Cammini Giubilari
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Cammini Giubilari
camminiamo insieme guida ai cammini giubilari camminiamo insieme guida ai cammini giubilari storia delle tappe Camminiamo insieme Guida ai Cammini giubilari A cura del Press Point “Roma per il Giubileo” Ideazione Ferdinando Santoriello e Luciana Coretto Progettazione editoriale, selezione iconografica e assistenza redazionale Roma Capitale Francesca Cellamare, Daniela Rustici Città Metropolitana Riccardo Bertini, Antonella Dolcemascolo, Emiliano Le Moglie Prefettura di Roma Alessandra Candelori, Alessia Pedrola, Silvia Friggeri, Giuliana Cruciani Realizzazione grafica Valerio Ventucci (Università degli Studi di Roma Tor Vergata) Foto Ufficio Stampa Roma Capitale – Servizio Fotografico Marco Catani Francesca Di Majo Claudio Papi Claudio Valletti Redazione Roma per il Giubileo Un particolare ringraziamento va ai tirocinanti, agli stagisti e a tutti quelli che hanno lavorato nella redazione. © 2016 - Roma per il Giubileo Via dei Penitenzieri, 14 - Roma www.romaperilgiubileo.gov.it [email protected] La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è un viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. Misericordiae Vultus “Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata” Papa Francesco Misericordiae Vultus Bolla d’indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia prefazione Questo progetto editoriale poggia le basi sulla suggestiva idea dell’Opera Romana Pellegrinaggi, realizzata insieme a Roma Capitale, di tracciare quattro cammini dedicati ai fedeli in arrivo a Roma per il Giubileo Straordinario della Misericordia, sulle orme degli itinerari spirituali percorsi dai pellegrini di tutto il mondo nel corso dei secoli, a partire dal 1300, anno in cui Bonifacio VIII indisse il primo Anno Santo. Ogni cammino, suddiviso in tappe, permette di raggiungere a piedi la Basilica di San Pietro, soffermandosi sui luoghi religiosi più significativi per la Chiesa cattolica. Per quei cammini passa la storia della cristianità e passano le stratificazioni culturali che caratterizzano la Città Eterna. Una storia e tante culture che si intrecciano da millenni e che abbiamo voluto descrivere da un punto di vista laico, individuando in questa pubblicazione lo strumento più adatto per consegnare questo ricco patrimonio culturale, storico e artistico oltre il Giubileo della Misericordia. Il nostro intento è quello di fare un grande omaggio a Roma, ai suoi cittadini per esplorare angoli della città in modo del tutto nuovo, ai turisti per scoprire percorsi inediti, ai fedeli che continueranno ad arrivare nella Capitale per immergersi a fondo nella sua spiritualità diffusa. La segnaletica che identifica i quattro cammini - cerchi colorati incollati sulle strade e sui marciapiedi - è destinata a cancellarsi con il passare del tempo. E con il passare del tempo c’è il rischio che venga dispersa questa immensa eredità spirituale e culturale. Proprio con l’ottica di preservare tutto questo, vogliamo lasciare una traccia tangibile per continuare a valorizzare scorci inconsueti della storia millenaria di Roma, cristiana e laica. È significativo che questa idea progettuale di trasmissione dei cammini giubilari sia nata da un’esperienza professionale unica che si è svolta, durante l’intero Anno Santo, al Press Point in via dei Penitenzieri, un luogo operativo gestito da Prefettura, Regione Lazio, Città Metropolitana e Roma Capitale, in collaborazione con i tre Atenei pubblici della città. Tramite un protocollo d’intesa, circa duecento giovani tirocinanti, guidati da ottimi professionisti, si sono impegnati in attività di comunicazione e di informazione ai cittadini e ai pellegrini per promuovere tutte le iniziative e gli eventi legati al Giubileo sui canali dedicati, mettendo a disposizione il loro entusiasmo, la loro creatività e i loro studi. Un’esperienza più che riuscita nella quale i concetti di tirocinio e lavoro si sono sovrapposti, creando originali sinergie e arrivando a risultati concreti e soddisfacenti come questa Guida, di cui sono particolarmente fiero. Entrato a regime sin da subito, il Press Point è diventato un modello lavorativo dalle mille potenzialità che, mi auguro, venga percepito dalle Amministrazioni Pubbliche come un valore aggiunto per integrare comunicazione istituzionale e nuovi linguaggi e che, quindi, possa essere replicato in altri ambiti. Ferdinando Santoriello Coordinatore della Segreteria Tecnica per il Giubileo 6 I cammini giubilari e la diffusione dell’arte al popolo attraverso la religione “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sottoterra” (Es 20, 2-4) La parola di Dio “portata” ai figli di Abramo, riluttanti fuggiaschi dall’Egitto, per bocca di Mosè sembra inequivocabile. Non solo non avrai altro Dio all’infuori di me, ma ti proibisco di rappresentare quello che è in cielo, in terra e addirittura sotto i mari. E così anche il cristianesimo avrebbe dovuto seguire la parola di Dio come avveniva nel popolo eletto e in seguito nell’Islam. Tutti conosciamo la radice comune delle tre religioni che hanno in comune storie, santi e profeti. Sappiamo anche che le “differenze” tra le tre grandi Religioni, al di là di quello che radicalismo e fanatismo vorrebbero farci credere, sono molte meno delle affinità elettive. Ma allora perché il Cristianesimo è l’unica delle grandi religioni monoteiste che fa eccezione alla Parola di Dio? Una riflessione teologica che ha percorso i secoli arrivando fino a noi e che ha “rovesciato” la proibizione divina consentendo la venerazione di immagini che vanno dalla Cappella Sistina alle icone bizantine. Tutto il cristianesimo, non solo la confessione cattolica. La “differenza cristiana” nei confronti di ebraismo e islamismo riguarda proprio la rappresentazione del divino: la fede nell’incarnazione di Dio che si fa uomo è la chiave di lettura. Con l’incarnazione del Verbo sono abolite le distanze che separavano Dio dagli uomini. Con l’incarnazione l’Invisibile ha preso forma, quantità, colore. Ormai, attraverso l’umanità di Cristo, si manifesta la divinità. Gli avvenimenti della sua vita, il suo insegnamento, i suoi miracoli ci rivelano la vera natura di Dio: il Dio di Gesù è un Dio che è Amore, un Dio che salva. Questa deificazione della figura umana, o se preferite umanizzazione della figura divina, ha prodotto una contiguità fino a quel momento impensabile. L’uomo e Dio non sono mai stati così vicini dal momento in cui Gesù introduce la corporalità dell’uomo nella realtà divina. Possiamo rappresentare Dio senza aver paura di umiliarlo perché assumendo le forme della nostra carne l’ha elevata al ruolo di “carne divina”. Ma la questione è ancora più complessa perché alla richiesta dei suoi discepoli di mostrare il volto del Padre, Gesù stesso risponde «Chi ha visto me, ha visto il Padre (Gv 14,8)». Con Gesù, Dio non ha solo un volto, ma una storia umana che può essere raccontata attraverso le testimonianze degli amici, di chi lo ha incontrato realmente. Giovanni Damasceno, santo e teologo arabo vissuto tra VII e VIII secolo si spinge a dire che: «Finché Dio è invisibile non si devono fare immagini di Dio, ma a partire dal momento in cui Dio si è reso visibile nella persona di Gesù, si è autorizzati a produrre delle immagini di Dio in Gesù». Non solo il volto di Gesù diventa il volto di Dio, ma la sofferenza sulla croce diventa il simbolo della sofferenza umana e contemporaneamente il sacrificio di un Dio per le proprie creature. Un cortocircuito tra umano e divino letteralmente inaudito ed impensabile fino a quel momento, il vero effetto moderno e dirompente del cristianesimo. L’altra riflessione che si impone riguarda l’arte o, per meglio dire, lo sviluppo della storia dell’arte in relazione all’esigenza della rappresentazione. Secondo Ernest H. Gombrich, il grande storico dell’arte inglese, c’è un intimo legame tra lo sviluppo della storia dell’arte e i motivi per cui si sceglie una modalità di rappresentazione che è al tempo stesso compendio e superamento dei precedenti stili. In questo senso ogni opera d’arte si pone come una raccolta dei precedenti punti di vista e contemporaneamente un nuovo punto di vista. La frattura, dunque, che a volte sembra inspiegabile tra arte classica e arte medievale, dove l’arte medievale sembra farsi portatrice di una regressione nelle forme, trova invece il suo senso più profondo proprio nella necessità di quest’ultima, intimamente connessa alla “sua” committenza religiosa, di comunicare “meglio” ai propri fedeli le storie del Vangelo, le storie della Bibbia e le storie dei Santi. Fermo restando che episodi di una cosiddetta “rinascenza” dell’arte classica si possono trovare lungo il corso di tutto il Medioevo in Europa in quel sempre attivo gioco dei vasi comunicanti di cui parlavamo in precedenza. Ciò che conta non è più dunque la pregevole estetica di figure universali come quelle, per intenderci, del “Discobolo” di Mirone o della “Venere di Milo” o dei fregi del Partenone di Fidia. Il messaggio, la parola o la novella diventano centrali a scapito della forma. Quei bassorilievi gotici e romanici con quelle figure sproporzionate e goffe dovevano parlare al popolo e per parlare al popolo dovevano essere chiare e di semplicità disarmante come i disegni dei bambini. La sostanza sopra e oltre la forma. Una separazione, se così si può dire, che si ricomporrà definitivamente soltanto durante il Rinascimento. Ed eccoci quindi giunti al cuore del problema. La rappresentazione sacra è il mezzo con cui la parola di Dio si fa immagine a prescindere dalla fallacità della lingua e delle parole. E l’immagine artistica si pone come mezzo centrale ed universalmente riconosciuto per l’evangelizzazione delle masse. Roma, in questo senso, sembra essere l’emblema vivente di questo sviluppo. Con i suoi duemila anni di storia e con l’incredibile numero di lingue, razze e culture che l’hanno abitata, Roma non solo si erige a monumento vivente alla storia dell’arte, ma anche come suo gigantesco contenitore. II III Passeggiando per i vicoli della Città Eterna, seguendo il solco di uno qualsiasi dei quattro cammini giubilari disegnati dall’Opera Romana Pellegrinaggi in collaborazione con Roma Capitale sulla traccia degli antichi percorsi dei pellegrini, si riesce a rintracciare questo filo rosso. La Basilica di San Clemente a due passi dal Colosseo, è un perfetto paradigma di questo “viaggio nello sviluppo della storia dell’arte”. Sorta nel IX secolo sui resti di una antica casa romana, si è poi “stratificata” tra pavimenti cosmateschi, mosaici medievali e pitture proto-rinascimentali fino ad arrivare al chiostro seicentesco che ricorda l’oscuro e onirico barocco spagnolo. Si riesce solo ad immaginare il senso di stupore e meraviglia che dovevano provare i pellegrini all’ingresso di queste incredibili basiliche nella Roma del primo Giubileo, quello del 1300. Roma all’epoca era “la Città Santa”, l’equivalente di quello che è La Mecca per la religione islamica e la Città di Davide per la religione ebraica. Ogni angolo della città eterna, oggi come allora, parlava una lingua semplice e comprensibile a tutti. Raccontava al popolo la storia, la grandezza, la meraviglia e la bellezza di Dio e della sua Chiesa, della storia di Gesù, figlio di Dio e dei suoi discepoli, della Madonna, la madre di Cristo redentore e dei santi attraverso la pittura, la scultura e l’architettura. E incamminarsi per quei vicoli era ed è ancora oggi simbolo di evoluzione da un lato spirituale e dall’altro culturale. Sarà per questo motivo che percorrendo fino in fondo il Cammino Papale, il Cammino del Pellegrino, il Cammino Mariano o quello della Misericordia si approda nel medesimo luogo, centro propulsivo e fulcro del cattolicesimo nel mondo: la basilica di San Pietro. Il grande colonnato, lo spettacolare abbraccio architettonico ideato da Gian Lorenzo Bernini, ci accoglie ed accompagna verso la Porta Santa. Se il passaggio attraverso la Porta Santa rappresenta il percorso che ogni fedele compie dal peccato alla grazia allora, in un gioco di specchi e rimandi simbolici, al di là di quella porta, subito sulla destra, non può che esserci il simbolo artistico della grazia ma anche della misericordia tout-court: la Pietà di Michelangelo Buonarroti. La scultura dell’artista fiorentino, oltre qualsiasi parola, ci “mostra” cosa sia fisicamente la misericordia. Non un concetto astratto, ma un’emozione reale, vivida. Quel nobile sentimento di compassione, attiva verso l’infelicità altrui, promosso da una virtuosa inclinazione alla pietà e al perdono. La pietà della madre verso il figlio morente che si trasforma nella pietà che ogni essere umano dovrebbe provare per un suo simile in difficoltà. Ecco come arte e religione hanno collaborato nei secoli. Nello svelamento e nell’approfondimento di temi e principi universali, validi per ogni credo e ad ogni latitudine, e nella diffusione di questi attraverso la bellezza. Una bellezza che travalica i confini dell’umano fino a spingersi al cospetto del grande mistero della creazione. Mons. Liberio Andreatta Opera Romana Pellegrinaggi cammino papale Uno dei quattro cammini giubilari è il Cammino Papale. Una tradizione antichissima ma ancora viva vuole infatti che il Papa neoeletto assuma il ruolo di Vescovo di Roma insediandosi nella Basilica di San Giovanni in Laterano, Mater et Caput di tutte le chiese della Città e del Mondo. Qui il Pontefice ne riceveva le chiavi, simbolo del potere spirituale della Chiesa, dopo aver già avuto quelle di Pietro, simbolo del potere temporale. In quell’occasione il percorso era compiuto in senso inverso rispetto a oggi: si andava da San Pietro a San Giovanni, che era anticamente la sede papale. Il Papa veniva accompagnato da un lungo corteo tra le vie del Campo Marzio e del Celio, passando per il Campidoglio, il Foro Romano e gli archi di Tito e Costantino. L’itinerario si snoda oggi per antichi monasteri e chiese medievali, i resti più importanti della Roma imperiale e le grandi chiese del Cinquecento e del Seicento. Una delle tappe fondamentali è il Carcere Mamertino, dove gli apostoli Pietro e Paolo sarebbero stati tenuti prigionieri per molti mesi. Il percorso prosegue tra le vie del centro storico ed è analogo al Cammino della Misericordia (il secondo percorso giubilare) fino a Piazza Navona, una delle piazze più importanti e conosciute della Capitale. Qui si biforca in due itinerari alternativi che comunque si concludono a Castel Sant’Angelo e quindi nella Basilica di San Pietro. 1 - Basilica di San Giovanni in Laterano 2 - Scala Santa e Sancta Sanctorum 3 - Complesso Lateranense 4 - Santi Quattro Coronati 5 - San Clemente 6 - Colosseo 7 - Archi Imperiali 8 - Santa Francesca Romana 9 - Santi Cosma e Damiano e San Lorenzo in Miranda 10 - Foro Romano 11 - Carcere Mamertino 12 - Santa Maria in Aracoeli 13 - Piazza del Campidoglio 14 - Monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana 15 - Teatro Marcello 16 - Santa Maria in Portico in Campitelli 17 - Santa Caterina dei Funari 18 - Piazza Mattei e Fontana delle Tartarughe 19 - Area Sacra Argentina 20 - SS. Stimmate di San Francesco 21 - San Giovanni della Pigna 22 - Santa Maria sopra Minerva 23 - Santa Maria ad Martyres (Pantheon) 24 - Sant’Eustachio in Campo Marzio 25 - Sant’Ivo alla Sapienza 26 - Piazza Navona 27 - Sant’Agnese in Agone 28 - Piazza Pasquino 29 - Santa Maria in Vallicella 30 - Ponte Sant’Angelo 31 - Castel Sant’Angelo 32 - Piazza San Pietro 33 - Basilica di San Pietro Scala Santa - Tappa 2 - Basilica di San Giovanni in Laterano Il cammino permette al fedele di visitare la chiesa di Santa Maria in Vallicella, una delle tre chiese giubilari. All’interno della chiesa, conosciuta anche come Chiesa Nuova, è conservato il corpo di San Filippo Neri, il santo che fondò la Confraternita della Trinità per dare ospitalità ai pellegrini e ai viandanti. Nell’anno del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, la chiesa di Santa Maria in Vallicella ha celebrato anche il cinquantenario della nascita di San Filippo Neri. VI cammino della misericordia 1 - Basilica di San Giovanni in Laterano 2 - Scala Santa e Sancta Sanctorum 3 - Complesso Lateranense 4 - Santi Quattro Coronati 5 - San Clemente 6 - Colosseo 7 - Archi Imperiali 8 - Santa Francesca Romana 9 - Santi Cosma e Damiano e San Lorenzo in Miranda 10 - Foro Romano 11 - Carcere Mamertino 12 - Santa Maria in Aracoeli 13 - Piazza del Campidoglio 14 - Monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana 15 - Teatro Marcello 16 - Santa Maria in Portico in Campitelli 17 - Santa Caterina dei Funari 18 - Piazza Mattei e Fontana delle Tartarughe Dopo l’editto di Costantino del 313 d.C., che riconosceva la libertà di culto nell’Impero Romano e quindi l’espansione del culto cristiano, crebbe la devozione per gli apostoli Pietro e Paolo, martirizzati a Roma verso l’anno 67 e ritenuti i fondatori della Chiesa, e il pellegrinaggio verso Roma si affiancò presto a quello a Gerusalemme. 19 - Area Sacra Argentina 20 - SS. Stimmate di San Francesco 21 - San Giovanni della Pigna Secondo la tradizione, infatti, l’apostolo Pietro fu detenuto presso il Carcere Mamertino, l’antico carcere Tullianum, oggi situato al di sotto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, e - probabilmente - il carcere più antico di Roma o, addirittura, il carcere più antico del mondo. 22 - Santa Maria sopra Minerva 23 - Santa Maria ad Martyres (Pantheon) 24 - Sant’Eustachio in Campo Marzio 25 - Sant’Ivo alla Sapienza 26 - Piazza Navona 27 - Sant’Agnese in Agone 28 - Santa Maria dell’Anima 29 - Santa Maria della Pace e Chiostro del Bramante 30 - San Salvatore in Lauro 31/32 Ponte Sant’Angelo e Castello 33 - Piazza San Pietro 34 - Basilica di San Pietro Articolato in 33 tappe, il Cammino della Misericordia parte dalla Basilica di San Giovanni in Laterano e arriva a San Pietro ripercorrendo, nel suo tratto finale, la strada dei pellegrini che arrivavano dal Nord per visitare la tomba di San Pietro, replicando quella che - nel San Pietro e Paolo affresco - Tappa 11 - Carcere Mamerino Medioevo - diventò una delle tre peregrinationes maiores insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela. Il Carcere Mamertino rappresenta una tappa fondamentale del Cammino della Misericordia, che si snoda poi lungo le vie della Roma medievale e rinascimentale, passando per la chiesa giubilare di San Salvatore in Lauro nel rione Ponte, posta sulla direttrice verso il Ponte Sant’ Angelo e San Pietro. La chiesa di San Salvatore in Lauro, santuario mariano dedicato alla Madonna di Loreto, che negli ultimi anni ha accentuato la vocazione alla preghiera, alla confessione e alla spiritualità basata sul carisma di San Pio da Pietralcina, è stata scelta come chiesa giubilare e conserva le reliquie di Santi molto conosciuti in tutto il mondo, come quelle degli Apostoli San Giuda Taddeo e San Pietro, Santi “romani” come San Paolo e San Filippo Neri e altri più vicini al nostro tempo: Santa Bernadette, San Josèmaria Escrivà de Balaguer e San Pio da Pietrelcina. VIII cammino del pellegrino Il Cammino del Pellegrino ripercorre uno degli itinerari tradizionalmente seguiti dai “Romei” che raggiungevano a Roma partendo da diverse parti d’Italia e d’Europa. Il termine “Romei”, infatti, era utilizzato per indicare i fedeli cristiani che in età medievale si recavano a Roma per venerare e pregare sulle tombe dei martiri, in particolare di Pietro e di Paolo. Il percorso parte dalla Basilica di San Giovanni in Laterano e, attraverso un percorso di 30 tappe disseminate lungo più di 8 chilometri, raggiunge la Basilica di San Pietro. Una delle tappe fondamentali del Cammino è la chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, luogo storico di accoglienza di migliaia di pellegrini nei Giubilei del XVI e XVII secolo. Particolare facciata - Tappa 21 - San Paolo alla Regola 1 - Basilica di San Giovanni in Laterano 2 - Scala Santa e Sancta Sanctorum 3 - Complesso Lateranense 4 - Santi Quattro Coronati 5 - San Clemente 6 - Colosseo 7 - Archi Imperiali 8 - Santa Francesca Romana 9 - Santi Cosma e Damiano e San Lorenzo in Miranda 10 - Foro Romano 11 - Carcere Mamertino 12 - Santa Maria in Aracoeli 13 - Piazza del Campidoglio 14 - Monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana 15 - Teatro Marcello 16 - Santa Maria in Portico in Campitelli 17 - Santa Caterina dei Funari 18 - Piazza Mattei e Fontana delle Tartarughe 19 - San Carlo ai Catinari 20 - Santa Maria in Monticelli 21 - San Paolo alla Regola 22 - Santissima Trinità dei Pellegrini 23 - Palazzo Spada 24 - Piazza Farnese e Santa Brigida 25 - Via Giulia 26 - San Giovanni dei Fiorentini 27 - Ponte Sant’Angelo 28 - Castel Sant’Angelo 29 - Piazza San Pietro 30 - Basilica di San Pietro La chiesa, che si trova nel Rione Regola, è fortemente legata all’opera di San Filippo Neri, fondatore della Confraternita della Trinità, creata per accogliere e curare viandanti, pellegrini e indigenti provenienti da diverse zone della città. L’itinerario prosegue, poi, per via Giulia e permette ai pellegrini di fare tappa nella chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, una delle tre chiese giubilari. La scelta di San Giovanni dei Fiorentini come chiesa giubilare può essere ricondotta sia alla sua posizione, vicina a Ponte Sant’Angelo e quindi a San Pietro, sia alla quantità di memorie storiche che la legano ai Giubilei a al tema della Divina Misericordia. La devozione alla Divina Misericordia, proibita negli anni ’50, riprese vigore proprio presso questo luogo dove si è sviluppata grazie ad alcuni gruppi di preghiera per poi spostarsi definitivamente, con l’intervento di Giovanni Paolo II, presso la Chiesa di Santo Spirito in Sassia. X cammino mariano Il Cammino Mariano parte dalla Basilica di Santa Maria Maggiore e arriva alla Basilica di San Pietro dopo 28 tappe, passando per via Urbana, via Madonna ai Monti, via Tor dei Conti, via dei Fori Imperiali e il Carcere Mamertino, dove si connette con il primo e secondo itinerario fino a piazza Navona, per poi separarsi nuovamente. La Basilica di Santa Maria Maggiore, da cui il Cammino trae il suo nome, è situata sull’estremità del monte Esquilino e rappresenta un autentico gioiello di bellezze dal valore inestimabile. Da circa sedici secoli domina la città di Roma: tempio mariano per eccellenza e culla della civiltà artistica, rappresenta un punto di riferimento per i cives mundi che da ogni parte del globo giungono nella Città Eterna. 1 - Basilica di Santa Maria Maggiore 2 - Santa Pudenziana 3 - San Lorenzo in Fonte 4 - Madonna dei Monti 5 - Foro Romano 6 - Carcere Mamertino 7 - Santa Maria in Aracoeli 8 - Piazza del Campidoglio 9 - Monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana 10 - Teatro Marcello 11 - Santa Maria in Portico in Campitelli 12 - Santa Caterina dei Funari 13 - Piazza Mattei e Fontana delle Tartarughe 14 - Area Sacra Argentina 15 - SS. Stimmate di San Francesco 16 - San Giovanni della Pigna 17 - Santa Maria sopra Minerva 18 - Santa Maria ad Martyres (Pantheon) 19 - Sant’Eustachio in Campo Marzio 20 - Sant’Ivo alla Sapienza 21 - Piazza Navona 22 - Sant’Agnese in Agone 23 - Piazza Pasquino 24 - Santa Maria in Vallicella 25 - Ponte Sant’Angelo 26 - Castel Sant’Angelo 27 - Piazza San Pietro Interno Basilica - Tappa 1 - Basilica di Santa Maria Maggiore Al suo interno alcune particolarità la rendono unica, come i mosaici della navata centrale e dell’Arco Trionfale risalenti al V secolo d.C., realizzati durante il pontificato di Sisto III (432-440), e quelli dell’Abside, la cui esecuzione fu affidata al frate francescano Jacopo Torriti per ordine di Papa Niccolò IV. Il cammino prosegue per via Liberiana fino ad arrivare a via del Governo Vecchio, dove si incontra una delle tre chiese giubilari: “Santa Maria in Vallicella” che, pur avendo ormai quasi quattro secoli di vita, rimane sempre la “Chiesa Nuova”. La chiesa, infatti, venne eretta al posto di una vecchia chiesa medioevale di Santa Maria in Vallicella, incorporando, allo stesso tempo, anche altri due edifici sacri: la chiesa di S. Elisabetta a Pozzo Bianco e quella di S.Cecilia a Monte Giordano. Era il 1575 quando l’antica Chiesa di Santa Maria in Vallicella fu donata da Gregorio XIII a S. Filippo Neri, il quale, con l’aiuto dello stesso Pontefice e del cardinal Cesi, fece edificare la nuova chiesa da Matteo da Città di Castello e da Martino Longhi il Vecchio. 30 - Basilica di San Pietro XII archi imperiali Gli archi trionfali, una delle tipologie architettoniche più originali e affascinanti di Roma, venivano realizzati per celebrare un generale o un imperatore al termine di una campagna militare vittoriosa. Dopo aver percorso la via Sacra carichi del bottino di guerra, con al seguito i prigionieri resi schiavi, le truppe passavano sotto queste imponenti “porte sacre” che avevano la funzione di celebrarne le gesta e di “purificarli” dal sangue versato. Una volta attraversato l’arco, i soldati deponevano le armi e tornavano a essere semplici cittadini. Questi monumenti avevano delle caratteristiche comuni: si strutturavano in un parallelepipedo con uno o più attraversamenti e, nella parte superiore, possedevano un’iscrizione che riportava la motivazione della costruzione. Già presenti nel II secolo, si moltiplicarono in età imperiale, quando assunsero un significato simbolico indissolubilmente legato alla volontà di glorificare gli imperatori o i cittadini virtuosi. Tuttavia, oggi, sono visibili soltanto tre archi: quelli fatti edificare da Tito e Settimio Severo, che si trovano nel Rione Campitelli, e quello Come Arrivare Via dell’Arco di Settimio, 1 B Colosseo 3/51/85/87/117 www.archeoroma.beniculturali.it di Costantino, nel Rione Celio. L’arco di Tito, situato nella parte occidentale del Foro Romano, è in marmo e a un solo fornice, i cui pilastri presentano quattro semicolonne che sorreggono una trabeazione con fregio. Fu eretto tra l’82 e il 90 d.C. per celebrare la vittoria contro i Giudei e la presa di Gerusalemme ad opera dello stesso Tito, raffigurato mentre viene portato in cielo da un’aquila. L’arco di Settimio Severo e quello di Costantino celebrano rispettivamente la vittoria sui Parti e quella su Massenzio. Entrambi realizzati in marmo, sono costruzioni a tre fornici con un passaggio centrale più grande e due laterali più piccoli. 7 1 7 7 Passare sotto un arco dopo una campagna militare vittoriosa, oltre alla celebrativa, aveva anche una funzione purificatrice simbolica: deporre le armi e lavarsi dal sangue dei vinti. area sacra argentina La piazza di Largo di Torre Argentina è situata nell’antica zona di Campo Marzio, area consacrata al dio Marte e adibita ad esercizi militari. La denominazione “Argentina” deriva da Argentoratum, antico nome di Strasburgo, città di origine di Johannes Burckardt, cerimoniere di Alessandro VI Borgia e noto anche come vescovo argentinensis. Egli, infatti, chiamò Argentina dal nome latino della sua città natale la torre inclusa nel suo palazzo. Con il passare del tempo l’appellativo “Argentina” si sostituì a quello precedente “Calcarario”, dalle calcare, cioè le fornaci per la trasformazione dei marmi in calcare di cui la zona era fornita. Lavori di demolizione iniziati nel 1926 riportarono alla luce uno dei più importanti complessi archeologici della città, inaugurato il 21 aprile 1929 da Benito Mussolini. L’area comprende una vasta piazza lastricata su cui sorgono i resti di quattro templi romani designati con le lettere A, B, C e D poiché non è stato possibile determinare con certezza a chi fossero dedicati, anche se alcune ipotesi fanno riferimento alle dee Feronia, Fortuna, Giuturna e ai Lari Permarini. I templi, risalenti all’età della Repubblica, si ergono di fronte a una strada pavimentata, ricostruita in epoca imperiale dopo l’incendio dell’80 d.C. Come Arrivare Via di San Nicola de’ Cesarini 8/40/62/64/70/492 www.sovraintendenzaroma.it Nel corso del V secolo l’area è stata progressivamente abbandonata e, di conseguenza, gli edifici lì situati hanno cambiato la propria funzione, subendo probabilmente anche delle modifiche strutturali. Infatti, sulla base delle strutture ancora visibili, si può ipotizzare che la zona sia stata inizialmente occupata da un complesso monastico per poi lasciare spazio a imponenti edifici, verosimilmente delle case aristocratiche e anche una chiesa, realizzati con grandi blocchi di tufo tra l’VIII e il IX secolo d.C. La leggenda, recentemente supportata da evidenze storico-archeologiche, vuole che proprio in quest’area sia stato ucciso Giulio Cesare: è stato infatti trovato un basamento della curia di Pompeo, luogo in cui i congiurati pugnalarono il dittatore. 19 19 14 3 La leggenda vuole che proprio in quest’area sia stato ucciso Giulio Cesare. basilica di s. giovanni in laterano L’Arcibasilica del SS.mo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, comunemente detta San Giovanni in Laterano, sorge nelle vicinanze del monte Celio ed è la mater et caput di tutte le chiese di Roma e del mondo. La Basilica sorge ancora nello stesso luogo in cui fu eretta dall’imperatore Costantino, sui terreni di proprietà della nobile famiglia romana dei Laterani, dalla quale prende il nome tutta l’area. Il Patriarchio, o dimora lateranense, fu la residenza dei Papi fino al XIV secolo e l’epicentro della cristianità durante il Medioevo. La pianta della primitiva basilica costantiniana era molto simile a quella odierna, con le cinque navate e i muri perimetrali. La facciata settecentesca, ideata da Francesco Borromini, è stata realizzata dall’architetto Alessandro Galilei. Il transetto sud della chiesa ospita l’altare del SS. Sacramento sovrastato da un ciborio barocco con pietre preziose. In una nicchia, sopra il ciborio, vi era un bassorilievo in argento dorato di Curzio Vanni (15881589) del peso di mille libre sorretto da due angeli modellati da Ambrogio Buonvicino (1552-1622) e fusi da Come Arrivare Piazza S. Giovanni in Laterano, 4 A San Giovanni 3/16/81/85/87/117/186/218 571/650/665/714/850 www.vatican.va Orazio Censore. Questo era posto a protezione di una tavola di legno di cedro ritenuta quella dell’Ultima Cena. Sopra la confessione vi è l’altare papale con il baldacchino gotico, opera dell’architetto Giovanni di Stefano. Nella parte superiore dell’altare papale, protetto da una fitta grata in oro, il reliquiario conserva le teste dei SS. Pietro e Paolo, precedentemente custodite nel Sancta Sanctorum, l’edificio dove oggi si trova la Scala Santa. Particolare importanza artistica riveste anche l’abside decorato con il mosaico della Vergine e Santi, realizzato nel 1291 da Jacopo Torriti. Nel 1300 proprio a San Giovanni in Laterano fu indetto il primo grande Giubileo della storia. 1 5 1 1 La mater et caput di tutte le chiese di Roma deve il suo nome all’antica famiglia romana dei Laterani, sui cui terreni sorgeva e sorge ancora la Basilica. basilica di santa maria maggiore La Basilica di Santa Maria Maggiore sorge sulla sommità del colle Esquilino e fa parte delle quattro basiliche patriarcali di Roma. Tempio mariano per eccellenza e culla della civiltà artistica, è l’unica che ha conservato la primitiva struttura paleocristiana benché arricchita da successive aggiunte. La struttura interna dell’edificio è resa unica dalla presenza di alcune particolarità: i mosaici della navata centrale e dell’arco trionfale risalenti al V secolo d.C. e realizzati durante il pontificato di Sisto III (432-440); i mosaici dell’abside, la cui esecuzione fu affidata al frate francescano Jacopo Torriti per ordine di Papa Niccolò IV (12881292) e il pavimento “cosmatesco” di Eugenio III donato dal cavaliere Scoto Paparone e dai suoi figli nel 1288. I lavori di ampliamento e revisione dello spazio della basilica, affidati a Giacomo Lauro nel 1618, prevedevano la convivenza dei mosaici dell’antica facciata, opera di Filippo Rusuti (1290), con le recenti realizzazioni del pontificato di Paolo V: il palazzo laterale destro, opera di Flaminio Ponzio, e la colonna corinzia proveniente dalla Basilica 7 Come Arrivare Piazza S. Maria Maggiore, 42 A Termini 16/70/71/360/649/714 www.vatican.va di Massenzio, collocata nella piazza antistante la basilica nel 1614. La leggenda vuole che sia stata proprio la Vergine a ispirare la costruzione della chiesa, apparendo in sogno al patrizio Giovanni e al Papa Liberio nella notte fra il 4 e il 5 agosto del 352 d.C. avvisandoli che il giorno dopo, nonostante il caldo afoso avrebbe nevicato solo sul punto in cui lei desiderava si costruisse una chiesa. La Basilica di S.Maria Maggiore, infatti, è anche detta S. Maria della Neve poiché il mattino del 5 agosto la sommità del monte Crispio (Esquilino) era ricoperta di un soffice manto di neve. 1 Il più grande santuario mariano del mondo è chiamato dai romani Santa Maria della Neve. La leggenda vuole che il 5 agosto del 352 d.c. la Vergine abbia coperto con un manto di neve il luogo su cui sarebbe dovuta sorgere. Basilica di San Pietro San Pietro in Vaticano è la maggiore delle quattro basiliche papali. L’attuale complesso ha un’origine antichissima, frutto di secoli di stratificazione. Nel I secolo d.C. l’area vaticana ospitava gli Horti di Agrippina, grande villa che comprendeva anche il circo nei pressi del quale, in epoca neroniana, si formò la necropoli con tombe perlopiù pagane. Quest’ultima fu interrata per volere dell’imperatore Costantino e al suo posto fu costruita la grande basilica costantiniana, abbattuta soltanto all’epoca di Paolo V (1605-1621). A mille anni dalla fondazione, San Pietro andava in rovina e fu Niccolò V a iniziarne l’ampliamento su suggerimento di Leon Battista Alberti e su progetto di Bernardo Rossellino. Tuttavia fu Papa Giulio II della Rovere a terminare i lavori affidandoli al Bramante, il quale conferì alla basilica il suo aspetto attuale. Da quel momento sono trascorsi 120 anni, durante i quali si sono avvicendati diversi artisti tra cui Antonio da Sangallo, Michelangelo, Carlo Maderno e Bernini. Come Arrivare Piazza San Pietro A Ottaviano FS Stazione S.Pietro 19/46/64/98/190/590/881 916/982 www.vatican.va La cupola, sorprendente per dimensione e armonia, fu ideata da Michelangelo a partire dalla fine del 1546 ed è la più grande d’Europa. I lavori furono interrotti alla morte dell’artista, nel 1564, e ripresi durante il pontificato di Sisto V Peretti da Giacomo Della Porta e Domenico Fontana. Dentro la basilica è presente il gruppo scultoreo della Pietà, realizzata da Michelangelo nel 1499. Nella navata centrale si erge il Baldacchino, alto 28 metri e realizzato nel 1624 da Gian Lorenzo Bernini su incarico di Papa Urbano VIII Barberini. 33 34 30 28 9 Da necropoli a basilica cristiana attraverso duemila anni di storia. San Pietro è il centro universale della cristianità. carcere mamertino L’antico carcere Mamertino (o Tulliano) si trova all’ombra del Campidoglio, nel rione Campitelli, parzialmente nascosto dalla chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, costruita sopra di esso nel XVI secolo. È un luogo fondamentale per la cristianità essendo stata la prigione in cui furono rinchiusi San Pietro e San Paolo prima del martirio. Le origini di questo edificio oscillano tra realtà e leggenda: sembra che sia stato edificato da Anco Marzio nel VII secolo a.C., anche se vi sono tracce di insediamenti risalenti all’età arcaica. Diverse fonti, tra cui lo storico Sallustio, accertano il suo uso in epoca repubblicana, durante la quale fu ampliato, e “ospitò” illustri personaggi come Vercingetorige e Giugurta. La cristianizzazione del sito risale invece all’VIII secolo, periodo in cui il nome “mamertino” prevalse sul precedente “tulliano”. Nonostante del carcere Mamertino sia rimasta soltanto una piccola parte, sono ancora ben visibili i due livelli su cui era ed è dislocato: quello superiore, di forma trapezoidale, chiamata Carcer, presenta muri realizzati in blocchi di tufo su cui vi sono ancora degli affreschi. Al centro dell’ambiente si trova una botola che rappresenta l’accesso alla zona sottostante (ipogeo), oggi raggiungibile Come Arrivare Via Clivo Argentario, 1 B Colosseo 51/60/63/83/85/87/117/118 160/170 www.archeoroma.beniculturali.it per mezzo di una scala. Il livello ipogeo, circolare, è quello più antico ed è chiamato “tulliano” (dal latino tullus) per la presenza di una sorgente d’acqua e risale all’età arcaica ed era il luogo in cui venivano gettati e abbandonati al loro triste destino di morte i prigionieri di Stato. La leggenda narra che San Pietro, scendendo nel Tullianum, batté la testa lasciando così un’impronta che è ancora oggi visibile e protetta da una grata. Nel periodo della loro detenzione i due Apostoli fecero scaturire per miracolo una polla d’acqua e convertirono i loro carcerieri Processo e Martiniano, divenuti martiri a loro volta. Dopo lunghi lavori di restauro il carcere è stato riaperto al pubblico nel mese di luglio 2016. 11 11 11 6 11 Questo luogo, considerato il carcere più antico del mondo, ha ospitato i grandi nemici e i traditori di Roma: da Vercingetorige a Giugurta, da Gracco all’apostolo Pietro. castel sant’angelo Poco lontano dalla Basilica di San Pietro, al termine di Ponte Sant’Angelo, si erge imponente Castel Sant’Angelo. Il mausoleo, realizzato per volere dell’imperatore Adriano nel 123 d.C. come tomba per sé e i suoi familiari, venne ultimato da Antonino Pio nel 139. Mentre tutti gli altri monumenti di epoca romana vengono stravolti, ridotti a rovine o a cave di materiali di spoglio da riciclare in nuovi e moderni edifici, il Castello, attraverso una serie ininterrotta di sviluppi e trasformazioni che sembrano scivolare l’una nell’altra senza soluzione di continuità, accompagna per quasi duemila anni le sorti e la storia di Roma. Sede del museo nazionale di Castel S. Angelo dal 1925, ospita collezioni di arte e storia nonché cimeli dell’Esercito Italiano in una cornice monumentale unica. Da monumento funerario ad avamposto fortificato, a edificio con funzione di carcere, la storia complessa e stratificata del mausoleo è riconducibile dunque ai tre nuclei principali, che sono: le vestigie romane del mausoleo imperiale, il castello fortificato e gli appartamenti papali. 13 Come Arrivare Lungotevere Castello, 50 A Lepanto 23/32/34/40/49/62/81/87/280 590/926/982/990 castelsantangelo.beniculturali.it In alcuni periodi dell’anno è possibile percorrere il famoso “Passetto” o “er Corridore” (il Corridoio), di Borgo: un passaggio sopraelevato e fortificato che collega il Vaticano con Castel Sant’Angelo, passando sulle Mura Vaticane. Tale passaggio, che portava al Castello direttamente dai Palazzi Vaticani, permetteva al capo della Chiesa di rifugiarsi in caso di necessità dentro la fortezza stessa. Nel 1527 il passetto fu utilizzato come via di fuga anche dal Pontefice Clemente VII Medici che si rifugiò a Castello durante il Sacco di Roma perpetrato dai Lanzichenecchi di Carlo V. È questa l’ultima grande impresa legata al Passetto, che dalla fine del Cinquecento vede tramontare la sua funzione difensiva. 31 32 28 26 Quando vide la luce non era un castello ma un sepolcro, e tra le numerose statue che lo ornavano non c’erano né santi né angeli. Il Colosseo, simbolo universale della Città Eterna, si trova nel cuore del rione Celio. Il nome originario di questo imponente monumento, con pianta a base ellittica e una circonferenza di 527 metri, è Amphitheatrum Flavium, dalla dinastia Flavia cui appartenevano gli imperatori Vespasiano e Tito che si occuparono della sua realizzazione. colosseo Inaugurato nell’80 d.C., ospitò a lungo i giochi tra i gladiatori (munera), le simulazioni di battaglie navali (naumachie) e quelle di caccia ad animali feroci ed esotici (venationes). Nel 1349 cadde in uno stato di abbandono a seguito di un terremoto che devastò gli ordini rivolti verso la collina del Celio. Durante quel periodo il Colosseo fu utilizzato quindi come fonte di materiali da costruzione. Il marmo della facciata e gli ornamenti in bronzo e in ferro furono utilizzati nelle costruzioni di edifici storici della città. L’esterno è composto da quattro ordini architettonici sovrapposti. I primi tre sono formati da ottanta arcate, mentre il quarto è suddiviso in riquadri intervallati da finestre. 15 Come Arrivare Piazza del Colosseo, 1 B Colosseo 3/51/85/87/117 archeoroma.beniculturali.it Nell’ultimo ordine erano inseriti supporti in muratura e in legno per sostenere un immenso telone (velarium) che serviva a riparare gli spettatori dal sole. All’interno (cavea) c’erano gradinate in laterizio rivestite in marmo. Il Colosseo è conosciuto come tale in quanto sarebbe stato costruito a pochi metri dalla statua di Nerone detta “Colosso”. Secondo un’altra versione, invece, il nome Coliseum (Collis Isei) deriva dalla sua collocazione nel luogo in cui una volta sorgeva un tempio dedicato a Iside. L’anfiteatro è stato dichiarato patrimonio dell’UNESCO nel 1980 e nel luglio del 2007 è stato inserito tra le nuove sette meraviglie del mondo. 6 6 6 “Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo” - Beda il Venerabile, Santo e Dottore della Chiesa complesso lateranense Distrutto da un incendio nel 1308 fu ricostruito tra il 1586 e il 1589 dall’architetto Domenico Fontana, nell’ambito dei lavori commissionati da Sisto V per la nuova edificazione del Complesso Lateranense. Il battistero costantiniano, detto anche “San Giovanni in Fonte” o “San Giovanni in Onda”, è stato costruito con dei materiali antichissimi risalenti al V secolo. Grazie ai moderni scavi sono state riscoperte forme architettoniche più vicine a quelle originali come: la pianta dell’edificio, l’andamento del muro perimetrale e la posizione dei pilastri di rafforzo. Fu Sergio III a far trasformare la pianta circolare originale in ottagonale, a delimitare la vasca battesimale con le otto colonne di porfido, a ornare la volta con mosaico e a far incidere sull’architrave ottagonale i suoi versi sulla dottrina del battesimo. Nel corso dei secoli sono stati realizzati diversi lavori di ampliamento e restauro del Come Arrivare Piazza San Giovanni in Laterano A San Giovanni 3/16/81/85/87/117/186/218 571/650/665/714/850 www.vatican.va battistero, i più importanti dei quali su commissione di Gregorio XIII, Innocenzo X e Urbano VIII. Nel Complesso Lateranense grande importanza ha l’obelisco in granito rosso, uno dei più antichi di Roma, proveniente dall’area orientale del tempio di Amon-Ra a Karnak (Egitto). Secondo una leggenda romana, riportata sulla base dell’obelisco lateranense, Sant’Elena, madre di Costantino, sarebbe stata battezzata nello stesso battistero provvedendo in seguito ad arricchirlo con quanto Tito e Vespasiano avevano sottratto al tempio di Gerusalemme. 3 17 3 3 L’insieme dei palazzi lateranensi sono stati sede papale per più di mille anni fino alla cattività avignonese. Il Foro Romano (Forum Magnum o semplicemente Forum per i romani) occupa una vasta area del rione Campitelli ed è un sito archeologico ricchissimo di storia in cui per secoli si è concentrata la vita pubblica della città. La valle del Foro, paludosa e inospitale, venne utilizzata tra il X e il VII secolo a.C. come necropoli. Solo nel 600 a.C. circa, per volontà di Tarquinio Prisco, venne costruita una delle più antiche condotte fognarie, detta Cloaca Maxima, con lo scopo di bonificare le paludi. foro romano Vista la sua collocazione strategica nel punto in cui convergevano la via Sacra, il Vicus Tuscus, il Vicus Iugarius e il Clivus Capitolinus, la piazza venne inizialmente utilizzata come luogo di scambi commerciali per poi divenire fulcro della vita sociale, politica e giudiziaria dell’Urbe. Con il declino dell’impero, il Foro perse progressivamente la sua importanza tanto da essere utilizzato come pascolo nel Medioevo e come cava di materiali durante il Rinascimento. Grazie al lavoro degli archeologi è oggi possibile godere di un panorama che ci riporta indietro 19 Come Arrivare Via dei Fori Imperiali B Colosseo 3/51/85/87/117 archeoroma.beniculturali.it nel tempo: dal Campidoglio si vede in primo piano il Tempio di Vesta, quello dei Castori e quello del Divo Giulio, ai cui lati si trovano i resti della basilica Giulia (a sinistra) e della basilica Emilia (a destra). Davanti a quest’ultima si stagliano imponenti la Curia e l’arco di Settimio Severo. Completano il quadro il Tempio di Saturno e quello della Concordia. La maggior parte di questi monumenti risale all’epoca repubblicana, mentre in età imperiale fu poggiata la pavimentazione in travertino ancora visibile e sorsero numerosi monumenti onorari, ultimo dei quali la colonna dedicata nel 608 d.C. all’imperatore Foca. 10 10 10 5 Sembra incredibile, ma quello che oggi è una vera e propria finestra sulla storia, fino al XVI secolo era un semplice pascolo conosciuto col nome di Campo Vaccino. madonna dei monti Santa Maria ai Monti (detta anche Madonna dei Monti) è la seconda chiesa dell’Ordine dei Gesuiti e si trova nell’omonimo rione su una via che collega via dei Serpenti a via di Tor de’ Conti. La strada ripercorre approssimativamente un tracciato molto antico, quello dell’Argiletum, che collegava il Foro Romano alla Suburra. La chiesa si erge sul luogo dove un tempo sorgeva un monastero di Clarisse che in seguito fu trasformato in una serie di abitazioni private. Nel 1579 l’edificio fu interessato da diverse scosse, tanto che gli abitanti pensarono che fosse infestato dagli spiriti. Incuriosito, un fienarolo di nome Giampietro, entrò nel fienile e comiciò a colpire la parete con la sua falce. Subito fu udita una voce che pregava di non far male all’infante. Secondo la leggenda, a parlare era stato l’affresco, poi rinvenuto, rappresentante la Vergine con il Bambino. Da quel giorno a Roma si diffuse la voce dell’accaduto e iniziarono a Come Arrivare Via della Madonna dei Monti, 41 B Cavour 75/117 www.madonnadeimonti.org verificarsi guarigioni miracolose. Questo convinse Papa Gregorio XIII ad affidare a Giacomo Della Porta l’incarico di costruire la chiesa di Santa Maria ai Monti e il relativo altare maggiore in cui è custodita l’immagine miracolosa. L’edificio, progettato nel 1580, presenta una facciata armonica a due ordini, con paraste e capitelli corinzi, nicchie simmetriche e un portale classico con loggia superiore colonnata. L’interno della chiesa è a croce latina e a navata unica nella quale si aprono alcune cappelle laterali. La volta è affrescata con L’Ascensione e Angeli e Dottori della Chiesa di Cristoforo Consolari del 1620. 4 21 La distruzione programmata di un fienile. Un affresco nascosto parlante e la nascita di una nuova chiesa dedicata alla Vergine. monastero delle oblate Il Monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana è situato ai piedi del Campidoglio, fra la basilica di Santa Maria in Aracoeli e le rovine del teatro Marcello all’interno del Foro Romano. L’edificio deve il suo nome alla comunità religiosa delle Oblate Benedettine di Monte Oliveto fondata dalla patrona di Roma, Santa Francesca Romana. Il 15 agosto del 1425, dieci donne, guidate da Francesca, si offrirono come oblate della Vergine nella basilica di S. Maria Nova al Palatino, retta dai monaci olivetani. Il piccolo gruppo delle compagne era costituito da esponenti delle famiglie più ricche e facoltose della nuova nobiltà cittadina. Queste, pur continuando a vivere nelle proprie case, si impegnavano con l’oblazione a una vita cristiana più perfetta, nella frequenza sacramentale, nelle penitenze e nelle opere di carità al servizio del prossimo. L’edificio, inaugurato il 25 marzo 1433 nel giorno della festa dell’Annunziata, rispetta i canoni architettonici del Quattrocento caratterizzandosi per l’aspetto regolare e semplice. All’interno dell’oratorio è possibile ammirare il ciclo narrativo di affreschi sulle storie di Santa Francesca, con Come Arrivare Via del Teatro di Marcello, 32 30/44/46/62/64/70/87/492 780/781 www.tordespecchi.it delle didascalie, scritte nella lingua romana dell’epoca, che raccontano il rapporto significativo che questa aveva con la sua città. L’interno è in gran parte rimasto intatto; l’atrio, originariamente una stalla, conserva ancora la mangiatoia, ricavata all’interno di un grande sarcofago che serviva alla santa per distribuire cibo e vestiti ai poveri. Il monastero, di stretta clausura, apre al pubblico soltanto il 9 marzo di ogni anno, in occasione della ricorrenza della morte della Santa, quando si svolge anche l’antichissimo rito della benedizione dell’unguento e delle fettucce per le partorienti, che le suore distribuiscono alle fedeli. 14 14 14 9 23 Il monastero nasce dall’esperienza delle “case sante”, che conciliavano gli ideali monastici con i valori della spiritualità laica. palazzo spada Palazzo Spada, oggi sede del Consiglio di Stato, si trova in Piazza Capo di Ferro, nel Rione Regola, lungo il percorso che da piazza Farnese conduce a via Arenula. A partire dal 1548 il cardinale Girolamo Capodiferro commissionò all’architetto Bartolomeo Baronino la costruzione del palazzo, che nel 1632 fu comprato dal cardinale Bernardino Spada. Quest’ultimo ne volle fare la sua stabile dimora e incaricò diversi architetti, pittori e scultori di ristrutturarlo in stile barocco. Tra questi vi fu Francesco Borromini che, tra il 1652 e il 1653, si occupò della realizzazione della celebre Galleria Prospettica, caratterizzata da un’illusione ottica ottenuta grazie alla sequenza di colonne di altezza decrescente e al dislivello del pavimento che la fanno apparire ben più profonda di quello che è in realtà. Queste ricercate soluzioni spaziali rispondevano alla volontà del cardinale Spada di esprimere, attraverso l’architettura, il significato simbolico dell’inganno morale e dell’illusione delle grandezze terrene. 25 Come Arrivare Piazza Capo di Ferro, 13 23/280 galleriaspada.beniculturali.it Le decorazioni scultoree rendono la facciata tra le più ricche del panorama cinquecentesco romano. Al primo piano si trova una serie di otto nicchie con statue di uomini illustri della storia di Roma. Fra le varie opere conservate negli spazi interni e appartenenti alla collezione privata del cardinale Capodiferro, il palazzo ospita anche una colossale scultura di Pompeo Magno, ritrovata nel 1552, e ai cui piedi sarebbe caduto Giulio Cesare trafitto dalle pugnalate dei suoi assassini. 23 L’illusione ottica della Galleria Prospettica, opera del Borromini, è una geniale metafora dell’inganno morale e dell’utopia delle grandezze terrene. piazza del campidoglio Situata sul colle capitolino, Piazza del Campidoglio è sin dal Medioevo la sede delle principali istituzioni della città. L’elegante spazio della piazza, così come si presenta oggi, è il frutto del progetto di Michelangelo Buonarroti che, intorno al 1540, in occasione della visita a Roma dell’imperatore Carlo V, fu incaricato da papa Paolo III Farnese di occuparsi del recupero dell’area del Campidoglio. La facciata del Palazzo Senatorio con la scala frontale a due rampe, la ristrutturazione del Palazzo dei Conservatori e la costruzione del Palazzo Nuovo, oggi sede dei Musei Capitolini, sono attribuibili infatti al genio dell’artista fiorentino. La costruzione prospettica ideata da Michelangelo usa i due palazzi e la chiesa dell’Aracoeli come una “quinta” per ottenere una piazza perfettamente autonoma e indipendente dal contesto urbano circostante. In Piazza del Campidoglio è possibile ammirare anche le fontane della Dea Roma e dei Leoni Egizi. La prima fu costruita nel 1588 e l’autore è Matteo Bartolani da Castello, vincitore del concorso indetto da Papa Sisto V che intendeva celebrare la costruzione Come Arrivare Scala dell’Arcicapitolina, 12 30/44/46/62/64/70/87/492 780/781 www.museicapitolini.org del nuovo acquedotto dell’Acqua Felice. Le statue ai due lati della fontana rappresentano i fiumi Tevere e Nilo e nel 1593 fu aggiunta, in posizione centrale, la statua della Dea Minerva che nel tempo prese la denominazione di “Dea Roma”. La fontana dei Leoni Egizi, invece, è costituita da due leoni in basalto nero di Numidia, che precedentemente ornavano l’ingresso della chiesa di Santo Stefano del Cacco e che ora invece si trovano alla base della scalinata che conduce alla piazza. Si racconta che, per l’elezione di Papa Innocenzo X Pamphili (1644-1655) e di Papa Clemente X Altieri (16701676) dalle cannelle di queste fontane anziché acqua venne fatto sgorgare vino bianco e vino rosso. 13 13 13 8 27 Il nuovo orientamento della piazza, non più verso il Foro ma verso San Pietro, voluto da Michelangelo avrebbe rappresentato simbolicamente anche il cambiamento negli equilibri politici romani. piazza farnese Palazzo Farnese, chiamato “il dado dei Farnese” per la sua mole e forma, è l’attuale sede dell’ambasciata francese ed è considerato una delle meraviglie architettoniche di Roma. Si trova nell’omonima piazza nel rione Regola. Le storie della piazza e del palazzo sono intimamente legate e cominciano nel XVI secolo quando il cardinale Alessandro Farnese, il futuro Paolo III, avviò la ristrutturazione di un vecchio edificio appartenuto al vescovo di Taranzona. Fu edificato nel 1515 da Antonio Sangallo il Giovane e alla sua morte i lavori proseguirono con Michelangelo Buonarroti, che si occupò della realizzazione del primo piano. Il progetto fu poi portato a termine dal Vignola che, tra il 1569 e il 1573, costruì nell’ala posteriore due grandi logge alle quali Giacomo della Porta ne aggiunse una terza quando subentrò nella conduzione dei lavori nel 1589. La facciata principale, disegnata da Sangallo, è caratterizzata da una loggia con una finestra centrale incorniciata da quattro colonne e sul cui architrave campeggiano i gigli, simbolo della famiglia 29 Come Arrivare Piazza Farnese, 96 23/44/64/280 www.brigidine.org Farnese. All’interno del palazzo è possibile visitare la celebre galleria che venne affrescata tra il 1597 e il 1604 dai fratelli Carracci. Il grande salone è abbellito da un ricco soffitto a cassettoni, alcuni arazzi che riproducono gli affreschi raffaelleschi delle Stanze Vaticane e le statue della Pietà e dell’Abbondanza di Giacomo Della Porta. Nell’omonima piazza che ospita il palazzo sono presenti due fontane, realizzate utilizzando grandi bacini in granito provenienti dalle Terme di Caracalla, e la chiesa di Santa Brigida, inserita in un complesso edilizio comprendente, oltre alla chiesa, la casa che la religiosa e la figlia santa Caterina abitarono dal 1350 fino alla loro morte. 24 Palazzo Farnese, più noto come “il dado” a causa della sua forma cubica, è considerato una delle quattro meraviglie di Roma. piazza mattei Situata ai confini dell’antico ghetto di Roma, la piazza prende il nome dal palazzo appartenente alla famiglia Mattei, realizzato nel XV secolo da Nanni di Baccio Biglio, che insieme ad altri quattro edifici presenti nella piazza costituisce la cosiddetta “isola Mattei”. La facciata, affrescata da monocromi di Taddeo Zuccari che raffigurano le “storie di Furio Camillo” oggi completamente scomparsi, è caratterizzata da una finestra murata a cui è legato un racconto a metà tra realtà e leggenda. Si narra che, nella metà del 1500 il duca Mattei, giocatore incallito, riuscì a perdere in una sola notte una somma ingentissima. Il futuro suocero, furibondo, gli disse che mai e poi mai avrebbe dato sua figlia in moglie a uno squattrinato incosciente e buono a nulla come lui. Per conservare l’onore e per stupire il futuro suocero, il duca fece costruire in una sola notte una fontana davanti alla sua abitazione. Il giorno successivo fece affacciare alla finestra la promessa sposa con il padre per ammirare l’opera. Affinché nessun altro potesse più 31 Come Arrivare Piazza Mattei 8/40/62/64/70/492 godere dello stesso spettacolo, il giovane duca fece murare la finestra che è possibile vedere ancora oggi. La Fontana delle Tartarughe, situata al centro dell’omonima piazza, è stata disegnata da Giacomo della Porta nel 1585 mentre le sculture dei quattro efebi sono opera di Matteo Landini. Soltanto nel 1658 Gian Lorenzo Bernini ha aggiunto le tartarughe che danno il nome alla fontana. Tuttavia quelle che vediamo oggi sono soltanto delle copie: anche quelle custodite nei Musei Capitolini sono delle riproduzioni visto che gli originali, rubati nel 1973, non sono mai stati ritrovati. 18 18 18 13 “Ecco cosa è capace di fare in poche ore uno squattrinato Mattei” piazza navona Piazza Navona è una delle più importanti piazze di Roma. La sua caratteristica forma ovale ricalca il perimetro dell’antico stadio costruito dall’imperatore Domiziano prima dell’86 d.C. e utilizzato per le gare atletiche e per le competizioni. Da qui derivava il nome “agones”, che successivamente divenne “n’agone”, poi “navone”, e infine mutò in “Navona”. Intorno all’anno Mille lo stadio era ancora interamente chiuso, con una sola strada che correva lungo le attuali vie di Pasquino e dei Canestrari, mentre la piazza si presentava divisa in piccoli orti con qualche casa e la piccola e primitiva chiesa di Sant’Agnese. Nella seconda metà del XV secolo, venne trasferito qui il mercato che si teneva precedentemente in piazza del Campidoglio rendendo così questo luogo un punto fisso di vendita di ortaggi, carni e merci varie. Sotto il pontificato di Gregorio XIII Boncompagni furono realizzate alle estremità della piazza due fontane, quella dei Calderari posta a settentrione e la fontana Del Moro a meridione. Come Arrivare Piazza Navona 30/70/81/492/628 Nel 1651, il Bernini realizzò al centro della piazza la Fontana dei Quattro Fiumi, uno degli esempi più rappresentativi della Roma barocca. Sormontata da un obelisco proveniente dal circo di Massenzio, la fontana rappresenta i quattro grandi fiumi allora conosciuti, il Gange, il Nilo, il Danubio e il Rio della Plata. La roccia piramidale del monumento è decorata con lo stemma araldico della famiglia papale che raffigura la colomba con il ramo d’olivo, simbolo del potere divino il quale, come un raggio solare, scende e illumina i quattro angoli dell’obelisco. Secondo l’iscrizione voluta da Innocenzo X, l’opera scultorea intende offrire “salubre amenità a chi passeggia, bevanda a chi ha sete, occasione per chi vuole meditare”. 26 26 21 33 Il nome di questa splendida piazza deriva da “in agones” in onore dei giochi che qui si tenevano durante l’impero di Domiziano. piazza di pasquino Piazza Pasquino prende il nome dalla più famosa delle “statue parlanti” di Roma posta all’angolo con palazzo Braschi. La statua è il frammento di un antico gruppo ellenistico riconducibile al III secolo a.C. raffigurante probabilmente Menelao che sorregge il corpo di Patroclo morente. In passato questa piazza era chiamata piazza di Parione o piazza dei Librai ed era frequentata da scrittori e artisti. Sull’origine del nome “Pasquino” vi sono diverse interpretazioni: chi lo vuole riferito a un oste, chi a un barbiere, chi a un maestro di scuola e chi ancora a un ciabattino. Il cardinale Oliviero Carafa, il quale aveva acquistato dagli Orsini l’edificio che sorgeva dove oggi è palazzo Braschi, si era adoperato per sistemare la piazzetta, lastricandone il fondo. Proprio durante questi lavori, nel 1501, venne scoperto il gruppo marmoreo. Alla statua sono legate le famose “pasquinate”: feroci satire rivolte al pontefice o ai personaggi più Come Arrivare Piazza di Pasquino 40/46/62/64/916 importanti dell’epoca, scritte su biglietti anonimi affissi al piedistallo della statua. Lo scopo era di dar voce al popolo di Roma e alla proverbiale vena umoristica dei romani. Le pene per i colpevoli di “pasquinate” erano severissime e arrivavano fino a quella capitale. Oggi Pasquino non è l’unica superstite delle “statue parlanti”, simbolo dell’atteggiamento irriverente dei cittadini nei confronti del potere e delle sue più vuote ostentazioni. Marforio, Madama Lucrezia, Abate Luigi, Facchino e Babuino sono le altre statue che si possono ammirare nel centro di Roma. 28 23 “Ognun vede quanto propizio terreno sia Roma per la satira, dove essa ha un doppio bersaglio: il dispotismo politico e quello religioso.” - G.G. Belli 35 piazza san pietro Una delle piazze più conosciute al mondo è Piazza San Pietro e si trova nella Città del Vaticano, proprio al confine con lo Stato italiano. Da secoli punto di incontro per migliaia di fedeli, la piazza ha subìto notevoli cambiamenti nel corso del tempo specialmente a partire dal Seicento, quando si decise di riprogettare in maniera funzionale alla Basilica di San Pietro lo spazio antistante noto fino ad allora come Platea Sancti Petri. Il progetto presentava delle difficoltà: andavano conciliati aspetti architettonici (come la facciata e le relative dimensioni) con quelli urbanistici, funzionali e liturgici. L’incarico fu affidato a Gian Lorenzo Bernini, il quale riuscì a valorizzare il complesso con interventi mirati e ottenne un risultato straordinariamente armonico: venne realizzata una piazza trapezoidale, delimitata da due bracci porticati rettilinei leggermente divergenti verso la facciata, che collegava la basilica a un altro piazzale a forma di ellissi. Come Arrivare Piazza San Pietro A Ottaviano FS Stazione S.Pietro 19/46/64/98/190/590/881 916/982 www.vatican.va Quest’ultimo, largo 240 metri, venne poi circondato dal famoso colonnato, simbolo eterno dell’abbraccio tra chiesa e fedeli. Il colonnato, costituito da una quadruplice fila di 284 colonne e 88 pilastri e coronato da 140 statue alte più di 3 metri che raffigurano i santi, contribuisce in maniera sostanziale all’armonia di tutta la piazza con la quale interagisce, creando sorprendenti effetti ottici (peraltro caratteristica peculiare del Bernini). Tra i più noti c’è l’allineamento delle colonne, che è calcolato sui raggi dell’ellisse e il cui centro è indicato da una piastrella posta sul pavimento della piazza, in modo da dare all’osservatore l’impressione che le quattro file di colonne convergano in una sola. 32 33 29 27 37 Arrivammo percorrendo i vicoli. Poi, dietro l’ultimo muro di una casa che si aprì come un sipario, vidi questa immensa piazza. Il colonnato del Bernini, la cupola. Un colpo di scena da rimanere a bocca aperta. - Alberto Sordi ponte sant’angelo Da quasi duemila anni si erge imponente sul Tevere Ponte Sant’Angelo, preziosa via di collegamento tra Castel Sant’Angelo e il Lungotevere Vaticano. Costruito dall’Imperatore Publio Elio Adriano nel 130 d.C. con il nome “Ponte Elio”, fu originariamente pensato come via di accesso al Mausoleo di Adriano, oggi Castel Sant’Angelo. Durante il Medioevo il nome fu mutato in ponte San Pietro, poiché rappresentava l’unica via di accesso per l’attuale Basilica di San Pietro. Il nome attuale venne dato da Papa Gregorio Magno che, nel 590 d.C., nell’attraversare il ponte durante una processione penitenziale, ebbe la visione dell’Arcangelo Michele e decise di chiamare la struttura “Ponte Sant’Angelo”. Per molto tempo questo è stato il luogo di esecuzione della pena capitale e di esposizione dei corpi dei condannati a morte. Negli anni furono talmente numerose le impiccagioni che in seno al popolo nacque il commento proverbiale: “Ce so’ più teste mozze su le spallette che meloni al mercato”. Come Arrivare Lungotevere Castello, 50 A Lepanto 23/32/34/40/49/62/81/87/280 590/926/982/990 castelsantangelo.beniculturali.it La magnificenza del ponte deriva non solo dalla struttura possente, ma anche dalle statue realizzate dagli allievi del Bernini poste sul parapetto, realizzato nel 1669 dal Bernini stesso per volere di Papa Clemente IX. Queste statue affiancano quelle di San Pietro e Paolo, poste all’ingresso del ponte e risalenti al 1535, e raffigurano degli angeli con in mano gli strumenti della flagellazione di Cristo. La presenza delle statue angeliche sembra dunque voler accompagnare il pellegrino nel suo percorso verso San Pietro, rendendo il ponte una ricostruzione cronologica della Passione di Cristo e dunque una sorta di cammino spirituale. 30 31 27 25 39 Non è un semplice collegamento tra la Roma profana e quella sacra. Piuttosto rappresenta l’unione tra cielo e terra mediata dai santi e dagli angeli raffigurati su dodici magnifiche statue. san carlo ai catinari La chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari, comunemente detta San Carlo ai Catinari, è situata in piazza Benedetto Cairoli nel rione sant’Eustachio. La denominazione “ai Catinari” deriva dalle antiche botteghe di fabbricanti di catini che si trovavano in questa zona. Fu edificata per volontà dell’ordine barnabita a partire dal 1611 e completata intorno al 1620 su progetto di Rosato Rosati. La chiesa fu consacrata definitivamente nel 1722 sotto Papa Clemente XII e dedicata a San Carlo Borromeo, benefattore dello stesso ordine religioso. L’intero edificio, in stile barocco, è caratterizzato dalla facciata in travertino su due ordini completata nel 1638 dall’architetto romano Giovanni Battista Soria. Nel 1627 il cardinale Leni donò i fondi per il restauro della chiesa e per questo venne omaggiato con una iscrizione nella fascia che divide i due ordini della facciata. La cupola, una delle più grandi della capitale, è stata completata nel 1620 dal Rosati e ha subito nel tempo diversi danni: è stata colpita per ben tre volte da un fulmine e addirittura da un colpo di cannone sparato dal Gianicolo durante i moti del ‘48. I Come Arrivare Piazza Benedetto Cairoli, 117 8/40/46/62/64/70/81/87/492 628/916 www.vicariatusurbis.org quattro pennacchi della parte interna della cupola sono stati affrescati dal Domenichino tra il 1627 e il 1630 con le raffigurazioni delle quattro virtù cardinali: Prudenza, Temperanza, Giustizia e Fortezza. Il restauro dell’interno della chiesa fu affidato a Virginio Vespignani nel 1861. Tra le molte opere d’arte custodite a San Carlo ai Catinari ricordiamo: la pala dell’altare maggiore raffigurante San Carlo Borromeo in Processione con il Sacro Chiodo di Pietro da Cortona (1650), l’affresco San Carlo Borromeo in preghiera di Guido Reni, il Crocifisso bronzeo dello scultore Algardi (1595-1654) e Cristo deriso del Cavalier d’Arpino (1598). 19 41 La cupola di San Carlo ha resistito a diversi danneggiamenti, tra cui tre fulmini e un colpo di cannone. san clemente La basilica di San Clemente sorge nel Rione Monti, nella valle tra l’Esquilino e il Celio, a soli 300 metri dal Colosseo. Dedicata a Clemente I, terzo successore di San Pietro, questa chiesa gode del titolo di “basilica minore”, denominazione onorifica che il Papa conferisce a edifici religiosi cattolici particolarmente importanti. Questa struttura costituisce un caso di “stratificazione architettonica”, dovuta a processi di sedimentazione iniziati con il celebre incendio del 64 d.C. attribuito a Nerone. Sono stati infatti stati scoperti i resti di preesistenti edifici posti su due livelli, uno dei quali servì da sostruzione alla primitiva basilica e l’altro fu solo in parte interessato dalla costruzione dell’abside della stessa. Si è ipotizzato dunque che nel primo ambiente, con pochi e stretti ingressi e senza taberne all’esterno, si trovasse la Moneta (l’officina della zecca imperiale). Si suppone invece che il secondo ambiente, il quale presenta stanza ornate da stucchi e collegate da un corridoio, ospitasse il più antico culto di Clemente all’interno della 43 Come Arrivare Via Labicana, 95 B Colosseo 3/51/85/87/117 www.basilicasanclemente.com “titulus Clementis”, una chiesa adattata in un’abitazione privata. Nel 1108 il Papa Pasquale II edificò sulle sue rovine la chiesa superiore, ristrutturata durante il pontificato di Clemente XI da Carlo Fontana, alla quale si accede tramite un suggestivo e stretto vicolo romano. L’interno della basilica è suddiviso in tre navate da colonne romane di marmo e granito con capitelli ionici. Gli affreschi raffigurano alcuni miracoli attribuiti a San Clemente, tra cui “La leggenda di Sisinnio”, dipinto importante non solo dal punto di vista artistico ma anche storico-linguistico. Il riquadro inferiore dell’affresco infatti riporta alcune delle più antiche iscrizioni in una lingua intermedia fra il latino e il volgare databili tra il 1084 e il 1100. 5 5 5 San Clemente custodisce il primo caso di volgare italiano usato su un manufatto artistico al posto del latino: l’iscrizione contenuta nell’affresco San Clemente e Sisinnio databile intorno all’XI secolo. san giovanni dei fiorentini La chiesa di San Giovanni dei Fiorentini fu costruita per la numerosa comunità fiorentina che viveva nella zona compresa tra piazza dell’Oro e il lungotevere dei Fiorentini. Per edificare questa basilica, dedicata al patrono di Firenze San Giovanni Battista, fu demolita l’antica chiesa di San Pantaleone concessa da papa Leone X, con una bolla del 29 gennaio 1519, all’Università della Nazione Fiorentina e Compagnia della Pietà di Roma. Tra i disegni presentati, tra cui quelli di Michelangelo, di Raffaello e del Peruzzi, il pontefice scelse quello di Jacopo Sansovino che iniziò la costruzione nel 1519. Tuttavia il progetto rimase incompiuto e i lavori furono presi in carico nell’ordine da Antonio da Sangallo il Giovane, Giacomo Della Porta e Carlo Maderno al quale si deve la caratteristica cupola a forma allungata. La facciata in travertino, eretta dall’architetto Alessandro Galilei nel 1734, presenta tre portali d’ingresso corrispondenti alle tre navate interne. Come Arrivare Piazza dell’Oro A Termini 23/40/46/64/280/916 www.sangiovannideifiorentini.net L’interno della chiesa è particolarmente ricco di affreschi, quadri e marmi. Le cappelle sono dedicate soprattutto ai santi fiorentini, mentre in una nicchia collocata sulla porta della sacrestia è conservata la statuetta raffigurante San Giovanni Battista, che secondo molti è opera giovanile di Michelangelo. Inoltre in questo luogo sono sepolti alcuni personaggi storici di grande rilievo: il cardinale Ludovico Maria Torriggiani, Carlo Maderno, Francesco Borromini, Ludovico Cardi detto “il Cigoli”, Onofrio del Grillo, ispiratore del personaggio principale del film “Il marchese del Grillo”, l’architetto Carlo Murena e il giurista e letterato Ansaldo Ansaldi. 26 45 La sua cupola, di forma allungata, viene giocosamente chiamata dai romani “il confetto succhiato” san giovanni della pigna La chiesa di San Giovanni della Pigna si trova nell’omonima piazza del rione Pigna. Menzionata nelle bolle papali di Agapito II (955) e Giovanni XII (962) in origine era dedicata ai santi martiri Eleuterio e Genesio. Soltanto nel 1624 fu consacrata a San Giovanni Battista, quando venne riedificata dall’architetto Angelo Torroni per volontà della Confraternita della Pietà ai Carcerati. La Confraternita nacque grazie all’iniziativa del padre gesuita Giovanni Tallier, di nazionalità francese ma residente a Roma, che nel 1575 fungeva da confessore nelle carceri romane. Inizialmente il padre sollecitò ed organizzò un nucleo di persone pie e generose che si prendevano cura dei carcerati, ma già quattro anni dopo, papa Gregorio XIII diede un forte impulso all’iniziativa erigendola ad Arciconfraternita. Infine nel 1585 papa Sisto V, cardinale protettore sin dalle origini della pia compagnia, ne confermò l’organizzazione e le competenze. La facciata della chiesa è coronata da un semplice timpano sormontato da una croce in ferro. Sul fianco destro dell’edificio, percorso dal vicolo della Minerva, è Come Arrivare Vicolo della Minerva, 51 8/40/62/64/70/492 www.vicariatusurbis.org presente una Madonnella costituita da un’edicola quadrangolare con due lesene laterali che racchiude un grande affresco seicentesco. L’edicola, detta Madonna col Bambino e Santi, presenta la Vergine seduta sulle nubi tra testine angeliche con il Bambino benedicente in braccio, mentre sulla destra è possibile ammirare i Santi Pietro e Paolo, uno inginocchiato e l’altro in piedi. All’interno della chiesa, a navata unica, è situato l’altare maggiore con un San Giovanni Battista di Baldassarre Croce. Questo edificio porta scolpiti su di sé i simboli del rione cui appartiene: due piccole pigne sono incise direttamente sulle lesene mentre un’altra, più grande, è posta sul fianco della chiesa al di sopra dell’edicola stessa. 21 21 16 Fu sede dell’Arciconfraternita della Pietà ai Carcerati, influente a tal punto tra XVI e XVII secolo, da ottenere la liberazione di alcuni prigionieri e la grazia per i condannati a morte. 47 san lorenzo in fonte La chiesa di San Lorenzo in Fonte è situata nel cuore di quello che durante la Roma imperiale corrispondeva al quartiere popolare della Suburra. La storia di questa chiesa trae origine da un’iscrizione presente sull’architrave: S. LAURENTIO ET IPPOLYTO MARTIRIBUS (Ai martiri S. Lorenzo e Ippolito). La leggenda narra che San Lorenzo venne catturato nel 258 d.C. dalle milizie dell’imperatore Valeriano. Scampato per caso al martirio, fu affidato a un centurione, Ippolito, che lo rinchiuse nel sotterraneo del suo palazzo situato sulla via Urbana. Qui Lorenzo battezzò con l’acqua di una sorgente che sgorgava nel sotterraneo il suo carceriere Ippolito, che si convertì al cristianesimo. In epoca medievale, sotto il pontificato di Bonifacio IX, sorgeva in questo luogo un piccolo oratorio dei monaci benedettini e così fu fino al Come Arrivare Via Urbana, 50 A / B Termini 70/71/75 cinquecento. La chiesa attuale risale al 1530, fu ristrutturata definitivamente nel 1628 da Domenico Castelli mentre la facciata è ottocentesca di gusto tardo-neoclassico. L’interno è a navata unica con volta a botte e scolpita sul pavimento è possibile ammirare la graticola di S. Lorenzo. L’accesso agli ambienti ipogei avviene oggi attraverso una porta sulla parete sinistra della chiesa sulla quale appare un’iscrizione in latino che fa riferimento alla fonte da cui scorga ancora oggi acqua. Scendendo alcuni gradini si giunge a una serie di ambienti romani considerati l’antica casa di Ippolito. 3 49 La leggenda narra che qui sgorgasse l’acqua di una fonte con la quale Lorenzo battezzò il cieco Lucillo ridandogli la vista. san paolo alla regola La chiesa di San Paolo alla Regola, comunemente chiamata “San Paolino”, è situata nell’omonima piazza del rione Regola. La prima menzione ufficiale della sua esistenza risale a una bolla del 1186 di Papa Urbano III, che la indica come parrocchia dipendente da San Lorenzo in Damaso. Tuttavia, secondo la tradizione, ha un’origine molto più antica che si lega all’arrivo nella Capitale di San Paolo, che qui avrebbe sostato e tenuto le sue prediche. La memoria del suo passaggio è conservata all’interno della stanza, oggi trasformata in cappella, in cui l’apostolo scrisse alcune lettere ai Colossesi, a Filemone, agli Efesini e ai Filippesi. La dedica all’apostolo Paolo è riportata anche nell’iscrizione presente sulla facciata “GENTIUM DOCTORI DIVO PAULO APOSTOLO COLLEGIUM SICULUM TERT ORD S. FRANCISCI” (Il Collegio Siculo del Terzo Ordine di San Francesco a San Paolo apostolo dottore delle Genti). Dopo che per molto tempo fu officiata dai frati di Sant’Agostino, nel 1619 la chiesa fu affidata ai 51 Come Arrivare Via di San Paolo alla Regola, 6 8/23/280 francescani, i quali vi istituirono un Collegium Siculum, tuttora esistente. Il Collegio, grazie alla diretta protezione del re Filippo IV di Spagna, era dotato di una ricca biblioteca contenente libri di filosofia e teologia e di un consistente archivio, entrambi andati distrutti durante i tumulti del 1799 che segnarono la fine della prima Repubblica Romana. Nel XVII secolo la chiesa fu riedificata dall’architetto bolognese Giovanni Battista Bergonzoni. L’interno è a croce greca con cupola con quattro cappelle agli angoli. Nel fondo si trova una grande abside affrescata con “Storie della Vita di San Paolo” di Luigi Garzi. 21 Si dice che una delle cappelle laterali fosse la stanza dove San Paolo scrisse alcune delle sue lettere. san salvatore in lauro La chiesa di San Salvatore in Lauro, nell’omonima piazza nel rione Ponte, sorge nel punto in cui anticamente vi era un tempio pagano, circondato da piante di alloro – in latino laurus - dedicato alla dea Europa. È nel famoso Liber Census di Cencio Savelli, divenuto poi Papa Onorio III, che si riscontra la prima attestazione della chiesa, sotto il titolo Sancti Salvatoris de Lauro. Intorno all’anno Mille, un gruppo di frati devoti a San Giorgio in Alga, in seguito alle razzie perpetuate dai barbari, decise di ricostruire e ampliare la chiesa e la struttura rimase in loro possesso per più di duecento anni. La chiesa fu interamente ricostruita dopo un devastante incendio nel 1591 e fu poi assegnata alla fine del ‘600 al Pio Sodalizio dei Piceni, una delle più antiche istituzioni marchigiane della capitale, i quali ampliarono la struttura includendo l’adiacente convento e trasformando l’intera struttura in un complesso integrato. Il progetto originale della ricostruzione della chiesa è probabilmente opera di Ottavio Nonni detto il Mascherino, meglio conosciuto come l’architetto del Palazzo del Quirinale. A partire dall’inizio del ‘700 e per diversi Come Arrivare Piazza di S. Salvatore in Lauro, 15 23/30/40/46/62/64/70/81/87 280/492 www.sansalvatoreinlauro.org decenni si susseguirono diversi interventi di ampliamento e restauro. La pianta a croce latina si presenta con un’unica ampia navata adornata da colonne corinzie. La facciata, di ispirazione purista, è stata realizzata da Camillo Guglielmetti e presenta un protiro sormontato da un bassorilievo di Rinaldo Rinaldi raffigurante la “Traslazione della Santa Casa di Loreto”. Dal 2007 San Salvatore in Lauro è il centro di diffusione della spiritualità di San Pio da Pietrelcina, di cui la chiesa conserva alcune reliquie. In occasione del Giubileo della Misericordia è stata scelta come chiesa ausiliaria per offrire in ogni momento ai pellegrini la possibilità di confessarsi e vivere un momento di preghiera. 30 Il suo nome deriva dalla piante di alloro che circondavano il tempio pagano sulle cui rovine nasce la chiesa. 53 sant’agnese in agone La chiesa di Sant’Agnese in Agone, posta sul lato occidentale di Piazza Navona, porta il nome di una delle prime martiri della cristianità. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma che, non corrisposto, si era invaghito di lei. Esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell’attuale piazza Navona, fu dapprima gettata nel fuoco, che si estinse a causa delle sue orazioni, e poi trafitta con un colpo di spada alla gola. Il cranio della martire fu posto nel Sancta Sanctorum, la cappella papale del Laterano, per essere poi traslato da Papa Leone XIII nella chiesa a lei dedicata. Nel 1651 Giovanni Battista Pamphilj, divenuto papa con il nome di Innocenzo X, dopo aver intrapreso la costruzione dell’imponente palazzo di famiglia e adornato piazza Navona con una grandiosa fontana, decise di erigere una nuova chiesa. I lavori iniziarono nel 1652 e furono affidati in un primo tempo all’architetto Girolamo Rainaldi e a Carlo, suo figlio. Nel 1653 la direzione dei lavori fu invece affidata a Francesco Borromini che eliminò il vestibolo e costruì ai lati della facciata due bassi campanili. Borromini fu inoltre Come Arrivare Via S. Maria dell’Anima, 30 30/70/81/492/628 www.santagneseinagone.org autore della sagrestia, un ambiente destinato alle funzioni private della famiglia che presenta la tipica divisione in quattro parti delle antiche chiese paleocristiane. Nel 1655 un nuovo cambio nella direzione lavori vide il ritorno dei Rainaldi che alterò il progetto borrominiano emendandolo delle parti più fantasiose. Una curiosa leggenda lega la chiesa all’antistante Fontana dei 4 Fiumi del Bernini. Si crede che la statua del Rio de la Plata tenga alzato il braccio nel timore di un crollo della chiesa e che quella del Nilo si copra il volto per non doverla vedere. Si tratta di una semplice leggenda poiché la fontana fu realizzata prima della chiesa, mentre Borromini sopraggiunse nel cantiere di Sant’Agnese intorno al 1653. 27 27 22 55 “Una piccola chiesa meravigliosa: la facciata, con i suoi avancorpi e le sue rientranze, è tanto bella quanto singolare” - Montesquieu sant’eustachio in campo marzio La basilica di S. Eustachio in Campo Marzio sorge sopra le antiche rovine delle Terme Neroniane e secondo la tradizione fu fondata dall’imperatore Costantino, come riportano alcuni documenti risalenti al X e XI secolo. Le origini della chiesa sono legate ad una leggenda secondo cui un certo Placido, capitano delle milizie sotto l’imperatore Traiano, si convertì al cristianesimo e fu ribattezzato come Eustachio. La struttura fu riedificata nel 1196 da Celestino III e a quel periodo risale anche il campanile romanico, uno dei pochi elementi dell’epoca medievale sopravvissuti a Roma. Tra il 1650 e il 1706 la chiesa fu restaurata da Cesare Corvara e Gian Battista Contini e poi interamente ricostruita tra il 1724 ed il 1728. Il timpano della facciata è sormontato da una testa di cervo con la croce, esplicito riferimento all’episodio che indusse Eustachio alla conversione. L’interno della chiesa, a croce latina, è a navata unica con tre cappelle laterali comunicanti tra loro e decorate con tele e architetture settecentesche. La mensa dell’altare poggia su un’urna di porfido rosso contenente le reliquie del santo e dei suoi familiari. La storia di 57 Come Arrivare Via di Sant’Eustachio, 19 8/40/62/64/70/492 www.santagneseinagone.org Sant’Eustachio è inoltre intimamente legata al concetto di carità cristiana. Ogni giorno questo organismo ecclesiale dispensava elemosine ai poveri e alle vedove, mediante le offerte raccolte tra i fedeli o attingendo ai lasciti patrimoniali di alcuni benefattori. Ma soprattutto distribuiva aiuti in natura agli indigenti come pasti caldi, verdure, carne, formaggio, vino e lardo, provenienti dal palazzo Lateranense. È su questo nobile principio che ancora oggi alle 12,30 di ogni giorno non festivo, la navata centrale della basilica si trasforma per incanto in ristorante, con tanto di sedie e tavoli da pranzo apparecchiati con cura. 24 24 19 Da secoli, ogni giorno alle 12.30, la navata centrale della Basilica si trasforma in un ristorante per gli indigenti. sant’ivo alla sapienza La chiesa di Sant’Ivo sorge all’interno del cortile del palazzo della Sapienza, sede dell’antica Università di Roma, nata per volontà di Papa Leone X come cappella universitaria dedicata ai Santi Leone Papa e Fortunato martire. Nel 1431 Papa Eugenio IV volle dare all’Università una struttura più articolata e per questo acquistò alcuni edifici nel rione Sant’Eustachio. Agli inizi del Cinquecento Papa Leone X, figlio di Lorenzo de’ Medici, diede un forte impulso all’Ateneo aggiungendo una cappella e due cortili e soprattutto richiamando a Roma famosi studiosi provenienti da tutta l’Europa i quali contribuirono al prestigio di questo luogo. Sotto il pontificato di Urbano VIII Barberini fu Francesco Borromini a portare a termine l’intero complesso, nel quale è inserita anche la bellissima chiesa di Sant’Ivo, la cui costruzione era condizionata dal palazzo e dal cortile preesistenti realizzati da Giacomo Della Porta. La pianta della chiesa rappresenta il sigillo di Salomone, il quale è composto da due triangoli equilateri incrociati. Quest’ultimo racchiude 59 Come Arrivare Corso del Rinascimento, 40 40/62/64/70/492 www.sivoallasapienza.eu la sintesi del pensiero ermetico e massonico nei quattro elementi fuoco, acqua, aria e terra che stanno a indicare simbolicamente la riduzione dal multiplo all’uno, dall’imperfetto al perfetto. Anche la cupola presenta una pianta insolita: è detta infatti “stellare” poiché è formata dall’unione di due triangoli equilateri e deriva dalla stilizzazione dell’ape, emblema della famiglia Barberini. All’interno della chiesa è conservata la pala d’altare Sant’Ivo patrono degli avvocati di Pietro da Cortona, che rimase incompiuta a causa della morte del maestro avvenuta nel 1669, e fu terminata dai suoi allievi. 25 25 20 La splendida cupola di Sant’Ivo, nel progetto di Borromini, rappresenta, attraverso simboli e decorazioni, la simbolica discesa della Sapienza Divina sulla Terra. santa caterina dei funari Santa Caterina dei Funari si trova nel cuore del rione Sant’Angelo e il suo appellativo deriva dai fabbricanti di corde che esercitavano il loro mestiere proprio in questo quartiere. Nel 1558 la chiesa fu concessa da Papa Paolo III a Sant’Ignazio di Loyola che vi fondò il Conservatorio di Santa Caterina della Rosa. In origine l’edificio era noto come “Sancta Maria Dominae Rosae” o “Sancta Maria in Castro Aureo”, ma durante il periodo di ristrutturazione, avvenuto tra il 1560 e il 1564, fu riedificato e dedicato definitivamente a Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto, martire del IV secolo. I lavori eseguiti modificarono profondamente la struttura dello stabile: all’esterno Guidetto Guidetti realizzò un’imponente facciata in travertino a due ordini di paraste con un portale racchiuso tra colonne, con evidenti richiami a modelli rinascimentali; fu costruito anche il campanile su una preesistente torre medioevale; infine, all’interno, le tre navate furono ridotte a una sola con tre cappelle semicircolari per lato, un presbiterio di forma rettangolare e una copertura a volta. La chiesa di Santa Caterina 61 Come Arrivare Via dei Funari 30/44/81/118/170/628/715 716/781 www.sivoallasapienza.eu dei Funari custodisce un patrimonio artistico vario, costituito da dipinti realizzati da Marcello Venusti, autore delle Storie di San Giovanni, e dagli affreschi raffiguranti le Storie di Santa Caterina attributi a Federico Zuccari. Di particolare interesse è il dipinto Santa Margherita di Annibale Carracci, ancora collocato nella cornice originaria, che raffigura la santa di Antiochia con in mano un libro sacro e la palma (simbolo del suo martirio) mentre poggia il braccio sinistro su un antico piedistallo. Su quest’ultimo è riportata l’iscrizione: SURSUM CORDA “in alto i cuori”. Allo stesso tempo, con il piede sinistro schiaccia il demonio raffigurato con le sembianze di un drago. 17 17 17 12 Santa Maria Dominae Rosae, il suo nome originale, cambiò ben presto in “dei Funari” a causa dei fabbricanti di funi che esercitavano il loro mestiere in questa zona. santa francesca romana Nel rione Campitelli, a due passi dall’Arco di Tito, si trova la chiesa di Santa Maria Nova, fondata da Leone IV nell’850 circa fra le rovine di una più antica e piccola chiesa che il Papa Paolo I aveva dedicato agli apostoli Pietro e Paolo. La chiesa assunse quindi la denominazione di Nova poiché fu eretta in sostituzione di quella di S. Maria Antiqua che le frequenti inondazioni avevano reso impraticabile. Qui, nel 1440 fu sepolta Santa Francesca Romana, appartenente alla nobile famiglia dei Ponziani e istitutrice dell’ordine religioso delle Oblate di Tor de’ Specchi. Nel corso del tempo la basilica è stata oggetto di numerosi restauri e dell’aggiunta di un convento che fu abitato prima dai Canonici Regolari della congregazione di San Frediano di Lucca, poi dai Canonici Lateranensi e infine dai monaci benedettini di Monte Oliveto. Oggi ospita l’Antiquarium, dove sono esposti i ritrovamenti più importanti del Foro Romano. La facciata in travertino si deve a Carlo Lambardi (1615) ed è costituita da un arioso portico al piano terreno da cui si innalzano coppie di lesene congiunte all’ordine superiore e al timpano. Alle estremità superiori della facciata vi sono cinque statue fra cui quelle di Come Arrivare P.zza S. Francesca Romana, 4 B Colosseo 3/51/85/87/117 www.vicariatusurbis.com S. Francesca Romana e di S. Agnese, sull’apice c’è quella della Vergine Maria. Le altre raffigurano L’Angelo e S. Cecilia. L’interno della chiesa, a una sola navata con cappelle laterali e un ricco soffitto a cassettoni di stile settecentesco, custodisce numerose opere come la Madonna con bambino, detta Madonna del Conforto, attribuita a San Luca. Tra le opere presenti si segnalano il gruppo scultoreo della “Confessione”, disegnato da Gian Lorenzo Bernini, situato in fondo alla navata, e il dipinto “La Natività” di Carlo Maratta, nella prima cappella a sinistra. Da notare i silices apostolici, cioè un basolo sul quale vi sarebbero le impronte delle ginocchia di S. Pietro, lasciate dall’apostolo quando si inginocchiò per pregare affinché fallisse il tentativo di volo di Simon Mago, che volle sfidare pubblicamente gli apostoli Pietro e Paolo. 8 63 8 8 I silices apostolici, incastonati in una parete della chiesa alla destra dell’altare, contengono le impronte delle ginocchia di San Paolo e San Pietro. Santa Maria ad Martyres Edificato da Marco Vipsanio Agrippa tra il 27 e il 25 a.C. come tempio dedicato ai dodici dei e al sovrano vivente, il Pantheon, situato nel rione Pigna, fu poi distrutto dai terribili incendi dell’80 e del 110 d.C. e fatto ricostruire da Adriano. Fu ufficialmente convertito in basilica cristiana con il nome di Santa Maria ad Martyres o Santa Maria della Rotonda soltanto nel 608 d.C., quando Papa Bonifacio IV lo fece trasformare in una chiesa cristiana, dedicata alla Vergine Maria. Il magnifico complesso è preceduto da un monumentale pronao composto da otto colonne corinzie. La grande cella circolare è cinta da spesse pareti in muratura e da otto grandi piloni su cui è ripartito il peso della caratteristica cupola emisferica, una delle più grandi di tutta l’antichità con i suoi 43 metri di diametro. Al centro della stessa vi è un’apertura circolare detta “oculo” che permette l’illuminazione dell’ambiente interno. Una curiosità riguardante l’oculo sta nell’”effetto camino”: infatti, quando piove, la corrente d’aria ascensionale porta alla frantumazione delle gocce d’acqua, così all’interno sembra che non piova. Entrando si notano due file di colonne che dividono lo spazio in tre navate: quella centrale, più ampia, conduce alla grande porta di accesso della Come Arrivare P.zza della Rotonda 8/40/62/64/70/492 www.vicariatusurbis.com cella, mentre le due laterali terminano su ampie nicchie. Dopo l’anno 1000 la chiesa prese il nome di Santa Maria Rotunda, dalla quale deriva il nome della piazza antistante, e sotto il pontificato di Papa Eugenio IV (14311447), l’edificio fu restaurato. Nel 1632, durante il pontificato di Papa Urbano VIII Barberini, gli elementi in bronzo della copertura del pronao furono tolti e fusi dal Bernini per realizzare ottanta cannoni con cui munire Castel Sant’Angelo, ed edificare le colonne tortili del baldacchino sull’altare papale di San Pietro. Ancora oggi all’interno del Pantheon si conservano, fra le altre, le tombe dei pittori Raffaello Sanzio e Annibale Carracci, dell’architetto Baldassarre Peruzzi, del musicista Arcangelo Corelli e quelle dei sovrani d’Italia Vittorio Emanuele II, Umberto I e sua moglie, la regina Margherita di Savoia. 23 23 18 65 Uno dei capolavori architettonici della storia d’Italia dove l’antica Roma incontra duemila anni di storia cristiana, passando per i Savoia. Santa Maria della Pace La chiesa di Santa Maria della Pace fu fondata nel luogo dove era situata l’antica cappella di Sant’Andrea de Acquanarii, termine con cui si era soliti indicare i venditori ambulanti di acqua raccolta dal fiume Tevere e lasciata riposare per alcuni giorni in appositi recipienti, per far depositare la rena sul fondo. La chiesa, che sorge in via dell’Arco della Pace, deve il nome attuale alla Pace di Bagnolo (1484) stipulata in occasione della fine della guerra tra lo Stato Pontificio, Venezia e il Regno di Napoli. Secondo una leggenda, nel 1480 l’immagine della Vergine, in passato posta sotto il portico, venne colpita da un sasso lanciato da alcuni “giuocatori” e si mise a sanguinare, come il bibliografo Gaetano Moroni riferisce nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica. Fu allora che Papa Sisto IV, venuto a conoscenza dell’accaduto, decise di cambiare il nome della chiesa in Santa Maria della Virtù. Il Santo Padre ne commissionò il restauro all’architetto Baccio Pontelli, ma fu Piero da Cortona a eseguirlo e ad aggiungere la facciata barocca (1656) che ancora oggi è possibile ammirare. L’interno è costituito da una navata a due campate con volte Come Arrivare Via Arco della Pace, 5 40/62/64/70/492/916 www.chiostrodelbramante.it a crociera, che conserva intatta la struttura quattrocentesca. In quest’area della chiesa sono presenti le Sibille dipinte da Raffaello nel 1514 su commissione del banchiere senese Agostino Chigi. Di notevole interesse il chiostro, opera eseguita da Donato Bramante, primo architetto di Papa Giulio II. Esempio di linearità ed eleganza, ogni elemento compositivo della costruzione è stato scelto per rispettare i criteri di proporzione ed equilibrio. Il genio del Bramante traspare nella ricerca dell’armonia tra elementi stilisticamente diversi che donano alla struttura piacevoli giochi di luci e ombre. Recentemente è stato adibito a spazio museale ospitando alcune delle più belle esposizioni d’arte degli ultimi anni. 29 67 Michelangelo, Raffaello e Bramante. Il Rinascimento italiano passa per la navata di questa piccola chiesa e per il suo bellissimo chiostro. Santa Maria dell’Anima Santa Maria dell’Anima è da secoli la chiesa nazionale della comunità tedesca di Roma. La struttura prende il nome dalla raffigurazione marmorea della Madonna invocata dalle anime del Purgatorio, posto sulla porta d’ingresso. Inizialmente fu solo ospizio, eretto nel 1378 grazie al contributo dei coniugi Johannes Peter e Katharina di Dordrecht, ad uso dei pellegrini tedeschi e olandesi in arrivo a Roma. Una prima testimonianza si ritrova, infatti, nella bolla di Papa Bonifacio VIII del 1398. L’interno dell’edificio segue il modello della Hallenkirche (chiesa a sala), stile tipico delle chiese germaniche tardogotiche, pur restando evidente l’impronta italiana. In una delle cappelle presenti nelle navate laterali è possibile infatti ammirare una reinterpretazione della Pietà del Michelangelo realizzata da Come Arrivare Via di Santa Maria dell’Anima, 66 3/16/81/85/87/117/186/218 571/650/665/714/850 www.santa-maria-anima.it Lorenzetto e Nanni di Baccio Bigio. All’interno della stessa cappella è custodita anche la pala d’altare Sacra famiglia con santi di Giulio Romano, allievo di Raffaello. L’opera fu commissionata dai fratelli Fugger, ricchi banchieri tedeschi. Di rilievo anche il monumento funebre dedicato a Papa Adriano I e realizzato da Baldassarre Peruzzi. Infine, passando lungo via dell’Arco della Pace, è possibile ammirare il campanile ornato da ceramiche colorate, tipiche dello stile germanico e unico nel suo genere a Roma. 28 69 L’insolita, per forma e contenuto, chiesa di riferimento della comunità tedesca a Roma. Santa Maria in Aracoeli La chiesa si erge sulla sommità settentrionale del colle Capitolino dove sorgeva l’antico tempio di Giunone Moneta (dal latino monere, avvertire). Il tempio risalirebbe al 343 a.C. e fu fatto costruire dal dittatore Lucio Furio Camillo dopo la vittoria sugli Aurunci. Accanto fu edificata la Zecca di Roma, denominata “Moneta” poiché costruita nei pressi del tempio: da qui il nome “moneta” che tuttora diamo al denaro. L’originario nome della chiesa è Santa Maria in Capitolio e la prima costruzione risale al VI secolo. La struttura divenne poi parte del complesso di edifici legati al monastero sorto sul Campidoglio durante il Medioevo. Il nuovo orientamento fu opera dei francescani e la chiesa in stile gotico fu inaugurata nel 1348 insieme alla scalinata di 124 gradini realizzata da Lorenzo di Simone Andreozzi a spese del popolo romano come ringraziamento alla Vergine per aver salvato la città dalla peste. Risale allo stesso periodo storico anche la denominazione “In Ara Coeli”. Secondo il mito, la chiesa sorgerebbe là dove Augusto ebbe la visione della Madonna con un bambino in braccio e udì una voce dire “Questa è l’ara del figlio di Dio”. L’interno ha tre navate con archi a tutto sesto ed è dotato di tre cappelle absidali terminali. Santa Maria in Ara Coeli è famosa soprattutto per il Santo Bambino: la tradizione dice che questa scultura fu intagliata nel XV secolo con il legno d’ulivo del giardino del Getsemani e battezzata Come Arrivare Scala dell’Arcicapitolina, 12 B Colosseo 51/60/63/83/85/87/117/118 160/170 www.vicariatusurbis.com nel fiume Giordano. Secondo la credenza popolare, il Bambino sarebbe dotato di poteri miracolosi. La statua, trafugata nel febbraio del 1994, non è stata più ritrovata, e al suo posto c’è una copia. Gli anni immediatamente precedenti il giubileo del 1350, concesso, preparato e celebrato in assenza del pontefice, sono segnati dalla cattività avignonese, dall’epidemia di peste che affligge l’Europa e dal disastroso terremoto romano del 1349. In questo clima assume un significato particolare la costruzione della grande scalinata della chiesa di Santa Maria in Ara Coeli, unico intervento urbano di rilievo di tutto il Trecento. Realizzata grazie alle elemosine dei romani, in una sorta di exvoto collettivo alla Madonna che aveva liberato la città dalla peste, rappresenta la prima di una lunga serie di operazioni di appropriazione, da parte della Chiesa, dei simboli e dei luoghi della Roma antica e del potere laico e cittadino, che caratterizzeranno poi la politica urbanistica dei grandi Papi nei secoli successivi. 12 12 12 7 71 Nel Medioevo la scalinata di questa chiesa, realizzata a spese del popolo romano, divenne il nuovo “foro” della città. Santa Maria in monticelli La chiesa di Santa Maria in Monticelli, originariamente chiamata Sancta Maria in Monticellis Arenulae de Urbe, sorge nell’omonima via del rione Regola. La sua denominazione trae origine dalla posizione in cui si trova: secondo alcune fonti, infatti, venne costruita in un punto rialzato del terreno, detto monticello, affinché fosse protetta dalle inondazioni del Tevere. Il monticello era costituito dai resti dell’antico Tempio di Nettuno, costruito dall’architetto greco Hermodoros di Salamina, la cui attività si svolse a Roma tra il 146 e il 102 a.C. Si tratta di una chiesa costruita ai tempi di Papa Pasquale II (1099-1118), anche se per alcuni l’origine sarebbe più antica. Fu Papa Innocenzo II a riconsacrarla il 6 maggio del 1143. Di questo nucleo medievale non rimane molto a eccezione del campanile romanico, in origine più alto e ridotto alle dimensioni odierne al tempo di Paolo V (15661572) per motivi di stabilità. Come per altre chiese di epoca medievale anche Santa Maria in Monticelli conobbe secoli di abbandono. La chiesa fu completamente ricostruita 73 Come Arrivare Via di Santa Maria in Monticelli, 28 8/40/46/62/64/70/81/87/492 628/916 nel 1715 da Matteo Sassi per volere di Clemente XI e completata nel 1860 dall’architetto Francesco Azzurri. Attualmente l’edificio presenta una pianta a croce latina con tre navate e tre cappelle per lato. Al suo interno si trovano importanti testimonianze artistiche: i resti di un mosaico del Duecento raffigurante la Testa del Redentore; il dipinto Madonna con Bambino e Santi di Sebastiano Conca; La flagellazione, affresco del XVII secolo di Antonio Carracci e uno splendido crocifisso ligneo trecentesco attribuito a Pietro Cavallini. Oggi la chiesa è sede della curia generalizia dei Padri dottrinari. 20 La chiesa sorge su un monticello, in realtà i resti del tempio di Nettuno, “…elevato in modo che nelle maggiori inondationi di Roma la chiesa rimanga illesa dalle acque” Santa Maria in Portico Campitelli La chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli è situata nel rione Sant’Angelo ed è uno dei più antichi santuari mariani di Roma. Furono il Senato, il popolo romano e il pontefice Alessandro VII a volerne la costruzione, per un voto in onore di Santa Maria in Portico fatto in occasione della pestilenza del 1656. Fu lo stesso Papa a depositare la prima pietra il 29 settembre del 1660, concedendo alla Madonna il titolo di Romanae Portus Securitatis. Il 14 gennaio del 1703, durante il terremoto che sconvolse Roma, il Senato e il popolo romano tornarono davanti all’altare della chiesa per un altro voto solenne: per cento anni gli abitanti della città avrebbero digiunato a ogni vigilia della festa della Candelora. Nel 1662 Papa Alessandro VII affidò la progettazione della chiesa a Carlo Rainaldi, ma i lavori furono subito sospesi dalla congregazione dei Chierici che giudicò le dimensioni del disegno preparatorio troppo piccole. L’incarico passò quindi all’architetto Giovanni Antonio De Rossi con la specifica richiesta di ingrandire la struttura. Infine la chiesa venne aperta al culto nel 1667, 75 Come Arrivare Piazza Campitelli, 9 30/44/81/118/170/628/715 716/781 www.santamariainportico.it nonostante fosse ancora incompleta. La chiesa assunse la sua attuale denominazione l’11 luglio del 1728 per volere del cardinale Pompeo Aldobrandi, vescovo di Neocesarea. La facciata, in stile barocco è dominata da giochi verticali di luci e ombre e resa plastica dal modo in cui sono disposte le colonne. La pianta dell’edificio è costituita da due organismi distinti: il primo a croce greca con cappelle laterali; il secondo, che comprende l’altare maggiore, sostiene la cupola, le cui prospettive creano un gioco di effetti scenografici. Nelle cappelle laterali vi sono opere dei maggiori pittori barocchi di Roma tra cui Sebastiano Conca, Giovanni Battista Gaulli detto “Il Baciccia” e Luca Giordano. 16 16 16 11 Più volte nel corso della storia i romani hanno utilizzato questo antichissimo santuario mariano come “porto sicuro” durante eventi catastrofici come il terremoto o la peste. Santa Maria in vallicella Santa Maria in Vallicella, detta tradizionalmente “Chiesa Nuova”, è un luogo di culto cattolico di età cinquecentesca. Costruita per volontà di San Filippo Neri in occasione del Giubileo del 1575, è punto di ritrovo dei pellegrini in partenza per il “giro delle sette chiese”. La chiesa medioevale, risalente al XII secolo, era chiamata in Vallicella perché in quel luogo il terreno formava un piccolo avvallamento. La ricostruzione della chiesa (da qui Chiesa Nuova), iniziata nel 1575 da Pietro Bartolini di Città di Castello, proseguì nel 1583 con Martino Longhi il Vecchio. In una minuta e decorata cappella presente all’interno del luogo sacro, è conservato il corpo del santo, al quale si deve anche la costruzione di un oratorio per bambini e ragazzi. Al di sopra della teca vi è un mosaico ricavato da un dipinto di Guido Reni che mostra il santo genuflesso mentre contempla la Madonna. Al pianterreno è possibile visitare le camere di San Filippo Neri, tra le quali la cosiddetta “camera rossa” nella quale sono contenuti le sue reliquie e i suoi ricordi, come lo stendardo realizzato in occasione della canonizzazione, e la cappella interna. Come Arrivare Via del Governo Vecchio, 134 40/62/64/916 www.vallicella.org della vita del santo in cui fu salvato da un intervento miracoloso di Maria. Costruita per volontà di San Filippo Neri per il Giubileo del 1575, la Chiesa Nuova divenne da allora in poi luogo di raduno per i pellegrini in partenza per il giro delle sette chiese. La fabbrica borrominiana per il complesso dell’Oratorio è stata descritta da Borromini e dal suo amico e mecenate Virgilio Spada tra il 1646 e il 1647, in un’opera dal titolo di Opus architectonicum. I due, tuttavia, non riuscirono a darla alle stampe e, solo nel 1725, l’editore romano Sebastiano Giannini la pubblicò con il titolo di Opus architectonicum equitis Francisci Boromini. L’altare è sormontato da un affresco che raffigura Filippo Neri in preghiera, attribuito al Guercino, mentre il dipinto riportato sulla volta illustra un episodio 29 24 77 Rubens, Caravaggio, Guido Reni, Pietro da Cortona e Carlo Maratta. Solo nella chiesa voluta da San Filippo Neri è possibile incontrarli tutti insieme. Santa Maria sopra minerva La basilica di Santa Maria sopra Minerva si trova nell’omonima piazza del rione Pigna, nei pressi del Pantheon. La costruzione di questa grandiosa chiesa gotica ebbe inizio nel 1280 anche grazie al finanziamento del pontefice Bonifacio VIII che nel 1295 elargì un’ingente somma di denaro. Dopo il completamento della zona absidale, della crociera e delle navate laterali, a metà del XIV secolo la basilica fu aperta al culto. L’edificio, costruito in stile gotico, è stato oggetto, fino al periodo rinascimentale, di diverse contaminazioni architettoniche attraverso il contributo dei protagonisti del tempo: Baldassarre Peruzzi, Giovan Battista da Sangallo e Antonio da Sangallo il Giovane. All’interno, durante l’epoca barocca, sono state apportate modifiche come la riduzione a tutto sesto degli archi mediante sovrastrutture in legni e stucchi, mentre la facciata è un classico esempio di architettura romanica. In Santa Maria sopra Minerva sono contenute le tombe di Santa Caterina da Siena, del Beato Angelico dichiarato da Giovanni Paolo II nel Come Arrivare Piazza della Minerva, 42 8/40/62/64/70/492 www.basilicaminerva.it 1984 il “Patrono Universale degli Artisti”, dei Pontefici Urbano VII e Benedetto XIII e di Pietro Bembo. Molte, inoltre, sono le opere d’arte conservate nella chiesa: il Cristo risorto di Michelangelo; la cappella Carafa, capolavoro di Filippino Lippi; la cappella dell’Annunziata e il suggestivo monumento funebre del Bernini dedicato a Maria Raggi. Il famoso monumento dell’elefantino che sorregge un obelisco, disegnato dal Bernini e collocato al centro della piazza antistante, risale al 1667. L’iscrizione sul basamento recita: “Chiunque qui vede i segni della Sapienza d’Egitto scolpiti sull’obelisco, sorretto dall’elefante, la più forte delle bestie, intenda questo come prova che è necessaria una mente robusta per sostenere una solida sapienza”. 22 22 17 79 È un compendio di storia dell’arte che abbraccia tre stili architettonici: gotico, romanico e barocco. Santa pudenziana La chiesa di Santa Pudenziana, risalente al V secolo d.C., è situata in via Urbana (l’antico vicus Patricius) nel rione Monti. Oggi è la chiesa nazionale dei Filippini ed è dedicata a santa Pudenziana, sorella di santa Prassede e figlia del senatore romano Pudente. Per secoli si è ritenuto che questa fosse la più antica chiesa cristiana di Roma. Inizialmente si supponeva che l’edificio fosse stato costruito sulla domus del senatore, a nove metri di profondità rispetto al piano della basilica. I lavori di restauro eseguiti negli anni quaranta del 1900 hanno tuttavia dimostrato che l’edificio sarebbe il risultato della trasformazione delle Terme di Novato (II secolo) in chiesa, avvenuta alla fine del IV secolo sotto il pontificato di papa Siricio. Originariamente a tre navate, fu ristrutturata in un’unica navata nel 1588 da Francesco Capriani, detto il Volterra, su commissione del cardinale Enrico Caetani. All’interno dell’edificio è di Come Arrivare Via Urbana, 160 A/B Termini 70/71/75 www.stpudenziana.org particolare interesse il mosaico che rappresenta “Cristo fra gli Apostoli, Gerusalemme e il Golgota con i simboli degli evangelisti e la personificazione della chiesa e delle genti e di quella della circoncisione che incoronano i Ss. Pietro e Paolo”. Il mosaico, nel catino absidale sopra l’altare maggiore, rappresenta la parusia, ossia l’apparizione di Cristo Giudice con gli Apostoli. Anche la cupola è stata progettata da Capriani e affrescata da Niccolò Circignani detto il Pomarancio. La facciata del 1870, ricostruita per cura del cardinale Luciano Bonaparte, è di Antonio Manno e presenta affreschi di Pietro Gagliardi. 2 81 La Domus Prudentiana (casa di Pudente), poi Domus Ecclesia e infine Ecclesia Pudentiana è una delle più antiche di Roma e fu donata nel 154 dc a papa Pio I. Santi Cosma e Damiano La Basilica dei Santi Cosma e Damiano è situata nel Foro Romano e appartiene dal 1512 al Terzo ordine regolare di S. Francesco. Dedicato ai fratelli Cosma e Damiano, dottori e martiri del IV secolo, l’edificio venne convertito ad uso cristiano nel 527 da Papa Felice IV, divenendo così il primo luogo di culto del Foro Romano. Durante il pontificato di Clemente VIII subì una prima trasformazione con l’aggiunta di sette nuove cappelle. Tra il 1632 e il 1640 la chiesa venne interamente ricostruita per volere di Papa Urbano VIII date le condizioni in cui era giunto il Foro Romano, malsano, acquitrinoso e infestato dalla malaria. L’area fu divisa dunque in due con la costruzione del pavimento; le cappelle e gli altari furono spostati o ristrutturati; infine vennero realizzati i nuovi edifici del monastero e un cortile con portici. L’interno della chiesa, a navata unica, è ornato da uno splendido soffitto dipinto e dorato con stemmi di Urbano VIII Barberini e Gloria dei Santi titolari. Imponente il mosaico absidale, risalente all’epoca di Felice IV, e quindi da lui voluto, dove vediamo gli apostoli “Pietro e Paolo 83 Come Arrivare Via in Miranda, 10 B Colosseo 3/51/85/87/117 www.cosmadamiano.com presentare a Gesù Cristo i Ss. Cosma e Damiano”. Alla base è Gesù come Agnello Mistico e i dodici agnelli che convergono rappresentano i dodici discepoli e metaforicamente le dodici tribù d’Israele quali simboli di tutti i popoli del mondo. La chiesa di San Lorenzo in Miranda si trova nel Foro Romano, all’interno del tempio voluto dall’imperatore Antonino Pio nel 141 d.C. per celebrare la consorte Faustina. Dedicata al diacono romano Lorenzo, tra il 1429 e il 1430 venne concessa da Papa Martino V al Collegio degli Speziali. Sull’altare maggiore è possibile ammirare “il martirio di San Lorenzo” di Pietro da Cortona mentre, nella Cappella Porfiri, La Madonna con i SS. Filippo e Giacomo del Domenichino. 9 9 9 Una delle due entrate di questa curiosa chiesa è all’interno del Foro Romano, in corrispondenza dell’antico tempio del Divo Romolo, sui resti del quale sorgeva l’antica Basilica. Santi Quattro Coronati Sulle pendici del monte Celio, nell’omonimo rione, si erge maestosa la basilica dei Santi Quattro Coronati, simile per aspetto più a una fortezza che a una chiesa. Le diverse revisioni apportate a questo monumento l’hanno distanziato dai canoni classici delle costruzioni ecclesiastiche. La basilica fu edificata nel IV sec. d.C., con l’insediamento, all’interno di una sontuosa villa patrizia, di una domus ecclesiae cristiana, trasformata nel VII sec. da Papa Onorio I nella chiesa dedicata ai Santi Quattro Coronati Martiri. Dal IV al XVII secolo per la sua posizione urbanistica ha assolto anche la funzione militare di roccaforte difensiva della sede papale di San Giovanni in Laterano. Nel 1084 fu distrutta dalle truppe di Roberto il Guiscardo e nel 1116 Papa Pasquale II volle ricostruirla: fu sfruttata solo l’ala ovest della preesistente navata centrale carolingia, motivo per cui l’abside abbraccia tutte e tre le navate odierne, rappresentando un caso unico a Roma. I restanti spazi furono inglobati in altri edifici o sfruttati per la creazione dei cortili, grazie ai quali oggi è possibile accedere ad 85 Come Arrivare Via dei Santi Quattro, 20 B Colosseo 3/8/51/75/81/117 alcune aree come l’oratorio di San Silvestro. Sulle pareti dello stesso sono dipinti meravigliosi affreschi realizzati nel 1248 rappresentanti la vita dell’imperatore Costantino I così come riportato negli Actus Silvestri, agiografia di Papa Silvestro I. Il nome “Santi Quattro Coronati” avrebbe due differenti origini: secondo la tradizione, deriva dai quattro scalpellini dalmati Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, condannati perché si rifiutarono di scolpire l’effigie di un idolo pagano e furono per questo “coronati dal lauro del martirio”; l’altra versione, invece, parla di quattro soldati convertiti al cristianesimo e martirizzati per non aver voluto abiurare alla loro nuova fede. 4 4 4 Il chiostro medievale di questa basilica è ricco di simboli esoterici e massonici. Santissima Trinità dei Pellegrini La chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini è un luogo di culto situato nel rione Regola, nei pressi di Palazzo Farnese. La sua storia è strettamente legata alla missione di accoglienza e di integrazione dei pellegrini condotta da San Filippo Neri nella Capitale, motivo per cui fu appellato “terzo apostolo di Roma”. Egli commissionò la costruzione della struttura all’Arciconfraternita dei Pellegrini e Convalescenti della SS. Trinità, da lui fondata nel 1548 in favore dei poveri e dei malati. Circa dieci anni dopo Papa Paolo IV donò all’Arciconfraternita gli edifici dell’antica parrocchia trecentesca di San Benedetto de Arenula, nota anche come “degli Scozzesi”, che furono integrati al nucleo originario. L’attuale facciata, ornata dalle statue dei Quattro Evangelisti di Bernardino Ludovisi, fu realizzata dall’architetto Giuseppe Sardi su disegno di Francesco de Sanctis, ideatore della scalinata di Trinità dei Monti. L’interno, a croce latina con dodici colonne corinzie a base alta e capitello composito, fu quasi interamente Come Arrivare Via dei Pettinari, 36A 8/23/280 restaurato tra il 1847 e il 1853. Di notevole importanza, nel lanternino della cupola, il dipinto “Padre Eterno ed Angeli” di Guido Reni (1612). Nella cappella della crociera destra si trova il gruppo marmoreo di “S. Matteo con angelo”, opera del Cobert, risalente al 1614. Su proposta del cardinale Camillo Ruini, il 23 marzo 2008, Papa Benedetto XVI ha affidato la chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini alla comunità apostolica Fraternità Sacerdotale di San Pietro, per assicurare un’adeguata assistenza religiosa all’intera comunità dei fedeli residenti nella Diocesi di Roma che seguono la Santa Messa e tutti i Sacramenti secondo la forma extraordinaria del Rito Romano. 22 87 La chiesa e l’adiacente ospizio sono stati, dal XVI al XIX secolo, ospedale e ricovero per feriti oltre ad uno dei maggiori centri di accoglienza religiosa a Roma. Ss Stimmate di San Francesco La chiesa delle SS. Stimmate di San Francesco è situata in via dei Cestari, nel rione Pigna, quasi ad angolo con Largo Argentina. Fu edificata sui resti della chiesa medievale dei Santissimi Quaranta Martiri del Calcarario, termine utilizzato per indicare i forni presenti in zona in cui i marmi degli edifici in disfacimento venivano cotti e trasformati in calce bianca. Nel 1597 fu assegnata da papa Clemente VII all’Arciconfraternita delle SS. Stimmate e dedicata alle piaghe della crocifissione che San Francesco ricevette sul monte della Verna il 14 settembre 1224. L’edificio fu fatto riedificare su progetto di Giovanni Battista Contini nel 1714 e venne ultimato nel 1721. La facciata a due ordini presenta nella parte inferiore un portico in cui si apre un portale con arco a tutto sesto. Sopra l’architrave un timpano spezzato racchiude la statua in stucco di San Francesco attribuita ad Antonio Raggi. Nell’ordine superiore si apre una grande finestra decorata con una testa di serafino in stucco. A coronamento vi è l’emblema dell’Arciconfraternita delle Stimmate. L’interno, ispirato all’arte del Borromini, presenta una pianta 89 Come Arrivare Largo delle Stimmate, 1 8/40/62/64/70/492 www.vicariatusurbis.org a navata unica con tre cappelle per lato. Di notevole interesse anche le volte a botte con sei finestre, le tre cappelle intercomunicanti per lato e il presbiterio a fondo piatto. Sull’altare maggiore è posta la pala, datata 1719, nota come “Le Stimmate di San Francesco” di Francesco Trevisani. Nella sagrestia è custodito sopra l’altare un pregevole reliquiario in argento che contiene frammenti di tela e spugna imbevuti del sangue che sgorgò dalle stimmate di San Francesco d’Assisi, raccolto da fra Leone, che assistette al prodigio (1633). Infine, al primo piano si trova l’oratorio dell’Arciconfraternita, ora aula delle Stimmate, con pareti dipinte a monocromi architettonici risalenti al XVIII secolo. 20 20 15 È uno degli edifici barocchi in cui l’esigenza di esorcizzare e spettacolarizzare la morte, usando il macabro come spinta vitale, raggiunge il culmine. scala santa e sancta sanctorum Nel santuario adiacente alla Basilica di San Giovanni in Laterano sono custoditi i 28 gradini della cosiddetta Scala Santa, che, secondo la tradizione, Gesù salì il giorno della sua morte nel palazzo di Ponzio Pilato a Gerusalemme. Situata inizialmente nel Patriarchium, o complesso dei Palazzi Lateranensi, in seguito fu spostata presso la chiesa di San Lorenzo in Palatio (conosciuta come Sancta Sanctorum) per opera di Domenico Fontana, incaricato da Papa Sisto V di sistemare la cappella papale privata tra il 1586 e il 1589. Artefice di abbellimeti e restauri del Sancta Sanctorum fu Papa Niccolò III (1280): durante il suo pontificato Come Arrivare P.zza San Giovanni in Laterano, 14 A San Giovanni 3/16/81/85/87/117/186/218 571/650/665/714/850 www.scala-santa.it furono eseguiti gli affreschi della Scuola Romana, il mosaico sopra l’altare e il pavimento cosmatesco. Sulla parete dietro l’altare è collocata un acheropita (dal greco: dipinto non creato da mano umana) raffigurante il SS. Salvatore. L’immagine, ritenuta miracolosa, veniva portata in processione dai pontefici per scongiurare grandi calamità. 2 91 2 2 I 28 gradini che Gesù salì il giorno della sua crocifissione per accedere al palazzo di Ponzio Pilato, si salgono sulle ginocchia come forma di rispetto e per invocare penitenza e grazie. teatro marcello Il Teatro Marcello, situato nel Rione Sant’Angelo, è l’unico dei tre dell’antica Roma giunto fino a noi ancora visibile, nonostante anch’esso abbia subito nei secoli molti danni e diverse modifiche. Fu Giulio Cesare a gettare le fondamenta di quest’edificio che tuttavia fu ultimato da Augusto, il quale lo inaugurò intorno al 12 a.C. e lo dedicò a Claudio Marcello, suo nipote ed erede. Si narra che proprio in occasione dell’inaugurazione la sedia del primo imperatore cedette, facendolo cadere a terra davanti una folla immensa. Il Teatro, sede di spettacoli magnifici, cadde in disgrazia nella Roma cristiana, quando le rappresentazioni furono soppresse. Tornò in auge diversi anni dopo quando, data la posizione strategica nei pressi del Tevere, alcune famiglie romane lo trasformarono in una fortezza. Fu così che questa costruzione passò dai Fabi ai Pierleoni e da questi ai Savelli. Ultimi proprietari furono gli Orsini (XVIII secolo), prima che negli anni ‘30 il Comune decidesse di riappropriarsi delle parti d’epoca romana dell’edificio. Come Arrivare Via del Teatro di Marcello, 32 30/44/81/118/170/628/715 716/781 In origine il Teatro Marcello era una grandiosa costruzione dal diametro di 130 metri, realizzata sul modello tipico del teatro romano: la cavea poggiava infatti su strutture in muratura e non su un declivio naturale, come in quello greco. La sua capienza era di circa 15mila posti. La scena, di modesta profondità e decorata da colonne e statue di marmo, era fiancheggiata da due parasceni a triplice navata e completata alle spalle da una grande abside eretta contro le eventuali inondazioni del Tevere. All’esterno l’edificio presentava una facciata ricurva in travertino a tre ordini, di cui si conservano quelli inferiori. È curioso notare come molte persone, forse poco attente, scambino il Teatro Marcello con il Colosseo. 15 15 15 10 93 Esordi sfortunati: Il giorno dell’inaugurazione lo scranno dell’imperatore Augusto si ruppe mandandolo letteralmente a gambe all’aria. Fu Papa Sisto IV Della Rovere nel 1478 a ideare la progettazione di Via Giulia, denominata via “mercatoria”, poiché collegava la zona finanziaria di Ponte Sant’Angelo ai mercati di Piazza Navona e Campo de’ Fiori. Su progetto del Bramante la realizzazione della via cominciò nel 1508 per volere di Papa Giulio II Della Rovere, nell’ambito della Renovatio Romae. La Strada Julia, in onore del Papa, è conosciuta anche come “Via Recta”, poiché fu la prima a snodarsi su un tracciato rettilineo lungo il quale trovavano spazio i “blasoni” più importanti dell’epoca, dai Sacchetti ai Ricci fino ai Chigi. Dopo il 1870, a seguito della costruzione dei muraglioni del Tevere, il caratteristico aspetto della via mutò. Infatti le case lungo il fiume furono demolite e molti edifici ridimensionati. L’iniziale progetto del Palazzo dei Tribunali, tra via del Cefalo e via del Gonfalone, rimase Come Arrivare Via Giulia 23/40/46/64/280/916 incompiuto a causa della morte di Papa Giulio II e del Bramante. Oggi il basamento originario dell’edificio, costituito da alcuni filari di pietre sporgenti, è noto come “sofà di Via Giulia”. Molti sono i luoghi d’interesse che si affacciano su Via Giulia: la chiesa di Santa Maria del Suffragio, la chiesa di San Biagio degli Armeni; il palazzo Medici Clarelli; la “Casa di Raffaello” così chiamata in quanto residenza dell’artista e infine un palazzetto, detto “Casa dei Fiorentini”, offerto da papa Giulio II alla comunità fiorentina. via giulia 25 95 La “Strada Julia” era già importante prima della sua costruzione. Appena ultimata vi si trasferirono tutte le potenti famiglie di banchieri residenti a Roma. annotazioni