamente attivo sul territorio provinciale in quanto a promozione e attivazione di iniziative e programmi di formazione all’estero rivolti ai giovani del territorio,
ha associato al progetto MoVE (Mobilità Verso l’Europa), per qualificati, diplomati
e laureati, un nuovo progetto sperimentale rivolto ai ragazzi del quarto anno della
Scuola Secondaria Superiore.
Il nuovo progetto, chiamato MoS-4 (Mobilità studenti delle Scuole superiori del 4°
anno), ha permesso a ben 200 giovani
della nostra provincia di partecipare ad
un periodo di quattro settimane all’estero
di studio e approfondimento della lingua
inglese. Il programma, che ha coinvolto
i ragazzi da metà giugno a metà luglio
della scorsa estate, è stato attivato presso
svariate città nel Regno Unito e in Irlanda, come Brighton, Oxford, Cambridge,
Edimburgo, Dublino. Il progetto ha garantito l’opportunità di svolgere un periodo di immersione linguistico-culturale
fortemente personalizzato ai bisogni linguistici e formativi dei singoli partecipanti, grazie alla partnership della Provincia
con vari centri formativi esteri specializzati nella formazione linguistica. Così come
per gli altri programmi di mobilità, il Servizio Europa ha garantito anche nell’ambito del progetto MOS-4 la totale gratuità
dell’esperienza, facendosi carico dei servizi di formazione e tutoring, degli alloggi e
dei trasporti all’estero.
MoS-4, che è stato largamente promosso
presso le scuole del territorio con il contribuito di Dirigenti scolastici e di docenti,
ha avuto un riscontro oltremodo positivo
da parte dei partecipanti, anche grazie
alle caratteristiche innovative del progetto, fra cui, in primis, l’aggregazione, nella
formazione dei gruppi di invio all’estero,
di studenti provenienti da Istituti provinciali diversi, costituendo pertanto per i
ragazzi un’interessante occasione di confronto, non solo con la lingua e la cultura
estera, ma anche di scambio e conoscen-
61
il Trentino • Novembre
di Documentazione Europea
za a livello locale. Sono attualmente in
fase di valutazione gli esiti dell’indagine
valutativa condotta da parte dell’IRVAPP
– Istituto per la Ricerca Valutativa delle
Politiche Pubbliche – per comprendere
ed approfondire l’impatto della permanenza all’estero sull’apprendimento linguistico.
L’opportunità offerta dal progetto MoS4 è stata presentata a approfondita nel
corso del 3° evento “In partenza per l’Europa… e per il mondo!” promosso e organizzato dallo stesso Servizio Europa
che si è tenuto pochi giorni fa presso il
Palazzo della Regione a Trento. L’evento,
a cui hanno partecipato vari enti pubblici
promotori di azioni di mobilità nella nostra Provincia, aveva scopo informativo e
orientativo rispetto alle varie opportunità
esistenti. Per quanto riguarda le opportunità offerte dal Fondo Sociale Europeo,
accanto al progetto MoS-4 è stato come
di consueto riproposto il progetto MoVE,
attivo dal 2011, per ragazzi qualificati,
diplomati, e laureati, e che ha già consentito la partecipazione a programmi di
mobilità a oltre 700 ragazzi. Il progetto,
completamente gratuito per i partecipanti, prevedrà programmi di formazione
linguistica, formazione linguistico-settoriale e tirocinio lavorativo all’estero, con
durate variabili dalle 4 alle 24 settimane,
nel Regno Unito, Irlanda, Germania, Spagna, Francia e Malta.
In attesa dell’uscita del bando 2013 del
progetto MoVE, per qualsiasi informazione e per un supporto orientativo all’esperienza è possibile rivolgersi alla Struttura
Multifunzionale Ad Personam, in via Pranzelores 69 a Trento
numero verde 800 163 870
e-mail: [email protected],
sito web: www.fse.provincia.tn.it
(sezione Opportunità FSE per i cittadini).
III
Europ.a.
600 giovani trentini
a cura del Servizio
Europa e del Centro
Europ.a.
il Trentino • Novembre
62
ESFCoNET
Ad Helsinki l’assemblea della rete
europea relativa al FSE per i giovani
S
i è svolta a fine settembre, ad Helsinki, la XII Assemblea di
ESFCoNet, la rete europea relativa al Fondo sociale europeo (FSE) promossa dalla Provincia di Trento. ESFCoNet si propone di mettere a confronto le esperienze di gestione del FSE
in Europa ed in Italia e gli incontri organizzati dalla presidenza
di turno permettono di “toccare con mano” e studiare buone
pratiche e iniziative innovative sviluppate sul territorio.
L’esperienza
della Finlandia
In Finlandia l’impiego del Fondo sociale europeo vuole favorire la promozione dell’occupazione e la mobilità nel lavoro; la
formazione delle competenze
e l’aggiornamento continuo;
l’inclusione e la lotta alla povertà. Naturalmente, riveste un
ruolo centrale l’azione a favore
dei giovani.
A questo proposito sono state presentate due esperienze
significative cui contribuisce il
FSE:
Inno Omnia è un polo formativo che coinvolge oltre 10
mila studenti e che non si limita a “fare scuola” (rilascia ben
40 qualifiche professionali), ma
esce dalle mura scolastiche per
andare letteralmente a scovare
i ragazzi che non studiano né
lavorano e li coinvolge in percorsi su misura. Soprattutto,
attrae all’interno delle proprie
mura imprenditori (in qualità
di docenti) e imprese private
(fornendo loro spazi e servizi
a condizioni vantaggiose) che
agevolano il passaggio dei
giovani dallo studio al lavoro
e promuovono l’imprenditorialità.
Allianssi è un’aggregazione di
oltre 100 organizzazioni giovanili finlandesi che presta servizi
per i giovani e svolge un’azione di lobbing a favore dell’universo giovanile, aumentando
l’informazione e la conoscenza
dei problemi, nella convinzione che la conoscenza fondi il
potere dei cittadini e consenta
la loro partecipazione alla vita
sociale, politica, economica.
Inoltre conduce una ricerca
biennale sulla situazione giovanile in Finlandia. Dalla più recente (2011) emergono luci ed
ombre. I giovani di età compresa tra 15 e 29 anni sono il 17,5%
della popolazione finlandese.
La disoccupazione nella fascia
15-24 anni è dell’11,7% (quella generale del 6,9%). Bene
scuola ed occupazione, che
conservano un valore significativo. I giovani apprezzano il
loro lavoro e sono convinti sia
importante per la loro vita di
oggi e di domani. Migliora lo
stato di salute generale. Gli elementi negativi sono connessi
alla situazione occupazionale.
La disoccupazione è in crescita. Ben 110.000 ragazzi sotto i
30 anni non hanno un diploma
di scuola superiore e non lavorano. Ciò sembra causa di problemi mentali e di salute, oltre
che finanziari.
Programmi futuri
Sul rapporto tra i giovani e
il mondo del lavoro punterà
il programma di lavoro della
nuova Presidenza ESFCoNet,
che è stata assunta dalla Regione Lombardia. In particolare si
concentrerà l’attenzione su
alcune metodologie di intervento.
•L’autoimprenditorialità. Favorire la creazione di nuove
imprese da parte dei giovani attraverso azioni sinergiche, quali corsi di formazione per aspiranti e neo
imprenditori, agevolazioni
per l’accesso al credito ed
altri servizi di sostegno.
• Mobilità transnazionale. Sostenere finanziariamente i
progetti di mobilità europea dei giovani lavoratori
che intendono svolgere
esperienze lavorative e formative presso aziende ed
organizzazioni di altro Paese UE, per acquisire nuove
competenze tecnico-professionali.
• Formazione orientata al
lavoro. Riqualificare la formazione orientata al lavoro con la promozione del
contratto d’apprendistato
(in tutte le sue forme) e dei
tirocini formativi extracurriculari.
•Accompagnamento
ai
soggetti svantaggiati. Favorire l’inserimento e il
reinserimento nel mercato
del lavoro di giovani che
appartengono a gruppi
svantaggiati (es. disabili,
immigrati ecc.) attraverso
percorsi formativi e di accompagnamento al lavoro
tarati sulle esigenze specifiche del gruppo target.
Un ulteriore impegno sarà la
realizzazione di una raccolta
di buone pratiche nell’ambito
degli interventi a favore dei
giovani. Ne daremo conto nei
prossimi numeri.
III
GRUNDTVIG
il Trentino • Novembre
63
Europ.a.
Alla scoperta del programma europeo
di apprendimento per gli adulti
S
icuramente pochissimi sanno che Svend Hersleb GRUNDTVIG era un filologo
danese del XIX secolo, il principale studioso delle tradizioni popolari di quel
Paese. Ma pochi sanno anche che questo nome è stato assegnato ad una sezione
del programma dell’Unione europea rivolto all’apprendimento lungo tutto l’arco
della vita (LLP-Lifelong Learning Programme), l’iniziativa che comprende anche i
ben più famosi Erasmus e Leonardo.
Mentre Erasmus è rivolto al mondo universitario e Leonardo alla formazione professionale, GRUNDTVIG offre opportunità
didattiche e di apprendimento alle persone adulte e agli istituti e alle organizzazioni che contribuiscono alla formazione
degli adulti. I suoi obiettivi sono rivolti a rispondere alla sfida educativa posta dall’invecchiamento della popolazione europea
e a fornire agli adulti percorsi nuovi volti
al miglioramento delle loro conoscenze e
competenze, soprattutto verso chi ha interrotto il proprio percorso educativo senza aver conseguito le qualifiche di base.
Le attività previste da GRUNDTVIG sono
rivolte sia ad organizzazioni, che possono attivare progetti in collaborazione con
soggetti di altri Stati membri, che a singoli,
i quali possono usufruire di opportunità
di mobilità all’estero. Ed è proprio questo
secondo aspetto che ora approfondiamo.
Varie sono le tipologie di mobilità offerte
da GRUNDTVIG: dalla formazione in servi-
zio, cioè la possibilità per il personale impegnato nell’educazione degli adulti di
trascorrere presso una struttura straniera
un periodo di formazione e sviluppo professionale di durata tra cinque giorni e sei
settimane, all’assistentato, che permette a
tutto il personale impegnato nell’educazione degli adulti e ai futuri docenti dello
stesso settore di trascorrere un periodo
che va dalle 13 alle 45 settimane presso
un’organizzazione impegnata nell’educazione degli adulti, formale, non formale o
informale, in uno dei Paesi aderenti al Programma.
Le istituzioni impegnate nell’educazione
degli adulti possono ospitare un assistente
GRUNDTVIG, cioè un collega europeo che
potrà essere coinvolto nelle attività dell’istituto ospitante.
Ci sono poi le visite e gli scambi, che consentono al personale che opera nella formazione, formale, non formale o informale
degli adulti, di effettuare delle visite di la-
voro di durata molto variabile (da uno a 90
giorni) in un altro Paese.
Per ultimi ricordiamo gli workshop che organizzazioni di tutta l’UE propongono per
accogliere cittadini europei adulti interessati a partecipare alle attività di apprendimento proposte sotto forma di laboratori
della durata di cinque - dieci giorni. Questa opportunità è aperta a qualsiasi cittadino. I laboratori, infatti, riuniscono piccoli
gruppi di discenti (da dieci a venti) provenienti da diversi Paesi per un’esperienza
innovativa di apprendimento internazionale, utile per il proprio sviluppo personale e per le esigenze di preparazione, nelle
quali i discenti vengono incoraggiati anche a condividere attivamente le proprie
competenze e le proprie idee. I laboratori
possono trattare qualunque argomento,
dalle arti visive, alla musica, alla creatività,
alla matematica, dall’apprendimento della lingua (in particolare se si tratta di una
lingua tra le meno insegnate ed usate),
all’ambiente, dai gruppi di discussione su
tematiche di comune interesse europeo,
alla cittadinanza attiva e al dialogo interculturale, ecc.
Come ormai diversi cittadini trentini sanno, provare a partecipare è semplice: è infatti sufficiente sfogliare il catalogo con gli
oltre 250 workshop proposti per il periodo
settembre 2012 - agosto 2013 (disponibile
all’indirizzo: http://www.programmallp.it
/index.php?id_cnt=903)
contattare l’organismo responsabile del
workshop di interesse inviando lettera di
motivazione e CV…e sperare di essere selezionati.
Un aspetto non secondario è che le opportunità offerte sono completamente
gratuite!
III