L`incontro notturno - Campus

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L`incontro notturno - Campus
© Mondadori Education
Vanna Cercenà
L’incontro notturno
Per il timore di addormentarsi Lorenzo, non appena lo zio e gli altri si sdraiarono e si
involtarono1 nelle coperte, scivolò fuori dal suo pagliericcio2 e andò a sedersi sulla
panca di pietra che contornava3 all’esterno l’edifico. La notte era serena e scintillante
di stelle. Le lucciole ricamavano il buio di piccoli punti luminosi e il ragazzo seguì
per un pezzo, affascinato, la loro danza amorosa. Il tempo non passava mai. Lorenzo
cercava di tener conto dello scorrere delle ore ma non era facile. Ad un certo punto
decise: basta lottare con le palpebre che si volevano chiudere! Si sarebbe alzato e
avviato verso il palazzo della fanciulla e lì avrebbe aspettato il mattutino4.
Si addossò ai muri per evitare la ronda che batteva i vicoli e le piazzette, annunciando
alla gente che tutto era tranquillo.
Giunto nello slargo5, si avvicinò alla porticina nascosta e si accoccolò su uno scalino
della casa vicina. Finalmente dalla piazza del Campo giunse il richiamo: – È il
mattutino... – Il ragazzo si rialzò in piedi e mosse le gambe intorpidite. Si era appena
spenta l’eco dell’ultimo annuncio rassicurante, che la porticina cominciò ad aprirsi.
Lorenzo, col cuore che gli galoppava, ci si infilò rapido e quasi andò a sbattere contro
la fanciulla avvolta nel solito mantello ma col volto scoperto.
Facendogli cenno di tacere, lo prese per mano e lo condusse attraverso una ripida
scala a chiocciola in una piccola camera spoglia. Qui si tolse la cappa6 e mostrò
l’esile corpo vestito sontuosamente7 di lino e velluto ma sempre con un che di
trascurato, come se avesse indossato abiti mal riposti senza aiuto di serventi. A
Lorenzo parve bellissima, come le sante che affollavano i cortei dipinti sui muri delle
chiese. Con una voce dolce e musicale lei disse: – Sono Violante dei Forteguerri. Di
tanti che eravamo in famiglia sono rimasta io sola; e di tutti gli scudieri8, i paggi9, le
guardie, le nutrici10, mi è restato soltanto un servo fedele.
Lorenzo la guardava frastornato. Non capiva perché gli avesse dato quel misterioso
appuntamento notturno per raccontargli le sue vicende tanto simili a quelle che erano
toccate a tutti.
– Una sola persona fra quelli che amavo è sopravvissuta: colui che avrebbe dovuto
1. si involtarono: si arrotolarono nelle coperte.
2. pagliericcio: saccone pieno di paglia e foglie secche che si distendeva per terra e si utilizzava per
dormire.
3. contornava… l’edificio: correva intorno al perimetro esterno dell’edificio.
4. mattutino: nel Medioevo la prima preghiera del mattino.
5. slargo: punto in cui la strada si allargava formando uno spiazzo.
6. cappa: largo mantello senza maniche.
7. sontuosamente: con abiti di lusso.
8. scudieri: coloro che accompagnavano i cavalieri, occupandosi delle loro armi e dei loro cavalli.
9. paggi: giovani servitori.
10. nutrici: balie che si prendevano cura dei bambini.
inanellarmi il dito11 il giorno di Pasqua. Ma ohimè, una sorte maligna ci ha divisi: il
mio promesso ora è lontano, in pericolo di vita, ostaggio di una Compagnia di
Ventura. Non può far nulla per me né io per lui e non sa neppure il terribile destino
che mi aspetta.
Il ragazzo non sapeva cosa dire, e ancora cercava di comprendere perché gli fossero
fatte queste confidenze.
– Da quando ho sentito che andrete ad Avignone, ho cercato il modo di incontrare
qualcuno di voi. La Vergine mi ha aiutato, ispirandomi di guardare in strada proprio
nel momento in cui tu sei giunto davanti alla mia porta. Ho sentito che eri lo straniero
che aspettavo... – continuò la fanciulla ed estrasse da un’ampia fessura della gonna un
piccolo rettangolo accuratamente ripiegato e sigillato dalla ceralacca con un nome
scritto sul dorso in una grafia svolazzante.
– Devi promettermi che consegnerai questa lettera al mio sposo. Si chiama Vieri
Salimbeni. Fu mandato al seguito di una ambasceria12 diretta ad Avignone. Ci mise
certamente lo zampino Ser Giannetto che lo voleva allontanare da me. Tutti furono
assaliti e catturati da una Compagnia di Ventura, comandata da un certo Arnaud de
Cervole chiamato l’Arciprete... Li hanno presi in ostaggio per chiedere il riscatto, ma
Vieri è rimasto solo, gli altri Salimbeni sono morti, non ha nessuno che possa
occuparsi di raccogliere il denaro... E il tutore mi nega il permesso di prestargli le mie
sostanze.
Lorenzo, stordito dal profluvio13 di notizie dette velocemente e affannosamente, prese
il plico con solenne attenzione e lo mise nella tasca del giustacuore14 dove teneva le
cose più care.
– Mi prometto che la consegnerò – disse convinto, anche se in cuor suo si domandava
in qual modo avrebbe potuto incontrare l’ostaggio di una di quelle feroci bande di
mercenari.
Per la prima volta Violante sorrise e per un attimo il volto le si illuminò come se
fosse stato toccato dai raggi di un sole nascente, per poi subito oscurarsi: – Non credo
che potremo mai rivederci ma almeno se gli giungerà notizia che sono andata sposa a
Messer Giannetto, saprà che non l’ho tradito...
– Messer Giannetto! – quasi gridò Lorenzo. – Quel vecchio orribile che sta in
Cancelleria?
– Ssssss! – fece l’altra guardandosi intorno allarmata. – Sì proprio lui... il grande
amico del mio avo paterno; non appena seppe che ero rimasta sola si insediò nella
nostra casa, dicendo che aveva il dover di curare i miei interessi e si fece nominare
tutore.
– Ma non può... non può sposarvi! – esclamò Lorenzo quasi soffocato
dall’indignazione. – È vecchio!
– Molte fanciulle orfane di Siena hanno subito la stessa sorte – mormorò Violante
con aria rassegnata. – È stata fatta anche una legge per ostacolare queste unioni, ma
11. inanellarmi il dito: sposarmi.
12. ambasceria: gruppo di persone inviate con un incarico diplomatico da uno stato a un altro.
13. profluvio: grande quantità, flusso di parole.
14. giustacuore: giubbetto stretto e attillato che si portava sotto altre vesti.
Messer Giannetto è troppo potente!
Lorenzo taceva, come sopraffatto. La fanciulla disse improvvisamente agitata: – Ora
te ne devi andare... Se Nencia si accorge che non sono nel mio letto...
– Chi è Nencia? – chiese stupidamente Lorenzo, uscendo dalle sue meditazioni
indignate.
– Una serva di Messer Giannetto, che lui mi ha messo in casa con la scusa di
accudirmi, in realtà per sorvegliarmi. Per fortuna le piace bere e la sera non manco
mai di offrirle generosamente il vino della mia mensa...
Di nuovo spuntò il sorriso luminoso, ma questa volta condito da un lampo di malizia.
– Ora devi andartene – ripeté.
– Sto pensando... Mi è venuta un’idea – fece l’altro titubante.
– Fai meglio a pensare che se ti trovano qui con me, ti portano subito alle Stinche,
nelle segrete del Capitano di Giustizia!
– Perché non partite con noi?
– Partire con voi? Ma che dici?
– Cosa vi potrebbe accadere se vi scoprissero?
– Non so... forse finirei chiusa in un convento... – fece lei dubbiosa.
– E non sarebbe meglio che sposare quel vecchiaccio?
– Ma temo per voi! Se mi trovassero vi accuserebbero di avermi rapita e finireste tutti
sul patibolo!
– Non potrebbero! – affermò spavaldamente Lorenzo. – Nessuno ci può toccare. Noi
siamo come gli ambasciatori, abbiamo le credenziali15 del Doge di Venezia e giriamo
muniti di salvacondotto16 perché non sia recata offesa a chi porta la posta da una terra
all’altra.
– Di questi tempi nessuno è sicuro: l’ambasceria di cui faceva parte Vieri è stata
catturata da una Compagnia di Ventura. – A questa obiezione, il ragazzo confuso non
seppe cosa rispondere.
– E... credi che sarebbero d’accordo a portarmi con voi anche gli altri Corrieri? –
riprese Violante, evidentemente tentata dalla proposta.
– Siamo solo io e mio zio Nane e comandiamo insieme – affermò Lorenzo, ma in
cuor suo cominciò a percepire la paura per quello che stava facendo. I due tacquero,
ciascuno immerso nei propri dubbi.
– A che ora partite? – chiese Violante.
– All’alba, perché dobbiamo recuperare un giorno – rispose l’altro meccanicamente.
– Bene. Se decido di venire con voi mi troverai a Porta Camollia dietro al posto di
guardia; metterò panni maschili. Ora vai – concluse, indicandogli la scala a
chiocciola. L’aveva appena imboccata, quando lei lo richiamò: – Non mi hai detto
come ti chiami...
– Lorenzo Dell’Arco – disse fiero e sparì fra le strette volute.
15. credenziali: documenti ufficiali con cui il Doge garantiva che le persone che ne erano in
possesso erano suoi ambasciatori e parlavano e agivano per suo conto.
16. salvacondotto: documento che garantiva a chi ne era in possesso il passaggio attraverso un
certo territorio.
Pieno di timore e di speranza raggiunse il cortile e la stanza dove i suoi compagni
continuavano a dormire. Il suo cervello ribolliva: cosa dire allo zio? E se lui si fosse
rifiutato? E se lei non fosse venuta? Prima aveva fatto lo spavaldo, ma se la presenza
di Violante li avesse messi in pericolo? Se avesse posto fine all’attività di cui i
Dell’Arco erano così orgogliosi, lasciando sul lastrico la madre e le sorelle?
Poi il volto della sua nuova amica e l’ingiustizia che avrebbe dovuto subire
cacciarono di un colpo tutti i suoi timori. Era la prima volta che provava un
sentimento così forte di attrazione per una sconosciuta e di indignazione per la sua
sorte: doveva trovare il modo di aiutarla.
Non era riuscito a riaddormentarsi, ma all’improvviso piombò in un sonno profondo
e ristoratore che forse durò pochi minuti. Al suo risveglio sentì la mente lucida e
sgombra e intravide chiarissimo il percorso da fare.
«Uno studente che vuole fare un pezzo di strada con noi... Ecco cosa dirò allo zio
Nane.» pensò.
Non era la prima volta che pellegrini e studenti si accodavano ai Corrieri, spesso
contribuendo alle spese col proprio lavoro o con qualche moneta. Sperò che lo zio
non avesse niente da obiettare: vista l’insufficienza di Bortolo, non avrebbe
disdegnato l’idea di un aiuto. Si domandò anche che tipo di apporto avrebbe potuto
dare una nobildonna senese nell’accudimento dei cavalli, ma poi alzò le spalle: i
problemi andavano affrontati volta per volta!
Appena Nane aprì un occhio, ancora assonnato, fu subito messo al corrente della
richiesta dello studente.
– Ma di che studente si tratta? Guarda che non voglio fra i piedi quei signorini con la
puzza al naso che non muovono un dito e impicciano solamente! Almeno ci paga?
Lorenzo farfugliò: – Non gliel’ho chiesto...
– Ma come non glielo hai chiesto? Sei proprio uno scimunito come Bortolo!
Il ragazzo incassò il rimprovero senza fiatare. Sapeva che lo studente era stato
accettato.
Vanna Cercenà, Il corriere dell’arcobaleno, Fatatrac