SottoVoce n.03 (Aprile 2009)

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SottoVoce n.03 (Aprile 2009)
Io sono la Risurrezione e la Vita!
Andavamo in macchina con Rosina in
visita ad una anziana ricoverata in una
casa di riposo. Forse Rosina pensava alla
sua vita o alla probabile solitudine di
quella donna, quando proruppe in un
inno di lode e di accorata supplica: “
Donale la luce, Signore. Quando io mi
sentivo sola e disperata, non so perché ti
sei fatto conoscere un po’ da me, ho
abbracciato la mia croce come Tu mi
insegnavi e lì ho trovato la luce, il senso
della mia vita, e mi sono resa conto che
sei la mia speranza, la vita che spazza via
la depressione”.
E’ vero Rosina, te ne sono grato, tu fai
vivere le parole di Gesù: io sono la Via, la
Verità e la Vita. Magari neanche te ne
accorgi mentre porti questa perla a
quella signora, che non ti è nemmeno
amica, non una parente, semplicemente
una persona anziana forse sola, forse
disperata.
Questo è il fondo della ferita che
sanguina nel cuore di tutti noi, giovani e
anziani, uomini e donne: schiavi tutti,
schiavi di un feroce e potente faraone.
“Ho osservato la miseria del mio popolo,
conosco le sue sofferenze. Sono sceso per
liberarlo dal potere del faraone”
(Es 3, 7).
(continua in seconda)
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( Io sono la Risurrezione e la
Vita! (continua dalla prima )
Di pasqua in pasqua il Signore è
sempre venuto a visitare l’uomo,
sua creatura,
per liberarlo e
riconoscerlo figlio, come quel papà
che andò incontro al figliol prodigo
per abbracciarlo e ricondurlo a
casa. Dal fondo degli abissi, dal
nero della morte, dal buio del
nulla, Dio si è sempre mosso verso
la sua creatura.
La Pasqua è la notte delle notti.
Nella notte dei tempi Dio creò il
cielo e la terra; di notte Jahvé
chiamò Abramo a sacrificare suo
figlio sul monte Moria; era notte
quando Giacobbe lottò con Dio e
passò il torrente di Jabbok; di
notte il Signore fiaccò la resistenza
del faraone e liberò Israele dalla
schiavitù; all’alba di una notte di
Pasqua noi tutti attendiamo il
ritorno di Cristo Signore della
Gloria. Nella notte della tua
angustia Dio sorgerà come un’alba
nuova. Ecco la Pasqua: dalla
schiavitù alla libertà, passare oltre
le nostre case bagnate dal sangue
dell’agnello, Cristo il vero agnello.
Tutti noi prigionieri di una gabbia
di vincoli e di paure. A chi di noi
piace litigare, farsi nemici, essere
permaloso, diffidare? Di che hai
paura? Cosa ti spinge alla violenza,
a voler possedere, alla cupidigia, a
voler superare l’altro.
E i tuoi sogni? Perché i tuoi sogni
si infrangono così spesso, o se
qualcuno si realizza, subito si
consuma e si dissolve.
Perché Signore, questa maledetta
condizione che ci fa egoisti e
miserabili, poveri e ingiusti,
gaudenti e feroci guerrieri?
Perché le lacrime, i lutti…i
bambini, Signore, perché, perché?
“Ecco il grido del mio popolo è
arrivato fino a me. Fa uscire dalla
schiavitù il mio popolo.” (Es 3,9)
Questo è il cuore paterno del
nostro Dio, farci uscire dalla
condizione servile.
Non avrebbe potuto dire Gesù: ma
perché dovrei lasciar straziare le
mie carni per questi ingrati, morire
per un traditore, per uno
sporcaccione, per i malvagi? Lui
non l’ha detto. Ma forse io o te che
ti senti tanto religioso, tu che sei
tanto sapiente, o tu o io che ci
sentiamo i signori della nostra vita
e i guardiani della libertà; forse tu
o io l’avremmo fatto??? Perdere la
vita, per chi? Per un peccatore, un
nemico?.
Perché dovrei soffrire fino a morire
per costoro, poteva dire Gesù nel
Gestemani, mentre i suoi amici
dormivano
del
sonno
della
alienazione e le viscere della Madre
tremavano?
Sì, Figlio mio, questi miei figlioli si
sono persi; il potere della morte li
sovrasta, come una paralisi è la
loro capacità di amare, come una
nevrosi la loro voglia di libertà.
Bisogna colmare il buco nero della
destra del Padre, che ha gradito in
dono il nome e la grazia per tutti
noi, tutti: Padre perdonali perché
non sanno quello che fanno!
Intercedendo, suscitando amore e
donando il Suo Spirito.
Questa è la Pasqua.” La grande
rivoluzione cristiana: prima del
dovere di amare Dio, c’è Dio, che,
nel Figlio morto e risorto, ama ogni
uomo. Questo è il cuore del
cristianesimo, che invece oggi è
spesso considerato un insieme di
regole, obblighi morali, divieti e
precetti.
Questo il cuore che va sempre
annunciato. Accettarlo o meno è
cosa successiva, ma almeno si
colga e si comunichi il nucleo
essenziale della predicazione della
chiesa, distinguendo l’albero, ossia
Dio che ama l’uomo, manda Gesù
il quale muore e risorge per noi,
dai frutti, ossia dalle proposte
etiche della chiesa, che sono i frutti
dello Spirito.
Questa la vera novità del
cristianesimo, ciò che lo distingue
dalle altre religioni. Le altre
religioni cominciano dicendo cosa
gli uomini devono fare per Dio, per
essere da Lui bene accetti; il
cristianesimo comincia dicendo
cosa Dio, gratuitamente, ha fatto
per tutti gli uomini.”
(R. Cantalamessa)
loro vita. Hanno il terrore della
morte, del non senso, della loro
fragilità.
E Gesù sudando sangue schiacciò
la testa dell’antico tentatore e
disse: Sì, Padre, come vuoi tu!!
Novello Mosè, vero agnello, il cui
sangue ha intinto le porte del
nostro cuore. Sì, Padre, è giunta la
mia ora, di passare oltre, fare
pasqua, attraversare l’angoscia,
accogliere gli sputi, i rinnegamenti,
i tradimenti, le spine, i chiodi, la
croce, la morte orribile e
ignominiosa.
E lì nel fondo del nostro terrore ha
squarciato il velo e ci ha aperto la
via, per passare oltre, e ci ha
donato la vita, il perdono la
risurrezione, è salito trionfante alla
Infine la Pasqua di questo anno
2009, l’anno della ricostruzione
dopo le ceneri della distruzione, sia
la nostra pasqua, un passare oltre
la mentalità che ci divide e ci fa
giustizieri, ad una nuova mentalità,
avere cioè lo stesso cuore che Dio,
nel suo Figlio, ha avuto per te e per
me.
Il passaggio dalla propria giustizia,
basata sull’osservanza della legge,
dal pensare di potersi salvare da
solo, dal puntare il dito e salire in
cattedra con la scusa di educare, di
correggere gli altri, alla giustizia
che viene da Dio, basata sulla fede
in Cristo: “ Chi rimane in me, ed io
in lui, porta molto frutto, perché
senza di me non potete fare
nulla”(Gv 15,5). “Il passaggio dalla
ricerca della propria giustizia
raggiunta attraverso lo sforzo
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personale, oggi diremmo, le buone
opere.
Qualcuno allora obietterà: ma
allora fare il bene, compiere opere
buone non conta? Certo che conta!
Moltissimo! Solo che questo non è
la causa della nostra salvezza, ne è
l’effetto. Dopo che tu sei stato
salvato gratuitamente (e questa
non è tanto una affermazione
dottrinaria, ma una esperienza
vitale, personale) scatta il dovere
di fare agli altri quello che Dio ha
fatto a te. Gesù dice: amatevi come
io vi ho amato; come Dio ha
perdonato voi, così voi fate ai
vostri fratelli. La sorgente della
morale cristiana è la gratitudine.”
(R. Cantalamessa)
Dirà san Paolo: tutto io considero
una spazzatura pur di conoscere
Cristo, pur di incontrarmi con
questo amore. Tutto il resto:
meriti, medaglie, sforzi, vittorie,
sconfitte. Tutto è spazzatura pur di
venire
conquistati da Cristo,
nostra pasqua e nostra salvezza.
La Pasqua non è una veglia per un
morto, ma una festosa veglia di
attesa e di gioia incontenibile. Il
lungo silenzio del sabato santo lo
scioglieremo cantando:
Lava le colpe, restituisce
l’innocenza ai peccatori
La gioia agli afflitti.
Vieni a fare pasqua con noi.
Cristo è risorto, anche per te.
E’ veramente risorto!
(Livio Bottone)
Questa è la notte in cui Cristo ha
distrutto la morte
E, risorgendo, ci ha ridato la vita.
Questa è la notte in cui Cristo
sconfigge il male
CALENDARIO DELLA SETTIMANA SANTA
Domenica delle Palme
5 aprile
Giovedì Santo
9 Aprile
Venerdì Santo
10 Aprile
ore 9.30
Benedizione delle Palme al
Parco,
processione e S.Messa
ore 11.30 Benedizione delle Palme
davanti alla croce,
processione e S.Messa
ore 9.30
S.Messa crismale in S. Pietro
ore 18.00 Santo Rosario
ore 18.30 S. Messa in Coena Domini
dalle 21.30, per tutta la notte
ADORAZIONE EUCARISTICA
ore 7.00
Preghiera Comunitaria
ore 15.00 Via Crucis
con i bambini e i ragazzi del
Catechismo
ore 18.30 Adorazione della Croce
ore 21.00 Via Crucis
Per le strade del quartiere
Appuntamento al monumento
in via Barzilai-Berenini
Sabato Santo
11 Aprile
ore 7.30
ore 22.30
Preghiera Comunitaria
VEGLIA PASQUALE
Pasqua di Risurrezione
Domenica 12 Aprile
SS. Messe ore 8.00 – 10.00 – 11.30 – 18.00
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la Settimana Santa
IL TRIDUO PASQUALE
Mancano pochi giorni ormai per giungere alla grande festa dei cristiani, la Pasqua, festa delle feste, solennità, regina e
signora di tutte le feste.
La Settimana Santa ha inizio con la “Domenica delle palme, della passione del Signore”
che unisce insieme il trionfo regale di Cristo e l’annunzio della passione. Questo duplice
aspetto della domenica della palme, trova espressione nei due momenti di cui si compone la
celebrazione: la processione delle palme e la liturgia eucaristica.
Il Vangelo di Matteo dice che < la città fu in agitazione >. Cantando “l’osanna” durante la
processione i cristiani promettono di essere fedeli all’unico Re.
La Settimana Santa è stata chiamata così perché in questi giorni ricorre l’anniversario
storico della crocifissione, morte e Risurrezione di Gesù: fatto avvenuto a Gerusalemme al
tempo dell’imperatore Tiberio e del governatore Ponzio Pilato.
Santa perché ricorda i giorni in cui è avvenuta la cosa più <Grande> e paradossale che mai sia successa al mondo: cioè,
che il Figlio di Dio sia stato crocifisso dagli uomini e che un Figlio d’uomo (Gesù di Nazareth, il figlio di Maria) sia
risuscitato da morte. Poiché Gesù era veramente l’una e l’altra cosa insieme: vero uomo e vero Dio. Dio che assume
sembianze umane, diventa ciò che era (uomo), rimanendo ciò che era (Dio).
Chi si sente chiesa in questi settimana si raccoglie nella comunità; vi passa il tempo; segue le letture; prende parte ai
segni; non rimanendo spettatore della scena, ma protagonista. Con la messa celebrata nelle ore vespertine del giovedì
santo, inizia il Triduo Pasquale e termina con il vespro o l’eucarestia della domenica di Risurrezione. Il primo giorno
del Triduo è una sorta di “prologo” di tutti e tre i giorni.
Giovedì Santo
il dono del comando del
Signore
sulla
carità
fraterna.
Questo è il giorno in cui per Gesù è
giunta “l’ora”, quell’ora che aveva
preannunciato a sua Madre a Cana
di Galilea (Gv 2,4), è il tempo della
sua glorificazione, del suo ritorno
alla destra del Padre. E noi ci
raduniamo
come
comunità
cristiana, proprio come avvenne
quella sera quando il Signore
celebrò
la
prima
messa.
Diventiamo cenacolo orante.
Proviamo a ritrovare un po’ di
stupore di fronte al sacramento
dell’Eucarestia, per scuoterci di
dosso
il
terribile
virus
dell’assuefazione che richia di
rendere banali e insignificanti
anche le cose grandi.
Facciamo
Anàmnesis,
cioè
memoriale, che dal punto di vista
liturgico vuol dire “Presenza”,
In questa messa vengono ricordati
tre grandi misteri:
l’istituzione dell’Eucarestia
l’istituzione dell’ ordine
sacerdotale.
ossia non un semplice ricordo che
ci riporta nel passato, ma porta il
passato nel presente. Facciamo
Gerusalemme, qui e adesso. Il
cenacolo di 2000 anni fa viene
attualizzato qui e adesso. Solo in
questa messa nella preghiera
eucaristica diciamo:” in questo
giorno, vigilia della Sua passione,
sofferta per la salvezza del mondo,
Egli prese il pane…”.
È straordinario quello che Gesù
inventa per rimanere sempre con
coloro che lo amano. Muta di
sostanza pane e il vino con il suo
corpo
e
il
suo
sangue
(transustanziazione) “ e prima
di consegnare il suo corpo ai suoi
nemici, lo consegna ai suoi amici
lasciando a loro un comando:
“fate questo in memoria di me”.
Quindi ogni volta che andiamo a
messa, facciamo un atto di
obbedienza a Gesù.
La liturgia cristiana non è un
mimo, non si riduce a sacra
rappresentazione,
a
semplice
memoria visiva; ma è linguaggio
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simbolico, fatto di segni che
volutamente
non
intendono
fermarsi all’occhio, ma vogliono
colmare il cuore. In questi giorni la
chiesa rinnova tutta la sua bellezza,
ripetendo
gli
stessi
gesti
(Mimesis), (cioè riprodurre con
gesti ciò che Cristo ha fatto).
Venerdì Santo
(o Venerdì della passione del
Signore.)
della croce, commemora la sua
origine dal costato di Cristo che
non esita a sacrificare per coloro
che ama, il proprio figlio unigenito,
lo stesso figlio accetta e condivide
la misericordia del padre diventa il
servo sofferente che dona al Padre
e a noi, la propria vita quale atto
supremo d’amore. In questo giorno
viene celebrata l’epifania della
croce gloriosa; ciò che per i
Romani era uno strumento di
morte, Cristo ne fa uno strumento
di Vita, di Salvezza, di Gloria.
La celebrazione si svolge in tre
momenti:
liturgia
della
Parola,
adorazione della croce e
comunione eucaristica
Veglia Pasquale
Si parla di passione e non di morte,
ma è bene ricordare che questo è il
giorno in cui Cristo morì. La chiesa
fa anamnesi della morte di Cristo
in modo mimetico. Tutta la chiesa
per un giusto motivo di lutto non
celebra l’eucarestia.
Con la meditazione della passione
del suo Signore e con l’adorazione
Questa notte in onore del Signore è
la notte santa in cui Cristo è
risorto, è chiamata la madre di
tutte le Sante Veglie> (S. Agostino)
che aggiunge:”la fede dei cristiani è
la risurrezione di Cristo.
Tutti credono che Cristo è morto,
anche i nemici lo credono, solo i
cristiani credono che sia risorto”
E non si è cristiani se non si crede
nella risurrezione”.
In questa veglia la chiesa rimane in
attesa della risurrezione del
Signore. L’intera celebrazione si
svolge di notte. Attraverso la
solenne azione sacramentale di
questa notte il mistero della
salvezza non resta un semplice
ricordo ma piuttosto diventa
un’efficace attualizzazione della
morte-risurrezione di Cristo.
La veglia è la grande riunione
annuale in cui tutta la chiesa si
raccoglie. È una notte in cui si
prende coscienza della nostra
nascita come popolo di Dio, della
nostra fede vittoriosa, attorno a
Cristo risorto è misteriosamente
presente. È una veglia di attesa in
cui la chiesa si tiene sveglia e
attende, portando in mano la
lampada accesa (Mt 25,1-11).
Viene scandita da quattro momenti
tra loro intimamente legati:
Liturgia del fuoco(Lucernale),
Liturgia della Parola, liturgia
battesimale e Liturgia
eucaristica.
Questo è il giorno nel quale Cristo
nostra Pasqua si è immolato.
E’ Lui il vero Agnello che ha tolto i
peccati del mondo: morendo ha
distrutto la morte e risorgendo ha
ridato la vita. Per mezzo della sua
Pasqua rinascono a vita nuova i
figli della luce e si aprono ai
credenti le porte del regno dei cieli.
In Lui risorto tutto l’universo
risorge e si rinnova e l’uomo
ritorna alle sorgenti della vita.
(Antonio Licino)
ALCUNE DOMANDE E RISPOSTE SULLA PASQUA
Perché la pasqua si celebra in
primavera?
La festa di Pasqua coincide con il
ritorno della primavera, i prati si
colorano,
volano
le
farfalle
variopinte, le rondini volteggiano
sui tetti, la natura si veste del suo
vestito più splendente.
La farfalla che dal chiuso del
bozzolo si apre al sole e prende a
volare è una bella immagine del
cristiano che con Cristo torna a
vivere
assaporando
la
sua
risurrezione. Ricorda il passaggio
dal buio della morte alla luce della
vita.
Gli ebrei festeggiano la pasqua nel
mese di Nissan, che corrisponde al
nostro marzo-aprile. Anticamente i
pastori festeggiavano il ripetersi
nel gregge del ‘miracolo’ della
nascita dei molti agnellini.
I contadini la ripresa della
vegetazione
e
quindi
delle
coltivazioni.
Perché l’uovo di pasqua?
L’uovo è simbolo di eternità, e di
rinascita ed è in questo senso che
richiama la res\urrezione di Geesù
Cristo che emerge a vita nuova
dalle tenebre della morte
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Come si calcola il giorno di
pasqua?
Anch’esso proviene da usanze
agresti e tradizione ebraica. Nel
primo plenilunio dopo l’equinozio
di primavera che varia di anno in
anno. In pratica la chiesa festeggia
pasqua la prima domenica dopo la
luna piena dall’equinozio.
Cosa sono i “sepolcri”?
Sono una devozione popolare per
onorare la morte di Gesù, che
spesso però viene confusa con
l’adorazione
del
mistero
dell’Eucarestia presso l’altare della
reposizione dopo la messa ‘in cena
Domini’ del Giovedì
Santo.
Adoriamo l’Eucarestia e diciamo
grazie a Gesù.
Perché si fanno le pulizie di
Pasqua?
Tutto si rinnova, anche la casa.
Fare le pulizie richiama anche un
rito preparatorio della pasqua
ebraica. Il capo famiglia, in
processione con i familiari, la
moglie e i figli girano per casa in
cerca di pezzi di pane lievitato per
bruciarli. Per fare questo vengono
svuotati e ricomposti in ordine
tutti i cassetti, gli armadi e gli
anfratti della casa (dove la padrona
di
casa
ha
volutamente
disseminato i pezzi di pane).
Il pane azzimo è segno di purezza e
di umiltà, il lievito di arroganza,
orgoglio e vanità. Per questo Gesù
dirà agli apostoli e ai discepoli, cioè
a noi: state attenti al lievito dei
farisei. Un lievito di cui siamo
impastati tutti, soprattutto chi
crede di non esserlo. Il rito serve
per
ricordarci
il
giusto
atteggiamento per giungere alla
pasqua.
Che significano le tradizioni
culinarie di pasqua?
La
torta
al
formaggio,
la
Pasqualina, i vari salumi e
soppressate sono tutti simboli di
vita e di rottura del digiuno. Fino a
qualche decennio fa si imbandiva
la tavola di colazione con ogni ben
di Dio e non si toccava cibo, fino
alla benedizione del prete. La
famosa colazione pasquale.
La colomba pasquale richiama la
pace ed è un simbolo di pasqua.
L’agnello pasquale è l’ingrediente
principe della pasqua ebraica e il
piatto forte della tradizione
agricola.
Che relazione c’è tra pasqua
ebraica e pasqua cristiana?
Molto
probabilmente
Gesù,
nell’ultima cena, stava celebrando
con i discepoli la pasqua ebraica.
Mai dimenticare che Gesù era
ebreo. Lui si offre come agnello
pasquale. Il pane azzimo, segno
della schiavitù in Egitto, duro da
masticare, diventa il suo corpo che
si spezza per noi fino alla morte di
croce. La coppa del vino, che gli
ebrei bevono per inneggiare alla
conquista della terra promessa,
Gesù la offre come suo sangue
versato per la salvezza fino alla
nuova terra promessa, la vita
eterna. Dice agli apostoli “non
berrò più il frutto della vite, finché
non lo berremo di nuovo insieme
nel regno del Padre mio”.
Il vino pertanto rappresenta la
gioia, la terra promessa, la vita
eterna.
Ricordate le nozze di Cana? Maria
dice al Figlio: non hanno più vino.
Per dire, non c’è più gioia, non c’è
più festa. Le nove letture che
ascoltiamo corrispondono alla
Haggadah, il racconto delle
meraviglie compiute dal Signore
per liberare il popolo dalla
schiavitù, e che il padre di famiglia
ricorda a tutti e in particolare ai
figli.
Perché a pasquetta si fa la gita
fuori porta?
Va beh! Intanto si spera che sia
una giornata di sole primaverile e
godere la pasqua come novità di
vita. Ma poi richiama anche
l’uscita da Gerusalemme dei due
discepoli che incontrarono il
Signore risorto lunga la via di
Emmaus.
Infine
alcuni
chiarimenti
sulla risurrezione.
Come sarà nella vita futura nulla
sappiamo di certo, è avvolto nel
mistero. San Paolo, per farcelo un
po’ capire, ci dice che risorgeremo
similmente a un chicco di grano
che muore sottoterra, ma che
rinasce come spiga. Sempre grano,
ma
trasfigurato,
potenziato,
riempito. Anima e corpo.
Non saremo entità spiritualizzate,
quasi fantasmi, ma carne e ossa , ”
Dio
nella
sua
onnipotenza
restituirà definitivamente la vita
incorruttibile ai nostri corpi
riunendoli alle nostre anime, in
forza della Risurrezione di Gesù”
(Catechismo della Chiesa c. n.997).
Risorgeremo
con
la
nostra
personalità e con le nostre
relazioni.
Recupereremo l’armonia dell’Eden
tra maschio e femmina. Vivremo
l’amore
castamente,
ma
intensamente. Non ci sarà la
sessualità come la conosciamo ora,
perché essa è finalizzata alla
procreazione, che cesserà. Ma essa
è solo l’ombra della gioia regalataci
da Dio. Ritroveremo i nostri cari e i
nostri amici. Dice a Tommaso:”
guarda le mie mani e i miei piedi,
metti una mano nel mio costato!”.
Di cosa sarà la vita eterna ce ne dà
un accenno il salmo 16: gioia piena
nella tua presenza, dolcezza senza
fine alla tua destra.
A cura di L.B.)
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Vita di COMUNITA’
Tempo di Pasqua:
50 giorni di festa
I bambini della prima Comunione animeranno
una Via Crucis il Venerdì santo.
Proviamo a iniziare la giornata per pregare in
famiglia, prima del lavoro e della scuola, con
papà e mamma ( chi può recita le Lodi
mattutine, che possono essere vissute anche
nella cappellina alle ore 8.10, prima della messa
feriale).
L’Eucarestia del tempo pasquale sia
particolarmente curata e vissuta. Questo è un
tempo di grazia. La chiesa vive con solennità
anche le messe feriali. Nella nostra parrocchia la
prima comunità neocatecumenale, celebra ogni
sera l’Eucarestia, con dovizia di segni e
indossando l’abito bianco del battesimo, con il
quale Cristo ci ha rivestito dopo averci tolto
dall’oscurità della morte. È un segno forte, una
presenza per tutta la parrocchia e gli abitanti
della Romanina.
Domenica 24 maggio si celebra la solennità
della Ascensione. Gesù, dopo la sua
risurrezione ed essere apparso più volte ai suoi
discepoli, sale su un monte con Maria, la Madre
a cui Cristo ci ha affidati come figli, con gli
apostoli, che hanno seguito Lui, nelle sue prove,
e davanti a loro, sale al Cielo per sedersi
vittorioso alla destra di Dio Padre. Là intercede
per noi e ci prepara un posto.
La Lectio divina prosegue ogni quindici giorni,
il martedì alle ore 21, per riflettere sul messaggio
paolino.
L’Adorazione al Santissimo Sacramento,
ogni primo venerdì del mese, alle ore 21, e tutti i
sabati alle ore 17.
Verso il Convegno Diocesano
Entro il 10 maggio tutti gli operatori parrocchiali sono
chiamati dalla Diocesi a riflettere sul proprio ruolo e a
“ripensare” la pastorale. Il Convegno diocesano è
previsto per la fine di maggio e sarà seguito dall’esame e
dai progetti concreti sui singoli ambiti della pastorale.
A questo proposito ecco, in sintesi, le considerazioni del
Vescovo Moretti, in occasione della sua visita al
Consiglio Pastorale.
La maggiore difficoltà che si riscontra nelle parrocchie è
quella del coinvolgimento di un maggior numero di
collaboratori parrocchiali ben formati.
Siamo dentro un processo sociale con due fenomeni:
1.
Uno di tipo culturale-politico-sociale, per cui è
venuta meno la società cristiana. Prima la
parrocchia si organizzava per offrire servizi
religiosi a chi frequentava (quasi tutti); si
davano risposte a chi bussava. La fede era
perlopiù molto individuale e l’obbiettivo delle
persone era: salvarsi l’anima.
Oggi non è più così. La società è profondamente
mutata,
secolarizzata,
multiculturale
e
multietnica. Non basta dare solo a chi bussa, che
sono sempre meno.
2. Il secondo fenomeno è l’emergere di forti
cambiamenti dentro la chiesa. Dietro la spinta
del Concilio e di nuovi carismi oggi si passa da
una fede individuale, devozionale, ad una
visione di chiesa, popolo di Dio. Si punta a
costruire e intessere relazioni, a fare comunità.
Qual è il problema? Che a fianco di questo nuovo
sentire ci sono molte scorie del pensare precedente .
Questo doppio piano di intendere la parrocchia complica
molto la pastorale. Occorre maturare la nuova
sensibilità. Bisogna accollarsi la fatica di aiutare gli altri
a crescere.
Con quale stile? Partendo da chi opera per fare una
chiesa condivisa. Avvicinare le persone non è solo dare
servizi, ma principalmente avviare una relazione. Non
più “clienti” di servizi religiosi, ma “soci” di un progetto
condiviso.
A cominciare dalla eucaristia della domenica,
qualificandola. Imparare a celebrarla, non a fare
devozioni. Fare accoglienza e stabilire relazioni con chi si
affaccia.
Bisogna giungere a vivere la parrocchia come una
fraternità che abbia per gli altri il fascino di
parteciparvi. Non è facile, ma non ci dobbiamo
scoraggiare. Dobbiamo cogliere le opportunità. Cercare e
imparare di comunicare per essere d’aiuto alle
persone e far sì che le persone percepiscano la sincerità
di questo aiuto. Avvicinarci alle persone e accoglierle
così come sono.
Il vescovo ci invita a potenziare la preparazione ai
battesimi e l’accompagnamento successivo. Il
battesimo è fondamentale e centrale. Il cammino
pasquale è di per sé un cammino verso il battesimo.
Un’altra opportunità è quella di intercettare i bisogni dei
genitori della sacramentale, non tanto come
incontri di intrattenimento religioso o dottrinario, ma
cogliere i problemi che vivono quotidianamente, entrare
nel vissuto, spesso sofferente delle famiglie, specie per
quanto riguarda i rapporti di coppia e l’emergenza
educativa. È riduttivo pensare che molti giovani sono
sbandati per inettitudine dei genitori. Questi sono spesso
disorientati, non sanno che fare.
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Vita di COMUNITA’
C’è molta sofferenza in giro. Facciamoci anche aiutare da
altre realtà che si occupano organicamente di questi
problemi. Allarghiamo le esperienze. (ha registrato con
soddisfazione l’arrivo da noi dell’ l’UNITALSI).
La nostra fede è in un Dio che si è incarnato, se la nostra
fede non tocca la vita concreta non è fede cristiana.
Ci ha anche esplicitamente invitato a pensare ad una
nuova catechesi per adulti.
Oggi il primato è l’evangelizzazione, essa è la priorità per
ogni esperienza cristiana. Innanzitutto l’annuncio, ma
poi anche l’Eucarestia, curandola bene. Quando è viva e
partecipata, chiama la gente al coinvolgimento. Per es. le
preghiere non siano solo quelle del foglietto ma
rispecchino la realtà e i bisogni della comunità
parrocchiale.
La visita al consiglio pastorale
del Vescovo Moretti
Il nostro vescovo di settore S.E. Mons. Moretti è
intervenuto al Consiglio pastorale di venerdì 13 marzo
2009
L’amico Gino Raso gli ha illustrato a grandi linee la
realtà della nostra parrocchia, una realtà molto giovane,
per via della zona nuova attorno a via Petrocelli, abitata
per lo più da giovani coppie. Poi gli ha elencato i gruppi e
le comunità della parrocchia, cominciando dai numeri
della pastorale sacramentale: 60 bambini al catechismo
del primo anno di 1^ comunione; 50 bambini al secondo
2^ anno; 60 ragazzi al primo anno di cresima, 50 al
secondo anno.
Vengono battezzati circa130 battesimi circa all’anno; e
finora sono stati celebrati 13 funerali. Vengono preparati
al matrimoni, da una equipe condotta dal diacono
Rolando Sugaroni e consorte, 29 coppie di fidanzati, fra
il primo e il secondo corso.
Le realtà parrocchiali sono:
L’Oratorio, che è iscritto al Centro Oratori
Romani (COR) è animato da Emanuele, Lorena,
Francesco, Michele e altri
Una corale per animare le liturgie, guidata da
Anita.
Il gruppo liturgico, con Antonio, Rosanna,
Lina, Nadia, Rita e altri.
Il Gruppo Caritas – coordinato da Antonietta
Ciriello
Il Gruppo “Fratelli di sangue”– organizzato
da Daniele Refrigeri
Il Comitato per la festa – le cui colonne sono
Serghei, Andrea, Augusto, Gianni e validi
sostegni come Firmino e Armando.
Sono presenti inoltre due Comunità
Neocatecumenali.
Di recente si sono aggiunti:
Un gruppo che fa capo all’UNITALSI
Un gruppo di preghiera denominato “Figli di
Giovanni Paolo II”
Senza dimenticare le tante altre collaborazioni per la vita
della parrocchia, come il consiglio economico e il
variegato gruppo “Marta e Maria” che si occupa delle
pulizie dei locali della chiesa., con la collaborazione delle
catechiste, parrocchiani giovani e anziani, Anna,
Fiorella, Gisella ecc. ecc.
Il saluto del Vescovo
Consapevoli delle comuni radici del nostro
battesimo, il vescovo ci ha esortato a muoverci
dentro un cammino - progetto che va anche oltre
di noi.
Ci ha presentato il sussidio strumento predisposto
dalla Diocesi per il Convegno di fine maggio (il testo
si può scaricare dal sito www.vicariatusurbis.it), per
una verifica-rilettura del cammino delle nostre
parrocchie in questi 15/20 anni (sinodi tematici,
missioni popolari, di ambiente ecc.). Dobbiamo
imparare, ha proseguito, a darci degli obbiettivi
pastorali.
Occorre avviare una riflessione sulla nostra identità
di parrocchia, per poi trasformarla in azione
missionaria dal prossimo l’anno.
Dopo averci condiviso alcune sue considerazioni
sulla realtà sociale di oggi e sulla urgenza di
evangelizzare, mons. Moretti ci ha salutati con una
esortazione:“Vivete
la
dimensione
della
missionarietà, la forza dell’animazione”.
Vita di COMUNITA’
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SONO STATI BATTEZZATI
21 febbraio
22 febbraio
Alessio Mariani
Noemi Micelli
Alice Argentieri
Si ricorda che nel periodo di quaresima non si celebrano i battesimi.
SONO TORNATI AL PADRE
9 Marzo
18 Marzo
27 Marzo
Antonietta Carosella
Armando Rami
Mario De Polis
99 anni
80 anni
39 anni
NOZZE D’ORO
Hanno raggiunto il ragguardevole traguardo di 50 anni di Matrimonio:
25 gennaio – ore 18.00
4 aprile – ore 11.00
Giuseppe e Ida
Felice
Giocondo e Velia
Di Vitale
Con gli auguri della redazione di “Sottovoce”.
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I nostri SACERDOTI
Incontriamo Don Bonifacio
(vice parroco della nostra parrocchia)
Il nostro presbiterio è una triade abbastanza eterogenea.
Tre uomini a cui la Chiesa ha affidato il governo della
nostra Parrocchia. Tre figure dissimili, ma pastori
dell’unico gregge e di un unico ovile.
Don Antonio, il parroco, sempre attivo, può sembrare a
volte burbero e scontroso, ma in realtà è attento a tutti
e tollerante. Rolando è il nostro Diacono, silenzioso e
riflessivo, ma sempre presente. Infine don Bonifacio,
giovane e sportivo, sempre allegro e con la battuta
pronta.
Tutti e tre amano Gesù e la sua Chiesa e ognuno di loro,
col suo carisma particolare, si occupa di noi e delle
nostre anime. Per questo vogliamo conoscerli meglio e
scrivere un po’ di loro. Oggi incontriamo don Bonifacio,
al quale abbiamo rivolto alcune domande.
Sappiamo che sei nato nelle Filippine, un paese
molto lontano dal nostro. Perché sei arrivato in
Italia? Parlaci un
po’ di te e della tua
famiglia.
Sono nato nelle Filippine in una famiglia di 10 figli, sei
maschi e quattro femmine. Tutti i maschi si chiamano
Bonifacio; Bonifacio I, Bonifacio II…io sono Bonifacio
VI, che non è il nome di un papa (però chissà, n.d.r.), ma
un nome ben augurante che i miei hanno voluto dare a
tutti i miei fratelli. Le mie sorelle si chiamano tutte
Teresa, Teresa I, Teresa II e così via. Il nonno paterno
era cinese sposato con una filippina; mio nonno materno
era invece spagnolo, anch’egli sposato con una filippina.
Il mio sangue è internazionale.
A 11 anni sono entrato nel seminario minore della
Diocesi di Legaspi. Il vescovo è solito inviare a Roma
quattro seminaristi ogni anno. Io venni scelto peri venire
a Roma a 16 anni. Pertanto sono anche un po’ italiano.
Quando hai sentito la vocazione di farti prete?
Come ti ha conquistato Gesù?
Avevo 5 anni quando vedendo la lunga fila di fedeli che
ricevevano la comunione dal mio parroco, le ostie mi
sembravano caramelle, mi sono detto: “da grande, voglio
diventare come lui”.
E quando mio nonno nel mostrarmi le stelle cadenti mi
invitava a esprimere un desiderio, senza indugio dicevo
dentro di me: ”fammi diventare prete”. Eppure io ero un
bambino pestifero, un vero monello ribelle. Mi ricordo
che nel giorno della mia ordinazione i miei fratelli erano
stupefatti che il loro fratellino incontenibile fosse
diventato prete. Dice nostro Signore: “non voi avete
scelto me, ma io ho scelto voi!”
Qual è la tua fede? Che cosa in particolare ti
affascina del Signore, tanto da seguirlo anche
da così lontano?
Cristo chiama sempre e l’uomo risponde. Io
semplicemente ho risposto. E’ difficile farsi affascinare
da Lui, perché non lo si vede. Ma dedicandomi al suo
gregge io vedo in Lui l’immagine del buon Pastore.
Quando penso a Dio non penso ad una vita seriosa. Un
Dio rigoroso e rigido. Io non lo vedo così. Ti ho detto che
sono stato un figlio ribelle, orgoglioso, ho detto tanta
parolacce a mio padre. Ecco io mi sento come un figlio
ritrovato, un po’ monello, però coccolato da papà. Forse
troppo. Dio è un papà. Ogni cosa che ho desiderato, lui
me l’ ha regalata. Gratis. Oggi posso dire, anzi gridare dai
tetti che sono l’uomo e il sacerdote più contento del
mondo
Sono ormai trascorsi più di sei mesi da quando
sei arrivato tra noi. Che impressione ne hai
ricevuto. Cosa pensi dei tuoi parrocchiani , del
Parroco e della Romanina?
Sono già passati sei mesi? Sono volati, non me ne sono
accorto. Questo vuol dire che sto benone. Quando stai
bene, stai bene con tutti. Ora la persona che mi sta più
vicina è il parroco, don Antonio, e con lui sto benissimo.
Amo spesso definirmi come il prezzemolo, sto bene
dappertutto.
Cosa vorresti realizzare qui da noi? Cosa
sarebbe utile fare per far conoscere Gesù alla
gente del nostro territorio?
Come dicevo il nome Bonifacio vuol dire “fare il bene”
(bonum facere). Ecco, io parto da un principio: sii quello
che sei. Io voglio essere il mio nome, fare il bene.
Testimoniare forse è una parola troppo forte per me. E’
Cristo che fa. Io sono il suo servitore, servo inutile.
Grazie caro
disponibilità
sicuramente
fraterna.
don Bonifacio per la tua
e
apertura
di
cuore
che
contribuirà alla comuione
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realtà PARROCCHIALI
IL CAMMINO
NEOCATECUMENALE
Incontrarsi
con
l’amore
e
la
risurrezione di Cristo
è l’evento di gran
lunga più significativo
della vita di ciascuno,
qualunque
sia
il
momento esistenziale,
le speranze o le
angosce, il giudizio
positivo o negativo
con cui affrontiamo o
temiamo
la
vita.
Cristo è la risposta, la
gioia di vivere, la
pienezza di senso,
poiché è l’unico che ha
sconfitto la morte,
risuscitando e ci dona il Suo Spirito per sconfiggere le
nostre morti e tutto ciò che ci schiavizza impedendoci di
amare. Dio è Amore ed in Cristo noi possiamo amare e
gustare la pienezza della vita.
Il Cammino Neocatecumenale è un’ opportunità che lo
Spirito Santo ha suscitato, per gli uomini di questa
generazione per riscoprire il tesoro nascosto nel
proprio battesimo; si struttura come un itinerario
comunitario a tappe, rifacendosi all’idea che lo ha
ispirato: fare comunità Cristiane come la Sacra
Famiglia di Nazareth che vivano in umiltà, semplicità e
lode e dove l’altro è Cristo.
Come ebbe a dire Giovanni Paolo II e come è sancito
nello Statuto emanato dalla Chiesa nel giorno di
Pentecoste dello scorso anno: “ il Cammino
neocatecumenale rappresenta una modalità di
iniziazione cristiana per adulti valida per i tempi
moderni”.
Il Cammino non è un movimento, ma un servizio al
Vescovo e alla parrocchie, per guidare le persone lungo
un percorso di fede adulto e consapevole.
Nella chiesa primitiva il catecumenato era appunto un
cammino, che durava anni, guidato da catechisti più
anziani nella fede, che portava
il catecumeno, una volta maturata una cosciente e reale
adesione della propria vita al Vangelo di Gesù Cristo, alla
fonte del battesimo, che si celebrava in genere la notte di
Pasqua, la notte in cui la Chiesa Madre genera a Cristo
nuovi figli nella fede.
Il Cammino è rivolto ai non credenti, a coloro che si sono
allontanati dalla chiesa, ai praticanti che sentono
insufficiente l’insegnamento ricevuto da piccoli.
Comincia con un annuncio e una serie di catechesi e
quindi si costituisce e si concretizza in una comunità
eterogenea di persone.
Il periodo di avvento e di quaresima di solito è quello
preferito per le catechesi di avvio. Chi accetta di fare il
cammino crescerà essenzialmente tramite un tripode:
la Parola di Dio, la Liturgia partecipata ed una
esperienza di comunità, guidati da una equipe di
catechisti laici e da un presbitero.
Il 10 gennaio scorso il Cammino Neocatecumenale ha
celebrato a Roma il 40° anniversario dagli inizi nella
Capitale, insieme al Santo Padre Benedetto XVI, con un
festoso raduno di oltre 25 mila partecipanti nella Basilica
Vaticana. Queste alcune parole del papa:
” Come non benedire il Signore per i frutti spirituali che,
attraverso il metodo di evangelizzazione da voi attuato,
si sono potuti raccogliere in questi anni? Quante fresche
energie apostoliche sono state suscitate sia tra i
sacerdoti che tra i laici! Quanti uomini e donne e quante
famiglie, che si erano allontanate dalla comunità
ecclesiale o avevano abbandonato la pratica della vita
cristiana, attraverso l’annuncio del Kerygma e
l’itinerario di riscoperta del Battesimo, sono state
aiutate a ritrovare la gioia della fede e l’entusiasmo
della testimonianza evangelica!..
Il Papa, vescovo di Roma, vi ringrazia per il generoso
servizio che rendete all’evangelizzazione di questa città
e per la dedizione con cui vi prodigate per recare
l’annuncio cristiano in ogni suo ambiente.. In effetti, c’è
bisogno oggi di una vasta azione missionaria che
coinvolga le diverse realtà ecclesiali, le quali, pur
conservando ciascuna l’originalità del proprio carisma,
operino concordemente cercando di realizzare quella
“pastorale integrata” che ha già permesso di conseguire
significativi risultati…C’è un altro frutto spirituale
maturato in questi 40 anni, per il quale vorrei
ringraziare insieme con voi la Provvidenza divina: è il
grande numero di sacerdoti e di persone consacrate che
il Signore ha suscitato nelle vostre comunità.. una vera
“primavera di speranza “ per la Chiesa!.. Le parole di
Gesù, che abbiamo ascoltate, risuonano come un invito
a non scoraggiarci dinanzi alle difficoltà, a non
ricercare umani successi, a non temere incomprensioni
e persino persecuzioni... La Vergine Santa, modello di
ogni discepolo di Cristo e “casa di benedizione” come
avete cantato, vi aiuti a realizzare con gioia e fedeltà il
mandato che la Chiesa con fiducia vi affida.. Di cuore
benedico
tutte
le
comunità
del
Cammino
neocatecumenale sparse in ogni parte del mondo.”
(a cura di Pino Di Stefano)
Attualmente nella nostra parrocchia ci sono due
comunità che celebrano l’Eucarestia il sabato alle ore
20.00. La partecipazione è aperta a tutti.
La prima comunità ha terminato il Cammino nel 2004
con un pellegrinaggio in Terra Santa, sulle orme di
nostro Signore Gesù Cristo. Oggi si pone al servizio
del parroco, don Antonio, e della comunità
parrocchiale al fine di edificare una parrocchia
missionaria, con il cuore rivolto alla realtà spesso
travagliata del nostro quartiere .
pagina 12
La parola del PARROCO
Carissimi parrocchiani,
il Signore è risorto, alleluia!!!
Questa è la certezza che da 2.000 anni accompagna la Chiesa nel suo
cammino attraverso i tempi, le difficoltà, ed ogni altra esperienza. Questo è
l’augurio che vorremmo far entrare anche nelle vostre case: Gesù Cristo ha
vinto la morte, ha vinto il peccato, e ci dice ancora oggi, coraggio, non
abbiate paura.
La nostra fede si fonda sulla risurrezione di Gesù proprio come ci ricorda l’apostolo Paolo:
“ se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede” (1Cor 15,14). Forti di questa verità,
guardiamo al futuro con speranza, perché al di là delle difficoltà che la vita quotidianamente ci
mette davanti, al di là delle tante situazioni che spesso sembrano schiacciarci, al di là di ogni
interrogativo ed ogni perplessità, noi abbiamo una certezza: Gesù Cristo, il Signore è Risorto, e
cammina accanto a noi, proprio come camminava accanto ai discepoili ad Emmaus. (Lc 24,19ss)
Come comunità parrocchiale vogliamo vivere la Pasqua nella gioia che Gesù dà ad ognuno di noi
per ripartire con forza; il sepolcro vuoto, la pietra rotolata via, sono la certezza che il Dio in cui
crediamo, a cui abbiamo affidato la nostra vita è risorto, è vivo, e ci invita ancora una volta a
seguirlo sulle vie del mondo. In questi giorni di festa la tristezza, il pessimismo, lo scoraggiamento
non devono trovare spazio nei nostri cuori, l’annuncio pasquale deve aiutarci a risorgere a vita
nuova: “ecco, io faccio nuove tutte le cose.” (Ap 21,5). Il Signore vuole cambiare anche la
nostra vita, vuole trasformare i nostri macigni in un giogo leggero, vuole aiutarci perché ci ama, la
pasqua ci doni la forza e il coraggio per aprire i nostri cuori al Risorto.
Cerchiamo di vivere i prossimi giorni, chiamati non a caso “Settimana Santa”, con una condotta di
vita che ci avvicini sempre più al Signore, sono giorni strordinari perché ricchi di grazie e di
abbondanza di doni; vi invito a partecipare ad un appuntamento annuale importantissimo, il
nostro vescovo, il papa Benedetto XVI, insieme a tutta la chiesa diocesana, il Giovedì Santo nella
basilica di S.Pietro alle 9.30, celebrerà la S.Messa Crismale, durante la quale benedirà gli oli di cui
usufruirà anche la nostra comunità parrocchiale nell’amministrare i sacramenti.
Accostiamoci inoltre, con umiltà al mistero del Triduo pasquale, sentendoci non spettatori di “uno
spettacolo che si ripete ogni anno”, ma veri protagonisti, desiderosi di abbeverarci alla Grazia per
vivere una rinnovata gioia Pasquale. Tutto inizia con la Pasqua, anche noi possiamo ripartire
vedendo ogni cosa in modo diverso, non perché vogliamo l’illusione che improvvisamente cambi il
mondo attorno a noi, ma perché in Cristo Gesù vogliamo cambiare noi.
Questo è il mio augurio per una Santa Pasqua: coraggio fratelli carissimi, il Signore è risorto, e
anche noi, come gli apostoli riuniti timorosi nel cenacolo chiuso, dice: “ non abbiate paura,
ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (Mt 28,20)
Auguri di una Santa Pasqua
Don Antonio