Poesia è il mondo, l`umanità la propria vita. Il

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Poesia è il mondo, l`umanità la propria vita. Il
XV edizione
I Colloqui Fiorentini – Nihil Alienum
Giuseppe Ungaretti. “Quel nulla d’inesauribile segreto”
Firenze, Palazzo dei Congressi
25 - 27 febbraio 2016
MENZIONE D'ONORE
SEZIONE TESINA TRIENNIO
POESIA È IL MONDO, L'UMANITÀ LA PROPRIA VITA. IL CAMMINO DI GIUSEPPE UNGARETTI
Studenti: Manuel Federigi, Anita Foppiano, Sara Gnecco, Federica Queirolo
Classe V C
Scuola Liceo delle Scienze Umane "Marconi - Delpino" Chiavari (GE)
Docente Referente Prof.ssa Laura Cafferata
Motivazione: Il nulla non è, strano a dirsi, il niente. E questa tesina sa coglierlo fin dal "Nessuno" di Odisseo. Al
pari della poesia di Ungaretti, essa scruta quanta presenza possa celarsi nel limite, non solo geografico, ma
anche interiore -limite di noi stessi- la ricerca dell'ignoto che non è fuori, ma soprattutto dentro di noi".
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Poesia è il mondo l'umanità la propria vita1
Il cammino di Giuseppe Ungaretti
La vita è un viaggio difficile, stentato e rischioso, ma non necessariamente destinato al fallimento:
anzi, dopo aver conosciuto la paura e la sconfitta ( il naufragio2), l'uomo riprende con Allegria3 e con
rinnovata fiducia il suo cammino. Una strada che non porta al nihil ma a quel nulla d'inesauribile
segreto4. Già Platone aveva teorizzato che parlare del nulla è parlare di qualcosa5 e anche Omero
nell'Odissea fa pronunciare ad Ulisse la famosa frase:” Nessuno è il mio nome/Nessuno sono soliti
chiamarmi/la madre e il padre e tutti gli altri compagni6” Ciò a dimostrare che il Nulla accompagna
l'uomo fin dagli albori del pensiero. Lo stesso Ungaretti, da innovatore ma al contempo da profondo
conoscitore e cultore
dei classici, saprà come pochi ampliare e nel contempo scarnificare,
personalizzare ed estremizzarne il concetto. E' innegabile che il NULLA sia il nostro vuoto
quotidiano: ciò che non c'è, che non si vede, che non si sente, incredibilmente fa parte della struttura
stessa della materia. Tutte le cose che ci circondano, anche le più solide, come una pietra e un
diamante, sono in realtà uno spazio vuoto disseminato di nuclei. Accanto all'uomo, alla sua
quotidianità, al susseguirsi di gesti consueti e a volte banali, come quello di cogliere e di donare un
fiore, vi è il NULLA7, nella sua PRESENZA e non paradossalmente nella sua ASSENZA. Il Nulla è
come un compagno muto della nostra vita. "Non si tratta di filosofia", osserva Ungaretti, "si tratta di
esperienza concreta compiuta fin dall'infanzia vissuta ad Alessandria e che la guerra 1914-1918
doveva fomentare, inasprire, approfondire, coronare"8. Al poeta non è stato dato un dono comune,
bensì quello di riuscire a trascrivere su carta quel nulla di inesauribile segreto che è in noi. Per riuscire
in questo, l'autore deve compiere un arduo viaggio, che prevede sofferenza e paura, calandosi negli
abissi 9 della propria interiorità, alla ricerca di quel porto sepolto10, quel segreto che giace nascosto
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G.Ungaretti, Commiato, vv. 3-5, in Il Porto Sepolto, Vita d'un uomo. Tutte le poesie, edizione Oscar Mondadori, pag
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Lo stesso Ungaretti afferma:“Strano se tutto non fosse naufragio, se tutto non fosse travolto, soffocato, consumato
dal tempo” Id, Vita d'un uomo . Tutte le poesie , edizione citata, pag 579
Infatti il poeta sottolinea: “l ' esultanza di un attimo” di una “allegria che, quale fonte, non avrà mai se non il
sentimento della presenza della morte da scongiurare”. Id, in Note a cura dell'autore e di Ariodante Marianni,
L'Allegria, edizione citata, pag 579
Id, Il Porto Sepolto, in Il Porto Sepolto, vv. 6-7 , edizione citata, pag 61
Tratto da :”Intorno al senso del nulla”, Avvertenza, di Emanuele Severino (Adelfi,Milano 2013).
Omero, Odissea, IX, vv. 366-367, a cura di Rosa Calzecchi Onesti, edizione Einaudi Tascabili, pag. 249
Id, Eterno, in Ultime, Vita d'un uomo. Tutte le poesie, edizione citata, pag 43
Id ., Il Porto Sepolto , vv. 4-6 in Allegria, cit.
Id., Commiato, vv. 13 , cit.
Ungaretti, nelle note de L'Allegria, scrive: “Il porto sepolto è ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile”,
edizione citata, pag 585.
nell'inconscio, per far emergere brandelli di verità11 e disperderli12 per mezzo della parola. La scelta
formale appare indecifrabile, ma ad uno sguardo più attento e profondo si può scoprire come una
parola recuperi tutto il suo valore, la sua importanza e pregnanza, liberandosi dagli artifici retorici
della cultura precedente. Non esiste più retorica e descrizione durante la tragica disperazione bellica,
bastano solo poche lettere dell'alfabeto disposte in un modo tale che riescano a suggerire al lettore
l'indicibile, ciò che non può essere spiegato neppure dalla persona più esperta, poiché certe cose si
possono solo percepire vivendo e la poesia di Ungaretti è vita. Il viaggio esistenziale ungarettiano e
non solo, non è lineare, ma irto di sentieri scoscesi, caratterizzato da momenti gioiosi e da altri
profondamente e intimamente dolorosi.
Non era un’ infanzia allegra.13
Fin dagli inizi della sua vita, all'età di soli due anni, Ungaretti a causa di un incidente avvenuto
durante la costruzione del Canale di Suez, perse la figura paterna; così la madre si trovò a dover
portare avanti la famiglia: lo fece con forza e decisione, ma senza dimostrare affetto nei confronti dei
figli. Ho passato l'infanzia in una casa dove la memoria di mio padre manteneva un lutto costante.
Non era una infanzia allegra14 . Il dolore provocato dalla mancanza di un padre crea un vuoto che
riaffiorerà spesso, soprattutto con la morte inaspettata del figlio Antonietto, ancora troppo giovane.
Crescendo, Ungaretti capisce che vivere ad Alessandria d'Egitto è difficile, poiché quest'ultima non
offre grandi possibilità lavorative. Così decide di intraprendere un viaggio che si rivelerà essere sia
fisico sia mentale , durato una vita intera. Ti vidi, Alessandria [...] Diventarmi ricordo15. Questo
allontanamento è stato, però, doloroso perché Ungaretti ha dovuto abbandonare ciò che rappresentava
la sua infanzia: il deserto, il porto, la sua casa. Questa città simboleggia il ricordo di un tempo, in cui
la curiosità e la spensieratezza erano i protagonisti; quelle emozioni e quelle visioni, nonostante il
passare degli anni, rimarranno incancellabili e riaffioreranno sempre. Proprio per questa ragione non
si può parlare di “dolore” vero e proprio, perché la separazione tra il poeta e la sua terra natia non fu
definitiva: il ricordo sarà sempre vivo, sarà un miraggio nei momenti di solitudine, sarà lo spazio
bianco attorno alle parole. Per lui Alessandria sarà: Per sempre persa e per sempre ritrovata per via
di poesia16.
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Id., San Martino Del Carso vv. 4 in Allegria, Vita d' uomo, edizione citata, pag 89
Id., Il Porto Sepolto vv. 3, cit.
G.Ungaretti dice: ”…ho passato l’infanzia in una casa dove la memoria di mio padre manteneva un lutto costante.
Non era un’infanzia allegra”,in Note a cura dell'autore e di Ariodante Marianni, Nota introduttiva, edizione citata,
pagg. 559-560
Id, in Note a cura dell'autore e di Ariodante Marianni, cit. , pag 559
Id, 1914-1915, in Sentimento del Tempo, vv. 1-3, Vita d'un uomo. Tutte le poesie,edizione citata, pag 201.
Id, in Note a cura dell'autore e di Ariodante Marianni,L'Allegria, pag 579-580, edizione citata.
Questa è la Senna/ e in quel suo torbido/ mi sono rimescolato / e mi sono conosciuto17
Parigi, in questo momento, è l'unica città che può soddisfare i suoi interessi artistici, la sua curiosità
intellettuale, ed è forse grazie a questa prima meta, che scoprì la propria vocazione poetica. Fu la
scoperta di un colore nuovo... I grigi di Parigi [...] Non malinconici, mai. Nell'arrivarci, fui colto da
smarrimento, subito vinto dalle confidenze di quei grigi inenarrabili18. Ma quella città non si dimostrò
essere solo motivo di emozioni e scoperte, bensì, rappresentò anche dolore.
Correva, infatti, l'anno 1913 quando il suo compagno di studi, ma ancor prima di vita, si suicida
nell'alberghetto di una piccola via che sbocca proprio davanti alla Sorbona. Questo episodio ha avuto
grande rilievo per Ungaretti, tanto che decide di scrivere in suo onore la poesia In memoria19, che non
a caso aprirà la prima raccolta di Allegria, Il Porto Sepolto. Ad un'attenta lettura si può vedere come
l'autore, in questo componimento, abbia voluto mettere in evidenzia come l'uomo, in questo caso
particolare Moammed Sceab, peregrinando di luogo in luogo senza una meta ben precisa, rompa
fondamentalmente quel legame immaginario con il passato, compromettendo la possibilità di
reintegrarlo nel presente. Il senso di solitudine e di non appartenenza provoca tristezza e malinconia
nell'animo, e fa sì che si prediliga la morte alla vita, iniziando a vedere il suicidio come rifugio dai
mali: suicida/perché non aveva più una patria20. In modo analogo Ungaretti non aveva punti di
riferimento, però riuscì a esprimere il dolore attraverso i suoi versi, che gli permisero di riacquisire
tutte le sue certezze e affrontare ogni ostacolo con fermezza. Moammed, però, non morirà mai
definitivamente, perché rimarrà per sempre nei pensieri del poeta. "E forse io solo/so ancora/che
visse21". Solo il ricordo testimonia il fatto che un individuo sia realmente esistito.
Nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore22
La mia poesia è nata in realtà in trincea. La guerra improvvisamente mi rivela il linguaggio. Cioè io
dovevo dire in fretta perché il tempo poteva mancare e nel modo più tragico... In fretta dire quello
che sentivo e quindi se dovevo dirlo in fretta lo dovevo dire con poche parole, e se lo dovevo dir con
poche parole lo dovevo dire con parole che avessero avuto una intensità straordinaria di significato.
E così si è trovato il mio linguaggio: Poche parole piene di significato che dessero la mia situazione
di quel momento23. Ma come faceva a comporre in un contesto simile? E' Ungaretti stesso che racconta
ne Ricordo di un primo incontro con Ettore Serra24 il fatto che i suoi versi di guerra venissero scritti
dove capitava: Su cartoline in franchigia, margini di vecchi giornali, spazi bianchi di care lettere
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Id ., I Fiumi vv. 57-60 in L'Allegria, Vita d'un uomo. Tutte le poesie, edizione citata, pag 83
Id, in Note a cura dell'Autore Ariodante Marianni, Nota introduttiva, edizione citata, pag 571
Id., In Memoria , in L'Allegria, Il Porto Sepolto,Vita d'un uomo. edizione citata, pag 59-60
Id., In Memoria ,vv.5-7 in L'Allegria, cit. pag 59
Id., In Memoria ,vv. 35-37, cit. pag 60
Id, Veglia, vv. 10-12, in L'Allegria, Il Porto Sepolto ,Vita d'un uomo, edizione citata, pag 63
In Ungaretti, vita poetica, opere scelte, edizione speciale per il sole 24 ore, 2007, I grandi poeti.
Id, Primo incontro con Ettore Serra, Commiato, cit.
ricevute25 e messe alla rinfusa nel tascapane che portava con sé in trincea, nel fango, lungo l'Isonzo.
La raccolta de Il Porto Sepolto assume così le sembianze di un diario in cui ogni poesia racchiude
attimi intensi di vita. Ungaretti decide di partecipare alla Grande Guerra con entusiasmo e coraggio,
proprio quelle doti che pochi anni prima, in Francia, Enrico Pea gli aveva trasmesso. D'altro canto la
morte, la fragilità e la solitudine hanno rivelato quanto la guerra sia stata distruttiva e che la vita è
come un filo molto sottile e facile da spezzare immagine/passeggera26. Per comprendere come
l'esperienza in trincea possa stravolgere il corso dell'esistenza basti questo esempio: “Caro
Papini,/oggi è Pasqua,una domenica banale, e piove. Ma tu avessi visto, stamani, i nostri soldati, i
miei compagni, come fissavano il loro mondo custodito, con che smarrimento si trovavano per le
strade di questo villaggio "redento"... Come era bello il capitano di 23 anni, alto due metri, che,
cavalcando, iniziava la marcia. Come era bello il capitano Cremona". A distanza di 16 mesi, nel
settembre 1917 Ungaretti afferma in un'altra lettera: "Ho l'anima sciupata; il capitano di cui ti
parlavo, è rimasto ucciso, come temevo a quella notizia, ricordi? Un uomo gentile in meno sulla terra
e sono così rari”;”Ma quando, notte, il tuo viso fu nudo/E buttato sul sasso[...]Il capitano era
sereno./Era
alto
e
mai
non
si
chinava.[...]Nessuno
lo
vede
cadere,/Nessuno
l’udì
rantolare,/Riapparve adagiato in un solco,/Teneva le mani sul petto./Gli chiusi gli occhi./[...]Parve
di piume.”27 I soldati, ritratti in trincea come lumache nel loro guscio28, vengono reificati, poiché non
presentano più caratteristiche umane, bensì i loro connotati si riconoscono negli elementi naturali del
paesaggio carsico fino ad identificarsi in essi. Il cuore umano pertanto diviene simile alla pietra del
monte
San
Michele
Così
fredda/così
dura/così
prosciugata/così
refrattaria/così
totalmente/disanimata. Quanto più l'uomo viene umiliato e ridotto a cosa da una situazione oggettiva
di distruzione e morte, tanto più la parola nata dal silenzio e dal silenzio protetta come da una casa,
la casa dell'essere, acquista una sacralità che lo salva.29 È parola scavata in quel silenzio: nuda come
la pietra del Carso nella sua verità. Il pianto del soldato-uomo è disseccato e non può più sciogliersi
in lacrime perché la guerra, che è negazione di umanità e di vita, l'ha trasformato in materia fredda e
disanimata. Così quanto è nuda la pietra Carsica tanto lo è la sua anima: “ Ma ben sola e ben
nuda/senza miraggio/porto la mia anima30” contrapposta a “quel contadino31” che, affidandosi
all'immagine di Sant'Antonio vive spensierato. Un uomo lasciato al suo destino, ma “abbandonato
nell'infinito32”.
Dirà infatti: "Non c'è più niente/che un gorgoglio/di grilli che mi raggiunge/e s'accompagna/alla mia
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In Ungaretti, cit.
Id, Sereno, L'Allegria, vv.11-13, edizione citata, pag 124
Id, Il Capitano, Sentimento del tempo,Leggende, vv.13-28, edizione citata, pp. 195,196
Id., In Dormiveglia, L'Allegria, vv. 8 , edizione citata, pag 80
In Ungaretti, vita poetica, pag 44, cit.
Id., Peso , L'Allegria, vv.5-7, edizione citata, pag 72
Id., Peso, vv. 1 , cit.
Id, Un' altra notte, L'Allegria, I Naufragi, vv. 7, edizione citata, pag. 110
inquietudine33" . È evidente cosa faccia compagnia al soldato Ungaretti, solo, angosciato, ma non
sconfitto: la poesia e i suoi padri. Ecco l'Infinito34 di Leopardi, diverso ma presente. In tal senso
Veglia35 è poesia esemplare, perché ci dà la misura della tragedia della guerra non pensata o
astrattamente desiderata dall'interventista Ungaretti, ma patita in trincea, sul Carso, accanto ad un
compagno che un minuto prima era vivo, è un istante dopo massacrato36, con la sua bocca digrignata/
con la congestione delle sue mani 37. L'orrore di quelle parole aspre, scelte con attenzione dal poeta,
sembrano bucare il foglio, ma inaspettatamente, la crudezza della situazione sembra sciogliersi: il
poeta-soldato, di fronte a tutto quel male, sente nascere dentro di sé il desiderio di vita e un istinto
solidale che lo porta a vincere,
almeno in parte, la paura della morte. Non sono mai
stato/tanto/attaccato alla vita38. Quella notte, come tante altre, fa da cornice a tutto il calvario che lo
circonda; e la luna, che non è più la muta interlocutrice leopardiana diviene partecipe testimone
dell'orrore umano , che viene celato dal buio: Con la sua bocca/ digrignata/ volta al plenilunio39. Il
porto sepolto40 non è un diario di guerra in senso stretto: per Ungaretti non esiste un nemico, esistono
solo uomini che sentivano, ciascuno singolarmente le proprie fragilità. E che sentivano nello stesso
tempo, nascere nel loro cuore qualche cosa che era molto più importante della guerra, che sentivano
nascere affetto, amore l'uno per l'altro e si sentivano così piccoli come erano di fronte al pericolo, si
sentivano così disarmati con tutte le loro armi, si sentivano fratelli41. Questo senso di unità perviene
dal messaggio che ha voluto dare Leopardi con la poesia La Ginestra42 : contra l'ampia natura strinse
i mortali in social catena, e ancor prima dal filosofo Seneca nell'Epistula 95:"in commune nati sumus;
societas nostra lapidum fornicationi simillima est quae casura nisi invicem ostarent, hoc ipso
sustinetur43 . Quest'ultimo riteneva che gli uomini per essere più forti dovessero unirsi, proprio come
mattoncini che vanno a costituire la volta dell'arco. Però proprio grazie all'esperienza in trincea
Ungaretti matura anche la sua capacità di ricerca, la fermezza che lo porta a guardare in sé stesso
sempre più profondamente, per rivelarsi, per conoscersi e per individuare la strada da percorrere. La
poesia I Fiumi44 è un componimento fondamentale perché egli spiega di voler ritrovare se stesso.
Immergendosi nelle acque dell'Isonzo, In un'urna d'acqua come una reliquia45 , ripercorre le tappe
della sua esistenza rappresentata dai "suoi" fiumi: il Serchio, il Nilo, la Senna e infine l'Isonzo stesso,
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Id, Sonnolenza, L'Allegria, vv. 4-8, edizione citata, pag 88
G.Leopardi, L'Infinito , vv. 148-149 in Canti, edizione Garzanti, a cura di Fernando Bandini, pag 315
Id, Veglia, cit.
Id, Veglia, vv. 4 , cit.
Id, Veglia, vv. 5-8, cit.
Id, Veglia, vv.14-16, cit.
Id, Veglia, vv. 5-7, cit.
Id, Il Porto Sepolto, cit.
In Ungaretti, cit.
G.Leopardi, La Ginestra, vv. 148-149 in Canti, edizione Garzanti, a cura di Fernando Bandini, pag 315
SENECA, Epistulae morales ad Lucilium, 95, 53, pag 802,. ed. BUR
Id, I Fiumi,pp. 81-83, cit.
Id, I Fiumi, vv.10-11, pag 81, cit.
in cui vi è la vera conoscenza di sé:"Sulla Senna mi sono conosciuto” ma “ è sull'Isonzo che mi sono
riconosciuto" 46 . L'uomo di pena47 Ungaretti nella desolazione delle trincee veste abiti di guerra e di
una guerra sudicia in senso ambivalente come ha fatto notare in un recente incontro letterario il
Professor Gilberto Baroni48 , e volgendo per caso lo sguardo verso l'alto si accorge dell'immensità del
cielo notturno, con lo stupore che sorge nel contemplarlo la prima volta, e pronuncerà:" M'illumino/
D'immenso"49. A quel cielo senza fine si rivolgono i suoi interrogativi, che sono altrettanto infiniti:
"D'improvviso è alto/ sulle macerie/ il limpido /stupore /dell'immensità50 ". La limpida immensità
sembra contagiare anche lo stupore, che diventa a sua volta limpido puro. “Ora sono ubriaco/di
universo51”dice il poeta che è consapevole di dover fare i conti con l'orrore generato dalla guerra; ma
in risposta scaturisce la necessità di pace, di amore, di fraternità e soprattutto l'esigenza di un "Paese
innocente52" in cui la vita sia pura vita, senza ferite e senza colpe. Farà dire a Caino che, se trovasse
questo "Paese", "gli occhi mi tornerebbero innocenti/ vedrei la primavera eterna/ E, finalmente
nuova/ O memoria, saresti onesta"53. La poesia La Pietà54 è la prima manifestazione risoluta di un
ritorno alla fede cristiana; Ungaretti capisce che la vicenda umana è spirituale. Il poeta afferma che la
fede nacque durante la Settimana Santa nel monastero di Subiaco, ospite del mio vecchio compagno
Francesco Vignanelli55: La pietà si apre come un dialogo con Dio, un'interrogazione quasi provocante,
che non può essere definita preghiera: è addirittura una bestemmia: "Dio, coloro che t'implorano/ Non
ti conoscono più che di nome?56” Dal senso di prostrazione il poeta passa tuttavia ad un senso di
abbandono in Dio. "Non ne posso più di stare murato/ nel desiderio senza amore57"; "Liberami
dall'inquietudine/Sono stanco di urlare senza voce58". Sembra di sentire l'eco della poesia simbolista
soprattutto di Verlaine, di Rimbaud, dei poeti "maledetti", che, in fondo, confessavano un profondo
bisogno spirituale attraverso la loro ribellione59. A queste necessità troviamo la risposta ne "La
madre60", perché in questa poesia c'è chi perdona e quindi la sete di innocenza può essere soddisfatta.
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Id, I Fiumi, cit.
Id, Pellegrinaggio, in “L'Allegria”, Il Porto Sepolto”, vv. 12 , edizione citata, pag. 84
G.Baroni, G.Ungaretti. Quel nulla d'inesauribile segreto. Lezione presso Liceo Marconi-Delpino, Chiavari,
04/12/2015 (appunti non rivisti dell'autore).
Id, Mattina, in L'Allegria, Naufragi, vv.1-2, edizione citata, pag.103
Id, Vanità,in L'Allegria, Naufragi, vv.1-6, edizione citata, pag. 116
Id, La Notte Bella, in L'Allegria, Il Porto Sepolto, vv.12-13, edizione citata, pag. 86
Id, Girovago, in L'Allegria,Girovago, vv .24-25, edizione citata, pag. 123
Id, Caino, in Sentimento del tempo, Inni, vv. 26-29, edizione citata, pag. 213
Id, La Pietà, in Sentimento del tempo, Inni, edizione citata, pp. 208-211
Id, in Note, de La Pietà, a cura dell'autore e di Ariodante Marianni, sentimento del tempo, edizione citata,
pag.601
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Id, La Pietà,vv. 18-19, cit.
Id, La Pietà,vv. 33-34, cit.
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Id, La Pietà,vv. 38-39, cit.
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Nota Valerio Volpini, Ungaretti, homo viator, in lezione tenuta a Faenza, il 25 febbraio 1986 (testo non
rivisto
dell'autore) pag. 34
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Id, La Madre, in Sentimento del tempo, Leggende, edizione citata, pag. 198
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Il poeta stesso confesserà: "Le parole della liturgia mi divennero familiari61" era il venerdì Santo, il
momento in cui Cristo muore per la salvezza degli uomini. Questa illuminazione è stata la risposta
cercata per tanto tempo. In passato aveva inveito contro Dio, chiamandolo "crudeltà62" perché
sembrava non rispondere, sembrava indifferente e poi, invece, diviene un Dio che perdona e in tale
perdono l'innocenza può tornare ad essere sperimentata: "sarai una statua davanti all'Eterno63".
L'Eterno è scritto con l'iniziale maiuscola perché non è più il "nulla", ma è una "presenza".
Come fare esperienza di Dio? Il dolore
Ma il viaggio continua. Se prima la domanda era "Perché bramo Dio?” Adesso diventa: "Come fare
esperienza di Dio nelle circostanze della vita?” La risposta si evolve con una presenza costante che
lo accompagna nel suo cammino e che si rivela in ogni circostanza. "Sii la misura, sii il mistero64"
prega Ungaretti affinché si trovi un significato di tutto ciò che accade. Il dolore non è ancora placato,
le sue ferite non riescono ancora a rimarginarsi; la rapida successione di due avvenimenti drammatici
getta l'animo del poeta nel più profondo sconforto. Ungaretti si trova in Brasile con sua moglie,
quando giunge la nefasta notizia: la scomparsa del fratello porta via con sé quell'ultimo frammento
d'infanzia a cui il poeta rimaneva amorevolmente legato. "L'infanzia ho sotterrato/Nel fondo delle
notti/ E ora, spada invisibile,/Mi separa da tutto65”. Costantino era il passato, era l'innocenza. Che
cosa è rimasto? Soltanto "sogni, barlumi/ i fuochi senza fuoco del passato66". Due anni dopo muore il
figlio Antonietto di soli nove anni a causa di una appendicite non diagnosticata. Il bimbo ha bisogno
di trasfusioni di sangue e gli studenti, gli amici, gli insegnanti, anche alcuni sconosciuti dell'università
brasiliana si sono offerti per donarglielo, ma inutilmente. Le diciassette sequenze di "Giorno per
giorno67" raccontano la vertigine del vuoto, una desolazione senza sbocchi, incubo senza fine che ha
provocato la morte del figlio. Quest'ultima, afferma, fu la cosa più tremenda della mia vita68.
Per riportare su carta il dolore generato da questa perdita, ci sembra più giusto rifarci alle sue
parole:"so che cosa significhi la morte, lo sapevo anche prima; ma allora, quando mi è stata strappata
la parte migliore di me, la esperimento in me, da quel momento, la morte. Il dolore è il libro che di
più amo, il libro che ho scritto negli anni orribili, stretto alla gola. Se ne parlassi mi parrebbe d'essere
impudico. Quel dolore non finirà più di straziarmi69". Se le favole prima facevano un tutt'uno con le
stelle, ora, per un padre ferito, diventano la voce, i gesti, i giochi di Antonietto. La prima sezione de
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G.Baroni, cit.
Id, La Pietà, vv.32 , cit.
Id, La Madre, vv.6 , cit.
Id, La Preghiera, vv.17, Sentimento del tempo, Inni, pag. 214-215 , cit.
Id, Tutto ho perduto, Il Dolore, Tutto ho perduto, vv. 4-7 , edizione citata, pag. 241
Id, Se tu mio fratello, Il Dolore, vv. 7-8, edizione citata, pag. 242
Id, Giorno per giorno (1940-1946), Il Dolore, pp.245-249
In Note a cura dell'Autore Ariodante Marianni, Il Dolore, edizione citata, pag. 604
In Note a cura dell'Autore Ariodante Marianni, cit.
Il Dolore70 si aggrega attorno a questo dramma privato, che viene composto con un linguaggio poetico
elevato. Sarà proprio la poesia a donargli qualche parvenza sfocata di suo figlio. Il dolore così si
attenua, perché subentra la certezza di una Presenza silenziosa misteriosa e costante. Solo il tempo e
la fede aiuteranno a far cicatrizzare la ferita. Il dolore è di tutte le cose71 fa parte della nostra esistenza
e, se l'uomo intraprende un viaggio interiore per scovare il significato di esso, riesce a trovare una via
d'uscita. La poesia è il punto di arrivo, la meta, la salvezza. Questo concetto è espresso perfettamente
dalla personalità di un letterato, Costantino Kavafis, che Ungaretti conobbe ad Alessandria in un
Caffè-latteria. Quando lo rivide nel 1932 il cancro lo stava distruggendo: non aveva più voce, era
debole fisicamente, ed egli altro non continuava ad avere, negli occhi nei gesti, se non forme
bellissime di luce72. E quindi che cosa è un viaggio se non andare verso l'ignoto, verso il limite, non
solo geografico, ma anche interiore, limite di noi stessi, la ricerca dell'ignoto che non è fuori, ma
soprattutto dentro di noi? Dice il poeta: “Il mio cuore vuole illuminarsi”73. E spiega il momento in cui
ciò accade: “Quando trovo/ in questo mio silenzio/ una parola/ scavata nella mia vita/ come un
abisso74”. La parola è nata in quel silenzio doloroso, in quell’attimo distruttivo, ma allo stesso tempo
salvifico. L'ho imparato terribilmente, lo sola poesia sola può recuperare l'uomo. Il poeta non è
necessariamente ricco dal punto di vista economico, sapete quanto potrebbe fruttare un libro di
poesia, messa insieme in vent'anni di lavoro? Si e no, mille lire75. Ciò che contraddistingue il poeta
da qualsiasi altro "lavoro" è la poesia stessa. Ed ecco allora il motivo che ci spinge a leggere la poesia:
la ricerca del significato nascosto di bellezza, quella bellezza che salva, che rende l'uomo vero uomo,
nella gioia, ma soprattutto nella sofferenza. Per questa ragione leggiamo Ungaretti: nelle sue poesie
troviamo l'esperienza, talvolta tragica, di un uomo che grazie alla poesia non si è mai arreso. Oggi più
che mai, di fronte a tutto il male che ci circonda e il bene che, a volte per convenienza e altre per
scarsa informazione, non vediamo, il soccorso, il richiamo della poesia diventa sempre più
importante, se non addirittura necessario. "Io credo che il giorno che non ci sarà più la poesia, non
ci sarà nemmeno l'uomo... Perché essa rappresenta il secreto non solo di chi riesce, così per dono, a
scriverla sulla carta, ma di tutti, poiché tutti l'hanno nell'anima. O l'uomo cesserà di esistere e allora
al suo posto verrà fuori una specie di burattino che si muove automaticamente, o resta ancora uomo
con tutte le sue qualità fondamentali (fantasia, sentimento, senso di comunione con gli altri, ecc); in
questo secondo caso, la poesia per forza continuerà a vivere".
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Id, Il Dolore, cit.
Nota di Valerio Volpini, homo viator, pag.34
In Ungaretti, vita poetica, cit.
Id, Perchè?, in L'Allegria, Il Porto Sepolto, vv. 25, edizione citata, pag. 94
Id, Commiato, vv. 9-13 , cit.
Da “Il Tevere” dell'11-12 aprile 1929 articolo “Tre Riflessioni”
Bibliografia
Citiamo i testi fondamentali utilizzati per la realizzazione della tesina
•
Anna De Simone, UNGARETTI, Vita, Poetica, Opere scelte, Edizione Il Sole 24 ore, I
GRANDI POETI , Milano (2007)
•
AUTORI VARI, Corso maturandi , ed. La Traccia, Imola (1988)
•
Emanuele Severino, Intorno al senso del nulla, Adelphi, Milano (2013)
•
Giacomo Leopardi, Canti, Loescher, Torino (1995)
•
Giuseppe Ungaretti, Vita d'un uomo. Tutte le poesie, Arnoldo Mondadori Editore, Milano
(2015)
•
Lucio Anneo Seneca, Epistulae morales ad Lucilium , introduzione di Andrea Canali,
BUR, (1998)
•
Omero, Odissea, a cura di Rosa Calzecchi Onesti, Edizione Einaudi Tascabili, Torino (1990)
•
Sono stati inoltre utili alla stesura della tesina gli appunti (non rivisti dall’autore) dell'incontro
avvenuto a Chiavari il 4 Dicembre 2015 presso il Liceo Scientifico, Classico,Scienze Umane
Marconi-Delpino del Professor.Gilberto Baroni dal titolo Giuseppe Ungaretti. Quel nulla
d’inesauribile segreto.