La crescita della finanza verde

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La crescita della finanza verde
80%
Organo ufficiale
d’informazione
della Federazione
dei Verdi
Anno V - n. 32
giovedì 12
febbraio 2009
Le coppie italiane
con problemi di
fertilità che si
sentono danneggiate
dalla legge 40
Sped. in Abb.
Post. - D.L.
353/2003
(conv. in L.
27/02/2004 n. 46)
art. 1 comma 1
DCB - Roma
Gianpaolo Silvestri
Non sono un familista. Anzi,
aborro con nausea tutta quella
melassa da “mulino bianco” che
da anni pervade la nostra cultura, la stessa politica e il senso comune. È stantia retorica coniugata nella triade Dio/patria/famiglia, da sempre il coacervo e
il brodo di coltura di tutti i poteri reazionari della storia. Rivendico, tra l’altro, anche il diritto di
non farmi una famiglia, di essere
singol. C’è però da rimanere stupefatti di come la sacra famiglia
venga immediatamente annullata nel caso il biopotere, le strutture politiche e/o religiose, rischino
di perdere l’ultima (inumana) parola sui destini altrui, sui loro corpi, sulla vita e sulla morte. Tutto
ciò è evidentissimo nella tragedia
di Eluana Englaro e della sua famiglia. Lo Stato con tutti i suoi
apparati repressivi (anzi, gli Stati, visto che c’è anche la teocratica Città del Vaticano) lascia nulla
di intentato affinché l’ultima parola non spetti al padre, tutore legale di Eluana, ma a loro, al nostro
governo che all’unanimità, dopo
aver decretato che la salute non è
più un diritto ma che può essere
negata a esseri umani “clandestini”, si ammanta di defensor vitae.
Si accodano Udc e coloro che furbescamente e ipocritamente decretano libertà di coscienza. Terribile: libertà di decidere sui destini altrui, libertà di rinnegare la
Costituzione, libertà di giocare
sporco sulle sofferenze. È il caso
dell’Italia dei valori e dei tantissimi nel Pd che evidentemente non
hanno mai accettato la laicità della nostra Repubblica. Di fronte
alla necessità di riaffermare e tenere nelle loro mani il biopotere,
annullano anche il loro familsmo
d’accatto e il padre di Eluana diventa de facto un assassino. Quando passerà la legge voluta da Berlusconi sarà anche inutile continuare a discutere di testamento
biologico: come ha ricordato Veronesi, se non si considera accanimento terapeutico l’idratazione
e l’alimentazione forzata è inutile fare la legge, anzi, è dannoso. Il
testamento biologico è operante
in tanti Paesi proprio per decidere in tempo il consapevole rifiuto
di sopravvivere anni in uno stato
vegetativo, proprio come i 17 di
Eluana. Ognuno deciderà - qui
si davvero - in propria coscienza. Ma per Berlusconi, Ratzinger, Binetti, Letta e marcia compagnia ciò è intollerabile: guai ai
vinti, guai a chi pretende di decidere in conoscenza, responsabilità e libertà. Dagli all’untore, ai relativisti etici, alla laica convivenza
e - in questo caso - anche alla famiglia. È inutile che parlino di vita, esprimono solo una appestante aria di morte. È tempo di aprire
porte e finestre e far circolare aria
non inquinata. Ora. 
C’è chi la definisce capacità di immaginare, chi la chiama fantasia.
È il pensiero. L’unico in grado di
determinare nascita e fine vita,
umana.
pdm
Ambiente Pubblicato negli Stati Uniti il secondo Rapporto annuale sull’investimento ecologico
La crescita della finanza verde
Nonostante la crisi economica e le turbolenze
dei mercati finanziari molti investitori sono ottimisti e pronti a sfruttare il potenziale economico verde. È quanto emerge dal secondo Rapporto annuale sull’investimento ecologico della
Allianz global investors. Secondo i dati raccolti
il 78 per cento degli intervistati ritiene molto
probabile che nel corso del primo anno dell’amministrazione Obama saranno varate più politiche di sostegno per gli investimenti aziendali
nell’ambiente e nelle tecnologie ecocompatibili
di quante ne abbia adottate il predecessore
Bush nei suoi otto anni di mandato.
 Paolo Tosatti a pagina 3
Israele, vince
l’ingovernabilità
© Schalit/LaPresse
La dittatura
del biopotere
Fonte: Censis
Cancellata la sinistra, frammentata la destra, per Netaniahu e Livni si
profila una difficile alleanza con i partiti ultraortodossi. Nessun governo
 Annalena Di Giovanni a pagina 3
è ipotizzabile senza fare i conti con gli oltranzisti
Elettrosmog
2
La Corte d’appello di
Versailles ordina a un
operatore di telefonia mobile
di rimuovere un’antenna
ritenuta dannosa.
I pareri di Massimo Scalia e
Paolo Vecchia a confronto
Dibattito
I Verdi verso le elezioni
europee. I contributi
di Loredana De Petris,
firmataria della mozione
approvata, e Barbara
Diolaiti, autrice del
documento di minoranza
4
La Corte dei conti accusa: Italia il Paese delle truffe
Corruzione mon amour
Rossella Anitori
T
ruffe, sperperi e corruzione: il procuratore generale della Corte dei conti Furio Pasqualucci ha inaugurato l’anno giudiziario della magistratura contabile con una dura denuncia. «Nonostante Tangentopoli - ha detto - il livello
di corruzione in Italia è ancora molto elevato». Pasqualucci
ha definito «inopportuno» lo
smantellamento di alcuni organismi preposti alla sorveglianza.
«Dove manca la trasparenza si
genera il cono d’ombra entro cui
possono trovare spazio quei fatti di corruzione o di concussione che rendono poi indispensabile l’intervento del giudice penale», ha aggiunto il presidente
della Corte dei conti Tullio Lazzaro. In Italia siamo agli ultimi
posti della classifica internazionale sulla lotta alla corruzione.
Vincere questa battaglia è possibile e utili alleati, secondo il presidente, saranno il Codice penale, la Guardia di finanza ma, soprattutto, specifiche politiche di
controllo. 
2
Primo piano
giovedì 12 febbraio 2009
Inumana Diaz
Milleproroghe contestato
«Quanto accadde all’interno della scuola Diaz fu
al di fuori di ogni principio di umanità, oltre che di
ogni regola e ogni previsione normativa, anche se
fu disposto in presenza dei presupposti di legge».
È quanto si legge nella motivazione della sentenza
del processo per i fatti avvenuti all’interno della
scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001.
Il governo ha ottenuto la fiducia del Senato sul maxiemedamento al decreto Milleproroghe con 162 sì
e 126 no. Il provvedimento ora passa alla Camera.
Ma gli ambientalisti protestano: «Il governo ha
cancellato la norma che prevedeva l’obbligo secondo il quale le nuove costruzioni dovevano essere
alimentate almeno in parte da fonti rinnovabili».
ELETTROSMOG In Francia il timore dei danni causati dall’esposizione ai campi elettromagnetici viene legittimato dalla magistratura
Mentre gli studi
ancora non hanno
dato risposte certe
circa l’impatto sulla
salute, la normativa
stabilisce solo limiti
precauzionali
Legge puntata al 2001
Rossella Anitori
V
ia le antenne. Una sentenza della Corte d’appello
di Versailles ha condannato l’operatore di telefonia mobile Bouygues Telecom a rimuovere definitivamente uno dei suoi
ripetitori, installato vicino Lione.
La magistratura francese ha ordinato alla compagnia di risarcire gli abitanti del posto per averli
esposti a un rischio sanitario. Nel
commento alla sentenza la Corte
sostiene che «non c’è alcun elemento che permetta di scartare
perentoriamente l’impatto sulla salute pubblica delle onde o
dei campi elettromagnetici». Gli
studi che riguardano gli effetti
dell’esposizione alle alte frequenze sono ancora allo statu nascen-
ti e non concordano sulle variabili da prendere in considerazione, tanto meno sui risultati. L’autorità giudiziaria francese ha scelto dunque di adottare il principio
di precauzione, in base al quale
in caso di dubbio è meglio evita-
re rischi. «Non ci sono evidenze
in un senso né in un altro», commenta Gianfranco Amendola,
magistrato e già parlamentare europeo. «Non si può escludere, né
dire con certezza che l’esposizione delle persone alle onde provo-
chi danni». L’ex “pretore d’assalto”, autore del libro In nome del
popolo inquinato sostiene inoltre che «ci sono studi in cui risulta che la vicinanza ai campi elettromagnetici implica conseguenze per l’organismo. È indubbio
che ci siano ripercussioni sul fisico, ma non è stato ancora possibile stabilire se e quanto siano nocive e cosa comportino a lungo termine». La questione degli effetti
dell’esposizione umana ai campi
elettromagnetici è un tema relativamente recente, che ha assunto
notevole evidenza in seguito alla
massiccia introduzione dei sistemi di telecomunicazione nella vita quotidiana. La legge che regolamenta la materia è allo stato embrionale: «Sia la normativa internazionale che quella italiana stabiliscono dei limiti precauzionali
- osserva Amendola -, ma vogliono dire poco perché non si hanno
certezze sulla soglia di pericolosità del fenomeno». Il magistrato sostiene che dal 2001, anno del
primo provvedimento legislativo in materia, non siano stati fatti
molti passi in avanti: «Le sanzioni
sono minime e i limiti abbastanza
ampi. Ma è comunque qualcosa,
di fronte al niente». Il dibattito rimane ancora aperto.
PRO
CONTRO
Massimo Scalia:
«Ben fatto»
Professore, cosa ne pensa degli effetti dei
campi elettromagnetici sull’uomo?
Il pianeta Terra è naturalmente dotato di
un suo campo elettromagnetico, che assume valori diversi a seconda della banda di
frequenza nella quale i fenomeni naturali lo
collocano. è in presenza di questo fattore,
variabile ma ben definito, che la vita umana
ha trovato le condizioni favorevoli per evolversi. Lo sviluppo della tecnologia elettronica, che a partire dalla Seconda guerra mondiale ha avuto ritmi di crescita esponenziali, ha alterato in maniera massiccia gli equilibri ambientali, generando campi elettromagnetici e aree, gli hot spot, nelle quali si registra una densità di potenza 10mila, 100mila,
anche un milione di volte superiore a quella naturale. Condizioni in cui l’organismo
umano deve riuscire a stabilire nuovi equilibri. Per i mammiferi di taglia grande, quali
sono gli uomini, sono necessarie moltissime
generazioni, forse centinaia, per adattarsi.
È ragionevole ritenere che in assenza
di questo equilibrio possano verificarsi
conseguenze negative per l’organismo
umano?
Alcuni studi epidemiologici hanno messo in evidenza che l’uomo risente sia dei
campi elettromagnetici “deboli”, quelli degli elettrodotti per intenderci, sia dei campi ad alta frequenza, quelli delle telecomunicazioni. Per quest’ultimo aspetto la vicenda delle antenne di Radio Vaticana di Cesano, vicino Roma, ha avuto una risonanza internazionale.
A quando risale la querelle sul tema?
Degli effetti dei campi elettromagnetici sulla
salute umana si discute dalla fine dell’800. E
se i pareri sulla questione sono ancora oggi
Paolo Vecchia:
«Sentenza ingiustificata»
Massimo Scalia
Paolo Vecchia
Docente all’università La Sapienza di Roma,
già parlamentare dei Verdi, tra i fondatori di Legambiente e uno dei padri dell’ambientalismo scientifico in Italia.
Dirigente di ricerca presso il dipartimento Tecnologie e salute
dell’Istituto superiore di sanità e
membro del comitato di consulenza
scientifica del progetto Cem (Campi
elettromagnetici).
discordi è perché tengono in conto presupposti differenti.
Cosa prevede la legge sul tema?
La normativa internazionale non prende
in considerazione gli effetti a lungo termine, che sono invece quelli che preoccupano cittadini e comitati. Infatti, considera solo gli effetti termici e non attribuisce un rischio sanitario a quelli non
riconducibili a essi (causa di tumori
e leucemie). Questa è la linea adottata
dall’Organizzazione mondiale della sanità (Who) e, in larga misura, dall’Istituto superiore di sanità in Italia. È ovvio
quindi che non ci possa essere un parere unanime sulla questione e che molti scienziati prendano le distanze dalla normativa internazionale. La scuola russa, per esempio, ha un altro approccio al problema e non riconosce
le linee guida emanate dalla Who, proprio perché in tali linee guida non sono contemplati gli effetti a lungo termine.
r.a.
Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi
Registrazione Tribunale di Roma n. 34 del 7/2/2005
Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma
Professore, è corretto ritenere che i
campi elettromagnetici abbiano effetti negativi sulla salute umana?
Per quanto riguarda la radio, la tv e le
antenne della telefonia non ci sono evidenze di danni alla salute. I dati epidemiologici sono molto rassicuranti. Certo, ogni tanto viene pubblicato un articolo che suggerisce un pericolo, ma quando si replica lo studio i risultati non vengono comprovati. Il consenso del mondo scientifico è unanime sull’argomento: non è stata rilevata alcuna pericolosità, neanche su animali e colture cellulari che vengono esposti a densità di radiazioni maggiori. I risultati sono sempre e comunque negativi. L’esposizione
è bassa e dunque non pericolosa.
Perché allora tutti questi timori?
Causa di tutte le preoccupazioni è la
mancanza di un’informazione adeguata. Le nuove tecnologie incuriosiscono quanto spaventano. Le persone sono
per lo più disorientate e la stampa ha le
Direttore responsabile: Pino Di Maula • Direttore editoriale: Giovanni Nani
Vicedirettore: Vincenzo Mulè • Caporedattore: Valerio Ceva Grimaldi
Editore: undicidue srl, via del Porto Fluviale, 9/a - Roma
Stampa: Rotopress, via E. Ortolani, 33 - Roma
sue responsabilità: una buona notizia non
fa notizia. La percezione del rischio è stata
distorta. I campi elettromagnetici sono diventati tra le prime fonti di preoccupazione
generale, il nemico invisibile. Bisogna invece cercare di gestire senza allarmismi la tecnologia che ormai fa parte delle nostre vite.
Per i cellulari e le reti wireless vale lo
stesso ragionamento?
Per la telefonia mobile i problemi vengono
dal telefono più che dall’antenna. Le emissioni dell’apparecchio sono 1.000 volte più
nocive e il fattore determinante è la vicinanza: il cellulare si tiene vicino alla testa mentre l’antenna è lontana. Per il wireless vale
lo stesso discorso, in quanto funziona con
la medesima logica anche se il tipo di segnale è diverso. C’è una base emittente e un dispositivo che riceve il segnale. A differenza
del telefonino il computer è meno dannoso
perché non viene utilizzato a stretto contatto con gli organi sensibili.
E allora perché la Corte d’appello di
Versailles ha emesso questo provvedimento?
La sentenza del tribunale è ingiustificata.
Gran parte del mondo scientifico è rimasta colpita dalla decisione della Corte. È addirittura probabile che nei prossimi giorni
l’Agenzia francese per la sicurezza e la salute
ambientale presenti un ricorso. Gli operatori telefonici sono preoccupati e i ricercatori ritengono la scelta infondata. Per giustificare la decisione è stato invocato il principio di precauzione, ma visto che non è stata
individuata alcuna soglia limite, al di sopra
della quale gli effetti nocivi dell’esposizione
si rivelerebbero, il provvedimento è immotivato.
r.a.
Redazione: via del Portofluviale, 9/a - 00154 Roma
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Stampato su carta ecologica
La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250
© LaPresse
Esteri
Il 74 per cento
degli statunitensi
ritiene che il nuovo
Congresso sarà
più favorevole agli
investimenti nelle
nuove ecotecnologie
giovedì 12 febbraio 2009
Incidenti
Diritti
Sei italiani sono morti in due distinti incidenti in
Perù e Australia. A Puno, nello stato sudamericano,
lo scontro tra due corriere e un piccolo camion su
un ponte ha causato la morte di due donne e un
uomo. Il giorno prima, a Brisbane, un altro incidente è risultato fatale per tre giovani connazionali.
Erano in vacanza e stavano viaggiando in camper.
La Haka appartiene alla tribù Maori. Il governo
neozelandese ha attribuito ai nativi la proprietà
intellettuale e i diritti d’autore sulla danza resa celebre in tutto il mondo dagli All blacks, la nazionale
di rugby. Il copyright sulla danza spetta infatti al
capo guerriero Te Rauparaha che la eseguì per la
prima volta all’inizio del XIX secolo.
3
Negli Usa cresce
la voglia di finanza verde
Paolo Tosatti
di famiglie con attività finanziarie pari almeno a 100mila dollari. Il campione è stato ponderato
per rispecchiare le caratteristiche
della popolazione complessiva in
termini di sesso, età, livello di patrimonio familiare e regione. Secondo Bozena Jankowska, portfolio manager di Allianz: «Ba-
Sull’onda della
rivoluzione
di Obama si
punta alla
sostenibilità
rack Obama è stato eletto sulla spinta di una forte necessità di
cambiamento. Le modifiche al
quadro normativo che il neopresidente intende adottare saran-
© Dharapak/LaPresse
C
resce negli Stati Uniti la
voglia di investimenti per
la sostenibilità ambientale: nonostante la crisi economica, molti investitori sono ottimisti e pronti a sfruttare il potenziale economico verde. È quanto emerge dal secondo Rapporto annuale sull’investimento ecologico della Allianz global investors. Secondo i dati raccolti, il 78
per cento degli intervistati ritiene
molto probabile che nel corso del
primo anno dell’amministrazione Obama saranno varate più politiche di sostegno per gli investimenti aziendali nell’ambiente di
quante ne abbia adottate il predecessore Bush nei suoi otto anni
di mandato. Il 74 per cento ritiene inoltre che il nuovo Congresso sarà più favorevole alle misure in sostegno degli investimenti
delle imprese nelle nuove tecnologie ambientali rispetto al vecchio. L’indagine è stata condotta
su un campione di 1.264 persone, e ha esaminato il livello di conoscenza e il modo di affrontare
le questioni ambientali dal punto di vista di un investitore. Le interviste sono state condotte via
internet dalla Gf K. I partecipanti, con un’età minima di 25 anni,
erano tutte persone con una responsabilità primaria o condivisa
per le decisioni di investimento
no probabilmente molto favorevoli agli investimenti ambientali.
Questo tipo di stimolo proposto
da Obama rappresenta un’opportunità rilevante per gli investitori. Più in generale, a Washington
stanno cambiando i toni, l’intensità e i contenuti del dibattito sulle tematiche verdi: questo è ciò
che veramente conta». Le cose
non cambiano solo oltre oceano:
anche in Europa la questione degli investimenti etici è di crescente interesse: basti pensare al recente annuncio della Norvegia,
che ha escluso dal proprio fondo
sovrano alcune società che gestivano attività legate alla produzione di cluster bomb e che danneggiavano l’ambiente. L’anno trascorso è stato attraversato da pesanti turbolenze dei mercati economici e finanziari, con rallentamenti dell’attività produttiva,
tagli dei costi da parte delle imprese e ridimensionamenti delle strutture aziendali. L’indagine
condotta negli Stati Uniti dimostra però che gli investitori in generale sono ancora ottimisti sulle possibilità di sviluppo del settore ambientale, e che va rapidamente aumentando il numero di
quelli che presta attenzione non
solo alla massimizzazione ma anche alla modalità di realizzazione
dei profitti. Nel 72 per cento dei
casi gli intervistati hanno affermato che il recente ribasso delle
quotazioni del mondo azionario
non ha avuto alcun impatto sulla loro propensione a investire in
titoli ambientali, mentre il 48 per
cento considera probabile tornare a investire in questo tipo di società entro il prossimo anno. 
Israele, se l’instabilità è assicurata dal voto
Solo 28 seggi
alla destra moderata di
Kadima, guidata da Tzipi
Livni. Appena 27 ai falchi
del Likud, con Netaniahu
Elezioni
Annalena Di Giovanni
© Dejong/LaPresse
H
a vinto soltanto la matematica nelle
elezioni della diciottesima Knesset
in Israele e da oggi (giovedì, ndr),
con lo sfoglio finale dei voti dell’esercito, cominciano i trenta giorni di maratona
post voto per cercare di mettere insieme
una improbabile coalizione che si assicuri almeno 61 dei 120 seggi del Parlamento
di Tel Aviv. Sconfitta della destra moderata di Kadima, guidata da Tzipi Livni, uscita
con soli 28 seggi dalla contesa, dopo aver
perso voti a destra dal momento in cui i
suoi elettori hanno votato Likud. Sconfitti i falchi del Likud, con Netaniahu dato vincente fino all’ultimo e poi arroccato
sui soli 27 seggi, dato che i fedeli del partito hanno deciso di votare per l’estrema destra del partito russo-laico di Avigdor Lieberman. Sconfitta infine la sinistra di Meretz e del partito arabo-ebraico di Hadash,
che insieme non totalizzano neanche 10
seggi dopo che la sinistra israeliana ha scelto di non “disperdere” il voto, e di contrastare i numeri del Likud puntando su Kadima. E proprio per via della corsa al “voto utile”, la diciottesima Knesset resterà la
più “sguarnita” delle piccole formazioni Verdi, Partito dei pensionati, ecc. - che garantivano coalizioni di più ampio respiro.
Non restano, infatti, che pochi partiti, tut-
ti a destra, col seggio assicurato: Kadima,
Likud e Israel Beitenu di Avidgor Lieberman i principali; e poi i partiti ultraortodossi. Qualsiasi coalizione, dunque, dovrà
scegliere l’abbraccio delle formazioni oltranziste, per guadagnarsi il governo. Anche perché i laburisti del Mapai (Labour),
hanno annunciato di voler sedere all’opposizione. Una sconfitta non soltanto po-
litica - Ehud Barack ha trascurato in questi mesi le politiche sociali e i negoziati di
pace per imbarcarsi nell’avventura militare su Gaza, lasciando molti perplessi - ma
anche una caduta interna: molti fedeli del
Labour, infatti, lamentano il dirigismo di
Ehud, che ha continuato a marginalizzare le critiche dei colleghi interni dettando
lui solo l’agenda del partito e del governo.
Entro quattordici mesi le primarie laburiste per sostituire Ehud, ma mancano volti nuovi. Sul piano nazionale, è probabile
che i due partiti vincenti - Kadima e Likud
- verranno incaricati dal presidente Simon
Peres a condividere la presidenza del Consiglio, con un ruolo di primo piano affidato all’estrema destra di Yisrael Beitenu e
qualche pesante concessione - ad esempio
il ministero dell’Educazione - ai partiti religiosi. Sempre che Livni e Netaniahu depongano le armi per scegliere di collaborare. Di fatto, è probabile che qualsiasi coalizione avrà vita breve. Colpa del sistema
proporzionale da cambiare, per molti. Ma
è difficile non notare il malessere profondo messo a nudo da questa tornata elettorale, conclusasi con la scomparsa di fatto
della sinistra israeliana e delle forze laiche,
in un Paese ancora profondamente diviso
fra minoranze e classi sociali, già povero e
adesso ulteriormente piegato dal crac finanziario e dallo smantellamento della sicurezza sociale. 
4
Dibattito
giovedì 12 febbraio 2009
I Verdi verso le elezioni europee
Il Consiglio federale nazionale dei Verdi, al termine dei lavori di
sabato e domenica scorsi, ha deciso a larghissima maggioranza (75 per cento dei votanti) di proporre per le prossime elezioni europee la costruzione di un’alleanza per la presentazione
di una lista che raccolga le forze del mondo laico, ecologista,
di sinistra, riformista, delle realtà civiche, associative e di movimento. È stata invece bocciata (20 per cento dei votanti) la
mozione che prevedeva la presentazione autonoma dei Verdi.
Dopo aver ospitato nei giorni scorsi la riflessione della portavoce Grazia Francescato, pubblichiamo oggi gli interventi di
Loredana De Petris, firmataria della mozione approvata, e di
Barbara Diolaiti, presentatrice del documento di minoranza.
Un’Europa verde, democratica e solidale
Le questioni che sono davanti a noi, in Italia e in Europa, non possono
essere affrontate con l’idea della nostra autosufficienza.
Dobbiamo saper costruire un’alleanza ampia
Loredana De Petris
Coordinamento nazionale dei Verdi
è
forse la prima volta che i
Verdi si trovano ad affrontare le elezioni europee
in un momento così delicato per
il nostro Paese, nel pieno di una
grave crisi economica e di un’involuzione profonda del nostro
sistema democratico. Il conflitto istituzionale apertosi sul caso
Eluana, l’attacco eversivo di Ber-
lusconi alla nostra Costituzione,
le pulsioni razziste e xenofobe
trasformate in leggi in aperto contrasto ormai con la pura e la semplice pietà umana, rendono ancor
più evidente quanto sia scellerato
l’accordo tra Pd e Berlusconi per
l’introduzione delle sbarramento
del 4 per cento a soli quattro mesi
dalle elezioni. Per incardinare
definitivamente il nostro sistema
politico su un modello bipartitico
che esclude milioni di cittadini
dalla rappresentanza e tentare di
frenare la crisi elettorale e politica
del Pd, Veltroni ancora una volta ha creato le condizioni per un
ulteriore rafforzamento di Berlusconi, cercando di annullare i potenziali alleati per la ricostruzione
di un centrosinistra in grado di
tornare a vincere. Le risposte del
governo alla crisi economica, che
nel 2009 manifesterà i suoi effetti
più devastanti, scontano la drammatica mancanza di un piano credibile, mentre in America Obama
annuncia e comincia a concretizzare un Green new deal, rendendo chiaro a tutti quello che come
Verdi sosteniamo da tempo e cioè
che la concomitanza della crisi
economica con quella ambientale non è casuale, ma anzi esse
sono fortemente interconnesse.
In questo quadro, dove la questione della riconversione ecologica dell’economia assume un
carattere di priorità strategica per
varare un piano non solo italiano
ma necessariamente europeo per
la crisi economica e sociale e per
il lavoro, i Verdi non possono essere ripiegati su se stessi e badare
solo all’affermazione della propria identità, ma devono, proprio
a partire da tale identità, avere
la forza e la capacità di costruire un’alleanza ampia che sappia
unire intorno all’ecologismo le
forze della sinistra non comunista, le forze laiche e i movimenti
che in questi anni si sono battuti
per i diritti civili e sociali, per la
difesa dei beni comuni e per una
società laica e solidale. Le questioni che sono davanti a noi in
Italia e in Europa non possono
essere affrontate con l’idea della
nostra autosufficienza. È lo stesso
percorso che ha portato i Verdi
francesi a ritenere necessario e a
realizzare un’ampia alleanza “per
l’Europa e l’ecologia” con Bovè
e altre esperienze della sinistra
francese e dei movimenti, che
oggi è data intorno al 10 per cento. Per tutto questo e non solo per
superare il 4 per cento, i Verdi al
Consiglio federale hanno deciso
di mettersi in cammino per costruire una lista ecologista, laica
e di sinistra che sappia parlare
agli italiani di una “Europa verde,
giusta, democratica e solidale” e
si proponga come una vera alternativa alle forze che si possono
liberare dalla crisi del Pd. Lo spazio politico elettorale c’è. Sono in
molti a chiederci di riempirlo, con
i contenuti e i valori che oggi non
trovano più rappresentanza in un
Partito democratico confuso e
senza anima e in un Dipietrismo
populista e demagogico. 
Ecologisti del terzo millennio
Se il “cartello” votato dal Consiglio federale diventerà una “locandina”
qualcuno dovrà scegliere. Noi l’abbiamo già fatto.
Vorremmo, semplicemente, ricominciare a fare i Verdi
Barbara Diolaiti
Coordinamento nazionale dei Verdi
M
entre negli Stati Uniti
Obama lancia il Green new deal, in Italia il
governo risponde staccandosi
dall’Europa per le politiche ambientali e per quelle energetiche,
togliendo soldi alla scuola, alla
ricerca e all’università, attaccando i diritti individuali e collettivi, rendendo sempre più solide
le basi di un razzismo diffuso e
mai sopito, organizzando una
progressiva perdita di democrazia della quale la soglia del 4
per cento per le elezioni europee
è solo uno degli elementi. Di
fronte a questa situazione, che
vede l’intero centrosinistra avvitato in una crisi pesante, si è
fatta drammatica la distanza fra
il bisogno di Verdi consapevoli
della centralità della questione
ecologista e ciò che i Verdi invece sono o temono di essere. Il
nodo, per alcuni, è la paura di
non farcela e per altri la convinzione che sia giunto il momento
di cambiare direzione. La sintesi
è affidata alla verifica di un possibile cartello elettorale che tale
sarà solo con tanti e diversi soggetti disponibili a farne parte;
in caso contrario - lo sappiamo
bene tutti - si tradurrebbe in un
piccolo Arcobaleno: la “Sinistra
del terzo millennio”. Con la nostra mozione vogliamo dar voce
alla speranza, agli “Ecologisti
del terzo millennio”, alla centralità dell’elaborazione ecologista,
alla sua possibilità di produrre
una trasformazione profonda. È
singolare ed emblematico che
mentre nel mondo arriva “l’onda
verde” come risposta alla crisi,
i principali rappresentanti dei
Verdi italiani liquidino la presentazione autonoma dei Verdi alle
europee con una frase: «Non ci
avrebbe permesso di riaffacciarci a Strasburgo». Da dove nasce
tanta autolesionista certezza?
Certamente non dalla profonda
conoscenza di quel nostro elettorato che ci somiglia e che non
Rassegna stanca
Il traffico?
Colpa dei communisti!
«Gli effetti della caduta del muro di Berlino sono stati devastanti» per il Veneto.
Lo scrive Giorgio Gasco sul quotidiano romano Il Messaggero.
«La fine del muro sconvolse la viabilità del Nord-Est. Il nuovo scenario europeo
appesantì il traffico mandando in tilt la rete stradale veneta. Si intuisce in quel
periodo che la tangenziale di Mestre, fino ad allora sufficiente, non lo sarebbe
stata ancora per molto»
la Rana
è disponibile ad aderire a incoerenti scelte di vertice. L’abbiamo
toccato con mano meno di un
anno fa. Non vi è alcuna certezza
di superare quel 4 per cento né
in un modo né nell’altro. È certo
però che il partito dei Verdi europei non corre alcun rischio di
sparire da Strasburgo. Il congresso di Chianciano non ha lasciato
emergere le due posizioni vere:
rilanciare i Verdi o sciogliere i
Verdi. L’ambiguità di allora è
l’ambiguità di oggi, sintetizzata
nella mozione approvata. Se il
“cartello” dovesse diventare una
“locandina” qualcuno dovrà scegliere. Noi l’abbiamo già fatto.
Vorremmo, semplicemente ma
con fermezza, ricominciare a fare
i Verdi. Nuovi Verdi, in grado di
coniugare governo e cultura del
limite con l’obiettivo di cambiare questo modello sociale ed economico, i sistemi di produzione,
la gestione del territorio, gli stili
di vita individuali. Nuovi Verdi
capaci di unire tutti gli ecologisti. Verdi capaci, con entusiasmo
e coraggio, di costruire il progetto ecologista di oggi - non di
sopravvivere aggrappati a quello di vent’anni fa - per tradurre
nell’azione quotidiana la speranza di un futuro migliore, più felice, più civile per tutti. La direzione e la natura della trasformazione - se questa cioè andrà a ridurre
o ad acuire le diseguaglianze e le
ingiustizie, se saprà rendere più
sostenibile o no il sistema socioeconomico mondiale - dipende
da ciò che sapremo mettere in
campo ora. Chi pensa di non
poterlo fare, di non esserne in
grado, ha ben poco da portare in
dote al cartello politico/elettorale, si tratta solo di una fuga verso
altro... 