SottoVoce n.03 (Aprile 2009)
Transcript
SottoVoce n.03 (Aprile 2009)
Io sono la Risurrezione e la Vita! Andavamo in macchina con Rosina in visita ad una anziana ricoverata in una casa di riposo. Forse Rosina pensava alla sua vita o alla probabile solitudine di quella donna, quando proruppe in un inno di lode e di accorata supplica: “ Donale la luce, Signore. Quando io mi sentivo sola e disperata, non so perché ti sei fatto conoscere un po’ da me, ho abbracciato la mia croce come Tu mi insegnavi e lì ho trovato la luce, il senso della mia vita, e mi sono resa conto che sei la mia speranza, la vita che spazza via la depressione”. E’ vero Rosina, te ne sono grato, tu fai vivere le parole di Gesù: io sono la Via, la Verità e la Vita. Magari neanche te ne accorgi mentre porti questa perla a quella signora, che non ti è nemmeno amica, non una parente, semplicemente una persona anziana forse sola, forse disperata. Questo è il fondo della ferita che sanguina nel cuore di tutti noi, giovani e anziani, uomini e donne: schiavi tutti, schiavi di un feroce e potente faraone. “Ho osservato la miseria del mio popolo, conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere del faraone” (Es 3, 7). (continua in seconda) pagina 2 ( Io sono la Risurrezione e la Vita! (continua dalla prima ) Di pasqua in pasqua il Signore è sempre venuto a visitare l’uomo, sua creatura, per liberarlo e riconoscerlo figlio, come quel papà che andò incontro al figliol prodigo per abbracciarlo e ricondurlo a casa. Dal fondo degli abissi, dal nero della morte, dal buio del nulla, Dio si è sempre mosso verso la sua creatura. La Pasqua è la notte delle notti. Nella notte dei tempi Dio creò il cielo e la terra; di notte Jahvé chiamò Abramo a sacrificare suo figlio sul monte Moria; era notte quando Giacobbe lottò con Dio e passò il torrente di Jabbok; di notte il Signore fiaccò la resistenza del faraone e liberò Israele dalla schiavitù; all’alba di una notte di Pasqua noi tutti attendiamo il ritorno di Cristo Signore della Gloria. Nella notte della tua angustia Dio sorgerà come un’alba nuova. Ecco la Pasqua: dalla schiavitù alla libertà, passare oltre le nostre case bagnate dal sangue dell’agnello, Cristo il vero agnello. Tutti noi prigionieri di una gabbia di vincoli e di paure. A chi di noi piace litigare, farsi nemici, essere permaloso, diffidare? Di che hai paura? Cosa ti spinge alla violenza, a voler possedere, alla cupidigia, a voler superare l’altro. E i tuoi sogni? Perché i tuoi sogni si infrangono così spesso, o se qualcuno si realizza, subito si consuma e si dissolve. Perché Signore, questa maledetta condizione che ci fa egoisti e miserabili, poveri e ingiusti, gaudenti e feroci guerrieri? Perché le lacrime, i lutti…i bambini, Signore, perché, perché? “Ecco il grido del mio popolo è arrivato fino a me. Fa uscire dalla schiavitù il mio popolo.” (Es 3,9) Questo è il cuore paterno del nostro Dio, farci uscire dalla condizione servile. Non avrebbe potuto dire Gesù: ma perché dovrei lasciar straziare le mie carni per questi ingrati, morire per un traditore, per uno sporcaccione, per i malvagi? Lui non l’ha detto. Ma forse io o te che ti senti tanto religioso, tu che sei tanto sapiente, o tu o io che ci sentiamo i signori della nostra vita e i guardiani della libertà; forse tu o io l’avremmo fatto??? Perdere la vita, per chi? Per un peccatore, un nemico?. Perché dovrei soffrire fino a morire per costoro, poteva dire Gesù nel Gestemani, mentre i suoi amici dormivano del sonno della alienazione e le viscere della Madre tremavano? Sì, Figlio mio, questi miei figlioli si sono persi; il potere della morte li sovrasta, come una paralisi è la loro capacità di amare, come una nevrosi la loro voglia di libertà. Bisogna colmare il buco nero della destra del Padre, che ha gradito in dono il nome e la grazia per tutti noi, tutti: Padre perdonali perché non sanno quello che fanno! Intercedendo, suscitando amore e donando il Suo Spirito. Questa è la Pasqua.” La grande rivoluzione cristiana: prima del dovere di amare Dio, c’è Dio, che, nel Figlio morto e risorto, ama ogni uomo. Questo è il cuore del cristianesimo, che invece oggi è spesso considerato un insieme di regole, obblighi morali, divieti e precetti. Questo il cuore che va sempre annunciato. Accettarlo o meno è cosa successiva, ma almeno si colga e si comunichi il nucleo essenziale della predicazione della chiesa, distinguendo l’albero, ossia Dio che ama l’uomo, manda Gesù il quale muore e risorge per noi, dai frutti, ossia dalle proposte etiche della chiesa, che sono i frutti dello Spirito. Questa la vera novità del cristianesimo, ciò che lo distingue dalle altre religioni. Le altre religioni cominciano dicendo cosa gli uomini devono fare per Dio, per essere da Lui bene accetti; il cristianesimo comincia dicendo cosa Dio, gratuitamente, ha fatto per tutti gli uomini.” (R. Cantalamessa) loro vita. Hanno il terrore della morte, del non senso, della loro fragilità. E Gesù sudando sangue schiacciò la testa dell’antico tentatore e disse: Sì, Padre, come vuoi tu!! Novello Mosè, vero agnello, il cui sangue ha intinto le porte del nostro cuore. Sì, Padre, è giunta la mia ora, di passare oltre, fare pasqua, attraversare l’angoscia, accogliere gli sputi, i rinnegamenti, i tradimenti, le spine, i chiodi, la croce, la morte orribile e ignominiosa. E lì nel fondo del nostro terrore ha squarciato il velo e ci ha aperto la via, per passare oltre, e ci ha donato la vita, il perdono la risurrezione, è salito trionfante alla Infine la Pasqua di questo anno 2009, l’anno della ricostruzione dopo le ceneri della distruzione, sia la nostra pasqua, un passare oltre la mentalità che ci divide e ci fa giustizieri, ad una nuova mentalità, avere cioè lo stesso cuore che Dio, nel suo Figlio, ha avuto per te e per me. Il passaggio dalla propria giustizia, basata sull’osservanza della legge, dal pensare di potersi salvare da solo, dal puntare il dito e salire in cattedra con la scusa di educare, di correggere gli altri, alla giustizia che viene da Dio, basata sulla fede in Cristo: “ Chi rimane in me, ed io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla”(Gv 15,5). “Il passaggio dalla ricerca della propria giustizia raggiunta attraverso lo sforzo pagina 3 personale, oggi diremmo, le buone opere. Qualcuno allora obietterà: ma allora fare il bene, compiere opere buone non conta? Certo che conta! Moltissimo! Solo che questo non è la causa della nostra salvezza, ne è l’effetto. Dopo che tu sei stato salvato gratuitamente (e questa non è tanto una affermazione dottrinaria, ma una esperienza vitale, personale) scatta il dovere di fare agli altri quello che Dio ha fatto a te. Gesù dice: amatevi come io vi ho amato; come Dio ha perdonato voi, così voi fate ai vostri fratelli. La sorgente della morale cristiana è la gratitudine.” (R. Cantalamessa) Dirà san Paolo: tutto io considero una spazzatura pur di conoscere Cristo, pur di incontrarmi con questo amore. Tutto il resto: meriti, medaglie, sforzi, vittorie, sconfitte. Tutto è spazzatura pur di venire conquistati da Cristo, nostra pasqua e nostra salvezza. La Pasqua non è una veglia per un morto, ma una festosa veglia di attesa e di gioia incontenibile. Il lungo silenzio del sabato santo lo scioglieremo cantando: Lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori La gioia agli afflitti. Vieni a fare pasqua con noi. Cristo è risorto, anche per te. E’ veramente risorto! (Livio Bottone) Questa è la notte in cui Cristo ha distrutto la morte E, risorgendo, ci ha ridato la vita. Questa è la notte in cui Cristo sconfigge il male CALENDARIO DELLA SETTIMANA SANTA Domenica delle Palme 5 aprile Giovedì Santo 9 Aprile Venerdì Santo 10 Aprile ore 9.30 Benedizione delle Palme al Parco, processione e S.Messa ore 11.30 Benedizione delle Palme davanti alla croce, processione e S.Messa ore 9.30 S.Messa crismale in S. Pietro ore 18.00 Santo Rosario ore 18.30 S. Messa in Coena Domini dalle 21.30, per tutta la notte ADORAZIONE EUCARISTICA ore 7.00 Preghiera Comunitaria ore 15.00 Via Crucis con i bambini e i ragazzi del Catechismo ore 18.30 Adorazione della Croce ore 21.00 Via Crucis Per le strade del quartiere Appuntamento al monumento in via Barzilai-Berenini Sabato Santo 11 Aprile ore 7.30 ore 22.30 Preghiera Comunitaria VEGLIA PASQUALE Pasqua di Risurrezione Domenica 12 Aprile SS. Messe ore 8.00 – 10.00 – 11.30 – 18.00 pagina 4 la Settimana Santa IL TRIDUO PASQUALE Mancano pochi giorni ormai per giungere alla grande festa dei cristiani, la Pasqua, festa delle feste, solennità, regina e signora di tutte le feste. La Settimana Santa ha inizio con la “Domenica delle palme, della passione del Signore” che unisce insieme il trionfo regale di Cristo e l’annunzio della passione. Questo duplice aspetto della domenica della palme, trova espressione nei due momenti di cui si compone la celebrazione: la processione delle palme e la liturgia eucaristica. Il Vangelo di Matteo dice che < la città fu in agitazione >. Cantando “l’osanna” durante la processione i cristiani promettono di essere fedeli all’unico Re. La Settimana Santa è stata chiamata così perché in questi giorni ricorre l’anniversario storico della crocifissione, morte e Risurrezione di Gesù: fatto avvenuto a Gerusalemme al tempo dell’imperatore Tiberio e del governatore Ponzio Pilato. Santa perché ricorda i giorni in cui è avvenuta la cosa più <Grande> e paradossale che mai sia successa al mondo: cioè, che il Figlio di Dio sia stato crocifisso dagli uomini e che un Figlio d’uomo (Gesù di Nazareth, il figlio di Maria) sia risuscitato da morte. Poiché Gesù era veramente l’una e l’altra cosa insieme: vero uomo e vero Dio. Dio che assume sembianze umane, diventa ciò che era (uomo), rimanendo ciò che era (Dio). Chi si sente chiesa in questi settimana si raccoglie nella comunità; vi passa il tempo; segue le letture; prende parte ai segni; non rimanendo spettatore della scena, ma protagonista. Con la messa celebrata nelle ore vespertine del giovedì santo, inizia il Triduo Pasquale e termina con il vespro o l’eucarestia della domenica di Risurrezione. Il primo giorno del Triduo è una sorta di “prologo” di tutti e tre i giorni. Giovedì Santo il dono del comando del Signore sulla carità fraterna. Questo è il giorno in cui per Gesù è giunta “l’ora”, quell’ora che aveva preannunciato a sua Madre a Cana di Galilea (Gv 2,4), è il tempo della sua glorificazione, del suo ritorno alla destra del Padre. E noi ci raduniamo come comunità cristiana, proprio come avvenne quella sera quando il Signore celebrò la prima messa. Diventiamo cenacolo orante. Proviamo a ritrovare un po’ di stupore di fronte al sacramento dell’Eucarestia, per scuoterci di dosso il terribile virus dell’assuefazione che richia di rendere banali e insignificanti anche le cose grandi. Facciamo Anàmnesis, cioè memoriale, che dal punto di vista liturgico vuol dire “Presenza”, In questa messa vengono ricordati tre grandi misteri: l’istituzione dell’Eucarestia l’istituzione dell’ ordine sacerdotale. ossia non un semplice ricordo che ci riporta nel passato, ma porta il passato nel presente. Facciamo Gerusalemme, qui e adesso. Il cenacolo di 2000 anni fa viene attualizzato qui e adesso. Solo in questa messa nella preghiera eucaristica diciamo:” in questo giorno, vigilia della Sua passione, sofferta per la salvezza del mondo, Egli prese il pane…”. È straordinario quello che Gesù inventa per rimanere sempre con coloro che lo amano. Muta di sostanza pane e il vino con il suo corpo e il suo sangue (transustanziazione) “ e prima di consegnare il suo corpo ai suoi nemici, lo consegna ai suoi amici lasciando a loro un comando: “fate questo in memoria di me”. Quindi ogni volta che andiamo a messa, facciamo un atto di obbedienza a Gesù. La liturgia cristiana non è un mimo, non si riduce a sacra rappresentazione, a semplice memoria visiva; ma è linguaggio pagina 5 simbolico, fatto di segni che volutamente non intendono fermarsi all’occhio, ma vogliono colmare il cuore. In questi giorni la chiesa rinnova tutta la sua bellezza, ripetendo gli stessi gesti (Mimesis), (cioè riprodurre con gesti ciò che Cristo ha fatto). Venerdì Santo (o Venerdì della passione del Signore.) della croce, commemora la sua origine dal costato di Cristo che non esita a sacrificare per coloro che ama, il proprio figlio unigenito, lo stesso figlio accetta e condivide la misericordia del padre diventa il servo sofferente che dona al Padre e a noi, la propria vita quale atto supremo d’amore. In questo giorno viene celebrata l’epifania della croce gloriosa; ciò che per i Romani era uno strumento di morte, Cristo ne fa uno strumento di Vita, di Salvezza, di Gloria. La celebrazione si svolge in tre momenti: liturgia della Parola, adorazione della croce e comunione eucaristica Veglia Pasquale Si parla di passione e non di morte, ma è bene ricordare che questo è il giorno in cui Cristo morì. La chiesa fa anamnesi della morte di Cristo in modo mimetico. Tutta la chiesa per un giusto motivo di lutto non celebra l’eucarestia. Con la meditazione della passione del suo Signore e con l’adorazione Questa notte in onore del Signore è la notte santa in cui Cristo è risorto, è chiamata la madre di tutte le Sante Veglie> (S. Agostino) che aggiunge:”la fede dei cristiani è la risurrezione di Cristo. Tutti credono che Cristo è morto, anche i nemici lo credono, solo i cristiani credono che sia risorto” E non si è cristiani se non si crede nella risurrezione”. In questa veglia la chiesa rimane in attesa della risurrezione del Signore. L’intera celebrazione si svolge di notte. Attraverso la solenne azione sacramentale di questa notte il mistero della salvezza non resta un semplice ricordo ma piuttosto diventa un’efficace attualizzazione della morte-risurrezione di Cristo. La veglia è la grande riunione annuale in cui tutta la chiesa si raccoglie. È una notte in cui si prende coscienza della nostra nascita come popolo di Dio, della nostra fede vittoriosa, attorno a Cristo risorto è misteriosamente presente. È una veglia di attesa in cui la chiesa si tiene sveglia e attende, portando in mano la lampada accesa (Mt 25,1-11). Viene scandita da quattro momenti tra loro intimamente legati: Liturgia del fuoco(Lucernale), Liturgia della Parola, liturgia battesimale e Liturgia eucaristica. Questo è il giorno nel quale Cristo nostra Pasqua si è immolato. E’ Lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo: morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato la vita. Per mezzo della sua Pasqua rinascono a vita nuova i figli della luce e si aprono ai credenti le porte del regno dei cieli. In Lui risorto tutto l’universo risorge e si rinnova e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita. (Antonio Licino) ALCUNE DOMANDE E RISPOSTE SULLA PASQUA Perché la pasqua si celebra in primavera? La festa di Pasqua coincide con il ritorno della primavera, i prati si colorano, volano le farfalle variopinte, le rondini volteggiano sui tetti, la natura si veste del suo vestito più splendente. La farfalla che dal chiuso del bozzolo si apre al sole e prende a volare è una bella immagine del cristiano che con Cristo torna a vivere assaporando la sua risurrezione. Ricorda il passaggio dal buio della morte alla luce della vita. Gli ebrei festeggiano la pasqua nel mese di Nissan, che corrisponde al nostro marzo-aprile. Anticamente i pastori festeggiavano il ripetersi nel gregge del ‘miracolo’ della nascita dei molti agnellini. I contadini la ripresa della vegetazione e quindi delle coltivazioni. Perché l’uovo di pasqua? L’uovo è simbolo di eternità, e di rinascita ed è in questo senso che richiama la res\urrezione di Geesù Cristo che emerge a vita nuova dalle tenebre della morte pagina 6 Come si calcola il giorno di pasqua? Anch’esso proviene da usanze agresti e tradizione ebraica. Nel primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera che varia di anno in anno. In pratica la chiesa festeggia pasqua la prima domenica dopo la luna piena dall’equinozio. Cosa sono i “sepolcri”? Sono una devozione popolare per onorare la morte di Gesù, che spesso però viene confusa con l’adorazione del mistero dell’Eucarestia presso l’altare della reposizione dopo la messa ‘in cena Domini’ del Giovedì Santo. Adoriamo l’Eucarestia e diciamo grazie a Gesù. Perché si fanno le pulizie di Pasqua? Tutto si rinnova, anche la casa. Fare le pulizie richiama anche un rito preparatorio della pasqua ebraica. Il capo famiglia, in processione con i familiari, la moglie e i figli girano per casa in cerca di pezzi di pane lievitato per bruciarli. Per fare questo vengono svuotati e ricomposti in ordine tutti i cassetti, gli armadi e gli anfratti della casa (dove la padrona di casa ha volutamente disseminato i pezzi di pane). Il pane azzimo è segno di purezza e di umiltà, il lievito di arroganza, orgoglio e vanità. Per questo Gesù dirà agli apostoli e ai discepoli, cioè a noi: state attenti al lievito dei farisei. Un lievito di cui siamo impastati tutti, soprattutto chi crede di non esserlo. Il rito serve per ricordarci il giusto atteggiamento per giungere alla pasqua. Che significano le tradizioni culinarie di pasqua? La torta al formaggio, la Pasqualina, i vari salumi e soppressate sono tutti simboli di vita e di rottura del digiuno. Fino a qualche decennio fa si imbandiva la tavola di colazione con ogni ben di Dio e non si toccava cibo, fino alla benedizione del prete. La famosa colazione pasquale. La colomba pasquale richiama la pace ed è un simbolo di pasqua. L’agnello pasquale è l’ingrediente principe della pasqua ebraica e il piatto forte della tradizione agricola. Che relazione c’è tra pasqua ebraica e pasqua cristiana? Molto probabilmente Gesù, nell’ultima cena, stava celebrando con i discepoli la pasqua ebraica. Mai dimenticare che Gesù era ebreo. Lui si offre come agnello pasquale. Il pane azzimo, segno della schiavitù in Egitto, duro da masticare, diventa il suo corpo che si spezza per noi fino alla morte di croce. La coppa del vino, che gli ebrei bevono per inneggiare alla conquista della terra promessa, Gesù la offre come suo sangue versato per la salvezza fino alla nuova terra promessa, la vita eterna. Dice agli apostoli “non berrò più il frutto della vite, finché non lo berremo di nuovo insieme nel regno del Padre mio”. Il vino pertanto rappresenta la gioia, la terra promessa, la vita eterna. Ricordate le nozze di Cana? Maria dice al Figlio: non hanno più vino. Per dire, non c’è più gioia, non c’è più festa. Le nove letture che ascoltiamo corrispondono alla Haggadah, il racconto delle meraviglie compiute dal Signore per liberare il popolo dalla schiavitù, e che il padre di famiglia ricorda a tutti e in particolare ai figli. Perché a pasquetta si fa la gita fuori porta? Va beh! Intanto si spera che sia una giornata di sole primaverile e godere la pasqua come novità di vita. Ma poi richiama anche l’uscita da Gerusalemme dei due discepoli che incontrarono il Signore risorto lunga la via di Emmaus. Infine alcuni chiarimenti sulla risurrezione. Come sarà nella vita futura nulla sappiamo di certo, è avvolto nel mistero. San Paolo, per farcelo un po’ capire, ci dice che risorgeremo similmente a un chicco di grano che muore sottoterra, ma che rinasce come spiga. Sempre grano, ma trasfigurato, potenziato, riempito. Anima e corpo. Non saremo entità spiritualizzate, quasi fantasmi, ma carne e ossa , ” Dio nella sua onnipotenza restituirà definitivamente la vita incorruttibile ai nostri corpi riunendoli alle nostre anime, in forza della Risurrezione di Gesù” (Catechismo della Chiesa c. n.997). Risorgeremo con la nostra personalità e con le nostre relazioni. Recupereremo l’armonia dell’Eden tra maschio e femmina. Vivremo l’amore castamente, ma intensamente. Non ci sarà la sessualità come la conosciamo ora, perché essa è finalizzata alla procreazione, che cesserà. Ma essa è solo l’ombra della gioia regalataci da Dio. Ritroveremo i nostri cari e i nostri amici. Dice a Tommaso:” guarda le mie mani e i miei piedi, metti una mano nel mio costato!”. Di cosa sarà la vita eterna ce ne dà un accenno il salmo 16: gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. A cura di L.B.) pagina 7 Vita di COMUNITA’ Tempo di Pasqua: 50 giorni di festa I bambini della prima Comunione animeranno una Via Crucis il Venerdì santo. Proviamo a iniziare la giornata per pregare in famiglia, prima del lavoro e della scuola, con papà e mamma ( chi può recita le Lodi mattutine, che possono essere vissute anche nella cappellina alle ore 8.10, prima della messa feriale). L’Eucarestia del tempo pasquale sia particolarmente curata e vissuta. Questo è un tempo di grazia. La chiesa vive con solennità anche le messe feriali. Nella nostra parrocchia la prima comunità neocatecumenale, celebra ogni sera l’Eucarestia, con dovizia di segni e indossando l’abito bianco del battesimo, con il quale Cristo ci ha rivestito dopo averci tolto dall’oscurità della morte. È un segno forte, una presenza per tutta la parrocchia e gli abitanti della Romanina. Domenica 24 maggio si celebra la solennità della Ascensione. Gesù, dopo la sua risurrezione ed essere apparso più volte ai suoi discepoli, sale su un monte con Maria, la Madre a cui Cristo ci ha affidati come figli, con gli apostoli, che hanno seguito Lui, nelle sue prove, e davanti a loro, sale al Cielo per sedersi vittorioso alla destra di Dio Padre. Là intercede per noi e ci prepara un posto. La Lectio divina prosegue ogni quindici giorni, il martedì alle ore 21, per riflettere sul messaggio paolino. L’Adorazione al Santissimo Sacramento, ogni primo venerdì del mese, alle ore 21, e tutti i sabati alle ore 17. Verso il Convegno Diocesano Entro il 10 maggio tutti gli operatori parrocchiali sono chiamati dalla Diocesi a riflettere sul proprio ruolo e a “ripensare” la pastorale. Il Convegno diocesano è previsto per la fine di maggio e sarà seguito dall’esame e dai progetti concreti sui singoli ambiti della pastorale. A questo proposito ecco, in sintesi, le considerazioni del Vescovo Moretti, in occasione della sua visita al Consiglio Pastorale. La maggiore difficoltà che si riscontra nelle parrocchie è quella del coinvolgimento di un maggior numero di collaboratori parrocchiali ben formati. Siamo dentro un processo sociale con due fenomeni: 1. Uno di tipo culturale-politico-sociale, per cui è venuta meno la società cristiana. Prima la parrocchia si organizzava per offrire servizi religiosi a chi frequentava (quasi tutti); si davano risposte a chi bussava. La fede era perlopiù molto individuale e l’obbiettivo delle persone era: salvarsi l’anima. Oggi non è più così. La società è profondamente mutata, secolarizzata, multiculturale e multietnica. Non basta dare solo a chi bussa, che sono sempre meno. 2. Il secondo fenomeno è l’emergere di forti cambiamenti dentro la chiesa. Dietro la spinta del Concilio e di nuovi carismi oggi si passa da una fede individuale, devozionale, ad una visione di chiesa, popolo di Dio. Si punta a costruire e intessere relazioni, a fare comunità. Qual è il problema? Che a fianco di questo nuovo sentire ci sono molte scorie del pensare precedente . Questo doppio piano di intendere la parrocchia complica molto la pastorale. Occorre maturare la nuova sensibilità. Bisogna accollarsi la fatica di aiutare gli altri a crescere. Con quale stile? Partendo da chi opera per fare una chiesa condivisa. Avvicinare le persone non è solo dare servizi, ma principalmente avviare una relazione. Non più “clienti” di servizi religiosi, ma “soci” di un progetto condiviso. A cominciare dalla eucaristia della domenica, qualificandola. Imparare a celebrarla, non a fare devozioni. Fare accoglienza e stabilire relazioni con chi si affaccia. Bisogna giungere a vivere la parrocchia come una fraternità che abbia per gli altri il fascino di parteciparvi. Non è facile, ma non ci dobbiamo scoraggiare. Dobbiamo cogliere le opportunità. Cercare e imparare di comunicare per essere d’aiuto alle persone e far sì che le persone percepiscano la sincerità di questo aiuto. Avvicinarci alle persone e accoglierle così come sono. Il vescovo ci invita a potenziare la preparazione ai battesimi e l’accompagnamento successivo. Il battesimo è fondamentale e centrale. Il cammino pasquale è di per sé un cammino verso il battesimo. Un’altra opportunità è quella di intercettare i bisogni dei genitori della sacramentale, non tanto come incontri di intrattenimento religioso o dottrinario, ma cogliere i problemi che vivono quotidianamente, entrare nel vissuto, spesso sofferente delle famiglie, specie per quanto riguarda i rapporti di coppia e l’emergenza educativa. È riduttivo pensare che molti giovani sono sbandati per inettitudine dei genitori. Questi sono spesso disorientati, non sanno che fare. pagina 8 Vita di COMUNITA’ C’è molta sofferenza in giro. Facciamoci anche aiutare da altre realtà che si occupano organicamente di questi problemi. Allarghiamo le esperienze. (ha registrato con soddisfazione l’arrivo da noi dell’ l’UNITALSI). La nostra fede è in un Dio che si è incarnato, se la nostra fede non tocca la vita concreta non è fede cristiana. Ci ha anche esplicitamente invitato a pensare ad una nuova catechesi per adulti. Oggi il primato è l’evangelizzazione, essa è la priorità per ogni esperienza cristiana. Innanzitutto l’annuncio, ma poi anche l’Eucarestia, curandola bene. Quando è viva e partecipata, chiama la gente al coinvolgimento. Per es. le preghiere non siano solo quelle del foglietto ma rispecchino la realtà e i bisogni della comunità parrocchiale. La visita al consiglio pastorale del Vescovo Moretti Il nostro vescovo di settore S.E. Mons. Moretti è intervenuto al Consiglio pastorale di venerdì 13 marzo 2009 L’amico Gino Raso gli ha illustrato a grandi linee la realtà della nostra parrocchia, una realtà molto giovane, per via della zona nuova attorno a via Petrocelli, abitata per lo più da giovani coppie. Poi gli ha elencato i gruppi e le comunità della parrocchia, cominciando dai numeri della pastorale sacramentale: 60 bambini al catechismo del primo anno di 1^ comunione; 50 bambini al secondo 2^ anno; 60 ragazzi al primo anno di cresima, 50 al secondo anno. Vengono battezzati circa130 battesimi circa all’anno; e finora sono stati celebrati 13 funerali. Vengono preparati al matrimoni, da una equipe condotta dal diacono Rolando Sugaroni e consorte, 29 coppie di fidanzati, fra il primo e il secondo corso. Le realtà parrocchiali sono: L’Oratorio, che è iscritto al Centro Oratori Romani (COR) è animato da Emanuele, Lorena, Francesco, Michele e altri Una corale per animare le liturgie, guidata da Anita. Il gruppo liturgico, con Antonio, Rosanna, Lina, Nadia, Rita e altri. Il Gruppo Caritas – coordinato da Antonietta Ciriello Il Gruppo “Fratelli di sangue”– organizzato da Daniele Refrigeri Il Comitato per la festa – le cui colonne sono Serghei, Andrea, Augusto, Gianni e validi sostegni come Firmino e Armando. Sono presenti inoltre due Comunità Neocatecumenali. Di recente si sono aggiunti: Un gruppo che fa capo all’UNITALSI Un gruppo di preghiera denominato “Figli di Giovanni Paolo II” Senza dimenticare le tante altre collaborazioni per la vita della parrocchia, come il consiglio economico e il variegato gruppo “Marta e Maria” che si occupa delle pulizie dei locali della chiesa., con la collaborazione delle catechiste, parrocchiani giovani e anziani, Anna, Fiorella, Gisella ecc. ecc. Il saluto del Vescovo Consapevoli delle comuni radici del nostro battesimo, il vescovo ci ha esortato a muoverci dentro un cammino - progetto che va anche oltre di noi. Ci ha presentato il sussidio strumento predisposto dalla Diocesi per il Convegno di fine maggio (il testo si può scaricare dal sito www.vicariatusurbis.it), per una verifica-rilettura del cammino delle nostre parrocchie in questi 15/20 anni (sinodi tematici, missioni popolari, di ambiente ecc.). Dobbiamo imparare, ha proseguito, a darci degli obbiettivi pastorali. Occorre avviare una riflessione sulla nostra identità di parrocchia, per poi trasformarla in azione missionaria dal prossimo l’anno. Dopo averci condiviso alcune sue considerazioni sulla realtà sociale di oggi e sulla urgenza di evangelizzare, mons. Moretti ci ha salutati con una esortazione:“Vivete la dimensione della missionarietà, la forza dell’animazione”. Vita di COMUNITA’ pagina 9 SONO STATI BATTEZZATI 21 febbraio 22 febbraio Alessio Mariani Noemi Micelli Alice Argentieri Si ricorda che nel periodo di quaresima non si celebrano i battesimi. SONO TORNATI AL PADRE 9 Marzo 18 Marzo 27 Marzo Antonietta Carosella Armando Rami Mario De Polis 99 anni 80 anni 39 anni NOZZE D’ORO Hanno raggiunto il ragguardevole traguardo di 50 anni di Matrimonio: 25 gennaio – ore 18.00 4 aprile – ore 11.00 Giuseppe e Ida Felice Giocondo e Velia Di Vitale Con gli auguri della redazione di “Sottovoce”. pagina 10 I nostri SACERDOTI Incontriamo Don Bonifacio (vice parroco della nostra parrocchia) Il nostro presbiterio è una triade abbastanza eterogenea. Tre uomini a cui la Chiesa ha affidato il governo della nostra Parrocchia. Tre figure dissimili, ma pastori dell’unico gregge e di un unico ovile. Don Antonio, il parroco, sempre attivo, può sembrare a volte burbero e scontroso, ma in realtà è attento a tutti e tollerante. Rolando è il nostro Diacono, silenzioso e riflessivo, ma sempre presente. Infine don Bonifacio, giovane e sportivo, sempre allegro e con la battuta pronta. Tutti e tre amano Gesù e la sua Chiesa e ognuno di loro, col suo carisma particolare, si occupa di noi e delle nostre anime. Per questo vogliamo conoscerli meglio e scrivere un po’ di loro. Oggi incontriamo don Bonifacio, al quale abbiamo rivolto alcune domande. Sappiamo che sei nato nelle Filippine, un paese molto lontano dal nostro. Perché sei arrivato in Italia? Parlaci un po’ di te e della tua famiglia. Sono nato nelle Filippine in una famiglia di 10 figli, sei maschi e quattro femmine. Tutti i maschi si chiamano Bonifacio; Bonifacio I, Bonifacio II…io sono Bonifacio VI, che non è il nome di un papa (però chissà, n.d.r.), ma un nome ben augurante che i miei hanno voluto dare a tutti i miei fratelli. Le mie sorelle si chiamano tutte Teresa, Teresa I, Teresa II e così via. Il nonno paterno era cinese sposato con una filippina; mio nonno materno era invece spagnolo, anch’egli sposato con una filippina. Il mio sangue è internazionale. A 11 anni sono entrato nel seminario minore della Diocesi di Legaspi. Il vescovo è solito inviare a Roma quattro seminaristi ogni anno. Io venni scelto peri venire a Roma a 16 anni. Pertanto sono anche un po’ italiano. Quando hai sentito la vocazione di farti prete? Come ti ha conquistato Gesù? Avevo 5 anni quando vedendo la lunga fila di fedeli che ricevevano la comunione dal mio parroco, le ostie mi sembravano caramelle, mi sono detto: “da grande, voglio diventare come lui”. E quando mio nonno nel mostrarmi le stelle cadenti mi invitava a esprimere un desiderio, senza indugio dicevo dentro di me: ”fammi diventare prete”. Eppure io ero un bambino pestifero, un vero monello ribelle. Mi ricordo che nel giorno della mia ordinazione i miei fratelli erano stupefatti che il loro fratellino incontenibile fosse diventato prete. Dice nostro Signore: “non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi!” Qual è la tua fede? Che cosa in particolare ti affascina del Signore, tanto da seguirlo anche da così lontano? Cristo chiama sempre e l’uomo risponde. Io semplicemente ho risposto. E’ difficile farsi affascinare da Lui, perché non lo si vede. Ma dedicandomi al suo gregge io vedo in Lui l’immagine del buon Pastore. Quando penso a Dio non penso ad una vita seriosa. Un Dio rigoroso e rigido. Io non lo vedo così. Ti ho detto che sono stato un figlio ribelle, orgoglioso, ho detto tanta parolacce a mio padre. Ecco io mi sento come un figlio ritrovato, un po’ monello, però coccolato da papà. Forse troppo. Dio è un papà. Ogni cosa che ho desiderato, lui me l’ ha regalata. Gratis. Oggi posso dire, anzi gridare dai tetti che sono l’uomo e il sacerdote più contento del mondo Sono ormai trascorsi più di sei mesi da quando sei arrivato tra noi. Che impressione ne hai ricevuto. Cosa pensi dei tuoi parrocchiani , del Parroco e della Romanina? Sono già passati sei mesi? Sono volati, non me ne sono accorto. Questo vuol dire che sto benone. Quando stai bene, stai bene con tutti. Ora la persona che mi sta più vicina è il parroco, don Antonio, e con lui sto benissimo. Amo spesso definirmi come il prezzemolo, sto bene dappertutto. Cosa vorresti realizzare qui da noi? Cosa sarebbe utile fare per far conoscere Gesù alla gente del nostro territorio? Come dicevo il nome Bonifacio vuol dire “fare il bene” (bonum facere). Ecco, io parto da un principio: sii quello che sei. Io voglio essere il mio nome, fare il bene. Testimoniare forse è una parola troppo forte per me. E’ Cristo che fa. Io sono il suo servitore, servo inutile. Grazie caro disponibilità sicuramente fraterna. don Bonifacio per la tua e apertura di cuore che contribuirà alla comuione pagina 11 realtà PARROCCHIALI IL CAMMINO NEOCATECUMENALE Incontrarsi con l’amore e la risurrezione di Cristo è l’evento di gran lunga più significativo della vita di ciascuno, qualunque sia il momento esistenziale, le speranze o le angosce, il giudizio positivo o negativo con cui affrontiamo o temiamo la vita. Cristo è la risposta, la gioia di vivere, la pienezza di senso, poiché è l’unico che ha sconfitto la morte, risuscitando e ci dona il Suo Spirito per sconfiggere le nostre morti e tutto ciò che ci schiavizza impedendoci di amare. Dio è Amore ed in Cristo noi possiamo amare e gustare la pienezza della vita. Il Cammino Neocatecumenale è un’ opportunità che lo Spirito Santo ha suscitato, per gli uomini di questa generazione per riscoprire il tesoro nascosto nel proprio battesimo; si struttura come un itinerario comunitario a tappe, rifacendosi all’idea che lo ha ispirato: fare comunità Cristiane come la Sacra Famiglia di Nazareth che vivano in umiltà, semplicità e lode e dove l’altro è Cristo. Come ebbe a dire Giovanni Paolo II e come è sancito nello Statuto emanato dalla Chiesa nel giorno di Pentecoste dello scorso anno: “ il Cammino neocatecumenale rappresenta una modalità di iniziazione cristiana per adulti valida per i tempi moderni”. Il Cammino non è un movimento, ma un servizio al Vescovo e alla parrocchie, per guidare le persone lungo un percorso di fede adulto e consapevole. Nella chiesa primitiva il catecumenato era appunto un cammino, che durava anni, guidato da catechisti più anziani nella fede, che portava il catecumeno, una volta maturata una cosciente e reale adesione della propria vita al Vangelo di Gesù Cristo, alla fonte del battesimo, che si celebrava in genere la notte di Pasqua, la notte in cui la Chiesa Madre genera a Cristo nuovi figli nella fede. Il Cammino è rivolto ai non credenti, a coloro che si sono allontanati dalla chiesa, ai praticanti che sentono insufficiente l’insegnamento ricevuto da piccoli. Comincia con un annuncio e una serie di catechesi e quindi si costituisce e si concretizza in una comunità eterogenea di persone. Il periodo di avvento e di quaresima di solito è quello preferito per le catechesi di avvio. Chi accetta di fare il cammino crescerà essenzialmente tramite un tripode: la Parola di Dio, la Liturgia partecipata ed una esperienza di comunità, guidati da una equipe di catechisti laici e da un presbitero. Il 10 gennaio scorso il Cammino Neocatecumenale ha celebrato a Roma il 40° anniversario dagli inizi nella Capitale, insieme al Santo Padre Benedetto XVI, con un festoso raduno di oltre 25 mila partecipanti nella Basilica Vaticana. Queste alcune parole del papa: ” Come non benedire il Signore per i frutti spirituali che, attraverso il metodo di evangelizzazione da voi attuato, si sono potuti raccogliere in questi anni? Quante fresche energie apostoliche sono state suscitate sia tra i sacerdoti che tra i laici! Quanti uomini e donne e quante famiglie, che si erano allontanate dalla comunità ecclesiale o avevano abbandonato la pratica della vita cristiana, attraverso l’annuncio del Kerygma e l’itinerario di riscoperta del Battesimo, sono state aiutate a ritrovare la gioia della fede e l’entusiasmo della testimonianza evangelica!.. Il Papa, vescovo di Roma, vi ringrazia per il generoso servizio che rendete all’evangelizzazione di questa città e per la dedizione con cui vi prodigate per recare l’annuncio cristiano in ogni suo ambiente.. In effetti, c’è bisogno oggi di una vasta azione missionaria che coinvolga le diverse realtà ecclesiali, le quali, pur conservando ciascuna l’originalità del proprio carisma, operino concordemente cercando di realizzare quella “pastorale integrata” che ha già permesso di conseguire significativi risultati…C’è un altro frutto spirituale maturato in questi 40 anni, per il quale vorrei ringraziare insieme con voi la Provvidenza divina: è il grande numero di sacerdoti e di persone consacrate che il Signore ha suscitato nelle vostre comunità.. una vera “primavera di speranza “ per la Chiesa!.. Le parole di Gesù, che abbiamo ascoltate, risuonano come un invito a non scoraggiarci dinanzi alle difficoltà, a non ricercare umani successi, a non temere incomprensioni e persino persecuzioni... La Vergine Santa, modello di ogni discepolo di Cristo e “casa di benedizione” come avete cantato, vi aiuti a realizzare con gioia e fedeltà il mandato che la Chiesa con fiducia vi affida.. Di cuore benedico tutte le comunità del Cammino neocatecumenale sparse in ogni parte del mondo.” (a cura di Pino Di Stefano) Attualmente nella nostra parrocchia ci sono due comunità che celebrano l’Eucarestia il sabato alle ore 20.00. La partecipazione è aperta a tutti. La prima comunità ha terminato il Cammino nel 2004 con un pellegrinaggio in Terra Santa, sulle orme di nostro Signore Gesù Cristo. Oggi si pone al servizio del parroco, don Antonio, e della comunità parrocchiale al fine di edificare una parrocchia missionaria, con il cuore rivolto alla realtà spesso travagliata del nostro quartiere . pagina 12 La parola del PARROCO Carissimi parrocchiani, il Signore è risorto, alleluia!!! Questa è la certezza che da 2.000 anni accompagna la Chiesa nel suo cammino attraverso i tempi, le difficoltà, ed ogni altra esperienza. Questo è l’augurio che vorremmo far entrare anche nelle vostre case: Gesù Cristo ha vinto la morte, ha vinto il peccato, e ci dice ancora oggi, coraggio, non abbiate paura. La nostra fede si fonda sulla risurrezione di Gesù proprio come ci ricorda l’apostolo Paolo: “ se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede” (1Cor 15,14). Forti di questa verità, guardiamo al futuro con speranza, perché al di là delle difficoltà che la vita quotidianamente ci mette davanti, al di là delle tante situazioni che spesso sembrano schiacciarci, al di là di ogni interrogativo ed ogni perplessità, noi abbiamo una certezza: Gesù Cristo, il Signore è Risorto, e cammina accanto a noi, proprio come camminava accanto ai discepoili ad Emmaus. (Lc 24,19ss) Come comunità parrocchiale vogliamo vivere la Pasqua nella gioia che Gesù dà ad ognuno di noi per ripartire con forza; il sepolcro vuoto, la pietra rotolata via, sono la certezza che il Dio in cui crediamo, a cui abbiamo affidato la nostra vita è risorto, è vivo, e ci invita ancora una volta a seguirlo sulle vie del mondo. In questi giorni di festa la tristezza, il pessimismo, lo scoraggiamento non devono trovare spazio nei nostri cuori, l’annuncio pasquale deve aiutarci a risorgere a vita nuova: “ecco, io faccio nuove tutte le cose.” (Ap 21,5). Il Signore vuole cambiare anche la nostra vita, vuole trasformare i nostri macigni in un giogo leggero, vuole aiutarci perché ci ama, la pasqua ci doni la forza e il coraggio per aprire i nostri cuori al Risorto. Cerchiamo di vivere i prossimi giorni, chiamati non a caso “Settimana Santa”, con una condotta di vita che ci avvicini sempre più al Signore, sono giorni strordinari perché ricchi di grazie e di abbondanza di doni; vi invito a partecipare ad un appuntamento annuale importantissimo, il nostro vescovo, il papa Benedetto XVI, insieme a tutta la chiesa diocesana, il Giovedì Santo nella basilica di S.Pietro alle 9.30, celebrerà la S.Messa Crismale, durante la quale benedirà gli oli di cui usufruirà anche la nostra comunità parrocchiale nell’amministrare i sacramenti. Accostiamoci inoltre, con umiltà al mistero del Triduo pasquale, sentendoci non spettatori di “uno spettacolo che si ripete ogni anno”, ma veri protagonisti, desiderosi di abbeverarci alla Grazia per vivere una rinnovata gioia Pasquale. Tutto inizia con la Pasqua, anche noi possiamo ripartire vedendo ogni cosa in modo diverso, non perché vogliamo l’illusione che improvvisamente cambi il mondo attorno a noi, ma perché in Cristo Gesù vogliamo cambiare noi. Questo è il mio augurio per una Santa Pasqua: coraggio fratelli carissimi, il Signore è risorto, e anche noi, come gli apostoli riuniti timorosi nel cenacolo chiuso, dice: “ non abbiate paura, ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (Mt 28,20) Auguri di una Santa Pasqua Don Antonio