l`ebbrezza della vertigine
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l`ebbrezza della vertigine
di Nicoletta Romano Torre Eiffel L’ebbrezza della vertigine In esclusiva la copia della richiesta di brevetto da parte di Gustave Eiffel in data 18 settembre 1884 Per la terza volta in 123 anni il primo piano del monumento simbolo di Parigi cambia volto, grazie all’audace rilettura dello studio d’architettura Moatti & Rivière che ha presentato il progetto a Venezia in occasione della Biennale 70 Living architecture d’Architettura nel Lightbox Exhibition Space. Un progetto che abbina ricerca e sviluppo del vetro adattandolo alla struttura metallica della torre più celebre al mondo. o iv us cl es Alain Moatti, un grande nome del mondo dell’architettura, d’interni e non, come testimonia questo progetto di una complessità vertiginosa, al proprio e al figurato. Architetto fétiche dei grandi nomi del fashion francese, creatore dei concept stores Yves Saint Laurent nel mondo oltre al quartier generale e lo show-room di Jean Paul Gaultier, per non parlare del nuovo volto delle boutique prestigiose Akris negli USA, volge ora il suo ingegno verso l’architettura sostenibile. Vincitore della gara promossa dal Comune di Parigi, il suo nome rimarrà inciso in eterno nell’opera grandiosa di Gustave Eiffel. Un professionista, Moatti, che grazie ai suoi precedenti in quanto scenografo, aggiunge un plus all’exploit ingegneristico e architettonico di questa impresa del costo di 25 milioni di euro. “La mia è un’architettura letteraria”, mi spiega, “è l’inutile l’essenziale, in architettura bisogna dimenticare la parte funzionale. Quando uno cambia casa, si porta via la lavatrice, certo, ma sono le piccole cose che hanno la priorità, che possiedono un significato emotivo. Per meglio spiegare il concetto: prima si crea il profumo e poi il flacone. La stessa cosa dovrebbe avvenire nel mondo della costruzione. Bisogna sentire “il profumo”, toccare le corde emotive di colui che vi entrerà o passerà. Così è nato il progetto Eiffel, in maniera che il visitatore senta il profumo della Storia e di Gustave Eiffel.” I nuovi padiglioni, saranno dipinti in rosso nacré, in modo da captare la luce in ogni momento del giorno provocando degli effetti iridati, ma non solo. Lo scopo di questa scelta è stata dettata dal desiderio di ripristinare il colore originario usato da Eiffel. Uno dei fili conduttori della Torre Eiffel del Terzo Millennio è la misurazione delle scale attraverso l’esperienza del vuoto. La pavimentazione infatti sarà in vetro. “Se ai piani alti la vista è atmosferica e lontana, al primo piano il visitatore si trova in Parigi e al contempo nel cuore stesso della struttura.” Ogni 65 cm le lastre verranno picchiettate di punti serigrafati per infondere l’idea di un materiale rassicurante. “Eiffel concepì dei piloni obliqui che propulsano la torre a 312 metri di altezza. Le coperture in alluminio anodizzato dei padiglioni sposeranno le linee di forza dell’edificio. I volumi in vetro giocheranno con gli spessori e le curve del monumento prolungandolo lateralmente e nel vuoto in modo da sentire e vivere questa spinta dinamica verso l’alto”, spiega l’architetto Moatti che ha lavorato in totale sinergia con Niccolò Baldassini e Nicolas Leduc, rispettivamente direttore e ingegnere/architetto dello studio RFR creato dal celebre Peter Rice. Living architecture 71