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TROMBOSI SISTEMICA IN
PEDIATRIA
Test diagnostici Terapia Profilassi
Maria Messina
Centro Di Riferimento Regionale Per Le Malattie
Emorragiche E Trombotiche Ereditarie In Eta’
Pediatrica
Servizio Di Immunoematologia E Medicina
Trasfusionale
Ospedale Infantile Regina Margherita
Torino
Torino, 11.02.2011
FATTORI DI RISCHIO

Congeniti
ipercoagulabilità

Acquisiti
rallentamento del flusso
alterazioni coagulazione
alteraz. parete vascolare
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FATTORI DI RISCHIO CONGENITI
Alterazioni genetiche delle
differenti componenti del
sangue possono direttamente o
indirettamente influenzare la
bilancia emostatica ed
innescare uno stato
protrombotico.
Possono essere suddivise in :
 “perdita di funzione” degli
anticoagulanti naturali
 “ aumento di funzione” dei
fattori procoagulanti
 “diminuzione della funzione del
sistema fibrinolitico”

Fattori
coagulazione
TROMBOSI
Anticoagulanti
naturali/fibrinolisi
EMORRAGIA
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TROMBOEMBOLISMO VENOSO (TVP/EP):
FATTORI DI RISCHIO CONGENITI

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
Deficit di Antitrombina
Deficit di Proteina C
Deficit di proteina S
Disfibrinogenemia
FV Leiden
Mutazione della protrombina
Iperomocisteinemia
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TROMBOEMBOLISMO VENOSO:
FATTORI DI RISCHIO ACQUISITI
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

Immobilizzazione (anestesia generale – traumi)
Chirurgia pelvica o ortopedica maggiore
Patologia oncologica
Estroprogestinici
Gravidanza e puerperio
Terapia ormonale sostitutiva
Cardiopatie
Sindrome da anticorpi antifosfolipidi
Disordini mieloproliferativi
Nefropatie
Policitemia
CVC
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TROMBOEMBOLISMO VENOSO: ALTRI
FATTORI DI RISCHIO

Iperomocisteinemia da carenza vitaminica

APC resistance in assenza di mutazione

Aumentati livelli di Fattore VIII – IX - XI

Aumentati livelli di Fibrinogeno
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QUALI ESAMI RICHIEDERE ?
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Antitrombina
Proteina C
Proteina S
Fibrinogeno
LAC - Anticorpi anticardiolipina
APC resistance
mutazione F.V Leiden
Mutazione protrombina
Omocisteinemia MTHFR
Fattore VIII
Assetto lipidico
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ANTICOAGULANTI NATURALI


Gli anticoagulanti naturali
modulano i processi
emocoagulativi impedendo
che essi procedano in modo
eccessivo.
La carenza congenita degli
anticoagulanti naturali è
trasmessa come carattere
autosomico dominante ed è
correlata ad alto rischio di
manifestazioni trombotiche
anche in giovane età (più di
70 differenti mutazioni nel
gene della proteina C, 131 nel
gene della proteina S, 127 nel
gene dell’antitrombina).
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ANTITROMBINA III

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
Azione principale su F.Xa e Trombina
Rispetto agli altri anticoagulanti naturali il deficit
di ATIII è quello che porta al maggior rischio
tromboembolico ( 4 volte rispetto ad APCr, 3 volte
rispetto a PS, 2 volte rispetto a PC).
I test di laboratorio impiegano substrati
cromogenici e la reazione valuta l’attività di
trombina residua in presenza di eparina
Interferenze: - evento acuto
- terapia eparinica
- epatopatie
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PROTEINA C
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
La PC è un inibitore fisiologico del fattore V e VIII
ed è vit. K dipendente.
La trombina la trasforma nella forma attiva APC
che inattiva i Fattori Va e VIIIa.
Il difetto in omozigosi provoca la porpora fulminans
del neonato.
Il difetto in eterozigosi può portare a fenomeni di
trombosi più frequentemente venose che arteriose.
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PROTEINA C – TEST DI LABORATORIO
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

I test di laboratorio sono di tipo funzionale
Si basano sull’attivazione della PC presente nel campione
mediante un attivatore specifico da veleno di serpente.La
quantità di proteina C attivata viene determinata con test
cinetico
Interferenze:
- evento acuto
- epatopatie
- TAO
- deficit vit k
- gravidanza ( )
- estroprogestinici ( )
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PROTEINA S
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
La proteina S è un cofattore della PC ed è vitamina K
dipendente.
Esiste in due forme : 40% libera ( agisce come cofattore
della PC). 60% è legata alla proteina C4b-BP appartenente al
sistema del complemento.
La carenza è indice di alto rischio di trombosi venose.
Le carenze di PS vengono classificate come:
- Tipo I : livelli antigenici ridotti della PS
totale e conseguente riduzione funzionale.
- Tipo II: livelli antigenici normali sia della PS
libera che totale ma riduzione della
funzionalità.
- Tipo III: livelli antigenici normali della PS totale ma
riduzione della frazione libera e della
funzionalità.
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PROTEINA S – TEST DI LABORATORIO


Esistono due tipi di test:
- Coagulativo volto a determinare la funzionalità della PS
senza separare la frazione legata al C4b- BP.
- Immunoenzimatico: basato su anticorpi monoclonali ad
altà affinità per gli antigeni della proteina libera.
Interferenze:
- sesso.
- stato ormonale ( uso di contraccettivi orali).
- gravidanza.
- presenza della mutazione del fattore V leiden
- presenza di anticoagulanti tipo lupus
- terapia Messina
anticoagulante
orale.
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PROTEINA S – TEST DI LABORATORIO


I test di tipo funzionale possono essere usati
come test iniziale dal momento che sono in grado
di riconoscere tutti e tre i tipi di carenza.
Un test funzionale alterato dovrebbe essere
valutato tenendo conto delle possibili
interferenze e confermato dalla determinazione
dei livelli di proteina libera.
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PROTEINA C
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DIAGNOSTICA MOLECOLARE
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

E’ principalmente rivolta alla determinazione di
fattori di rischio congeniti (polimorfismi
genetici) la cui ricerca è facilmente attuabile con
le diffuse metodiche di biologia molecolare.
E’ rivolta ad individuare mutazioni puntiformi di un
singolo nucleotide:
- cambiamento in un gene tale che una coppia
di basi è rimpiazzata da un’altra coppia di basi.
Le mutazioni puntiformi presentano una tale
frequenza nella popolazione da essere considerate
delle VARIANTI POLIMORFICHE.
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FATTORE V - PC
Fattore Va
Arg306
Arg506
PC
APC
Arg306
Arg679
Arg506
Arg679
Fattore V inattivato
PS
Trombina
TM
Endotelio
F.VIIIa
F.VIII inatt.
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FATTORE V LEIDEN
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

Il fattore V attivato è un cofattore essenziale per
l’attivazione della protrombina a trombina.Il suo effetto
pro-coagulante è normalmente inibito dalla proteina C
attivata che lo taglia in tre parti
La mutazione avviene a livello della tripletta nucleotidica
che codifica per arginina in posizione 506.
Sostituzione aminoacidica che impedisce il taglio da parte
della proteina C attivata rallentando l’inattivazione del
fattore V.
Soggetti normali :
la tripletta in posizione 506 è CGA (arginina)
Soggetti portatori della mutazione :
la tripletta in posizione 506 è CAA (glutammina)
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FATTORE V LEIDEN



La prevalenza del FV Leiden nella popolazione
caucasica è 5-6% ed è del 17-20% in pazienti
selezionati con storia di trombosi venosa.
Gli eterozigoti hanno un rischio relativo (RR) di
sviluppare TVP di 5-10 volte superiore rispetto ai non
portatori, mentre per gli omozigoti il RR è pari a 5080 volte.
Altre mutazioni interessano il sito di inattivazione in
posizione 306 (associazione con trombosi non chiara)
- FV Cambridge ( R306T)
- FV Hong Kong (R306G).
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FATTORE V



Aplotipo HR2:
- Polimorfismo A4070G nell’esone 13 del FV
- Sostituzione di una istidina con arginina in
posizione 1299 del dominio B del FV (H1299R)
Diversi studi hanno riconosciuto HR2 come un fattore
di rischio protrombotico confermabile da una
significativa alterazione dei valori di APCr. Aumentato
rischio protrombotico per quei soggetti che ereditano
l’aplotipo HR2 e il FV leiden.
Soggetti con aplotipo HR2 hanno un aumento relativo
dell’isoforma più trombogenica e glicosilata del FV
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PROTROMBINA
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
La protrombina o fattore II svolge un ruolo fondamentale
nella cascata coagulativa in quanto la sua attivazione in
trombina porta alla trasformazione del fibrinogeno in fibrina
e formazione del coagulo.
La frequenza genica della mutazione è del 5-6% nei pazienti
con TVP, e dell’ 1-2% nella popolazione sana . Portatori in
eterozigosi hanno un RR 3 volte maggiore rispetto ai
controlli. L’omozigosi è rara.
La protrombina è codificata da un gene localizzato sul
cromosoma 11.
Tale gene è strutturato in 14 esoni separati da 13 introni con
una zona a monte in 5’ e una a valle in 3’ non tradotte.
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PROTROMBINA



La mutazione è stata individuata in posizione 20210
nella regione 3’ ( sostituzione di una guanina G con una
adenina A).
Il rischio di trombosi è associato al fatto che in
questa zona in 3’ è presente un GENE PROMOTER che
presiede alla produzione di protrombina stessa .
La mutazione attiva il promotore che determina una
maggiore produzione di proteina, creando uno
scompenso nell’equilibrio dei sistemi coagulativo e
fibrinolitico.
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MTHFR



L’MTHFR è un enzima coinvolto nel metabolismo
dell’aminoacido metionina ed interviene nel processo di
rimetilazione da omocisteina a metionina tramite
l’intervento della vitamna B12.
La mutazione C677T ( sostituzione di una citosina in
timina al nucleotide 677) causa una riduzione
dell’attività enzimatica della MTHFR con conseguente
aumento di Omocisteina.
La frequenza è del 40-50 % in eterozigosi e del 10-12%
in omozigosi
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Metabolismo dell’omocisteina
Metionina
Tetraidrofolato
S-Adenosil Metionina
Dimetilglicina
5-10 Metilen
Vit B 12
tetraidrofolato
MTHFR
Betaina
5-Metil
tetraidrofolato
OMOCISTEINA
S-Adenosil Metionina
CBS
PLP
Cistationina
Cisteina
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MTHFR
Altri polimorfismi si trovano :




All’interno dello stesso gene ( A1298C , G1793A).
All’interno di altri geni coinvolti nel metabolismo
dell’omocisteina ( metionina sintasi A2756G, metionina
sintasi reduttasi A66G)
L’associazione diretta di tali polimorfismi con la
malattia trombotica è dibattuta.
Ben investigata per MTHFR C677T, meno per le altre
sostituzioni.
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ANTICORPI ANTIFOSFOLIPIDI




Auto-anticorpi verso proteine leganti i fosfolipidi (β2GPI e protrombina, F. XI, proteine C e S) che inducono
rischio trombotico arterioso o venoso
Sindrome da Ac. Antifosfolipidi: trombosi arteriosa o
venosa o poliabortività con positività per ACA o LAC
Etiologia
Idiopatica
Secondaria a malattie autoimmuni, neoplastiche,
internistiche, gravidanza
Ac. Antifosfolipidi transitori di natura benigna parainfettivi diretti contro altri antigeni fosfolipidici
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ANTICORPI ANTIFOSFOLIPIDI

ACA: antigene ß2GP1/PL

anti-ß2GP1: antigene ß2GP1 libera

LAC (anticoagulante lupico):
antigene protrombinasi/PL
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LAC
Devono essere eseguiti almeno tre test

PTT + correzione

PTT sensibile ai LAC (in base al contenuto di
fosfolipidi)

dRVVT + test di conferma
Devono rimanere positivi dopo 6-8 settimane
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ANTICORPI ANTIFOSFOLIPIDI
Possibili quadri laboratoristici

ACA+ - anti-ß2GP1+ / LAC +

ACA – anti-ß2GP1- / LAC +

ACA + anti-ß2GP1+ / LAC Messina M. 11 febbraio 2011 IV incontro Rete Ematologica Pediatrica Piemonte e Valle d’Aosta
Lipoproteina (a)






Fattore di rischio per aterosclerosi e infarto
del miocardio negli adulti
Trombosi venosa nei bambini
Livelli > 30 mg7dl o > 72 nmol/l
Omologia con il plasminogeno: inibizione
competitiva su fibrinolisi
Ruolo controverso
Può con la dieta e nelle malattie renali
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TROMBOSI ARTERIOSA
FATTORI DI RISCHIO ACQUISITI




Costituzionali
Metabolici
Comportamentali
Ematovascolari
Aterosclerosi
Correlazione infiammazione/trombosi
primi stadi dell’aterosclerosi mediati
dall’infiammazione
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TROMBOSI ARTERIOSA
FATTORI DI RISCHIO CONGENITI



F.VIII – VII – Fibrinogeno
Polimorfismi glicoproteine piastriniche (?)
Polimorfismi di geni estranei all’emostasi
non è stata dimostrata nessuna
correlazione tra trombosi arteriosa e
polimorfismi genici: probabilmente sono
coinvolti più geni che forse interagiscono tra
di loro
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SCREENING TROMBOFILICO



L’esistenza di più marcatori rispecchia il lato
multifattoriale della trombosi in cui la
coesistenza di multipli difetti ne modula la
variabilità clinica.
Problema per il laboratorio: quali e quanti
marcatori inserire nello screening trombofilico.
Sviluppo di nuovi sistemi diagnostici per la
diagnosi precoce di coagulopatie
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A CHI FARE GLI ESAMI ?

Pazienti con storia di TVP :
idiopatica
< 45 anni
sedi atipiche di trombosi
TVP ricorrenti
Trombosi venose superficiali ricorrenti

Parenti di primo grado del probando

Familiarità per tromboembolismo venoso

Patologie ostetriche
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PEDIATRIA:A CHI FARE GLI ESAMI ?


Adolescenti con storia di Trombosi idiopatica: SI
Neonati/bambini con TVP o stroke non CVC correlata:
può essere giustificata

Neonati/bambini con trombosi sintomatica CVC correlata:
non vi sono dati sufficienti per raccomandarla

Familiarità per tromboembolismo venoso: da valutare su
base individuale dopo counseling

Screening in bambini/ragazzi asintomatici (CVC, terapia
per LLA, estroprogestinici): test non raccomandati
Raffini, Hematology 2008
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QUANDO E COME?

Prima di iniziare la terapia, se possibile
(comunque eseguire lo studio molecolare)

In condizioni di base
dopo sospensione TAO
in condizioni di salute buone

Studio genitori

Protocollo completo
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LA TERAPIA DELL’EVENTO
TROMBOTICO
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TERAPIA CON FARMACI TROMBOLITICI





UK - rtPA
Agiscono convertendo il plasminogeno in plasmina
UK utilizzata a basse dosi per disostruire
cateteri occlusi
rtPA utilizzata per via sistemica per la terapia di
eventi trombotici
Fascia di età in cui vengono più utilizzati : neonati
e bambini < 1 anno
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TERAPIA CON TROMBOLITICI
Disostruzione cateteri:
Instillazione:
UK fiale da 5000 U/ml
Infusione:
1.2 – 3 ml nel lume x 2-4 h
UK brevi infusioni di
150 U/Kg/h x 14-48 h
Nessun Monitoraggio
Monitoraggio: PT-PTT
fibrinogeno - TT
Terapia sistemica :
BOLO
MANTENIMENTO
MONITORAGGIO
UK
4400 U/Kg
4400 U/Kg/h x 6-12 h
PT-PTT-Fib-TT
rtPA
Nessuno
0.1 – 0.6 mg/Kh/h x 6 h
idem
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PROBLEMI LEGATI ALLA TERAPIA CON
TROMBOLITICI




Valori del plasminogeno alla nascita diminuiti
del 50 % rispetto all’adulto
Diminuita concentrazione del plasminogeno per
malattie sottostanti
Molti episodi tromboembolici diagnosticati
tardivamente (soprattutto da cateteri venosi)
Rischio significativo di emorragie maggiori
(3%), soprattutto negli immaturi e nella
chirurgia cardiovascolare
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TERAPIA CON TROMBOLITICI



E’ consigliabile non ripetere la terapia se c’è
una retrombosi
Il trombolitico dovrebbe essere seguito, nella
terapia sistemica, da infusione di eparina ( con
o senza bolo iniziale ) o eparina a basso peso
molecolare
Nelle prime settimane di vita i livelli di
plasminogeno sono bassi : PFC
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EPARINA NON FRAZIONATA
• Molecola eterogenea con peso molecolare medio di
15.000 d ( da 3000 a 30.000 d )
• Si lega all’N-terminale dell’AT attraverso una
sequenza pentasaccaridica
• Catalizza l’attività inibitoria dell’AT su trombina e
altre serin-proteasi ( Xa, IXa, XIa )
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AUMENTATA RICHIESTA NEI PAZIENTI
PEDIATRICI
• Accelerata clearance nei neonati
• Diminuita concentrazione dell’AT nel primo
mese di vita
• Patologie sottostanti che diminuiscono
ulteriormente la concentrazione di AT
• Aumentata concentrazione di proteine della
fase acuta
• Ritardo nella diagnosi di TE
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TERAPIA EPARINICA NEI PAZIENTI
PEDIATRICI
BOLO : 75 U/Kg e.v. infuse in almeno 10’
DOSE INIZIALE :
bambini < 1 anno : 28 U / Kg / h
bambini > 1 anno : 20 U / Kg / h
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PROBLEMI LEGATI ALLA TERAPIA
EPARINICA
• Non vi sono clinical trials che stabiliscano un
•
•
•
•
range ottimale dell’APTT
Alto grado di variabilità inter e intra-paziente
L’APTT riflette la concentrazione dell’eparina
nel 70 % delle volte
APTT non è utilizzabile nella S. da APA :
eparinemia : 0.2 - 0.4 U/ml
Neonati : APTT prolungato fisiologicamente in
pazienti a rischio di emorragie endocraniche
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EFFETTI COLLATERALI TERAPIA
EPARINICA
• EMORRAGIE : rare le emorragie maggiori nei
bambini ( farmaco sottodosato? )
• PIASTRINOPENIA : non se ne conosce
l’incidenza in età pediatrica, ma sembra essere
meno significativa rispetto agli adulti
• OSTEOPOROSI : non ne è conosciuta
l’incidenza. Comunque sconsigliato l’uso a lungo
termine
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TERAPIA IN CASO DI EMORRAGIA
1 . Interrompere l’infusione di eparina
2 .Somministrare SOLFATO DI PROTAMINA
Dose max : 50 mg. Velocità di infusione : 10 mg/ml al max a 5 mg/min
Tempo trascorso
dall’ultima infusione di
eparina
< 30 minuti
Dose protamina in mg/100 U di
eparina infusa
30 – 60 minuti
0.5-0.75 mg/100 U di eparina
60 – 120 minuti
0.375-0.5 mg/100 U di eparina
>120 minuti
0.25-0.375 mg/100 U di eparina
1 mg/100 U di eparina
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EPARINE A BASSO PESO MOLECOLARE
• Peso molecolare 4000 - 6000 d
• Si legano all’AT potenziandone l’azione
inibitrice sulle serin-proteasi
• Alta attività specifica contro il fattore Xa
• Non causa l’allungamento dell’APTT
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LMWH
•
•
•
•
•
•
•
Emivita più lunga : somministraz. 1 - 2 volte/die
Maggiore stabilità farmacocinetica
Somministrazione sottocutanea
Diminuito rischio di osteoporosi
Diminuita incidenza di piastrinopenia
APTT non alterato
Più efficaci nel trattamento iniziale del TE nei
pazienti pediatrici
• Monitoraggio meno stretto
• Protamina efficace solo parzialmente
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TERAPIA CON LMWH
ENOXAPARINA
bambini < 2 mesi
bambini > 2 mesi
NADROPARINA
bambini < 2 mesi
bambini > 2 mesi
: 1.5 mg/Kg/12 h
: 1 mg/Kg/12 h
: 120 UI/Kg/12 h
: 100 UI/Kg/12 h
Durata della terapia : 6-10 giorni
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ANTICOAGULANTI ORALI


Acenocumarolo (SINTROM) e warfarin
(COUMADIN) interferiscono competitivamente
con il metabolismo della vitamina K
Vit.K :cofattore essenziale per la
carbossilazione dei residui di ac.glutammico
(GLA) dei fattori II,VII,IX,X e degli inibitori
PC e PS. I residui di GLA sono siti di legame per
il Ca++
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ANTICOAGULANTI ORALI
• Somministrazione orale
• Picco plasmatico: 90’
• Emivita: 8 h per acenocumarolo
36-48 h per warfarin
• Dosaggio: 0.2 mg/Kg/die iniziale
aggiustamento in base all’INR
• Tempo richiesto per raggiungere range
terapeutico: 5 gg nel bambino
3 gg nell’adolescente
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ANTICOAGULANTI ORALI
FATTORI INTERFERENTI
Farmaci: antibiotici,anticonvulsivanti
chemioterapia
Agiscono: -alterando la clearance o l’assorbimento
- inibendo la sintesi di fatt. vit.K dip.
- interessando altre vie della coagulazione
- interferendo con la funzione piastrinica
- alterando la mucosa intestinale
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ANTICOAGULANTI ORALI
FATTORI INTERFERENTI
Dieta
• neonati allattati al seno:molto sensibili all’AO
• neonati non allattati al seno: poco sensibili all’AO
• alimentazione parenterale: poco sensibili all’AO
• alimenti ricchi in vit.K: risposta all’AO
Coagulopatie: epatopatie
Messina M. 11 febbraio 2011 IV incontro Rete Ematologica Pediatrica Piemonte e Valle d’Aosta
ANTICOAGULANTI ORALI
EFFETTI COLLATERALI
• osteoporosi: ostecalcina deve essere carbossilata per essere incorporata nell’osso e
partecipare alla mineralizzazione. Sembra però
che intervenga anche nel riassorbimento osseo.
I livelli di osteocalcina sono età-dipendenti e
aumentati diverse volte rispetto all’adulto.
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TERAPIA TROMBOSI VENOSE
Neonati : da valutare caso per caso

se non si fa terapia : monitorare l’andamento del
trombo e, se si estende, iniziare la terapia


eparina non frazionata: 3-5- gg e poi LMWH
LMWH per 6 settimane – 3 mesi con monitoraggio del
trombo

Trombolitici : NO a meno che l’ostruzione non
provochi una compromissione critica di organi o arti

In caso di trombolisi: dosare il plasminogeno e, se
basso, trasfondere PFC
Monagle et al., Chest 2008
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TERAPIA TROMBOSI VENOSE
Bambini TVP/EP :
eparina non frazionata: per almeno 5-10 giorni
+ TAO anche a partire dal 1 giorno
LMWH s.c. per almeno 5 giorni + TAO
LMWH s.c. per 6 mesi se non possibile TAO
Trombolitici : in TVP/EP molto estese, previo dosaggio
plasminogeno ed eventuale trasfusione di PFC
Trombosi ricorrenti: TAO a tempo indefinito
Trombosi ricorrenti secondarie: TAO fino a
rimozione causa
Monagle et al., Chest 2008
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TERAPIA TROMBOSI VENOSA
Deficit congenito omozigote PC/PS :
1 - trattare immediatamente i neonati con
porpora fulminans con PFC o concentrati di PC
per 6-7 settimane
2 - dopo risoluzione lesioni cutanee e sotto
copertura della terapia sostitutiva si inizia la
TAO ( INR 3-4.5)
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LA PROFILASSI PRIMARIA
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PROFILASSI PRIMARIA
RACCOMANDATA
 Malattie cardiache congenite (TAO)
 Bambini portatori di CVC in alimentazione
parenterale totale (TAO)
 Gravi traumi con Glasgow coma score < 8,
danni toracici o spinali + CVC
NON RACCOMANDATA
 Portatori CVC + tumore
 Portatori di CVC
 Traumi
PORTATORI DIFETTO TROMBOFILICO?
Monagle et al., Chest 2008
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NUOVI ANTICOAGULANTI
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:
INIBITORI DIRETTI DELLA TROMBINA
Vantaggi





BIVALIRUDIN, ARGATROBAN
indipendenti dai livelli di ATIII
Farmacocinetica
Minor sanguinamento a fronte di uguale anticoagulazione (negli
adulti)
Agiscono anche sulla trombina legata al coagulo
maggiore
efficacia
Non causano HIT
Svantaggi




Non c’è antidoto
Infusione e.v. continua
Monitoraggio con APTT
Escrezione epatica
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INIBITORI DEL F.Xa AT-INDIPENDENTI
FONDAPARINUX



In terapia già dopo la prima somministrazione
Effetto anticoagulante persistente per 24 ore
unica somministazione giornaliera
Non può essere neutralizzato con protamina
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ANTIAGGREGANTI
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FARMACI ANTIPIASTRINICI: ASPIRINA

Inibizione irreversibile di 2 cicloossigenasi
(COX-1 e COX-2) che catalizzano la conversione
dell’acido arachidonico in PGH2 a sua volta
precursore del trombossano (che induce
aggregazione piastrinica e vasocostrizione) e
della prostaciclina (inibisce aggregazione
piastrinica e induce vasodilatazione)
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FARMACI ANTIPIASTRINICI: ASPIRINA


COX1: l’aspirina inibisce irreversivilmente sia
quella piastrinica che quella megacariocitica
unica somministrazione per azione
antiaggregante
COX2: presente nei monociti, meno sensibile
all’azione dell’aspirina,è coinvolta in processi
patologici diversi (iperalgesia, infiammazione).
Viene rapidamente risintetizzata
dosi più alte
di aspirina ad intervalli più brevi
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FARMACI ANTIPIASTRINICI: ASPIRINA





Assorbimento rapido nello stomaco e nel primo
tratto dell’intestino
Picco plasmatico 30-40 minuti dopo l’ingestione
Emivita 15-20’
Effetto antiaggregante permane per tutto il
tempo di sopravvivenza delle piastrine (vita
media 10 gg)
5-6 gg dopo l’assunzione solo il 50% delle
piastrine circolanti funziona normalmente
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FARMACI ANTIPIASTRINICI: ASPIRINA
DOSAGGIO
 adulto: 50-100 mg/die (anche 30 mg/die)
 bambino: proposti diversi dosaggi per patologia
1-5 mg/Kg/die shunts, ev.cerebrovasc.
6-20 mg/Kg/die protesi valvolari
80-100 mg/Kg/die nella fase acuta della
Kawasaki seguita da 3-5 mg/Kg/die x 7
settimane
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FARMACI ANTIPIASTRINICI:
ASPIRINA
MONITORAGGIO: non previsto
EFFETTI COLLATERALI
 rari
 dolori addominali, nausea, emorragie (dosedipendenti)
 S.di Reye: encefalopatia acuta con grave
interessamento epatico. Dose-dipendente
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