press 07/2014 - Stahlbau Pichler

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La Città delle Culture di Milano
STAHLBAU PICHLER
Progettista: David Chipperfield:
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Luogo: Milano
Team Progettuale: Giuseppe Zampieri, Cristiano Billia, Oliver Ulmer;
Responsabili di Progetto: C. Billia, G. Sirica, O. Ulmer; Architetti di
contatto: PiùArch (concorso), F&P Architetti; Consulente per
l’architettura: Alberto Izzo & Partners
Committente: Comune di Milano – Direzione settore Musei
Foto: Oskar Dariz
Azienda Fornitrice: STAHLBAU PICHLER
Cronologia realizzazione: 1999-2013
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Tipo utente: Progettista Azienda Nome*
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Si tratta di una nuove strategia urbanistica che cerca di giungere al rallentamento del consumo del suolo, la
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nuova operazione milanese per rifunzionalizzare aree abbandonate, anche disegnandone nuove porzioni per far
Professione*
Questo progetto di area dismessa rientra nella strategia di recupero del patrimonio immobiliare voluta dal
comune di Milano.
riacquistare alla città una sua parte importante e storica. Sotto la spinta di questa nuova sensibilità, il cuore
dell’immenso quadrilatero occupato un tempo dai capannoni dell’Ansaldo di via Bergognone, in zona Tortona, è
Nome azienda*
1908 però le officine vengono rilevate dall’AEG per la produzione di componenti elettriche e dinamo, giungendo,
dopo una serie di passaggi, al gruppo Finmeccanica-Ansaldo, nel 1966, che si occupava qui della costruzione di
locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie.
Tipologia di azienda*
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stato destinato, nel 1999, a trasformarsi da archeologia industriale del primo Novecento a “la Città delle Culture”.
L’impianto originario risale infatti al 1904 ed è riconducibile all’impresa automobilistica di Roberto Zϋst. Già nel
Privato
Tipo di richiesta: informazioni preventivo contatto
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Motivazione della richiesta
Il concorso per l’assegnazione del progetto, bandito dall’allora assessore a Cultura e Musei Salvatore Carrubba
con il direttore centrale Alessandra Mottola Molfino, premia David Chipperfield, stimando la proposta
dell’architetto di fama internazionale la soluzione che “meglio risolve il rapporto tra nuovo e vecchio, senza
dissonanze, ricercando i propri valori in un non facile contesto”. L’idea del progettista è in sostanza quella di
recuperare la lunga cortina edilizia su via Tortona, dentro la quale ricavare con disposizione sequenziale gli spazi
destinati al Museo archeologico, al Casva, al Laboratorio di marionette Colla e alla Scuola di cinema, con un
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sulla privacy
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colonnato in cemento aperto verso il lato interno e di costruire invece una parte nuova da dedicare al centro delle
culture extraeuropee. Questo nuovo volume nasce per essere la vera e propria immagine distintiva dell’intero
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intervento, un grande corpo ondulato, polilobato, assolutamente in contatto diretto con la luce.
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Tra il 2001 e il 2003 vengono redatti e consegnati i progetti preliminare, definitivo ed esecutivo. Ad oggi il lavoro è
completato al 90%, tutte le strutture sono state terminate, mancano solo gli arredi interni.
Un nuovo spazio destinato a tutte le culture contemporanee: sarà il cuore pulsante di un anello di edifici
industriali riconvertiti.
Come ha spiegato Stefano Boeri, assessore alla cultura del Comune di Milano e promotore della nuova chiave di
lettura del progetto, la visione museologica è stato riorientata, favorendo un luogo dedicato all’interculturalità,
senza intaccare la configurazione dell’edificio, ma intervenendo sulla logistica degli spazi funzionali. Qui le
culture planetarie e quelle locali potranno confrontare le loro differenze e sintonie. Con i suoi circa 8600 metri
quadrati di superficie distribuiti su tre piani, lasciando esclusi i collegamenti verticali, i locali tecnici, il grande
parcheggio interrato, l’edificio è composto da un sistema di parallelepipedi grezzi, simili alle strutture industriali
preesistenti, secondo il pensiero creativo di Chipperfield, che al piano terra ospiteranno gli spazi pubblici
(bookshop, caffetteria, didattica, biblioteca, mediateca, uffici…) oltre a uno spazio per il Forum Città Mondo (500
associazioni delle comunità presenti a Milano, da 80 Paesi), depositi e laboratori. Una grande attenzione alla
libertà di circolazione, sia in orizzontale che in verticale, contraddistingue gli ambienti interni e dà spazio ai
linguaggi audiovisivi.
Si tratta di un progetto che rimette in discussione il concetto classico di museo visto come statica esposizione
di una collezione per diventare invece un Forum delle Culture, uno spazio aperto alla condivisione e alla
circolazione delle pratiche artistiche, tentando di dare il via ad un circolo virtuoso per la vita intellettuale della
città.
L’opera è costruita da un’ATI guidata dal consorzio formato da CCC per le opere civili e di impiantistica
meccanica, Stahlbau Pichler per le opere strutturali in acciaio ed i sistemi di facciate e Gemmo per l’impianto
elettrico.
Lo sviluppo architettonico
L’edificio si mostra sostanzialmente fedele al progetto iniziale imperniato sulla ricerca di leggerezza
dell’originaria imponenza del lotto attraverso la creazione del corpo centrale caratterizzato, in opposizione
all’esterno dell’edificio senza aperture, dall’atrio completamente vetrato messo in opera con una particolare
forma organica con sagoma ondulata, a riprendere il concetto di piazza coperta, attorno alla quale si apriranno le
sale espositive di tagli diversi e modificabili in modo flessibile. Il volume, costruito in vetro acidato con superfici
paraboliche, fungerà da lanterna per la città nelle ore serali. Costretta su tutti i lati da edifici e strutture nate nel
tempo per necessità lavorative senza un previo studio urbanistico, l’architettura gioca sull’introspezione, filtrando
lo sguardo del fruitore attraverso il contrasto tra linee e curve, le prime a protezione delle seconde, centrando il
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tema comunicativo sull’introflessione, sul raccoglimento quasi meditativo.
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All’esterno dunque la struttura si può leggere come un allineamento di stereometrie squadrate interamente
rivestite in zinco-titanio, atto di riverenza nei confronti del contesto industriale dell’Ansaldo. Questi corpi
spigolosi e rigidi circondano, quasi a proteggerlo, il cuore dell’intervento, che pare sbocciare con linee di luce
che disegnano la struttura quadrilobata dell’atrio di vetro opalescente. Un cristallo di luce, inaspettatamente
flessuoso e dagli ampi respiri, introduce le retrostanti sezioni del museo, organizzate in cluster di sale
rettangolari adiacenti che si susseguono in ordine gerarchico di grandezza, studiate per dare la possibilità di
scegliere chiusure selettive degli ambienti e assecondare la rotazione delle collezioni a museo aperto, tutto ciò
mantenendo la filosofia della continuità del percorso del visitatore.
A occuparsi dell’atrio centrale, delle facciate e di tutto l’involucro in generale Stahlbau Pichler con un team di
ingegneri e tecnici impegnati su un progetto ambizioso, ma allo stesso tempo davvero appagante.
Saliti nel cuore del progetto quindi, si emerge in questo alto e luminoso corpo di vetro opaco, una sorta di fiore
dalle forme fluide e accoglienti, snodo dei percorsi che di qui portano all’auditorium, agli spazi per le esposizioni
temporanee, dove l’insolita altezza è illuminata dalla luce zenitale, intercettata da lucernari in copertura e
integrata da lampade a regolazione automatica. Sempre partendo da quest’anima centrale è possibile recarsi ad
altre sale destinate a ospitare piccoli nuclei delle raccolte etnografiche, pensati per instaurare di volta in volta un
dialogo con le mostre di contemporanea che si terranno nelle aule contigue. All’ultimo piano, il bar e il ristorante,
anch’essi vetrati e quindi pieni di luce.
Le gallerie sono parallelepipedi taglienti in cemento gettato in opera posate su un solaio di trasferimento alto 1
metro, sorretto da colonne di 80 cm di diametro e scavato da profondi cassettoni prefabbricati. Il pian terreno
Al piano terra il soffitto a cassettoni e il cemento armato faccia a vista ricordano l’atmosfera dell’area Ansaldo.
Sale dipinte di bianco con soffitto in barisol al primo piano fanno entrare la luce negli spazi espositivi. La
pavimentazione è nei toni del grigio scuro, in pietra basalto etneo. L’effetto sorpresa arriva con i colori vivaci delle
pareti al piano terra. Due piani interrati sono dedicati ai parcheggi.
Fuori terra ci sono 12 mila mq di superficie lorda costruita di cui 1.500 mq per le esposizioni permanenti e 850
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effetto di respiro della stessa.
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presenta un carattere plastico e scuro che disvela al visitatore la luce della hall, enfatizzando il sorprendente
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esterna della città. Si snoda lungo via Tortona, via Borgognone, Via Savona e via Stendhal, ne circoscrive il
perimetro e ne impone la forma quadrilatera.
La grande piazza interna in vetro sagomato, che definisce la sorgente dell’intero volume e s’innalza a lanterna
polilobata dal centro dell’edificio, è l’unica forma organica del progetto ed è pensata per dare vita ad un ambiente
protetto visibile dall’esterno, una vera e propria linea di demarcazione e definizione dell’introflessione che
accomuna l’opera, la città ed il visitatore. La centralità di questo elemento unita alla refrattarietà visiva delle
superfici esterne, rimanda all’introflessione dell’architettura della tradizione milanese, superando ogni inciampo
nell’autoreferenzialità.
In ragione della dislocazione territoriale dell’area dove sorge la Città delle Culture, ovvero uno dei contesti urbani
di Milano più in evoluzione, è stato giusto prevedere spazi flessibili capaci di accogliere nuovi stimoli ed essere
ridefiniti nel tempo. L’interazione con le attività in essere nella zona consentirà di valorizzare le aree dedicate
alle mostre temporanee, l’auditorium, ed i laboratori, gli spazi per la didattica ed i negozi. Sinergie con
l’esistente e con il possibile manterranno in vita nel tempo il nuovo polo culturale. Di contro la Città delle Culture
farà da stimolo per le attività della zona, richiamando persone e impedendo una frammentazione dispersiva,
mantenendo piuttosto la spinta verso i temi della novità e della creatività.
Lo sviluppo, dalla progettazione alla realizzazione di tutte le strutture in acciaio e delle facciate di quest’opera ha
rappresentato per Stahlbau Pichler una nuova sfida dalle grandi soddisfazioni.
Credits
Modelli David Chipperfield Architects, A-Models, Metthew Marchbank, Vista Models
Illuminotecnica Ove Arup & Partners, Mario Nanni Progettista
Preventivi e computi Tim Gatehouse Associates, F & P Cantieri
Direzione artistica David Chipperfield Architects e Italsocotec (consulenti)
Direzione lavori Comune di Milano, Direzione Centrale Tecnica
Strutture in acciaio e involucro Stahlbau Pichler (per le strutture e le facciate dell’atrio centrale, per le
facciate vetrate ed i rivestimenti in Zn-Ti di tutto l’intervento)
Project Manager: Diego Pulici
Design Manager: Massimo Colombari
Imprese Consorzio Cooperativa Costruzioni: Ansaldo 2011 composta da Cooperativa di Costruzioni Lavoranti e
Muratori, Società Cooperativa Muratori Sterratori ed Affini per le opere edili e le finiture; Stahlbau Pichler per
tutte le strutture in acciaio e le facciate; Gemmo Impianti per impianti elettrici e speciali; Cooperativa Cefla per
impianti meccanici.
Strutture: Sajni & Zambetti.
Impianti: Manens Intertecnica, Ove Arup & Partners
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La struttura in acciaio e cristallo firmata David Chipperfield
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24/07/2014 - Rientra nella strategia di recupero del patrimonio immobiliare dismesso scelta dal comune di
Milano, questo intervento unico nello sviluppo e nel concept ideativo.
Rispecchia le nuove strategie urbanistiche che cercano di giungere al rallentamento del consumo del suolo, la
nuova operazione milanese per rifunzionalizzare aree abbandonate, anche disegnandone nuove porzioni per far
riacquistare alla città una sua parte importante e storica. Sotto la spinta di questa nuova sensibilità, il cuore
dell’immenso quadrilatero occupato un tempo dai capannoni dell’Ansaldo di via Bergognone, in zona Tortona, è
stato destinato, nel 1999, a trasformarsi da archeologia industriale del primo Novecento a “la Città delle
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Culture”.
L’impianto originario risale infatti al 1904 ed è riconducibile all’impresa automobilistica di Roberto Zϋst. Già nel
1908 però le officine vengono rilevate dall’AEG per la produzione di componenti elettriche e dinamo, giungendo,
dopo una serie di passaggi, al gruppo Finmeccanica-Ansaldo, nel 1966, che si occupava qui della costruzione di
locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie.
Il concorso per l’assegnazione del progetto, bandito dall’allora assessore a Cultura e Musei Salvatore Carrubba
con il direttore centrale Alessandra Mottola Molfino, premia David Chipperfield, stimando la proposta
culture extraeuropee. Questo nuovo volume nasce per essere la vera e propria immagine distintiva dell’intero
intervento, un grande corpo ondulato, polilobato, assolutamente in contatto diretto con la luce.
Tra il 2001 e il 2003 vengono redatti e consegnati i progetti preliminare, definitivo ed esecutivo. Ad oggi il lavoro
è completato al 90%, tutte le strutture sono state terminate, mancano solo gli arredi interni. Stahlbau Pichler
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destinati al Museo archeologico, al Casva, al Laboratorio di marionette Colla e alla Scuola di cinema, con un
colonnato in cemento aperto verso il lato interno e di costruire invece una parte nuova da dedicare al centro delle
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dell’architetto di fama internazionale la soluzione che “meglio risolve il rapporto tra nuovo e vecchio, senza
dissonanze, ricercando i propri valori in un non facile contesto”. L’idea del progettista è in sostanza quella di
recuperare la lunga cortina edilizia su via Tortona, dentro la quale ricavare con disposizione sequenziale gli spazi
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16 luglio 2014
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Il concorso per l’assegnazione del progetto, bandito dall’allora assessore
a Cultura e Musei Salvatore Carrubba con il direttore centrale Alessandra
Mottola Molfino, premia David Chipperfield, stimando la proposta
dell’architetto di fama internazionale la soluzione che “meglio risolve il
rapporto tra nuovo e vecchio, senza dissonanze, ricercando i propri valori
in un non facile contesto”. L’idea del progettista è in sostanza quella di
recuperare la lunga cortina edilizia su via Tortona, dentro la quale
ricavare con disposizione sequenziale gli spazi destinati al Museo
archeologico, al Casva, al Laboratorio di marionette Colla e alla Scuola di
cinema, con un colonnato in cemento aperto verso il lato interno e di
costruire invece una parte nuova da dedicare al centro delle culture
extraeuropee. Questo nuovo volume nasce per essere la vera e propria
immagine distintiva dell’intero intervento, un grande corpo ondulato,
polilobato, assolutamente in contatto diretto con la luce.
Un nuovo spazio destinato a tutte le culture contemporanee: sarà il cuore
pulsante di un anello di edifici industriali riconvertiti.
L’edificio si mostra sostanzialmente fedele al progetto iniziale imperniato
sulla ricerca di leggerezza dell’originaria imponenza del lotto attraverso
la creazione del corpo centrale caratterizzato, in opposizione all’esterno
dell’edificio senza aperture, dall’atrio completamente vetrato messo in
opera con una particolare forma organica con sagoma ondulata, a riprendere
il concetto di piazza coperta, attorno alla quale si apriranno le sale
espositive di tagli diversi e modificabili in modo flessibile. Il volume,
costruito in vetro acidato con superfici paraboliche, fungerà da lanterna
per la città nelle ore serali. Costretta su tutti i lati da edifici e
strutture nate nel tempo per necessità lavorative senza un previo studio
urbanistico, l’architettura gioca sull’introspezione, filtrando lo sguardo
del fruitore attraverso il contrasto tra linee e curve, le prime a
protezione delle seconde, centrando il tema comunicativo
sull’introflessione, sul raccoglimento quasi meditativo.
All’esterno dunque la struttura si può leggere come un allineamento di
stereometrie squadrate interamente rivestite in zinco-titanio, atto di
riverenza nei confronti del contesto industriale dell’Ansaldo. Questi corpi
http://www.cityproject.it/citta-delle-culture/
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La “nuvola” di
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luce, inaspettatamente flessuoso e dagli ampi respiri, introduce le
retrostanti sezioni del museo, organizzate in cluster di sale rettangolari
adiacenti che si susseguono in ordine gerarchico di grandezza, studiate per
dare la possibilità di scegliere chiusure selettive degli ambienti e
assecondare la rotazione delle collezioni a museo aperto, tutto ciò
mantenendo la filosofia della continuità del percorso del visitatore.
A occuparsi dell’atrio centrale, delle facciate e di tutto l’involucro in
generale Stahlbau Pichler con un team di ingegneri e tecnici impegnati su
un progetto ambizioso, ma allo stesso tempo davvero appagante.
Saliti nel cuore del progetto quindi, si emerge in questo alto e luminoso
corpo di vetro opaco, una sorta di fiore dalle forme fluide e accoglienti,
snodo dei percorsi che di qui portano all’auditorium, agli spazi per le
esposizioni temporanee, dove l’insolita altezza è illuminata dalla luce
zenitale, intercettata da lucernari in copertura e integrata da lampade a
regolazione automatica. Sempre partendo da quest’anima centrale è possibile
recarsi ad altre sale destinate a ospitare piccoli nuclei delle raccolte
etnografiche, pensati per instaurare di volta in volta un dialogo con le
mostre di contemporanea che si terranno nelle aule contigue. All’ultimo
piano, il bar e il ristorante, anch’essi vetrati e quindi pieni di luce.
La grande piazza interna in vetro sagomato, che definisce la sorgente
dell’intero volume e s’innalza a lanterna polilobata dal centro
dell’edificio, è l’unica forma organica del progetto ed è pensata per dare
vita ad un ambiente protetto visibile dall’esterno, una vera e propria
linea di demarcazione e definizione dell’introflessione che accomuna
l’opera, la città ed il visitatore. La centralità di questo elemento unita
alla refrattarietà visiva delle superfici esterne, rimanda
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ogni inciampo nell’autoreferenzialità.
ph. Oskar Dariz
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Seguici
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Ambiente e territorio
Cantiere
Costruzione
Sistemi
Materiali
Macchine e attrezzature
Recupero e ristrutturazione
Grandi opere
Noleggio
Impianti
Servizi
Aziende
News ed eventi
RECUPERO | PALAZZO DELL'EX UNIONE MILITARE A ROMA
Top down, acciaio e vetro per l’edificio
ottocentesco
Oggi
Cantiere > Recupero e ristrutturazione
Perla riqualificazione funzionale dell’edificio ottocentesco del Palazzo
dell’Ex Unione Militare a Roma, si è impiegata tecnica del top down,
demolendo gli elementi strutturali interni esistenti e procedendo
dall’alto verso il basso per la realizzazione dei nuovi. Formazione
English for the Building Industry Autore: G. Perin, M. Cohen
Certificazione energetica: come ottenerla Autore: L. Fantini
Acustica in edilizia Autore: A. Cervi
I sistemi di involucro - facciate continue Autore: M. Nastri
Sistemi costruttivi in legno Autore: A. Panichi
La vendita assistita negli show room di porte e
finestre Autore: C. Ravazzi
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L'impiantistica negli edifici complessi Stahlbau Pichler
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Autore: S. Cappelletti
Elementi di domotica e automazione
dell'edificio Autore: A. Baggini
Installazione di impianti fotovoltaici Autore: M. Gamba
Il rischio elettrico Autore: F. Bua
Luce led: tecnologia dell'illuminazione allo
stato solido Autore: F. Sanguine
Scelta e dimensionamento degli impianti di
climatizzazione Autore: L. Stefanutti
Fare Marketing nei punti vendita di
elettroforniture Autore: C. Ravazzi
Sicurezza degli impianti domestici a gas Autore: C. Speroni
Fare Marketing nei punti vendita di
idrotermosanitari Autore: C. Ravazzi
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Stahlbau Pichler
Codice abbonamento:
Per l’edificio ottocentesco del Palazzo dell’Ex Unione Militare, in via
Il Cantiere
del Corso nel centro storico di Roma, si sono svolte le operazioni di
rinforzo strutturale e riqualificazione funzionale su progetto
Ex palazzo Unione Militare
dell’architetto Fuksas, realizzate dal general contractor Cev spa.
Localizzazione
Vista la logistica del cantiere, sito all’interno del centro storico
Roma
della città, per la realizzazione degli elementi strutturali si è dovuta
Committente
Benetton spa utilizzare la tecnica del top down: gli elementi strutturali esistenti
Progetto architettonica
interni all’edificio sono stati oggetto di demolizione e
Studio Fuksas-Massimiliano e
successivamente sono stati ricostruiti procedendo dall’alto verso il
Doriana Fuksas
basso.
Direzione Lavori
Così facendo si è potuto evitare l’indebolimento dell’involucro
Integra Aes srl
del fabbricato durante le operazioni di svuotamento interno
Progetto strutturale
necessarie alla realizzazione delle nuove strutture portanti.
Ing. Giandomenico e Luigi Cocco
Tale tecnica ha consentito anche di contenere le opere provvisionali
Coordinamento progetto
Ing. Michele Zanella
esterne all’edificio e necessarie al mantenimento degli antichi
General contractor
paramenti murari oggetto di consolidamento e restauro sotto la
Cev spa supervisione della Sovraintendenza ai Beni Architettonici di Roma.
Facciate
Anche le antiche fondazioni dell’edificio e della nuova struttura
Stahlbau Pichler srl
in carpenteria metallica sono state rinforzate mediante
(design & engineering: Massimo
sottofondazioni realizzate con pali infissi in profondità e collegati da
Colombari; project management:
una platea in calcestruzzo armato.
Diego Pulici).
L’elemento maggiormente caratterizzante del progetto è
costituito dalla carpenteria metallica denominata «lanterna»,
ricoperta da speciali specchiature che, con circa 3.200 mq di superficie, attraversa tutti gli orizzontamenti del
fabbricato per giungere in copertura dando luogo a una volta trasparente alta fino a 7,5 m, sotto la quale trova
ora posto l’area ristorante con una vista a 360° sulla città di Roma.
L’edificio sviluppa complessivamente una superficie di 6.400 mq e il cantiere ha avuto una durata di
circa 280 giorni lavorativi dedicati agli scavi archeologici sotto la sorveglianza della Soprintendenza Speciale
per i Beni Archeologici di Roma; mentre per la realizzazione completa dell’edificio con la formula «chiavi in
mano» si son resi necessari circa 800 giorni di attività di cantiere con punte di 130 operatori che hanno
lavorato contemporaneamente per l’esecuzione dell’edificio.
Durante le ore notturne, le facciate dell’edificio si illuminano attraverso delle luci appositamente studiate per
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l’intervento in grado di non andare ad alterare la percezione cromatica dei paramenti murari restaurati o
abbagliare i fruitori degli spazi antistanti il fabbricato, mentre internamente le luci assumono diverse tonalità
di colore.
Ogni livello del fabbricato è stato reso unico attraverso il posizionamento di pavimenti decorati con bolle di
diversa grandezza e colore, dalle tonalità rosso, arancio, viola su base di colore bianco. Il piano terra,
pensato per ospitare un grande bazar pieno di colori, oggetti e accessori è un grande spazio aperto e
permeabile che collega via Tomacelli con l’adiacente piazza.
Al livello interrato, a seguito degli scavi preliminari, è stato riportato alla luce un monumento sepolcrale
databile alla prima metà del II secolo a.C.
Il sepolcro si presenta come una struttura in blocchi di tufo e lastre di travertino con un podio alto oltre 4,5
m su cui poggia la cella, che doveva presentarsi parzialmente coperta. Per conservare e valorizzare i reperti,
è stata messa in opera una pavimentazione vetrata in grado di consentire al visitatore uno scorcio sui resti
archeologici.
La lanterna
La nuvola
Le zone di posizionamento della nuvola che non hanno le aste metalliche portanti direttamente collegate al
Stahlbau Pichler
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La struttura metallica funge da appoggio strutturale per il rivestimento vetrato, lasciando delle
aperture in corrispondenza degli sbarchi ai piani dal vano scale interno.
L’intera struttura appoggia alla base e su lame metalliche in corrispondenza dei piani, inoltre viene
ritenuta nei confronti di spostamenti orizzontali da dispositivi metallici che si collegano all’intradosso del 5°
solaio.
L’analisi del comportamento strutturale della costruzione e in particolare delle sollecitazioni e
deformazioni dei vari elementi che la compongono è stato implementato un modello agli elementi finiti. La
struttura portante, composta da profili metallici tubolari, è stata modellata con elementi frame – o a telaio –
che ne ha riprodotto le proprietà della sezione e del materiale; queste aste sono state vincolate tra loro con
degli incastri in grado di trasferire sforzi assiali, tagli e momenti.
La struttura metallica appoggia direttamente sul livello inferiore ed è stata vincolata con delle cerniere
in grado di trasferire le forze in tutte le tre direzioni principali. Superiormente la struttura è stata vincolata nei
confronti della traslazione orizzontale lasciandola libera di scorrere verticalmente.
Sui vari livelli, la struttura della lanterna appoggia su delle lame metalliche che, per effetto del carico, si
infletteranno. Per non trascurare l’effetto dei cedimenti vincolari è stato necessario modellare la rigidezza
della sotto-struttura nei punti di vincolo, ma poiché si è ritenuto che, in mancanza di prove di carico
specifiche e fatte ad hoc, questa rigidezza fosse affetta da un discreto livello di incertezza, si è reputato
necessario, e a favore di sicurezza, dimensionare gli elementi con le sollecitazioni risultanti dall’inviluppo fra il
modello della lanterna vincolato direttamente a terra con cerniere poste in corrispondenza delle lame
(massima rigidezza) e il modello vincolato alle lame metalliche modellate con delle molle (minima rigidezza).
La rigidezza delle molle è stata calcolata per la situazione più cedevole in modo da coprire tutte le
configurazioni che si potessero occorrere sull’opera. Per tarare la rigidezza da attribuire alle molle che
modellano le lame è stato considerato l’appoggio posizionato sulla trave più lunga (e quindi più flessibile)
composta da due sezioni differenti: la prima è un profilo a doppio T che rimane inserito nel solaio attorno al
vano scala e la seconda sono due piatti verticali che compongono le lame.
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Per quanto riguarda la lanterna, che avvolge il nucleo centrale in calcestruzzo armato, è stata realizzata una
struttura reticolare spaziale metallica, con dimensioni in pianta inscrivibili in un parallelepipedo di lati 22 e 15
m circa e altezza di circa 19 m, composta da aste a sezione rettangolare tubolare di lati 100 e 50 mm con
spessore di 5 mm connesse tra loro da cilindri metallici.
Le aste sono state vincolate ai cilindri in fase di montaggio tramite bullonature, rimaste invisibili in quanto
interne ai profili, e successivamente tramite saldature. I cilindri sono stati completati attraverso dischi
metallici in grado di chiuderli inferiormente.
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quinto solaio sono state completate con superfici vetrate verticali.
Nelle porzioni di copertura dove si trovano queste superfici vetrate verticali è stata impiegata una tipologia
differente di collegamento tra le aste; invece che utilizzare il cilindro metallico che avrebbe interferito con la
vetrata si è optato per un nodo a stella e cioè un nodo realizzato con piastre metalliche a scomparsa saldate
internamente ai profili tubolari che lasciano in vista solo le aste che si diramano dal nodo come i raggi di una
stella.
La struttura trova sostegno, oltre che lungo il perimetro inferiore, anche centralmente su delle strutture
metalliche dette tripodi, poste sopra il nucleo in calcestruzzo armato e sopra elementi metallici denominati
alberi. I tripodi sono quattro dispositivi formati da tre aste ciascuno, che convergono inferiormente su una
piastra tassellata alla struttura in calcestruzzo armato; a differenza delle aste che realizzano la copertura, le
aste dei tripodi sono a sezione tubolare circolare dal diametro esterno di 101.6 mm e spessore 5 mm e
vengono collegate alla struttura superiore con un giunto bullonato.
Gli alberi sono stati così realizzati con un profilo inferiore tubolare a sezione circolare dal diametro
esterno di 273 mm e spessore 16 mm che va in appoggio sulla sommità delle colonne della sotto-struttura
mentre in sommità sostengono i rami composti da profili tubolari a sezione circolare di diametro esterno di
127 mm e spessore 12.5 mm.
Per l’analisi del comportamento strutturale della costruzione e in particolare delle sollecitazioni e
deformazioni dei vari elementi che la compongono è stato implementato un modello agli elementi finiti. La
struttura portante, composta da profili metallici tubolari, è stata modellata con elementi frame – o telaio – che
ne riproducono le proprietà della sezione e del materiale; queste aste sono vincolate tra loro con degli incastri
in grado di trasferire sforzi assiali, tagli e momenti.
Le specchiature
La superficie (vetrata e con lamiera forata) dell’intera struttura è stata modellata con elementi shell che
distribuiscono il carico sulle varie aste. Tutti i vetri sono caratterizzati da altissime prestazioni in campo di
contenimento energetico, nello specifico quelli riguardanti la parte di copertura sono stati realizzati attraverso
la tipologia Guardian extrachiaro superneutral 51/28 temperati Hst, mentre per la parte interna della lanterna
sono stati cantierizzati vetri stratificati trasparenti Guardian 6+6 temperati Hst. Complessivamente, tra lanterna interna e copertura sono stati realizzati 1.000 mq più 1.000 mq di
vetri triangolari tutti diversi uno dall’altro, per un totale di circa 1.000 nodi (465 per la lanterna
interna e 580 per la copertura ).
Per la gestione e manutenzione della copertura sono state predisposte linee vita con accessi dalla
zona impianti microforata. Anche gli evacuatori di fumo sono stati realizzati in forma triangolare, con profili
che potessero essere a filo con la copertura, al fine di rispondere alle esigenze estetiche e architettoniche;
questo ha richiesto testi specifici e tali apribili sono stati brevettati da Stahlbau Pichler. Le strutture metalliche
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L’impresa Cev opera da oltre 50 anni nel settore edile e immobiliare, sia in conto proprio sia per privati e
pubbliche amministrazioni. Si occupa della costruzione di opere civili, industriali e di restauri, con
destinazione residenziale, direzionale, commerciale, artigianale o industriale.
I cantieri di Cev portano la firma di alcuni tra i più importanti architetti del mondo tra cui Tadao Ando,
Massimiliano Fuksas, John Pawson, Alberto Campo Baeza, e Afra e Tobia Scarpa.
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Il General Contractor
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Fondata nel 1978 come piccola azienda artigianale, Stahlbau Pichler è oggi una moderna impresa industriale
che si occupa dello sviluppo di soluzioni strutturali in acciaio e di rivestimenti di facciata, offrendo consulenza
tecnica al progettista e al committente dall’ideazione al cantiere. Collaborazioni importanti sono avvenute con
Sauerbruch&Hutton, Zaha Hadid, Kenzo Tange Associates, Richard Meier&Partners e Massimiliano Fuksas.
La progettazione architettonica
L’Atelier Fuksas inizia a operare nel 1967. In ambito nazionale tra le opere dell’architetto Massimiliano
Fuksas ci sono il Centro Congressi Eur a Roma, la Chiesa di San Giacomo a Foligno, il Waterfront di Ostia,
il nuovo porto turistico della Margonara ad Albissola (Sv), il nuovo polo fieristico di Rho–Pero a Milano, il
Research and Multimedia Centre Grappa Nardini a Bassano del Grappa (Vi). All’estero portano la sua firma lo
Shenzhen International Airport, la Zenith music hall di Strasburgo, l’Armani Ginza Tower a Tokyo, il
Masterplan Fujeirah Islands negli Emirati Arabi Uniti, l’hotel e Cruise Terminal a Amburgo, l’African Institute
of Science and Technology ad Abuja, l’Ilot Cantagrel a Parigi, il Center for Education and Research
Maximilien Perret de Vincennes ad Alfortville, le Twin Towers a Vienna, lo Shopping Center Europark 1 e
l’ampliamento Europark 2 a Salisburgo, l’Exhibition-complex per Astana.
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Strumento d’indagine del
progetto e del design
contemporaneo coniugato ai
nuovi stili di vita resi
possibili dal frenetico
sviluppo tecnologico.
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Acustica in
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Il laterizio in tutte le sue
funzioni (strutturale, di
finitura, decorativa) nel
contesto della problematica
edilizia e in accostamento
con gli altri materiali. È
organo ufficiale Andil.
Gli aspetti fondamentali
per affrontare la
progettazione acustica
degli edifici e una corretta
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Stahlbau Pichler per la Città delle
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La struttura in acciaio e cristallo firmata David Chipperfield
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24/07/2014 - Rientra nella strategia di recupero del patrimonio immobiliare dismesso scelta dal comune
di Milano, questo intervento unico nello sviluppo e nel concept ideativo.
Rispecchia le nuove strategie urbanistiche che cercano di
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giungere al rallentamento del consumo del suolo, la nuova
operazione milanese per rifunzionalizzare aree abbandonate,
anche disegnandone nuove porzioni per far riacquistare alla
città una sua parte importante e storica. Sotto la spinta di
questa nuova sensibilità, il cuore dell’immenso quadrilatero
occupato un tempo dai capannoni dell’Ansaldo di via
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Bergognone, in zona Tortona, è stato destinato, nel 1999, a
trasformarsi da archeologia industriale del primo Novecento
a “la Città delle Culture”.
L’impianto originario risale infatti al 1904 ed è riconducibile
all’impresa automobilistica di Roberto Zϋst. Già nel 1908
però le officine vengono rilevate dall’AEG per la produzione
di componenti elettriche e dinamo, giungendo, dopo una
Notizie correlate
20/06/2014
che si occupava qui della costruzione di locomotive, carrozze
ferroviarie e tramviarie.
Il concorso per l’assegnazione del progetto, bandito
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I sistemi Stahlbau
Pichler per il
progetto Expo Gate
serie di passaggi, al gruppo Finmeccanica-Ansaldo, nel 1966,
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Milano, completata la Città delle Culture di Chipperfield
Milano, completata la Città delle Culture di Chipperfield
500 mq di acciaio e cristallo delineano il nuovo modo di vivere la cultura
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l'attualità che riguarda l'Architettura in Italia e nel mondo, le
notizie serie e le meno serie....
Ultimate tutte le strutture, mancano solo gli arredi interni: è quasi completata la Città delle Culture di
Milano firmata da David Chipperfield. Cinquemila metri quadri di acciaio e cristallo delineano il nuovo
modo di vivere la cultura a Milano.
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Meno di 31 per una residenza di 80 mq
MOSTRE E CONVEGNI
Edifici alti in calcestruzzo, nuove prospettive per le
città
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Il progetto è frutto di un concorso di progettazione. A bandirlo, l'allora assessore alla Cultura e ai Musei
Salvatore Carrubba con il direttore centrale Alessandra Mottola Molfino. La proposta di David Chipperfield è
apprezzata per la capacità di risolvere «il rapporto tra nuovo e vecchio, senza dissonanze, ricercando i propri
valori in un non facile contesto».
FORMAZIONE & CORSI
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Nel piano di recupero e rifunzionalizzazione delle aree dismesse, messo a punto dal Comune di Milano,
rientra l'intervento nel cuore dell'immenso quadrilatero occupato un tempo dai capannoni dell'Ansaldo
di via Bergognone, in zona Tortona, destinato, nel 1999, a trasformarsi da archeologia industriale del primo
Novecento a "Città delle Culture". L'impianto originario risale infatti al 1904 ed è riconducibile all'impresa
automobilistica di Roberto Zϋst. Già nel 1908 però le officine vengono rilevate dall'AEG per la produzione di
componenti elettriche e dinamo, giungendo, dopo una serie di passaggi, al gruppo Finmeccanica-Ansaldo,
nel 1966, che si occupava qui della costruzione di locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie.
Call for papers. Architettura e liturgia: autonomia e
norma nel progetto
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FORMAZIONE & CORSI
Vestire la luce, a lezione da Paolo De Lucchi
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archivio notizie di architettura luglio 2014
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Chipperfield propone il recupero della lunga cortina edilizia su via Tortona, dentro la quale si decide di
ricavare, con disposizione sequenziale, gli spazi destinati al Museo archeologico, al Casva, al Laboratorio
di marionette Colla e alla Scuola di cinema, con un colonnato in cemento aperto verso il lato interno e
di costruire invece una parte nuova da dedicare al centro delle culture extraeuropee. Questo nuovo
volume nasce per essere la vera e propria immagine distintiva dell'intero intervento, un grande corpo
ondulato, polilobato e in contatto diretto con la luce.
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L'edificio è composto da un sistema di parallelepipedi grezzi che al piano terra ospitano gli spazi pubblici
(bookshop, caffetteria, didattica, biblioteca, mediateca, uffici, etc...). A questi si aggiungono il Forum Città
Mondo, dedicato alle 500 associazioni delle comunità presenti a Milano e provenienti da 80 Paesi, ed infine,
depositi e laboratori. Una grande attenzione alla libertà di circolazione, sia in orizzontale che in verticale,
contraddistingue gli ambienti interni.
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Si tratta di un progetto che rimette in discussione il concetto classico di museo visto come statica
esposizione di una collezione per diventare invece un Forum delle Culture, uno spazio aperto alla
condivisione e alla circolazione delle pratiche artistiche, tentando di dare il via ad un circolo virtuoso per la
vita intellettuale della città.
L'opera è costruita da un'ATI guidata dal consorzio formato da CCC per le opere civili e di impiantistica
meccanica. Stahlbau Pichler si è occupata delle opere strutturali in acciaio e dei sistemi di facciata e
Gemmo dell'impianto elettrico.
Lo sviluppo dell'architettura
Il corpo centrale è caratterizzato dall'atrio completamente vetrato messo in opera con una particolare
forma organica con sagoma ondulata, a riprendere il concetto di piazza coperta, attorno alla quale si aprono
le sale espositive modificabili in modo flessibile. Il volume, costruito in vetro acidato con superfici
paraboliche, funge da lanterna per la città nelle ore serali.
All'esterno la struttura si può leggere come un allineamento di stereometrie squadrate interamente
rivestite in zinco-titanio, atto di riverenza nei confronti del contesto industriale dell'Ansaldo. Questi corpi
spigolosi e rigidi circondano, quasi a proteggerlo, il cuore dell'intervento, che pare sbocciare con linee di luce
che disegnano la struttura quadrilobata dell'atrio di vetro opalescente. Un cristallo di luce,
inaspettatamente flessuoso, introduce le retrostanti sezioni del museo, organizzate in cluster di sale
rettangolari adiacenti che si susseguono in ordine gerarchico di grandezza.
La struttura e le facciate
Crediti
Committente: Comune di Milano, direzione settore Musei
Progettista: David Chipperfield Architects
Team: David Chipperfield, Giuseppe Zampieri, Cristiano Billia, Oliver Ulmer;
Stahlbau Pichler
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Nella stratigrafia della lanterna si susseguono diversi elementi: la scossalina in alluminio preverniciato, una
lastra di compensato marino da 20 mm, il manto impermeabilizzante a base bituminosa, il supporto
puntuale per lastra di compensato marino, l'elemento stabilizzante del montante verticale, l'isolamento
termico con doppia lastra di polistirene estruso, elementi di ancoraggio del montante della facciata vetrata
alla struttura in acciaio retrostante, il corpo illuminante, la struttura in acciaio verniciato bianco, la colonna
in acciaio verniciato bianco e la trave di bordo in acciaio.
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La struttura in acciaio della grande "lanterna" centrale e le facciate sono state realizzate da Stahlbau Pichler
seguendo un disegno tanto pulito visivamente quanto complesso dal punto di vista realizzativo.
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Responsabili di progetto: C. Billia, G. Sirica, O. Ulmer; Architetti di contatto: PiùArch (concorso), F&P
Architetti; Consulente per l'architettura: Alberto Izzo & Partners.
Modelli: David Chipperfield Architects, A-Models, Metthew Marchbank, Vista Models
Illuminotecnica: Ove Arup & Partners, Mario Nanni Progettista
Preventivi e computi: Tim Gatehouse Associates, F & P Cantieri
Direzione artistica: David Chipperfield Architects e Italsocotec (consulenti)
Direzione lavori: Comune di Milano, Direzione Centrale Tecnica
Strutture in acciaio e involucro: Stahlbau Pichler (per le strutture e le facciate dell'atrio centrale, per le
facciate vetrate ed i rivestimenti in Zn-Ti di tutto l'intervento)
Project Manager: Diego Pulici. Design Manager: Massimo Colombari
Tempistiche: 1999-2000 concorso; 2001-2007 progettazione; 2008-2013 realizzazione
pubblicato in data: 16/07/2014
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CITTÀ DELLE CULTURE
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